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#mitologia indù
susieporta · 1 year
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“Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Non penso nulla. Ascolto lo scorrere del tempo. Questo è il tempo. Familiare e intimo. La sua rapina ci porta. Il precipitare di secondi, ore, anni ci lancia verso la vita, poi ci trascina verso il niente... Lo abitiamo come i pesci l’acqua. Il nostro essere è essere nel tempo. La sua nenia ci nutre, ci apre il mondo, ci turba, ci spaventa, ci culla. L’universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l’ordine del tempo. La mitologia indù rappresenta il fiume cosmico nell’immagine divina di Śiva che danza: la sua danza regge lo scorrere dell’universo, è il fluire del tempo. Cosa c’è di più universale e evidente di questo scorrere?”
Carlo Rovelli (1956), L'ordine del tempo, 2017
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ghumindiaghum · 1 month
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Gli splendidi dipinti murali e l'architettura storica di #Premmandir sono una visita obbligata per te se sei un vero devoto del "Dio dell'Amore" o un appassionato di mitologia come noi. Prem Mandir è un tempio indù a #Vrindavan, distretto di Mathura, Uttar Pradesh, India. Il tempio è stato fondato da Jagadguru Shri Kripalu Ji Maharaj. È gestito da Jagadguru Kripalu Parishat, un ente internazionale senza scopo di lucro, educativo, spirituale e di beneficenza.
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unapinetaamare718 · 1 year
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“Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Non penso nulla. Ascolto lo scorrere del tempo. Questo è il tempo. Familiare e intimo. La sua rapina ci porta. Il precipitare di secondi, ore, anni ci lancia verso la vita, poi ci trascina verso il niente... Lo abitiamo come i pesci l’acqua. Il nostro essere è essere nel tempo. La sua nenia ci nutre, ci apre il mondo, ci turba, ci spaventa, ci culla. L’universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l’ordine del tempo. La mitologia indù rappresenta il fiume cosmico nell’immagine divina di Śiva che danza: la sua danza regge lo scorrere dell’universo, è il fluire del tempo. Cosa c’è di più universale e evidente di questo scorrere?”
Carlo Rovelli (1956), L'ordine del tempo, 2017
Grazie alla mia compagna di corso Claudia per avermi tatuato questo regalo 🖤
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mezzopieno-news · 2 years
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LA CAVALLETTA CHE SFIDA VAN GOGH
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La Poekilocerus pictus è una cavalletta che vive nel subcontinente indiano, è conosciuta anche come la cavalletta dipinta, per i suoi sgargianti colori. Il suo aspetto si modifica nelle diverse fasi della crescita ed assume livree sempre più complesse che sembrano vere e proprie composizioni artistiche di un grande pittore. Questa cavalletta si nutre della pianta velenosa del Calotropis gigantea ed espelle un getto di liquido nocivo da un’apertura dorsale del suo corpo, che può raggiungere i 20 centimetri, un modo per difendersi dagli attacchi dei predatori. La sua bellezza è il segno della sua velenosità. È nota anche come cavalletta Aak o con il nome titighodo datogli dalle tribù indiane delle zone in cui vive che usano il suo veleno per le punte delle loro frecce e che la venerano in virtù del fatto che si ciba del fiore preferito di Shiva, una delle principali divinità della mitologia indù.
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Fonte: Species file
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scienza-magia · 6 months
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Il mistero delle divinità creatrici androgene
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In questo articolo prenderemo in considerazione il mistero delle divinità creatrici androgene. Molti studiosi sostengono che l’Homo Sapiens fu creato in modo soprannaturale molto tempo fa sul perduto continente di Atlantide. Accanto all’Homo Sapiens esisteva una popolazione di giganti e creature piccole . Si pensa che abbiano creato l’umanità degli dei creatori androgeni che vivevano molto a lungo . Tali divinità a volte venivano descritte con sei dita nelle mani e dei piedi. Si ritiene altresì che Atlantide sia stata distrutta da una grande inondazione circa 12.000 anni fa. Dopo tale apocalittico cataclisma si ritiene che gli dei sopravvissuti abbiano portato la civiltà in Egitto in America e in molti altri luoghi. Di conseguenza Atlantide deve essere considerata la potenza colonizzatrice e civilizzatrice del mondo antico ma di cosa si tratta quando si parla del mistero di dei creatori androgeni? Nella mitologia indù il seme della nostra razza umana attuale erano figli di Dio che durante il periodo di tempo associato con l’epoca atlantidea si erano evoluti diventando esseri semi-divini androgini auto imprigionati nei corpi che erano cambiati fisicamente diventando di apparenza umana. In questa forma cominciarono a prendere delle mogli che erano pienamente umane nell’aspetto e belle da guardare. Questa descrizione ricorda molto la storia biblica dei Nefeli che presero mogli umane. Church afferma che nei primi tempi dell’epoca atlantidea non era ancora avvenuta la separazione dei sessi. Pure essendo esteriormente di aspetto maschile gli androgini contenevano dentro di loro la natura sia maschile sia femminile in un'unica persona rivolgendosi alle forze creatrici essi potevano diventare dei canali per far nascere una progenie androgina permeata di un’anima doppia e un corpo con il doppio sesso. In tal modo il rapporto sessuale era superfluo come mezzo di generazione. Una vita senza sesso indica un’origine soprannaturale per l’umanità un’idea condivisa in tutto il mondo da molte culture antiche. Il tema della nascita miracolosa o l’idea che gli uomini siano fatti di argilla o generati su un tornio da vasaio è presente in tutte le religioni e mitologie del mondo. Gli esempi si trovano nella Genesi nelle mitologie di egizi greci sumeri inca cinesi e alcuni nativi americani. Molti creatori come il dio egizio Khnum sono rappresentati come androgini. Su un rilievo del tempio di Erna Khnum è raffigurato mentre crea degli esseri umani su un tornio da vasaio. Riteniamo opportuno mettere in evidenza che il tempio di Erna era consacrato a un dio creatore androgino anonimo. A sua volta Riffer espone le forti ragioni per cui le statue con due teste rappresentano divinità creatrici androgine. Per fare un esempio Ain Ghazal è un antico sito in Giordania risalente circa all’8250 a. C. dove alcune delle statue più antiche del mondo con due teste furono scoperte diversi decenni fa. Un'altra curiosità è che alcune statue trovate a Ain Ghazal hanno sei dita nelle mani e dei piedi. Besserat ipotizzò che le statue di Ain Ghazal rappresentassero delle divinità. Lo studioso spiegò il polidattilismo delle statue come un attributo divino. A sua volta Barnet spiegò il polidattilismo delle statue di Ain Ghazal come un segno di entità sovrannaturali come i Remphan biblici una razza di giganti secondo Piffer il prototipo dell’umano androgino contenente entrambi i sessi veniva definito attraverso la persona con due teste. Quello che davvero è sorprendente è che alcune delle statue più antiche mai scoperte rappresentano un culto riguardante divinità che erano androgine e possedevano sei dita delle mani e dei piedi. Bisogna ricordare che le statue di Ain Ghazal hanno 8000 anni più della Bibbia. Nel simposio di Platone Aristofane dimostra di essere a conoscenza dell’antico mito dell’androgino secondo cui la nostra natura originale non fu per niente la stessa di oggi. Infatti quando l’androgino fu diviso in due parti furono creati i sessi distinti maschile e femminile. Platone è conosciuto dalla sua descrizione dettagliata di Atlantide nei dialoghi del Timeo e Crizia ma è meno conosciuto il fatto che mostra di conoscere gli antichissimi esseri androgini. A sua volta Jon Richter nel suo libro intitolato” il Dio celeste Dyaus” sostiene che nel lontanissimo passato esisteva sul nostro pianeta una religione globale comune che adorava una divinità androgina. Richter sostiene altresì è difficile credere 20.000 anni fa la gente adorava già una singola divinità androgina. Ma nonostante il fatto che tale convinzione possa sembrare sorprendente le sculture paleolitiche sono a tale riguardo molto esplicite. Infatti sono state trovate molte sculture che presentano più teste e si dice che una di tali sculture più antiche fatta di avorio e mammuth ritrovata a Gargalion in Ucraina abbia 22 piramidi. Non esiste nessun dubbio che sono state trovate moltissime divinità androgine nelle culture di tutto il mondo. Non può essere certamente una semplice coincidenza che tutte queste culture estranee fra di esse alcune isole isolate e altre presentino le stesse tradizioni di antiche divinità androgine. Le stesse culture presentano le tradizioni di un continente perduto un diluvio universale giganti piccole creature a sei dita delle mani e dei piedi. Un altro aspetto affascinante di questo mistero è che molti di questi degli androgini sono rappresentati in tutto il mondo con delle strade “borse da uomo”. Hancock autore del libro “impronte degli dei” ci ha informato su una possibile trasmissione di tecnologia dai sopravvissuti di un antico cataclisma e ha messo in evidenza che questi portatori di arte e di scienze della civiltà spesso portano borse da uomo. Esistono molte teorie che cercano di spiegare cosa sono ma ciò che si sa è che le loro immagini si trovano in una vasta zona geografica associate con sopravvissuti androgini e soprannaturali al diluvio universale provenienti da un continente sommerso. Chi erano questi esseri e da dove erano venuti? Diamo una occhiata ad alcuni di questi esseri simili a Dio che comparvero dopo il Diluvio Universale Oannes è una divinità uomo-pesce androgina-babilonese che porta la borsa da uomo. Il Hilprecht sostiene che la natura androgina ha la capacità di generare da sé stessa e proprio ego è insita in ogni singolo dio dei numeri . Il Hilprecht sostiene che tutti gli dei sumeri sono androgini . Il leggendario Cuchullain un altro dio androgino è noto per le sue attività post-diluvio nel sud America spesso rappresentato come un gigante con la barba egli arrivò da un continente perduto nell’Atlantico e diffuse una saggezza avanzata e senza precedenti. Stranamente è chiamato “ la schiuma del mare” proprio come veniva chiamato il leggendario Cuchullain in Irlanda. Si diceva che Cuchulain avesse sette dita delle mani e dei piedi e fosse arrivato da una civiltà avanzata perduta in mezzo all’atlantico. Alcune civiltà e dei lavori in pietra straordinariamente complessi sorsero in seguito all’arrivo di questi esseri. In sud America Sumer e in Egitto dopo l’arrivo del Thot androgino apparvero dopo poco alcune delle civiltà più incredibili e sofisticate del mondo. Si dice nei circoli esoterici che il Thot androgino sia venuto da Atlantide. Un'altra caratteristica straordinariamente specifica legata con gli antichi esseri soprannaturali è costituita dalla presenza di sei dita delle mani e dei piedi. Si possono trovare in tutto il mondo numerose statue sculture petroglifi antichi con figure dotate di sei dita delle mani e dei piedi dagli Stati Uniti alle lontane isole isolate nel pacifico persino nelle Hawaii e sull’isola di pasqua persino Edgar Cayce riferisce di un essere con sei dita nelle mani di nome Muzuen che viaggiò verso il deserto del Kobi provenendo dal perduto continente di Lemuria. Secondo una credenza esoterica sei dita delle mani e dei piedi erano una caratteristica attribuita ad antichi esseri soprannaturali e androgini e alla loro discendenza. Cayce descrisse Muzuen alto un metro e 83 con occhi azzurri capelli color oro scuro e a sei dita. Da decenni molti ricercatori stanno indagando su questi misteri. Non esiste nessun dubbio che questa visione storica alternativa fornisce un senso a tutte le tradizioni strane e mitologiche del mondo. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che la scienza moderna ha eliminato migliaia di anni di racconti interessanti in forma di miti leggende documenti religiosi tradizioni orali e letteratura delle società segrete. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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iridediluce · 2 years
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Oltre Ishtar: la tradizione delle uova a Pasqua
Oltre Ishtar: la tradizione delle uova a Pasqua
Le uova occupano uno status speciale durante le osservanze pasquali. Sono simboli di rinascita e rinnovamento: la vita sgorga da questo oggetto altrimenti semplice e inanimato che non dà alcun indizio su ciò che contiene. A questo proposito è un simbolo utile per la risurrezione di Gesù Cristo, ma è un simbolo che ha mantenuto questo significato molto prima che il cristianesimo lo adottasse. La…
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rosewood71 · 2 years
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ANNO DELLA TIGRE - 2022
La Thailandia, ha il loro complesso sistema che si allinea con il calendario buddista lunisolare di 354 giorni, che ha date che indicano le fasi lunari e l'ora dell'anno solare. Ed Il 13 aprile segna l'inizio del capodanno thailandese.
Il festival celebra la fine della stagione secca per accogliere la pioggia necessaria per un raccolto di riso di successo.
La festa comunitaria si svolge per un periodo di tre giorni o più, ed è quando l'anno assume l'animale successivo nello zodiaco rotante di 12 animali.
L'etimologia di Songkran deriva dalla parola sanscrita 'sankranti', ovvero il passaggio del sole da una parte all'altra dello zodiaco, ed è simbolica di trasformazione e cambiamento.
La tradizione potrebbe aver avuto origine dalla festa del raccolto indù Makar Sankranti, che accoglie l'inizio della primavera con coloratissimi aquiloni svettanti.
l'usanza thailandese, serve solo una piccola ciotola di acqua profumata, questo e sufficiente per lavare via i problemi dell'anno precedente e ricominciare da capo.
Questa festa è anche il momento di, onorare i loro anziani, fare offerte di cibo ai monaci, accendere petardi per spaventare gli spiriti maligni e fare il bagno ritualmente alle immagini del Buddha domestico.
(The Tiger)
Avatar: Yakkhini (un demone femminile)
Elemento: legno
Habitat dello spirito custode: albero di neem
Caratteristiche: Marte è la bocca (loquace), Giove è il cuore (scarse capacità di apprendimento), il sole è il lombo (ama i piaceri sensuali), Mercurio e Venere sono le mani (abili e scaltre), Saturno e la luna sono i piedi (volontà viaggia molto e sii fortunato).
Le pagine sono riccamente illustrate con quattro immagini di ciascuno dei 12 animali dello zodiaco, combinate con avatar maschili e femminili alternati, l'aspetto materiale o incarnazione di una divinità sulla terra e una pianta simbolica in cui il khwan, anime multiple o vita forze, risiede.
Avatar: Yakkhini (un demone femminile)
Yakkha: Una classe di esseri non umani generalmente descritti come non umani. Sono menzionati con Deva, Rakkhasa, Dānava, Gandhabba, Kinnara e Mahoraga (Naga). A volte gli Yakkha sono stati degradati allo stato di orchi cannibali dagli occhi rossi.
Le femmine Yakkha (Yakkhinī) sono, in questi casi, più paurose e di mente più malvagia del maschio. Mangiano carne e sangue e divorano anche gli uomini.
Normalmente l'atteggiamento degli Yakkha verso l'uomo è di benevolenza. Sono interessati al benessere spirituale degli esseri umani con i quali entrano in contatto e assomigliano in qualche modo ai geni tutelari. Tuttavia, il re Yakkha, Vessavaṇa, è rappresentato mentre dice al Buddha che, per la maggior parte, gli Yakkha non credono né nel Buddha né nei suoi insegnamenti, che impongono ai suoi seguaci di astenersi da vari mali e sono quindi sgradevoli ad alcuni dei Yakkha. Tali Yakkha sono disposti a molestare i seguaci del Buddha nei loro ritrovi nei boschi.
Albero di neem - Albero del paradiso
Sarbaroganibarini ovvero che cura tutti i mali. Cosi viene descritto l'albero di Neem, dall'Ayurveda, la medicina tradizionale indiana risalente ad alcuni millenni fa.
(Storia) Neem è una parola Hindi che deriva dal Sanscrito Nimba. È solo una delle tante parole con cui viene indicato quest'albero. Ad esempio, nella tradizione araba veniva chiamato con il nome di Shajar-e-Mubarak cioè l'albero benedetto. Nella mitologia indiana esistono diverse versioni sull'origine sacra del neem; un antico testo appartenente ai Veda descrive come Garuda, un Dio-uccello, lasciò cadere dal cielo alcune gocce di ambrosia, elisir dell'immortalità, sull'albero di neem. Un'altra antica tradizione ritiene che sia stato Indra, Dio dei fulmini, della pioggia e delle tempeste, a bagnare la Terra con Amrita dando origine al neem. Altri miti mettono in relazione Dhanvantari, conosciuto come il Dio della medicina e l'albero di neem. Le prime testimonianze sull'utilizzo terapeutico del neem risalgono al 4500 a.C., in una grotta in Pakistan sono state rinvenute delle foglie di neem insieme ad altri manufatti appartenenti alla medicina ayurvedica. La farmacopea tradizionale indiana sin dalle sue origini inserisce il neem in numerose soluzioni, infatti era considerato come un rimedio universale. L'Ayurveda è l'antica medicina tradizionale e ad oggi è ben integrata nel sistema sanitario indiano e si trovano facilmente in commercio un consistente numero di preparati ayurvedici contenenti neem, come il jatyadi taila un olio contro l'ulcera, dhattur tailam un olio per dermatiti e dolori muscolari oppure il palit nasya un rimedio contro la calvizie....
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circecitazioni · 6 years
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Le Vergini Arcaiche
La Potnia e l’androgino
“Le stesse caratteristiche avevano nel mito greco, alcune leggendarie figlie o nipoti di Helios, l’androgino Dio Sole. Tra di esse la figura più celebre è forse quella della maga Circe. Narra l’Odissea che essa (Circe) risiedesse, assieme ad un corteo di Ninfe dei boschi e dei fiumi, nel verde lussureggiante di un’isola incontaminata di cui non si potevano dare precise coordinate geografiche, là dove “…l’Aurora nata di luce ha la casa e le danze, dov’è il levarsi del Sole”. In questo meraviglioso e misterioso luogo, “…tra i folti querceti e la macchia”, essa viveva circondata da lupi o leoni dall’apparenza affabile e per nulla pericolosa, i quali erano uomini da lei simbolicamente trasformati in animali selvatici e feroci, tuttavia docili ai suoi richiami.
Anche se gli incantesimi di questa maga assumono nell'Odissea una connotazione negativa, è evidente però che il grande potere di questa Dea, paragonabile ad Artemide e come lei raffigurata tra belve divenute dolci e innocue, potrebbe costituire un retaggio di concezioni arcaiche ed essere piuttosto qualcosa di luminoso ed armonico. La magia di Circe non è mera fattura o maligno sortilegio effettuati per scopi del tutto personali ed egoici, ma è di matrice divina ed ha un evidente carattere simbolico che si accorda con l'archetipo al quale tale figura può essere ricondotta, ovvero quello della Grande Dea dai molteplici nomi. Il suo potere era innanzitutto una capacità di emanare un'infinita dolcezza, una grande gioia, un seducente incanto che nulla hanno a che vedere col significato che oggi per lo più si attribuisce alla parola potere, termine che ha assunto connotazioni maschili legandosi ad un modo impositivo. Al contrario, la magia femminile aveva probabilmente un carattere di tenerezza, languore ed amabilità estrema che potrebbero essere simbolizzare dalla capacità di rendere docili gli animali più feroci. Si potrebbe pensare a una capacità di sintonizzarsi istintivamente e immediatamente con il mondo naturale, seguendone in modo spontaneo e con gioia le immutabili ed armoniche leggi. È ovvio che un siffatto potere non può né desidera, per sua intima natura, imporre con violenza o prevaricazione condizioni o regole. Esso potrebbe invece sedurre, incantare, ammaliare, addolcire, rendere beato chi lo riesca ad intendere, sentire ed amare. Ciò non lo rende meno efficace e più debole. Si potrebbe invece ritenere che esso sia, per chi potesse avvertirlo, forte come un vento turbinante, una cascata o un mare in tempesta. Come le acque di un fiume in piena, esso potrebbe travolgere coloro che fossero sensibili alla sua meraviglia, insinuarsi nei meandri più riposti dell'anima, sciogliere e commuovere fino a non lasciare più nulla di gretto, meschino, pesante, volgare o anche solo banale. Un'energia così potente da essere paragonabile a ciò che dà vita, movimento e bellezza all'universo intero, così come fra gli indù si raccontava avvenisse grazie al potere della Shakti.
[…] Helios è padre nella mitologia greca di numerose figlie i cui nomi riconducono alla luminosità, al dare luce. Per quanto riguarda Circe, essa potrebbe essere paragonata o addirittura sovrapposta alle figure di Pasifae, Arianna, Medea, tutte figlie o nipoti del Sole, maghe, profetesse, incantatrici e Signore della Natura Selvaggia in cui vivono, autonome e Regine, così come numerose figure femminili delle leggende gallesi e irlandesi o appartenenti alla saga arturiana, tutte vergini nel senso delineato da questo libro (ad esempio Morgana-Morrigana e da notare la somiglianza Ea-Avalon). Vergine non ha nulla a che vedere con la verginità fisica bensì piuttosto riguarda uno stato di natura potente e selvaggia, di energia travolgente ed ebbrezza. L'etimologia infatti rimanda a una condizioni e di prorompente vitalità naturale che caratterizzava un particolare modo d'essere femminile pieno di forza. Vergine era la donna libera, non sottomessa all'uomo, indipendente, autonoma. Uno stato di potenza e pienezza. Vergine è colei che rifiuta il matrimonio, poiché il più antico senso del vocabolo era "non sposata". La divinità femminile primordiale, Potnia, ovvero Regina, in quando Signora di tutto il mondo naturale, Signora della vita e della morte, della nascita e della distruzione di tutto ciò che esiste, è una Dea Vergine, libera e indomabile, originariamente androgina, ovvero portatrice della natura maschile e femminile tra loro armoniosamente congiunte e quindi completa, autosufficiente, autonoma generatrice di tutto l'esistente. Partendo, Vergine, era uno degli appellativi della Potnia mediterranea: non sposata, vale a dire colei che, per l'autonomia incoercibile della sua stessa natura primitivamente androgina, abborre il giogo maritale, pure vivendo in pienezza il proprio istinto di femmina.
[...] Si può ipotizzare che tali donne, con l'incantevole musica di flauti e con l'incalzare risonante dei tamburi e dei cimbali, si lanciassero in sfrenate ed armoniose danze, anche dal carattere erotico, immerse nell'incanto di splendidi e selvaggi luoghi naturali, sui pendii boscosi dei monti e delle colline, sulle rive dei fiumi o nei prati fioriti, arrivando a celebrare in segreto quei sacri riti che le rendevano entheos, ovvero "con la divinità dentro", cioè donne che avevano abbandonato la propria quotidiana individualità per conoscere uno stato di inesprimibile estatica beatitudine trascendente. Donne sacre in cui il dissolvimento dell'identità lasciava spazio a una grandiosa e con turbinante energia in grado di illanguidire, inebriare, riempire di gioia. Un'energia travolgente come un fiume in piena. Queste donne si trovavano talmente vicine alla Natura da divenire come le Ninfe espressioni della bellezza e della purezza della naturalità assoluta ed inviolata. Esse divenivano cioè delle ninfoleptos, ovvero delle rapite dalle ninfe. Il sapere che acquisivano era una conoscenza di gioia e beatitudine che poteva regalare una felicità perfetta ed eterna quale quella che porterebbe la consapevolezza di essere nella Grande Madre.”
Tratto dal libro di Leda Bearne', Le Vergini Arcaiche
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Top deve vedere laghi nel Rajasthan
Top deve vedere laghi nel Rajasthan :- Indubbiamente, sono i forti ei palazzi del Rajasthan ad attrarre il maggior numero di turisti in quanto riflettono il ricco patrimonio e il passato uniti all’influenza dello stile di vita moderno. Ma insieme a queste elaborate architetture del patrimonio, i laghi attirano anche l’attenzione dei turisti. Così belli sono i laghi che anche Udaipur, una destinazione famosa in Rajasthan, è chiamata “Città dei laghi” e “Venezia d’Oriente”. Il lago salato più grande del paese, il Sambhar Salt Lake, si trova in una posizione abbastanza vicina a Jaipur, la capitale del Rajasthan. Inoltre, questi laghi del Rajasthan segnano anche molti eventi mitologici. Secondo le leggende, il lago Pushkar del Rajasthan è apparso quando Brahma ha lasciato cadere un fiore di loto. Il posto è anche famoso per i pochi templi di Brahma del mondo. Bundi, Udaipur, Pushkar e Ajmer sono alcuni dei famosi luoghi del Rajasthan dove i laghi dominano ancora il paesaggio. Anche i sovrani hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della rete lacustre del Rajasthan.
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Ana Sagar Lake Ajmer : – Questo lago artificiale  fu costruito da Anaji Chauhan (nonno di Prithviraj Chauhan) durante il 1135-1150 d.C. Sulla sua riva c’è un bel parco, il Daulat Bagh, che contiene una serie di padiglioni di marmo eretti nel 1637 da Shah Jahan. Si può assistere allo splendido tramonto mentre si va in barca sul lago Ana Sagar. Tuffandosi su 13 km, lo stagno cattura la bellezza pittoresca di Ajmer. ma funge da fonte di sostentamento per tutta la popolazione locale di questa città. Proprio nel mezzo del lago è un’isola che può essere raggiunta da una barca a motore. Ci sono diverse attrazioni intorno al lago Ana Sagar che si aggiungono al suo fascino.
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Lago Pushkar :  – Il lago Pushkar è considerato il lago più sacro dell’India. Questo serbatoio d’acqua è racchiuso da 52 ghats (ghat personali per 52 Maharaja dell’India) e 500 templi. Secondo una mitologia indù, questo lago fu creato dai petali caduti del loto del Signore Brahma quando stava distruggendo il demone Vajra Nabha. Petali di loto furono colpiti in un punto particolare e l’acqua schizzò da lì dandole la forma di un pio. Il fascino del lago di Pushkar è anche menzionato in alcuni libri antichi come Abhigyan Sakuntalam, Mahabharat e Ramayana. Un tuffo in questa acqua santa può purificare uno da tutti i peccati, i problemi e le malattie. Sacro agli indù e ai sikh, questo lago ha la sua storia nella storia fin dal 14 ° secolo.
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Lago Pichola Udaipur : – Venire a Udaipur e perdere un giro in barca su questo lago è come commettere un crimine. Uno dei laghi più antichi e più grandi di Udaipur, il lago Pichola è famoso in tutto il mondo per la sua bellezza pittoresca e il paesaggio circostante. Rudyard Kipling menzionò questo lago nelle sue lettere di marca (1899), “Se il veneziano, possedeva il lago Pichola, avrebbe potuto dire con giustizia, vederlo e morire”. Uno si innamora di questo lago nel momento in cui lo si vede. Ci sono molte isole all’interno di questo lago. La famosa destinazione turistica di Udaipur, Jag Mandir è anche una parte di questo lago. Le incontaminate acque blu del lago lasciano un effetto rilassante allo spettatore. Al momento del tramonto, un giro in barca su questo lago è sufficiente per affascinare chiunque.
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Fateh Sagar Lago Udaipur : – Considerato l’orgoglio di Udaipur, questo lago artificiale è stato costruito sotto il regno di Maharana nel 1960. Andare in barca sull’acqua blu del lago, che è dominato dalle montagne da tre lati, è un’esperienza da ricordare. C’è un giardino in mezzo al lago, il Nehru Park, che è un delizioso spazio aperto con un ristorante a forma di barca. Tutt’intorno a 2,4 km, il lago Fateh Sagar è uno dei luoghi in cui i viaggiatori possono godersi la bellezza paesaggistica di Udaipur. Il lago si trova a nord-ovest della città principale di Udaipur.
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Lago Gadsisar Jaisalmer: – Il lago Gadsisar era una vasca di conversazione sull’acqua costruita nel 1400 d.C., costruita sotto il regno di Maharwal Gadsi Singh. Se un viaggiatore vuole godersi il bird watching durante il suo tour a Jaisalmer, allora il lago Gadsisar è il posto giusto. Sulla riva del lago Gadsisar si vede un portale fatto di arenarie gialle conosciute con il nome di Tilon Ki Pol. Un tempio di Krishna si trova sul lato dell’arco. Un fatto interessante sul lago è che non si asciuga mai poiché riceve continuamente acqua dal Canale Indira Gandhi. Si può godere di un giro in barca calmo e levigante su questo lago. Il lago Gadsisar ospita anche numerose varianti di pesce gatto.
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Kaylana Lake Jodhpur : – Il lago Kalyana è un sito ideale per tutti gli osservatori di uccelli. È un lago artificiale, ed è stato costruito nel 1872. Distribuito su un’area di 8 km, il lago Kaylana è il posto migliore per assistere allo spettacolare tramonto. È un luogo perfetto per godersi una giornata di svago o concedersi un po ‘di tempo con la famiglia e gli amici.
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foxpapa · 8 years
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Fotografia di Sarmistha Bera, National Geographic Your Shot Indossando una maschera che rappresenta un personaggio della mitologia indù, questa ballerina di Purulia, una città in West Bengal, India, esegue una danza Chhau.
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ictadmin · 8 years
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Storia dell’acqua nella religione: fra ambiente e spiritualità
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Tutte le religioni hanno dato da sempre un ruolo centrale alla sacralità dell’acqua.
In essa si ritiene si manifestino, in modo simbolico, i segni del divino: da essa nascono le tutte le forme e a essa tornano; simbolo cosmogonico per eccellenza, assume in tutte le culture, una pluralità di significati spirituali.
Quello dell’acqua è un simbolo così potente da essere mantenuto nell’immaginario collettivo delle varie culture del pianeta in maniera trasversale, ad esempio fiumi e sorgenti manifestano il divino per greci e babilonesi, in Africa si offrono sacrifici ai fiumi, quasi tutte le religioni integrano il diluvio universale come una delle loro tradizioni in funzione di punizione e purificazione.
L’acqua per i nativi americani è incarnazione del divino, lega gli elementi della terra e con essi è in relazione comunicativa. In queste comunità l’acqua assume il ruolo di legame con le generazioni precedenti; ad esempio, lo scorrere del fiume rappresenta il sangue degli antenati, oppure il mormorio delle onde è il bisbiglio dei parenti trapassati, i fiumi che abbracciano la terra sono i fratelli perduti.
Per gli Indù il fiume per eccellenza è il Gange che, non a caso, è punto centrale della loro professione di fede, questo è l’emanazione di un fiume celeste e ha un ruolo principale di purificazione nella vita e nella morte.
Nella religione cinese taoista, l’acqua polarizza l’essere umano nelle forme Yin e Yang, è il fondamento della materia di cui è composta la Terra: il suo sangue e il suo respiro e scorre in lei come i nervi e le vene percorrono il corpo umano.
Nella mitologia greca, l’acqua salata degli oceani e quella dolce costituiscono la coppia da cui scaturisce l’essere umano; per i Babilonesi gli Dei comunicano con le acque e tramite queste compiono i loro atti di creazione.
L’Islam ritiene l’acqua sana e pura elemento di base della vita, “Non vedono dunque gli empi che una volta i cieli e la terra erano confusi insieme e noi (Dio) li abbiamo separati e dall’acqua abbiamo fatto germinare ogni cosa vivente?” (Corano, XXI, 30).
Il nuovo testamento le da un carattere simbolico plurale: essa è presente come simbolo di dio stesso incarnato, “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete; l’acqua che io gli darò, diverrà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv., 4,14) e simbolo di purificazione con il battesimo.
Tutto ciò ci mostra com’è permeata la nostra esistenza dall’acqua, elemento simbolico di vita ma anche fonte imprescindibile della salute del nostro pianeta e del nostro corpo. Per questo è importante che se ne faccia l’uso corretto e che si prevengano comportamenti che ne pregiudichino la qualità; la tecnologia oggi ci aiuta in questo compito, i depuratori d’acqua civili e industriali difendono la nostra dimora da calcare e sostanze nocive mentre i potabilizzatori ci consentono di attingere nutrimento anche dalle acque altrimenti imbevibili.
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pangeanews · 4 years
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Il virus ha mostrato la nostra piccolezza. Non ci resta che affidarci alla Montagna, simbolo potente di ascensione. E alla parola del poeta
Come si può non condividere tutto ciò che scrive Donatella Bisutti nel suo recente Editoriale su Pangea? La forma letteraria che ha scelto, quasi di aforisma, è efficacissima; le permette la massima libertà di espressione in ogni nota, senza legami di concatenazioni logiche tra le note stesse, che pure però mantiene. Sono come tante stilettate, forti e incisive, che si incidono facilmente e immediatamente nel cuore e nella mente di chi legge. Il lettore, poi, può scegliere dove soffermarsi seguendo, più o meno, le impressioni che gli ha suscitato.
Pur trattandosi di un argomento delicato e difficile, a tratti anche drammatico, la sensibilità poetica della Bisutti lo smussa, lo dilava, lo rende accettabile, grazie anche alla sua prosa limpida, lucida, e al tempo stesso piena di calore umano. Fa pensare e meditare, riflettere su sé stessi e il mondo esterno, con notazioni acute, ora sottilmente psicologiche, ora di carattere sociologico, ora antropologico, fino a sfiorare il religioso e il sacro. Le sue parole: «Ridateci una di quelle tante epidemie del passato con le donne vestite a lutto e le processioni dietro gli stendardi, la gente inginocchiata davanti alle statue dei Santi nella luce di una speranza!» sono il grido di un’umanità ferita che non vuole arrendersi alla forza distruttiva della natura e del male, che reclama, anzi, la dignità della sua umanità.
Donatella Bisutti mostra sapientemente ed efficacemente, però, una umanità divenuta fragile, insicura, debole, che non è più neppure capace di reggere alla “prova del silenzio”, che anzi lo teme, e così lo riempie di sonorità vuote per stordirsi, e per dimenticare quel silenzio che la mette impietosamente di fronte a sé stessa, come di fronte ad uno specchio, scoperto improvvisamente vuoto, che non riflette affatto la sua immagine, mostrando così il nulla che sfiora la sua vita, i suoi gesti, le sue parole vane, la sua estrema povertà esistenziale. La città, le sue mille luci, il suo brulicare vorticoso di macchine e genti che si muovono vertiginosamente notte e giorno, senza mai fermarsi a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Quella città con la sua grandezza, il suo spessore, la sua forza, la sua vita passionale e violenta è impietosamente vinta, piegata, fermata dalla potenza della Natura che spudoratamente si mostra al minimo della sua energia: non un tornado o un uragano, non un terremoto o una tempesta, no, ma un essere insolente e arrogante, talmente minuscolo da essere sfacciatamente, spavaldamente, impudentemente “invisibile”, come un virus. Quasi a dire all’uomo: Hai conquistato mare e cielo, terra e luna, costruito dighe e grattacieli, ti sei sentito padrone di tutto, anche di quello che non era tuo, e adesso sei fermo, immobile, impaurito, terrorizzato, prigioniero di te stesso, nella tua stessa casa, e di quello che hai costruito. Ed è bastato un “nulla” a vedersi per costringerti a perdere tutto quello che avevi conquistato!
Ma Donatella Bisutti è un poeta, e i poeti hanno uno strumento ancora più sottile e invisibile di un virus, hanno la Parola, discendente dal Verbo, quel Verbo, assolutamente solo all’inizio, che si fece carne e diede origine alla Creazione. E la poesia, da poieo (fare), è voglia di fare, di creare, di costruire. Il poeta non può, per sua stessa struttura antropologica, arrendersi, e anzi per sua stessa conformazione esistenziale è portato alla vita e alla creazione.
Così Bisutti, da poeta, suggerisce la via e annuncia profeticamente: «[…] le montagne! come una promessa di innocenza, di salvezza, una presenza di Dio? E quella è la risposta che inconsapevolmente attendevamo: le montagne!»
La strada che indica è chiara, cristallina: la montagna è altezza, verticalità, ascensione, forma potente. Il simbolismo più profondo della montagna, quello che le conferisce un carattere schiettamente e chiaramente sacrale, è la verticalità. Tutte le grandi tradizioni religiose lo adottano a emblema di spiritualità e sacralità: così il monte Meru degli indù, l’Haraberezaiti degli iraniani, il Tabor degli israeliti, l’Himinghjor dei germanici, ma anche la montagna-tempio come il Borobudur, le ziggurat mesopotamiche o i teocallis precolombiani che si innalzano e si edificano a immagine del simbolo-montagna, così come la stessa mitologia mussulmana immagina il Caf, una montagna immensa che ha per fondamenta la pietra detta Sekhrat, un grandioso smeraldo. Anche nella tradizione occidentale il simbolo del monte sacrale è chiaramente evidente nella leggenda del Graal dove si mostra in tutta la sua evidenza salvifica, ed è Montsalvat, il monte della salvezza o della salute.
Ecco ciò che ci rivela il poeta Donatella Bisutti, ecco la via di salvezza e salute che ci indica: la montagna come promessa e speranza di salvezza! E ce le indica, quelle montagne, sapientemente: «in tutta la loro magnificenza, con le cime ancora spruzzate di neve». E ancora una volta coglie nel segno: le “cime”! Così Mircea Eliade si pronuncia sulla cima della montagna sacra: «[…] la cima della montagna cosmica non solo è il punto più alto della terra, è l’ombelico della terra, il punto donde Dio cominciò la creazione». Il senso mistico e sacrale della cima deriva chiaramente dal fatto di essere il punto d’unione tra cielo e terra.
Qui Donatella Bisutti ci indica, profeticamente, il nostro “Montsalvat”, il luogo della salvezza e della salute, ma anche il luogo della speranza e della ripresa: «le montagne! Come una promessa di innocenza, di salvezza, una presenza di Dio?».
Sì, «E quella è la risposta che inconsapevolmente attendevamo: le montagne!» afferma il poeta, lì in cima, tra cielo e terra, il miracolo di una sacra teofania, la presenza di Dio, o meglio ancora di una epifania del sacro (epifainomai, apparire), “il mostrarsi in filigrana dell’essenza”, come la definisce Joseph Campbell.
Ma Donatella Bisutti infine aggiunge, e ci mette in guardia: «L’importante sarà ricordarsene quando, prima o poi, tutto questo sarà finito e la giostra, dapprima lentamente poi sempre più accelerando, riprenderà a girare».
Sì, l’importante sarà ricordarsene di quelle presenze, invisibili ma reali. Quella presenza minuscola, sfacciata, spavalda, impudentemente “invisibile”, e che fa Male e porta Morte. E quell’altra, ugualmente “presenza” invisibile, ma sulla “cima” di una montagna, che fa Bene e porta Vita, “promessa di innocenza e di salvezza”.
Francesco Solitario
Docente di Estetica – Università di Siena
*In copertina: una delle “Trentasei vedute del Monte Fuji” di Hokusai
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria. Gerarchie
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria
Gerarchie
Quando Dio creò il mondo egli era all'inizio quel 'tesoro nascosto' di cui parla il Corano e poi, desiderando essere conosciuto, rivelò la sua natura di essere assoluto. Quando Dio creò il mondo egli era all'inizio quel 'tesoro nascosto' di cui parla il Corano e poi, desiderando essere conosciuto, rivelò la sua natura di essere assoluto. I diversi esoterismi religiosi, Il sufismo come il vedanta o la cabala ebraiica o cristiana, si sono sforzati, ciascuno a proprio modo, di esprimere i rapporti che uniscono la creatura all'Essere Supremo, con la mediazione di un sistema che è al tempo stesso modello della creazione, suo piano, suo archetipo e scienza degli attributi di Dio, dei suoi nomi, dei suoi angeli, perfino dei suoi déi. Tale gerarchia si deve intendere in senso relativo, perché la manifestazione si prepara in seno alla stessa natura di Dio. <<Ciascuna Sefira non è veramente distinta dalle altre Sefirote dell'En Sof, essa le contiene tutte ed è contenuta in ciascuna di loro, e tutte sono contenute dall' En Sof>>, afferma G. Casaril parlando delle gerarchie angeliche dello Zohar. A. Dianelouha saputo mostrare la dimensione esemplare degli dèi del panteon indù al punto che ciascuno di essi può esser considerato dai suoi adoratori come un'espressione di Dio. I cento nomi simbolici di dio nel Corano o i suoi cinque attribuiti secondo Bakhtiar, si situano nella sfera stessa del divino in base alla felice distinzione tra uno, unità, unicità, e totalità. Il Dio trascendente è quindi, in ciascun sistema filosofico, imminente in tutti i suoi attributi. I concetti di gerarchia, piano di manifestazione non hanno come corollario la svalutazione ontologica o teologica degli ordini dell'essere o degli spiriti. La seconda osservazione riguarda gli eventuali isomorfismi tra sistemi. Se è del massimo interesse per la ricerca esoterica cercare di stabilirli, non è meno vero che la numerazione delle Sefirot non può esser identica a quella della mitologia indiana, anche se indiscutibili convergenze simboliche possono incitarci in tale direzione. La gerarchia si situa nell'ordine del simbolico che è possibile raffrontare parola per parola gli elementi di un simbolismo solo dopo averne definito l'intero sistema di relazioni. E ciò, per la maggior parte delle tradizioni esoteriche, resta allo stadio di progetto. La conoscenza attuale delle strutture esoteriche delle teogonie autorizza un confronto tra le strutture ternarie che si trovano al vertice di questi sistemi: per esempio, la trimruti indiana, i logot cabalisitici (Kether, Hochma, Binah), la trinità cristiana. Tali raffronti mettono in luce delle caratteristiche proprie a ciascun sistema gerarchico, non appena si rinunci a qualsiasi ingiustificata assimilazione. La Trinità cristiana, che presa alla lettera è maschile (Padre, Figlio e Spirito Santo) lascia intravedere un'ermeneutica possibile della femminilità dello Spirito Santo, che possiede funzioni analoghe a quelle della madre cosmica Binah, o dell'indiana Shiva. Parallelamente sembra che Cristo, la seconda persona della Trinità, possa esser comparato a Hochma da cui il mondo è creato secondo quanto è stato detto: <<Bereschit bara Elohiim>>. L'Epistola agli Ebrei dichiara a più riprese: <<Dio ci ha parlato attraverso il Figlio... mediante il quale ha anche creato il mondo>>. Si potrebbe anche utilmente raffrontare la caritas cristica e il simbolismo vishnuista dell'amore universale. Il sistema degli dèi ammette quattro dvisioni interne in India con la sfera delle costellazioni e la trimurti, le dodici Adytia delle sfere celesti, i Marut e i Rudra della sfera dello spazio, e le sfere della Terra su cui regna Agni. Lo Zohar conosce quattro tappe della manifestazione di Dio: l'emanazine (Aziluth), la creazione (Briah), la formulazione (Yetzirah), l'azione (Asiah), che strutturano così le dieci Sefirot dell'albero cabalistico. Anche nella Teogonia di Esiodo si succedono quattro regni principali: Urano, Crono, Zeus e Prometeo. Lo studio dei livelli gerarchizzati del mondo di Dio è interessante perché fornisce la chiave di volta dell'edificio delle relazioni tra gli uomini, il mondo e il loro principio. Il suo studio approfondito consente di mettere in luce, per esempio, la stretta relazione tra i cieli propri alla storia del mondo e gli archetipi esterni che ne sono l'algoritmo, la corrispondenza tra i corpi degli uomini e le costellazioni, i servitori di Dio e l'antropogenesi, i livelli di coscienza nell'iniziazione e i caratteri di ciascun dio, della sua regione, del suo ordine angelico. La formazione dell'uomo già nella Bibbia, e nello Zohar viene compiuta in varie tappe, con una creazione principalmente archetipica, androgina, i seguito maeterializzatasi e suddivisasi sul piano sessuale. In tale occasione si manifestano diversi attributi di Dio, corrispondenti ad altrettanti ordini angelici. Max Heindel ha indicato, dopo H.P. Blavatsky e R. Steiner, lo sviluppo di questo processo ierofonico e antropogonico. Tre gerarchie hanno lavorato alla creazione dell'uomo nei periodi di Saturno, del Sole e della Luna che hanno preceduto quello della Terra. Sono i Signori dell'Individualità, che hanno risvegliato rispettivamente il germe dello Spirito vitale ddonando il corpo vitale, e infine hanno dato origine al corpo del desiderio. O.M. Aivanhov ha premesso l'identificazione di queste tre gerarchie riportandole successivamente ai Troni (Binah), ai Cherubini (Hochma) e ai Serafini (Kether). Il sistema simbolico della composizione dei cicli propri dell'antrposofia induce M. Heindel a considerare una nuova azione di queste gerarchie durante lo stesso peroìodo della Terra, suddivisa per analogia con le sette grandi rivoluzioni in sette sottoperiodi: saturnino, solare, lunare, terrestre, gioviale venusiano e vulcanico. I Signori della Saggezza, dell'individualità, della Forma, dell'Intelletto, gli Arcangeli, gli Angeli e gli Spiriti vergini costituiscono le gerarchie attive durante il periodo attuale della Terra. Le corrispondenze con la cabala di questa seconda tappa dell'antropogenesi sono delicate, a causa dell'introduzione della griglia dei cicli. Se numericamente queste sette gerarchie creatrici possono corrispondere alle sette gerarchie cabalistiche incaricate della creazione, della formazione e dell'azione, le relazioni introdotte da M, Heindel tra Serafini e Signori dell'Individualità, Cherubini e Signori della Saggezza, consentono di sottolineare tanto la relazione tra la prima triade (Serafini - Cherubini - Troni) e la seconda (Signori dell'Individualità, Signori della Saggezza, Signori della Fiamma), quanto e ancora di più, la loro distinzione sul piano della manifestazione. Gli uni, appartengono all'ordine dell'emanazione, gli altri all'ordine della creazione. Ciò permette inoltre d'identificare le dieci gerarchie creatrici con quelle della cabala. Le ultime gerarchie corrispondono pienamente alle ultime Sefirot dell'Albero della Vita. Max Heindel satbilisce la corrispondenza astrologica tra queste dieci gerarchie e i dodici segni zodiacali, dopo aver tolto l'Ariete e il Toro dal sistema dell'antropogenesi. I sei corpi fondamentali dell'uomo, la personalità e l'individualità, corrispondono per i corpi fisici, astrale e mentale a sei segni complementari dello Zodiaco, quelli di terra e acqua, e ai sei segni, ancora complementari, ma ora di aria e di fuoco, per i corpi causale, buddhico e atmico. Ogni corpo è così provvisto dii una metà inferiore, segno di terra o di aria, e di una parte superiore, segno di acqua e di fuoco. Abbiamo già proposto l'applicazione di questa struttura all'albero sefirotico. I nomi sacri di Dio, sono alla base delle operazioni magiche. La maggior parte dei trattati di magia contengono un repertorio di tutte queste corrispondenze che vengono estesi a tutti i regni della natura. Dalla precisione e dall'esattezza di queste relazioni dipendono tanto la riuscita dell'impresa quanto la potenza dei pentacoli magici. E' ovvio che il mago esperto conosce il nome delle cose e degli spiriti, quando ha fatto dei suoi corpi il tempio vivente delle gerarchie celesti. La natura della differenza deriva dal fatto che le due tradizioni interferiscno solo in parte. La teosofia mette all'origine della sua concezione delle gerarchie la teoria indiana dei cicli evolutivi, interpretandola in funzione della struttura settanaria del Manvatara. Un Manvaatara comprende sette periodi, un periodo parecchie età. Il Manvatara attuale è alla metà del suo quinto periodo, il che significa, che quattro gerarchie hanno terminato la loro evoluzione e si sono liberate. Così A. Bailey scrive: <<La quinta gerarchia creatrice esiste sul livello eterico più elevato, e raggiungerà le altre quattro gerarchie quando la sesta gerarchia celeste av rà pienamente colto la sua occasione cosmica e si avvicinerà alla liberazione...>>. Esistono due gruppi di gerarchie, se si addotta il punto di vista del nostro cielo, il quale non è che il piano fisico del cosmo: le gerarchie creatrici in numero di quattro non attive sul piano dell'espressione planetaria e sette altre gerarchie attive, appartenenti al nostro sistema solare. Abbiamo dunque dodici gerarchie creatrici. Ma in realtà esiste un gran numero di gerarchie creatrici, che si considera la totalità dei sette piani cosmici, in cui si esprimono ogni volta moltiplicandosi sette volte i sette grandi logoi provenienti dal primo piano cosmico: quindi 7 per il primo piano, 7x7 per il secondo, 7x7x7 per il terxo e così via. Ci troviamo in un simbolismo diverso da quello della tradizione cabalustica, anche se l'insegnamento teosofico ritiene il proprio simbolismo universale e inglobante. Le tre prime gerarchie del primo gruppo, per esempio, potrebbero forse essere comuni, ma non accosterebbero allora alle gerarchie che intervengono nel nostro ciclo a quelle che si sono liberate, e che non hanno preso una parte attiva nella creazione del nostro sistema planetario. La conezione teosofica delle gerarchie resta pertanto legata soprattutto a quela dei cicli cosmici di ispirazione indiana. La concezione esoterica, ma occidentale, delle gerarchie, si lascia avvicinare nella prospettiva giudaica nel senso più limitato della genesi delle strutture del nostro mondo divino e fisico, tuttavia sempre in una prosspettiva siimbolica più adatta e più precisa.
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scienza-magia · 7 months
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Il mistero delle divinità creatrici androgene
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In questo articolo prenderemo in considerazione il mistero delle divinità creatrici androgene. Molti studiosi sostengono che l’Homo Sapiens fu creato in modo soprannaturale molto tempo fa sul perduto continente di Atlantide. Accanto all’Homo Sapiens esisteva una popolazione di giganti e creature piccole. Si pensa che abbiano creato l’umanità degli dei creatori androgeni che vivevano molto a lungo . Tali divinità a volte venivano descritte con sei dita nelle mani e dei piedi. Si ritiene altresì che Atlantide sia stata distrutta da una grande inondazione circa 12.000 anni fa . Dopo tale apocalittico cataclisma si ritiene che gli dei sopravvissuti abbiano portato la civiltà in Egitto in America e in molti altri luoghi. Di conseguenza Atlantide deve essere considerata la potenza colonizzatrice e civilizzatrice del mondo antico ma di cosa si tratta quando si parla del mistero di dei creatori androgeni? Nella mitologia indù il seme della nostra razza umana attuale erano figli di Dio che durante il periodo di tempo associato con l’epoca atlantidea si erano evoluti diventando esseri semi divini androgini auto imprigionati nei corpi che erano cambiati fisicamente diventando di apparenza umana. In questa forma cominciarono a prendere delle mogli che erano pienamente umane nell’aspetto e belle da guardare. Questa descrizione ricorda molto la storia biblica dei Nefeli che presero mogli umane. Church afferma che nei primi tempi dell’epoca atlantidea non era ancora avvenuta la separazione dei sessi. Pure essendo esteriormente di aspetto maschile gli androgini contenevano dentro di loro la natura sia maschile sia femminile in un'unica persona rivolgendosi alle forze creatrici essi potevano diventare dei canali per far nascere una progenie androgina permeata di un’anima doppia e un corpo con il doppio sesso. In tal modo il rapporto sessuale era superfluo come mezzo di generazione. Una vita senza sesso indica un’origine soprannaturale per l’umanità un’idea condivisa in tutto il mondo da molte culture antiche. Il tema della nascita miracolosa o l’idea che gli uomini siano fatti di argilla o generati su un tornio da vasaio è presente in tutte le religioni e mitologie del mondo. Gli esempi si trovano nella Genesi nelle mitologie di egizi greci sumeri inca cinesi e alcuni nativi americani. Molti creatori come il dio egizio Khnum sono rappresentati come androgini. Su un rilievo del tempio di Erna Khnum è raffigurato mentre crea degli esseri umani su un tornio da vasaio. Riteniamo opportuno mettere in evidenza che il tempio di Erna era consacrato a un dio creatore androgino anonimo. A sua volta Riffer espone le forti ragioni per cui le statue con due teste rappresentano divinità creatrici androgine. Per fare un esempio Ain Ghazal è un antico sito in Giordania risalente circa all’8250 a. C. dove alcune delle statue più antiche del mondo con due teste furono scoperte diversi decenni fa. Un'altra curiosità è che alcune statue trovate a Ain Ghazal hanno sei dita nelle mani e dei piedi. Besserat ipotizzò che le statue di Ain Ghazal rappresentassero delle divinità . Lo studioso spiegò il polidattilismo delle statue come un attributo divino . A sua volta Barnet spiegò il polidattilismo delle statue di Ain Ghazal come un segno di entità sovrannaturali come i Remphan biblici una razza di giganti secondo Piffer il prototipo dell’umano androgino contenente entrambi i sessi veniva definito attraverso la persona con due teste. Quello che davvero è sorprendente è che alcune delle statue più antiche mai scoperte rappresentano un culto riguardante divinità che erano androgine e possedevano sei dita delle mani e dei piedi . Bisogna ricordare che le statue di Ain Ghazal hanno 8000 anni più della Bibbia. Nel simposio di Platone Aristofane dimostra di essere a conoscenza dell’antico mito dell’androgino secondo cui la nostra natura originale non fu per niente la stessa di oggi. Infatti quando l’androgino fu diviso in due parti furono creati i sessi distinti maschile e femminile. Platone è conosciuto dalla sua descrizione dettagliata di Atlantide nei dialoghi del Timeo e Crizia ma è meno conosciuto il fatto che mostra di conoscere gli antichissimi esseri androgini . A sua volta Jon Richter nel suo libro intitolato” il Dio celeste Dyaus” sostiene che nel lontanissimo passato esisteva sul nostro pianeta una religione globale comune che adorava una divinità androgina. Richter sostiene altresì è difficile credere 20.000 anni fa la gente adorava già una singola divinità androgina. Ma nonostante il fatto che tale convinzione possa sembrare sorprendente le sculture paleolitiche sono a tale riguardo molto esplicite. Infatti sono state trovate molte sculture che presentano più teste e si dice che una di tali sculture più antiche fatta di avorio e mammuth ritrovata a Gargalion in Ucraina abbia 22 piramidi. Non esiste nessun dubbio che sono state trovate moltissime divinità androgine nelle culture di tutto il mondo . Non può essere certamente una semplice coincidenza che tutte queste culture estranee fra di esse alcune isole isolate e altre presentino le stesse tradizioni di antiche divinità androgine. Le stesse culture presentano le tradizioni di un continente perduto un diluvio universale giganti piccole creature a sei dita delle mani e dei piedi. Un altro aspetto affascinante di questo mistero è che molti di questi degli androgini sono rappresentati in tutto il mondo con delle strade “borse da uomo”. Hancock autore del libro “impronte degli dei” ci ha informato su una possibile trasmissione di tecnologia dai sopravvissuti di un antico cataclisma e ha messo in evidenza che questi portatori di arte e di scienze della civiltà spesso portano borse da uomo. Esistono molte teorie che cercano di spiegare cosa sono ma ciò che si sa è che le loro immagini si trovano in una vasta zona geografica associate con sopravvissuti androgini e soprannaturali al diluvio universale provenienti da un continente sommerso. Chi erano questi esseri e da dove erano venuti? Diamo una occhiata ad alcuni di questi esseri simili a Dio che comparvero dopo il Diluvio Universale Oannes è una divinità uomo-pesce androgina-babilonese che porta la borsa da uomo. Il Hilprecht sostiene che la natura androgina ha la capacità di generare da sé stessa e proprio ego è insita in ogni singolo dio dei numeri . Il Hilprecht sostiene che tutti gli dei sumeri sono androgini . Il leggendario Cuchullain un altro dio androgino è noto per le sue attività post-diluvio nel sud America spesso rappresentato come un gigante con la barba egli arrivò da un continente perduto nell’Atlantico e diffuse una saggezza avanzata e senza precedenti. Stranamente è chiamato “ la schiuma del mare” proprio come veniva chiamato il leggendario Cuchullain in Irlanda. Si diceva che Cuchulain avesse sette dita delle mani e dei piedi e fosse arrivato da una civiltà avanzata perduta in mezzo all’atlantico. Alcune civiltà e dei lavori in pietra straordinariamente complessi sorsero in seguito all’arrivo di questi esseri . In sud America Sumer e in Egitto dopo l’arrivo del Thot androgino apparvero dopo poco alcune delle civiltà più incredibili e sofisticate del mondo. Si dice nei circoli esoterici che il Thot androgino sia venuto da Atlantide. Un'altra caratteristica straordinariamente specifica legata con gli antichi esseri soprannaturali è costituita dalla presenza di sei dita delle mani e dei piedi. Si possono trovare in tutto il mondo numerose statue sculture petroglifi antichi con figure dotate di sei dita delle mani e dei piedi dagli Stati Uniti alle lontane isole isolate nel pacifico persino nelle Hawaii e sull’isola di pasqua persino Edgar Cayce riferisce di un essere con sei dita nelle mani di nome Muzuen che viaggiò verso il deserto del Kobi provenendo dal perduto continente di lemuria. Secondo una credenza esoterica sei dita delle mani e dei piedi erano una caratteristica attribuita ad antichi esseri soprannaturali e androgini e alla loro discendenza. Cayce descrisse Muzuen alto un metro e 83 con occhi azzurri capelli color oro scuro e a sei dita. Da decenni molti ricercatori stanno indagando su questi misteri . Non esiste nessun dubbio che questa visione storica alternativa fornisce un senso a tutte le tradizioni strane e mitologiche del mondo. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che la scienza moderna ha eliminato migliaia di anni di racconti interessanti in forma di miti leggende documenti religiosi tradizioni orali e letteratura delle società segrete. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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yogatravelblog · 6 years
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Secondo la mitologia indù Paanchajanya, la prima conchiglia, apparve dal fondo dell'oceano di latte, Ksheerasagara, che ribolliva sotto l'azione degli dei, Devas e dei demoni, Asuras. Come sorse dall'oceano, col suo tremendo fragore, terrorizzò gli Asuras che si appellarono a Vishnu affinchè li salvasse.
Il dio Vishnu acconsentì e si occupò della conchiglia. Il suono primordiale della creazione, OM - Omkar o Pranava dhwani - fu dunque imbrigliato e la conchiglia divenne una delle quattro armi/attributi del dio Vishnu: Chakra, disco, Gada, mazza e Padma, fior di loto, sono gli altri tre.
Le conchiglie hanno sempre avuto un posto significativo nella mitologia indù e molte sono conosciute con nomi propri e complessi, come le spade dell'epica occidentale. Nel Mahabharatha la conchiglia di Krishna è appunto Paanchajanya, quella di Arjuna è Devdutta e Bhima suona la Paundra.
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