#memorie napoleoniche
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pier-carlo-universe · 21 days ago
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"Natale al Museo" inaugura la XIII edizione con un omaggio a Napoleone. Musica, storia e cultura al Museo Civico di Casale Monferrato
Domenica 8 dicembre 2024, alle ore 16:00, prenderà il via la XIII edizione di Natale al Museo, una rassegna musicale organizzata dall’Associazione Gli Invaghiti ETS in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e il Museo Civico - Gipsoteca Bistolfi di
Domenica 8 dicembre 2024, alle ore 16:00, prenderà il via la XIII edizione di Natale al Museo, una rassegna musicale organizzata dall’Associazione Gli Invaghiti ETS in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e il Museo Civico – Gipsoteca Bistolfi di Casale Monferrato. La manifestazione, ideata da Fabio Furnari, celebra il patrimonio artistico e culturale della città attraverso tre concerti…
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Un sogno fatto in Sicilia
Prendiamo lo spunto da un anniversario, per consigliarvi libri di scrittori siciliani: nel 1959, 60 anni fa, il Premio Strega fu assegnato postumo a Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un caso davvero clamoroso per uno dei vertici della nostra letteratura, tradotto in tutte le lingue, celebrato con un film dal cast stellare, letto ancora oggi nelle scuole; eppure non solo fu premiato postumo (battendo Una vita violenta di Pasolini, anch’esso in lizza per il premio), ma fu anche pubblicato postumo, grazie all’impegno di Giorgio Bassani che convinse l’editore Feltrinelli, dopo la bocciatura di Einaudi e Mondadori, determinata dal parere negativo di Elio Vittorini, l’allora direttore della collana «I gettoni» (aliquando dormitat Homerus…): magra consolazione per noi miseri mortali che mietiamo insuccessi pur senza aver composto un tale capolavoro.
Destino simile anche per un altro siciliano illustre: Andrea Camilleri, candidato con Il birraio di Preston (che a mio avviso resta fra i suoi libri più belli), non entrò nemmeno nella cinquina dei finalisti allo Strega!
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Uno dei modi più efficaci per comprendere un popolo è sicuramente quello di conoscerne la letteratura, e per un paese complesso come la Sicilia questo passaggio è quasi indispensabile. A parte gli intramontabili classici come Verga, Pirandello (consiglio sempre le novelle, pillole di acuta introspezione), De Roberto, Capuana (non mi stanco mai di raccomandare Il marchese di Roccaverdina), Brancati, Sciascia (chi non ricorda il ‘quaquaraqua’ de Il giorno della civetta?), vogliamo citare anche Gesulado Bufalino che, nel racconto Sicilia plurale, tratto dalla raccolta Cere perse, parla appunto della pluralità delle Sicilie, dovuta a diversi fattori: geografici (la varietà del territorio), storici (le numerose dominazioni che hanno lasciato il segno), umani: “Vi è una Sicilia ‘babba’, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia ‘sperta’, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale”.
Per non parlare del meraviglioso Rubè di Giuseppe Antonio Borgese: si affretti chi non l’ha ancora letto ad affrontare questa bellissima storia ambientata durante la prima guerra mondiale, scritta con sapiente retorica, insospettate metafore, sottile ironia, lessico lussureggiante. Non solo una trama accattivante, ma un autentico diletto per gli amanti della buona lingua. Intriso di retorica futurista, il protagonista è un acceso interventista, fanatico militarista: “‘Anche s’io sono un uomo della misura comune, la guerra mi solleva. Con un atto volontario ho rinunziato alla mia volontà in favore dello Stato, ed esso in compenso mi moltiplica incarnando anche in me una decisione augusta della storia e facendomi partecipe della maestà dei tempi’. Musiche militari, misurate dal rullío del treno, gli passarono nell’immaginazione comentando quello slancio oratorio e frustandogli il sangue con la voluttà della marcia per quattro. L’amor di patria, ch’era stato passione nella sua adolescenza popolata di memorie romane e napoleoniche … gli diveniva sensuale … La guerra … gli appariva sempre più mirabile nella sua divina necessità e nel suo purificante splendore”.
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E ancora: lo scrittore-poliziotto Antonio Pizzuto, stimato nientemeno che da Gianfranco Contini, Vincenzo Consolo (Il sorriso dell’ignoto marinaio), Giosuè Calaciura, Matteo Collura.
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Sulla nuova “scuderia” di purosangue, allevati soprattutto da Sellerio, abbiamo scritto spesso nei nostri blog, ma vi suggerisco anche questo articolo di Repubblica: “Prolifica come poche, visionaria, bacino rassicurante di follia, un panorama vivacissimo che sta facendo i conti con la sua tradizione importante, spostando avanti gli obiettivi linguistici e stilistici, capace di anacronismi attuali e flash forward aristocratici: così gli editor della narrativa italiana descrivono le produzioni dei nuovi talenti siciliani”. L’articolo cita numerosi nomi, noi vogliamo ricordare: Davide Enia (il romanzo autobiografico, Appunti per un naufragio, ambientato a Lampedusa, è il suo libro più venduto), Gaetano Savatteri (milanese per nascita, ma siciliano per stirpe, il suo ultimo giallo Il delitto di Kolymbetra mette nuovamente alla prova il ‘detective per caso’ Saverio Lamanna), Giuseppe Bonaviri, Gian Mauro Costa, Roberto Alajmo, Giorgio Frasca Polara.
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Vogliamo chiudere questa breve (certo insufficiente) carrellata con una frase del pittore Renato Guttuso (il quadro raffigurato è la Vucciria, cioè il mercato di Palermo):
Anche se dipingo una mela, c'è la Sicilia.
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vlifestyle · 7 years ago
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Mare e baie incantevoli, ma anche montagne, sorgenti, miniere e percorsi panoramici. L'Elba, la più grande isola dell'arcipelago toscano, è un'oasi di verde, ricca d'arte e di storia. Il modo più comodo per raggiungerla è prendere  il traghetto dal porto di Piombino. L’isola d’Elba è ben collegata via mare.
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Artista fra due secoli
Nel 1796, appena 20 giorni dopo l’ingresso del generale Bonaparte a Milano, “Il Corriere milanese ossia il Cittadino Libero del 9 giugno 1796” riportava la notizia della consegna a Napoleone di un suo ritratto eseguito di nascosto da Andrea Appiani. Era l’inizio di un’amicizia destinata a occupare il resto della vita del pittore, ormai in età matura (era nato a Milano il 31 maggio 1754, dove morì l’8 novembre 1817) e affermato ritrattista oltre che autore di affreschi nelle chiese lombarde, ultimi prima dell’arrivo dei Francesi quelli in Santa Maria presso S. Celso.
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Nelle solenni esequie per la sacra cesarea reale apostolica maestà di Leopoldo secondo imperatore e re celebrate nella Imperiale Regia Collegiata di S. Maria della Scala in S. Fedele, orazione funebre recitata il giorno 21 marzo 1792 da Stefano Bonsignore della congregazione degli obbl. dott. del Coll. Ambrosiano lett. di teologia dogmatica e prefetto degli studi nel Seminario arcivescovile di Milano. - In Milano : nell'imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, 1792
Con l’instaurazione della Repubblica cisalpina fu adottato il calendario rivoluzionario in vigore in Francia già dal 1793, il cui impiego si limitò in effetti ai documenti ufficiali, dal momento che la Repubblica garantendo la libertà di culto permetteva alla cittadinanza di continuare a seguire i riti tradizionali e le celebrazioni religiose pur ponendo ogni limite possibile alle devozioni pubbliche, moltiplicando invece le occasioni per le feste civili sia per commemorare sul modello parigino le date della rivoluzione che le vittorie napoleoniche. Col declinare degli ideali giacobini, alle processioni davanti all’albero della libertà succedettero celebrazioni più articolate, sul modello delle feste parigine del Direttorio, ambientate in luoghi architettonicamente dedicati al loro svolgimento: nell’area dell’ex Lazzaretto, inaugurata dalla “Festa della Federazione”; nei giardini di Porta Orientale e nell’area libera di Foro Bonaparte dove si celebrò il 26 giugno 1803 la nascita della Repubblica Italiana. La manifestazione del 1803 fu affidata alla regia di Andrea Appiani che, nei giorni dei festeggiamenti, presentò anche i primi pannelli dei Fasti napoleonici destinati a ornare la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale fino ai bombardamenti del 1943. Lungo i viali diritti dei Boschetti di via Marina fiancheggiati dai tigli, furono allora inseriti, sul modello dell’Antichità, trofei ed emblemi, mentre intorno vennero erette giostre e altri apparati per il divertimento popolare. Sull’area del Foro furono invece ripresi i giochi circensi in una struttura temporanea di legno e tela, progettata sui modelli antichi, che Luigi Canonica si occupò di trasformare in muratura di lì a qualche anno, precisamente in occasione dell’ingresso di Napoleone in città nel dicembre del 1807.
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Sul modello delle feste parigine (qui l’arco di trionfo eretto davanti al giardino delle Tuileries in occasione del matrimonio fra Napoleone e Maria-Luisa d’Austria), anche Milano si dotò di architetture celebrative effimere specie lungo il Corso di Porta Orientale, oggi Corso Venezia. Fêtes à l'occasion du mariage de s.m. Napoléon, empereur des français, ... avec Marie-Louise, archiduchesse d'Autriche. Recueil de gravures au trait, représentant les principales décorations d'architecture et de peinture et les illuminations ..., avec une description, par m. Goulet. - Paris : L.C. Soyer, 1810 ([Parigi! : de l'imprimerie de Chaignieau aine, rue de la Monnaie, n. 11).
Il cambiamento di regime non aveva comunque segnato un mutamento di status e di attività per il poliedrico artista (come del resto per Piermarini, Canonica, Landriani, ecc.), scenografo per la Scala, designer ante litteram per i mobili dell’atelier Maggiolini e illustratore.
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Memorie appartenenti alla vita ed agli studj del signor don Paolo Frisi ... / [Pietro Verri]. - In Milano : nella stamperia di Giuseppe Marelli, 1787
Molteplici erano stati gli impieghi delle arti figurative e applicate nei riti e nelle cerimonie delle società di Antico regime. L’arte era sempre in qualche modo arte applicata, giustificata da scopi concreti, dall’attitudine a servire a qualche momento della vita. Lo stesso Leonardo da Vinci, che incarna per i contemporanei in modo eminente il tipo del genio, si occupò in effetti proprio a Milano degli apparati effimeri per i festeggiamenti di Ludovico il Moro. Anche per la più immateriale delle arti: la musica il grande numero di documenti scritti rimasti per quella che noi chiamiamo “musica ufficiale”, conferma l’impressione che costituisse in realtà il principale compito per i compositori. Nella festa, civile e religiosa (sarebbe difficoltoso tracciare fra le due tipologie una netta linea di confine), si esprimeva in modo eminente l’unità fra arte e vita. La festa si svolgeva comunque secondo una liturgia che, nella tensione ad essere in sé bella, si valeva degli apporti essenziali degli artisti.
Il mutamento epocale per lo stato delle arti si stava preparando invece in quegli stessi anni nella politicamente frammentata Germania: per la generazione romantica l’unità di arte e vita era prerogativa del genio, cioè di colui nel quale l’energia creatrice poteva fluire liberamente concretizzando in simboli sempre nuovi il perenne divenire dello spirito, preferibilmente in contrasto col “filisteismo” del pubblico. Questa esaltazione del soggettivismo estetico era destinata a informare di sé avanguardie e neoavanguardie, fino ad oggi.
Nella sua ironica rappresentazione del genio, Appiani sembra avere avuto sentore dei tempi nuovi.
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Andrea Appiani, il genio dell’Arte e gli invidiosi, inizi secolo XIX, affresco riportato su tele, Galleria d’Arte Moderna, Milano.
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