#mondo crudele
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II mondo è un posto crudele, ma questo non significa che dovremmo smettere di lottare per ciò che è giusto. Chuuya Nakahara
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honestly ironic che ho fatto quel sondaggio sul jack nei cellulari e adesso sto andando ad alghero con le cuffiette scariche e non ho quelle col cavo perché non me le porto mai appresso
#dovrei cominciare a farlo decisamente quelle bluetooth stan cominciando a mollarmi sempre più#o meglio magari si caricano pure ma non fanno contatto bene e quindi finiscono per scaricarsi e scaricare la custodia#addio mondo crudele tre quarti d'ora in mezzo al nulla ad ammirare le frasche
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La Verità e la Menzogna
Verità - Menzogna #verità #menzogna #democrito #nudaverità #vestitadamenzogna #perfettamentechic
Il filosofo Democrito rispondendo alla domanda … … perchè la verità è così difficile da scorgere? Della Verità nulla sappiamo, perché la Verità è in un pozzo Secondo una leggenda del XIX secolo, la Verità e la Menzogna un giorno s’incontrarono. La Menzogna disse alla Verità: Oggi è una giornata meravigliosa! La Verità guardò verso il cielo e sospirò, perché la giornata era davvero bella.…
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Le strade del male, di Antonio Campos.
Buon venerdì ♥Eccomi per parlarvi del secondo film che ho visto sabato scorso sempre sulla piattaforma Netflix: lui è il secondo che mi avevano consigliato dopo Pinocchio e, ovviamente, ho provato a guardarlo!Spiegare Le strade del male senza fare spoiler non è facile. Ci sono così tanti avvenimenti concatenati tra loro che è quasi impossibile nominarne uno senza farsi catturare nella spirale di…
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#antonio campos#Bill Skarsgård#consiglio filmoso#crudele#disturbante#Donald Ray Pollock#drammatico#forte#harry melling#il mondo di shioren#jason clarke#le strade del male#Mia Wasikowska#netflix#netflix italia#netflix original#predicatori corrotti#robert pattinson#thriller#tom holland#vero
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Crudele verità: non verrai trattato bene dal mondo solo perché sei una brava persona.
@itsmyecho
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“Tra noi due, tu sei sempre stato il più colto, il più diligente, il più virtuoso, il più dotato in ogni campo, poiché possedevi anche un talento che tenevi segreto, quello della musica. Tu eri della razza di Chopin, eri cioè un essere pieno di riserbo e di orgoglio. Ma in fondo all’animo nascondevi un impulso spasmodico: il desiderio di essere diverso da quello che eri. È il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l’unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci a essere ciò che siamo ai nostri occhi e a quelli del mondo. Dobbiamo accontentarci di essere fatti in un certo modo e sapere che, una volta accettata questa realtà, la vita non ci loderà per la nostra saggezza, nessuno ci conferirà una medaglia al merito solo perché ci siamo rassegnati a essere vanitosi ed egoisti, o calvi e panciuti – no, in cambio di questa presa di coscienza non otterremo né premi né lodi. Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di fondo, con tutti i suoi difetti, il suo egoismo e la sua cupidigia, che non saranno corretti né dall’esperienza né dalla buona volontà. Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il tradimento e l’infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un’altra persona.”
Sándor Márai - Le braci
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hai un cuore gentile per un mondo così crudele.
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forse questo mondo è così crudele con me perché non sono fatto per restarci
#aforismi#frasi belle#citazioni#frasi tumblr#quotes#frasi italiane#frasi vere#frasi sagge#frasi rap#frasi celebri
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I bambini sono bambini dello Stato, così pensa lo Stato e si comporta di conseguenza, provocando da secoli danni devastanti. È lo Stato in realtà che partorisce i bambi-ni, vengono partoriti soltanto bambini di Stato, la verità è questa. Non esiste un solo bambino libero, c'è soltanto il bambino di Stato, di cui lo Stato può fare quello che vuole, è lo Stato che mette al mondo i bambini, alle madri vien solo dato a intendere che siano loro a mettere al mondo i bambini, ma è dal ventre dello Stato che nascono i bambini, la verità è questa. Sono centinaia di migliaia i bambini che ogni anno escono dal ventre dello Stato sotto forma di bambini di Stato, la verità è questa. I bambini di Stato vengono messi al mondo dal ventre dello Stato e vanno alla scuola di Stato, dove sono istruiti dagli insegnanti di Stato. Lo Stato partorisce i suoi bambini nello Stato, la verità è questa, lo Stato partorisce i suoi bambini di Stato nello Stato e non li lascia più uscire. Ovunque ci guardiamo intorno, non vediamo altro che bambini di Sta-to, scuole di Stato, lavoratori di Stato, funzionari di Stato, anziani di Stato, morti di Stato, la verità è questa. Lo Stato produce e autorizza soltanto esseri umani di Stato, la verità è que-sta. Lessere umano secondo natura non esiste più, è rimasto soltanto l'essere umano di Stato, e dove l'essere umano secondo natura esiste ancora, esso viene braccato e perseguitato a morte e/o trasformato in un essere umano di Stato. La mia è stata un'infanzia bella ma nello stesso tempo crudele raccapricciante, penso, un infanzia nel corso della quale quando ero dai nonni potevo essere un essere umano secondo natura, mentre a scuola ero tenuto a essere un essere umano di Stato, a casa dai miei nonni ero un essere umano secondo natura, a scuola ero un essere umano di Stato, per mezza giornata ero secondo natu-ra, per mezza giornata di Stato, per mezza giornata, e cioè di pomeriggio, ero secondo natura e quindi felice, per mezza giornata, e cioè di mattina, ero di Stato e quindi infelice. Di pomeriggio ero l'essere umano più felice che si possa immaginare, di mattina il più infelice. Per molti anni fui di pomeriggio l'essere umano più felice in assolu-to, di mattina il più infelice in assoluto, penso. A casa, dai nonni, ero un essere secondo natura e felice, a scuola, giù nella cittadina, ero un essere innaturale e infelice. Quando scendevo giù nella cittadina andavo nell'infelicità (dello Stato!), quando tornavo a casa dai miei nonni in mon-tagna, andavo nella felicità. Quando andavo dai nonni in montagna, andavo nella natura e nella felicità, quando scendevo giù nella cittadina, a scuola, andavo nell'artificio e nella infelicità.
Entravo, di prima mattina, direttamente nell'infelicità e per mezzogiorno o nel primo pomeriggio ritornavo nella felicità. La scuola è una scuola di Stato, dove i giovani vengono trasformati in esseri umani di Stato, vale a dire in galoppini dello Stato e nient'altro. Quando andavo a scuola andavo nello Stato, e poiché lo Stato annienta gli esseri umani, andavo nell'istituto per l'annientamento degli esseri umani. Per molti anni io sono uscito dalla felicità (dei nonni!) per andare nell'infelicità (dello Stato!) e ritornare, sono uscito dalla natura per andare nell'artificio e ritornare, la mia infanzia è consistita in questo andirivieni e nient'altro. Sono cresciuto in questo andirivieni dell'infanzia. Ma in un simile diabolico gioco, non ha vinto la natura ma l'artificio, la scuola e lo Stato, non la casa dei miei nonni. Lo Stato ha costretto me, come tutti gli altri, a entrare al suo interno e mi ha asservito, lo Stato ha fatto di me un essere umano di Stato, un essere umano irreggimentato e registrato e addestrato e diplomato e pervertito e depresso come tutti gli altri. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato, servi dello Stato, come giustamente si dice, non vediamo esseri umani naturali, ma esseri umani di Stato sotto forma di servi dello Stato che sono ormai in tutto e per tutto innaturali, e per tutta la vita rimangono al servizio dello Sta-to, il che significa per tutta la vita al servizio dell'artificio. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato sotto forma di esseri umani innaturali, immolati all'ottusità dello Stato. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani in balia dello Stato e al servizio dello Stato, ormai vittime dello Stato. Gli esseri umani che vediamo sono vittime dello Stato e l'umanità che vediamo non è altro che il foraggio dello Stato, con cui lo Sta-to, sempre più ingordo, viene appunto foraggiato. L'umanità non è altro, ormai, che un'umanità di Stato, e già da secoli, e cioè da quando esiste lo Stato, essa ha perso, penso, la propria identità. L'umanità oggi non è altro, ormai, che una disumanità, che poi è lo Stato, penso.
Thomas Bernhard
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Cercando un pezzo di pane.. un umano si è avvicinato... L'uomo ha portato il pane.
Il cane e il gatto erano così felici che qualcuno di buon cuore volesse aiutarli a riempirsi la pancia. Erano molto grati alla persona che ha portato loro del cibo... Che meravigliosa sensazione di essere felici...
Non sapendo che era l'ultimo morso, alzarono la testa e lo guardarono...
Guardarono l'uomo prima di rendersi conto che erano stati avvelenati..
Hanno lasciato questo mondo crudele con le lacrime agli occhi e la schiuma in bocca...
Forse l'unica cosa che il cane e il gatto si stavano chiedendo : Cosa ti abbiamo fatto per quello che ci hai fatto..!?? Perché, UMANO..!?? "
( Da Facebook)
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Ah… ora ci divertiamo!
Il giovedì alle sette e mezzo, dopo una bella cenetta rapida, non esiste nulla di meglio che sentire la chiave che ti ho dato infilarsi nella toppa della porta del mio monolocale di divorziato e vedere te, bella come un’attrice, che vieni a farmi passare un'ora o due con la mia micia preferita.
Vieni qui: ora datti da fare come sai che mi piace e divertiti anche tu. Sei una donna molto raffinata nei gusti. So che adori vestirti di tutto punto, adornarti, profumarti ed essere ammirata, corteggiata. E succede puntualmente: al lavoro quando vai in un ufficio, a far la spesa o passeggiando con un'amica per fare compere.
Tutti gli uomini che incroci ti osservano e ti desiderano. Non potrebbero fare altrimenti. Non passi inosservata e se indossi una gonna corta, le tue gambe fanno quasi venire un infarto a chi non è preparato a tale visione. Non parliamo poi di quando ti gira e indossi un paio di leggins leggerissimi, semi-trasparenti con perizoma: il tuo culo diventa un’arma letale.
E so anche che ti piace iniziare a flirtare a tua volta: il pensiero che un uomo si ecciti pensando a te ti fa impazzire di piacere. Sei crudele. Ma generosa: regali un sorriso e dieci secondi di pura gioia. Ma quello che piace a me invece è sapere che mentre gli altri apprezzano la donna gentile, bella, educata, colta e discreta che sai essere, tu riservi al mio corpo la tua parte più porca, oscena, assolutamente disdicevole e lasciva.
Con me sei una persona assolutamente immorale! E ti adoro per questo. Arrivi qui. Togli il soprabito e mi guardi come se fossi venuta per divorarmi, sei una tigre dopo una settimana di astinenza dal cibo. Ti piace spogliarmi lentamente, vedere che mi eccito sempre più mentre lo fai, capire che il tuo profumo fa effetto sulla mia libidine e quindi ti metti a giocare con il mio uccello.
Ci passi i migliori minuti della nostra unione segreta. Adori mettertelo pian piano tutto in bocca e giocarci con la lingua, inumidirlo ben bene. Per poi stantuffare lungo l'asta con le labbra, accarezzarmi i coglioni e alte cose meravigliose. Concentratissima, inizi a succhiarmelo per darmi piacere e poi al momento giusto decidi e ti ci infili sopra.
Di culo o di fica, per me è uguale. Adoro sentirti godere, essere felice mentre scopi e amo chiamarti troia, puttana o succhiacazzi, mentre ti do sonore pacche sul culo. Perché la tua parte migliore non è il tuo quoziente intellettivo, il tuo impiego come dirigente o la tua grande cultura umanistica: il top della tua persona è il tuo sodo, tondo, stupendo culo da zoccola, tesoro che curi andando quattro volte a settimana in palestra.
Che poi in effetti sono tre, perché il giovedì ti serve solo da copertura per venire a fartelo infilare e prendere a sberle qui da me. Ti piace, lo so. Ami sentirti posseduta, presa con rudezza e maltrattata. Vuoi l'uomo forte, quello che ti usa e ti mette al tuo posto. Pretendi dalla vita il maschio che t'ha negato, facendoti sposare per convenienza di famiglia un “bravo ragazzo.”
Così ti sei trovata tuo malgrado legata a lui. A quel marito che hai scoperto essere progressivamente sempre più disinteressato al sesso e alle tue esigenze di femmina, al tuo bisogno di essere adorata ma anche domata, cavalcata, soddisfatta. Alla tua sana voglia di cazzo, legittima, abbastanza normale ed evidente in un matrimonio. Idiota e villano. Per fortuna che hai incontrato me.
Gli hai dato dei figli, poi tuttora lo curi, servi e coccoli a puntino. A letto te lo sbaciucchi cercando di eccitarlo, però anche per tenertelo tranquillo e non farlo sospettare. Magari gli fai fare una sveltina rapida. Lui s’accontenta. Purtroppo per lui, nulla lo risveglia dal suo torpore, dal suo mondo fatto di libri, articoli, studio e convegni. Non ti porta mai al cinema o a cena fuori.
Non ti gratifica mai con un complimento, non ti dice mai che sei bella, che lo fai arrapare. In compenso, ti lascia tutta la libertà di questo mondo. Non ti chiede mai dove sei stata o come spendi i soldi. Non fa caso a quando rientri tutta scomposta e ancora accaldata dopo essere stata riempita a dovere, usata e abusata dal sottoscritto. Il tuo culo rosso e rovente non lo incuriosisce né lo eccita.
Stupido: non ha idea di che perfetta macchina del piacere tu sia né di quanti orgasmi mi fai fare dentro di te. Non sa che hai bisogno di scopare regolarmente, che vai farcita a dovere di seme e soddisfatta almeno ogni settimana, che sei esigente e vuoi tanto cazzo, dentro di te. E non immagina che la frase che ti fa venire all'istante è: “pensa a cosa starà facendo ora quel gran cornuto di tuo marito adesso!”
Al solo sentirla, ti inarchi, ti allarghi perché ne vuoi di più e me lo dici. Subito inizi a godere come una troia gemendo. Poi ti muovi a ritmo più forte, pretendendo sempre più cazzo dentro di te. Al culmine urli forte e infine vieni, allagandomi il ventre con un temporale di tuo nettare. Quanto ti adoro, mia stupenda femmina. Quanto godo nello sborrare restandoti dentro a lungo.
"ok: è arrivato il momento che… basta così! Fatti una doccia, rivestiti e vattene, puttana. A giovedì prossimo. Puntuale, mi raccomando…"
"ti amo stronzo, lo sai? Dimmi che mi ami anche tu…" "si, si: ti amo anch'io. Però adesso vai fuori dalle palle e… ma che cazzo fai? Suuu… dai, ora smetti di succhiarmelo… oooooh… be’, magari un'ultimo scarico nella tua gola te lo sei comunque meritato… aaaah, adoro la tua lingua, maledetta puttana… siiii!"
RDA
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del perché i cachi non sono mai stati in grado di sviluppare una civiltà evoluta
Due giorni fa i cachi erano ancora verdi, oggi sono già maturi e spaccati, hanno una vita brevissima i cachi, maturano e muoiono nell'arco di un giorno, come i moscerini della frutta, una breve apparizione sul palcoscenico della vita e poi addio mondo crudele. Questo fa capire perché i cachi non sono mai stati in grado di sviluppare una civiltà evoluta, non ne hanno avuto il tempo materiale.
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La delicatezza non è debolezza. Ci vuole coraggio per rimanere delicati in un mondo così crudele.
Beau Taplin
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il fatto che domani non ci sarà più mengoni come co-conduttore mi fa sbattere la testa ripetutamente contro al muro perchè PERCHÈ mondo crudele
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Ieri sono andata nel posto in cui tutto è cominciato.
Ho preso il treno per Akihabara, poi la Yamanote per Ikebukuro e, infine, la Tobu-Tojo... un viaggio nel tempo di 5 anni.
Ho ripercorso la strada che facevo tutti i giorni, avanti e indietro, piena di negozi di tutti i tipi. Ho girato e sono andata in fondo... però, questa volta il mio dormitorio non c'era.
Me lo avevano detto che era stato abbattuto. Ora ci sono le basi per un nuovo super palazzo di dimensioni enormi. Ecco perché l'edilizia giapponese è sempre in moto. Ho rifatto le stradine che facevo per tornare dal supermercato, sempre piena di borse pesanti come mio solito e ogni volta mi chiedevo:"Chissà se rivedrò mai questo posto, chissà se me lo ricorderò...".
Qualcosa è cambiato: alcuni negozi erano chiusi, altri nuovi ne sono spuntati, altri sono rimasti lì dov'erano sempre stati.
Se Tokyo cambia di continuo e nemmeno te ne accorgi, non appena ti sposti un po' più in là, ti rendi conto di tutto.
Sono tornata indietro e ho camminato per Ikebukuro: quanto mi sembrava grande, tutto. E lo era, lo è, ma adesso per me è normale che sia così. Mi sono ricordata la prima volta che ci passeggiai con la mia amica; stentavo ad orientarmi e poi qualche mese dopo sapevo quasi tutti gli angoli.
Sono andata in uno dei miei due ristoranti di ramen preferiti. Sarò di parte, ma per me in tutta Tokyo, Ikebukuro sul cibo è imbattibile.
Sono stata in quel ristorante in totale 5 volte. Ci andai persino l'ultimo giorno: volevo dire addio a Tokyo con il mio piatto preferito nel mio posto preferito.
Mentre aspettavo il mio pasto, davanti a me un ragazzo di colore scuro, con la spilla "in training" che lavava i piatti. Mi è dispiaciuto per lui. So cosa vuol dire lavare i piatti. Mi è dispiaciuto anche dover consumare, mentre lui lavava e lavava. La schiavitù non è ancora debellata, nonostante la fatica sia denaro, non è abbastanza, esiste ancora e mi sento in colpa ad essere un pezzo di questo ingranaggio così crudele. Spero solo non lo trattino male - durante il primo training in questa azienda, un collega spagnolo disse che quando lavorava in un ristorante di ramen gli si urlava ed era sempre insultato in malo modo.
È stato strano rivivere la mia vecchia quotidianità. Lì è dove tutto è cominciato per me: avevo 23 anni e non ero stata mai in nessun altro posto nel mondo e poi, bam, di botto in una megalopoli. Me ne sono resa conto solo qualche anno dopo di come quell'anno mi abbia cambiata e di come mi abbia resa cittadina del mondo. Da quel momento non ho più sentito limiti o confini ed è grazie a quell'anno che oggi nella mia testa potrei andare a lavorare dovunque, non me ne frega niente. Sembra una cosa banale eppure è come se una chiave ti aprisse il baule del cervello: una volta aperto, tutto scintilla.
千葉県好きけど、初恋を忘れられないな。
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