#mi sembra un po' esagerato tutto qui
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penso sia ora di fare i conti con tutto il casino che è ed è stato il fandom di PO e mettere mano anche in particolare sulla situazione del mio heritage blog che ho.
Non voglio fare nessun callout, semplicemente voglio solo sfogarmi di tutto quello che è successo.
In a nutshell: mesi fa il fandom di tumblr di PO si era spaccato in due con io in mezzo (ma come tutte le cose io sto sempre in mezzo ;_;), e penso anche altra gente, per le solite ship wars e frecciatine (povero Glass Joe, tipo Gesù in croce). Quindi abbiamo le fazioni di C e di B.
C mi ha spesso contattato per mediare con B, ma già in quel periodo mi ero allontanato da tutti, anche perché in fondo non mi sono mai sentito parte del fandom:
diciamo che a C avevo chiesto come mai ci fosse hetalia come tw nel server e scovando un po' avevo scoperto che la persona che aveva chiesto il tw aveva un post del 2020 che diceva che i fan di hetalia fossero dei nazi. Capirei il tw per altre ragioni, ma non questa. Hetalia non è mai stato content per estrema destra. Di questa cosa non l'ho mai accennata perché non mi sembra il caso di far ragionare gente che fa hetalia = nazi. Ho preferito lasciare perdere pensando che C forse in fondo gli stia bene che ci sia gente del genere e non penso sia così sciocco da farsi passare inosservato il fatto che quella persona avesse certi post nel suo blog principale... Vabbè, io ci sarò se quella persona volesse cambiare idea su hetalia.
B aveva iniziato a interagire di meno con noi di PO e quindi il suo server era tipo il deserto e sinceramente non mi piaceva il fatto che attaccasse molto ship diverse dalla sua e che fosse pesa nei confronti di Glass Joe e i suoi fans.
Poi è successo che B è stata na stronza nei confronti di un minorenne (scrivendogli roba zozza e insultandolo) e questa capa si è buttata fuori dal fandom giustamente perché anche le sue amicizie più strette si sono rese conto dell'andazzo (l'ha mandata a cagare persino la sua amica più stretta, facendo persino chiudere il server che avevano insieme di PO). Era già una persona esagerata per certi pov, però con sta storia ha esagerato, perché ha fatto del male a una persona, in particolare un minorenne.
Che poi lo strano che era una persona contro le ship little mac (17 anni) x gli altri boxer e aveva un atteggiamento molto duro nei confronti di ship con Glass joe e capisco che sia tipo un nonnino, ma quando si tratta di adulti, lascia vivereeeeeeee. Cosa ti ha fatto di male la Burnt Bread (glass joe x aran ryan)?
Ci sono rimasta male per il suo comportamento perché in generale non stavo malissimo in sua compagnia, visto che nei miei confronti era più aperta di altri fan di PO ed era con lei che realizzavo i meme o le art più divertenti.
Purtroppo le interazioni sociali sono sempre una roulette russa, non sai mai se il mutual con cui parli spesso e crei roba bella sia una persona decente o meno.
Già quando si accaniva per certe ship avrei dovuto capire che qualcosa non andava in B, ma il fatto che avessi anche una vita al di fuori di internet non mi ha dato modo di riflettere su quello che succedeva qui. Come i miei amici irl che usano tumblr sanno (penso), da quando mi sono trasferito mi piace di più stare nel mondo reale che online, anche perché da giovane ho sofferto tantissimo la solitudine e sinceramente mi rendo conto che il mondo online è troppo tosto da gestire e che faccio super fatica ad interagire e spesso leggo i messaggi senza mai interagire nei vari server.
So che B non potrà mai leggere sto post perché ha smesso di seguirmi su Deviantart, instagram e tumblr e perché non conosce l'italiano, però... perché l'hai fatto? Perché hai buttato benzina su sto fuoco? Perché quando te la prendevi con quello che non piaceva (ship con glass joe, glass joe stesso, meme fatti male di deviantart, etc...) oppure quando influenzavi la gente a shippare/fare headcanons con personaggi o serie a cui non fregava una beata minchia non ti sei fermata subito? Perché hai fatto del male a quel ragazzino? Sinceramente di preciso non so cosa gli hai fatto, ma deve essere stato qualcosa di traumatico per avere avuto poi contro persino la tua amica più stretta. E nemmeno hai detto nulla, semplicemente te ne sei andata in un altro fandom. Perché?
Perché... perché...?
Da tua mutual dal 2021 sono rimasta sconvolta ma sinceramente è, purtroppo, il gioco delle interazioni sociali, non sai mai chi hai davanti, specialmente dietro uno schermo.
Per quanto riguarda C, sarei tentata di nuovo di togliermi da quel server, ogni volta che ci entro sto male.
Solo B di tutto il fandom, spero per lei che l'abbia tenuto con sé, sa qual è la mia OTP (niente di ché, due adulti consenzienti) e vi anticipo a chi leggerà che si, il motivo per cui sto male a stare in quel diamine di server di C è per via di questa ship.
Io vorrei tanto disegnare, scrivere, parlare della mia ship, ma quando so che in quel server c'è qualcuno che vuole che hetalia, solo perché la ritiene roba nazi, sia trigger warnata, allora io mi blocco. Mi sento sbagliato nell'amare sto anime e mi sento schifata dagli altri.
Io purtroppo shippo crosshipping, ovvero shippo persone di serie, anime, videogiochi diversi. E la mia otp di adesso, di cui ne avevo parlato con B, c'entra Hetalia.
Finisco qua la confidenza sulla mia OTP perché è già tanto dire tutto ciò e penso che i più attenti di voi si siano accorti chi shippo, ammetto di non essere capace di nasconderlo...
Vorrei tanto che il fandom di PO fosse più chill e con meno casini...
e parlando sempre di B, devo capire che fare con tutta la roba che negli anni ha fatto per Aran Ryan, visto che ho un heritage blog su di lui. Che fare?
rebloggare tutto ma mai pubblicare niente, damnatio memoriae?
oppure mettere tw e spiegare la mia scelta? avrei la collera di chi è stato ferito da lei.
che fare?
che fare?
non vorrei che questa scelta decreti la fine di quel heritage blog.
avevamo fatto tante cose insieme e non mi hai mai giudicato per quello che sono. perché l'hai fatto? B, perché?
Caro S, nemmeno tu leggerai questa lettera aperta, ma mi dispiace per il male che ti hanno fatto, sia prima che dopo. Non meritavi tutto sto odio solo perché postavi roba diversa dalla nostra e nemmeno l'odio di B. Spero che la vita sia meno stronza con te.
ultima cosa: internet non è la vita vera, le ship altrui non sono problemi, così come i personaggi preferiti di altri. Trattate la gente con riguardo, uno schermo e il fatto di stare in continenti diversi non vi da motivo in più di fare del male.
Uscite a toccare l'erba
#tiro i sassi in tangenziale/j#uso entrambi i pronomi per me stess sorryyyy#people I don't want to be associated with
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mmmmmm questo libro non mi piace per niente... dio non esiste e in questa sala da tè che è anche una fermata per i morti prima di attraversare la porta dell'eternità comanda un... direttore... che è un bambino... con i fiori tra i capelli... che rappresenta l'infinito e l'universo e ha appena resuscitato un morto solo perché gliel'hanno chiesto come se esistessero solo loro personaggi del libro nel mondo dei vivi e dei morti? ok che l'amore vince sempre nelle favole ma qui mi sembra tutto un po' esagerato? questo wallace non mi sembra poi così in gamba... e poi capisco lo sviluppo del personaggio ma non così tanto sviluppo... è diventato un santo ma non capisco perché cioè solo perché ha incontrato due persone che hanno riso di lui quando è morto e il suo più grande problema era non riuscire a vestirsi di nuovo da avvocato perché era rimasto in costume da donna...
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Oggi ho superato il limite e mi sembra di essere sprofondata in quella me adolescente che non sapeva gestire le proprie emozioni, non che oggi io ne sia propriamente in grado, ma temo di aver esagerato. Per la laurea di ex Coinqui C sono tornata due giorni a Venezia, ieri ho festeggiato con amici ed ex coinquilini, oggi è venuto a trovarmi pippi a Venezia. Abbiamo passato una giornata stupenda nonostante il caldo, anche se ultimamente mi sento un po’ altalenante rispetto ai sentimenti che nutro. A volte ho come la sensazione di precarietà, come per ogni cosa bella sento di star pian piano rovinando tutto anche con lui, forse è solo paura chissà. Quando siamo rientrati nella mia ex casa, essendo soli ci siamo persi in effusioni, durante la penetrazione ho iniziato a sentire dolore e gli ho ripetuto diverse volte “no, no, mi fai male, no” e vedendo che non si fermava l’ho spinto via e l’ho schiaffeggiato. Ero palesemente in uno stato d’animo scosso e ho visto il suo volto rattristarsi, mi ha spiegato che non aveva capito di starmi facendo davvero male perché a volte mentre abbiamo rapporti nonostante il leggero dolore mi piace, e pensava fosse uno di quei casi. Mi ha parlato del fatto che è contro l’uso della violenza, e che non mi farebbe mai del male… come se io potessi invece desiderare la sua sofferenza. Ha parlato di eventi passati fuori contesto dicendomi: “ce l’hai eh, sei un po’ manesca”. Ho passato il viaggio piena di pensieri e dubbi sulla mia persona, tutto a causa di questo ennesimo fraintendimento, ho bisogno di stare sola e riflettere, vorrei confidarmi con qualcuno e avere una opinione esterna ma mi vergogno troppo, quindi eccomi qui :/
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comunque raga pensare che fedez e cosa lì siano arrivati sul podio solo grazie ai voti della ferragni è un po' ??? cioè stiamo comunque parlando di due dei cantanti più popolari in italia, che non si meritassero il podio è ovvio ma non stiamo mica parlando di pincopanco e pancopinco che vengono dal nulla rega eddaje
#e poi che la ferragni se metta a fa il tifo a su marito eddaje#cioè perché dovremmo dirle di non farlo oggettivamente chiunque lo farebbe per ovvi motivi#tutti noi ci siamo messi un po' a rompere i coglioni a dire VOTA QUESTO VOTA QUELLO#v'assicuro che fedez non c'ha bisogno di sua moglie per avere gente che lo ascolta e lo tifa#mi sembra un po' esagerato tutto qui#per carità a me stanno sul cazzo tutt'e due ah però nattimo di neuroni piccio#sanremo 2021
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Se la magia non puoi usare, non ti conviene entrare;
Il Charleston Castle non ha niente a che vedere con Hogwarts, ma risulta un castelletto che si sviluppa molto in altezza, oltre ad avere un ampio giardino. Dove ora i ragazzi stanno sostando; la neve in terra e sugli alberi e cespugli, il clima di un natale appena concluso ma non del tutto passato. Intorno al giardino sono accese una serie di fiaccole e “lampioni” magici, tutto fuoco freddo il cui unisco scopo è quello di garantire la vista a chiunque si inoltri nel giardino dopo il calare del sole. La serpeverde indossa un’adorabile mantellina verde scuro, pesante abbastanza, una sciarpa bianca al collo e dalla mantella sbucano le sue gambe, avvolte in un paio di lunghe calze nere pesanti e calde, mentre ai piedi un paio di anfibi nuovi, neri. Le guancine lentigginose più rosee dal freddo, una nuvoletta di fumo esce dalla bocca della tredicenne « Non badate al cartello. » sventola una mano nel fendere l’aria, e torna sul fianco contro il fodero della bacchetta in pelle di drago. Sul famoso cartello v’è scritto “Se la magia non puoi usare, non ti conviene entrare.” L’ingresso del labirinto.
« Gnn » mugugna « se mi perdo io.. » e inizia a sghignazzare « questo labirinto viene dato alle fiamme » ed è chiaro che si riferisca al fatto che già una volta è stato “perso”. Ma sembra riderci sopra, quindi va bene così. « Alla fine ci troviamo del cibo? » chiede per poi mugugnare di nuovo un « Gnn » e « ..al centro » si corregge.
«Maaa a che vi serve, `sto posto?» domanda non senza una punta di effettiva curiosità, attardandosi a considerare il cartello nonostante le parole della padrona di casa «Per intrappolare i Babbani che vi entrano in giardino?» sbuffa una risata che assume i contorni d`una nuvoletta di condensa, tranquillissimo nel fare ironia su di una questione del genere.
« Quindi ci vuoi intrappolare qua? » si accoda alla domanda di NIALL lanciando uno sguardo a CHARLIE. « No perché sinceramente sono troppo giovane per morire in un labirinto » un po` esagerato, come se sotto sotto non si fidasse neanche della padrona di casa. « Io sicuro » e se TRIS è certo di non perdersi, lui un po` meno.
« Al centro.. » confermando « C’è tipo un albero speciaaaale che TRIS già sa, quindi ssshh! » beh, un po’ di spoiler l’ha fatto solo al GRIFONDORO ma poco male. È proprio a quest’ultimo che comunica i motivi dell’esistenza del labirinto, i più motivi. « Beh-beh, un Sir come te dovrebbe immaginarlo! » putandogli contro un dito, voltando a metà il busto. « Protegge l’albero speciale eeeeee.. tipo una cifra d’anni fa, quando c’erano dei confini molto diversi da ora qua non c’erano tutte ‘ste case eccetera, quiiiindi i babbani arrivavano con la loro poca favolosità. » sksate, siamo pur sempre a casa Charleston qua nessuno tifa per i babbani. « Perciò, prima di arrivare a casa si perdevano qui. » ipotizzando, dunque che ci siano altre entrate al labirinto oltre quella che hanno preso. « Però sì, in realtà voglio intrappolarvi io. » facendo un occhiolino a WES, che si aggiunge ad una risatina adorabile, mentre continua a fare strada tra una siepe e l’altra. Ora non c’è niente in fiore, ed anche le foglie che ci sono, sono quelle di piante sempreverdi che resistono bene alle basse temperature. « Ahn, il cartello i babbani non lo leggono e prima ci stavano delle trappole, ecco. » per questo si invita ad esser muniti di bacchetta. « Vi conviene stare attenti agli gnomi, piuttosto. »
Di fatto rimane lì qualche attimo lasciando che la gang di ragazzacci facciano i carini e coccolosi col crup, ma dal momento che WES si allontana prima « ’ndiamo! Corri WES, corri fortissimo! Facciamo prima di loro! » provando a prendergli la mano per trascinarlo verso il giusto corridoio di siepi, correndo. E poi, dopo qualche corridoio, svolte a destra e a sinistra, eccolo lì: albero sempreverde, le foglie piccole, il tronco invece dimostra l’antica età che possiede, con tanti rami ora innevati, che raggiunge circa i nove metri in altezza, niente di eccessivo ma nemmeno così piccolo. L’imponente chioma dell’albero fa spostare il collo indietro alla Serpeverde che spalanca le braccia. « Ta-dàààààànnn!! » (...) « Signori maghi, Sir Goltraighe » distinguendo i titoli nobiliari (?) « Questo è un Carrubo da bacchetta! » presentandolo agli altri, facendosi più vicino all’albero, anche se si volta verso NIALL stringendosi nelle spalle « Purtroppo no. » ammette riguardo gli onischi. « Credo che Myron li abbia nutriti prima, tra l’altro. » dice sbuffando, più delusa di loro. Gli asticelli, a differenza del crup che li ha portati lì, sono meno facili da vedere e da richiamare.
E quando vede gli altri che corrono, o comunque se ne vanno, lui procede con calma, fino all’albero che osserva, da radici a chioma. Apre pure la bocca per lasciar trasparire l’emozione, « C’hai gli onischi? » chiede a CHARLOTTE, anche se pensa già di ricevere un no.
E` con il fiato un po` corto, le mani infilate nelle tasche e l`atteggiamento di finta casualità che si ferma accanto a CHARLOTTE, girandoci un pochino intorno prima di chiedere «Se stacco qualche foglia di `sto giardino... il guardiano s`offende? O mi staccano una mano con violenza proprio loro?» indica con un cenno del capo una siepe lontana, sporcando le sue parole di una nota irridente «... Che piante sono, a proposito? E questo?» si interessa con insolita curiosità, indicando col mento prima le siepi e poi l`albero, intanto che una delle sue mani scenderebbe a giocherellare distrattamente con un lembo della mantellina della SERPEVERDE.
« Wow » commenta « Ma è un sacco grinzafico oh » e resta a guardarlo anche mentre gli altri li raggiungono. La domanda di TRIS gli fa deviare lo sguardo in uno favore solo per uscirsene con un « Fattela staccare » solo perché ancora ci è rimasto un po` male per il commento di prima.
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Lettera d'addio di un anziano prima di morire in una Rsa
"Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti. (L’ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla). Comprendo di non avere più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età Elisa mia cara. È l’unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un po’ di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre assistenti che neanche ti salutano. Non volevo dirvelo per non recarvi dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro questa bella “prigione”.
Si, così l’ho pensata ricordando un testo scritto da quel prete romagnolo, don Oreste Benziche parlava di questi posti come di “prigioni dorate”. Allora mi sembrava esagerato e invece mi sono proprio ricreduto. Sembra infatti che non manchi niente ma non è così…manca la cosa più importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere tante volte al giorno “come stai nonno?”, gli abbracci e i tanti baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per spostare l’attenzione e far dimenticare tutto. In questi mesi mi è mancato l’odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie e persino le tante discussioni. Questo è vivere, è stare in famiglia, con le persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto così tanto non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme.
In 85 anni ne ho viste così tante e come dimenticare la miseria dell’infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere, mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era come un sogno poterci andare, una gioia, un onore. La maestra era una seconda mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa. E poi, il giorno della laurea e della mia prima arringa in tribunale. Quanti “grazie” dovrei dire, un’infinità a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato. Gli amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi dato l’assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale di mia moglie.
Ora non ce la faccio più a scrivere e quindi devo almeno dire una cosa ai miei nipoti… e magari a tutti quelli del mondo. Non è stata vostra madre a portarmi qui ma sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare fastidio a nessuno. Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno, forse sarà stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere più autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto inerme, incapace di svolgere qualunque funzione.
Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è stato come entrare già in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi? Una volta quell’uomo delle pulizie mi disse all’orecchio: “sai perché quella quando parla ti urla? Perché racconta sempre di quanto era violento suo padre, una così con quali occhi può guardare un uomo?”. Che Dio abbia pietà di lei. Ma allora perché fa questo lavoro? Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi decenni, è servita solo a fare del male ai più deboli? A manipolare le coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perché non cerco vendetta. Ma vorrei che sappiate tutti che per me non dovrebbero esistere le case di riposo, le Rsa, le “prigioni” dorate e quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito. Se potessi tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino all’ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie avrebbero avuto più senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo, isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso.
Questo Coronavirus ci porterà al patibolo, ma io già mi ci sentivo dalle grida e modi sgarbati che ormai dovrò sopportare ancora per poco…l’altro giorno l’infermiera mi ha già preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o forse no. La mia dignità di uomo, di persona perbene e sempre gentile ed educata è stata già uccisa. Sai Michelina, la barba me la tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e così il cambio. Ma non fate nulla vi prego…non cerco la giustizia terrena, spesso anche questa è stata così deludente e infelice. Fate sapere però ai miei nipoti (e ai tanti figli e nipoti) che prima del Coronavirus c’è un’altra cosa ancora più grave che uccide: l’assenza del più minimo rispetto per l’altro, l’incoscienza più totale. E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto, quando non ci saremo più, continueremo da lassù a bussare dal cielo a quelle coscienze che ci hanno gravemente offeso affinchè si risveglino, cambino rotta, prima che venga fatto a loro ciò che è stato fatto a noi.
Vostro nonno."
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Il malvagio piano di Fiorello
Parole: 1609
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF (Non ci credo che ho davvero scritto questa cosa)
Ship: Amadello, side Bossille/Domille, mentioned Ferro e suo marito
Note autore: Doveva essere una drabble, è diventata una one-shot... Dal fondo del trash, vi prensento la fanfiction amadello ufficiale! Yay! Non ho idea di cosa ho scritto perché non ho riletto una parola... Potrebbe essere piena di errori e salti di logica, ma va beh... Godetevela in tutto il suo trash!
Fiorello si sta preparando nel suo camerino. Questa è l’ultima serata, la grande finale, l’epica conclusione del settantesimo festival di Sanremo e tutto è andato secondo i piani.
Fiorello sorride al suo riflesso nello specchio mentre si sistema la sua elegante e luccicante giacca. Gli mancherà un po’ indossare abiti così sfarzosi una volta finito il festival, ma al momento gli interessa solo quanto bene gli sta questa giacca e quanto renderà migliore la serata che sta per iniziare.
Qualcuno bussa alla porta «Signor Fiorello, tra cinque minuti sul palco!» annuncia un tecnico aprendo appena uno spiraglio per farsi sentire. «Certo, certo. Grazie.» risponde Fiorello e improvvisamente sente che gli tremano le mani. Era completamente calmo fino ad ora, ma adesso, con la realizzazione che la serata sta davvero per cominciare, l’agitazione ha cominciato a salire. «Ce la puoi fare. Sei uno showman. Sarà una passeggiata per te.» si dice guardandosi un’ultima volta allo specchio. «È andato tutto perfettamente secondo i piani fino ad adesso e così sarà anche stasera.»
L’Ariston è pronto per la finale, il palco sembra più luminoso che mai, file di vasi pieni di fiori decorano ogni angolo libero e Amadeus sta salutando il pubblico. Fiorello si incanta un momento a guardarlo e si lascia scappare un sorriso “Quella giacca è orrenda…” pensa “Ma minchia, gli sta da Dio…” e prima che possa ritornare del tutto alla realtà sente il suo segnale e deve correre sul palco per il suo sketch di apertura.
Fiorello sorride con il suo miglior sorriso da showman, ma è ancora disorientato e assorto nei suoi pensieri. Non riesce proprio a concentrarsi. Amadeus se ne deve essere accorto perché gli lancia un’occhiata un po’ preoccupata e poi cerca di coprirla con una battuta «Ah, niente costumi stasera?» chiede con quel sorriso a trentadue denti e Fiorello è abbastanza sicuro di aver visto una traccia di rossore sulle guance del suo Ama’. «Ah, no, no… Stasera dobbiamo essere molto seri, Amadeus. È la finale dopotutto, è importante, non c’è spazio per le sciocchezze.» risponde Fiorello facendo del suo meglio per rimanere serio fino alla fine. L’espressione confusa di Amadeus è abbastanza per confermargli che ci è riuscito. Amadeus si riprende e annuncia la prima esibizione prima di ritirarsi velocemente dietro le quinte insieme a Fiorello.
«Fiore, senti, tutto okay? Ti ho visto un po’… Troppo serio… Stai cercando di nascondermi qualcosa? Uno sketch particolare? Mi vuoi fare qualche scherzo?» chiede subito Amadeus con gli occhi pieni di preoccupazione e Fiorello deve fare del suo meglio per non mettersi subito a rassicurarlo. Si costringe a ricordarsi il suo piano e risponde con il tono più freddo possibile «Sono molto serio, Amadeus. Sei il conduttore, dovresti capire che questa è la serata in cui bisogna essere seri, o forse hai dimenticato come fare il tuo lavoro?» Amadeus resta senza parole e Fiorello pensa che forse ha esagerato, ma adesso è troppo tardi per tornare indietro, così decide di non aggiungere altro e si allontana.
Amadeus è un professionista, in fondo, e riesce ad affrontare il resto della serata senza farsi distrarre troppo dalle parole di Fiorello, ma lui lo osserva bene, lo conosce, sa che nel fondo della sua mente Amadeus ci ha rimuginato tutta la sera. Ma il conduttore continua a comportarsi come le altre sere: accoglie i suoi sketch con entusiasmo, ride ampiamente alle sue battute e continua a chiamarlo “ciurì”. Il cuore di Fiorello si scioglie ancora ogni volta, ma deve mantenere la sua apparenza seria e posata: non ricambia il soprannome, non ride tanto quanto le altre sere, si tiene sempre ad un passo o due di distanza e si comporta con la sua solita amichevolezza solo con gli ospiti e gli artisti. In particolare con Tiziano Ferro da il suo massimo: se qualcuno dovesse spiegare il significato di “gay” userebbe sicuramente qualche immagine di Fiorello e Tiziano in questa serata. Ogni limite che si può oltrepassare, Fiorello lo oltrepassa, ma sempre mantenendo le distanze da Amadeus.
Nel backstage Tiziano lo prende da parte per un attimo «Non stai esagerando un po’? Vic mi ha dato il permesso di aiutarti con il tuo folle piano, ma… Insomma, Fiore non credevo che arrivassi a tanto…» il cantante sembra genuinamente preoccupato e Fiorello è un po’ commosso «Tranquillo Tiziano, ho tutto sotto controllo e il bello deve ancora arrivare.» risponde lui sorridendo con aria di sfida, mentre Tiziano sgrana gli occhi «Oh no. Così mi spaventi sul serio, Fiore.» Fiorello ride «Beh, puoi dire a Vic che si divertirà molto…» Tiziano lo guarda male per un attimo «Rosario, Vic è in sala stasera, faccio un po’ fatica ad andare a parlargli, non credi?»
La serata continua a scorrere e Fiorello può vedere la confusione crescere sul volto di Amadeus di minuto in minuto. Si sente un po’ in colpa, ma solo un po’. Adesso sta per esserci l’ultima esibizione, quella di Achille Lauro, e l’attenzione di tutti è al massimo. Fiorello si affretta a raggiungere il giovane cantante nel backstage.
Achille sfoggia un meraviglioso costume da diavolo ispirato a quello di Elton John: ha davvero superato sé stesso stasera con la sua sfida a tutti i boomer di Sanremo, non solo un vestito provocante, non solo un vestito ispirato ad una grande icona LGBT, ma un vestito che richiama il Diavolo. Fiorello si sente fiero come un genitore. «Pronto, Fiorello?» chiede Achille mentre finisce di controllare il suo costume, Boss Dom è accanto a lui che lo aiuta. «Sono nato pronto, caro Achille. Vuoi due?» rilancia Fiorello e Boss Dom sorride compiaciuto «Stavamo aspettando questa occasione da quando siamo stati selezionati per il festival. Sarà epico.» Fiorello annuisce e sono tutti pronti per partire. Un attimo prima del loro segnare Achille da un bacio a Boss Dom «Dovresti risparmiarti per dopo.» lo prende in giro lui e Achille risponde a tono «Scusa, non potevo resistere.» Fiorello continua a sentirsi un genitore fiero, ma anche un po’ un terzo incomodo.
Ed ecco il momento decisivo. Achille viene chiamato sul palco e arriva accolto da scoscianti applausi. Il suo costume fa davvero effetto. Fiorello segue a ruota con una specie di vestito addosso e il pubblico è visibilmente confuso dalla sua presenza. La musica parte e Fiorello divide il microfono con Achille, dando tutto sé stesso. Ed ecco che al ritornello si toglie il vestito per rivelare la tutina semitrasparente da Freddie Mercury che Achille ha indossato la prima sera. Boss gli sorride e Achille gli si avvicina per mettergli il rossetto. Fiorello continua a cantare e a saltellare di qua e di là, il pubblico è sempre più confuso, ma non può evitare di essere anche entusiasta: è una performance meravigliosa. Purtroppo finisce quasi troppo presto. Le ultime note scompaiono e Fiorello si appoggia ad Achille esausto, ma con un sorriso soddisfatto. Il pubblico si alza in piedi per applaudire, Fiorello riesce a vedere che Vic, il marito di Tiziano, sta già ridendo come un matto. Adesso bisogna vedere se tutto si concluderà come previsto.
Amadeus torna sul palco confuso, estasiato e rosso come un peperone. Fiorello se la ride tra sé e sé. «Achille Lauro, signore e signori! E Rosario Fiorello! Wow! Eh… Non sapevo che questo sarebbe successo… Ma wow! Le sorprese della diretta, eh?» si avvicina ai due artisti e continua a lanciare occhiate a Fiorello che non muove un dito per rimettersi qualcosa addosso e coprire quella tutina. «Rosario… Rosario, ciurì, non mi avevi detto di questa cosa… Da quanto…? Non so neanche se vale come esibizione dato che hai cantato anche tu…» Amadeus è disorientato e non sa più cosa dire, lo ha pure chiamato per nome… Fiorello è un po’ intenerito. «Ma, Ama… L’esibizione non è finita.» risponde sorridendo come lo Stregatto. Il momento è arrivato. «Ah no?» Amadeus non riesce ad aggiungere altro per un momento «Che cosa c’è adesso?» aggiunge ancora incantato da Fiorello. Lui si avvicina, afferra il bavero del conduttore e lo bacia.
È uno di quei momenti in cui nessuno capisce cosa stia succedendo, c’è solo una gran confusione e un sussulto che coinvolge tutto il teatro, poi l’orchestra inizia a suonare una musica romantica. Se avessero detto ad Amadeus che l’ultima esibizione di Sanremo 2020 si sarebbe conclusa con Fiorello che se lo limona in mondovisione vestito da Freddie Mercury, non ci avrebbe mai creduto. Eppure eccolo qui, tra le braccia di Fiorello, del suo ciurì, con svariati segni di rossetto intorno alla bocca.
Quando Fiorello lo lascia andare sono entrambi senza fiato per un qualche momento «Fior… Fio… Fiore… Credev… Credevo che non mi sopportassi più… Insomma da come mi hai trattat…» Amadeus cerca di parlare, ma Fiorello lo interrompe con un altro bacio, molto più casto, che dura appena un secondo. Amadeus sa che dovrebbe condurre il dannato settantesimo festival di Sanremo in questo momento, ma per come Fiorello lo sta guardando, può andare tutto al diavolo: il festival, l’Ariston e la Rai. «Volevo farti ingelosire un po’… Per tastare il terreno vedere se avevo una chance… E stasera volevo sorprenderti… Quindi il miglior modo era tenerti lontano, farti credere che non ci fosse assolutamente niente, che le scorse serate fossero state solo show. Ma nemmeno io sono uno showman così bravo da fingere tutto quello: era davvero tutto per te, il vestito da Don Matteo, il vestito da De Filippi, la canzone che ho cantato ieri… E avevo detto di aver messo la tutina di Achille, no?»
I microfoni sono ancora accesi. Tutti hanno sentito tutto. Tutti hanno visto tutto. E adesso all’Ariston regna un silenzio di tomba. L’unica cosa che si sente è Vic, che continua a morire dal ridere.
#sanremo#sanremo 2020#amadello#bossille#domille#cosa ho fatto?#Mi vergogno di me e mi sento fiera allo stesso tempo#Chiedo umilmente scusa al mondo in generale ed a tutte le persone coinvolte per questo#amadello fanfiction#fanfiction
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28.11.76 Sala Comune Grifondoro -Hogwarts
«Senti un po`...» «Lo so che mi sono comportato da str*nzo» «... è tutto okay?»
«Mi dispiace, Tris.» «Non volevo offenderti» «Puoi perdonarmi?»
«Mi sei mancato.» schiettezza per schiettezza «Sto bene quando passiamo tempo assieme» spallucce, mentre l`unghia laccata di nero dell`indice destro va a grattare la copertina del libro con fare distratto e lo sguardo un po` basso «Se vuoi la verità, speravo che quel regalo ci aiutasse ad avere un po` più di privacy. Mi mette a disagio che gli altri sappiano con chi passo il tempo ed in che modo..» ecco qui, è riservata, chi l`avrebbe mai detto «Non stiamo assieme, ed in generale, finchè non avrò un ragazzo, non mi piace che gli "altri" sappiano...» inspira e scuote il capo «Non è che mi vergogno di te» sia chiaro «piuttosto di me.»
Dopodiché la mano sale a sistemarsi i capelli dietro un orecchio sfumacchiante, accogliendo grato ma un po` a disagio, quasi timidamente, le prime parole della ragazza «Pure io, Merrow» sta bene con lei. Gli preme sottolinearlo, serio in volto, prima di umettarsi le labbra come se fosse in procinto di aggiungere altro. Ma non lo fa, colto di sorpresa dalle successive dichiarazioni della Grifondoro che ascolta sino alla fine, oscillando di continuo tra sollievo e dubbio «Mpf. Ma guarda te...» borbotta ironicamente tra sé e sé, come se d`improvviso gli fosse tutto più chiaro. Si risistema a sedere sul tappeto più comodamente, ravviandosi i capelli in un gesto rilassato «Sì, boh, in verità pensavo ti vergognassi di me, eh» schietto e diretto ma senza l`ombra di dispiacere, almeno in apparenza, al di là d`una risata che sa di serafica rassegnazione «Ma allora non capisco cosa c`è di cui vergognarsi»
«Ma no, Merlino cane, no!» «E` che... io...» e come glielo spiega? (...) Scuote il capo, scende dal divano e si mette in ginocchio dinnanzi a lui, con fare circospetto e sguardo un po` basso e vagamente laterale «Io ho ...» comincia esitando «ho paura che ti allontani, Tris» il labbro si mordicchia per la fatica, mentre gli occhi s`alternano dalle proprie mani alla punta dei piedi di lui, senza andare oltre «Se la gente sa che passi del tempo con me in quel modo, cercherà di dirti le peggiori cose sul mio conto.» smorfia delle labbra «Ed io lo so che tu non ascolteresti queste cose eh» ne è sicura, mette le mani avanti però «eppure mi... io non..» sbuffa dal naso, con un battito cardiaco che non le concilia una serenità di pensiero «Non sono benvoluta come te. O in generale.» lo sa, ne è consapevole «Non volevo che qualcuno ti dicesse che non valgo la pena del tuo tempo.» come si sente stupida ora, raramente in vita sua. Le labbra si stringono, portate verso l`interno della bocca come a bloccarsi, ma poi semplicemente continua «E non volevo fare la pesante con te, perchè l`ho capito che preferisci cose leggere, senza impegno.» si stringe nelle spalle, sempre senza essere in grado di guardarlo in volto se non per brevissimi istanti, e mai a ricercarne lo sguardo «E quindi ora che ti voglio ..» ma si blocca, perchè era una volta sola, no? Si passa nervosamente la destra a spostare la direzione della riga dei capelli, mentre lo stomaco le si stringe e lei fissa il tappeto sotto di loro «Non volevo che cambiassero le cose. E se proprio devono, non in peggio.»
Nonostante gli sforzi che sta compiendo per evitare di rendere il proprio scetticismo troppo palese, infatti, il suo viso accigliato è abbastanza rivelatorio. Esala un sospiro, e scuote il capo per farle capire di non essere d`accordo con ciò che ha detto «Allora. A parte che, secondo me, fare `ste cose di nascosto lo fa sembrare ancora più losco» solleva i palmi in un gesto di resa «Poi boh, eh!» magari non è davvero così, quello è soltanto il suo punto di vista da svergognato «E quindi vuoi dirmi che a te andava bene com`era prima?» le domanda, l`intonazione retorica «A me... no. Cioè» si affretta ad aggiungere «A me piace che stiamo insieme, e anche che ci baciamo e tutte le altre cose» lo pensa davvero, solo che poi gli tocca stringersi nelle spalle «Ma, boh, non voglio che ci chiudiamo» aggrotta la fronte, non molto sicuro di essere riuscito a spiegarsi «E questa forse è l`unica cosa che mi manda ai matti. Lo vedo, che te e altri della squadra non andate d`accordo» gli sfugge un verso sprezzante dalle narici, cominciando a riversarle addosso qualcosa che per la verità non riguarda soltanto lei «... e `sta cosa sta iniziando a starmi sul c*zzo»
«Non mi credi...?» perchè ora il dubbio viene a lei, ma non continua, forse presa in contropiede dal dire successivo di Tristan che la getta nella confusione più totale. Apre e chiude la bocca un paio di volte, stile pesce rosso contro il vetro della boccia, lasciandolo però finire quel discorso che davvero la stupisce, forse perchè mai aveva considerato come lui potesse vederla. Sospira, ora con le mani che cercano le sue ginocchia per poterglisi posare a contatto, leggera ma in un moto un pochino necessario «Ok, aspetta. Non me ne hai mai parlato.» eh, lei non è che può immaginarsi le cose «Non capisco cosa intendi per chiuderci. Mi pare d`averti lasciato il più libero possibile...» è confusa, sbatte un paio di volte le palpebre «Non ..» vabbè, non è nemmeno mai stata gelosa, non apertamente almeno «Non capisco cosa vorresti allora. Come vorresti che ci comportassimo?» perchè non è chiaro evidentemente «Io non posso costringere nessuno a farmi piacere. Non obbligo nessuno a starmi accanto» proprio no «e capisco se non vogliono farlo.» scuote il capo, sbuffando nervosa dal naso «Però con te, con Cadel quando c`era in squadra, poi con le novellini.. cioè va un po` meglio.» rispetto a come andava prima «Io non cerco lo scontro, Tris. E` solo... reagire» scrolla le spalle, in un pallido tentativo di spiegarsi, d`aprirsi a qualcuno, a lui, prima di pigolare un infantile «Anche a me piace se stiamo assieme e... tutte le altre cose» e gli tirerebbe appena il tessuto del pantalone ad altezza del ginocchio, in un richiamarlo piuttosto dolcino ed infantile, lo sguardo basso.
Segue lo spostamento delle sue mani sulle proprie ginocchia, che non scosta, ma a parte questo non asseconda il contatto fisico come magari avrebbe fatto in un altro contesto. Lo vive come una forzatura, al punto da risultare probabilmente un po` rigido nella postura o al tatto, ma si impone di non cedere. Restando sulle sue posizioni «Chiudere nel senso... mmh...» passa la mano tra i capelli, ravviandoli in un movimento che trasuda incertezza. Ci impiega qualche istante a trovare le parole giuste, dopo aver errato per un po` con lo sguardo su Ophelia che gioca lontano «E` che a volte mi sembra tipo di dover scegliere. Se stare con te, oppure se stare insieme agli altri» conclude, ricercando di nuovo gli occhi della ragazza per sincerarsi della sua reazione «Ma lo so, comunque, mica te ne faccio una colpa. Non del tutto, almeno» soggiunge rapidamente, stringendosi di nuovo nelle spalle in un moto di rassegnazione «Pure io c`ho avuto qualche screzio con Sinclair, eh. Ma vabè, roba passata» che liquida di nuovo sventolando una mano nell`aria «Mentre voi... non mi pare che facciate uno sforzo, per andare d`accordo» e magari sbaglia, magari è lui ad avere un esagerato concetto di Casa, sta di fatto che non riesce a evitarsi una smorfia. Si libera il petto di un basso sospiro, poi resta in silenzio per qualche istante «Niente più assalti dopo le lezioni, magari» le consiglia in tono casuale, scostando il ginocchio che lei gli sta tirando «Poi è chiaro è ti sgamano» sbuffa una mezza risata, levando una mano per cercare di pizzicarle una caviglia «E poi devo tipo studiare»
Lo sente irrigidirsi nella posa a quel contatto, e spiazzata torna a guardarlo, ritirando le mani, ascoltandolo e via via incupendosi mano a mano che il discorso prosegue. Tace per tutto il tempo, in un silenzio che si fa più chiuso e scuro, più intimo e confuso, almeno finchè lui non conclude con quella botta finale che è una mazzata che davvero, davvero, davvero non si aspettava. Gli occhi cercano i suoi un breve momento, in un panico che non riesce a sopire prima che gli rivolga l`attenzione «Quindi...» la voce roca, di chi ha un groppo in gola e se la deve schiarire, per poter tornare ad un timbro normale «Non capisco.» ci rinuncia, scuote il capo, il respiro un poco affannato e l`espressione che da neutra passa a vagamente smarrita «Tu pensi che io non faccia sforzi per andare d`accordo.» scuote il capo, le spalle che si fanno vagamente spioventi «Ho parlato con Sebbie dopo la litigata negli spogliatoi con Ciaran, cercando di fargli capire che non ci si comporta così in una squadra ed in una famiglia, e lui è andato a chiarire poco dopo.» true story «L`anno scorso ho solo cercato d`aiutare Alyce, e sai bene com`è finita. Ora, io non sarò la persona più facile con cui andare d`accordo, ma credimi che sono state molte possibilità da parte mia. Ho difeso Aurora non perchè fosse la fidanzata di Ciaran, ma perchè si è sempre comportata bene con me. Ho cercato di sedare le discussioni quando e se ce ne sono state. Non sono una che fa le cose alla luce del sole, Tristan, ma non per questo non è vero che io non contribuisca. Aiuto i più piccoli come posso, te con quel "progetto"» e sanno di cosa parlano «Sebbie con la voglia di spaccare le cose, Emma che voi isolate.» si voi, ora lo dice, in un tono che trasuda dolore «Non ho mai giudicato nessuno, o meglio, cerco di non farlo mai.» scuote il capo
«Perchè non ti basto così? Non... ti vado bene se non sono amica di tutti?» non capisce, portando le mani a contatto con le proprie cosce, in un paio di pugni morbidi «Devi studiare» ripete, beccandosi quel pizzicottino a cui un poco si irrigidisce, palesemente sfinita «Cioè la finiamo qui?»
Sussulta sul posto, inorridito e ancora più a disagio quando si rende conto dell`effetto che le sue parole hanno avuto sulla Grifondoro. Ma resta ancora zitto, in qualche modo costretto da quel lungo discorso che viene portato alla sua attenzione, e che lì per lì non sa bene come prendere. In parte con disagio, e un`espressione di colpevolezza che di tanto in tanto affiora dai suoi occhi, ma anche con il dubbio di non star ascoltando proprio tutta la verità. O almeno, soltanto una parte di essa. I suoi buoni propositi di attendere pazientemente sino alla fine vengono però meno, al suono del nome di Emma «Ma è lei, che si isola» gli scappa con veemenza «E comunque, da quando mi hai chiesto di non disturbarla, non le sto più rompendo le palle» la avverte, lanciandole un`occhiata che vorrebbe essere eloquente. Tutta la sua sicurezza subisce tuttavia un`improvvisa battuta d`arresto mentre lei gli pone la fatidica domanda: non ti basto così? «Non...» esordisce, salvo poi richiudere la bocca a doppia mandata, rifiutandosi di dare voce alla confusione che alberga nella sua testa. Diversamente, rischierebbe di fare ancora più danni, dal momento che per ora dà ancora molto valore a ciò che pensano i suoi amici. Forse troppo «No» risponde, il tono quasi interrogativo di chi non ha ben chiaro come si sia finito a darsi un ultimatum «Ma poi mica c`è qualcosa da chiudere...» borbotta piano tra sé e sé, prima di avere un improvviso moto risolutivo
«Senti, lasciamo perdere, vedo che sto peggiorando le cose e non voglio che litighi pure con me» tendendo bene l`orecchio è possibile cogliere una nota di supplica, oltre al fastidio adolescenziale che ha preso a colmarlo «Almeno possiamo essere amici?» le chiede, alzando lo sguardo alla ricerca del suo.
Non c`è niente da fare, perchè è evidente che lui non sia minimamente pronto ad un discorso cominciato da lui stesso, e lei davvero ha cercato al massimo di tenere tutto in stretti bordi sicuri, ma quel dire sullo scegliere, e sul non impegnarsi per andare d`accordo, l`hanno completamente sfondata. Lui risponde su Emma e lei abbassa lo sguardo, maledicendosi anche solo d`aver tirato fuori quella faccenda, dal momento in cui lei davvero non fa una colpa a nessuno. Respira un po` affannata, fissandosi con una rabbia silenziosa e crescente, le ginocchia, in uno stringere di pugni che subiscono scatti alterni ad un rilassarsi forzato. Non chiudere. Non ti chiudere. E boccheggia nascosta da quei capelli che scivolano in avanti, alla ricerca d`un sollievo fatto d`ossigeno che davvero non pare bastarle. A quel "no" alza appena lo sguardo, forse con una nota di speranza che lui taglia di netto con ciò che dice successivamente, e quella supplica di chiudere là la questione per non avere ulteriori disagi. Però quell`ultima richiesta, è letteralmente una cannonata in centro petto, nemmeno l`avesse appena colpita con un bolide ad altissima velocità: apre la bocca, lo sguardo che precipita e la posa che si richiude e stringe, più che in maniera palese, in modo sottile e percepibile in maniera istintiva, non visiva «A-amici...?» le sembra di morire, lì, pietrificata su quel tappeto da cui non riesce minimamente a scollarsi, con il rossore che le ha raggiunto le guance e le labbra, in un luccichio d`iridi che tiene molto ben occultato «Certo.» lo dice, in un moto di auto-violenza che risulta involontariamente palese, da come ne risente il tono. Stava andando tutto bene, poi tutto male, poi peggio ancora. Ed in tutto ciò, non è nemmeno riuscita a capire cos`abbia fatto per meritarselo. E` con uno sforzo titanico che con calma, cerca di rimettersi in piedi, in uno scrocchiare di ginocchia che precede il suo rizzarsi in piedi. I palmi che sudano freddo a portarsi nervosamente ai lati delle cosce in un asciugarsi veloce che spera non venga notato «Tranquillo. Va tutto bene...» non sa nemmeno chi sta più rassicurando, mentre torna ad agguantare il libro e ad infilarsi gli anfibi con gesti da automa «Mi dispiace se..» se cosa? Scrolla le spalle, incapace d`aggiungere altro, alzando solo ora lo sguardo a lui, con un sorriso sghembo ma che viene cesellato in perfetta foggia, come se fosse uno dei suoi soliti «Ci si vede dopo, hm? » alla festa, se non vomita l`anima prima. Niente dramah, non protesta nemmeno un secondo, aggirando il divanetto per poter andare a recuperare Ophelia con atteggiamento apparentemente disinvolto.
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Sacrifice, Chapter 7
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Un'altra settimana era iniziata. E per Wanda era peggio di tutte le altre, per fortuna era entrata direttamente alle nove del mattino, risparmiandosi la solita cantilena del professor Stark. Sabato mattina si era svegliata e un dolore lancinante alla schiena e alle gambe l'aveva costretta a rimanere per mezza giornata a letto, ma ancor di più il giorno dopo, ovvero domenica. Proprio per questo sua madre aveva prefissato un appuntamento con il suo medico curante, ovvero il dottor Strange. Anche se lei non voleva, doveva accertarsi sulle sue condizioni che secondo lei stavano per peggiorare.
Davanti a questo una ragazza come lei come avrebbe potuto reagire? Beh se fosse stata un'altra avrebbe sperato di farcela, ma Wanda era troppo stanca di poter affrontare tutto questo da sola. C'era sua mamma che le ricordava ogni volta di dover stare attenta, di non sforzarsi troppo e almeno di mangiare qualcosa in più di un semplice panino, c'era suo fratello Pietro che più di tirarle su il morale non poteva fare nient'altro e c'era anche Clint ma per Wanda lui non contava nulla. E poi non aveva amici, non aveva nessuno su cui contare al di fuori del suo nido familiare, si sentiva così sola che forse avrebbe preferito farla finita e di andare via una volta per tutte. Fece un respiro profondo, sistemandosi alcune ciocche dei capelli dietro le sue orecchie avviandosi vicino alle macchinette per mettere qualcosa sotto i denti, almeno per fare contenta sua madre e per evitare che scoprisse che non avesse mangiato nulla.
Arrivata di fronte ad essa, scorse con gli occhi qualcosa che le sarebbe piaciuto. C'erano patatine, barrette di cioccolato e bibite gassate ma qualsiasi cosa che c'era lì dentro non le piaceva molto.
"Se proprio non sai che prendere, ti suggerisco questa"disse una voce alle sue spalle e lei si girò prontamente.
Trovò davanti a sé una ragazza un po' bassa con un caschetto biondo e due pozze verdi, che sfociavano nell'azzurro. L'aveva vista nella sua classe di inglese, quella del signor Barton, ma non aveva mai avuto occasione di conoscerla fino a questo momento.
"Quale intendi?"
"Questa..."disse lei indicando una barretta di cioccolato, la terza della quarta fila.
"...puoi prendere anche le patatine se vuoi, solo perché è la mia preferita non sei costretta a prenderla"disse la ragazza bionda con un sorriso sincero.
"Oh, tranquilla. Credo che seguirò il tuo consiglio"
E così fece. Prese il suo portafoglio dalla sua tracolla, aprì la cerniera e prese alcuni spiccioli, mettendoli nella fessura e digitando il numero che corrispondeva alla barretta di cioccolato. Cadde nel recipiente e Wanda si abbassò difficilmente.
"Beh...sembra più invitante vista da fuori"
"Fidati, lo è...io sono Natasha"
"Io sono Wanda"disse la castana mentre chiudeva la sua tracolla.
Ma essendo troppo maldestra, mentre cercava di chiuderla le cadde la barretta che aveva comprato.
"Perfetto...ora dovrò abbassarmi per una seconda volta. Addio mia cara schiena"pensò lei.
Ma come se fosse stata letta nel pensiero, la bionda di fronte a sé vide la scena dinanzi agli occhi e la prese lei da terra.
"Scusa, sono parecchio maldestra..."si scusò Wanda con un leggero sorriso.
"Tranquilla, va tutto bene..."
"Ti ho già vista nella classe del signor Barton"
"Si, frequento anche io quella classe"
"Perfetto, così potremmo incontrarci più spesso"disse la bionda con un sorriso raggiante.
"Lo spero..."disse invece Wanda.
Trovava quella piccola ragazza davanti a sé molto gentile e si meravigliava del fatto che non avesse avuto modo di parlare con lei da prima.
"Nat...ti stavo cercando ovunque. Dov'eri?"disse una voce alle loro spalle.
Era lo stesso ragazzo che Wanda aveva incontrato alcuni giorni prima, nella palestra prima ancora di iniziare le ripetizioni con James.
"Ehi...ero solo andata a farmi un giro, sono arrivata alle macchinette ed ho incontrato lei"disse la bionda indicando la ragazza che aveva appena conosciuto.
"Ehi, tu dovresti essere..."
"Sono Wanda, tu sei Steve, giusto?"
"Vi conoscete già?"chiese Natasha con curiosità.
"Si, lei è la ragazza a cui James fa ripetizioni di fisica"
"Già..."disse lei abbassando lo sguardo un po' imbarazzata.
"...io dovrei andare, nel caso ci vediamo in giro"
"No, aspetta l'intervallo non è ancora finito e poi James sta per arrivare a momenti sarà felice di rivederti"
"Cosa? James? Felice di rivedermi?"pensò lei con un po' di sorpresa.
Da quando James era così felice di vederla? Da quando aveva rifiutato il suo invito alla partita di sabato scorso? Da quando l'aveva vista per la prima volta oppure da quando aveva iniziato a parlare con lei? Perché tutte queste preoccupazioni superflue?
Appena smise di pensare a James, le porte che portavano al di fuori della scuola si aprirono e man mano iniziarono ad avvicinarsi sia James che Sam.
"Ma cosa succede? Appena ti penso compari magicamente?"pensò lei una seconda volta.
"Ehi ragazzi! Non pensavo che foste rimasti fuori per poco"
"Inizia a fare freddo Steve, lo sai vero?"e sentito questo Wanda si strinse nel suo maglioncino bordeaux.
"Parla per te James, tu potresti rimanere con un pantaloncino e una maglia a mezze maniche anche con tre gradi sotto lo zero e non avresti freddo"disse Natasha e a quest'affermazione lui sorrise.
"Davvero? Come fai a restare così anche con soli tre gradi?"chiese lei guadagnandosi l'attenzione dei due appena arrivati.
"Ehi, ma tu sei qui? Non avevo tue notizie e pensavo fossi scomparsa..."disse James.
"Beh, teoricamente no"disse lei con un leggero sorriso sulle labbra.
"Pensavo che ti saresti presentata alla partita di sabato..."
"Avrei voluto...ma non sono stata bene"disse lei guardando la punta delle sue scarpe.
"Ah...mi dispiace, ora come ti senti?"
"Bene..."mentì
"Cioè potrei stare meglio con te, ma non lo dico sennò sembro pazza agli occhi dei tuoi amici"pensò lei.
"Perfetto...lei è..."
"Natasha, ci siamo conosciute prima"disse lei anticipandolo e lui le rivolse un sorriso di scuse.
"Credo che sei arrivato tardi Barnes"disse la bionda in questione.
"È colpa della partita di sabato finita male"disse Steve dando la risposta giusta al perché James era così distratto.
O almeno così credevano tutti quelli presenti lì. La vera ragione per cui James era cosi distratto, non era certamente la partita finita male. Anzi, non era nulla che aveva a che fare con il basket. Era così distratto per la sola presenza di Wanda in quel momento insieme a lui e ai suoi migliori amici.
"No, dai il capitano non deve mai far perdere la sua squadra!"disse Wanda sorridendo.
"Diciamo che non è stata colpa mia e poi possiamo chiudere questo capitolo perfavore?"chiese lui supplicandoli.
"Okay, okay...non conviene farlo arrabbiare"disse Sam.
"No! Avrei voluto vederlo!"disse invece Wanda che aveva voglia di prenderlo in giro.
"È così che mi ripaghi? Non mi piace vederti prendermi in giro se ti sto dando una mano..."
"Sto scherzando!"disse lei dandogli un leggero pugno sulla spalla.
"Bene, bene..."una voce si fece spazio nei corridoi fino ad arrivare alle loro orecchie e fece voltare tutti e cinque i ragazzi presenti.
"...noto con molto piacere che il gruppetto è tornato e tu James, sei ritornato alle origini"chi poteva mai essere, se non Sharon Carter?
"Abbiamo anche una new entry, o sbaglio?"disse lei fissando il suo sguardo su Wanda che aveva perso quel piccolo sorriso che fino ad ora giaceva sulle sue labbra.
"Cosa vuoi Sharon?"chiese James facendo un passo avanti verso la ragazza di fronte a sé.
"Dove sei stato ieri?"
"Potrei farti la stessa domanda"
"Oh beh...ho avuto altro da fare"disse lei rivolgendo uno sguardo verso sinistra e sorridendo.
Nessuno sapeva a chi o a cosa si stava rivolgendo, fin quando un ragazzo abbastanza alto, con capelli mori e occhi castani le comparve di fianco.
James conosceva bene quel ragazzo, era Brock Rumlow. Lo stesso ragazzo che gli aveva procurato un fallo, durante la partita di sabato sera.
"Vedi...Brock è davvero gentile con me"disse lei mentre il sottoscritto poggiò la sua mano sul fianco della ragazza andando fino a fondo, sfiorando il suo gluteo.
"A letto?"chiese tagliente Sam procurandosi una risatina da parte di Steve e Natasha.
"Beh, questi non sono fatti tuoi cioccolatino!"
"Sam..."disse James allargando le braccia come segno che aveva esagerato.
"...perché mi chiedi dove sono stato, se mi hai già rimpiazzato?"continuò lui.
"Tu l'hai già fatto"
"Ancora con questa storia? Andiamo Sharon, non credi di stare esagerando?"
"Non esagero...stare con lei ti porterà solo troppi problemi"
"E tu cosa ne sai?"chiese la castana facendo un passo avanti.
"Vedo che non ti hanno tagliato la lingua...sai potresti superarmi in tanti aspetti..."disse la bionda avvicinandosi alla castana.
"...in voti...in stile...peccato che James si è ridotto ad una sgualdrina come te..."disse lei prendendo una ciocca dei suoi capelli iniziando ad attorcigliarla.
"Smettila Sharon, non la conosci nemmeno"disse invece Natasha che era andata in soccorso a Wanda.
A Wanda che in questo momento aveva la testa piena delle parole dette dall'altra. Le risuonavano come faceva la sua canzone preferita che ascoltava ogni volta che aveva voglia, ma stavolta era completamente diverso. Non era la sua canzone preferita, erano parole che immaginava ma che non si aspettava mai di sentire, ed erano parole che la distruggevano, peggio di come faceva già la sua malattia. Girò i tacchi e se ne andò da quel posto correndo, non badando alle suppliche di Natasha che le diceva di non ascoltarla e neanche alle altre chiacchiere inutili che erano ancora in corso lì in mezzo.
"Oh, visto James? L'hai fatta scappare"
"Chiudi quella cazzo di bocca Sharon e tornatene da dove sei venuta con il tuo amico"
E la sottoscritta si allontanò con il suo amico sottobraccio, rivolgendo un sorriso ammiccante a James che lo rifiutò subito con una smorfia di disgusto.
"Ragazzi...ho provato a fermarla..."li interruppe Natasha.
"Dov'è?"disse James
"Non lo so...è scappata via, non abbiamo avuto modo di fermarla"disse Sam riferendosi anche a Steve.
"Vado a cercarla, dite alla professoressa Van Dyne che ho avuto un impegno"disse lui iniziando a correre.
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Oggi non parlerò di cosplay, e non scriverò in inglese, cosa che purtroppo farà floppare questo post malissimo, di un blog già morto perché quest’anno la voglia di continuarlo è stata pari allo zero assoluto. Difatti ho intenzione di resettarlo completamente e farlo diventare il mio angolino sicuro di sfogo. Lasciare questo come primo post. Perciò cominciamo con il discorsone. Vi è mai capitato di sentire questa frase? “I panni sporchi si lavano in casa. “ Io un’infinità. Tanto che nella mia infanzia ero fermamente convinta che fosse una regola della società, da tenere segreta e ben custodita. I panni sporchi si lavano in casa. Quello che non ti dicono, da piccolo, è che se nascondi troppa polvere sotto il tappeto alla fine diventa una montagna. Ed è così che è cominciata. Se vi aspettate tutti i dettagli della mia vita mi dispiace, dovrete tirare fuori un po’ di p*lle e venirmele a chiedere. Non ho nulla da nascondere, se chiedete vi verrà risposto. D’altronde sto facendo questo post sia per sfogarmi che per , magari, aiutare qualcun’altro. Posso dire sommariamente che c’è un motivo se non menziono spesso mio padre, che mia madre ed io abbiamo iniziato ad avere un rapporto semi civile adesso, che molte cose nella mia vita mi hanno portata spesso a chiudermi in me stessa, o a buttarmi a capofitto in decisioni sbagliate, oltre che a sentirmi sempre un peso per il prossimo. In sostanza: prendete un bello shacker, mixatelo, ed avrete un bel margarita alla depressione. Qual’è il problema? Semplice, non volevo ammetterlo con me stessa. O, almeno, non fino in fondo. Sono sempre stata convinta, in cuor mio, di essere uscita abbastanza bene da ogni situazione. O che, comunque, avrei faticato di meno ad andare avanti se avessi mentito a me stessa, e così ho fatto. Purtroppo non per un giorno, questa cosa è stata perpetrata per anni. Anni in cui mi trascinavo avanti, senza sapere bene il perché. Anni in cui mi sentivo una fallita, inutile, sola, sbagliata e che se fossi scomparsa dal mondo sarebbe stato meglio. E non vi mentirò, quella sensazione non svanisce una bella mattina con il canto degli uccellini che ti svegliano dopo un sonno ristoratore da tutta la merda. Ancora mi sento così, diciamo solo che abbiamo iniziato a spazzare quella polvere sotto al tappeto con uno spazzolino. Ma, al contempo (perché sono gemelli e YEY ho una doppia personalità [?] ... Oh, dai, concedetemi almeno la battuta.), mi buttavo a capofitto sul lavoro, o in progetti che iniziavo per tenermi la mente impegnata. Per crearmi dei bei ricordi, per ribellarmi dal mio stesso essere che mi diceva che ero 0, ripetendosi in cacofonia con delle voci esterne che non riuscivo a scacciare. Anche questo lo faccio tutt’ora. E odio che i piani si scombinino, in quel caso. Non vi nego che questo mi ha portato a sbagliare, con molte persone. (E delle volte mi ha salvato da certe altre.) Qual’è il punto? Il punto della questione è “semplice”, vorrei aiutare chi si ritrova davanti una testina di minchia come me, o dare una pacchetta alla testina di minchia come me e dire “Ehy, lo so, non sembra. Mi prenderai per stupida, o solo una che ti vuole sbolognare presto perché non crede che hai un vero problema. Ma è vero, cazzo. C’è una luce in fondo al tunnel. E’ piccola, sembra quasi inarrivabile. Dovrai alzare le chiappe da quel letto/sedia proprio come ti dicevano se vuoi averla. Ma, ehy, ne sono riuscita a vedere uno spiraglio e... Non è L’eden, ma cazzo se è meglio di questo schifo.” Per chi cerca di aiutare: Se la testina è come me, non proponete soluzioni estreme al problema. Molte persone, forse, si offenderanno. Me lo hanno detto in tantissimi negli anni. “Vai via da quella casa” “Dagli un pugno” “Reagisci” “Chiama la polizia” “Fregatene e ---*continuare a parlare del problema*” Sembra la soluzione più ovvia e logica, e non dico di non farlo per nulla: è un vostro consiglio da amici. Ed in molti, molti casi può essere giusto. Quel che succede però nel momento della crisi è violento e fa un male boia. La soluzione PER ME, e che sono riuscite a carpirla solo le mie amicizie più strette, è parlare a voce. Devo sfogarmi, anche piangendo sapendo che c’è qualcuno all’altro capo del telefono che mi ascolta solo singhiozzare in silenzio. Pian piano riesco a calmarmi, ad aprirmi... E parlare anche di qualcosa di divertente quando la situazione si è appena sbollentata, esterna al problema principale, mi aiuta. A voi amici aiutanti non vi mentirò: le testine sono snervanti. Perché per un completo check del “lo facciamo stare meglio” avranno bisogno di contatto continuo, anche fuori dalla situazione di crisi. Basta poco, un meme, un messaggio ogni tanto, parlare relativamente di cagate... Ma sappiate che se non sono loro i primi a cercarvi, non lo fanno apposta. Noi testine ci sentiamo di troppo. Un peso. Delle volte tentiamo di non mostrare i disagi fino al crollo massimo. Non forzate troppo la conversazione, ma non abbandonateci. E soprattutto non traditeci. Nel mio caso... le seconde possibilità non sono contemplate. Si diventa come fantasmi, perché se vi abbiamo lasciato avvicinare e dopo ci scaglierete contro pietre, con quelle pietre ci costruiremo un muro per tenervi fuori, come se non foste mai esistiti. E per quelli che rispondono con:-E’ solo un momento, passerà -Sei solo un po’ tragico -Stai provando sul serio ad essere felice? -Prova a cambiare il tuo stile di vita -E’ tutto nella tua testa, sei tu che decidi -Sei tu che non vuoi stare meglio, è colpa tua. -C’è chi sta peggio. -Non ti servono i farmaci! Esagerato/a ....Abbiamo detto di non mentire, no? Bene. Allora sappiate che delle volte, se non si ha nulla di utile o intelligente da dire, è meglio tacere. Peace and love. Per le testine: Ciao, anche tu qui nel girone della cacca? Bene ma non benissimo. Anche a te non mentirò, è uno sbatti di quello potente. Ma proprio potente. Il mio tipo di depressione era quello disordinato: Avevo camera che era una giungla. Sistemavo le minime cose e mi sembrava di aver fatto tanto, faticavo come se avessi fatto tanto, ed invece non riuscivo a fare un cazzo di niente. Certo, fuori in casa aiutavo tranquillamente, facendo brillare anche una stanza intera. Ma la mia stanza? Pf. Non solo. Mi sono chiusa in me stessa, e mi sono al contempo sempre affidata agli altri. Mostravo una faccia sorridente, da piccola mutavo anche il mio carattere per provare a farmi accettare. Poi ho capito che fa schifo. Così, verso le medie, ho provato ad essere asociale. Spoiler:fa schifissimo anche quello. Ho donato tutta me stessa alle persone, ma indoviniamo? E’ pericolosissimo e FA SCHIFO ANCHE QUELLO YUHUUUU. Perciò, come si può fare? Semplice: ammettiamo di avere bisogno di aiuto. Ci sembrerà un crimine gravissimo, che gli altri ci possano prendere per vittimisti, perché abbiamo osato disturbarli, esternare che stiamo male. Perché ce lo insegnano da bambini che stare male è una brutta cosa e va nascosta. Ma non è così. E’ normale. E’ DAVVERO normale. E chiedere aiuto non è sbagliato. Chiedere aiuto è davvero la soluzione. I vostri amici/parenti/san crispini non ci credono? Lo so, non è facile. Ma se in fondo, molto in fondo, vi vogliono bene lo capiranno che state dicendo la verità. Soffro di tricotillomania da quando avevo 8 anni. Fortunatamente non in maniera grave, mi tolgo giusto un po’ le sopracciglia. Mia madre lo sapeva, e non ci ha mai dato troppo peso. Fino a due mesi fa, quando in una delle crisi ha visto proprio il gesto, a cui prima non aveva mai fatto, volontariamente o non. Ha visto che era un mio modo per autolesionarmi. Si, mi faceva scaricare lo stress,come mangiare le unghie può essere per qualcun’altro, ma non era sano. Ora? Ora ho una cura di prova. Sto un pochino meglio. La mia camera sta prendendo una forma carina. Pulire ancora mi pesa (forse sono un po’ disordinata anche nell’animo) ma riesco a dormire di più, a mangiare meglio, a svegliarmi la mattina. (WAH) La cosa più importante per me, però, è che io e mia madre riusciamo ad avere un contatto umano, fisico e non, senza che implichi il litigio o i soldi. Riesce a non guardarmi più solo con disprezzo, ma ad apprezzare tutto ciò che non vedeva prima perché ero sommersa da questa coltre nera di schifo, ed io che percepivo da lei quella negatività e rigetto che mi faceva ancora più male. Sono solo due mesi, sono ancora all’inizio. Lo spiraglio non è ancora abbastanza grande per farmi passare, è piccolo come una mandorla. Ma ho iniziato, e voglio continuare. Non mi basta un assaggio, voglio tutta la fottuta torta, cazzo. Non so se ci riuscirò, delle volte mi sento ancora giù.. E ad i miei amici ancora fatico a chiedere aiuto se non nei momenti di stremo. Ma non è una cosa che va fatta di fretta. Un passo alla volta, piano piano. E non importa se vorrai esternarlo come ho fatto io o meno. Decidi tu dove vuoi lavarli i tuoi panni sporchi <3
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Chi doveva partire è partito.
Un po' di gente è tornata giù. A casa.
Perché non doveva succedere lo avete già letto.
Io provo a fare un po' di chiarezza su quello che tutto ciò può comportare.
Avrete sentito parlare spesso della parola TRIAGE, che vuol dire scelta.
E se la situazione sfugge di mano, si rischia di fare un triage come lo si fa in guerra.
E se leggete il post fino alla fine, non sarebbe la prima volta.
È già successo appena 15 anni fa.
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PREMESSA
Non siano ancora in questa situazione. Il triage si è sempre fatto con l'obiettivo di garantire a tutti la cura. Di seguito si descrive un possibile scenario e l'obiettivo è solo quello di scuotere un po' le coscienza e le scelte avventate di molti che ricadono sulla comunità.
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Andiamo con ordine.
Vediamo come funziona l'apparato emergenziale in una situazione ordinaria, per intenderci senza emergenza COVID-19.
Il primo TRIAGE lo fa il 118.
Di tutte le telefonate che arrivano (il 118 Bari e BAT si attesta sulle 900 al giorno circa) gli operatori di centrale (tutti infermieri) devono dare una priorità agli interventi. Ovvero capire chi ha un'emergenza non differibile, ovvero che va soccorso immediatamente perché in pericolo di vita, e chi ha una patologia che permette di posticipare nel tempo il trattamento.
Tutti verranno soccorsi ma in tempi differenti. E qui vengono attribuiti i vari codici rossi, gialli e verdi.
Il triage viene fatto anche in pronto soccorso, e ha un criterio differente rispetto a quello del 118.
Anche qui i pazienti vengono suddivisi in base alle priorità di trattamento. Prima i codici rossi, tutti, e poi tutti gli altri.
Ricordatevi.
I codici rossi, tutti.
Questo perché nell'ordinario, ci sono gli uomini e i mezzi per soccorre tutti.
Cosa cambia con il COVID-19?
Avete visto il film PEARL HARBOUR?
Nel film veniva deciso chi vive e chi muore.
Tu sei un codice rosso e ti posso salvare.
Però aspetta la c'è un altro codice rosso. E rispetto a te è più facile salvare lui che te. Quindi ho cambiato idea. Salvo lui e non te. Ti darò un antidolorifico per non farti soffrire.
Mi dispiace. Ma la guerra è guerra.
Prima vi dicevo che nell'ordinario verranno trattati tutti i codici rossi. Tutti.
Il rischio adesso, con gli ospedali intasati è di dover fare un ulteriore triage.
Ovvero capire tra 2 rossi, chi ha più chance e dedicarsi solo a lui.
Si rischia di dover scegliere chi vive e chi muore.
L'obiezione che potreste farmi è:
"si vabbè ma Pearl Harbour è un film. Tratto da un episodio vero ma comunque romanzato."
E avete ragione.
Nel 2005 a New Orleans a seguito dell'uragano Katrina gli ospedali erano al collasso e i sanitari somministrarono morfina ai pazienti più critici per dare priorità agli altri considerati "più salvabili", per alleviare almeno le sofferenze e dargli una morte dignitosa.
Questo è.
Per fare alcuni tipi di triage bastano poche regole e non serve essere un sanitario.
Fatelo voi il triage, una scelta consapevole, e decidete cosa è più importante.
E se vi sembra uno scenario apocalittico ed esagerato forse non avete compreso che se sta crollando la sanità lombarda, al sud non può che andare peggio.
Si chiede solo di non frequentare luoghi troppo affollati e stare più accorti.
Uno spritz in più o una fiala di morfina in meno.
Fate il triage.
Fate una scelta.
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Da questo letto senza cuore scelgo di scrivervi cari miei figli e nipoti.
(L’ho consegnata di nascosto a Suor Chiara nella speranza che dopo la mia morte possiate leggerla).
Comprendo di non avere più tanti giorni, dal mio respiro sento che mi resta solo questa esile mano a stringere una penna ricevuta per grazia da una giovane donna che ha la tua età Elisa mia cara.
E’ l’unica persona che in questo ospizio mi ha regalato qualche sorriso ma da quando porta anche lei la mascherina riesco solo a intravedere un po’ di luce dai suoi occhi; uno sguardo diverso da quello delle altre assistenti che neanche ti salutano.
Non volevo dirvelo per non recarvi dispiacere su dispiacere sapendo quanto avrete sofferto nel lasciarmi dentro questa bella “prigione”.
Si, così l’ho pensata ricordando un testo scritto da quel prete romagnolo, don Oreste Benzi che parlava di questi posti come di “prigioni dorate”.
Allora mi sembrava esagerato e invece mi sono proprio ricreduto.
Sembra infatti che non manchi niente ma non è così…manca la cosa più importante, la vostra carezza, il sentirmi chiedere tante volte al giorno “come stai nonno?”, gli abbracci e i tanti baci, le urla della mamma che fate dannare e poi quel mio finto dolore per spostare l’attenzione e far dimenticare tutto.
In questi mesi mi è mancato l’odore della mia casa, il vostro profumo, i sorrisi, raccontarvi le mie storie e persino le tante discussioni.
Questo è vivere, è stare in famiglia, con le persone che si amano e sentirsi voluti bene e voi me ne avete voluto così tanto non facendomi sentire solo dopo la morte di quella donna con la quale ho vissuto per 60 anni insieme, sempre insieme.
In 85 anni ne ho viste così tante e come dimenticare la miseria dell’infanzia, le lotte di mio padre per farsi valere, mamma sempre attenta ad ogni respiro e poi il fascino di quella scuola che era come un sogno poterci andare, una gioia, un onore.
La maestra era una seconda mamma e conquistare un bel voto era festa per tutta la casa.
E poi, il giorno della laurea e della mia prima arringa in tribunale.
Quanti “grazie” dovrei dire, un’infinità a mia moglie per avermi sopportato, a voi figli per avermi sempre perdonato, ai miei nipoti per il vostro amore incondizionato.
Gli amici, pochi quelli veri, si possono veramente contare solo in una mano come dice la Bibbia e che dire, anche il parroco, lo devo ringraziare per avermi dato l’assoluzione dei miei peccati e per le belle parole espresse al funerale di mia moglie.
Ora non ce la faccio più a scrivere e quindi devo almeno dire una cosa ai miei nipoti… e magari a tutti quelli del mondo.
Non è stata vostra madre a portarmi qui ma sono stato io a convincere i miei figli, i vostri genitori, per non dare fastidio a nessuno.
Nella mia vita non ho mai voluto essere di peso a nessuno, forse sarà stato anche per orgoglio e quando ho visto di non essere più autonomo non potevo lasciarvi questo brutto ricordo di me, di un uomo del tutto inerme, incapace di svolgere qualunque funzione.
Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è stato come entrare già in una cella frigorifera.
In questi mesi mi sono anche chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi?
Una volta quell’uomo delle pulizie mi disse all’orecchio: “sai perché quella quando parla ti urla?
Perché racconta sempre di quanto era violento suo padre, una così con quali occhi può guardare un uomo?”.
Che Dio abbia pietà di lei.
Ma allora perché fa questo lavoro?
Tutta questa grande psicologia, che ho visto tanto esaltare in questi ultimi decenni, è servita solo a fare del male ai più deboli?
A manipolare le coscienze e i tribunali? Non voglio aggiungere altro perché non cerco vendetta.
Ma vorrei che sappiate tutti che per me non dovrebbero esistere le case di riposo, le rsa, le “prigioni” dorate e quindi, si, ora che sto morendo lo posso dire: mi sono pentito.
Se potessi tornare indietro supplicherei mia figlia di farmi restare con voi fino all’ultimo respiro, almeno il dolore delle vostre lacrime unite alle mie avrebbero avuto più senso di quelle di un povero vecchio, qui dentro anonimo, isolato e trattato come un oggetto arrugginito e quindi anche pericoloso.
Questo coronavirus ci porterà al patibolo ma io già mi ci sentivo dalle grida e modi sgarbati che ormai dovrò sopportare ancora per poco…l’altro giorno l’infermiera mi ha già preannunciato che se peggioro forse mi intuberanno o forse no. La mia dignità di uomo, di persona perbene e sempre gentile ed educata è stata già uccisa.
Sai Michelina, la barba me la tagliavano solo quando sapevano che stavate arrivando e così il cambio.
Ma non fate nulla vi prego…non cerco la giustizia terrena, spesso anche questa è stata così deludente e infelice.
Fate sapere però ai miei nipoti (e ai tanti figli e nipoti) che prima del coronavirus c’è un’altra cosa ancora più grave che uccide: l’assenza del più minimo rispetto per l’altro, l’incoscienza più totale.
E noi, i vecchi, chiamati con un numeretto, quando non ci saremo più, continueremo da lassù a bussare dal cielo a quelle coscienze che ci hanno gravemente offeso affinchè si risveglino, cambino rotta, prima che venga fatto a loro ciò che è stato fatto a noi.
Vostro nonno.
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Prima la grande delusione nel venire a conoscenza del fatto che la famiglia di Fabrizio sia in gran parte leghista (ho fiducia in Fabrizio che lui almeno non lo sia, spero) ma quanto cacchio ci sono rimasta male poi, per il like che Ermal ha dato su Tw a quel vergognoso articolo di Veltroni? Glorificazione smielata di un militante neofascista, Ramelli, oggi elevato a puro martire innocente dai gruppi di estrema destra!! Sono senza parole. Da Ermal non me lo aspettavo, mi viene da piangere.
Avrei troppe cose da dire per rispondere a questo post, quindi spero di non incasinarmi troppo nel discorso. Sarà difficile.
Partiamo da Fabrizio... Scusa ma perché le idee politiche della sua famiglia ti deludono? Segui Fabrizio o la sua famiglia? Credo che la risposta sia Fabrizio, quindi onestamente sticazzi della sua famiglia. E poi, parlando di Fabrizio, ti ha mai dato l'idea di essere leghista o anche solo lontanamente di destra? Io penso che chiunque conosca Fabrizio (e con "conoscere" intendo semplicemente essere suo fan) sappia bene che Fabrizio tende da tutta altra parte, quindi non capisco che problemi ti fai solo perché invece la sua famiglia ha altre idee.
Il fatto che uno o più membri di una stessa famiglia abbiano una certa ideologia politica, non significa che debbano averla anche tutti gli altri componenti della famiglia.
Riguardo a Ermal, non ho idea di cosa tu stia parlando perché onestamente non me ne è mai fregato molto di andare a guardare a cosa mette like. Quindi non so di quale articolo stai parlando, né cosa ci fosse scritto, né mi interessa leggerlo.
Ci potrebbero essere mille spiegazioni per un like del genere. Io ad esempio potrei mettere like a un articolo in cui si parla di qualcuno perché magari quel qualcuno lo conosco, perché magari pur non condividendo certe sue idee siamo amici, o è una persona che non mi è del tutto estranea e con cui - politica a parte - ho delle cose in comune. Quindi magari il like non ha nulla a che fare con una questione politica.
E poi, scusa se te lo dico con questa brutalità, ma se ti viene da piangere perché una persona che nemmeno conosci ha messo like a un articolo che non condividi, il problema è tuo. Mi spiace, ma è così.
Capirei il dispiacere se lo avesse fatto una persona che consoci davvero, ma qua si tratta di un artista che segui e che al massimo puoi aver visto ai concerti o ai firmacopie. Non è un tuo parente, non è un tuo amico.
Il dispiacere, l'essere contrariati per quel like, magari anche un po' di rabbia... tutto lecito. Piangere mi sembra esagerato.
Detto ciò, spero di non dovermi ripetere ulteriormente nel dire che qui non intendo parlare di politica, anche se riferita agli artisti che seguo.
La mia pagina si chiama "Diario di una fangirl", ed è nata per parlare degli artisti e dei fandom che seguo. La politica lasciamola da parte, per favore.
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eppure pensavo che sarebbe stato il primo lunedì senza trappole nel mio cammino, senza ostacoli, senza il rischio di precipitare, di cadere, di sbucciarsi le ginocchia, di farsi male sul serio. sono in camera. ho ancora indosso il pigiama, e ho gli angoli della bocca sporchi di latte. una vespa ronza davanti ai miei occhi. così mi appare: un punto nero fosforescente, che percepisco peloso, un corpo minuto, che occupa poco spazio ma che in quello spazio moltiplica in suoi pochi centimetri all’infinito. la vespa ronza, ronza. si avvicina ai libri della libreria. fugge da me, a dirla breve. a me gli animali che possono attaccarmi fanno paura. non sono abituato. ho vissuto la maggior parte della mia vita fuori dalle campagne, fuori dalla natura. nella culla dei soggiorni delle case in cui mi sono trasferito prima con entrambi i genitori, poi con una sola madre. cresciuto da una sola madre. il padre, assente. sparito dalla circolazione. a volte mi chiama per farmi gli auguri. è sempre il giorno sbagliato. gli dico, papà, questo non è il mio compleanno. sorride. posso vedere il ghigno al di là della cornetta. quel ghigno malefico con cui accompagna un saluto imbarazzato quando mi vede per strada. il ghigno di una persona che non ha voglia di vedermi. che saltava i weekend dedicati a lui. ha fatto male alla mamma. per me esiste solo la mamma. ha dovuto crescermi da solo, e mi lasciava nell’ambiente sicuro della sala. davanti a una televisione a vedere in loop i cartoni animati. a gambe incrociate, sul pavimento. il freddo pavimento. a stringere le dita dei piedi e ciondolare avanti e indietro. fuggo anch’io dalla vespa. lei fugge da me, io fuggo da lei. non ci conosciamo, siamo spaventati. io socchiudo la porta, sorreggo le spalle sul muro lì vicino, aspetto qualche secondo, sospiro, rientro. la vespa è sparita. la vespa non c’è. avrà avuto il tempo di scappare, questi cinque o dieci secondi saranno stati abbastanza per ritrovare la via di casa. eppure è strano. dieci secondo. così poco. così. poco. controllo dietro ai libri, controllo dietro agli specchi, agli armadi, controllo sotto il letto, sotto le coperte, penso ma dove si sarà cacciata, io so che sei qua, non farmi paura, per favore, non farmi scherzi. dicono che una vespa che sparisce sia un brutto segno. forse ha avuto il tempo, qualche attimo per riposarsi e poi via, verso il cielo. che animale intelligente. così furbo. non darebbe a vedere...eppure. ho cercato su google. le vespe si nascondono ovunque, nelle scatole che colleziono copiose nel mio appartamento. un altro trasferimento. dieci anni dopo. dieci case dopo. questa l’undicesima. ho comprato una torta. ho messo sopra undici candeline. le ho spente con un bel soffio. ho portato le scatole su dalle scale. mi sono lasciato con la fidanzata. la casa, la casa...era sua. non c’era modo di stare assieme. incompatibilità. non possiamo stare assieme, davide, non ora. scusami. non siamo compatibili. c’è qualcosa, in te...non posso farmi inghiottire dalla tua oscurità, scusami. devi scacciarla da solo. ci faremmo divorare in due. non posso far sì che questo mostro faccia due vittime. non posso sacrificarmi con te. non posso proprio. dopo tutto quello che ho sacrificato, nella vita. devo cercare di appigliarmi a quel poco di felicità che mi rimane, capisci? ho discusso la sua opinione. ho fatto finta che non ci fosse un accidente di oscurità in me, nella mia vita. ho detto una bugia. no sofia...io sto bene...basterebbe solo un attimo, un po’ di tempo, poi le cose si rimetterebbero in sesto...ti ricordi i primi mesi, che andava tutto bene...ero sempre sorridente, non c’era una cosa fuori posto...poi ho preso scatole e scatoloni. non ho lasciato niente, da sofia. non uno spazzolino, non una pentola. ho cacciato tutto nelle scatole. non c’era un amico a portarmi via la roba, così ho chiamato un tizio che fa il trasloco delle case. è venuto di sopra, da sofia, con me. lei stava con le mani sui fianchi, ci guardava in silenzio, imbarazzata. poi è andata da un’altra parte, in un’altra stanza, a fare altro. fingeva di fare altro, pur di non dover assistere a questa scena penosa. io prendevo e portavo le scatole col ragazzo. non volevo fargli fare tutto da solo. no, questa lasciala a me, gli dicevo. e mi guardavo la punta delle scarpe con uno sguardo da cane bastonato. la vespa. ho letto su internet che nidificano ovunque. ho controllato dietro gli armadi, dietro gli specchi, sotto le coperte, sotto al letto. l’ho fatto per giorni. nulla che potesse farmi sospettare che fosse rimasta qui da me per davvero. è solo una mia paranoia. ma avevo così paura. ci pensavo così spesso. e vedi un po’ se non ho guardato bene...ci sono armadi troppo grandi per poterli spostare da solo...e quell’interstizio tra la camera da letto e il bagno? se è abbastanza furba...potrebbe essersi ficcata lì. vivevo col terrore. una notte l’ho sognata. la vespa, proprio lei, sfuggente, ora però grande, cresciuta, già adulta, troppo adulta, così adulta dall’essere a ridosso della vecchiaia, disgustosa, mefitica, e mi guardava con due grandi occhi da essere umano ma con un’espressività crudele da cartone animato. si avvicinava lentamente col pungiglione e mi diceva: ora vedi un po’ che ti succede! e poi mi svegliavo. è una premonizione. questo sogno dice qualcosa. succederà, presto o tardi. la vespa si sveglierà dal caldo torpore del suo nascondiglio. farà dei cuccioli, prolifereranno in questa casa. più ne avrò paura, più prolifereranno. con gli incubi funziona così. più ne hai paura, più proliferano. più hai paura, più procreano tra di loro, generano altre paure. paure ancor più orrende, deformi, vomitevoli. lo dico al mio coinquilino, il mio coinquilino debosciato. ho paura che mi prenda per matto. gli dico: paolo, penso ci sia una vespa, qui in giro. è entrata per un attimo in camera, e io sono uscito dalla camera, sempre per un attimo, perché lo sai, ho paura...rientro, e non c’è più. non è che ha nidificato? forse dovremmo controllare. forse sei un cagasotto, mi dice lui. e avrà ragione. sono un cagasotto. ma l’incubo mi consuma, accarezza la realtà nei sogni, e nei sogni il pungiglione mi accarezza la pelle, la stuzzica, forgia i nomi delle mie paure sull’epidermide. non si conficca mai, no: è un avvertimento. può succedere, se non stai attento. può essere che la vespa ci sia davvero, se non stai all’erta. se non fai attenzione, può essere che la vespa, adulta nella sua deformità, raggiunga il tuo misero corpo umano coi suoi figli e figliocci. può essere che usino la tua carne come terreno di allenamento per apprendere le loro abilità di difesa. un occhio ovunque, davide. un occhio alle spalle. stai attento. ma l’incubo, più ne hai paura, più si moltiplica. allora potrebbe essere ovunque, dietro alla porta, a casa di sofia. un giorno bisognerà chiamare sofia, e dirle che la vespa potrebbe essere finita persino a casa sua. non si sa mai. le vespe seguono percorsi inimmaginabili. dopo due settimane di terrore torno a casa dal lavoro. succede quello che ho sempre temuto. vado in cucina, prendo un bicchiere dal lavello e sotto al lavandino, vicino ai tubi di scarico, lo vedo. per la prima volta, nella mia vita, coi miei nudi occhi. non mi era mai accaduto. beh, a voler essere onesto nei giorni precedenti ne avevo già fatto una conoscenza esteriore su youtube, per documentarmi. per prepararmi. ora era così, a un passo e mezzo da me, reale. come quando vedi un amico che hai solo conosciuto online. un impasto di legno a forma di sfera. una struttura assimilabile a quella di una stazione spaziale aliena, se dovessimo immaginarne una. deforme e spaventoso come me lo immaginavo. un buco sull’estremità superiore, perché possano uscire e rientrare. un lavoro certosino di creature ignobili. caccio un urlo. fuggo dal mio coinquilino. sono in lacrime, ansimo. riesco a malapena a parlarne. paolo, ma l’hai visto?! tu sei tutto il giorno a casa, e non mi hai detto niente?! sì, davide. certo che l’ho visto. che problema c’è. ma come che problema c’è?! abbiamo un cazzo di nido di vespe in casa, e tu pensi non ci sia nessun problema?! oh, dio, davide. si vede che non hai mai vissuto in campagna. che sarà mai. al massimo entrano...poi escono, dal buco dell’estremità...questa è la natura. vorresti interrompere il corso della natura, davide? e se mi pungono? e se ti pungono, davide? qual è il problema? ti faranno male. imparerai a conviverci, come tu imparerai a convivere con loro. e poi io non le ho mai viste. tu le hai mai viste, in giro? probabilmente volevano lasciarci un regalino, tutto qua. non si faranno vedere, te lo assicuro. oh, beh...se credi che questa sia l’opzione migliore...ti darò corda. ecco, bravo. dio, stai tranquillo. sei sempre così nervoso. non capisco che cazzo ti prende, davvero. sì, forse ho ecceduto. scusami. l’incubo. col terrore si convive. ho paura che possano volare sopra il mio naso di notte, ma io. ora sono confortato. io. ora penso che non potrebbero farmi così male. certe volte sogno di accarezzare il nido. immagino le vespe felici, la madre che porta ai pargoletti il cibo quotidiano, mi si scalda il cuore. e pensare che le volevo bruciare...volevo chiamare i vigili del fuoco...ma quanto sono esagerato. non so proprio controllarmi. passano i giorni. vado e torno dal lavoro con una mente ebete, non mi sembra di vivere: la realtà mi sembra irreale. il nido sta prendendo più spazio. non vediamo mai le vespe, no, ma certe volte sotto il nostro sguardo il nido cresce lentamente, con un movimento che sembra virtuale, come quello delle nuvole quando c’è troppo poco vento: la sfera legnosa si gonfia di una frazione micragnosa di un millimetro, prende una fetta piccola piccola dello spazio ma abbastanza grande perché noi ce ne possiamo accorgere. non ce ne preoccupiamo troppo. abbiamo imparato a convivere col nido, non importa più nulla. io ho paura, sì, ma è come una gamba monca per uno zoppo. impari a vivere come se fosse il grado zero della tua esistenza. non c’è vita prima del nido, non c’è vita oltre il nido. non se ne parla, di dargli fuoco, non ci penso nemmeno a cambiare casa. la sofferenza è come il cerchio di fuoco che deve attraversare l’asino prima degli applausi dal pubblico pagante. vale la pena di qualche notte insonne. del terrore degli occhi imenotteri che ti guardano nel buio, appollaiati nell’alto del mobilio, che aspettano un momento di insicurezza, quello in cui ti coglie il sonno, per attaccare. il nido non può morire. il nido sono io, il nido siamo noi: cancellarlo equivarrebbe a cancellarci. il nido cresce, cresce. occupa porzioni della nostra cucina sempre più sostanziose. quasi non possiamo muoverci. il nido cresce, a un certo punto torno dal lavoro e non posso aprire la porta. il nido ha preso la casa. è sua, ora. chiavi in mano. l’abbiamo venduta al nido. contratto e tutto il resto. firmata. scatoloni, suoi. spazzolini, coperte, affar suo. è tutto-tutto-tutto suo. non voglio più vederne niente. nell’incubo hai proliferato e ora puoi goderti tutto. hai vinto tu, e la mia vita ormai dipende dalla tua enormità. succhi via ogni mia linfa vitale, e io la cedo volentieri, tuo schiavo. la mia esistenza è donata alla tua crescita. e avrò paura quanto vuoi, perché tu possa crescere. mamma, papà, sofia, non c’è sofia che tenga. il nido, gigante, mi costringe all’addio. non posso entrare, anche volessi. occupa tutto lo spazio. nessun ultimo saluto alle mie mura quotidiane, che avevo conosciuto da così poco ma già erano entrate nel mio cuore. scendo le scale di corsa, aggrappandomi ai pantaloni eleganti dell’ufficio. sono già fuori. da lontano vedo il nido. straborda dalle finestre, la sua imponenza è ormai evidente a qualsiasi passante. si fa strada un piccolo piacere perverso, in me. il piacere di farla finita. chiamo i vigili. salve, in cosa possiamo esserle utili? c’è un nido, in casa mia, è molto grande. è davvero molto grande. dovreste mandare tutti gli uomini che avete lì in stazione, perché ce n’è davvero bisogno. non so nemmeno come ci si possa disfare, di una roba del genere. non so come spiegarvelo. è gigantesco. ok, arriviamo subito. non c’è spazio per entrambi. non c’è spazio per uno solo. o vivi tu, e io mi dimezzo, o muoriamo entrambi. così ho scelto. e la paura, quella piccola, deliziosa paura...quella paura di amare, e i pomeriggi ciondolanti davanti alla tivù, da piccolo...tutta polvere ammucchiata negli angoli di casa tua. sono sul ponte. mi lancio.
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Vagabond Commento finale
Da quando ho iniziato a vedere serie asiatiche, questo è di certo il drama che più di tutti mi sta mandando in confusione. Non so davvero da dove iniziare, non so neanche bene che cosa dire, ci sono cose che non ho capito, cose che ho trovato frettolose, mi sono persa pezzi lungo la strada. Insomma, ho voglia di mettermi le mani nei capelli.
Certo che, a iniziare così, questo drama sembra una merda.
Ma non lo è. È una bella serie che si lascia guardare in modo scorrevole, con tanti momenti adrenalinici (ancora ricordo la sequenza dell'aereo) intervallati con la politica e le parti emotive. Ne è risultato un buon equilibrio, e se c'è una cosa che non posso assolutamente dire di questa serie, è che è noiosa. Non mi sono annoiata mai, nemmeno per un attimo.
Fino a un certo punto è stata estremamente godibile, poi mi sono resa conto che mi ero persa qualche pezzo lungo la strada, fin quando gli ultimi episodi mi hanno mandata in confusione totale.
Non starò qui a spiegare la trama perché NON LA SO.
Tutto quello che so è che un aereo è stato abbattuto portando alla morte decine di innocenti, e il colpevole di questo è Edward Park. Punto. Non so altro. Non ho nemmeno capito perché Edward ha abbattuto UN SUO STESSO AEREO. Non ho capito che cosa avrebbe combinato se Cha non avesse mandato avanti i fili della trama. Non ho capito perché, prima di tutto, ha deciso di abbattere un suo aereo per mettere al potere un suo burattino. Ma un altro modo non c'era? O sono io che mi sono persa qualcosa?
Grazie al cielo non ho visto questa serie da sola, ma ero come al solito accompagnata da @dilebe06. Anzi, è stata proprio lei a scoprire questo drama e a consigliarmelo, e quando mi sono buttata sul primo episodio sono rimasta letteralmente incollata dall'inizio alla fine, col fiato trattenuto, e mi ricordo di aver anche pianto. Insomma, un mare di emozioni.
Perciò ho proseguito molto curiosa di vedere come si sarebbe snocciolata la storia. Ma siccome ho già detto che della storia non voglio parlare, mi limito a stilare una veloce lista delle cose che ho più o meno gradito, in linea di massima.
Cose che mi sono piaciute:
Go Hae-ri. Un personaggio femminile veramente, veramente bello. Carina, intelligente, simpatica, riesce a stemperare un po' la situazione con i suoi modi di fare, ma allo stesso tempo prende le cose seriamente ed è devota al suo lavoro (ancora non capisco perché per metà serie le danno dell'incompetente). Bella la trasformazione finale, da agente dei servizi segreti che combatte per la giustizia, si allea con i nemici per vendicarsi del villain numero uno. È un tipo di evoluzione che a me piace tantissimo, la trovo molto interessante, ma credo che in questo caso sia stata fatta in modo un po' frettoloso e un pochino forzato (tutto succede in un episodio).
I due protagonisti presi come coppia. Sono stati davvero carini. Il loro rapporto è costruito bene, si evolve nel corso del tempo. Prima semplici alleati/complici, diventano via via amici fino a quando non nasce qualcosa di più tenero e profondo. Nonostante nessuno dei due si dichiara mai all'altro, i loro sentimenti sono palesi. Bello l'equilibrio tra tenerezza e scherzosità.
I villain (o meglio, le villain) A parte Edward che non mi ha fatto impazzire, ho invece apprezzato molto Jessica e Lily, soprattutto quest'ultima. L'ho trovata bellissima. Sembra pazza come un cavallo a una prima impressione, ma in realtà nasconde un cervello che ragiona con cura e con delle regole precise. È un personaggio un po' sopra le righe, ma non l'ho mai trovata esagerata. Jessica invece ha sfoggiato un carattere freddo, senza scrupoli, calcolatrice, intelligente. Non una villain spettacolare, ma comunque molto buona.
La squadra dei servizi segreti. Il direttore Gang e il direttore Gi sono stati tra i personaggi più intelligenti della serie, e li ho apprezzati moltissimo. Mi è piaciuto soprattutto come questi personaggi abbiano equilibrato l'impulsività e la poca strategia del protagonista, dimostrando che anche i buoni potevano raggiungere dei traguardi usando il cervello e non solo per vergognosi colpi di fortuna perché sono gli eroi.
La parte d'azione. Gli inseguimenti, le scene d'azione e le sparatorie sono state, alcuni (per fortuna pochi) momenti sono ripetitivi, ma non ci si annoia mai, sono davvero godibili e tengono col fiato sospeso.
La parte emotiva. Questa mi è piaciuta veramente tanto. Non nascondo di essermi commossa più di una volta nel corso della serie, sopratutto quando si parlava dei famigliari delle vittime o del nipote di Cha. Il pezzo che più di tutti mi ha commosso è stato quando i famigliari si ribellano alla polizia, si fanno avanti e si mettono in mezzo per proteggere il signor Kim che deve andare a testimoniare in tribunale. È stata una sequenza davvero toccante e molto emozionante. Un applauso particolare all'amico del protagonista (di cui non ricordo il nome).
Per quanto riguarda il protagonista, lo metto nel mezzo. Cha è un protagonista che in linea di massima mi è piaciuto, ma non mi ha fatto impazzire. Alcune volte l'ho trovato troppo caricato, con atteggiamenti davvero improbabili e davvero troppo impulsivi. Le parti più belle sono state quelle emotive, legate al nipote e alla protagonista. Non nascondo di essermi commossa più di una volta.
Cha, detto anche "Signor non posso morire perché sono il protagonista", è il protagonista col culo più parato della storia. Ho perso il conto di quante avrebbe DOVUTO morire nel corse delle puntate, e invece è sopravvissuto perché altrimenti chi la mandava avanti la trama? Detto ciò, mi sono comunque goduta le mille scene d'azione, gli spericolati inseguimenti, i combattimenti corpo a corpo, e mi sono anche divertita quando l'ho visto scalare le mura della Casa Blu in un modo da fare invidia a Spiderman, inseguito da dozzine di guardie (ebbene sì, questa serie ha toccato livelli di fantascienza).
Cose che non mi sono piaciute:
Edward e il suo piano contorto. Se qualcuno lo ha capito ed è riuscito a seguirlo da cima a fondo, gli faccio i miei complimenti. Sono riuscita a seguire la trama per buona parte delle puntate, ma verso la fine arriva il plot twist, e io mi sono persa. A una certa non ho più nemmeno cercato di capire, anche perché non ricordavo più cos'era successo prima a causa delle mille sottotrame e bordelli vari (complice anche la mia memoria di merda). L'unica cosa che ho capito è che Edward è il villain numero uno, quello che sta dietro a tutto, ma di tutto il suo piano contorto ho capito ben poco.
La gestione del finale. Per tredici episodi la trama segue una certa direzione, poi avviene lo stravolgimento e tutto si ribalta nel giro di due ore di minutaggio. Non ho nemmeno avuto il tempo di processare. E nell'episodio finale ho proprio avuto l'impressione che si stesse correndo per raggiungere la scena finale. La protagonista crede morto Cha, piange, si infila in prigione sotto copertura, si allea con Jessica e decide di vendicarsi di Edward. Il tutto in venti minuti. Non c'è nemmeno una scena in cui parla o dice addio ai suoi compagni di squadra. È come se l'unica cosa al mondo che le importi è la vendetta, e mi pare un pochino frettoloso e un po' esagerato per un personaggio che fino all'episodio precedente ha passato la vita a essere buona, corretta, positiva, divertente, onesta.
La confusione generale. Tante trame aperte, tanti personaggi da seguire, tanti piani messi in atto. Alla fine quello che ne esce è un bordello. So raccontare la trama generale a grandi linee, ma tutti i dettagli me li sono persi per strada.
Detto ciò, a me il finale lasciato aperto, è piaciuto e mi ha incuriosito. Sono molto curiosa di vedere cosa metteranno in campo nella seconda stagione, se e come si svolgerà la vendetta, e come evolveranno i due protagonisti singolarmente e come coppia.
Considerazioni generali: molto buona la recitazione, suspance mantenuta per bene per tutto il tempo, movimenti di macchina molto traballanti, musiche dimenticabili.
Due cose:
Ammettetelo: QUESTA SERIE È UN CROSSOVER DI DESIGNATED SURVIVOR!!! I paralleli sono TROPPI per essere delle mere coincidenze: la Casa Blu, il presidente ad interim, gli incontri con i giornalisti, le stesse ambientazioni, gli stessi meccanismi.
E ormai è palese che l'organizzazione che sta dietro a Edward è il VIP. NON CERCATE DI NASCONDERLO!!!
E infine...
Non me ne sono dimenticata. Come potrei! Come potrei dimenticarmi di lui, il vero protagonista di questa serie, il vero eroe, l'uomo del popolo, il mio personaggio preferito, la voce del fandom, lo specchio degli spettatori, la vera vittima di tutto questo, colui che ha attraversato mezzo mondo e superato mille ostacoli per andare a raccontare la verità!!
IL COPILOTA KIM WOO-GI
E voi lo avete ammazzato!!
In modo assolutamente indegno, tra l'altro. Lo avete lasciato bruciare come un cane senza nemmeno darci una scena d'addio.
Non vi perdonerò mai.
#ionondimentico #teamcopilota #copilotaunodinoi
In conclusione
È una serie che consiglio? Per gli amanti del genere, direi proprio di sì. Ma la consiglio anche a chi il genere non fa impazzire. Io stessa non vado matta per le storie di questo genere, perché so che sono storie che vedo con enfasi la prima volta e poi passo oltre facilmente, ma me la sono comunque goduta appieno.
Voto: sette e mezzo.
#vagabond#korean drama#asian drama#jessica lee#edward park#samael#go hae ri#Cha Dal-gun#cha dal geon
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mah,io ho il sospetto che il suo presunto 'supporto' alla comunità LGBT sia solo in teoria,perché poi vedi nella pratica,non ha manco l'umiltà di riconoscere che in quanto uomo,e cishet,non ha alcun diritto di decidere cosa è offensivo per le donne o per le persone trans. non basta postare foto di ragazze che si baciano per definirsi un ally. tanto per cominciare,non mi pare abbia mai manifestato aperto supporto per persone bi o trans... come se esistessero solo gay e lesbiche!
Guarda sulle persone bi sfondi una porta aperta !! perché io è da quel tweet di "mi piacciono le donne così come al buon Fabrizio" che sono 'honey, bisexuality is real, non ho mai detto che non ti piacessero (sarebbe anche da pirla dato che sappiamo tutti le lunghe relazioni che hanno avuto) ma voglio dì... Pure a me piacciono le ragazze, non esclude che me piacciano pure i maschi, bro 😂'
Sul supporto della comunità effettivamente, apertamente, ha sempre dimostrato il suo supporto nei confronti di persone omosessuali (però insomma, tipo in Ragazza Paradiso non poteva fare altrimenti e diciamo che in linea di massima io sono felice lo stesso perché se non altro commenta spesso notizie etc e non sarebbe "tenuto a farlo" nel senso che tanti altri non fanno neanche questo
Quindi io apprezzo molto che nel suo 'piccolo' scriva post come quello contro le parole del ministro Fontana, oppure quello dove commentava un aggressione ai danni di un ragazzo gay, le due calciatrici -che sono tutte notizie molto virali / più popolari rispetto a tante altre tematiche, quindi è più facile che se le ritrovi e che gli venga da commentare, ci sta; o come il fatto abbia indossato il nastro arcobaleno / il trucco arcobaleno sul volto a Sanremo e quel trucco anche in altre occasioni)
Però tendenzialmente penso anche che, per quello che dice nei confronti di pregiudizi etc sia aperto a qualsiasi orientamento e identità e che, di fronte alla notizia specifica o semplicemente a qualcuno che gli dice "sono bi/trans/altro" non avrebbe problemi di alcun tipo e si comporterebbe in maniera corretta/normale
I problema principali, secondo me, sono che: • È "ignorante" nel senso che ignora: non essendo nella comunità in prima persona (e a volte anche quando tu stesso lo sei commetti certi errori nel parlare o hai certe opinioni che vanno in contrasto con la cosa, o semplicemente appunto non sei informato sulle altre realtà del "gruppo di persone di cui fai parte") gli risulta più difficile considerare certe cose, sia pensarle che forse anche capirle
Anche perché alla fine è di una generazione diversa, ricordiamoci che ha pur sempre quasi 40 anni (ed è vero che non è una scusante perché tante persone della sua età know better e vale lo stesso anche persone di epoche meno recenti, però insomma, è più comprensibile perché magari tante cose erano vissute in maniera diversa no? Anche per il linguaggio che usa, facciamo un esempio, tipo: Mahmood, è cresciuto in un periodo diverso dal suo -e qui parlo dei termini da gggggiovani, i memini etc insomma-, e soprattutto ha frequentato dimensioni diverse dalle sue (a prescindere da come si identifichi eh, non voglio speculare, ma si sa che frequenta(va) locali gay, pride etc) quindi già quello ti fa riflettere e parlare in maniera più attenta e già questa è una cosa
• E il fatto che abbia un carattere che pia un po' subito fuoco 😂 (mentre per dire, facciamo un paragone non richiesto perché vanno sempre tirati in ballo in coppia, Fabrizio mi sembra un tipo più rilassato, e che, se gli venisse fatto notare che una cosa può suonare in un certo modo, da qualcuno che la vive/ venisse corretto sull'uso di un termine che magari non conosce, penso che ascolterebbe, poi magari continuerebbe a sbagliarlo eh, o non sarebbe d'accordo con la cosa, ma dico invece di partire in quarta cercherebbe di capire ben cosa si intende e perché, ed anche il fatto che si tenga più sul vago quando parla di orientamenti e identità, o il fatto di aver inserito "a chi è nato uomo ma si sente donna e se ne frega del parere della società" mi fa più ben sperare riguardo un'apertura sul discorso)
Per tornare ad Ermal, sì, richiede a noi il fatto di essere aperti ad un dialogo e ad uno scambio di opinioni, però se toccato in prima persona non sempre reagisce così bene, sempre perché è appunto più istintivo e meno riflessivo, quindi figuriamoci se alimentato da parecchia gente che, probabilmente sempre per fascia di età (sia che sia molto piccola, o che di avvicini invece alla sua), la pensa come lui e quindi dà manforte alle sue convinzioni (che ripeto, poteva benissimo avere ragione lui e continuare a credere di avercela, poteva considerare il tweet come uno spunto di riflessione e dialogo -come mi sarebbe piaciuto che fosse infatti- più che come una critica, cosa che non voleva essere)
Quindi diciamo che io veramente, sulle buone intenzioni non ho dubbi, su come abbia gestito la situazione invece parecchi, perché mi sembrava di essere stato tranquillo e di averla posta nel migliore dei modi e tutto il resto che ne è scaturito (okay in parte erano risposte del fandom che non dipendono da lui) mi è sembrato molto esagerato ma vabbè, ci sta, io ed un'altra ragazza con cui avevo parlato prima di commentare sapevamo perfettamente che rischiavamo il blocco/essere linciati dal 90% dei fans 😂 il fatto che non sia accaduto è stata già una grande vittoria lol
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