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Quando non senti la mancanza di qualcosa é perché ha fatto il suo tempo - IZ2ELV QRT
Il 9 aprile 2024 sarà una data che ricorderò come il mio QRT definitivo. Senza provare alcuna nostalgia o emozione, abbiamo venduto il nostro Yaesu FT-450D. Sicuramente Fulvio IZ2EXA era dispiaciuto, invano ha cercato di convincermi a ripensarci.Era nell’aria già da tempo e non sarebbe onesto imputare questa mia scelta unicamente alla mia sordità, bensì negli ultimi anni l’interesse per il…
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Non ti scordar di me
L'ingombrante presenza di Ciccio Kim e di una guerra fratricida che ufficialmente non è mai finita spunta fuori nella vita quotidiana in vari modi:
Nei militari in uniforme che si incontrano in giro per la città.
Nei cartelli che indicano la presenza del rifugio più vicino.
Negli armadietti lungo il mezzanino della metro che contengono maschere antigas e altro materiale di emergenza.
Nei video della protezione civile nelle stazioni e sui treni che indicano che cosa fare a seconda delle diverse situazioni.
Poi come in Giappone è praticamente impossibile trovare dei cestini della spazzatura.
Oggi a causa della nuvola di Bonaccini (ci sarà sicuramente qualcuno in grado di dargli la colpa per la pioggia anche a queste latitudini) abbiamo dovuto optare per attività al chiuso, nello specifico gironzolare per la stazione di Gangnam.
Ovviamente ci siamo persi. Ovviamente abbiamo preso un montacarichi che ci ha portato in un non luogo dove non c'era niente e nessuno. Ovviamente faceva parte della sede della Samsung. In merito a questo ultimo punto, la famiglia che ha in mano l'impero Samsung non si occupa unicamente di tecnologia e elettronica ma gestisce una galassia di servizi ed è spesso ipotizzata influenzare l'agenda politica del Paese.
Se il quartiere dove abbiamo l'hotel in "centro storico" è sgarrupato, qui complice anche la sede della Samsung le cose sono radicalmente differenti, lo sono i negozi, le persone, il contesto.
Un contrasto che rispecchia fedelmente quello mostrato in "Parasite".
Bonus: gli anziani se ti vedono perso provano ad aiutarti nonostante la barriera linguistica. Le persone si sforzano di parlare inglese anche se non lo sanno bene (o non lo sanno proprio).
Per essere un Paese coi pagamenti digitali e app ovunque, la tessera ricaricabile dei trasporti può essere ricaricata alle macchinette nelle stazioni SOLO TRAMITE CONTANTI.
Eccheccazz.
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BASTA CHIAVI, LA SERRATURA RICONOSCE I VOLTI E SI APRE
Se siete tra coloro che mal sopportano il fatto di avere sempre ingombranti mazzi pieni di chiavi, una per ogni porta che si deve aprire, è giunto il momento di dire basta. La tecnologia del riconoscimento facciale approda nel settore delle serrature e diventa capace di trasformare le porte in dispositivi capaci di aprirsi da soli, programmati a farlo solo per le persone desiderate.
L’azienda americana Lockly ha inventato una serratura intelligente che grazie ad una serie di sensori e di telecamere incorporate, permette di dare l’accesso leggendo il volto di chi vi si avvicina, garantendo una sicurezza quasi totale. La sua combinazione di sistemi di accesso può essere integrata in cinque modi unici per far aprire una porta, tra cui un touchscreen digitale, un lettore di impronte digitali biometrico, sistemi di prossimità e l’uso di codici di accesso. Funziona senza la necessità di una connessione Internet e può essere controllata anche tramite comandi vocali. Una videocamera HD integrata trasmette video in diretta ad un dispositivo mobile e tutte le registrazioni possono essere archiviate localmente oppure essere connesse in diretta per permettere di comunicare in tempo reale. I proprietari di casa possono utilizzare l’audio bidirezionale da qualsiasi parte del mondo per avere conversazioni in tempo reale con qualcuno che è alla porta.
Queste funzionalità di sicurezza, insieme a una notifica di manomissione che avvisa gli utenti di ospiti indesiderati, consentono ai proprietari di case e ai gestori di immobili in affitto di salvaguardare le loro proprietà da visitatori non desiderati, potenziali ladri e possibili furti.
___________________
Fonte: Locky
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Come scaricare libri PDF in italiano gratis
Se sei un appassionato di lettura e vuoi scoprire come scaricare libri PDF in italiano gratis, sei nel posto giusto. In questo articolo ti mostrerò alcuni siti web e applicazioni che ti permettono di accedere a migliaia di libri in formato digitale, senza spendere un centesimo. Che si tratti di classici della letteratura, saggi, romanzi, fumetti o manuali, troverai sicuramente qualcosa che fa per te.
Scopri i metodi migliori per scaricare legalmente libri elettronici in formato PDF gratis in lingua italiana. Siti web dedicati, biblioteche online e librerie digitali per ottenere ebook gratuiti da leggere sul tuo dispositivo.
Al giorno d'oggi sono disponibili online moltissimi libri in formato digitale PDF che possono essere scaricati gratuitamente. Vediamo quali sono i metodi migliori per ottenere libri in PDF gratis e legalmente.
Perché scaricare libri PDF in italiano gratis
Scaricare libri PDF in italiano gratis ha molti vantaggi, tra cui: - Puoi leggere ovunque e in qualsiasi momento, basta avere uno smartphone, un tablet o un e-reader. - Puoi risparmiare spazio e denaro, evitando di comprare e accumulare libri cartacei. - Puoi accedere a opere rare o introvabili, che magari non sono più in commercio o non sono mai state tradotte in italiano. - Puoi ampliare la tua cultura e il tuo vocabolario, scoprendo nuovi autori e generi letterari.
Dove scaricare libri PDF in italiano gratis
Esistono diversi modi per scaricare libri PDF in italiano gratis, ma non tutti sono legali e sicuri. Per evitare di incorrere in problemi legali o di infettare il tuo dispositivo con virus o malware, ti consiglio di usare solo fonti affidabili e autorizzate. Ecco alcune delle migliori: Project Gutenberg
Project Gutenberg è uno dei più grandi e antichi archivi di libri digitali al mondo. Contiene oltre 60.000 libri in diverse lingue, tra cui l’italiano. Si tratta principalmente di opere di pubblico dominio, cioè quelle che non sono più protette da diritti d’autore. Puoi trovare libri di autori come Dante, Manzoni, Leopardi, Pirandello e molti altri. Puoi scaricare i libri in vari formati, tra cui il PDF, oppure leggerli online. Internet Archive
Internet Archive è una biblioteca digitale che raccoglie milioni di documenti di vario tipo: libri, riviste, filmati, audio, software e siti web. Tra i libri, puoi trovare sia opere di pubblico dominio che opere protette da diritti d’autore, ma che sono state rese disponibili dagli autori o dagli editori per scopi educativi o di ricerca. Puoi scaricare i libri in vari formati, tra cui il PDF, oppure leggerli online. Open Library
Open Library è un progetto collegato a Internet Archive, che mira a creare una pagina web per ogni libro mai pubblicato. Contiene oltre 20 milioni di libri in diverse lingue, tra cui l’italiano. Puoi trovare sia opere di pubblico dominio che opere protette da diritti d’autore, ma che sono state rese disponibili dagli autori o dagli editori per scopi educativi o di ricerca. Puoi scaricare i libri in vari formati, tra cui il PDF, oppure leggerli online. Google Libri
Google Libri è il servizio di Google che ti permette di cercare e sfogliare milioni di libri in diverse lingue, tra cui l’italiano. Puoi trovare sia opere di pubblico dominio che opere protette da diritti d’autore, ma che sono state rese disponibili dagli autori o dagli editori per scopi educativi o di ricerca. Puoi scaricare i libri in vari formati, tra cui il PDF, oppure leggerli online. LibriVox
LibriVox è un progetto che si occupa di produrre audiolibri gratuiti a partire da opere di pubblico dominio. Contiene oltre 15.000 audiolibri in diverse lingue, tra cui l’italiano. Puoi trovare audiolibri di autori come Boccaccio, Dumas, Verne, Wilde e molti altri. Puoi scaricare gli audiolibri in vari formati, tra cui il MP3, oppure ascoltarli online. Wikisource
Wikisource è una biblioteca digitale che mette a disposizione migliaia di libri di pubblico dominio, liberamente scaricabili in formato PDF. Essendo libri il cui copyright è scaduto, possono essere letti e scaricati gratuitamente. Per trovare libri in italiano, basta utilizzare il campo di ricerca o sfogliare il catalogo per lingua selezionando "Italiano". I libri sono divisi per categoria. Per scaricarli in PDF, clicca sull'icona della stampante in alto a destra in ogni pagina. Verrà generato un file PDF completo, pronto per essere salvato e letto sul tuo dispositivo. I PDF sono di ottima qualità, con testo selezionabile e ricercabile. Europeana
Europeana è la biblioteca digitale europea che raccoglie milioni di libri, immagini, video e audio da tutto il continente. Si tratta di un portale gestito dalla Commissione Europea contenente materiale liberamente accessibile. Per quanto riguarda i libri, Europeana mette a disposizione principalmente opere antiche in formato PDF previa registrazione gratuita al sito. È possibile cercare nel catalogo per titolo, autore o argomento e filtrare per lingua selezionando "Italiano". Cliccando sui risultati si accede alla scheda del libro, dove si trova il pulsante "Scarica" che genera il file PDF pronto per il download. I libri sono principalmente in lingua originale, quindi occorre una buona conoscenza delle lingue straniere. La Feltrinelli
La famosa catena di librerie italiana Feltrinelli possiede un'ampia sezione del suo store online dedicata ai libri elettronici gratuiti. Questa sezione "Gratis" contiene centinaia di titoli liberamente scaricabili in formato PDF previa registrazione gratuita al sito. Per trovare libri gratis in italiano su Feltrinelli basta visitare la sezione "eBook gratis" e utilizzare i filtri di ricerca, selezionando la lingua "italiano". Si possono ulteriormente filtrare i risultati per categorie come narrativa, saggistica, manuali e molto altro. Cliccando sul libro che interessa si accede alla scheda prodotto dove è presente il pulsante "Scarica eBook", che genera il file PDF completo pronto per il download sul proprio dispositivo. I libri scaricabili gratuitamente sono sia classici che moderni. Mondadori
Mondadori il più grande editore italiano, mette a disposizione centinaia di libri elettronici da scaricare gratuitamente tramite il suo negozio online. È sufficiente accedere alla sezione "Ebook gratis" del sito previa registrazione gratuita. Per trovare libri in italiano basta utilizzare i filtri di ricerca e selezionare la lingua "Italiano". In questo modo verranno mostrati solo gli ebook gratuiti in lingua italiana. Tramite i filtri è anche possibile affinare la ricerca per categorie editoriali e di genere. Cliccando su un libro si accede alla scheda prodotto dove è presente il pulsante "Scarica eBook", che consente di ottenere il file PDF completo da scaricare e leggere sul proprio dispositivo. La selezione include sia classici internazionali che opere di autori italiani moderni e contemporanei. Hoepli
La casa editrice Hoepli possiede un vasto catalogo digitale di ebook scaricabili gratuitamente previa registrazione al sito. Per accedere ai libri gratis basta visitare la sezione "Libri gratuiti" dello store online. Per cercare libri in italiano è possibile utilizzare i filtri di ricerca avanzata, selezionando "Italiano" come lingua. In questo modo verranno mostrati solo gli ebook gratuiti in italiano. È possibile affinare ulteriormente la ricerca per collana editoriale, data di pubblicazione e genere letterario. Cliccando su un libro si apre la scheda prodotto con la copertina, la descrizione e il pulsante "Scarica eBook" che consente di ottenere il file PDF completo da leggere sul proprio dispositivo. La collezione gratuita di Hoepli comprende sia libri storici che moderni.
Conclusioni
Come hai visto, esistono diversi modi per scaricare libri PDF in italiano gratis. Ti ho mostrato alcuni dei migliori siti web e applicazioni che ti offrono un vasto catalogo di libri in formato digitale, senza violare la legge o mettere a rischio il tuo dispositivo. Ora non ti resta che scegliere il libro che ti interessa e iniziare a leggere. Buona lettura!
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida: Come scaricare libri PDF in italiano gratis. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest e Tumblr, per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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L'IA pensa, e noi?
28 Gennaio 2023
Non è l’intelligenza artificiale che ha imparato a pensare come noi, siamo noi che abbiamo smesso di pensare come persone e la colpa maggiore, mi dispiace dirlo, l’abbiamo noi filosofi e, in qualche misura, scienziati e psicologi. Mi spiego. Per chi non sia stato chiuso in un rifugio antiatomico durante gli ultimi 6 mesi, una serie di nuovi algoritmi generativi, addestrati su enormi quantità di dati provenienti dagli esseri umani, ha sviluppato la capacità di produrre testi, suoni e immagini. Chiunque li abbia testati (fatelo, è gratis, provate) è rimasto sorpreso e meravigliato: l’impressione è che questi algoritmi siano in grado di cogliere la struttura del pensiero degli esseri umani e di declinarla in nuove combinazioni. ChatGPT, forse il più famoso, è in grado di scrivere poesie, rispondere a domande su qualsiasi argomento, scrivere testi e relazioni. Sembra proprio che ChatGPT sia come noi.
Sono stati scritti fiumi di parole sulle loro potenzialità e rischi – dal problema del diritto di autore fino agli effetti sul sistema scolastico. Non c’è dubbio che abbiano capacità finora impensate e che il loro impatto sarà profondo e irreversibile, ma la domanda è un’altra: siamo sicuri che il pensiero sia semplicemente la manipolazione di simboli e la produzione di contenuti?
È un fatto che, tra i testi prodotti da ChatGPT e quelli scritti dagli esseri umani, non ci siano differenze evidenti e questa somiglianza contiene una minaccia. Molti studiosi di varia estrazione temono il giorno in cui queste intelligenze artificiali saranno in grado di produrre contenuti analoghi a quelli che loro, in tanti anni, hanno imparato a produrre con fatica e sforzo. Non c’è speranza dunque? Siamo diventati obsoleti? Stiamo per essere superati dall’Intelligenza Artificiale in quello che pensavamo essere la nostra capacità più essenziale? Ovvero il pensiero?
Nella domanda si nasconde la risposta. Già il fatto di porsi questa domanda implica che il pensiero sia stato declassato a calcolo, operatività, ricombinazione. Ma è proprio così? In realtà, ci sono due modi di intendere il pensiero: come manipolazione dei simboli o come manifestazioni della realtà. Il primo modo è stato declinato in tanti modi, apparentemente moderni – dalla macchina di Turing ai giochi linguistici di Wittgenstein, dalla svolta linguistica all’intelligenza artificiale odierna. Si sposa con l’idea che la casa del pensiero sia il linguaggio e che quest’ultimo, in fondo, non sia altro che una continua ricombinazione di simboli; un’idea popolare che ha trovato ulteriore supporto nella teoria dell’informazione e nella genetica. Tutto è informazione, scriveva il fisico John Archibald Wheeler. L’informazione non è altro che una serie di simboli e il pensare è il loro ricombinarsi. Tutto questo è molto convincente (è quasi una versione operazionale dell’idealismo di Kant), ma lascia fuori qualcosa di fondamentale: la realtà.
La realtà è un termine scomodo, quasi fastidioso, per alcuni. Da Kant alle neuroscienze, ci sentiamo ripetere che non possiamo conoscere il mondo, ma solo le nostre rappresentazioni (che non sono mai del tutto affidabili). Anche autori recenti con un certo seguito nel mondo della scienza e della filosofia pop – da Donald Hoffman a Slavoj Žižek – non perdono occasione di metterci in guardia dal prendere sul serio la realtà. E così il pensiero, un passo alla volta, si svuota di significato. Le parole sono sempre più simboli all’interno di un universo di simboli e sempre meno la manifestazione di qualcosa di reale.
Anche i social network prima e il metaverso poi ci portano in un mondo digitale sempre più staccato dalla realtà, dove digitare parole che producono altre parole, in un labirinto di simboli e di like autoreferenziali sembra essere l’unico obiettivo. In questo mondo di rappresentazioni digitali fini a se stesse, ChatGPT è come noi. Anzi, è meglio di noi. Non c’è partita. L’IA, come nel famoso racconto di Frederick Brown, sta per diventare il dio della realtà fatta di soli simboli privi di significato.
Al di là di questo entusiasmo per il pensiero ridotto a calcolo di nuove combinazioni, esiste un’altra grande intuizione sulla natura del pensiero secondo la quale noi non saremmo solo manipolatori di simboli, bensì momenti dell’esistenza. Ognuno di noi sarebbe un’occasione che ha la realtà per essere vera.
In questa visione, la persona non è solo una calcolatrice, ma una unità dell’esistere. È una prospettiva oggi impopolare, abituati come siamo al gergo informatico e tecnologico (dove la computer science è, per dirla con Gramsci, egemonica). Il pensiero non è né un flusso di concetti né una sequenza di operazioni, ma è il punto in cui la realtà si manifesta. Il pensiero acquista significato se è illuminato dalla realtà; qualcosa che non si può ridurre ad algoritmo, ma che non è, per questo, meno vero. Il significato delle nostre parole non dipende dalla correttezza della loro grammatica, ma dalla realtà che attraverso di esse si manifesta nel linguaggio.
Questi due atteggiamenti corrispondono a modi di essere incompatibili e attraversano arte, scienza e filosofia. Il primo è interno al discorso, il secondo buca il livello dialogico per arrivare (o cercare di arrivare) alla realtà. Tra i due campi non c’è simpatia, anzi esplicito disprezzo. Bucare il livello dialogico e andare oltre non è facile. Se il mondo dell’informazione fosse una grande città che cresce progressivamente diventando sempre più estesa, il mondo esterno diventerebbe sempre più lontano e irraggiungibile. Molte persone non uscirebbero mai dalla città, trovando al suo interno tutto ciò che desiderano e non sentendo la necessità di raggiungerne i confini. E così i filosofi diventano filosofologi, i matematici platonisti e gli scienziati si muovono solo dentro i confini rassicuranti di paradigmi autoreferenziali. L’arte diventa sempre più manieristica e il pensiero sempre più un esercizio barocco di stile. Non lo vedete tutto intorno a voi? Lo ha detto bene un non-filosofo come Manuel Agnelli alla sua laurea ad Honorem alla IULM: l’arte è morta perché è diventata figlia di una cultura autoreferenziale del numero e del consenso. Non ci rendiamo conto della fame di valore e di significato che ognuno di noi insegue?
Filosofi e scienziati si sono trovati a condividere quello che sembra essere soltanto una deformazione professionale: troppo tempo sui loro codici, troppo poco tempo a contatto con il mondo. I loro “sacri” testi prendono il posto del mondo nella loro esistenza e la loro vita rimane prigioniera di una biblioteca labirintica dove, prima o poi, nasceranno minotauri digitali che li divoreranno. In quel mito, l’unione di potere e conoscenza, rappresentata dal re Minosse e dall’inventore Dedalo (combinazione oggi sintetizzata in figure quali quelle di Steve Jobs, Elon Musk o Mark Zuckerberg), creano un labirinto in cui si rimane intrappolati e chiusi. ChatGPT è il minotauro digitale: non è in grado di uscire dal livello digitale e deve essere nutrito con la carne e il sangue della nostra esistenza, non consegnandogli ogni anno dieci giovani tebani, ma fornendogli i nostri dati attraverso Internet, social network e cellulari. Ma possiamo ancora sperare in un Teseo che, con l’aiuto di Arianna, riuscirà e uscirne seguendo un filo che incarna il collegamento con la realtà esterna.
Quel filo corrisponde all’apertura verso la realtà che è l’essenza del pensiero umano, fuori dal labirinto delle parole, dei simboli e dell’informazione. Peccato che molti filosofi (Daniel Dennett o David Chalmers) o molti neuroscienziati (Anil Seth, Vittorio Gallese) corteggino una visione dell’uomo ridotto a costruzione priva di sostanza. Ma se non siamo altro che un miraggio, il gioco è facile per l’IA: fantasmi tra fantasmi.
Come si è arrivati a questa abiura della nostra natura? Il linguaggio mette in moto concentrico tre sfere: la sfera della grammatica, la sfera dei concetti e la sfera ontologica. Nella prima quello che conta è la struttura dei simboli e come si concatenano tra di loro. Questo è il dominio dove oggi l’intelligenza artificiale (ChatGPT appunto) è signore e padrone. Poi vi è la sfera dei concetti che è un terreno ambiguo, per qualcuno reale e per altri no; una specie di purgatorio in attesa di essere eliminato. Infine c’è la realtà, dove tutto ciò che ha valore trova origine; ciò che noi cerchiamo nella nostra vita e che non sempre troviamo.
L’IA odierna (quella di domani chissà) si ferma alla grammatica del linguaggio. Ma il valore si trova nella realtà in quanto realtà. L’IA non fa altro che costruire nuvole di bit privi di sangue, colore, sapore: «non è altro che un racconto raccontato da un idiota, che non significa nulla». Se l’IA scrivesse l’Amleto, parola per parola, non sarebbe altro che una combinazione di simboli. Polvere e non statua.
La domanda che dovremmo chiederci non è se Chat GPT pensa come noi, ma piuttosto che significa pensare. Crediamo veramente di non essere altro che illusioni digitali? Abbiamo davvero smarrito il filo di Arianna che collegava le nostre parole al mondo reale? Io mi ribello. Io sono reale e la mia realtà va oltre la cascata di cifre digitali verdi di Matrix. Noi siamo reali e questa realtà non è all’interno dei nostri simboli. Non siamo semplici calcolatrici. E pazienza se oggi la maggioranza pensa che sia così, lasciandosi incantare dalla prospettiva di barattare la realtà con un metaverso digitale.
Ritorniamo alla realtà e abbandoniamo i simboli. Torniamo alle cose e lasciamo le parole. Non è vero che le parole o le informazioni siano più importanti della vita e delle cose. ChatGPT riconosce, ma non vede; ascolta, ma non sente; manipola i simboli; ma non pensa. Per pensare bisogna essere reali, ma che cosa è il pensiero? Il pensiero è mondo.
@aitan / aitan.tumblr.com
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youtube
Se hai rotto gli auricolari e stai cercando un modo per ricreare l'atmosfera di relax dell'ASMR, allora non cercare oltre. Esistono molti modi creativi per sperimentare l'ASMR anche se hai a disposizione solamente le orecchie. Se hai problemi a sentire l'ASMR attraverso le tue orecchie, ci sono fonti audio digitali come "ASMR for people with broken earphones" che puoi sfruttare per usufruire di tutti i benefici dell'ASMR. Sentire suoni di sottofondo come pioggia, rapide e pianti di bambini aiuterà il tuo cervello a calmarsi, rilassarsi e avere un sonno più profondo. Dai un'occhiata a questa sorgente di audio ASMR per scoprire nuovi modi per aiutare le persone con auricolari danneggiati ad apprezzare l'ASMR.
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Summit della Chiesa virtuale 2025: Unità nell’era digitale
Unisciti a noi per un incontro spirituale innovativo. Il Virtual Church Summit del 2025 ti invita a vivere una nuova era di fede e unità. Il nostro obiettivo è promuovere l’armonia globale. Unire religioni diverse per uno scopo divino. Abbraccia l'innovazione. Esplorare la crescita spirituale attraverso la tecnologia all’avanguardia. Promuovere l'inclusione. Diamo il benvenuto a tutti i ricercatori nel loro viaggio spirituale. Il nostro progetto di clonazione spirituale della visione. Crea rappresentazioni virtuali di amore, perdono e saggezza divina. Fede inclusiva. Sviluppare strumenti digitali per migliorare le esperienze spirituali. Unità globale. Superare le differenze religiose e promuovere la pace nel mondo. Il tuo ruolo Unisciti alla nostra comunità. Sii parte di un movimento globale. Plasmare il futuro. Contribuisci a un mondo più spiritualmente illuminato. Padroneggia la tecnologia. Scopri modi innovativi per connetterti con il divino. Temi chiave: unità nella diversità. una celebrazione dell’unità di tutte le fedi. Spiritualità tecnologica: sfruttare l'innovazione per la crescita spirituale. Compassione e giustizia: difendere gli emarginati e gli oppressi. Sei pronto per intraprendere questo viaggio spirituale? Visita il nostro sito per saperne di più e registrarti. Costruiamo insieme un futuro migliore, guidati dalla fede e dalla tecnologia. [www.karen-kirovakan-preacher.ru]
VOL H V S | © 2025 Summit della Chiesa virtuale | Tutti i diritti riservati
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Finanza del dark web con la blockchain
Criptovalute, come funziona e come contrastare il riciclaggio di asset digitali. Gli esperti di Via Nazionale analizzano le modalità attraverso cui il denaro sporco viene “dissociato” dall’attività illecita nel cripto mondo. Il riciclaggio. Cioè: la ricchezza di provenienza illecita che viene occultata e dissimulata per poterla re-investire nell’economia reale. È un fenomeno diffuso: in Italia, secondo il National Risk Assesment, potrebbe arrivare al 12% del Pil. Il cripto mondo Ebbene: nonostante le cripto attività illegali, a detta di Chainalisys, siano meno dell’1% del totale controvalore scambiato, il riciclaggio prende piede anche nel cripto mondo. La Banca d’Italia ha dedicato al tema un Occasional paper di Questioni di Economia e Finanza dal titolo: “Riciclaggio e blockchain: si può seguire la traccia nel mondo cripto?”. Gli autori (Romina Gabbiadini, Lorenzo Gobbi ed Eugenio Rubera), dapprima, ricordano le tre le fasi del reato in oggetto: collocamento, stratificazione ed integrazione. La prima è quella in cui i proventi dell’attività illegale sono materialmente collocati presso intermediari finanziari - o altri soggetti terzi -regolamentati. Appannaggio della seconda, invece, è l’operatività attraverso la quale il denaro “sporco” viene dissociato dal comportamento illegale attraverso una molteplice serie di transazioni (ad esempio bonifici, pagamenti, prestiti). La terza, infine, è il passaggio in cui la ricchezza “ripulita” viene re-inserita nell’economia reale grazie ad operazioni in apparenza legittimi (acquisto di beni di lusso, aziende o beni immobili). L’operatività in generale In generale, nel cripto mondo, gli asset digitali possono essere utili per convertire la valuta fiat illecita in cripto, sfruttandone lo pseudoanonimato; oppure il reato può nascere direttamente con gli asset digitali. Rispetto al primo fronte gli esperti di Bankitalia sottolineano che le strade con cui è possibile convertire la moneta in criptoattività sono quelle degli Exchange, degli Atm per criptocurrency (dispositivi fisici) e, infine, degli intermediari Other the counter (sfruttati soprattutto per le transazioni che coinvolgono grandi volumi di asset digitali). E’ normale che, in simili situazioni, i criminali si rivolgono a realtà che si trovano in Paesi considerati ad alto rischio e/o privi di legislazione anti-riciclaggio. Oppure che tendono a disapplicarla. Senza dimenticare, peraltro, il fatto che esistono addirittura siti web i quali forniscono servizi “peer to peer” i quali funzionano senza i controlli cosiddetti “Know your customer”. In altre parole: che non effettuano, ad esempio, l’identificazione dell’utente. Il “chain peeling” Nella fase di stratificazione – vale a dire quando già ci si trova nel cripto mondo – chi ricicla ha diversi modi per fare perdere le proprie tracce. Un esempio? Il “chain peeling”. Questo, nella sua forma classica, consiste nel suddividere inialmente i token tra due indirizzi (wallet digitali). Ciascuno dei due, poi, invia le criptoattività ricevute altre due destinazioni, e così via fino a dividere la ricchezza illecita in tantissimi indirizzi. L’obiettivo finale – visto che le operazioni sono osservabili nella blockchain- è quello di avere importi più limitati di asset digitali al fine di riciclarli con maggiore facilità. Il caso dei mixer Più orientato a nascondere le tracce sono, invece, i mixer. Si tratta di sistemi i quali, dapprima raccolgono la criptoattività da diversi utenti. Questi token, successivamente, sono mescolati tra di loro e, nella parte finale, vengono ri-trasferiti agli stessi clienti (ma ad indirizzi diversi) per un ammontare pari a quello inizialmente depositato. A ben vedere, i mixer sono assolutamente legittimi. E, tuttavia, è piuttosto facile comprendere come simili protocolli – attraverso il “mescolamento” dei token illeciti con quelli legali –rendano difficile la vita a chi vuole risalire all’attività criminale. Le “Privacy coin” e i ponti Non vanno, poi, dimenticate le cosiddette “Privacy coin”. Qui siamo di fronte ad attività che – ad esempio creando indirizzi unici e temporanei per ogni transazione (indirizzi “stealth”) rintracciabili solo da mittente e destinatario – impediscono di seguire le tracce dell’operatività. Un noto caso di “Privacy coin” è Monero, che permette le transazioni solo in modalità “privata”. Infine, tra gli esempi di come la banda Bassotti può riciclare nel mondo cripto, possono ricordarsi i passaggi da una blockchain all’altra. Qui entrano in gioco i “cross-chain bridge”. Di cosa si tratta? In questo caso siamo di fronte a dei protocolli che consentono - attraverso smart contract - il trasferimento di asset e dati tra diverse blockchain. Il tipo di tecnologia in oggetto è essenziale per migliorare l’interoperabilità tra le varie catene di blocco, permettendo agli utenti di muovere titoli senza dovere passare da un exchange centralizzato. In generale, quindi, i “ponti” sono in sé assolutamente utili nel cripto mondo. Sennonché, similmente ai mixer, vengono sfruttati anche per il riciclaggio. Il criminale, ad esempio, può dividere i fondi in importi più piccoli e trasferirli attraverso le diverse blockchain, complicando il tracciamento degli asset. Non solo. Spostando le cripto valute tra varie catene di blocco - che hanno tecnologie diverse - vengono offuscate le loro origini. Un meccanismo che è anche agevolato dal fatto che diversi “bridges” non richiedono misure d’identificazione del cliente o di “anti- money laundering”. Fuori dal cripto mondo Già, l’ “anti money laundering”. Il riciclaggio, però, richiede che la ricchezza illegale ripulita venga reinserita nel mondo reale. Su questo fronte gli esperti di Bankitalia rimarcano come possano essere usati un po’ tutti i meccanismi descritti per entrare nel cripto mondo. Cioè: i criminali sfrutteranno, tra gli altri, gli exchange, gli Atm e gli intermediari Other the counter. A ben vedere - scrive sempre lo studio - è un’operatività in mano a pochi soggetti. Nel 2022, infatti, quattro indirizzi hanno ricevuto più di un miliardo di dollari di provenienza illecita. I wallet che hanno ricevuto piccole quantità di criptoattività illegali (fino a 100 dollari), pure essendo tanti (oltre 1,2 milioni) hanno invece permesso di riciclare solamente 38 miliaidi di dollari. La finanza decentralizzata Fin qua considerazioni su blockchain e token nel loro complesso. Romina Gabbiadini, Lorenzo Gobbi e Eugenio Rubera, però, giustamente focalizzano l’attenzione anche sulla cosiddetta Decentralised Finance (DeFi). Vale a dire: un’offerta di servizi in cui l’utente interagisce direttamente con software - eseguibili dai nodi di rete - i quali automatizzano azioni predeterminate e irreversibili al ricorrere di condizioni previste (smart contract). In un simile contesto è chiaro che - dal punto di vista dell’eventuale attività di contrasto dell’illecito - le cose si complicano. O comunque, cambiano non poco. Le soluzioni per attivare anche su questo fronte dei controlli sono diverse. Tra le altre può ricordarsi la possibilità di prevedere un obbligo di codifica - all’interno dello smart contract - dei meccanismi automatizzati di identificazione e verifica preventiva delle caratteristiche dei soggetti. Tra le altre: attraverso soluzioni decentralizzate di identità digitale. In tal modo - dicono sempre gli esperti di Bankitalia - sarebbe possibile rilevare circostanze rilevanti legate alla pericolosità/rischiosità dell’utente (ad esempio residenza in Paesi che rientrano nella black list redatta dal Gafi). Read the full article
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La Triade - Il singolo “Night Walker”
Il brano della rock band siciliana sugli stores digitali e dal 25 ottobre nelle radio
“Night Walker”, è il singolo dell’eclettica rock band de La Triade, siciliana d’origine ma dal chiaro sound d’oltreoceano. Il brano è disponibile sui principali stores digitali e dal 25 ottobre nelle radio in promozione nazionale. Arrangiamenti curati nei minimi dettagli che incarnano il mood della band che va dritta al sodo senza perdersi in chiacchiere. Un rock dalle sfumature acide che colpisce già dal primo ascolto e destinato a rimanere in testa. Interpretazione vocale degna di nota che non lascia scampo ad interpretazioni: qui si fa musica, col cuore, con l’anima… sensazioni d’altri tempi. A conferma di una maturità raggiunta grazie ai tanti anni di musica sulle spalle, La Triade si conferma come una delle nuove realtà più interessanti del panorama indipendente italiano.
“Night Walker” parla di un uomo che giunge ad una propria e vera illuminazione prima che per lui fosse troppo tardi… Un uomo vittima dei suoi stessi vizi carnali che si ritrova con la propria Anima affranta, ed un corpo usato come fosse un pezzo di carta. Giunge per lui però il momento dove capisce che finalmente è giunta l’ora di Amare la propria anima, affrontando una volta e per tutte i demoni che la imprigionano.
“Il brano incarna una vera e propria sfida personale! Un uomo che con coraggio e sacrificio giunge alla Redenzione… è un uomo libero. E niente e nessuno lo potrà più tentare!” La Triade
Ascolta il brano
Storia della band
La Triade è una rock band che nasce nel paese di Corleone nel 2024. Formata dai fratelli Trombaturi Leoluca (cantante e chitarrista), Trombaturi Andrea (bassissta) e da Scianni Leoluca (batterista). La band nasce con una visione chiara, sostenuta da una passione musicale che unisce un Triplice Sentiero di Conoscenza Personale, Culturale, e soprattutto Musicale nata per essere elargita. La Triade propone un genere musicale definito nei modi più svariati: originale, tosto, nudo e crudo… a volte un po’ blues, a volte psichedelico… incorniciato da Power Riff che riecheggiano antiche melodie popolari.
È stato un atto di coraggio? È stata pazzia? Non si sa! La cosa certa è che la band ha iniziato a far ascoltare la propria musica dal vivo: ha conquistato piazze, ha macinato chilometri e sin dalla prima esibizione il riscontro del pubblico è stato travolgente. Elogi arrivati anche da altri colleghi musicisti, non solo dal pubblico. Tutto questo è il carburante e la forza che sostiene la band e la porta ad elaborare sempre nuove sonorità, in continua evoluzione. Recentemente La Triade si è esibita, con grande soddisfazione, sul prestigioso palco del Teatro Ariston di Sanremo, partecipando come concorrenti di uno dei contest musicali più longevi e importanti d’Italia.
Instagram: https://www.instagram.com/triade_band_official/
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=61561082371940YouTube:https://www.youtube.com/@triadeofficial
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Lo sappiamo:
ab urbe condita od anche prima (scherzo...) la Fotografia è sempre consistita in una formuale pluralità di ratio, già con le pellicole.
1 : 1 (magari con mascherina interna per ridurre e reinquadrare), e tutti i diversi modi di tagliare un caricatore 120 nel medio formato.
Nel piccolo formato, quel 24 X 36 (millimetri) che ebbe "camionesco" cifrale omologo nei 24 X 36 centimetri di sparuti mostri, anni fa.
E siamo ad una ratio di 3 : 2.
Che si differenzia dal 4 : 3 delle compatte - ora ripreso da alcune medio formato digitali - dei droni economici e dell'omonimo consorzio.
4 : 3 che era anche il rapporto tra i lati dei vecchi televisori, ora soppiantato dal 16 : 9.
Per non parlare dei 1,85 : 1 e 2,39 : attualmente invalsi nel cinema, prima erano diversi ancora.
Questo, di base.
Che significa, "di base"?
Che poi postproduzialmente ci sono i suggeritori.
Anche decine, in certi casi; in altri corrispondenti alla dita di una mano.
Tra cui il 5 : 7, qualcosa di più allungato del quadrotto.
Eppoi c'è il lucchetto.
I pittogrammi (o i comandi, in un caso il tasto è nominato "cancella") cambiano ma il concetto è di slucchettare.
E noi, gioiosamente, slucchettiamo.
Ma che vuol dire "slucchettare"?
Vuol dire affrancarsi dalle rationes più o meno codificate.
E serve, eccome se serve.
Alla linguistica espressione, serve.
Sapete, tempo fa un semisprovveduto giornalista si stupiva che alcuni grandi fotografi ritagliavano in post produzione.
Il fraintendimento si basava sul concetto dell'"uomo che non deve chiedere mai", come da nota pubblicità di profumo.
Della serie:
devi essere tu a provvedere per tempo la giusta focale.
Ma una "giusta" focale - il punto è cruciale, in questa telegrafica trattazione - è tale per rapporto d'ingrandimento, non per rapporto tra i lati.
La fotografia dronuale in prospettiva zeinitale a corredo di questo brano chiarisce prassualmente il concetto:
la focale - 24 mm riparametrati al formato Leica - era già quella desiderata, quanto a riproduzione delle distanze relative.
Il rapporto tra i lati, no.
Mi occorreva, invece, un lavoro di fino millimetrico su inclusioni ed esclusioni.
Non includere manufatti che avrebbero "sporcato" la pulizia formale, in alto ed in basso.
E far coincidere la diagonale dell'ombra con l'angolo superiore destro del fotogramma.
Detto, cogitato, fatto, al computer.
E senza pentimenti.
Anzi considerando che tali accorgimenti hanno reso possibile una coincidenza di pensiero ed azione.
Ed un altra cosa, infine:
i pittori mettevano ciò che volevano, nelle tele (anche così potevano piegare sezione aurea & compagnia bella ai loro artistici voleri)
A noi fotografi, invece, tocca riorchestrare ciò che la scena offre, quando serve ad ottenere uno specifico risultato.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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Riavviare il sistema, di Valerio Bassan
La rete è diventata una «infrastruttura tecnologica multistrato che mira a succhiare quante più informazioni sensibili possibili, con l’obiettivo di renderci sempre più “utenti” e sempre meno “persone”», così scrive Valerio Bassan in Riavviare il sistema. Come abbiamo rotto Internet e perché tocca a noi riaggiustarla(parola quest'ultima volutamente al femminile perché, secondo lo stesso autore Internet andrebbe reso in italiano al femminile in quanto traduzione di “rete”, net), questo è il titolo del suo primo libro uscito quest’anno per Chiarelettere Editore. Il libro di Valerio Bassan può a tutti gli effetti essere considerato un manifesto per scrivere insieme il prossimo capitolo del mondo digitale. Nel video, disponibibile su vorticitv.it, la presentazione completa in live streaming del libro di Valerio Bassan (l'intervista inizia dal minuto 07.16...): La promessa originaria di Internet è stata tradita. Nata come uno spazio infinito di libertà creativa e partecipazione democratica, questa tecnologia rivoluzionaria si è trasformata in una grande arena in cui vince chi applica le logiche commerciali più spietate. Ogni azione che oggi compiamo online – come informarci, comunicare, fare amicizia o acquistare qualcosa – rende sempre più ricchi gli oligarchi della rete e finisce per impoverire noi, i suoi abitanti. In questo libro, Valerio Bassan ricostruisce i processi capitalistici che hanno reso Internet un «luogo inabitabile», accompagnandoci in un viaggio ricco di disillusioni e colpi di scena. Nel mettere a nudo le dinamiche e le insidie che si celano dietro i nostri schermi, Valerio Bassan indica una possibile via per scardinare questo meccanismo e ricostruire un Internet più sostenibile e giusta, aiutandoci a capire come mettere in discussione – e ripensare – gli iniqui modelli di business che governano il web. Per farlo sarà necessario ripartire dalle basi, cambiando il modo in cui investiamo collettivamente tempo e attenzione, ma soprattutto maturando la consapevolezza che solo reclamando a gran voce i nostri diritti digitali saremo in grado di riscrivere il futuro della rete. Che Internet vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi? Noi di Vortici.it riteniamo sia una domanda non da poco... Un estratto del libro di Valerio Bassan tratto da Il Libraio.it Da “giardini” a “foreste”. Aprire le recinzioni del Web Suzanne Simard, oggi professoressa di Ecologia forestale all’Università della British Columbia, ha trascorso gran parte della sua carriera cercando di svelare il «segreto delle foreste». E ha scoperto che, nel sottosuolo di ogni bosco, esiste una complessa rete di interscambio che unisce gli alberi, mettendoli in comunicazione tra loro. Questo network simbiotico, denominato micorriza, è di tipo mutualistico: gli organismi coinvolti – alberi e funghi – portano avanti il loro ciclo vitale vivendo a stretto contatto e traendo benefici reciproci. Attraverso il network della micorriza le piante condividono alcune sostanze nutritive e riescono ad avvisarsi dell’arrivo di un pericolo incombente, inviando impulsi e segnali. In breve, comunicano. Grazie ai suoi studi, Simard è riuscita a dimostrare che le foreste funzionano come delle piccole società di interscambio, i cui rappresentanti portano avanti un percorso non esclusivamente finalizzato alla sopravvivenza, ma anche alla «negoziazione, alla reciprocità e persino all’altruismo». Internet oggi somiglia ben poco al network della micorriza. Ogni piattaforma tende infatti a comunicare solo con sé stessa, e cerca in tutti i modi di impedire che i suoi dati finiscano nelle mani di una concorrente. Le principali aziende tecnologiche si sono trasformate in super-app con steccati digitali sempre più alti, e un numero sempre maggiore di servizi al loro interno. E se in origine la rete permetteva a ogni nodo di scambiare informazioni con qualsiasi altro, oggi l’unico tratto comune delle piattaforme è la reciproca incompatibilità dei loro protocolli di comunicazione. Utilizzare linguaggi diversi da quello dei competitor permette a queste aziende di “murare” i nostri dati al loro interno, e quindi di trarne il maggior profitto possibile. Questo frammenta le nostre esperienze digitali. In un articolo David Pierce, editor-at-large di «The Verge», spiegava questo meccanismo per sottrazione: «Vi immaginate se aveste bisogno di un indirizzo Outlook per i vostri colleghi che usano Outlook e di un indirizzo Gmail per i vostri amici che usano Gmail, e poi di un account Hotmail solo per parlare con vostra zia Gertrude? Be’, attualmente i social funzionano così». Ma cosa succederebbe se, d’un tratto, tutte le app social e di messaggistica potessero parlarsi e scambiarsi informazioni in modo paritario, trasparente e gratuito? È questo il concetto su cui si fonda l’interoperabilità, che molti osservatori oggi ritengono possa essere la tecnologia alla base di un ripensamento degli attuali modelli centralizzati e monopolistici. Rendendo le piattaforme interoperabili, Internet potrebbe “micorrizarsi”: diventare una rete di interscambio continua tra i suoi attori, in cui i messaggi viaggiano tra “specie e specie” – o meglio, tra piattaforma e piattaforma e tra app e app – senza interruzioni di sorta, in base a uno spirito comune di condivisione e di mutualità. In questo nuovo Web, la nostra user experience sarebbe radicalmente diversa: potremmo per esempio utilizzare un’unica app per inviare e ricevere messaggi da chiunque sul Web, pubblicare contenuti su tutte le piattaforme in un solo click, trasportare i nostri follower da un social all’altro e seguire i creator cross-piattaforma, gestendo le nostre impostazioni di privacy attraverso una singola interfaccia. Ma soprattutto, potremmo impedire alle piattaforme di lucrare eccessivamente sui nostri dati, che diventerebbero condivisi tra più attori, e non più (o non solo) “proprietà privata” di qualcuno. Per spiegare cos’è l’interoperabilità, non c’è modo migliore che osservare il funzionamento di Mastodon. La piattaforma fondata nel 2016 dallo sviluppatore tedesco Eugen Rochko potrebbe, a prima vista, sembrare poco più di un clone di Twitter. In realtà Mastodon differisce dalla piattaforma di proprietà di Elon Musk in tre aspetti principali: è no-profit, è open source, e si regge su una struttura decentralizzata e interoperabile. Le sue community – chiamate “istanze” – sono ospitate su server indipendenti che possono essere gestiti da singoli individui, gruppi o organizzazioni. Chiunque può aprirne una e stabilire le proprie regole e i propri termini di servizio: ma soprattutto, ogni istanza può interagire con quella di qualsiasi altro server, e i loro iscritti possono scambiarsi messaggi e seguirsi a vicenda. Lo stesso approccio inter pares è applicato verso l’esterno del network di Mastodon. La piattaforma fa infatti parte del “fediverso”, una costellazione di social media e piattaforme noprofit che possono “parlarsi” e scambiarsi informazioni. Con il proprio account Mastodon un utente può esistere anche su altri social network decentralizzati che appartengono alla community, e questo senza perdere i propri contenuti e i propri follower. È come se il nostro account di Instagram ci permettesse di seguire anche il canale di una creator su YouTube, o di scambiare messaggi privati con qualcuno su TikTok, senza uscire dall’app, né dover cambiare piattaforma. Nel fediverso, poi, i nostri dati restano nostri: se decidiamo di chiudere un account e di migrare su un servizio “concorrente”, non perdiamo le persone che ci seguono né quelle che seguiamo. Il linguaggio che permette alla piattaforma di Mastodon di aprirsi al resto di Internet è ActivityPub, un protocollo che per molti osservatori potrebbe essere alla base della nuova “foresta” di Internet. Sebbene le radici di questo sistema di regole siano vecchie quanto il Web, la sua effettiva diffusione è piuttosto recente. ActivityPub è stato infatti introdotto nel 2018, quando il World Wide Web Consortium (W3C), l’organizzazione no-profit fondata da Tim BernersLee che si occupa di stabilire i requisiti tecnici del Web, lo ha suggerito ufficialmente come lo standard internazionale per il social networking. La popolarità di ActivityPub è in crescita: oltre a Mastodon anche PeerTube (un’alternativa a YouTube), Lemmy (un’alternativa a Reddit), Nextcloud (un servizio di hosting in cloud) e Pixelfed (una versione open source di Instagram) hanno adottato il protocollo. Anche Automattic, la società proprietaria di WordPress, il servizio più diffuso al mondo per la gestione di contenuti e la pubblicazione di siti web, ha cominciato a muovere i propri passi nel campo dell’interoperabilità: nella primavera del 2023 ha comprato Activity for WordPress, un plugin che permette ai gestori di blog di unirsi e comunicare con reti web distribuite come Mastodon. Nell’autunno dello stesso anno, poi, Automattic ha investito 50 milioni per assicurarsi Texts.com, un’applicazione universale che permette agli utenti di utilizzare tutte le app di messaggistica in un’unica “casella di posta” – permettendo comunicazioni multidirezionali e crittografate tra servizi concorrenti come iMessage, WhatsApp, Telegram, Signal, Messenger, Twitter, Instagram, Discord e LinkedIn. Persino Threads, un clone di Twitter lanciato da Meta nel luglio 2023, ha promesso di rendersi pienamente interoperabile e di adeguare la propria struttura per integrare il nuovo standard di ActivityPub; Flipboard e Medium, invece, hanno creato una propria istanza di Mastodon, e stanno invitando i propri utenti e curatori a pubblicare anche lì, oltre che sulla piattaforma principale. L’interoperabilità non è un concetto astratto: almeno in parte è già realtà. Le nostre caselle di posta elettronica ne sono un esempio. Sebbene esistano diverse applicazioni che ci permettono di inviare e ricevere le e-mail, ognuna è in grado di comunicare con le altre. Ma sviluppare l’interoperabilità del Web non ha soltanto l’effetto di abbattere le recinzioni tra i vari feed e canali di comunicazione: significa, soprattutto, separare l’interfaccia utente dai dati sottostanti Se applicata nel modo giusto, l’interoperabilità potrebbe garantirci una maggiore portabilità del dato. Ci consentirebbe di diventare proprietari dei nostri contatti e dei nostri interessi, e di sottrarre questo controllo ai server di una singola app. Nell’Internet interoperabile gli utenti mantengono il controllo dei propri dati, poiché non li cedono alle singole aziende tecnologiche – le quali perderebbero così buona parte del proprio potere dominante in favore di migliaia di piattaforme più piccole e interoperabili tra loro. Nessuna in grado di “prevalere” sulle altre, né particolarmente interessata a farlo: il nuovo giacimento sarebbe lo stesso per tutti e nessuno potrebbe reclamarne la proprietà. La piena interoperabilità prevederebbe, poi, una componente antagonistica. È quella che Cory to «adversarial interoperability»: la possibilità che ogni piattaforma, una volta “aperta”, permetta ad attori esterni non solo di comunicare con essa, ma anche di sviluppare applicazioni, plugin, e strumenti senza il consenso esplicito dei suoi gestori. Una libera infiltrazione da cui i giardini recintati si sono tenuti alla larga e che, secondo Doctorow, potrebbe fornire nuova spinta a un’innovazione tecnologica più equa e distribuita. Naturalmente, affinché tutto questo raggiunga una massa critica sufficiente, potrebbe volerci molto tempo. Le piattaforme monopolistiche non hanno alcun interesse a rendere completamente interoperabili i propri sistemi, mettendo in crisi il loro business. Mastodon, che pure ha beneficiato dell’esodo da X scatenato dalle nuove policy di Elon Musk, ha appena 10 milioni di utenti registrati e circa 2 milioni di utenti attivi. Per rendere il fediverso “universale” ci vorranno anni, investimenti, e regole nuove. Come quella che l’Europa ha approvato nel novembre 2023, l’Interoperable Europe Act, con cui si punta a rendere disponibili i principali servizi pubblici a tutte le persone nell’UE senza discriminazioni. L’atto garantirà la possibilità di sviluppare servizi digitali interoperabili e riutilizzabili, come software open source, linee guida comuni, framework e strumenti informatici condivisi a livello statale, ma potrebbe diventare una sorta di mappa estendibile anche al settore privato. Nel documento, una frase riassume come poche altre i vantaggi del nuovo modello: «L’obiettivo dell’interoperabilità è raggiungere insieme obiettivi comuni».9 Trasformare gli attuali “giardini” delle piattaforme in “foreste” aperte e comunicanti tra loro, come quelle scoperte da Suzanne Simard, sarebbe un approccio radicalmente diverso rispetto a quello cui siamo stati abituati negli ultimi due decenni. Significherebbe la fine dei walled garden in favore di un ecosistema più libero, e probabilmente più giusto. Ulteriore approfondimento su siamomine.com Immagine di copertina: https://www.chiarelettere.it/news/la-promessa-originaria-di-internet-e-stata-tradita-ecco-da-dove-ripartire-il-libro-di-valerio-bassan.html Read the full article
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Decine tra bambini e adulti annoiati incollati allo schermo dello smartphone. Una scena che ormai è diventata un cliché per descrivere l’impatto della tecnologia sull’essere umano. A tutte le latitudini, è il caso di dirlo. Quando nove mesi fa i satelliti Starlink di Elon Musk sono riusciti a collegare con il resto del mondo anche la comunità Marubo, tribù dell’Amazzonia che ha fieramente vissuto in isolamento per secoli, tutti o quasi erano contenti. Internet offriva molti vantaggi evidenti, dice ora Tsainama Marubo, 73 anni, una delle anziane del villaggio, «Da questi schermi si apriva un mondo a noi sconosciuto. Come le chat con i propri cari lontani e la possibilità di chiedere aiuto in caso di emergenza. Ma le cose ora sono peggiorate». La donna parla con due cronisti del New York Times che sono partiti per il Brasile e raggiungere le sponde del fiume Ituì. Guarda i suoi compagni di villaggio e scuote le teste: «Sono tutti lì, concentrati sui telefonini. Sono diventati pigri. Non parlano, non lavorano, non si muovono. Sono come imbambolati. Scorrono le immagini, leggono con il traduttore, navigano ore e ore immersi in un coma che spaventa». Come adolescenti indolenti, l’internet veloce è arrivato come un lampo nelle loro vite e ha sconvolto i ritmi della loro società, stravolto le loro abitudini. La “rivoluzione” digitale è stata molto, molto più veloce di quella a cui hanno assistito le società del mondo globalizzato negli ultimi 30 anni. E non ha dato tempo a nessuno, dall’oggi al domani, di sviluppare gli “enzimi” necessari a metabolizzare l’impatto della finestra sul mondo, soprattutto in una società che fino al giorno prima era chiusa quasi ermeticamente verso l’esterno. «I giovani stanno imparando i modi dei bianchi», continua la donna. E mentre i suoi compagni scrollano i social network e inviano video e foto, i testimoni di questo cambiamento epocale in una tribù di poco meno di 2mila abitanti spiegano come internet abbia portato con sé, oltre alla possibilità di conoscere il mondo e parlare con i parenti lontani, anche chat di gruppo piene di pettegolezzi, estranei online, videogiochi violenti, truffe digitali, disinformazione e pornografa. Come ovunque, ma senza alcuna progressione tecnologica: «Internet per noi è stato come un terremoto. Non abbiamo avuto il tempo di capire, studiare, imparare a usarlo. È stato uno shock». E non si torna indietro: «Per carità, ci sarebbe una rivolta. Supereremo anche questa. Ma non toglieteci Internet».
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Secondo di due corsi paralleli del CentroScritture per avvicinare l’arte contemporanea alla scrittura poetica, modi di produzione artistica e riflessione estetica ancora generalmente separati e spesso reciprocamente ignorati. Si esploreranno le tecniche che hanno ridisegnato i confini dell’arte dal Novecento a oggi, e le idee che ci sono dietro, dall’uso di oggetti e materiali alla performance, dalle ricerche sonore e filmiche fino ai nuovi media digitali.
Con Brunella Antomarini, Silvia Bordini, Sara Davidovics, Valerio Massaroni, Valentina Tanni.
Tutto su www.centroscritture.it
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La moda e i giovani: lo street style
Nelle strade delle città di tutto il mondo, lo street style continua a prosperare come un'espressione vivace e dinamica del rapporto tra la moda e i giovani. Mentre le passerelle delle capitali della moda ci ispirano con le loro creazioni haute couture, è nelle strade che vediamo la moda prendere vita in modi sorprendenti e innovativi. Il potere dello street style risiede nella sua autenticità e nel suo senso di individualità, incarnando una forma di arte accessibile a tutti. La diversità come punto di forza Uno dei tratti distintivi dello street style è la sua incredibile diversità. Ogni città, quartiere e cultura contribuisce con la propria interpretazione unica della moda. Da New York a Tokyo, da Berlino a Città del Messico, ogni luogo ha il proprio stile distintivo che riflette le influenze locali, le tendenze globali e l'individualità dei suoi abitanti. Nello street style, l'individualità è celebrata e incoraggiata. Ogni persona è libera di esprimere se stessa attraverso il proprio abbigliamento, senza paura di giudizi o pregiudizi. Questo senso di libertà ha reso lo street style un movimento inclusivo e diversificato, che accoglie persone di tutte le età, generi, razze e background culturali. In un mondo in cui la moda può essere spesso associata a standard di bellezza irrealistici o a norme rigide, lo street style offre un rifugio dove la diversità è veramente celebrata e apprezzata. La creatività senza limiti Nell'ambito dello street style, le regole rigide sono un concetto estraneo. La creatività regna sovrana, trasformando la moda in un entusiasmante campo di gioco dove è possibile esplorare senza timori nuove idee e combinazioni piene di audacia. I capi d'abbigliamento vintage si fondono armoniosamente con pezzi di alta moda contemporanea, mentre gli stili urbani si amalgamano con elementi tradizionali, dando vita a un affascinante caleidoscopio di look unici e pieni di carattere. Accessori eccentrici e vistosi, scarpe dalle tonalità vivaci e accattivanti, e dettagli intricati e sofisticati diventano gli ingredienti fondamentali per elevare un outfit comune a un'affermazione di stile straordinaria e memorabile. La moda e i giovani: l'influenza dei social media I social media hanno notevolmente amplificato l'influenza dello street style in tutto il mondo, permettendo a milioni di individui di condividere le proprie esperienze e di scoprire nuove fonti d'ispirazione nel vasto universo della moda ogni singolo giorno. Piattaforme digitali come Instagram e TikTok operano efficacemente come vetrine virtuali estremamente popolari tra gli appassionati di moda, dove gli utenti hanno l'opportunità di esibire i propri look più innovativi, scoprire le ultime tendenze del momento e connettersi con una comunità globale di fashionisti, sempre più numerosa e attiva. Questo scambio continuo e vivace di idee, abbinamenti e immagini ha significativamente contribuito a rendere lo street style un fenomeno ancora più dinamico ed estesamente accessibile, catturando l'attenzione di un pubblico in continua espansione. In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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ASMR Echo Effect: Un Viaggio Sonoro nell'Infinito
Dunque, l'effetto eco nell'ASMR è un elemento che ha conquistato il cuore di molti appassionati. Questa tecnica, che consiste nel creare un'eco dei suoni, immerge l'ascoltatore in un'atmosfera surreale e rilassante, quasi come se si trovasse in una grotta o in una stanza molto ampia.
L'Eco: Un Potente Trigger ASMR
L'eco è un potente trigger ASMR perché:
Nello specifico, amplifica le sensazioni: L'eco ripete e amplifica i suoni, creando un'esperienza sensoriale più intensa e coinvolgente.
Crea profondità: L'effetto eco aggiunge profondità al suono, dando l'impressione di uno spazio più ampio e misterioso.
Induce rilassamento: Non a caso, l'eco ha un effetto calmante e ipnotico, facilitando il rilassamento e la concentrazione.
Come Viene Creato l'Effetto Eco nell'ASMR?
Quindi, l'effetto eco può essere creato in diversi modi:
Ambientazioni naturali: Registrare in ambienti con una buona acustica naturale, come grotte, tunnel o stanze vuote.
Effetti audio digitali: Utilizzare software di editing audio per aggiungere l'eco ai suoni registrati.
Microfoni speciali: Alcuni microfoni sono progettati specificamente per catturare l'eco in modo naturale.
I Benefici dell'ASMR con Effetto Eco
Ascoltare video ASMR con effetto eco può portare a numerosi benefici, tra cui:
Rilassamento profondo: Inoltre, l'eco crea un'atmosfera rilassante e immersiva, perfetta per ridurre lo stress e l'ansia.
Miglioramento del sonno: L'effetto calmante dell'eco può favorire l'addormentamento e migliorare la qualità del sonno.
Aumento della concentrazione: L'eco può aiutare a creare uno stato di focus e concentrazione, ideale per lo studio o il lavoro.
Dove Trovare Video ASMR con Effetto Eco
Infine, per trovare video ASMR con effetto eco, puoi cercare su YouTube utilizzando termini come "ASMR echo", "ASMR cave", "ASMR tunnel" o "ASMR reverb". Molti ASMRtist utilizzano l'eco nei loro video per creare esperienze uniche e coinvolgenti.
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