#moda anni sessanta
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Style Elle Nos Années 60
François Baudot - Jean Demachy
Filipacchi, Paris 2002, 182 pages, 18x23cm, ISBN 9782850187476
euro 40,00
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La mode des années 60 autorise toutes les folies, encourage toutes, les audaces. De jeunes couturiers s'en donnent à cœur joie : Paco Rabanne s'attaque au métal pour Françoise Hardy, Pierre Cardin se joue des formes et des couleurs, Yves Saint Laurent ouvre sa propre maison de couture... Et les robes de Courrèges virevoltent dans les surprises-parties au rythme de Bob Dylan ou de Johnny, l'idole des jeunes. La mode aussi a ses idoles : les top-models font leur apparition. La fine silhouette de Twiggy et les grands yeux clairs de la " Shrimp " s'affichent un peu partout sur papier glacé. La popularité des stars hollywoodiennes ou de " Salut les Copains " se mesure dans la rue où l'on adopte le chignon impeccable d'Audrey Hepburn et les couettes ébouriffées de Sheila. Quarante ans plus tard, nous continuons d'être fascinés par cette décennie enchantée. Mieux qu'aucun miroir, ELLE a su en saisir tout l'éclat et les nuances. Et c'est à travers son prisme que nous pouvons la redécouvrir aujourd'hui.
16/04/24
#Stile Elle#LDO#Années 60#sixties fashion#Paco Rabanne#Pierre Cardin#YSL#Courrèges#Twiggy#Audrey Hepburn#Sheila#Romy Schneider#Alain Delon#moda anni sessanta#fashion books#fashionbooksmilano
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Addio a Rosita Missoni: Una pioniera del Made in Italy ci lascia a 93 anni
Pier Carlo Lava, Google news, Alessandria today, italianewsmedia.com, Rosita Missoni, Ottavio Missoni, Missoni, Made in Italy, moda italiana, lutto nel mondo della moda, icona della moda, maglieria italiana, design tessile, marchio Missoni, eredità di Ros
Fondatrice del celebre marchio Missoni, Rosita ha segnato la storia della moda italiana con creatività e stile La scomparsa di Rosita Missoni. Il mondo della moda italiana e internazionale è in lutto per la scomparsa di Rosita Missoni, venuta a mancare all’età di 93 anni. Insieme al marito Ottavio Missoni, aveva fondato negli anni Cinquanta l’azienda di maglieria che sarebbe diventata un…
#Alessandria today#Angela Missoni#capi iconici#Colori Vivaci#Creatività#creatività tessile#Design italiano#design tessile#designer italiani#Eleganza Italiana#eredità di Rosita Missoni#famiglia Missoni#Google News#icona della moda#Icona femminile#industria della moda#innovazione tessile#italianewsmedia.com#Lusso italiano#lutto nel mondo della moda#Made in Italy#maglieria italiana#marchi di lusso#marchio Missoni#Missoni#moda anni Sessanta#moda di lusso#moda globale.#moda internazionale#Moda Italiana
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“In un commento su Instagram mi chiedevano di non vestirmi con abiti tropo attillati. Avevo infatti condiviso un video selfie in cui rispondevo a un tipo che mi aveva scritto "Dio Loredana non cominciare anche tu a uscire con le mutande, adesso. Questo commento da parte di un utente anonimo, che si firma con un punto interrogativo mi ha davvero infastidito, perché sono conosciuta anche per il mio atteggiamento da sempre trasgressivo, fiero della propria libertà. In una storia ho dunque risposto a muso duro alla richiesta, ribadendo di voler fare quello che voglio, senza che nessuno possa decidere per me. Quindi, caro punto interrogativo, visto che manco ti firmi, io in minigonna ci sono nata. Ricordi gli anni 60? Forse non c'eri, io sì. Comunque mi vesto come caz*o mi pare. A qualunque età, ragazze, donne vestitevi come volete, come vi sentite meglio con voi stesse e con gli altri. Io sono per la libertà totale, quindi sono libera di vestirmi e di fare quello che cavolo voglio.
Suggerisco a chi mi sta leggendo di prendersi la libertà di fare quello che si vuole, anche di poter uscire con la minigonna nonostante l'età. Ricordatevelo bene anche voi, fate come me: a sessanta anni, ma anche a settanta avete delle belle gambe? Mettete la minigonna più corta che avete, come me, ciao smack. E aggiungo, anche se non avete delle belle gambe mettete pure la minigonna, chi se ne frega. E a te, incognito, questo:🖕🏻. Ciao".
Loredana Bertè
(pienamente d'accordo con te, carissima Loredana)
(sei stata per me una grandissima amica e lo sei ancora , anche se mi facevi disperare con le creazioni di moda)
Un'abbraccio forte♥️
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Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita». Sottoscriviamo in pieno.
È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
#emile zola#herzen alexandr ivanovic#fred vargas#guido gozzano#truman capote#gian andrea cerone#guido morselli#joseph roth#antonio gramsci#alberto moravia#philip seymour hoffman
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Epoca Fiorucci
a cura di Gillo Dorfles
Cecilia Alemani, Elisabetta Barisoni, Gabriella Belli, Gisella Borioli, Andrea Branzi, Maria Canella, Aldo Colonetti, Carlo D'Amario, Michele De Lucchi, Gillo Dorfles, Giusi Ferr��, Floria Fiorucci, RoseLee Fiorucci, Italo Lupi, Giannino Malossi, Franco Marabelli, MAripol , Alessandro Mendini, Cristina Rossi, Oliviero Toscani, Ugo Volli
Editore Consorzio Museum Musei MUVE, Venezia 2018, 400 pagine, brossura, 22x28cm., ISBN 9788832026009
euro 45,00
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A Ca’ Pesaro, MUVE Venezia 2018/2019, un altro intrigante dialogo tra moda e cultura, questa volta grazie alla pirotecnica creatività di Elio Fiorucci, il celebre stilista milanese scomparso nel 2015, da molti definito il “paladino della moda democratica”. Fiorucci fu una personalità unica in questo campo, capace di rivoluzionare la moda e il mercato - quando alla fine degli anni sessanta portò a Milano lo spirito libero e trasgressivo della Swinging London - e di formare il gusto di almeno due generazioni di giovani.
Le sue idee innovative, le proposte sempre all’avanguardia rispetto agli input del pronto-moda, l’apertura ad altri mondi e culture, da cui traeva ispirazione, lo rendevano un fuoriclasse. Poi c’era la passione per l’arte e l’architettura contemporanea, che portò Fiorucci a circondarsi di architetti come Sottsass, Mendini, Branzi, De Lucchi - grandi innovatori al pari suo - o di artisti del calibro di Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, ai quali non chiedeva “opere” ma contributi creativi per realizzare luoghi, narrazioni, eventi dove protagonisti erano la persona e i suoi desideri. Fiorucci è stato così il primo “stilista” a livello internazionale ad affidare ai più grandi architetti, grafici e designer la rappresentazione e la comunicazione dei suoi capi e accessori d’abbigliamento, intesi come estensione delle persone e della loro identità.
Il suo primo negozio in Galleria Passerella a Milano, disegnato da Amalia Del Ponte, è del 1967, e nel ’76 lo store coloratissimo sulla 59th Avenue di New York diventa un punto d’incontro di tanti giovani. Qui arrivano anche Andy Warhol, Truman Capote e una giovanissima Madonna che tiene il suo primo concerto nell’83 allo Studio 54 proprio per i quindici anni di attività di Fiorucci. L’anno seguente sarà Keith Haring, con i suoi graffiti, a firmare il restyling dello store milanese.
In catalogo testimonianze dirette di coloro che hanno collaborato con Elio Fiorucci e un intenso dialogo tra Gillo Dorfles e Aldo Colonetti.
01/02/25
#Fiorucci#exhibition catalogue#Ca'Pesaro Venezia 2018#Andy Warhol#Keith Haring#Gillo Dorfles#fashion books#fashionbooksmilano
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Ci sono donne che sposano un rocker, e poi c'è una donna che ne ha sposato due.
Pattie Boyd era una bionda, ragazza dagli occhi da cerbiatta del sud-ovest dell'Inghilterra. Dopo aver trovato il successo nella moda, fu scritturata nel famoso film dei Beatles del 1964 ''A Hard Day's Night ''. Recitò la parte di una scolaretta la cui unica battuta era "Prisoners". Per quanto piccolo potesse essere stato quel ruolo, fu abbastanza per far sì che George Harrison la notasse.
Alla pausa pranzo, lui le chiese di uscire con lui, o più specificamente, gli chiese: "Mi vuoi sposare?" Boyd aveva un ragazzo al momento, e rifiutò.
"Ma sei scema? Lascia subito quel ragazzo'' gli disse un amica, così Boyd lo scaricò.
Pattie e George diventarono una coppia iconica. Lui era il timido Beatle, lei la modella di Vogue . Quando alla fine si sposarono nel 1966, Boyd disse: "Ero così felice che pensavo di poter scoppiare".
Il loro matrimonio fu segnato da diverse pietre miliari. La più famosa fu "Something", la canzone dei Beatles scritta per Boyd da Harrison. Fu lei a introdurre Harrison alla meditazione, gestendo il viaggio altamente pubblicizzato dei Beatles in India nel 1968.
Nonostante l'eccitazione, Boyd affermò che dopo il ritorno dall'India la spiritualità di Harrison lo rese sempre più isolato. Trascorreva ore da solo a cantare e meditare.
Nel frattempo, Harrison era diventato un buon amico di Clapton, che spesso frequentava la loro casa. Boyd capì presto che Clapton era interessata a lei.
Cominciò così l'ultimo triangolo amoroso rock and roll. Mentre Boyd si sentiva trascurata da Harrison, Clapton la riempì di attenzioni e complimenti. Non era solo un flirt leggero. Clapton si era infatuato di lei.
Come racconta Boyd, Clapton la invitò nell'appartamento di Londra che condivideva con i suoi Derek and the Dominos. Voleva farle sentire una canzone su cui stava lavorando. "Era una canzone incredibile", disse. Riguardava un uomo completamente affascinato da una donna, che la supplicava di essere sua. Si chiamava "Layla"
Ci fu una festa quella stessa sera. Boyd, Harrison e Clapton erano presenti. Ad un certo punto, Clapton andò con nonchalance al suo amico e disse: "Devo dirti una cosa. Sono innamorato di tua moglie. "
Harrison diventò furioso, disse a Pattie di andarsene con lui. Invece no, lei rimase con Harrison per altri tre anni. Ciò che alla fine convinse Boyd a lasciarlo fu la scoperta della relazione che Harrison stava avendo con Maureen Starr, la moglie di Ringo Starr.
Boyd e Clapton andarono a vivere insieme e si sposarono il 27 marzo del 1979.
Il che negli anni ruggenti degli anni sessanta, potrebbe essere anche considerato un lieto fine. Se non fosse per il fatto che il loro rapporto fu anche pieno di infedeltà e disordini: presunti amanti da entrambe le parti, le tendenze sempre più alcoliche di Clapton e infine un bambino avuto da Lory Del Santo, provocò una separazione nel 1987 e un divorzio nel 1989.
Per quanto drammatica fosse la situazione, l'amicizia di Clapton con Harrison sopravvisse. Harrison disse una volta: "Preferisco che lei stia con Eric piuttosto che in compagnia di qualche droga"
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Patrick Proctor, in cerca del mondo
Patrick Proctor, che era nato a Dublino il 12 marzo 1936, fu uno dei protagonisti della scena creativa londinese degli anni Sessanta quando, dopo aver lasciato la Slade School of Fine Art nel 1962, divenne famoso grazie a una fortunata mostra alla Redfern Gallery di Londra nel 1963. Da allora Proctor fu capace di tessere un’eterogenea cerchia sociale attorno a lui, con personalità che in seguito divennero soggetti nelle sue opere, come il pittore David Hockney, il regista Derek Jarman, il curatore Bryan Robertson e lo stilista Ossie Clark, e fu una figura di riferimento nel restituire con una propria temperatura i mondi edonistici dell'arte, della musica e della moda, inizialmente lavorando sia con l'olio che con l'inchiostro ma soprattutto nella tecnica dell'acquerello, che adottò durante una vacanza in Europa nell'estate del 1967. Spesso frainteso dai critici che ne individuano un percorso indipendente, anche se molto connesso a quello di Hockney, il pittore vene inserito in categorie che non lo soddisfacevano, ad esempio sul Financial Times fu chiamato Parmigianino della Pop Art, una definizione che lui stesso rigettò. Affascinato dalla luce, Proctor usò l'acquerello per conferire alle sue opere l'impressione di una retroilluminazione, dipingendo in negativo, con una rapidità d’esecuzione in acquerello che lo liberava dai tempi e dalle attese dell’olio su tela, consentendogli quell’approccio sensibile e personale alla pittura, ancora oggi così riconoscibile. Gervase I (1968) fu il primo di una lunga serie di ritratti dedicati da Proctor al giovane Gervase Griffith, un modello di origine sudafricana, che divenne il suo amante e modello per un paio d'anni. Mentre Gervase tentava di sfondare come rocker e produttore, l’artista gli dedicò a una serie di grandi ritratti ad acrilico e ne fece una personale a New York nel 1968, che però fu un solenne fiasco. Proctor non ebbe mai la fama del suo amico Hockney e una lunga serie di relazioni e drammi lo portò a cadere nel vizio dell’alcol e nel 1999 un incendio nella sua casa ridusse in cenere molte sue opere, lasciandolo pieno di debiti e con la salute in declino. Dopo la sua morte, avvenuta a Londra il 29 agosto 2003 all'età di 67 anni, l’arte di Proctor ha riguadagnato una certa attenzione ed è stata al centro di varie retrospettive come quella alla Huddersfield Art Gallery, Sheffield, nel 2012. Oggi le sue opere sono visibili alla Tate Gallery, al MoMA, alla National Portrait Gallery, alla Royal Academy, al MET e in altre fondamentali istituzioni. Read the full article
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Marianne Faithfull
Marianne Faithfull, icona degli anni Sessanta, è stata un’apprezzata musicista e una celebrata attrice cinematografica.
Libera e dissacrante, la sua vita sembra la trama di un romanzo. Tra picchi di gloria e abissi oscuri è stata la dimostrazione di quanto sia possibile trionfare, fallire e poi rialzarsi di nuovo. Trovando la propria dimensione e la salvezza nella musica e nella poesia.
È nata a Londra il 29 dicembre 1946, discendente diretta del Conte Leopold von Sacher-Masoch, da parte di madre, la baronessa Eva Erisso, ballerina e attrice, suo padre era invece una spia britannica della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo aver frequentato prestigiose scuole cattoliche, già nel 1964 cantava pezzi folk nei locali di Londra, dove ha incontrato due delle persone più importanti della sua vita, Andrew Loog Oldham, produttore e impresario dei Rolling Stones che, fiutandone il talento, la prese sotto la sua ala protettrice e Mick Jagger, il frontman della leggendaria band, con cui ha scritto e cantato pezzi famosissimi come As tears go by e Come and stay with me.
Nel 1965 ha sposato John Dunbar con cui ha avuto il figlio, Nicholas e da cui è scappata dopo meno di un anno a causa della sua dipendenza da eroina e della sua relazione con Mick Jagger.
Sono stati anni di retate della polizia, sinergie musicali, eccessi e successi. Finita la relazione con la rock star è iniziato un periodo estremamente buio, ha perso la custodia del figlio e tentato il suicidio mentre era abusava di droghe, alcol, soffriva di anoressia e di una laringite che ha compromesso per sempre la sua voce, è stata arrestata più volte, per un periodo si è ridotta a vivere per strada.
Nel 1979 ha visto la luce uno dei suoi successi più apprezzati da pubblico e critica, Broken English, un disco raffinato in cui si mescolano atmosfere dark e psichedeliche.
Negli Anni 80 si è trasferita a New York, ha iniziato a curarsi e iniziato una relazione con Howard Tose, affetto da disturbi mentali, morto suicida nel 1987. A lui ha dedicato l’album Strage Weather. La sua voce, fattasi più graffiante, roca e profonda, conquistava pubblico e critica.
Il 21 luglio 1990 ha partecipato al grande concerto The Wall-Live in Berlin di Roger Waters.
Nel 1997 ha collaborato con i Metallica come voce ospite nella canzone The Memory Remains.
Negli anni 2000 ha prodotto diversi album e creato sodalizi con numerosi grandi artisti.
Marianne Faithfull, oltre a essere una raffinata musicista, è stata anche una talentuosa attrice, ha debuttato nel 1966 con un piccolo ruolo in Una storia americana di Jean-Luc Godard, tra le sue interpretazioni più memorabili ci sono quelle di Ofelia in Hamlet del 1969 e di Lilith nel corto Lucifer Rising del 1972. E ancora è stata Maria Teresa d’Austria nella Marie Antoinette di Sofia Coppola, ha recitato la parte di Dio nel telefilm Absolutely Fabulous (1996-2001), ma è stato il ruolo di Irina Palm, nell’omonimo film del 2007 che l’ha portata all’olimpo delle grandi star facendole guadagnare la nomination come migliore attrice agli European Film Awards.
In occasione del Women’s World Award del 2009 a Vienna, le è stato conferito il World Lifetime Achievement Award.
Dopo aver superato un tumore al seno nel 2006, si è anche ammalata gravemente di Covid-19. Ma ha continuato imperterrita la sua battaglia per la vita.
È stata una donna che ha avuto picchi di gloria e craniate sull’asfalto, ha conosciuto le tenebre, è stata perseguitata dalla stampa durante la sua relazione con Mick Jagger, ha fronteggiato la disperazione, la dipendenza, tuguri e povertà e insieme l’adorazione del pubblico. Ha sperimentato ogni sorta di emozione e cambiamento. Con il suo stile e la sua grande bellezza ha dettato moda negli anni Sessanta. Ha recitato a teatro e al cinema, si è reinventata come cantante jazz e dream pop ribellandosi a un’industria discografica dominata dagli uomini, prodotto 26 album e avuto numerosi ruoli cinematografici. Nel 1994 è uscita la sua biografia Faithfull.
La regina della Swinging London dalle tante esistenze, si è spenta il 30 gennaio 2025 a Londra, all’età di 78 anni.
Verità e bellezza sono due cose difficili da raggiungere, ma si può fare. Vale comunque la pena tentare.
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ELIO FIORUCCI
Lo stilista, designer e imprenditore Elio Fiorucci a partire dagli anni Sessanta ha rivoluzionato il costume, la moda e la scena dell’arte contemporanea in Italia
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La Polo: Un Pilastro dell’Abbigliamento Sportivo e del Casual Elegante
Le Origini della Maglia Polo
Le radici della maglia polo affondano nella cultura sportiva dell’India coloniale, dove gli ufficiali inglesi scoprirono e adottarono il gioco del polo. Questo sport, già praticato in Persia, Tibet e Cina, fu introdotto in India dai conquistatori musulmani nel XIII secolo. Gli ufficiali britannici, affascinati da questa attività, iniziarono a praticarla con passione, fondando nel 1859 il primo Polo Club, seguito da quello di Calcutta nei primi anni Sessanta dell’Ottocento. Durante le partite, indossavano maglie leggere, perfette per le esigenze del gioco e ideali per le condizioni climatiche indiane.
Il diffondersi delle attività sportive tra nobiltà e borghesia europea alla fine del XIX secolo stimolò la creazione di capi di abbigliamento sportivo adeguati. La maglia polo si inserì perfettamente in questo contesto, diventando un capo essenziale non solo per il polo, ma anche per altre discipline che richiedevano un abbigliamento pratico e comodo. La sua leggerezza e la capacità di assorbire il sudore la resero particolarmente adatta a sport come il tennis e il golf.
L’Introduzione della Polo nel Tennis
Il tennis, uno sport che all’inizio del XX secolo veniva giocato con abiti molto formali, subì una rivoluzione stilistica grazie al tennista francese René Lacoste. Nel 1926, Lacoste disegnò una nuova maglietta, chiamata “jersey petit piqué”, ispirata proprio alla maglia utilizzata dai giocatori di polo. Questo capo, con il suo colletto e i suoi bottoni, era un’innovazione rispetto agli abiti ingombranti e scomodi indossati fino ad allora sui campi da tennis.
Lacoste introdusse una maglia che non solo migliorava la libertà di movimento, ma che si affermò rapidamente come standard per l’abbigliamento sportivo. L’idea di Lacoste di applicare un piccolo coccodrillo sulla maglietta – un simbolo che oggi è sinonimo di eleganza sportiva – rese la polo ancora più riconoscibile e desiderabile. Con la fondazione dell’azienda Chemise Lacoste nel 1933, la maglia polo divenne un fenomeno globale, conquistando sia il mondo dello sport che quello della moda.
L’Evoluzione della Polo: Dallo Sport all’Uso Informale
Il termine “polo” originariamente significava “palla” (dal tibetano “pula”), ma presto venne associato all’indumento indossato dai giocatori di questo sport. A fine Ottocento, i giocatori di polo cominciarono a preferire maglie con colletto e bottoni, per evitare che i colletti si sollevassero durante il gioco. Questa innovazione stilistica fu notata da John Brooks, che la introdusse nella produzione delle camicie “button-down”, ancora oggi un classico nell’abbigliamento sportivo e casual.
Negli anni Cinquanta, il termine polo si estese a tutte le magliette utilizzate nel tennis, consolidandosi come un capo di riferimento. Nel 1972, Ralph Lauren lanciò la sua linea di moda chiamata “Polo”, consacrando definitivamente la maglia polo come un’icona di stile, sia sui campi da gioco che nelle occasioni informali.
L’azienda argentina La Martina, fondata nel 1985, ha contribuito ulteriormente alla diffusione della maglia polo, producendo non solo selle e stivali, ma anche magliette per le squadre di polo. Le maglie Replica, fedeli riproduzioni delle maglie indossate dai giocatori, sono oggi molto popolari per il loro design accattivante e i dettagli curati, inclusi loghi e numeri ricamati.
La Polo Oggi: Un Capo Versatile e di Tendenza
Oggi, la maglia polo è un elemento chiave dell’abbigliamento sportivo e casual in tutto il mondo. Grazie alla sua capacità di combinare stile e praticità, la polo è ampiamente utilizzata in contesti dove non è richiesto un abbigliamento formale, ma dove un look completamente casual potrebbe risultare inappropriato. La versatilità della polo, disponibile in versioni a manica corta o lunga, la rende una scelta ideale per chi cerca un compromesso tra eleganza e comfort.
La polo continua a essere un capo fondamentale nell’abbigliamento sportivo, apprezzata non solo per la sua storia e tradizione, ma anche per la sua capacità di adattarsi alle esigenze moderne. Che sia indossata sul campo da golf, durante una partita di tennis, o semplicemente per un’uscita informale, la maglia polo rimane una scelta di stile senza tempo, capace di attraversare decenni senza mai passare di moda.
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Matthias Schonweger Saldi a cura di Valerio Dehò
Vanno fatte alcune considerazioni attorno al kitsch, terribile e affascinante categoria artistica emersa e teorizzata negli anni Sessanta. Intanto è cambiata la sensibilità che lo accolse ed è cambiato anche il gusto: nella moda, per esempio, convivono il minimalismo di Prada con gli eccessi di Westwood o Cavalli. Anche il pubblico è diverso e si è fatta l'abitudine ad accostamenti un tempo giudicati stravaganti . Si può dire che il kitsch abbia vinto? Forse sì, ma soprattutto questa categoria che opponeva la cultura alta a quella bassa, una cultura che fungeva da modello e l'altra che la imitava maldestramente, ormai si è dissolta nell'evoluzione della società e dell'arte. E' accaduto che è scomparso il problema, che gli effetti di un'antica opposizione sono diventati nulli. Il kitsch mostra anche i segni di una riappropriazione da parte degli artisti delle linee basse della comunicazione perchè altrimenti non si capirebbe la lezione delle avanguardie storiche senza il tentativo di far scendere la soglia linguistica del codice artistico fino ai sensi del popolo. E' come portare il ludico nell'arte, come ha sempre fatto Matthias Schonweger, e naturalmente questo comporta l'uso dell'ironia e non quella dell'accettazione di modelli decisamente stuporosi e baloccheschi: l'arte è critica della società e dei modelli di rappresentazione. Un Duomo di Milano di zucchero o il Bacio di Rodin rifatto in fotografia a colori da due aitanti francesi d'aujourd'hui, li puoi far entrare nel mondo dell'arte attraverso la porta del gioco. Del resto cosa fece il sommo Duchamp con i celebri baffi alla Gioconda e cosa fece con le sue inquietanti bambole Bellmer? Le avanguardie, non ultima la grande apoteosi Fluxus che scaturì 40 anni fa, hanno saccheggiato l'universo ridondante del kitsch: basti pensare a quell'eccessivo di Ben Vautier e ai suoi carretti siciliani ricolmi di cianfrusaglie raccattate nei mercati di pulci delle periferie o direttamente dai cassonetti della spazzatura. Il kitsch in fondo contiene non solo la solenne lezione delle avanguardie dal Dada ai fluxisti, ma anche l'approccio popolare di chi vuole dall'arte il piacere del caos, dello sberleffo, dell'inesauribile riserva di possibili meraviglie che hanno origine dall'assemblaggio degli oggetti comuni. Questo Schonweger lo sa bene e la galleria-museo che ha creato a Merano nel Passaggio Steinach è una sintesi di come il kitsch si è evoluto ed è diventato parte integrante della nostra cultura. Inoltre conosce bene i suoi meccanismi perchè da 20 anni riesce a tessere sottili trame tra culture differenti, tra generi distinti, tra mondi incomunicabili. E lo fa senza lasciarsi andare a facili provocazioni, ma anzi restando al di sotto della soglia consentita per scandalizzare il pubblico, per èpater les bourgeois. Accade così che i giocattoli si mescolino con i santini, ma in questo modo scopriamo che questi sono veramente simili tra di loro, che l' origine della loro diffusione consiste nel fatto che sono realmente parenti. L'arte è scoperta, rivelazione di rapporti che non erano ancora stati pensati e dichiarati, ma che tuttavia esistevano.
Questa un'altra caratteristica del nuovo kitsch. Perduto il carattere frammentario ormai abbiamo di fronte delle poetiche rigorose anche se non rigide, Weltanschauung di singoli artisti, ma che sono comunque inscrivibili in una filosofia dell'arte (e della vita) che ci appartiene sempre di più. La mediazione tra culture può certamente portare al kitsch perchè gli accostamenti perdono di significati ulteriori e le stesse origini si mescolano. E' come trovarsi di fronte a delle nuove razze, a degli ibridi o a delle creature partorite dalla fantasia di genetisti ebbri. Non bisogna mai smettere di dubitare, ma certe volte da artisti come Schonweger impariamo delle associazioni che erano nascoste: questa è la sua vittoria sia quando assembla gli oggetti che quando crea nuovi giochi linguistici. Valerio Dehò, gennaio 2003
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Elio Fiorucci
a cura di Judith Clark
Testi di Stefano Boeri, Monica Bolzoni, Fabio Cherstich, Augusta fiorucci, Ersilia Fiorucci, Floria Fiorucci, Maria Luisa Frisa, Gianmarco Gronchi, Barbara Hulanicki, Franco Marabelli, Giannino Malossi, Lucia Moschella, Marilia Pederbelli, Cristina Rossi, Marco Sanmichele, Ruben Toledo, Isabella Tonchi, Maurizio Turchet
Fashion archive AD visitor : Luca Stoppini
Triennale, Electa Milano 2024, 304 pagine,20x30cm, ISBN 978882826175
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
mostra Triennale Milano 6 novembre 2024 , 16 marzo 2025
Il volume, pubblicato in occasione dell’omonima mostra in Triennale , traccia le vicende umane, imprenditoriali e culturali di Elio Fiorucci attraverso saggi critici, testimonianze, interviste e un ricco apparato iconografico che presenta, oltre ad abiti e accessori, bozzetti, illustrazioni, grafica, documenti inediti e progetti di allestimento dei numerosi autori e creativi che hanno collaborato con lui.
Elio Fiorucci(Milano, 1935-2015) è stato l’origine, e uno dei principali magneti, della costellazione di idee radicali, irriverenti e rivoluzionarie che, a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, hanno influenzato temi e linguaggi di generazioni di giovani di tutto il mondo. I suoi concept store, oltre a proporre per la prima volta al pubblico un mix eclettico di abbigliamento, dischi, libri, riviste e oggetti esotici, sono stati il punto di riferimento per happening e performance: palcoscenici capaci di attrarre intellettuali, performer, musicisti e artisti. Una visione articolata e complessa della moda intesa come manifestazione di processi connessi a trasformazioni sociali, politiche e culturali.
18/12/24
#Elio Fiorucci#Fiorucci#exhibition catalogue#Triennale Milano 2024#fashion books#fashionbooksmilano#Keith Haring
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'Il talento, lo stilista', mostra celebra Walter Albini
La formazione come illustratore, le collaborazioni come stilista freelance e poi tutto il percorso creativo che lo ha reso uno dei protagonisti della moda italiana, dagli anni Sessanta agli Ottanta. A poco più di quarant’anni dalla sua prematura scomparsa, a Prato si rende omaggio allo stilista Walter Albini con una mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini, in programma dal…
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Sabato 13 gennaio alle ore 12.00 sarà inaugurata a Roma, nella sala polifunzionale del Museo di Arte Contemporanea Crocetti, in Via Cassia 492, dedicato alle opere dello scultore italiano Venanzo Crocetti, famoso anche per la realizzazione della Porta dei Sacramenti nella Basilica di San Pietro, l’esposizione di alcune opere pittoriche su carta e tela, ispirate al mondo della moda e al costume, realizzate dagli artisti Emanuela Di Filippo e Irakli Mekvabishvili diplomati presso l’Accademia di Belle Arti di Roma da oltre tre lustri, raccolte sotto il titolo “Moda & Costume nelle Arti Visive”. L’esposizione è stata idealmente programmata per essere allestita all’interno di un “Fashion pop up store”, per raccontare il rapporto e l’unione tra il mondo dell’arte e quella del fashion. che, come documenta la storia della Moda, si sviluppa già durante il Modernismo dall’Art Nouveau, nelle Avanguardie agli anni Quaranta, Cinquanta fino a raggiungere la massima espansione negli anni Sessanta in poi.. Emanuela Di Filippo espone una selezione delle sue opere (oltre 200 illustrazioni) eseguite tra il 2014 e il 2023 durante la sua residenza tra Londra, Bristol e Roma: disegni di figure acefale dagli esili tratti e colli slanciati, ispirate alla storia della moda a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ed in particolare per l’iconico Brand Britannico Biba. Le opere, di varie dimensioni, sono realizzate su carta e tela, in tecnica mista, con campiture vivaci dai colori caldi e freddi, con il fondo rappresentato da una superficie colorata. Attualmente la sua indagine continua a guardare la storia della moda in relazione all'arte, interpretando e schizzando su carta abiti, accessori di Brand Italiani e internazionali inseriti nella piramide della moda. La mostra sarà anche occasione per una breve presentazione di una vasta gamma di corsi di “Fashion Culture”, di “The language of Fashion” e di “The language of Italian Art” che Emanuela offre individualmente durante tutto l'anno. L’artista Georgiano, Irakli Mekvabishvili, in arte Mekira, si ispira ad immagini scenografiche senza tempo, poetiche, classiche e vernacolari, elementi, questi, visivamente incapsulati nella sua serie di lavori nati dieci anni fa che si evolvono fino ad oggi. Un termine appropriato per queste opere sarebbe “Collage Paintings” poiché il collage è una parte importante nel processo della creazione dell’artista. Il progetto nasce dall'idea di ricreare ambienti, scene e personaggi immaginari, enigmatici e surreali. Queste opere attestano la continua ispirazione dell'artista dai testi, il fascino per il teatro, il cinema, la fotografia e Moda. La mostra, patrocinata dall'Ambasciata di Georgia presso la Santa Sede, resta aperta fino al 18 gennaio negli orari di apertura del Museo: dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 e il sabato dalle 11.00 alle 19.00.
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Lila De Nobili
a cura di Vittoria Crespi Morbio
Testo di Vittoria Crespi Morbio, Polline di luce. L’arte di Lila De Nobili
Testimonianze: Gianandrea Gavazzeni; Carlo Maria Giulini; Franco Mannino.
Apparati: nota biografica e cronologia delle opere a cura di Emilio Carcano e Vittoria Crespi Morbio; catalogo delle opere realizzate per il Teatro alla Scala.
Ed.Teatro alla Scala, Milano 2002, 139 pagine, 24x29cm
euro 40,00
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Mostra Palazzo Busca Milano 2 ottobre 2 dicembre 2002
Nasce il 3 settembre 1916 a Castagnola (Lugano)
da una famiglia di origine ungherese da parte di madre, sorella del pittore Marcel Vertès, e ligure da parte di padre, un uomo d’affari che tra le varie iniziative produceva sigari toscani, che esportava negli Stati Uniti.
Le sue residenze durante l’adolescenza sono i grandi alberghi delle capitali europee e di New York. A Roma, dove studia presso l’Accademia di Belle Arti, abita con la madre al Grand-Hotel. Ma
la sua dimora eletta sarà Parigi dove trascorre la maggior parte della sua vita, dalla fine degli anni Quaranta fino al giorno in cui si spegne, il 19 febbraio 2002.
A Parigi frequenta l’Académie Ranson e debutta negli anni Quaranta come disegnatrice di moda e decoratrice d’interni. Collabora per Vogue (disegna i figurini per le collezioni Molyneux) e progetta memorabili vetrine per Hermès.
Si dedica casualmente alla scenografia nel 1947, per compiacere un’amica attrice, Françoise Lugagne, il cui marito, il regista Raymond Rouleau, insisteva nel chiedere di dipingere una scena. Con la rappresentazione di La rue des anges (Angel Pavement) di Jolm Boynton Priestley al Théâtre de Paris, comincia a dedicarsi al teatro con assoluta dedizione fino agli anni Sessanta, quando sceglierà di concentrarsi esclusivamente sulla pittura.
27/08/24
#Lila De Nobili#mostra Milano 2002#Teatro alla Scala#costumi treatrali#theatrical costumes#rare books#fashionbooksmilano
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Derby Club Cabaret: la comicità anarchica e surreale di Milano
Dagli inizi degli anni Sessanta fino al 1985, anno in cui chiuderà definitivamente i battenti, il Derby Club Cabaret fu uno dei punti di incontro più alla moda di Milano. Derby Club Milano – Photo by A Milion Steps Velasca Per più di vent’anni, sul palcoscenico dei coniugi Bongiovanni, si esibirono varie generazioni di comici destinati a entrare nella storia dello spettacolo cittadino e…
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