#manualetto
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fotografia e inconscio tecnologico
un libro fondamentale per chiunque scriva. se, leggendo, sostituite “poesia” o “scrittura” a “fotografia”, ottenete un manualetto validissimo per oggi e per domani. «Non è importante che il fotografo sappia vedere, perché la macchina fotografica vede per lui. […]La fotografia è un segno strutturato dell’inconscio tecnologico del mezzo fotografico e in questo senso essa è una ‘scrittura…
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#Andrea Balietti#cambio di paradigma#fotografia#Fotografia e inconscio tecnologico#Franco Vaccari#manuale#manualetto#poesia#prosa#scrittura#scrittura di ricerca#scritture di ricerca#teoria
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Da piccola credevo che crescendo si ricevessero delle sorta di risposte , un manualetto che vita regala con tutto ció che bisogna e non bisogna fare
Alla soglia dei 25 ho realizzato che essere adulti non é nient’altro che essere dei bambini coraggiosi, di cui nessuno più si prende totalmente cura .
E nessuno ha in realtà idea di ció che sta facendo o di cosa sia giusto fare, lo si fa semplicemente sperando che sia la cosa migliore
Essere adulta é un po’ come essere una bambina che gradualmente si immerge nella vita
E non credo che mamma e papà sapessero , quando son nata, qualcosa di più di quelle che io ora so, credo fossero anche loro persone estremamente spaventate, con la speranza di non sbagliare troppe cose
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il manualetto del #laboratorio di #scritturaasemica di Enzo Patti è qui:
https://linktr.ee/enzopatti
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Foto del manuale della versione shareware di POV, Persistence of Vision, uno dei primi programmi di rendering in ray tracing a farsi conoscere dal grande pubblico. In edicola era possibile comprare, appunto, la versione shareware, credo col singolo dischetto da 3.5" (che non possiedo più) e il manualetto allegato in bianco e nero. Non credo di aver mai generato nulla.
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Purgatorio XXV
Purgatorio XXV.
Canto che lascia senza parole.
Qui vibra l'animo di uno dei massimi ingegni dell'umanità, che parla in versi commossi di uno dei più grandi, profondi, misteriosi ... problemi dell'uomo: la sua origine.
Peccato che la Chiesa Cattolica non parli più in questo modo. Non gli interessa purtroppo.
Qui si parla di Dio che ' si volge lieto' sopra la creatura umana di materia formata... e le infonde un'anima divina. Anima che assume in sé tutta la virtù naturale che vi trova... e quindi l'anima vegetativa e sensitiva... e poi il corporeo, il sensibile...
Alla morte l'anima lascia la terra e si porta dietro tutte le facoltà naturali che aveva assunto.. TUTTO l'uomo segue la sua anima immortale.. e il corpo? Risorgerà un giorno e lo raggiungerà nell'eternità (quest'eco è arrivato ad oggi e ancora se ne parla.. per ora).
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L'intelletto, l'anima razionale - non è semplicemente la SOMMA delle facoltà, delle funzioni, della materia... di cui è fatto un corpo. C'è un 'di più'.
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Già Ireneo, Tertulliano, Clemente Alessandrino, Agostino... avevano pensato in qualche modo al 'corpo sottile', etereo... Tutto perso.
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E di quel filosofo 'più savio di te'... vale a dire Averroè (da cui Dante, comunque, con grande rispetto.. prende le distanze)... chi oggi studia il suo pensiero come lettera viva invece di abbandonarlo a due paginette di un fetido manualetto di storia della filosofia destinato ai licei?
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Immenso Dante... lascio la parola a Lugaresi:
"Dio (lo motor primo) che 'si volge lieto /sovra tant'arte di natura', cioè su quel piccolo capolavoro di carne e di sangue che si forma nel ventre di una donna, e vi alita uno 'spirito nuovo', cioè un'anima nuova di zecca, fatta a mano, unica e irripetibile; altro che il ready-made di un'anima uguale per tutti, come un mobile Ikea: sostanza spirituale divina sì, ma da condividere come fosse la parte comune di un condominio. NO, per ognuno dei miliardi di esseri umani che sono venuti al mondo, e anche per gli altri miliardi che non ci sono venuti perché è stato loro impedito, Dio in persona ogni volta si è chinato, come fosse la prima e unica volta... "
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Eduard de Bono ha scritto questo manualetto di merda per intendere ciò io ritengo presumibilmente arbitrato ad arte
#literature#love#art#spiritual development#nature#books & libraries#light academia#feelings#yoga#reading
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PICCOLO MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER STARE SUI SOCIAL CON LEGGEREZZA SENZA VOLARE VIA
C’è modo e modo di stare sui social. Ci si può stare per spiare gli altri, ma chi li usa per questo non ha bisogno di consigli, poiché sa già tutto, anche di più di quello che sappiamo noi di noi stessi. Questa categoria non è oggetto di questo post. Poi c’è chi sta sui social “per rilassarsi” e qui cominciano i problemi sia per chi vuole rilassarsi, sia per quelli che lo devono far rilassare, perché in realtà chi ci sta “per rilassarsi”, non si rilassa affatto, anzi di solito s’incazza come una bestia, polemizza con tutti, insulta e viene insultato. A questa categoria di persone il manualetto potrebbe servire se non altro per suggerirgli, o suggerirle, che il social non è un posto per rilassarsi. È molto meglio essere propositivi. Non importa gran che di quale siano i vostri interessi, l’importante è che li manifestiate e che grazie a questi, possiate ricavarvi una community nella community. Potremmo chiamare questa figura di frequentatore attivo dei social il “socialista”. Attenzione, il “socialista” non è esattamente un blogger, quest’ultimo infatti gestisce un blog personale, ma è ovvio che non è , e non vuole essere, sullo stesso piano dei suoi lettori, mentre il “socialista” è su un piano di parità egualitaria con il suo lettore che è a sua volta un iscritto al social (Facebook, Instagram, Twitter). Certo usare i social in questo modo è piuttosto impegnativo, richiede tempo, ma soprattutto passione. In questo modo però potrete sempre contare su un vostro “pubblico” che a differenza della tv o della radio, non è un gruppo di persone adoranti, bensì una platea dialettica con la quale dovrete sempre fare i conti e cioè ascoltare, rispondere, occuparvi di loro. In questo senso la vita dell’hater o del troll, come si chiamava una volta, è molto più semplice: un insulto qui, una bannata là e la vita scorre felice. Di solito il “socialista” è iscritto al social dai tempi della sua nascita (del social, non del “socialista”, s’intende). Questa figura, qualche volta, trascolora in un’altra, quella dell’influencer (termine che in tempi di pandemia, desta più di un sospetto). Nessuno può definirsi influencer, poiché devono essere gli altri a decretarlo, ma tutti possono ambire ad esserlo. Si comincia ad essere sulla strada giusta (o sbagliata), quando il numero dei followers (attenzione, non degli “amici”, ma di quelli che ti seguono senza conoscerti), comincia ad essere di qualche migliaio di persone. Ci si accorge di essere in questa situazione, quando non si hanno più sotto controllo tutti i commenti, quando ti arrivano richieste di ogni tipo e soprattutto quando si moltiplicano gli inviti da parte di “escort”. Cosa occorre fare per diventare influencer? Qui sono fondamentali le fasce di età e il sesso. Se per diventarlo a 18 anni (ma anche a 16 o a 20), è sufficiente avere il culo che il proprio video mentre “si piscia il cane”, venga visualizzato da quei due o tre milioni di minkioni che sono sempre sui social, per diventarlo a 40-50 anni (o anche 60), è molto più complesso, tenendo conto che da giovani, vale la regola aurea che più cretinate si dicono più è facile diventarlo. Se però cercate deliberatamente di diventarlo e non siete giovani, avvenenti o idioti, tenete presente quanto segue:
Pubblicate con regolarità post, immagini, commenti;
Non prendetevi troppo sul serio;
Fingete di credere ai complimenti che vi fanno;
Schermitevi sempre;
Discutete solo se strettamente necessario;
Non commentate i post altrui;
Seguite quelli migliori di voi (come diceva anche mia mamma);
Non scrivete mai post lunghi come questo, se non quando potrete contare su 4-5.000 followers;
Non rileggete mai quello che scrivete (altrimenti la vostra autostima andrebbe a farsi benedire);
Ma soprattutto condividete il mio post (ogni 100 followers che mi farete guadagnare ve ne potrei cedere un paio).
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Vita da lupo- Capitolo 1: Prefetto
Aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere, il cuscino e le coperte stropicciate e madide di sudore intorno a lui. Remus poteva sentire il proprio cuore battere ferocemente nel petto ma, dopo qualche respiro profondo, percepì un rallentamento. Si stava calmando. Inspirò ed espirò silenzioso ancora un paio di volte e poi si asciugò le guance umide, almeno aveva smesso di piangere. Per l'ennesima volta aveva fatto quell'incubo ... Un incubo che in realtà era il ricordo del giorno peggiore della sua vita, il giorno che l'aveva segnato per sempre, irreversibilmente. Lo scenario era sempre lo stesso: lui immerso nell'oscurità familiare della sua camera, addormentato, e all'improvviso un rumore, lui nel letto che comincia ad agitarsi e infine un dolore lancinante al volto... Apre gli occhi solo per vedere una figura antropomorfa con un lungo muso affilato incombere su di lui. Ed ecco che, con una finestra forzata e una zampata, Remus era diventato un lupo mannaro.
Ormai era troppo sveglio per provare a riaddormentarsi. Diede un'occhiata all'orologio ticchettante sul comodino e vide che erano ancora le tre. Poco male, avrebbe impiegato il tempo che lo separava dalla colazione per terminare i compiti delle vacanze. Di lì a due giorni sarebbe tornato ad Hogwarts per il suo quinto anno, in veste di prefetto per di più. Era stato molto orgoglioso della spilla dorata che gli era stata inviata quell'estate, soprattutto perché non se lo era aspettato. Sapeva di piacere a Silente, che d'altronde sembrava avere a cuore i casi più disperati. Essere prefetto richiedeva responsabilità, senso del dovere e affidabilità. Remus presentava le prime due qualità, quanto alla terza... Per alcuni giorni ogni mese non era esattamente affidabile, anzi violento e pericoloso erano aggettivi che gli si addicevano di più. Eppure era felice, realizzato. Anche se Silente era a conoscenza del suo "piccolo problema peloso", come James, Sirius e Peter usavano riferirsi alla licantropia, si stava fidando di lui, e a Remus non importava se Sirius e James avrebbero cominciato a tormentarlo per essere il cocco del preside.
Arrivato davanti al binario nove, Remus salutò i genitori (la madre babbana non poteva attraversare il passaggio e al padre non piaceva l'idea di lasciarla ad aspettare indietro). Lasciò che entrambi lo abbracciassero, un po' imbarazzato ma sorridendo. Notava il velo di preoccupazione nei loro occhi, anche se non era la prima volta lontano da casa, temevano sempre che potesse fare del male a qualcuno o, peggio ancora, a se stesso. Lì rassicurò con un sorriso e si accomiatò da entrambi. Poi, assicurandosi che non ci fosse nessun babbano intorno, afferrò il carrello e corse dritto contro il muro tra il binario nove e dieci. La piattaforma era gremita: studenti e genitori che si urlavano gli ultimi saluti, bagagli che venivano caricati sulle carrozze, animali vaganti i cui proprietari tentavano disperatamente di riacciuffare. Remus non aveva di questi problemi: il suo docile barbagianni beccava tranquillamente il mangime nella gabbia e non sembrava intenzionato ad evadere. Da lontano vide James e Sirius, seguiti da un affannato Peter, farsi strada in mezzo alla folla verso il treno. Decise che li avrebbe raggiunti più tardi visto che, in ogni caso, prima doveva andare nella carrozza dei prefetti.
Ci mise un pò a raggiungere lo scompartimento dei prefetti, ma capì di essere nel posto giusto non appena vide una lunga chioma rossa agitarsi mentre la proprietaria issava il pesante baule sulla rastrelliera. Remus impugnò la bacchetta e sussurrò “Wingardium leviosa", accompagnando le parole con un elegante gesto della mano. Il baule fluttuò via dalle mani della ragazza e andò a depositarsi al suo posto. La rossa si voltò, un po' confusa e un po' divertita. "Mi sembravi in difficoltà" si giustificò Remus mentre sistemava anche il proprio bagaglio e la gabbia di Gatsby il barbagianni, ma Lily ora rideva. "Ti ringrazio, Remus." Poi notò la spilla sul petto del ragazzo. "Oh che bello, sei tu l'altro prefetto allora!" "Così pare. Sai chi c'è delle altre case?" Lily scosse la testa e i due presero posto accanto al finestrino, una di fronte all'altro. "Cosa leggi?" chiese Lily vedendo che Remus aveva estratto dalla tasca un libricino. "Oh, è un manualetto sugli incantesimi non verbali". Lily sgranò gli occhi, quella era magia di un livello molto avanzato e non in molti riuscivano a padroneggiarla. "Sei in grado?" “No, certo che no." Rispose Remus sorridendo. "Però è un argomento interessante e può sempre tornare utile." "Sarebbe bello imparare." Ammise Lily. La conversazione fu interrotta dall'arrivo degli altri prefetti. Si presentarono e i più anziani spiegarono a Remus, Lily e ad un nuovo prefetto di Corvonero, Brian Hutt, le loro mansioni. "Ogni venerdì alle quattro dovrete presentarvi in sala prefetti, dove relazionerete e riceverete le comunicazioni." Terminò così il suo ampolloso discorso un prefetto Serpeverde di settimo anno, Cornelia Loterus, prima di distribuire ai tre nuovi arrivati un libretto viola con sopra stampato a lettere dorate il titolo "Il prefetto rispettabile". "Qui troverete tutte le informazioni necessarie sulle regole della scuola e le restrizioni, anche se dovreste già conoscerle. In ogni caso, vi aiuterà in caso di dubbio. Buon anno e buon lavoro." Con queste parole la Hutt abbandonò lo scompartimento, seguita da tutti, fatta eccezione per i novelli. "Suppongo che possiamo andare anche noi..." disse Remus e vedendo lo sguardo di Lily inseverirsi sentí l'assurdo bisogno di giustificarsi. "Non ho ancora salutato gli altri." "Sì, certo vai. Anch'io andrò da Sev. A dopo." Con un cenno in direzione sia di Remus che di Brian, Lily si allontanò lungo il corridoio. "Allora, quest'anno a chi tocca? A Lysa? A Kendra? A... Remus?!" Sirius sobbalzò sul sedile. "Ti ha dato di volta il cervello, James?" "Idiota, c'è Remus!" Remus osservò i suoi amici dalla soglia. Gli erano mancati infinitamente quei pagliacci. "Onestamente, Sirius, mi sento offeso dalla tua reazione. Credo di essere più simpatico di Kendra." Scherzò Remus. Ora ridevano tutti e tre, Peter dormiva in un angolo, la bocca spalancata e un rivoletto di bava all'angolo della bocca. "Dov'eri finito?" chiese James. "Non hai saputo?" "Cosa dovremmo sapere?" Si insospettí Sirius. James squadrò Remus dall'alto in basso e, dopo una manciata di secondi, si soffermò sulla spilla appuntata al petto dell'amico. "Non ci credo, Lunastorta prefetto!" Come Remus aveva previsto Sirius e James si divertirono un mondo a scherzare su come ora avrebbero dovuto tenere un comportamento irreprensibile, alla presenza di Remus almeno. "Tranquilli, mi sono abituato all'idea che non cambierete mai atteggiamento." Sospirò Remus. "Ma non aspettatevi favoritismi." Sirius diede una pacca a Remus. "Hai sentito, Ramoso? Sarebbe ora di cambiare atteggiamento!" Remus scosse la testa, fintamente esasperato. "Dimmi, Remus, per caso la McGranitt si è impossessata di te attraverso quella spilla?" Sarebbe stato un lungo viaggio, ma Remus ne amò ogni singolo momento.
#remus lupin#harry potter#malandrini#sirius black#james potter#lily evans#severus piton#hogwarts#fanfic#fanfiction#harry potter fanfiction
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Immaginari per viaggiatori, intervista con Alice Avallone
E’ partita da Asti Alice Avallone, per poi girare il pianeta avanti e indietro (inventarsi, tra le altre cose, Nuok) e diventare “donna di mondo” ed esperta comunicatrice. Da questo binomio di esperienze e competenze nasce Immaginari per viaggiatori, Franco Cesati Editore, un agile manualetto che spiega (direi più che altro mostra) come “raccontare territori, … Leggi... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2spgaei via Adriano Montanaro - Alessandria
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TAJOURA Li chiamano Danni Collaterali. Qualcuno li definisce Imprevisti. Nessuno li chiama Persone. Uomini, Donne e bambini sono semplicemente vittime del Caso. C'é stato un piccolo errore nel lancio delle Bombe Intelligenti sparate da Soldati Deficienti. Non si puo' sempre essere precisi. Il manualetto d'istruzione allegato ai missili americani arrivati al Caporale Haftar dall'Egitto, grazie agli Emirati, non spiega a chi lanciarli addosso, ma solo come farlo. E le ciniche bombette s'abbattono sulla prima cosa viva che si muove posta sul loro tragitto di morte. Capita cosi' che per bombardare una caserma ci si imbatta sul Centro Lager di Tajoura e che quei poveretti vestiti di escrementi e stracci vengano scambiati dall'intelligenza delle bombe, per soldati di Serraj. Ne volete fare un dramma ? Capita a tutti di sbagliare. La colpa é di quelli che si son messi in mezzo. Che ci facevano li' in albergo ? Se invece di trastullarsi con l' I Phone, perdere tempo nella Salle des Sports per curarsi i muscoli o bivaccare nelle boutique, fossero andati sulle barche, non ci sarebbero stati Danni Collaterali. Ma i "palestrati" prima di arrivare in Europa sui Taxi del Mare vogliono curarsi l'aspetto. Non si dica mai che sono brutti, sporchi e ignoranti. La vanità uccide. Questi Cento ed Oltre Danni Collaterali non sono stati i primi. Non saranno nemmeno gli ultimi. Le Bombe Intelligenti hanno solo accorciato il loro percorso. Anziché farli morire di fame, sete o diarrea, li hanno smembrati in tre secondi risparmiando loro un percorso di morte più lungo e faticoso. Ecco l'Intelligenza delle Bombe. Piovono lacrime addolorate. Le più copiose sono quelle americane e francesi. Per le vittime ? No dai, siate seri. Per lo spreco di bombette che costano qualche milione di dollari. Come si fa a scambiare un Hotel per una Caserma ? Stupidi soldati che non sanno nemmeno premere un bottone rosso. Comunque non facciamone un dramma. Son ragazzi poco e male addestrati. Da domani (anzi da oggi) la Commedia della Guerra continua e noi, continueremo annoiati a guardarla come fossimo alla terza ora del film Corrazzata Potemkin. Prima o poi finirà ed usciremo dal cinema. Lo sappiamo che tutte queste Guerre che insanguinano il Pianeta sono solo Made in Hollywood. Non c'é niente di vero, é solo un film di Dario Argento. La Libia é un Cinema Sicuro. Lo dice l'aiuto regista salvini. Perché non credergli ? Comperate il pop corn e state comodi, c'é ancora tanto orrore da gustare. Dopo si va tutti a farci una pizza da Lucia ? Claudio Khaled Ser
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Rosso rabbia
Non abbiamo più niente da dirci. Io, più che altro, non ho più niente da dire. Il caos ha preso il sopravvento dentro e fuori di me. La rabbia ha assunto dimensioni abnormi, mostruose, e gigantesche. Voglio essere fuoco in questo momento. E trascriverò tutto con caratteri infuocati. Buttare fuori tutto, per tutto il tempo che ci vorrà. Fino a non provare più nulla per te. Fino a che l’immagine che ho di te non sia ridotta in cenere. Cenere e silenzio. Sono una fornace. Uno sputafuoco. Sono un barbaro vestito da dandy. Sono polvere da sparo. Sono un fungo atomico. Sono argento vivo. Sono nitroglicerina. Agitami e vedrai.
Quindi affiderò a queste pagine la versione di me più furente. Per tutto il tempo necessario. Potrebbe volerci molto tempo. Ma non mi importa. Adesso penso a me. Non ho fretta. Non più. E tu occuperai una parte sempre più marginale. Condurrò un’epurazione della mia vita di ogni singolo aspetto mi ricordi te. Orchestrerò una purga della mia vita di ogni orpello che l’ha imbruttita. Rimuoverò ogni traccia di te dalle uniche due poesie che mi hai ispirato. Una lucida programmata certosina disciplinata damnatio memoriae. Da sempre ho avuto con me l’inferno. Accetterò questo purgatorio. Sono Filippo Argenti. Ti dissolverò. Le parole sono soda caustica. E io conosco molte parole. Conosco le loro infinite combinazioni, le loro più inattese e graffianti associazioni. Scriverò intingendo la penna nel vetriolo. Non mi risparmierò. Non risparmierò nulla di quanto è in mio potere, in fatto di parole. I poeti sono collerici. I poeti sono biliosi. E nessuno meglio di loro sa le innumerevoli sfumature che l’ira può assumere. Nessuno meglio di loro sa quanto può essere voluttuoso indugiare nel livore. E io sono stato formato alla migliore scuola. Baudelaire. Rimbaud. Pasolini. Lautréamont. De Sade. Il mondo è dei nervosi. Il mondo è degli iracondi.
Non lascerò che la tua reazione – che comunque non arriverà, come sempre – mi impedisca di scrivere questo. Né tantomeno mi impedirà di pubblicarlo. Sono un dinamitardo delle rime. Un bombarolo della metrica. Non riesco a capacitarmi della piega che la mia esistenza ha preso. Non riesco a credere a come la vita sia diventata, con te, grazie a te, prosaica, una parodia. Una sciarada senza costrutto. Se vorrò piangere, ora, piangerò per me. E’ incredibile cosa possa arrivare a fare una persona per amore. O presunto tale. Rimango incredulo di fronte a quanto sciocco e sprovveduto io sia stato. Lo dico senza autocommiserazione. Inconsciamente ancora ti cerco e il male che ne ricevo è insopportabile. Ho compreso, solo adesso, che il solo rivederti rovina le mie giornate. Vederti non aggiunge nulla, e ripeto nulla, di poetico o di romantico alle mie giornate. Dio, o chi per lui, solo sa quanto io veneri la poesia e il Romanticismo. Questi aspetti talmente alti rispetto alla tua statura, talmente importanti che tu a confronto sparisci. Poesia e Romanticismo non ti meritano. Le mie giornate non ti meritano. Io non ti merito. E questo non perché io pensi che tu sia una persona speciale. Non più almeno. E’ troppo tardi.
Se ripenso alla caterva di bugie che mi hai detto, sento il sangue ribollire. Inverte la sua corsa ed esplode sul posto. Il mio sangue ora è nero. La mole di menzogne che mi hai propinato ha assunto dimensioni colossali. Tale da diventare ridicola. Ridicola e disprezzabile. So perfettamente che ho avuto la mia parte di responsabilità in questa discesa nel Maelstrom. Ma io lo conosco bene. Ne sono assolutamente avvezzo. Mi accompagna da sempre. Ora assumi, finalmente, le sembianze di una personcina senza qualità. Mi dicevi di temere di non avere sufficiente personalità. Ebbene sì, eccoti la conferma e la riprova della tua pochezza. E non certo perché lo dico io. Le tue azioni parlano da sole. Un fumetto. Una caricatura. Una citazione da manualetto di provincia. Il peggiore degli stereotipi. Una rivista mainstream. E io detesto il mainstream. Non sentirai la mia mancanza. Sarà questa la mia vendetta. Meccanicamente, inconsapevolmente ti cerco ancora. Guardo quando hai fatto l’ultimo accesso. Un cuore ha bisogno di tempo. Un cuore spezzato però è assetato di rivalsa. Di rappresaglie. Di vittime da sacrificare sulle barricate. Il mio cuore si tinge di revanscimo. Bandire l’amore. Bandire l’amore dalla poesia. Sono l’apostata dell’amore. L’amore è un fuorilegge. E io fissato la taglia per la sua testa.
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Scrivere e camminare
Uno degli argomenti su cui di tanto in tanto torno è il camminare. Chi mi segue da più tempo lo sa. Camminare è probabilmente l’attività fisica che mi piace di più. Oltre a essere salutare, a costo zero (quasi) e accessibile a tutti, è anche un’attività che mette in moto la mente come poche altre cose. O almeno per me funziona così. L’ho anche inserita nelle fonte di ispirazione nel mio manualetto
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#Andare a piedi: Filosofia del camminare#camminare#Camminare: Dappertutto (anche in città)#Camminare: Un gesto sovversivo#enrico brizzi#Il sogno del drago: Dodici settimane sul Cammino di Santiago da Torino a Finisterre
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(via The Breeders - Cannonball - YouTube)
Oggi sono finito, un po’ a caso, ad ascoltare gruppi anni novanta pescati a caso, ricreandomi più o meno la playlist di un pomeriggio qualsiasi del 1997 di Radio Rock FM (che mi sa che si prendeva solo a Milano e Genova). E, niente, era bello che anche in cose molto diverse tra loro, da quelle più di nicchia fino alle cose che passavano anche le radio normali, tipo Alanis Morrisette, c’era quel suono. Che probabilmente era il suono anche dell’ultima generazione di musicisti che registrava su nastro, prima della sbornia di ultrapulizia e precisione dei dischi rock dei primi anni duemila – quella per cui a un certo punto Dave Grohl ha detto “sai che c’è? Io i miei dischi dei Foo Fighters me li faccio nella tavernetta della casa in montagna, che vengono meglio”. Va beh, comunque, linea di basso killer, chitarroni, melodie, voci filtrate, armonie, “grattugia sulla chitarra”… un manualetto di pezzo alt-rock anni ‘90
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Lo sapevate: oggi su La Nazione l'articolo di Giorgio Comaschi dedicato al ritorno di moda della #chitarra, vendite+ 15%. Ed io sto per uscire in stampa con un mio personale manualetto che non vedo l'ora di raccontare. Ma non ora. Magari domani... 😉 . #giannimicheli #musica #libri #guitar #music #book #love #bookstagram #books #rock #italia #leggere #guitarist #live #libro #cover #libridaleggere #instagood #instabook #reading #chitarrista #instamusic #lettura #acoustic #booklover #musician #arte #photooftheday #frasi https://www.instagram.com/p/CUc3PnXMjUJ/?utm_medium=tumblr
#chitarra#giannimicheli#musica#libri#guitar#music#book#love#bookstagram#books#rock#italia#leggere#guitarist#live#libro#cover#libridaleggere#instagood#instabook#reading#chitarrista#instamusic#lettura#acoustic#booklover#musician#arte#photooftheday#frasi
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FRASCA Giampiero, 24 fotogrammi per una storia del cinema essenziale ma esaustiva. Manualetto di cultura visiva per studenti, Dino Audino editore, 2021
FRASCA Giampiero, 24 fotogrammi per una storia del cinema essenziale ma esaustiva. Manualetto di cultura visiva per studenti, Dino Audino editore, 2021
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https://www.gutenberg.org/ebooks/65179
Il piccolo focolare by Giulia Turco Turcati Lazzari
When the gastronomic manual entitled: "Here is your cookery book" came out, a newspaper that defends the cause of the people, while praising the work with kind intentions, regretted that it did not think of publishing a collection of recipes for the use of the worker, whose spouses who have more often than not left the factories or spinning mills cannot be familiar with the little secrets of the domestic hearth.
I liked the idea and promised myself to listen to the good advice. The task seemed easy to me, but when I set to work I found that it was fraught with difficulties.
If the poor man's list is necessarily limited to a very small number of foods, the people, even if they are not forced to struggle with need, are always miserable when it comes to cooking. The people repudiate, on principle, the new dish, the vegetable that they do not know, the sauce that they have never heard of: loyal to the few foods that are in use in their region, they ignore how many healthy coefficients Nature would offer to their table, not only, but what sources of economy they would find in certain gastronomic elements unknown to them. It is not easy to fight against a prejudice, especially by means of a book: an uncultivated girl who has had to earn her daily bread by the most humble means since childhood, when she gets married, will certainly not take the trouble to consult a cookery manual, however modest, before doing her daily shopping, because no matter how hard she tries to write clearly, certain terms of the language, especially in provinces where dialects predominate, are incomprehensible even to a professional cook.
Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
Quando uscì il Manuale gastronomico intitolato: «Ecco il tuo libro di cucina» un giornale che difende la causa del popolo, pur encomiando con gentile intendimento il lavoro, deplorò che non si pensasse a pubblicare una raccolta di ricette a uso dell’operaio, le cui spose uscite il più delle volte dalle fabbriche o dalle filande non possono avere alcuna familiarità coi piccoli segreti del domestico focolare.
L’idea mi piacque e promisi a me stessa di ascoltare il buon consiglio. L’intento mi sembrava facile: messami all’opera m’accorsi invece ch’esso era irto di difficoltà.
Se la lista del povero si limita pur troppo, per forza, a uno scarsissimo numero di cibi, la gente del popolo ancorchè non costretta a lottare col bisogno è sempre misoneista in fatto di cucina. Il popolo ripudia, per principio, il piatto nuovo, la verdura che non conosce, la salsa che non ha mai sentito a nominare: ligio alle poche vivande che sono in uso nella sua regione, esso ignora quanti salubri coefficienti la Natura offrirebbe alla sua mensa, non solo, ma quali fonti d’economia troverebbe in certi elementi gastronomici a lui sconosciuti. Non è cosa agevole il lottare contro un pregiudizio, specie mediante un libro: una ragazza incolta che ha dovuto guadagnarsi sino dall’infanzia coi più umili mezzi il pane giornaliero, andando sposa non si prenderà certamente la cura di consultare un manualetto di cucina, per modesto che sia, prima di fare la spesa della giornata, chè per quanto ci si studii di scrivere chiaro, certi termini della lingua, specie nelle provincie ove predominano i dialetti, riescono incomprensibili anche a una cuoca di professione.
Italian language cookbook recipes Italian cuisine public domain
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