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Libri: i libri più letti alla Zafra di Chiavari
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[Paradiso][Michele Masneri]
La trama di Paradiso di Michele Masneri descrive le avventure di Federico Desideri, un giovane giornalista inviato a intervistare un regista latitante. Alla ricerca di lui, Federico finisce in un luogo incantato chiamato Paradiso, abitato da personaggi ec
Paradiso: tra cialtroni, freak e misteri, un viaggio indimenticabile per un giovane giornalista Titolo: ParadisoScritto da: Michele MasneriEdito da: AdelphiAnno: 2024Pagine: 187ISBN: 9788845939006 La trama di Paradiso di Michele Masneri Nel «giorno più caldo di una delle estati più calde che si ricordino», Federico Desideri, giovane giornalista di belle speranze ma di scarse soddisfazioni,…
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oggi, 23 marzo, arbasino match all'auditorium
sabato 23 marzo, a Roma @ Auditorium Parco della Musica, nell’ambito della quindicesima edizione di LibriComealle 15:30 in sala Studio 3ARBASINO MATCHin occasione della pubblicazione di Arbasino A-Z (Electa 2023)con Chiara Portesine e Andrea Cortellessa, arbitra Michele Masneri cliccare per ingrandire
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Incontro con Michele Masneri
Michele Masneri, scrittore e giornalista d’eccezione, racconta le passioni automobilistiche di grandi autori italiani del Novecento, da Arbasino a Parise. Un percorso di storie e racconti sul rapporto tra letteratura e automobili, a partire da Fratelli d’Italia di Arbasino, il più grande romanzo ‘on the road’ della letteratura italiana, ma anche toccando le passioni e le paure stradali di Carlo…
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A Salerno Letteratura il “Paradiso” di Michele Masneri - Repubblica Napoli | napoli.repubblica.it
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Forza Italia: nasce dipartimento Montagna, Rini responsabile
Il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ha costituito il Dipartimento nazionale per la Montagna e ha nominato Emily Rini quale responsabile. Sarà coadiuvata da Luca Masneri, sindaco di Edolo (Brescia) e presidente dei Comuni delle Alpi Orobie, e da Fabio Santavicca, sindaco di Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila) e presidente della Comunità del Parco del Gran Sasso. “Oggi…
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30 ott 2023 15:45
LA SPETTACOLARE AUTODISTRUZIONE DI VITTORIO SGARBI – "IL FOGLIO”: “È UN MISTO TRA D’ANNUNZIO E BRUNO CORTONA, OSCILLA TRA ‘IL PIACERE’ E ‘IL SORPASSO’. MA, A DIFFERENZA DI D'ANNUNZIO, SGARBI NON NECESSITA DI POLVERINE, LUI PRODUCE ECCITANTI DA SÉ” – “RICHIESTO DI AUTODEFINIRSI IN UNA FRASE RISPOSE: ‘MI CACCIANO SEMPRE’. ANCHE ADESSO, CON LE INDAGINI PER PRESUNTE MALVERSAZIONI FINANZIARIE, LA SUA POLTRONA, È PERICOLANTE, PER L’ENNESIMA VOLTA” – “I GUAI DI SGARBI SON SEMPRE DI DUE CATEGORIE, QUELLI ASCRIVIBILI ALLO SBROCCO PURO E SEMPLICE E QUELLI DELL’INTRALLAZZO ARTISTICO-PECUNIARIO” -
Estratto dell’articolo di Michele Masneri per “il Foglio”
L’abbiamo visto invecchiare con noi, cambiare, crescere, anche ammorbidirsi, è la nostra Camilla Parker Bowles (anche per le chiome). Come una regina la sua immagine è ovunque, anche tra le decine, forse centinaia di comuni della penisola di cui è assessore alla Cultura in una specie di performance in cui lui è testimonial seriale e “protagonista del Novecento” come diceva quel tale delle televendite, seriale come in un multiplo di Andy Warhol, sempre contemporaneo anche se antico.
E’ stato uno dei primi politici a denudarsi sulla copertina dell’Espresso, ha inventato per primo lo scontro fisico quando i talk-show ancora erano pacate presentazioni di libri. Però Vittorio Sgarbi è sempre a un passo dal trono, regina non diventa mai, molto meno astuto di Camilla si ferma sempre un momento prima, anzi a un certo punto regolarmente cade. Per incidente autoprocurato.
Così anche adesso con le indagini scatenate da denunce arrivate ai magistrati e riportate dal Fatto, per presunte malversazioni finanziarie, parallele a un non gradimento del suo ministro, Sangiuliano, il tronetto anzi la poltrona di Vittorio Sgarbi è pericolante, per l’ennesima volta. A Panorama nel 2018 richiesto di autodefinirsi in una frase rispose: “Mi cacciano sempre”. “Cacciato da sottosegretario del ministro Urbani, cacciato da assessore alla Cultura a Milano dal sindaco Letizia Moratti, da Alto commissario a piazza Armerina, da sindaco di Salemi”. Ora l'hanno cacciato pure da Miss Italia, a cui doveva presenziare (diecimila euro il cachet).
Giuliano Urbani, che era il “suo” ministro nel 2001, anno di una delle principali defenestrazioni di Sgarbi, ha commentato l’altro giorno col Corriere: “Mi dispiace perché Vittorio è una persona buona, che tende a crearsi problemi da solo”. A quell’epoca, Sgarbi pensò bene di attaccare la moglie del ministro, oltre a combinare pasticci per certe opere col Vaticano.
“E’ una persona buona”, ha ribadito Urbani. “L’ha indebolito la scomparsa dei genitori, le uniche due persone che potevano parlargli. E’ rimasto due volte orfano, legalmente e psicologicamente”. La scomparsa dei genitori e soprattutto della mamma come freno inibitore lo accomuna a Berlusconi.
Anche per Sgarbi infatti la mamma è stata fondamentale: in quel di Ro Ferrarese Rina Cavallini, farmacista, formidabile rezdora emiliana, tirò su il figlio per i più ampi destini. Raccontano che lei soprattutto di Vittorio era musa e tuttofare. Per le mille collaborazioni del figlio, libri giornali saggi, lei sbobinava di notte e teneva degli addetti a scrivere per lui, poi la mattina all’alba controllava, e spediva gli articoli.
[…]
La sorella Elisabetta nella complicata psicologia di casa ha fatto fatica a emanciparsi, e alla scomparsa della mamma Rina si è trasformata pure lei nella protettrice e musa del figlio-fratello. E oggi il rapporto vero e solido è proprio quello con lei, la carismatica doppelgänger di Vittorio, Elisabetta, capa delle edizioni Nave di Teseo: i due passano la giornata al telefono tra di loro, fin nelle ore più piccole, da macchina a macchina, da albergo ad albergo, come se fossero le star di boy band impegnate in due tournée parallele.
Entrambi non bevono, non fumano, non dormono e non mangiano, le loro batterie si ricaricano solo al contatto tra loro, per induzione; hanno partner mansueti la cui funzione è soprattutto il contenimento di queste energie degli Sgarbi in eccesso. Energie che in Vittorio esplodono notoriamente negli scontri tv (mitico quello con Roberto D'Agostino a "L'Istruttoria" di Giuliano Ferrara).
Uno dei rarissimi casi che vide Sgarbi con la pila scarica fu invece quello con Aldo Busi, un altro italiano Duracell che pare rientrare nella categoria sgarbiana, cioè geniali o genialoidi che a un certo punto perdono la brocca, o in cui l’amore di sé e dei denari trabocca qualunque altra dote.
I due hanno molto in comune. Anche Sgarbi è diventato famoso sul palco del Maurizio Costanzo Show, esordendo nel 1987 abbrutendo una professoressa, mentre negli stessi anni Aldo Busi salpava col suo primo grande romanzo, “Seminario sulla gioventù” che molto beneficiò di quel palco.
[…]
Leggendario appunto lo scontro anni fa tra i due da Piero Chiambretti: Busi attaccò Sgarbi sulla mancata carriera universitaria, su quella fiorente invece politica ma soprattutto sferrò un micidiale e precisissimo attacco psicoanalitico (“la tua è una servitù poco gratificante ascrivibile a un eterno ritorno di uno stato di infantilità. Hai bisogno di un padre”).
La risposta fu un sintetico: “Fatti i cazzi tuoi”, e però lì Sgarbi (che in quella occasione introdusse per la prima volta il celebre “capra”), forse caso unico nella storia delle sue tenzoni televisive, soccombette appunto, forse perché l’attacco busiano proveniva da altro idealtipo simile, altro geniaccio di provincia autosabotato dal carattere e dall’ego. Alla fine: “Tu cerchi sempre giocattolini da rompere. Tu sei il classico figlio del dottore che non ha mai fatto un cazzo in tutta la sua vita” gli disse Busi. E lì Sgarbi vacillò, come se fosse l’attacco più preciso mai ricevuto, una freccia imbevuta nel veleno che bagna le stesse terre, il contado ferrarese come quello bresciano.
[…]
Pure i guai di Sgarbi son sempre di due categorie, quella ascrivibile allo sbrocco puro e semplice, che ce lo rende simpatico, e quella diciamo dell’intrallazzo artistico-pecuniario, e qui non si vuol scendere nella complicata vicenda che lo vede sotto accusa – quadri comprati e non notificati, prestazioni a pagamento forse incompatibili col suo ruolo istituzionale, infine debiti col fisco – né si vuol dire che gli esperti d’arte non possano anche essere commercianti.
Il più grande di tutti, Bernard Berenson, era entrambi, e anzi traeva orgoglio dalle perizie e attribuzioni ben pagate, ma Sgarbi sembra aver perfezionato il meccanismo estendendolo anche alla monetizzazione del reading e di tutto ciò che comporta l’essere Sgarbi cioè l’uomo di cultura televisivo e riconoscibile e ubiquo ai casi, polemista-recensore-presentatore-assessore alla Cultura h24 con lampeggiante e gettone di presenza. “Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose”, ha detto il “suo” ministro di oggi, Gennaro Sangiuliano.
[…]
Qui, il talento di Sgarbi di “estrarre valore” anche da questo immenso scrittore diffuso che è l’Italia, merita una riflessione: dunque, secondo il Fatto, ecco un bonifico del 23 maggio per presentare a Milano il libro di una tal Melanie Francesca, autodefinita poetessa, autoconsiderata “una James Joyce tutta al femminile”.
La presenza di Sgarbi come presentatore è evidenziata in ogni modo possibile, e poi Sgarbi alla poetessa dedica questa bella parole: “A null’altro di più attinente si potrebbe paragonare questa ambiziosa e gravosa summa in tre parti, Adamo ed Eva, Eden e Apocalisse, se non a un testo a carattere sacrale, accompagnato da illustrazioni in tono (Melanie disegna bene), con cui viene proposta una versione originale del Verbo, la parola rivelata riguardante l’origine e il fine del tutto”.
Melanie disegna bene, ma paga pure abbastanza bene, per il disturbo sono 2.500 euro (Sgarbi realizza il sogno di tutti noi, con duemilacinquecento a presentazione, il problema di sussistenza degli scrittori sarebbe risolto, altro che legge Bacchelli e cuneo fiscale e Pnrr).
“Se vai avanti così ti toccherà vendere le litografie di Cascella e i mobili in stile” fu una maledizione busiana. Il fantasma, il doppio di Aldo Busi ritorna sempre (in comune i due hanno anche l’amore per il danaro e l’adorazione per la mamma). Un altro pasticcio corrente sgarbiano non penale ma che spiega il personaggio è l’organizzazione della prossima mostra dedicata a Robert Mapplethorpe, famoso per i nudi maschili che si sarebbe dovuta allestire nella sua città, Ferrara, a palazzo dei Diamanti.
Sarebbero dovute arrivare a marzo le foto affiancate per la prima volta a dipinti e disegni di De Pisis. Ma alla Fondazione newyorchese che gestisce le immagini del fotografo il titolo non è piaciuto e si è tirata indietro. “Fiori e cazzi”, era il titolo sgarbiano. “A quel punto ho detto io no. Ho preso atto della decisione. Se mi devono mettere il velo su un artista che per tutta la vita ha fotografato uomini nudi, si tengano Mapplethorpe e lo rendano santo”.
Tutto giusto. Ma a una cena, ricordiamo che Vittorio senza toccar cibo (odia mangiare, odia stare a tavola) chattava con qualcuno dell’organizzazione della mostra, ordinando: “Mettici più cazzi!”. E qui non può che tornare alla memoria il leggendario “Cazzi e canguri”, romanzo di Busi col sottotitolo “pochissimi i canguri”.
Sgarbi ha anche un altro primato poco noto, nella sua carriera ormai quasi quarantennale dopo gli inizi come supplente di latino a Tresigallo in provincia di Ferrara, poi i primi libri e il successo mondano e televisivo: è anche uno degli italiani più ritratti nella storia. Circolano centinaia, migliaia di sue raffigurazioni pittoriche, si dice sia secondo solo al Duce […]
Come se la sua immagine non fosse abbastanza ubiqua tra tv, giornali, anche Instagram. Un suo collaboratore pubblica infatti le stories della vita prevalentemente notturna, la sgarbeide fuori orario tra auto col lampeggiante che sfrecciano tra musei aperti apposta, inaugurazioni, custodi tirati giù dal letto, riunioni mentre albeggia coi fidi consiglieri. Che sono quasi sempre gli stessi. […]
I collaboratori, Sgarbi, li sottopone a vita frenetica, di giorno e appunto di notte, tanto più che questi, che sono spesso sia collaboratori che fan, dopo un po’ mollano. Anche Alain Elkann che era una specie di addetto stampa araldico nel 2001 ci litigò, poi la lite rientrò, e pare che all’esperienza ministerial-vitalistica col lanzichenecco Sgarbi Elkann abbia dedicato il romanzo “L’invidia”. Anche oggi sarebbe stato un collaboratore a mandare anonimamente le denunce, arso da sete di vendetta.
Perché la sgarbeide è assoluta o non è, è una missione e una scelta di vita, non viene tollerata una mezza fedeltà. Soprattutto la notte. La notte è il suo regno. Qualche volta infatti spesso si addormenta, di giorno, a inaugurazioni e proiezioni, ma la notte, la notte si rianima come un Nosferatu delle Belle Arti.
Di notte ha rischiato anche la vita, nel 2015, in autostrada, partito da Brescia dopo una manifestazione dedicata al Moretto e la visita a due chiese col favore delle tenebre. I primi sintomi all’altezza di Mantova, a Carpi il crollo, a Modena il ricovero. “Alle 3,58 di mattina”, secondo i referti. Commenti del paziente: “Se fossi andato avanti ancora sarei morto in autostrada, magari a Roncobilaccio. Non è il massimo morire a Roncobilaccio”.
Poi: “Ho dovuto annullare 26 impegni. Avrò un cuore nuovo, potrò fare qualunque abuso ma non so quanto Viagra potrò prendere”. E poi: se ha paura della morte? “Ma io vivo in questo modo proprio perché ho paura della morte”.
A vegliare sulla vita e a scongiurare la morte di Sgarbi c’è l’eterea, solida Sabrina Colle, moglie-non moglie (gli Sgarbi, come i Berlusconi, non si sposano più) che attende, modera, comanda. Contiene. Nei saloni questi sì dannunziani dietro al teatro Argentina, tra dipinti e oscuri velaggi, la notte è il territorio sgarbesco che – altra cosa in comune con Berlusconi – è insonne, dunque eccolo lì, su un divanetto, in fondo in fondo, mentre la casa pullula di cortigiani, belle ragazze, ragazze così così, segretari coi fogli che cascano, e lui lì che gira su se stesso, detta, bacia, perizia, agguanta la vita (notturna). Magari in mutande.
La visita a casa Sgarbi è una tappa inevitabile nel grand tour romano, quando ti installi nella capitale prima o poi qualcuno – di notte – ti dirà: andiamo a casa di Vittorio, come a dire, ti porto al premio Strega o alla villa Furibonda. E’ un passaggio importante, iniziatico. Anche se la vera casa di Sgarbi è la macchina, lui infatti in auto bivacca, l’auto (perennemente col lampeggiante acceso) sfreccia ad altissima velocità di badia in badia di museo in museo, di inaugurazione in inaugurazione, ricolma di carte, documenti, libri, mentre Vittorio seduto davanti a destra (mai dietro) compulsa, gli occhiali tirati su, le novità del momento anzi del secondo, sul cellulare a cui è perennemente attaccato.
Sgarbi insomma è un misto tra D’Annunzio e Bruno Cortona, la sua vita oscilla tra “Il piacere” e “il Sorpasso”; il suo gesto più filologicamente dannunziano fu nel 1998 quando cercò di rompere l’embargo internazionale alla Libia di Gheddafi, violando – col fido Glidewell e un manipolo di arditi – il blocco aereo e atterrando a Tripoli con due piccoli Piper decollati da Lampedusa.
Ma per restare a terra, una volta lo si incontrò in un grand hotel della Versilia con una signora dall’aria spaesata che aveva tirato su chissà dove, un’ammiratrice, anche un po’ agée, a cui aveva fatto vivere il brivido, per qualche giorno, della vita sgarbesca, tra suite e inaugurazioni (e chissà poi dove l’avrà depositata).
Perché la vera dimensione di Sgarbi è la provincia, la provincia delle pievi e dei conventi e delle cattedrali ma anche degli industriali e dei burrifici. […]
Come Berlusconi e D’Annunzio e Busi non è un fenomeno urbano e metropolitano, la sua presenza appartiene a un contado che si immagina leggendario. Al suo passaggio le signore sospirano, e lui non è insensibile. Ma come Berlusconi e a differenza del Vate, Sgarbi non necessita di polverine, lui produce eccitanti da sé, è autosufficiente come uno di quegli enormi impianti eolici disseminati nella infinita provincia italiana, quei mulini a vento che sono tra i suoi nemici preferiti.
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Nostra signora delle spiagge. L'estate infinita di Daniela Santanché
Da Cuneo al Twiga, passando per Villa Certosa, Daniela Santanchè, la ministra balneare, è “tranquilla e resiliente” (MICHELE MASNERI – ilfoglio.it) – Insomma mercoledì si saprà, mercoledì, nell’afa romana, si saprà se Daniela Santanchè è degna o no di rimanere ministra, dopo la puntata di Report che l’accusa principalmente d’essersi intascata i contributi Covid, di aver fatto fallire la sua…
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Vogue, Settembre 2020
Non ho finito di leggerlo, ma volevo riportare le prime cose perché è un numero stupendo.
Vogue settembre è il numero più importante dell’anno, in questa edizione sono state create 100 cover differenti con 100 persone differenti: modelle, attrici, attiviste, registe ecc.
La parola di questo numero è “hope”, speranza: per una ripresa, una rinascita, ma anche per tanti altri cambiamenti.
Il filo conduttore però sono i numeri: 100, 2020, 10, infinito. Chi ha scritto ne ha scelto uno e ha raccontato la sua scelta.
Sarah Mower sceglie 0 e parla dei cambiamenti che la moda deve affrontare post covid, ma non solo, soprattutto per la salvaguardia del pianeta e delle generazioni future (temi affrontati anche nei numeri precedenti, durante e post lockdown). Il covid, infatti, ha dato una spinta per cambiamenti nel mondo della moda: più inclusiva, più accessibile, ecosostenibile. In prima linea abbiamo Giorgio Armani che d’ora in poi punta al “less is more”. Se una volta le case di moda dovevano affrontare 4 collezioni (due uomo e due donna), adesso sono in costante lavoro, un fenomeno che dagli anni 2000, in particolare dal 2008 è in costante crescita. Produrre, produrre, produrre portando gli stilisti allo sfinimento, molti di loro abbandonano le maisons dopo 3/4 anni. Il falso, prodotto dalla malavita, costa soldi, viola la proprietà intellettuale, la creatività. Il fast fashion annulla la l’arte, l’originalità. Di questo, però, ne vorrei parlare meglio nei prossimi giorni.
Kimberly Drew sceglie infinito e ci parla del movimento Black Lives Matter, delle vittime di razzismo e discriminazione. Mentre Tara Donaldson opta per 3, il numero di CEO neri e chiede un cambiamento epocale all’interno del mondo della moda, in ogni settore, a ogni livello. Se la diversità si sta raggiungendo sulle passerelle, la cosa è differente per chi sta al comando, ai vertici, ancora troppo controllati da uomini bianchi.
Fabiana Giacometti parla del 62,2% di donne italiane non indipendenti economicamente. Il gender gap è un grande problema in Italia e il covid non è stato e non è di aiuto. Poco tempo fa è uscito un articolo dove molte donne hanno dichiarato che dovranno lasciare il lavoro se la didattica a distanza dovesse continuare. Il problema non è solo il lavoro che manca, il lavoro mal pagato: gli stereotipi culturali che i portiamo dietro sono il problema. Ancora si pensa che le donne non siano in grado di gestire il denaro, di avere un conto, si crede che la massima aspirazione sia occuparsi della famiglia. Questo è un grande problema.
Michele Masneri con 20 ci parla degli italiani e la loro avversione per il politicamente corretto: questa cosa infame che non ti permette di offendere, discriminare, togliere diritti. Siamo in ritardo rispetto a tanti paesi, su tanti fronti, eppure il vero problema sembra quello di non poter più dire “frocio”, “negro”. Questa perdita del privilegio cuoce e non poco.
Questa è una prima carrellata, ora me ne vado a studiare, poi dopo continuo, se vi interessa, se vi piace. Lasciatemi un feedback.
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[Stile Alberto][Michele Masneri]
In "Stile Alberto" Michele Masneri ci guida in questo Google Maps degli infiniti mondi arbasiniani fra gran lombardi, ambasciatori, Gianni Agnelli, Truman Capote, l’Italia gay tra gli anni Cinquanta e oggi, e Gadda e Pasolini e Tondelli.
Alberto Arbasino (1930-2020) non è stato solo uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano ma è stata una colossale «macchina di stile». Michele Masneri ci guida con una scrittura divertita e divertente in un paese scomparso dove l’opera-mondo arbasiniana funge da Google Maps fra gran lombardi, ambasciatori, nobiltà («a Roma gli unici esseri parlabili – e format esportabili – son sempre…
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#Alberto Arbasino#Francesco Vezzoli#Gianni Agnelli#Italia#letteratura gay#LGBTQ#libri gay#Michele Masneri#nonfiction#Paolo Di Paolo#Pier Paolo Pasolini#Quodlibet#Saggistica#Stile Alberto#Truman Capote
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arbasino match: il 23 marzo all'auditorium
sabato 23 marzo, a Roma @ Auditorium Parco della Musica, nell’ambito della quindicesima edizione di LibriComealle 15:30 in sala Studio 3ARBASINO MATCHin occasione della pubblicazione di Arbasino A-Z (Electa 2023)con Chiara Portesine e Andrea Cortellessa, arbitra Michele Masneri cliccare per ingrandire
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Consigli di lettura "STEVE JOBS NON ABITA PIU' QUI" di Michele Masneri è un libro piacevole alla ricerca del'eredità informatica di Steve Jobs!
Consigli di lettura “STEVE JOBS NON ABITA PIU’ QUI” di Michele Masneri è un libro piacevole alla ricerca del’eredità informatica di Steve Jobs!
Molti luoghi del mondo sono macchine del tempo, quasi sempre rivolte al passato. Poi ce ne sono alcuni – pochissimi – che portano direttamente, se non al futuro, a quello che del futuro riusciamo a immaginare. La California di Michele Masneri, non è più quella dei pionieri informatici, come Steve Jobs, Non importa dove Masneri si aggiri, né con chi parli: che ascolti un autista di Uber…
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『オズの部屋探し』パリ公演、出発から初日まで
2月17日(月曜)朝10時25分に関西空港を立ち、同じ日の午後3時にパリ・シャルル・ドゴール空港に着きました。
日本とフランスの時差は秋・冬は8時間ですので、飛行時間は12時間半ほどです。
飛行機の中では全く眠れず、仕方がないので映画を5本も見ました(『記憶にございません』と『ジョーカー』とフランス映画3本)。
17日は複数の労働組合がストを呼びかけており、どうなることかと思いましたが幸いRERに大きな乱れはなく、パリ郊外・新都心のデファンスまでは問題なくいけましたが、そこからが結構大変。
まず重い荷物を持って階段を上り下りしなければなりませんが、見知らぬフランス人男性がにっこり笑って手助けをしてくれました。
え? フランス人ってそんなに親切でしたっけ? ありがとうございます。
さらにデファンスで降りてからがまた大変。道がよくわからない上、小雨まで降り出す始末。
困ったなあ……と思っていたら、ビルの谷間に虹が!
これってすごいことじゃないですか。だって、『オズの部屋探し』の副題は「オーバー・ザ・レインボウ不動産のいちばん長い日」で、『オズの魔法使い』が大好きな不動産屋の物語ですから。
そのあと通りすがりのフランス人に道を尋ねたら、スマホを出して懇切丁寧に道を教えてくれました。
え? フランス人ってこんなに……(以下略)。ありがとうございます。
おかげさまで無事ホテルにチェックインすることができました。
翌18日(火曜)は午後から会場となるWorkshop ISSEへ行って、まずオーナーの中沢さんにご挨拶。4時からなら会場を自由に使っていいと言っていただいたので、その間にサン・ミシェルまで出てカルチェラタンを散策。
私にとっては思い出深い場所です。
『禿げの女歌手』と『授業』で有名なユシェット座やサン・セヴラン教会を見て、サン・ジェルマン大通りを西に進み、昔2週間滞在したことのあるオデオンの貸しアパート(映画館の上!)のそばを通り、モリシャンが行きたいと言っていたチョコレート屋へ行き、サン・ジェルマン・デプレ教会を見て、Workshop ISSEに戻りました。
そこからゲネ(本番と同じことをする総稽古)ですが……初めての会場なので何をどうするか現地を見てから考え��ばならず、思いのほか時間がかかり、結局ホテルに戻ったのは夜の11時過ぎでした。
今日19日(水曜)は初日。
午前中はまずエッフェル塔の近くの Maison de la culture du Japon(日本文化会館)に行って、関学仏文出身で現在Maison de la culture du Japonで働いておられるMasneri果林さんにお会いしました。
Bir-Hakim駅までメトロで行く途中、アコーデオン弾きが乗り込んできて演奏を始めたのですが、演目はなんと……
オーバー・ザ・レインボウ!
え? オーバー・ザ・レインボウ?
前々日の虹といい、出来過ぎじゃないですか。
そのあと私はパリで日本の情報を発信している新聞というかタウン誌 L'OVNIの編集部へ行き、増田さんとモリシャンはWorkshop ISSEで仕込み。
4時半頃(かな)合流してゲネ、そして本番という運びになりました。
で、初日の具合はというと……
最高の初日でした。
詳細はまた明日。
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新作『メフィスト』1年間ロングラン中!
次回は2月28日(金曜)、次々回は3月27日(金曜)。
会場は大阪・新町のイサオビルRegalo Gallery & Theater(イサオビル2階ホール)、19時開場、19時半開演です。
https://www.facebook.com/events/403902366903274/
みなさまのご予約・ご来場をお待ちしております。
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Addio, dottor Freud. La psicanalisi del futuro si fa via messaggio
Addio, dottor Freud. La psicanalisi del futuro si fa via messaggio
“Ho cominciato ad avere questa idea al college, in un periodo di ansia” dice Mohamed al Kadi, 24 anni, startupper saudita a San Francisco. Il suo progetto, Sibly, ha già ricevuto interesse e capitali da vari fondi di investimento di Michele Masneri, ilfoglio.it, 16 febbraio 2017 Scordiamoci il divano e il dottor Freud. La psicanalisi si fa al telefono, per messaggio, e senza psicanalisti. “Ho…
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“Il fenomeno non riguarda solo i giovani, c’è questo cliché del giovane creativo col suo Mac, ma è una minoranza, un cliché appunto, lavorare da remoto è un modello che va bene per quasi tutti” dice Guillaume. “Molte persone hanno paura anche di chiedere di lavorare in remoto”, dice l’imprenditore, perché secondo il luogo comune significa “essere sminuiti, c’è la paura del licenziamento”. Così è nata l’idea di creare una rete di appoggio, “una piattaforma, tu hai un profilo e una password, e una rete di destinazioni in giro per il mondo in cui professionisti come noi possono lavorare”, continua Maria. In ogni posto di questa rete arrivi e non solo trovi “un wi-fi di qualità, aree comuni per lavorare, un letto, ma anche e soprattutto delle persone intorno simili a te. Contatti con persone del posto, che spesso non è facile avere”, continua Guillaume de Dorlodot. Dal Brasile a Chicago a Berlino (quella tedesca sarà la prima destinazione europea) Nomadpass rappresenta un Airbnb per professionisti e freelance, per persone che non solo magari non si possono permettere un hotel, ma nemmeno sono interessati al mobiletto bar e alle amenities che gli alberghi fanno pagare a caro prezzo.
Dall’articolo “Stanchi di trascinarvi in ufficio? Un’italiana e un belga hanno fondato una start-up per questo" di Michele Masneri
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