#manipolazione del linguaggio
Explore tagged Tumblr posts
Text
Emilio Isgrò: Il Maestro della Cancellatura e dell'Arte Concettuale. Recensione di Alessandria today
Un percorso tra parola, immagine e significato nell’opera di un artista rivoluzionario
Un percorso tra parola, immagine e significato nell’opera di un artista rivoluzionario L’arte contemporanea ha conosciuto numerosi innovatori, ma pochi hanno saputo ridefinire il rapporto tra parola e immagine come Emilio Isgrò. Pittore, poeta, drammaturgo e saggista, Isgrò è considerato il padre della “cancellatura”, una tecnica artistica che trasforma il linguaggio scritto in opera visiva,…
#Alessandria today#arte concettuale#Arte contemporanea#arte e censura#arte e linguaggio#arte e società#arte provocatoria#artista sperimentale#Artisti Italiani#Biennale di Venezia#cancellatura#Centro Pompidou#comunicazione nell’arte#critica alla comunicazione#Cultura italiana#Emilio Isgrò#enciclopedia cancellata#Enciclopedia Treccani cancellata#esposizioni d’arte#Galleria Nazionale d’Arte Moderna#Google News#identità artistica#innovazione artistica#Installazioni artistiche#italianewsmedia.com#letteratura e arte#libri cancellati#manipolazione del linguaggio#mostre d’arte#Museo d’arte moderna
0 notes
Text
M il figlio del secolo
Grazie a Marisa Penza ho letto l’articolo critico di Travaglio alla serie “M il figlio del secolo”, mi è capitato di leggere di tutto e di più su questo tema. Critici improvvisati, critici seri. Gente che apprezza e gente che denigra. Ho visto qualcosa della prima puntata, troppo poco per poter formulare un pensiero al riguardo ma dalle prime impressioni a me ha fatto venire in mente la…
View On WordPress
#Amarcord#analisi critica#AngeliKaMente#berlusconi#cinema italiano#comunicazione di massa#critica cinematografica#cultura neorealista#cultura performativa#fascismo#Fellini#Giorgia Meloni#inquadrature cinematografiche#Joe Wright#linguaggio visivo#M il figlio del secolo#manipolazione delle masse#manipolazione sociale#mussolini#narcisismo politico#Pasolini#performance collettiva#potere politico#retorica politica#Salò o le 120 giornate di Sodoma#satira#seduzione delle masse#serie TV#storia italiana#tragicomico
0 notes
Text
Mai sfidare apertamente il pensiero unico.
Manipolazione del linguaggio, il controllo mentale e l’abuso di potere, ormai ci sono tutte le basi per dire che viviamo appieno nell’epoca di Orwell. Una testata giornalistica francese è stata sanzionata per negazionismo climatico – LifeGate Da sempre ho sostenuto che il riscaldamento globale è influenzato da fattori che vanno al di là dell’attività umana. La mia visione si basa sulla…
55 notes
·
View notes
Text
(M)ediante il controllo del linguaggio, e dunque dei termini che si usano per rappresentare la realtà, gli ex comunisti hanno fatto credere che il termine fascismo rappresenti tutto ciò che è autoritario: dai comportamenti alle parole, dai ruoli ai gesti. (...).
Questo fascistizzare tutto ciò che ad una élite politica, e oggi anche finanziaria non piace, (...) schematismo mentale di regressione infantile non è casuale, è volutamente sostenuto perché più un popolo è ignorante (...) più si determina una maggior capacità manipolatrice delle élite al potere. Precisiamo che élite al potere non sono oggi i governanti tout court, ma coloro che controllano i mezzi di comunicazione che non sono gli editori, ma la finanza che foraggia anche la politica.(...)
Il fascismo come il comunismo sono figli degeneri del socialismo (...).
(L)a polemica tra destra e sinistra è un’altra manipolazione che l’ignoranza storica favorisce: se aiutare i più deboli è di sinistra anche il fascismo è di sinistra, se l’autoritarismo e il razzismo sono di destra anche il comunismo è di destra. (...) Il fascismo è morto nel 1946 e il comunismo è morto nel 1989/91 ma le loro mentalità autoritarie, purtroppo, sono vive e vegete.
R.Giuliano via https://opinione.it/politica/2025/01/03/roberto-giuliano-fascismo-comunismo-linguaggio-autoritarismo/
17 notes
·
View notes
Text
L'IA pensa, e noi?
28 Gennaio 2023
Non è l’intelligenza artificiale che ha imparato a pensare come noi, siamo noi che abbiamo smesso di pensare come persone e la colpa maggiore, mi dispiace dirlo, l’abbiamo noi filosofi e, in qualche misura, scienziati e psicologi. Mi spiego. Per chi non sia stato chiuso in un rifugio antiatomico durante gli ultimi 6 mesi, una serie di nuovi algoritmi generativi, addestrati su enormi quantità di dati provenienti dagli esseri umani, ha sviluppato la capacità di produrre testi, suoni e immagini. Chiunque li abbia testati (fatelo, è gratis, provate) è rimasto sorpreso e meravigliato: l’impressione è che questi algoritmi siano in grado di cogliere la struttura del pensiero degli esseri umani e di declinarla in nuove combinazioni. ChatGPT, forse il più famoso, è in grado di scrivere poesie, rispondere a domande su qualsiasi argomento, scrivere testi e relazioni. Sembra proprio che ChatGPT sia come noi.
Sono stati scritti fiumi di parole sulle loro potenzialità e rischi – dal problema del diritto di autore fino agli effetti sul sistema scolastico. Non c’è dubbio che abbiano capacità finora impensate e che il loro impatto sarà profondo e irreversibile, ma la domanda è un’altra: siamo sicuri che il pensiero sia semplicemente la manipolazione di simboli e la produzione di contenuti?
È un fatto che, tra i testi prodotti da ChatGPT e quelli scritti dagli esseri umani, non ci siano differenze evidenti e questa somiglianza contiene una minaccia. Molti studiosi di varia estrazione temono il giorno in cui queste intelligenze artificiali saranno in grado di produrre contenuti analoghi a quelli che loro, in tanti anni, hanno imparato a produrre con fatica e sforzo. Non c’è speranza dunque? Siamo diventati obsoleti? Stiamo per essere superati dall’Intelligenza Artificiale in quello che pensavamo essere la nostra capacità più essenziale? Ovvero il pensiero?
Nella domanda si nasconde la risposta. Già il fatto di porsi questa domanda implica che il pensiero sia stato declassato a calcolo, operatività, ricombinazione. Ma è proprio così? In realtà, ci sono due modi di intendere il pensiero: come manipolazione dei simboli o come manifestazioni della realtà. Il primo modo è stato declinato in tanti modi, apparentemente moderni – dalla macchina di Turing ai giochi linguistici di Wittgenstein, dalla svolta linguistica all’intelligenza artificiale odierna. Si sposa con l’idea che la casa del pensiero sia il linguaggio e che quest’ultimo, in fondo, non sia altro che una continua ricombinazione di simboli; un’idea popolare che ha trovato ulteriore supporto nella teoria dell’informazione e nella genetica. Tutto è informazione, scriveva il fisico John Archibald Wheeler. L’informazione non è altro che una serie di simboli e il pensare è il loro ricombinarsi. Tutto questo è molto convincente (è quasi una versione operazionale dell’idealismo di Kant), ma lascia fuori qualcosa di fondamentale: la realtà.
La realtà è un termine scomodo, quasi fastidioso, per alcuni. Da Kant alle neuroscienze, ci sentiamo ripetere che non possiamo conoscere il mondo, ma solo le nostre rappresentazioni (che non sono mai del tutto affidabili). Anche autori recenti con un certo seguito nel mondo della scienza e della filosofia pop – da Donald Hoffman a Slavoj Žižek – non perdono occasione di metterci in guardia dal prendere sul serio la realtà. E così il pensiero, un passo alla volta, si svuota di significato. Le parole sono sempre più simboli all’interno di un universo di simboli e sempre meno la manifestazione di qualcosa di reale.
Anche i social network prima e il metaverso poi ci portano in un mondo digitale sempre più staccato dalla realtà, dove digitare parole che producono altre parole, in un labirinto di simboli e di like autoreferenziali sembra essere l’unico obiettivo. In questo mondo di rappresentazioni digitali fini a se stesse, ChatGPT è come noi. Anzi, è meglio di noi. Non c’è partita. L’IA, come nel famoso racconto di Frederick Brown, sta per diventare il dio della realtà fatta di soli simboli privi di significato.
Al di là di questo entusiasmo per il pensiero ridotto a calcolo di nuove combinazioni, esiste un’altra grande intuizione sulla natura del pensiero secondo la quale noi non saremmo solo manipolatori di simboli, bensì momenti dell’esistenza. Ognuno di noi sarebbe un’occasione che ha la realtà per essere vera.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/5f36a03112d465c40570a61733d16494/0dad18d3c0580626-2f/s540x810/f9e5a32009ca6dcae98a7092292b6bfbb463769b.jpg)
In questa visione, la persona non è solo una calcolatrice, ma una unità dell’esistere. È una prospettiva oggi impopolare, abituati come siamo al gergo informatico e tecnologico (dove la computer science è, per dirla con Gramsci, egemonica). Il pensiero non è né un flusso di concetti né una sequenza di operazioni, ma è il punto in cui la realtà si manifesta. Il pensiero acquista significato se è illuminato dalla realtà; qualcosa che non si può ridurre ad algoritmo, ma che non è, per questo, meno vero. Il significato delle nostre parole non dipende dalla correttezza della loro grammatica, ma dalla realtà che attraverso di esse si manifesta nel linguaggio.
Questi due atteggiamenti corrispondono a modi di essere incompatibili e attraversano arte, scienza e filosofia. Il primo è interno al discorso, il secondo buca il livello dialogico per arrivare (o cercare di arrivare) alla realtà. Tra i due campi non c’è simpatia, anzi esplicito disprezzo. Bucare il livello dialogico e andare oltre non è facile. Se il mondo dell’informazione fosse una grande città che cresce progressivamente diventando sempre più estesa, il mondo esterno diventerebbe sempre più lontano e irraggiungibile. Molte persone non uscirebbero mai dalla città, trovando al suo interno tutto ciò che desiderano e non sentendo la necessità di raggiungerne i confini. E così i filosofi diventano filosofologi, i matematici platonisti e gli scienziati si muovono solo dentro i confini rassicuranti di paradigmi autoreferenziali. L’arte diventa sempre più manieristica e il pensiero sempre più un esercizio barocco di stile. Non lo vedete tutto intorno a voi? Lo ha detto bene un non-filosofo come Manuel Agnelli alla sua laurea ad Honorem alla IULM: l’arte è morta perché è diventata figlia di una cultura autoreferenziale del numero e del consenso. Non ci rendiamo conto della fame di valore e di significato che ognuno di noi insegue?
Filosofi e scienziati si sono trovati a condividere quello che sembra essere soltanto una deformazione professionale: troppo tempo sui loro codici, troppo poco tempo a contatto con il mondo. I loro “sacri” testi prendono il posto del mondo nella loro esistenza e la loro vita rimane prigioniera di una biblioteca labirintica dove, prima o poi, nasceranno minotauri digitali che li divoreranno. In quel mito, l’unione di potere e conoscenza, rappresentata dal re Minosse e dall’inventore Dedalo (combinazione oggi sintetizzata in figure quali quelle di Steve Jobs, Elon Musk o Mark Zuckerberg), creano un labirinto in cui si rimane intrappolati e chiusi. ChatGPT è il minotauro digitale: non è in grado di uscire dal livello digitale e deve essere nutrito con la carne e il sangue della nostra esistenza, non consegnandogli ogni anno dieci giovani tebani, ma fornendogli i nostri dati attraverso Internet, social network e cellulari. Ma possiamo ancora sperare in un Teseo che, con l’aiuto di Arianna, riuscirà e uscirne seguendo un filo che incarna il collegamento con la realtà esterna.
Quel filo corrisponde all’apertura verso la realtà che è l’essenza del pensiero umano, fuori dal labirinto delle parole, dei simboli e dell’informazione. Peccato che molti filosofi (Daniel Dennett o David Chalmers) o molti neuroscienziati (Anil Seth, Vittorio Gallese) corteggino una visione dell’uomo ridotto a costruzione priva di sostanza. Ma se non siamo altro che un miraggio, il gioco è facile per l’IA: fantasmi tra fantasmi.
Come si è arrivati a questa abiura della nostra natura? Il linguaggio mette in moto concentrico tre sfere: la sfera della grammatica, la sfera dei concetti e la sfera ontologica. Nella prima quello che conta è la struttura dei simboli e come si concatenano tra di loro. Questo è il dominio dove oggi l’intelligenza artificiale (ChatGPT appunto) è signore e padrone. Poi vi è la sfera dei concetti che è un terreno ambiguo, per qualcuno reale e per altri no; una specie di purgatorio in attesa di essere eliminato. Infine c’è la realtà, dove tutto ciò che ha valore trova origine; ciò che noi cerchiamo nella nostra vita e che non sempre troviamo.
L’IA odierna (quella di domani chissà) si ferma alla grammatica del linguaggio. Ma il valore si trova nella realtà in quanto realtà. L’IA non fa altro che costruire nuvole di bit privi di sangue, colore, sapore: «non è altro che un racconto raccontato da un idiota, che non significa nulla». Se l’IA scrivesse l’Amleto, parola per parola, non sarebbe altro che una combinazione di simboli. Polvere e non statua.
La domanda che dovremmo chiederci non è se Chat GPT pensa come noi, ma piuttosto che significa pensare. Crediamo veramente di non essere altro che illusioni digitali? Abbiamo davvero smarrito il filo di Arianna che collegava le nostre parole al mondo reale? Io mi ribello. Io sono reale e la mia realtà va oltre la cascata di cifre digitali verdi di Matrix. Noi siamo reali e questa realtà non è all’interno dei nostri simboli. Non siamo semplici calcolatrici. E pazienza se oggi la maggioranza pensa che sia così, lasciandosi incantare dalla prospettiva di barattare la realtà con un metaverso digitale.
Ritorniamo alla realtà e abbandoniamo i simboli. Torniamo alle cose e lasciamo le parole. Non è vero che le parole o le informazioni siano più importanti della vita e delle cose. ChatGPT riconosce, ma non vede; ascolta, ma non sente; manipola i simboli; ma non pensa. Per pensare bisogna essere reali, ma che cosa è il pensiero? Il pensiero è mondo.
@aitan / aitan.tumblr.com
6 notes
·
View notes
Text
** Riepilogo di "Computertisti e Debunker" di Maurizio Barozzi **
Il documento esplora le dinamiche tra i ** teorici della cospirazione ("comprottisti") ** e ** debunkers **, criticando entrambi i gruppi sottolineando l'importanza dell'indagine storica critica. I punti chiave includono:
### ** Definizioni e aspetti psicologici **
- ** Comptottisti **: individui scettici sulle narrazioni ufficiali, sospettando cospirazioni nascoste in eventi politici e storici. Il termine è spesso abusato a un abusi per screditare lo scetticismo legittimo.
- ** Debunker **: coloro che confutano sistematicamente le teorie della cospirazione, spesso allineate al potere istituzionale.
- Entrambi gli estremi (teorizzazione della cospirazione ossessiva e il debunking dogmatico) possono derivare da questioni psicologiche come la frustrazione o dalla necessità di controllo.
### ** La realtà delle cospirazioni **
- ** Conspirazioni come fatto storico **: l'autore sostiene che le cospirazioni sono inerenti alla natura umana e alle strutture di potere (ad es. Operazioni false, collusione aziendale, colpi di stato politico). Esempi includono:
- ** Gulf of Tonkin Incident ** (1964): fabbricato per giustificare l'intervento degli Stati Uniti in Vietnam.
- ** 9/11 Attacchi **: domande sul crollo delle torri del World Trade Center, suggerendo un possibile coinvolgimento dei lavori.
- ** Lusitania Storking ** (1915): presumibilmente consentito dalle autorità di influenzare l'opinione pubblica per la guerra.
### ** tattiche di disinformazione **
- Le autorità usano ** Disinformazione ** per confondere le acque, mescolando teorie assurde (ad esempio, affermazioni di terra piatta) con critiche legittime per screditare tutti i dissenso.
- ** "Infiltrazione cognitiva" di Sunstein **: i governi possono infiltrarsi in comunità online per minare sottilmente le teorie della cospirazione.
- ** Manipolazione dei mass media **: Termini come "anti-vaxxer" o "negazionista" armato il linguaggio per emarginare i critici.
### ** Critica di entrambi i lati **
- ** Comptottisti **: spesso diffondono affermazioni non verificate (ad es. Teorie "senza piano" 9/11), rendendoli facili obiettivi per il ridicolo. Tuttavia, alcuni sollevano validi domande ignorate dalle narrazioni tradizionali.
- ** Debunker **: servire frequentemente interessi istituzionali, usando tattiche come attacchi di ad hominem, dati di raccolta delle ciliegie o invocando il "consenso scientifico" per mettere a tacere il dissenso.
### ** Strutture di potenza segreta **
- Gruppi come il ** Bilderberg Group ** e ** World Economic Forum ** (Davos) sono citati come moderni esempi di coordinamento d'élite, sebbene l'autore avverte contro le dinamiche di potere globali.
- fallimenti storici (ad es. ** Donazione di Costantino **) evidenziano come le istituzioni manipolano le narrazioni per mantenere il controllo.
### ** Il ruolo della ricerca storica **
- ** Revisionismo critico ** è essenziale. La storia è intrinsecamente revisionista, che richiede il controllo delle fonti e l'apertura a nuove prove.
- L'autore avverte di non vedere la storia esclusivamente attraverso una "lente di cospirazione", poiché gli eventi sono spesso modellati da forze complesse e intersecanti (*Eterogenesi dI Fini*).
### ** conclusione **
- Mentre ** Comptottisti ** Risposto che diffonde assurdità, ** Debunkers ** spesso agiscono come "gatekeeper a pagamento" per le strutture di potere. Entrambi gli estremi ostacolano la ricerca della verità.
- Il documento prevede un'indagine equilibrata e basata sull'evidenza, riconoscendo che esistono cospirazioni ma rifiutando la paranoia. Come osserva lo storico Giovanni Fasanella, il vero pericolo sta nella "patologia del segreto" che soffoca il discorso onesto.
** Citazione finale **:
*"Il complottista puda essere un coglione, ma un debunker è spesso un prezzolato!"*
("Il teorico della cospirazione potrebbe essere uno sciocco, ma il Debunker è spesso un hack a pagamento!")
0 notes
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un uomo che non ha pietà, e il cui ego prevale brutalmente sulla persona che gli sta accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un uomo che non ha pietà, e il cui ego prevale brutalmente sulla persona che gli sta accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un uomo che non ha pietà, e il cui ego prevale brutalmente sulla persona che gli sta accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un uomo che non ha pietà, e il cui ego prevale brutalmente sulla persona che gli sta accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
Text
A.I. Artisanal Intelligence: “Prove Tecniche di Trasmissione”, memorie di una mostra
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/5127b3e3f1eec1d543402892f54584ef/0a9d54fcc0ed29d7-20/s540x810/fe865c91eb7e2d5def6d51a633c4169b6d1faf7e.jpg)
“L’abito è anche un costume di scena ed è uno dei più potenti mezzi di comunicazione”: una frase che risuona salda, un’affermazione che prende per mano l’attenzione e la conduce al di là dell’apparenza meramente modaiola, all’interno di un percorso di ricerca intellettuale e materica eccellente, racchiuso in una mostra curata da un���istituzione altrettanto eccellente: ovvero “A.I. Artisanal Intelligence”.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/3eaef1bf0cd724772fb3641001cee9fc/0a9d54fcc0ed29d7-c8/s540x810/294e853cdd8a1c5ed3434f2dbd1c00bbf0947692.jpg)
L’occasione specifica è l’appena trascorsa edizione di AltaRoma, le giornate dedicate all’alta moda italiana allacciate anche alla promozione della nuova creatività stilistica in fermento: splendore sartoriale e ricerca intellettuale, dove ben s’incastona la mostra intitolata “Prove Tecniche di Trasmissione”, accaduta negli spazi del Guido Reni District dal 6 al 9 luglio scorsi.
Seppur terminata, la mostra lascia tracce pregiate di una riflessione rivelatrice: grazie alla cura di Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques, essa accosta l’arte del costume alla creazione di moda, individua nella sartorialità artigianale il cuore che pulsa in comune per entrambe, e nella fase di prova un momento di sperimentazione fondamentale a sé stante, condensato nell’imperfetta imperfezione. Moda e costume si appaiano, ça va sans dire, già dall’organizzazione: a comporre tale percorso espositivo sono state chiamate, infatti, l’Accademia di Costume e Moda, che da mezzo secolo affianca nella formazione le due discipline, assieme alle storiche sartorie teatrali della capitale, la Sartoria Farani di Luigi Piccolo, the One, e Pompei per le scarpe; tutte romane, come spiccatamente romana è l’attitudine a far collaborare e contaminare il costume e la moda.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/fbd95702ebb9b7f8d91530bf69307193/0a9d54fcc0ed29d7-9b/s540x810/9ca71cb041d58b827c7df9521b65e202711863ea.jpg)
Il fil rouge che si srotola nel percorso è suggerito già nel titolo: “Prove Tecniche di Trasmissione” proviene dagli archivi televisivi italiani, da quei primi anni ’70 in cui la tv subiva la metamorfosi dal bianco al nero verso il colore, ed un programma sperimentale mandava in onda immagini studiate per provare gli effetti cromatici della nuova tv. Oggi, dunque, quei tentativi son simbolo di una nuova possibilità di creazione, dove i confini di separazione tra la prova e la trasmissione sfumano e, nel linguaggio sartoriale, trovano una nuova dimensione di concretezza: qui il tempo della lavorazione che conduce al bello della realizzazione finale e finita si scompone, si cristallizza nelle fasi intermedie, spalanca nuove visioni.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/bec05360369a16f2b59f166568b7b3df/0a9d54fcc0ed29d7-a6/s540x810/f66a855da9aa568b68dfa05874aab51a26fd8b8f.jpg)
Il viaggio d’esperienza ha inizio nell’arte: l’opera di Isabella Ducrot - le carte dipinte della serie “Abiti” e un grande fondale teatrale del 2016 per l’opera “Hanjo” di Marcello Pann- incarna i valori essenziali della ricerca e rielaborazione degli archivi, della manipolazione del manufatto tessile per dargli una nuova vita pittorica, del non-finito che in quanto prova è già perfetta e poetica, e per questo fornisce alla contemplazione gli strumenti per affrontare i passi successivi. Dall’arte tout-court all’arte costumistica, la mostra prosegue con l’incontro con gli abiti frutto del talento misto alla couture del pluripremiato Gianluca Falaschi, per poi immergersi nell’atmosfera più giovane, esordiente, ma altrettanto ricca di valore, di dieci designer.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/02adb4e064bd8ed5546306d1f4be3c3b/0a9d54fcc0ed29d7-ef/s540x810/56227331988888223b4542efad394c88bb88bca8.jpg)
Dieci storie di riflessione, lavorazione e sperimentazione sull’artigianalità virtuosa, la sartorialità meticolosa, il design creativo innovativo e a tratti estroso, la sfida col tempo per raggiungere la concretezza che qui si sospende per lasciare spazio alle fasi di preparazione dispiegate sui tavoli da lavoro. Dieci nomi che son quelli della tedesca Marie Louise Vogt con i suoi virtuosismi all’uncinetto; dell’indiana d’origine, londinese di nascita e nomade di spirito Bav Tailor che plasma capi di lusso sostenibile; del Pakistano Wali Mohammed Barrech che racchiude storie di viaggio nelle sue borse geometriche; dell’asiatica Alysée Yin Chen che scolpisce forme organiche nel tessuto; dell’italiana Fase Factory che mescola lo sportswear luxury alla filosofia di design nipponica. Altrettanto italiani sono la mescolanza di artigianalità e innovazione del collettivo Apnoea, la fusione di rigore costruttivo e armonia volumetrica di Giuseppe Buccinnà, la naturalezza quasi cruda ed essenziale di Asciari, il design che vive dentro lo sorrere del tempo delle borse Trakatn e le opere d’arte scultorea delle borse firmate Roberto Scarantino.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#A.I. Artisanal Intelligence#Altaroma#nuovi talenti#moda indipendente#Mad in Italy#fashion writing#webelieveinstyle#Accademia Costume e Moda#mostra di moda#moda e arte
0 notes
Text
Uova fatali - Marco D'Aponte - Introduzione di Lorenzo Barberis - Graphic Novel - Töpffer
Uova fatali – Marco D’Aponte – Introduzione di Lorenzo Barberis – Graphic Novel Töpffer Il celebre romanzo fantascientifico di Bulgakov trasformato in graphic novel.Il testo, ricco di dialoghi, si adatta alle caratteristiche specifiche del linguaggio fumettistico e il soggetto (i disastri determinati dalla sconsiderata manipolazione della natura) è di estrema attualità. Lo stile grottesco del…
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/26cbb037f17ddff797a790a30eea9fbb/a58c3eaa1985bc85-74/s540x810/4bab785f372597633773b87b83e91b3fab9fb3b9.jpg)
View On WordPress
#Bulgakov#Graphic Novel#Introduzione di Lorenzo Barberis#Marco D&039;Aponte#Michail Afanas&039;evič Bulgakov#Töpffer edizioni#Uova fatali
0 notes
Text
PROGRAMMA TIME ZONES 2023
XXXVIII EDIZIONE
A BARI
DAL 15 SETTEMBRE AL 14 OTTOBRE
TRA I PROTAGONISTI DELL’EDIZIONE 2023 BLAINE REININGER
CO-FONDATORE DEI TUXEDOMOON, FAUST, UN OMAGGIO A ITALO CALVINO
E “LITERATURE” CON LA COMPAGNIA DIAGHILEV
www.timezones.it
I temi che caratterizzano sin dalla sua prima edizione il Festival Time Zones, risalente ormai a 38 anni fa, sono sempre stati legati al cangiante linguaggio della musica. In questi decenni si sono avvicendati sul palco della rassegna percorsi di ricerca, pietre miliari della storia della musica, proposte provenienti dal futuro, stili e generi differenti, il tutto con una costante attenzione al dialogo con le altre arti. È il caso dell’edizione 2023 che, dal 15 settembre al 14 ottobre tra Auditorium Vallisa, Officina degli Esordi e Teatro Kismet Opera, presenta nei 23 spettacoli che compongono il calendario una molteplicità di generi nonché una lunga serie di paesi di provenienza conservando, come è consuetudine di Time Zones, una significativa presenza di “nostri” talenti.
L’edizione 2023 Time Zones, inizia con un’anteprima e un omaggio al grande Italo Calvino: “Onda pazza. Calvino immortale”. Il tributo al grande scrittore e intellettuale italiano, nel centenario della sua nascita, è articolato in due giorni all’Auditorium Vallisa (venerdì 15 e sabato 16) e vede come protagonisti il trio UBQ, con Nicoletta d’Auria (violoncello), Giuliano Di Cesare (fiati) e Domenico Monaco (elettronica), il talentuoso pianista barese Mattia Vlad Morleo e il poliedrico attore Giuliano Giuliani. Nei due spettacoli, gli artisti coinvolti incroceranno le straordinarie pagine di Calvino “Palomar” (venerdì 15) e le “Città invisibili” (sabato 16). La prima serata sarà aperta dalla performance del pianista, compositore e produttore di formazione classica tedesco Carlos Cipa. L’omaggio a Calvino della seconda serata sarà aperto dalla violoncellista polacca Dobrawa Czocher.
Dopo l’anteprima all’Auditorium Vallisa, Time Zones entra nel vivo con tre serate che si terranno all’Officina degli Esordi a Bari. Ad aprire questo trittico, sabato 23, alle ore 21.30, sarà “Nordra”, progetto solista dell'artista londinese Monika Khot. Il suo personale disegno del futuro del pop, lo realizza utilizzando un mix incredibilmente intenso di noise, beat elettronici e una voce eterea combinata dal vivo con la chitarra e una tromba tascabile. A seguire Ginevra Nervi, compositrice e producer di musica elettronica. La sua ricerca musicale si basa sull'esplorazione timbrica vocale distorta e alterata grazie a svariate tecniche di manipolazione sonora, qualità molte apprezzate in ambito cinematografico.
Si prosegue, venerdì 29, dalle ore 21, con la chitarrista e cantante messicana J. Zunz, alias Lorena Quintanilla, in passato componente della nota formazione messicana Lorelle Meets The Obsolete. A TZ presenta il suo ultimo disco, un lavoro a tratti ipnotico e dotato di un preciso nucleo concettuale, che agisce come un’intima camera d’eco che cura in modo vicario le ferite dell'ascoltatore oltre quelle di sé stessa. A seguire la cantautrice e polistrumentista portoghese Rita Braga, considerata la migliore torch singer oggi in circolazione. Infine, il tedesco Fejkà, alias Brian Zajak. Con l'uscita del suo Ep “Wilight”, ha fatto un debutto impressionante nel mondo della musica elettronica e le sue partecipazioni ai grandi festival hanno contribuito ormai a celebrarlo come un insider top della consolle.
L’ultimo appuntamento all’Officina degli Esordi, domenica 1 ottobre, si chiude con due concerti. Il primo a salire sul palco è il cantante, percussionista e rumorista Lepre, al secolo Lorenzo Lemme. Da tempo attivo nella scena musicale romana, il progetto Lepre è pronto per il suo disco d’esordio, “Malato”. Un lavoro in cui l’artista raccoglie tutte le sue influenze dando vita a un racconto musicale in cui la voglia di sperimentare nei suoni e negli arrangiamenti si sposa a un linguaggio attuale, sincero, che narra le molteplici esperienze dell’autore. In chiusura il cantautore Eric Chenaux, che proviene dalla scena underground canadese e la sua musica è un diamante grezzo difficile da classificare. Le sue canzoni sono tanti piccoli cammei preziosi che si cibano di sogni, silenzi, mancanze.
Gli ultimi tre appuntamenti di TZ 2023, invece, si terranno al Teatro Kismet di Bari, a iniziare dal gradito ritorno, sabato 7, dell’americano Blaine Reininger, più volte ospite del festival barese con i mitici e amatissimi Tuxedomoon. Inutile dire che per il concerto barese, oltre ai brani del suo repertorio da solista, non mancheranno alcune composizioni dei Tuxedo.
In apertura di serata l’americana Helen Money, alias Alison Chesley, una violoncellista di formazione classica che trae ispirazione non solo da Pablo Casals e Shostakovich, ma anche da Jimi Hendrix e dai Minutemen.
Sempre al Kismet, venerdì 13, sarà di scena il canadese Ben Shemie, frontman dei Suuns, band che negli anni ha fatto palpitare i cuori di quanti volevano ballare potendo vantare la conoscenza del rock tedesco degli anni Settanta. Lo seguirà l’altro canadese Tim Hecker, singolare compositore capace di innalzare con i suoi suoni imponenti cattedrali sonore, musica elettronica tra ambient e noise.
Infine, sabato 14, unica data italiana dei mitici Faust, formazione che riesce ad amalgamare rock, progressive, jazz, folk, minimalismo, noise, elettronica, proto-industrial, pop e classica moderna, con una disinvoltura pari solo alla loro irriverenza. Forse, insieme ai Velvet Underground, i Faust è stata la band più influente e creativa di tutti i tempi. Tra new wave, industrial e post-rock, non si contano le band che hanno raccolto la lezione di questi sabotatori anarchici e dissacranti. Oggi, ancora capitanati da Werner “Zappi” Diermaier, i Faust con l’esecuzione integrale di “IV” sono capaci di evocare il potere ancora devastante di quelle straordinarie invenzioni che in quegli anni cambiarono per sempre la musica. In apertura di serata Teatro Satanico, duo di laptop-punk composto da Devis Granziera e Roberto “Kalamun” Pasini.
VENERDÌ 15 SETTEMBRE VALLISA
Calvino Immortale - Onda Pazza
h. 21 CARLOS CIPA (Ger)
h. 22 Progetto PALOMAR: Giuliano GIULIANI, voce
UBQ in trio (Nicoletta d’Auria violoncello, Giuliano Di Cesare fiati,
Domenico Monaco elettronica)
SABATO 16 SETTEMBRE VALLISA
Calvino Immortale – Onda Pazza
h. 21 Dobrowa CZOCHER (Pol)
h. 22 Le città Invisibili
Giuliano GIULIANI voce, Mattia Vlad MORLEO pianoforte
SABATO 23 SETTEMBRE OFFICINA DEGLI ESORDI
h. 21.30 NORDRA (UK)
h.22.30 GINEVRA NERVI (Ita)
VENERDÌ 29 SETTEMBRE OFFICINA DEGLI ESORDI
La grande festa
h. 21 J. ZUNZ (Mex)
h. 22 Rita BRAGA (Port)
h. 23 FEJKA’ (Ger)
DOMENICA 1 OTTOBRE OFFICINA DEGLI ESORDI
h. 21 LEPRE (Ita)
h. 22 Eric CHENAUX (Can)
SABATO 7 OTTOBRE TEATRO KISMET
h. 21 Helen MONEY (Usa)
h. 22 Blaine REININGER (Usa)
VENERDÌ 13 OTTOBRE TEATRO KISMET
h. 21 Ben SHEMIE (Can)
h. 22 Tim HECKER (Can)
SABATO 14 OTTOBRE TEATRO KISMET
h. 21 Teatro Satanico
h. 22 Faust
unica data italiana
0 notes
Text
Niente cattura maggiormente l'immaginazione delle persone di un robot umanoide
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/01149741be9e11b7c58da856dee1a096/a63f073f4570c735-3a/s400x600/0b21a21b39a22e8eb3017bd57549d18b8be69b53.jpg)
Grazie ai miglioramenti nel campo dell'intelligenza artificiale, i robot sono in grado di compiere movimenti complessi e fluidi e di imparare e rapportarsi con il mondo esterno. E se Tesla Bot è in grado di monopolizzare l'attenzione grazie alla carica mediatica di Elon Musk, diverse aziende si stanno facendo spazio in questo settore. Una di queste è Sanctuary Cognitive Systems Corporate (Sanctuary AI), che ha appena presentato Phoenix, il suo robot di sesta generazione. Il robot, alto circa 170 cm e pesante 70 chili, è definito general purpose, ovvero in grado di svolgere il lavoro fisico proprio come una persona. Per questo, sebbene le sue caratteristiche fisiche non siano particolarmente impressionanti, con una velocità massima di 5 km/h e una capacità di carico fino a 25 kg, è la sua versatilitàil punto importante. Grazie infatti a mani robotiche "leader del settore" con 20 gradi di libertà che rivaleggiano con la destrezza della mano umana e la manipolazione fine con tecnologia aptica proprietaria che imita il senso del tatto, Phoenix può compiere una serie di operazioni complesse. Un altro punto di forza è il cervello. Grazie alla collaborazione con Carbon, Sanctuary AI afferma la volontà di creare la prima intelligenza al mondo simile a quella umana nei robot a uso generico. Carbon infatti offre un'architettura cognitiva e una piattaforma software per robot generici umanoidi in grado di integrare le moderne tecnologie di intelligenza artificiale per tradurre il linguaggio naturale e consentire a Phoenix di pensare e completare compiti "come una persona". Il "ragionamento simbolico e logico" è abbinato a moderni LLM (large language models), e grazie al deep learning continua ad apprendere (ovviamente sotto supervisione umana). Sanctuary a marzo aveva già introdotto in fase sperimentale il predecessore di Phoenix (quinta generazione) in un negozio al dettaglio fuori Vancouver, dove si trova la sede dell'azienda. Il progetto è riuscito a compiere 110 compiti come vendita al dettaglio, attività di raccolta e imballaggio della merce, pulizia, etichettatura, piegatura e molto altro. Pur senza il peso economico di Tesla, Sanctuary AI ha raccolto una serie di finanziamenti in grado di garantire lo sviluppo del suo robot. A marzo 2022 ha ricevuto un pacchetto di investimenti di 60 milioni di dollari, e a fine anno anche il governo canadese ha contribuito con un assegno da 30 milioni di dollari. Al momento Phoenix è solo un gradino verso un robot con intelligenza "simile" a quella umana, ma la società canadese è molto ambiziosa, e sa dove vuole arrivare. Read the full article
0 notes
Text
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/93e36332e527699e78511ab80f555aae/b2f0863142442dfe-47/s540x810/f34a940a91418ab42232f6bc33436c0332761dfc.jpg)
🎄NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Roberto Giacomelli
PSICOPATOLOGIA DEL RADICAL CHIC
Narcisismo, livore e superiorità morale nella sinistra progressista
Prefazione di Francesco Borgonovo
Nel 1970, per la prima volta, il giornalista Tom Wolfe definì i “radical-chic”: erano la casta dei ricchi borghesi che - per moda o per noia - sostenevano apertamente le posizioni del marxismo-leninismo. Questi “rivoluzionari da salotto”, animatori della “sinistra al caviale” che va a braccetto con il capitalismo, sono oggi la più influente lobby ideologica dell’Occidente: dominano i grandi media internazionali, presidiano le Università, la Magistratura e i gangli vitali dello Stato, orientano il linguaggio, emettono sentenze e stilano i pressanti speech codes del “politicamente corretto”. Chi non si allinea ai loro dogmi, come dimostra il grottesco teatrino mediatico che invade i nostri schermi, è tacciato di razzismo, fascismo, sessismo e xenofobia.
Il loro credo, divenuto il verbo laico del globalismo, è fondato sulla narrazione sradicante e liberal della “società aperta”, tesa a distruggere ogni residua forma di identità in nome di una fantomatica uguaglianza che trova riscontro nelle esigenze predatorie del mercato: dal cosmopolitismo “no border” all’immigrazionismo multiculturale, dal progressismo individualista alle rivendicazioni omosessualiste, dalle teorie “gender fluid” alla destrutturazione della famiglia, passando per il superamento dei popoli, delle tradizioni, delle spiritualità e delle Civiltà. Una marcia inarrestabile, oggi identificabile nella furia iconoclasta della “cancel culture” e nella riconfigurazione green e digitale del “grande reset”: un processo di sovversione che coinvolge - con curiose convergenze - le frange militanti della sinistra radicale e le grandi holding multinazionali, le presunte “minoranze” e i colossi della Silicon Valley.
Ma chi sono, realmente, i radical chic? Quali sono i loro valori, i loro fini e le loro strategie? Cosa si cela dietro le scomuniche del loro “pensiero unico”? Roberto Giacomelli - psichiatra e scrittore - ne traccia un profilo inedito, dai primi “figli dei fiori” alle attuali élite mondialiste. Attingendo alla storia, all’analisi politica e alla psicologia, l’autore giunge ad una conclusione impietosa: arroganza, isteria, dissimulazione, inganno e manipolazione - senza dubbio - sono i loro tratti distintivi. Si tratta di masochisti che amano sottomettersi a carnefici immaginari, nevrotici in preda ai sensi di colpa per i loro immeritati privilegi, odiatori seriali che invidiano e denigrano le vite altrui, menti deboli che proiettano sul prossimo le proprie paranoie, i propri disagi e le proprie paure.
Questo testo - libero e controcorrente - rappresenta allo stesso un’invettiva sincera, uno studio attualissimo ed una voce fuori dal coro.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
71 notes
·
View notes
Text
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/de992d278ae80cea86a8b895d1bb45fc/3a895dab28a20bed-88/s640x960/31b4a2bc3702560cfd88010aa4ed9af82f4dca17.jpg)
——-
Manipolazione del linguaggio
"La popolazione si è comportata in modo responsabile"
Ma quando esiste un obbligo la cui osservanza è capillarmente controllata e i disobbedienti sanzionati, non si può parlare di 'comportamento responsabile', ma di accettazione della sudditanza.
36 notes
·
View notes