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Keith Haring working on a painting for "Aperto 84" at the Venice Biennale at the Magazzini del Sale, 1984.
Photos by Graziano Arici
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Una delle città sotterranee più grandi del mondo è stata scoperta in Turchina
Gli archeologi hanno visto che questa rete sotterranea in Cappadocia copre un’area molto più vasta di quella conosciuta finora.
Città sotterranee, in Turchia è una stata scoperta una delle più grandi e avanzate del mondo.
Sotto la superficie delle strade in alcune zone della Turchia, una rete di tunnel ospitava un tempo migliaia di abitanti in cerca di riparo, in fuga dagli invasori e dalle persecuzioni religiose. Il Paese è noto per le sue città sotterranee, in particolare la grande città di Derinkuyu, che poteva ospitare oltre 20.000 persone. Sebbene non sia stato ancora completamente scavato, i dati attuali indicano che l’insediamento di 11 piani misura circa 185 metri quadrati, con un potenziale di oltre 465 metri quadrati ancora inesplorati. Ma c’è una novità: da quest’estate, gli archeologi che stanno studiando un sito a circa 240 km a ovest dell’antico santuario sotterraneo ritengono di aver portato alla luce una delle città sotterranee più grandi e più avanzate finora realizzate. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa turca Anadolu, la rete di stanze e corridoi sotterranei, nota come Sarayini, si estende su una superficie di quasi 20.000 metri quadrati.
Al di sotto dell’attuale quartiere di Sarayonu, nell’area metropolitana turca di Konya, un labirinto di 30 camere è dotato di camini, magazzini, cantine e pozzi. Secondo quanto riferito, la rete a più livelli risale all’ottavo secolo. Hasan Uğuz, l’archeologo del Museo di Konya che dirige gli scavi, ha dichiarato che le squadre che lavorano sul posto non si aspettavano che l’insediamento coprisse un territorio così esteso. Oltre alle numerose stanze e sale, un passaggio particolarmente ampio è stato descritto come una sorta di “strada principale”. Le aree all’interno della struttura sono paragonate a palazzi per il grande comfort e per l’alta qualità della vita che la rete era in grado di sostenere, ben lontana quindi dall’idea di caverna primitiva che potremmo immaginare quando parliamo di abitazioni sotterranee. Il carattere raffinato dello spazio gli è valso il nome di Sarayini, che in turco significa, appunto, “palazzo”.
Non pensavamo che potesse estendersi su un’area così vasta”, ha dichiarato Uğuz all’agenzia Anadolu lo scorso agosto. “Gli anziani che vivono qui hanno detto di aver visitato questo luogo quando erano bambini e che si trattava di una città sotterranea molto estesa”. Uğuz ritiene che i lavori di scavo di quest’anno abbiano fatto la differenza nel determinare quanto fosse grande la città sotterranea.
Tra gli oggetti recuperati durante gli scavi ci sono ossa di animali e supporti per lampade. In una stanza particolare della rete sono stati trovati un tamburo a colonna e un oggetto posizionato come una pietra tombale.
I lavori di scavo a Sarayini sono in corso da due anni. Molte delle antiche città sotterranee portate alla luce in Turchia sono state scoperte solo negli ultimi anni e la maggior parte non è stata ancora esplorata a fondo. Studi preliminari hanno indicato che un complesso sotterraneo trovato nella regione turca di Neveshir potrebbe essere addirittura ancor più grande sia di Derinkuyu che di Sarayini, anche se gli archeologi non hanno ancora un quadro completo del sito. Poiché le città sotterranee vicine a Sarayini distano tra i 5 e i 12 km, sono in corso ricerche per stabilire se i complessi possano essere collegati tra loro.
Elena Rodica Rotaru( blogger) insieme a Resul Aygün imprenditore e guida turistica a Cappadocia Turchia 🇹🇷.
“Un'esperienza molto bella, un posto unico al mondo. Sono rimasto affascinato da queste grotte sotterranee dove l'uomo ha vissuto per migliaia di anni. Posti bellissimi da visitare, invito tutti coloro che amano l'arte sotterranea a visitare questi musei in Cappadocia.”
Voglio ringraziare la mia guida Resul Aygün che mi ha aiutato in ogni momento di questi 3 mesi insieme qui in Cappadocia per realizzare qualche documentari …
Cappadocia è un posto magico!Elena Rodica Rotaru
Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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Difendere Gkn, ora, tentare il futuro, creare un precedente a favore di tutte/i.
Quello che stanno facendo alle lavoratrici e lavoratori QF ex-Gkn Firenze non può essere più permesso.
Cosa ci stiamo giocando in Gkn? E perché ce lo stiamo giocando ora?
Nel 9 luglio del 2021 la Gkn di Firenze sale alle cronache nazionali: una mattina, una mail licenzia tutti i 422 lavoratori. Da lì scaturisce una lotta che ad oggi è già storia: l’assemblea permanente, il motto Insorgiamo, la convergenza con il resto delle lotte sociali e ambientali e molto altro.
Quei licenziamenti vengono sconfitti. Prendono con il tempo però un’altra forma: quella dei licenziamenti per logoramento, silenziosi, non dichiarati ma ugualmente efficaci.
Ad oggi sono stati bruciati 220 posti di lavoro: 90 dei quali nell’ultimo anno con l’arrivo della nuova proprietà. Si tratta di Francesco Borgomeo, il quale acquista la Gkn nel dicembre del 2021. E l’ex advisor di Gkn e gli accordi tra lui e Gkn stessa rimangono riservati. Fa grandi promesse ma, di tavolo in tavolo, di rinvio in rinvio, non arrivano né piani industriali né investitori. Le istituzioni tollerano di fatto tale gioco: ad ogni incontro istituzionale la pazienza non ha mai limite ed ogni limite trova una nuova pazienza.
Il Collettivo di Fabbrica la chiama da subito la tattica della rana bollita: la rana viene cotta a fuoco lento, senza che se ne renda conto. E quando infine capisce di essere stata giocata, non ha più la forza per saltare via.
Da 20 mesi l'assemblea permanente è sempre la stessa, stesso obiettivo: preservare una risorsa industriale, tutelare i posti di lavoro. L’obiettivo dell’azienda, evidentemente anche: mandare via i lavoratori dalla fabbrica e smantellarla. La speculazione finanziaria ha forse semplicemente lasciato il posto a quella immobiliare.
Contro ogni previsione, l’assemblea permanente però resiste. E allora l’attacco dell’azienda si fa sempre più feroce. Dal logoramento passa a quella che abbiamo chiamato: la tattica dell’assedio. Assedio “per fame”: da novembre 2022 non vengono più pagati gli stipendi. Viene di fatto azzerato il contratto nazionale e interno: diritti acquisiti da 60 anni di lotte, ereditati internamente dalla vecchia Fiat di Novoli. Se osano comportarsi così, in una vertenza nazionale e alla luce del sole, cosa succede quotidianamente nelle piccole aziende, nei capannoni, nei magazzini, nei campi, nel turismo stagionale?
Si cerca di fare terra bruciata attorno agli assediati, a screditare la RSU, il Collettivo di Fabbrica, il movimento delle solidali e solidali, la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo, l’assemblea permanente.
Ma la lotta Gkn non è solo resistenza. E’ anche un progetto. Il Comitato Tecnico Scientifico del Collettivo ha progetti industriali, avanzati, sociali, mutualistici ecologici. L’intervento pubblico chiuderebbe la partita in cinque minuti e permetterebbe di renderli realtà. Ma i lavoratori sono pronti a ripartire a tutti i costi, anche con le proprie gambe, valutando l’autogestione cooperativa. Lanciano infatti un nuovo Insorgiamo tour e una vasta campagna di raccolta fondi.
Gkn è in bilico tra essere un ulteriore caso di scuola su come si chiudono le aziende o un precedente che può scompaginare in positivo l’intero metodo di lotta contro licenziamenti e precariato, di avvio di una reale transizione ecologica.
L’assemblea permanente chiama oggi a una nuova mobilitazione di popolo, operaia, di intellettuali, artisti solidali, dalla parrocchia al centro sociale, di tutte le organizzazioni sindacali, mutualistiche, dei movimenti ambientalisti e transfemministi il 25 marzo a Firenze.
Per la rana è arrivata la necessità di saltare. O la peggiore sconfitta o un salto verso il futuro. Ognuno al proprio posto. Liberiamo Gkn, rompiamo l'assedio, tentiamo il futuro. Teniamoci libere e liberi il 25 marzo, pronti ad andare a Firenze. Sosteniamo la campagna di crowdfunding per la reindustrializzazione autogestita. Intervento pubblico ora.
FIRMATAR3
Vittorio Agnoletto - Medicina Democratica
Bengi Akbulut - Concordia University Canada
Alessandra Algostino - Università di Torino
Massimiliano Andretta - Università di Pisa
Giorgio Ardeni - economista
Alessandro Arrighetti - Università di Parma
Lucio Baccaro - Direttore Max Planck Institute
Simona Baldanzi - scrittrice
Filippo Barbera - Università di Torino
Fabrizio Barca - Forum Disuguaglianze Diversità
Maura Benegiamo - Università di Pisa
Marco Bersani - coordinatore nazionale Attac Italia
Alioscia Bisceglia - Casino Royale
Sandra Bonsanti - giornalista
Paolo Borghi - Università di Modena e Reggio Emilia
Matteo Bortolon - Cadtm
Vando Borghi - Università di Bologna
Emiliano Brancaccio - economista
Luciana Castellina - giornalista
Fulvio Cervini - Università di Firenze
Federico Chicchi - Università di Bologna
Sandro Chignola - Università di Padova
Don Luigi Ciotti - Libera
Francesca Coin - sociologa
Max Collini - cantante
Chiara Colombini - storica
Massimo Cuono - Università di Torino
Giacomo D'Alisa - ICTA Barcellona
Angelo D’Orsi - storico
Monica dall'Asta - Università di Bologna
Donatella della Porta - Scuola Normale Superiore Firenze
Federico Demaria - Università di Barcellona
Marco Deriu - Università degli Studi di Parma
Donatella Di Cesare - filosofa
Tommaso Di Francesco - giornalista
Monica di Sisto - vicepresidente Fairwatch
Ida Dominijanni - giornalista
Cristina Donà - cantante
Enrico Donaggio - Université Aix-Marseille e Università di Torino
Giovanni Dosi - Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
Nick Dyer-Witheford - Western University Canada
Ornella De Zordo - La Città Invisibile
Federico Faloppa - Università di Reading, Uk
Marta Fana - economista
Tommaso Fattori - Forum mondiale sull'acqua
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Carlo Greppi - storico
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Citto Maselli - regista
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99 Posse - musicisti
Alessandro Orsetti - Associazione Lorenzo Orsetti
Moni Ovadia - attore
Pancho Pardi - attivista
Don Pasta - “attivista” del cibo
Valentina Pazè - Università di Torino
Luigi Pellizzoni - Scuola Normale Superiore Firenze
Laura Pennacchi - economista
Adriano Prosperi - storico
Alberto Prunetti - scrittore
Gianfranco Ragona - Università di Torino
Christian Raimo - insegnante e scrittore
Paolo Ramazzotti - Università di Macerata
Vanessa Roghi - storica
Andrea Roventini - Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
Don Alessandro Santoro - Comunità Le Piagge Firenze
Giorgia Serughetti - Università di Milano-Bicocca
Salvatore Settis - Archeologo e Storico dell'Arte
Joao Pedro Stedile - MST brasiliano
Cecilia Strada - Emergency
Diana Toccafondi - storica
Alto Tortorella e Vincenzo Vita - Presidenza ARS
Nadia Urbinati - politologa e giornalista
Maria Enrica Virgillito - Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
Paolo Virzì - regista
Peppe Voltarelli - cantautore
Massimo Torelli - Firenze Città Aperta
Zerocalcare - fumettista
Alberto Zoratti - presidente Fairwatch
Hanno aderito le seguenti realtà:
Alter.POLIS (Torino)
ARCI
ATTAC ITALIA
AUTOGESTIONE IN MOVIMENTO-FUORI MERCATO
CASA DEL POPOLO DI SAN NICCOLÒ (Firenze)
CENTRO STUDI PIERO GOBETTI
COMITATO PIAZZA CARLO GIULIANI
COMUNE-INFO
CO.MU.NET-OFFICINE CORSARE (Torino)
DEMOCRATIZING WORK ITALIA
FAIRWATCH
FORUM DISUGUAGLIANZE DIVERSITÀ
GRUPPO ABELE
LIBERA
OXFAM ITALIA
PRIORITÀ ALLA SCUOLA
RETE DEI BENI COMUNI
RETE DEI NUMERI PARI
RETE ITALIANA IMPRESE RECUPERATE
RETE ITALIANA E CAROVANA NAZIONALE DEI MUTUALISMI
RIMAFLOW (Milano)
RSU COSPE
RSU OXFAM
UNIONE CULTURALE FRANCO ANTONICELLI (Torino)
UP! SU LA TESTA
VOLERE LA LUNA (Torino)
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La lampada di Guernica
Andrea Rauch Manifesti 1985/1995
testi di Omar Calabrese, Mauro Civai, Aldo Colonnetti
Press 80, Firenze 1995, 72 pagine, 11,5 x 30 cm,
euro 35,00
email if you want to buy :[email protected]
Mostra Siena Magazzini del Sale 1995, Milano Ist.Europeo Design 1995, Madrid Ist.Europeo Design 1995, Bologna Ist.beni Culturali 1005
Andrea Rauch (Siena, 1948) è uno dei protagonisti della grafica italiana.
La grafica di Rauch è innanzitutto un tema di dibattito culturale, ha sempre un atteggiamento aperto al dialogo, alle tensioni della società, ai movimenti di opinione. È al servizio e vuole testimoniare un contro-potere, un'alternativa all’ideologia della professionalizzazione. Mette in discussione tutto, compreso il modello di espressività standardizzata del linguaggio grafico, reclamando una spazio all’autore in primo luogo come intellettuale. Quindi un ruolo di produttore e redattore di un sapere tecnico, ma mai neutrale. I manifesti, le illustrazioni, le installazioni figurate per il teatro e l'ambiente pubblico di Rauch fanno tesoro della lezione di maestri frequentati e studiati (Luzzati, Glaser, Lionni...) senza mai perdere la propria inconfondibile identità stilistica.
15/03/23
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instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Andrea Rauch#Lampada di Guernica#Manifesti 1985/1995#Posters exhibition catalogue#Siena Magazzini Sale 1995#grafica italiana#posters books#design books#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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Settembre 2024: tutti gli eventi di Modigliantica
Questa lunga e calda estate sta volgendo al termine...
Come ogni anno, le presenze di Modigliantica sulla riviera romagnola terminano con Sapore di Sale, l'evento dedicato all'"oro bianco" di Cervia.
Modigliantica vi aspetta a Cervia da giovedì 5 a domenica 8 settembre all'esterno dei Magazzini del Sale con dolci e biscotti artigianali, tradizionali e vegan.
Domenica 15 settembre vi aspetta la 27° edizione delle Feste dell'Ottocento: un salto nel tempo per ammirare i Quadri Viventi di Silvestro Lega, pittore macchiaiolo modiglianese.
Allestiremo il nostro banco speciale, davanti alla nostra piccola "bottega museo", in Via Garibaldi 48 a Modigliana.
Diversi di voi ci hanno già contatto per chiedere del nostro rientro al Mercato Ritrovato. Ci rivedremo a Bologna sabato 21 settembre.
Per qualsiasi informazione, contattateci: 3489002578
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GYÖNGY LAKY & REBECCA TABER. Between Worlds
Magazzino Van Axel nei pressi dei Magazzini del sale offre una mostra di qualità per gli ultimi mesi di Biennale Arte 2024
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Art Odyssey: Explore the World's 7 Best Exhibitions!
Embark on an artistic journey through 2024's most exciting exhibitions! Dive into immersive retrospectives and thought-provoking thematic explorations. Discover groundbreaking works and intriguing themes across continents. Join us for an unforgettable adventure in the world of contemporary art! M.F. Husain: The Rooted Nomad Where: Magazzini del Sale, Venice When: April 18 – November 24 Explore the captivating life and artistry of M.F. Husain, a trailblazer of Indian modernism, in this immersive exhibition running parallel to the Venice Biennale. Supported by prominent art collector Kiran Nadar, delve into Husain's innovative works that transcend cultural boundaries and explore themes of exile and identity. Website: The Rooted Nomad Christina Ramberg: A Retrospective Where: The Art Institute, Chicago When: April 20 – August 11 Christina Ramberg: A Retrospective at The Art Institute, Chicago Experience the groundbreaking art of Christina Ramberg, a key figure of the Chicago Imagists movement, in her first major retrospective in over three decades. Delve into Ramberg's thought-provoking paintings, which challenge societal norms and offer poignant reflections on femininity and power. Website: Christina Ramberg Anna Park: Look, Look Where: Art Gallery of Western Australia, Perth When: April 20 – September 8 Anna Park: Look, Look at Art Gallery of Western Australia, Perth Uncover the thought-provoking commentary on media and reality in Anna Park's mesmerizing black-and-white drawings. Through her satirical style, Park sheds light on the illusions of fame and perception in contemporary culture, inviting viewers to question the narratives presented by the media. Website: Anna Park Figures on Earth & Beyond Where: Gallery 1957, London and Accra When: Through May 25 (London), late 2024 (Accra) Figures on Earth & Beyond at Gallery 1957, London and Accra Embark on a journey of interconnectedness with a diverse group of artists exploring themes of nature, belonging, and ecological change. From surreal collages to abstract cartographies, immerse yourself in artworks that challenge perspectives and evoke wonderment. Website: Figures on Earth & Beyond Thomas Nozkowski: Everything in the World Where: Pace Gallery, Manhattan When: Through April 20 Thomas Nozkowski: Everything in the World at Pace Gallery, Manhattan Celebrate the influential legacy of Thomas Nozkowski through a retrospective of his remarkable career. Explore his intimate yet powerful paintings, which defy artistic conventions and invite viewers to explore the depths of personal experience and perception. Website: Thomas Nozkowski The Last Caravaggio Where: National Gallery When: April 18 – July 21 Experience the dramatic works of Caravaggio in his possibly final masterpiece, "The Martyrdom of Saint Ursula." Immerse yourself in a world of darkness, violence, and passion in this captivating display of Renaissance artistry. Website: The Last Caravaggio Marina Abramović Retrospective Where: Stedelijk Museum When: March 16 – July 14 Marina Abramović Retrospective at Stedelijk Museum Journey through five decades of groundbreaking performance art with Marina Abramović's retrospective at the Stedelijk Museum. Engage with iconic works and live reperformances, offering a unique opportunity to participate in the transformative power of performance art. Website: Marina Abramović Read the full article
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Vicenza: la chiesa Santa Maria Nova torna alla città.
Vicenza: la chiesa Santa Maria Nova torna alla città. È partita stamane alla presenza del sindaco Giacomo Possamai l'operazione che consentirà di restituire alla città all'inizio del 2024 la chiesa di Santa Maria Nova. L'edificio, attribuito a Palladio e progettato intorno al 1578, ospita infatti dal 2007 gli archivi e i materiali documentari della Biblioteca Bertoliana che ora saranno spostati all'ex scuola Giuriolo. «È iniziato il trasloco dei beni della Biblioteca Bertoliana conservati nella chiesa di Santa Maria Nova, l'unica chiesa della nostra città attribuita a Palladio, beni che confluiranno nella ex scuola Giuriolo che già conserva parte del patrimonio della biblioteca cittadina - ha dichiarato il sindaco Giacomo Possamai -. Riusciremo, così, a raggiungere un obiettivo che ci eravamo fissati in campagna elettorale a completamento di un iter già avviato dalle precedenti amministrazioni: entro la fine dell'anno il trasloco verrà completato e appena possibile riusciremo a rendere accessibile a tutti uno dei luoghi più affascinanti della città». Dopo un lungo intervento di riqualificazione dell'ex scuola media di contra' Riale, che si è concluso ad ottobre con il collaudo degli impianti anti intrusione, antincendio e spegnimento automatico con aerogel, e con il sopralluogo dei vigili del fuoco, parte dunque il trasferimento in questa sede degli archivi e materiali documentari stoccati a Santa Maria Nova. Le operazioni di trasloco, che si concluderanno entro fine anno, permetteranno non solo di spostare dalla chiesa 1.100 metri lineari di documentazione, ma di alleggerire in parte anche i magazzini della sede storica di Palazzo San Giacomo in contra' Riale 5: all'ex Giuriolo verranno infatti spostati oltre 650 metri lineari di periodici, per alleggerire il carico dei magazzini collocati all'ultimo piano dell'ex convento dei padri somaschi, adibito a Biblioteca nel 1910. Contemporaneamente verranno spostati e ricompattati nei magazzini di San Giacomo anche 820 metri lineari di libri antichi, operazione necessaria per recuperare spazio utile per le nuove acquisizioni. Preliminare al trasloco vero e proprio dei materiali è un delicato intervento di depolveratura degli archivi storici e dei libri antichi, garantito attraverso macchinari aspiranti in grado di evitare qualsiasi danno ai documenti. Una volta spolverati, archivi e libri verranno riposti su scaffalature metalliche collocate nei tre piani fuori terra dell'ex Giuriolo. L'utilizzo del nuovo deposito sarà finalizzato esclusivamente alla conservazione libraria; la consultazione dei documenti da parte del pubblico continuerà a essere garantita nelle sale studio di Palazzo San Giacomo. .... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il video a infrarossi degli attacchi su Gaza nella notte
Le Forze di Difesa Israeliane hanno annunciato di aver colpito nella notte “750 obiettivi militari, tra cui tunnel sotterranei del terrore di Hamas, compound e postazioni militari, residenze di alti esponenti del terrorismo utilizzate come centri di comando militare, magazzini di stoccaggio delle armi, sale di comunicazione e hanno preso di mira alti esponenti del terrorismo” pubblicando un video…
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(via Il Museo Mobile di Renzo Piano e Emilio Vedova nel mio articolo su Fermomag n.13) Clicca per leggere: https://barbarapicci.com/2017/07/03/fermomag-13/
#FermoMag#magazine#arte#art#architettura#architecture#Renzo Piano#Emilio Vedova#Venezia#Venice#Magazzini del Sale#Museo#museo Mobile#musei#museums
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Palio e contrade tra ottocento e novecento
A cura di Giampiero Bonelli, testi di Roberto Barzanti, Mauro Civai, Enrico Toti, Marta Batazzi, Albero Fiorini, Fabiana Bari e Silvia Casini
Edizioni Alsaba, Siena 1987, 126 pagine, numerose illustrazioni a colori e b.n. nel testo, brossura, 23,5x33 cm.
euro 25,00
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Catalogo della mostra di oggetti ed opere d'arte legate al Palio, tenutasi dal 27 giugno al 23 agosto 1987 presso i Magazzini del Sale. Particolare attenzione è riservata ai manifesti e ai quadri raffiguranti le comparse delle varie contrade di quel periodo storico e artistico che è rimasto nel cuore dei senesi come il più caratteristico e simbolico delle contrade e del Palio. Notevole il capitolo dedicato al Masgalano, con una ricca documentazione fotografica.
15/01/22
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Quel che resta di “Venezia ‘79 - la fotografia”
di Nicola Bustreo
--- Un grande evento fotografico dalla storia verso il futuro -
3500 fotografie di circa 500 fotografi esposte in 26 mostre, 15 delle quali dedicate a grandi nomi quali Bob Capa, Eugene Smith, Henry Cartier-Bresson, Eugene Atget, Robert Frank, Alfred Stieglitz ecc. 45 workshop della durata di 5 giorni ciascuno tenuti a circa 1000 studenti da ogni parte del mondo da alcuni tra i migliori professionisti internazionali: una durata di tre mesi; circa un miliardo di spese: oltre mezzo milione di visitatori previsti; decine di iniziative collaterali; un’ampia eco sulla stampa nazionale e internazionale; dal 16 giugno al 16 settembre 1979 Venezia sarà la capitale mondiale della fotografia.
Questa presentazione è tratta dal numero di Luglio-Agosto 1979 della rivista Progresso Fotografico che introduce ai lettori i dati di questa manifestazione che coinvolse la città di Venezia.
Un grande evento come “Venezia ’79”, presentato in “una città vendibilissima” come la definisce Attilio Colombo nel suo editoriale di apertura, presenta forti richiami storici ma soprattutto gli spunti per l’evoluzione culturale nella fotografia italiana.
Il catalogo di Venezia '79-la fotografia della Electa Editrice
I fattori sono stati molti e soprattutto fortemente intersecati tra loro.
Il contesto geografico in primis. Quasi vent’anni prima sempre a Venezia si svolsero, nei più importanti palazzi, Le Biennali di Fotografia. Cinque appuntamenti, divenuti fondamentali per la storia della fotografia, che tra la seconda metà degli anni ‘50 e la prima degli anni ‘60, sono diventate l’imprinting culturale di una generazione di fotografi che si formò a seguito de “cupo periodo” nel conflitto mondiale, trovarono una alternativa espressiva per soddisfare il bisogno più complessivo di cambiamento e ritorno alla normalità. La scelta degli autori non fu casuale. Furono coinvolti in questa manifestazione i grandi della fotografia americana e francese, che segnarono quella generazione dell’immagine accanto alle emergenti realtà fotografiche bramose di affermarsi sulla scena nazionale e internazionale.
Invece nella kermesse del anni ’70, gli autori in parte sono rimasti gli stessi, ma la direzione artistica propose un interessante aggiornamento sul piano storico, ma anche su quello tematico, critico e di conseguenza in quello artistico. Le mostre principali videro confermati i grandi fotografi del reportage lirico, sociale e giornalistico come Lewis W. Hime, Robert Capa, Alfred Stieglitz e Eugene Atget affiancati da autori che si presentavano con delle immagini dalla libertà espressiva più personale e che si discostava dal valore documentaristico degli anni 50 e 60. L’attenzione del comitato scientifico fu strategicamente indirizzata a valorizzare la fotografia contemporanea con una esposizione ai Magazzini del Sale mettendo a confronto la produzione degli italiani come Gabriele Basilico, Cesare Colombo, Carla Cerati, Mario Cresci Luoigi Ghirri, Franco Fontana, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Pepi Merisio, Nino Migliori, Paolo Monti, Ugo Mulas, Roberto Salbitani, Chiara Samugheo, Fulvio Roiter, Franco Vaccari o Oliviero Toscani con quella europea e americana di Andy Earl, Joan Fontcuberta, Paul Hill, John Batho, Alexandras Macijauskas o Marialba Russo. Uno spazio e’ stato concesso alla fotografia orientale, con una mostra sull’autoritratto nella cultura giapponese. La diversificazione visiva è il concept migliore per definire questo evento fotografico,quale è stato Venezia ’79.
© Marialba Russo, Il Parto ( foto da sequenza), 1979
L’organizzazione, per la sua complessità e omogeneità, è senz’altro un metro di analisi fondamentale a questa grande manifestazione. Il gran numero di mostre proposte al pubblico e il conseguente investimento economico come tutta l’attività collaterale di conferenze e workshop sono le nuove caratteristiche che differenziano Venezia ’79 dalle Biennali di Fotografia dei decenni precedenti. I fotografi storici selezionati, accanto a quelli elencati da Attilio Colombo nella prefazione sopra riportata, furono Weege, Diane Arbus e Tina Modotti. Fotografi, ma finalmente anche donne fotografe, con una propria filosofia, non in linea con gli standard della cultura fotografica del reportage. La loro selezione dimostrò l’intento di attingere da un passato variegato e maggiormente di nicchia per tematiche e stili, con l’aspirazione di lanciarsi verso gli imminenti e più istituitivi anni ’80.
Venezia ’79 diventò già a suo tempo un punto di snodo culturale tra i grandi autori del recente passato, e un futuro, per sua natura incerto, ma carico di aspettative ed entusiasmo. L’innovazione portata dalla manifestazione veneziana fu l’occasione di consolidare il giovane Oliviero Toscani e la sua fotografia pubblicitaria vivace, non più bicromatica, ma ricca di colori, arricchita di avvenenti donne e inserti grafici. Le novità, tuttavia, non sono solo legate alle proposte espositive e ai loro autori ma anche alle modalità di coinvolgimento del nuovo pubblico e all’introduzione di figure professionali che non fossero solo fotografi, ma che ad essi sono e saranno sempre più connessi. Infatti, è stato scelto di evidenziare nel catalogo tutti i curatori e gli associati, come i prestatori ma anche direttori esecutivi e supervisori alle specifiche mostre, in particolar modo per quelle di alto valore storico. Sono stati affiancati alla tradizionale attività espositiva, un cospicuo numero di workshop rivolti a professionisti e studenti, che a distanza di quarant’anni possiamo suddividere concettualmente al passato, al presente e infine in prospettiva a un possibile futuro della nostra fotografia. Il “passato” è stato assegnato ai laboratori di Italo Zannier, Wladimiro Settimelli, Romeo Martinez, Luigi Veronesi e di Helmut Gernsheim. Un occhio al passato, per affermare come questo strumento espressivo è stato metabolizzato nel territorio artistico/critico della arti visive e i tempi potevano essere maturi per porne le basi storiche attraverso nuove figure professionali come storici, curatori e anche professori della materia.
Nel frattempo il “presente”” viene spiegato e raccontato dalla fotografia d’attualità e il fotogiornalismo. Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Mario de Biasi e Giorgio Lotti dialogarono con amatori e professionisti delle LORO sfumature del reportage. La storia ricordava e parlava del passato, mentre i contemporanei la riproponevano attraverso la loro visione professionale del locale, del quotidiano e nel mondo dei grandi avvenimenti internazionali. E infine vicino a loro un gruppo di visionari proponevano i laboratori di una fotografia “anarchica”, legata alla creatività più che al tecnicismo e proiettata verso il “futuro”. Ci furono gli esperimenti senza macchina fotografica di Nino Migliori, le polaroid di Neal Slavin e l’approccio psicologico all’immagine di Paul Hill.
© Sergio Bovi Campeggi, Oliviero Toscani tra i suoi allievi a Venezia'79
Questo grande evento può essere inteso un esempio empirico per una nuova teoria: l’intelligenza non è un fenomeno individuale ma piuttosto collettivo e intermittente. Attorno ai rappresentanti del passato, presente e futuro abbiamo la possibilita’ di scoprire due figure coinvolte attivamente nella manifestazione, e che oggi fungono da punti di riferimento per la cultura fotografica italiana. Il Professor Alberto Prandi, scomparso troppo prematuramente, che è stato chiamato a collaborare nel comitato scientifico della manifestazione assieme a Cornell Capa dell’ International Center of Photography, Marcello Lago dell’UNESCO, e Daniela Palazzo, referente del il Comune di Venezia.
E ancora la Professoressa Roberta Valtorta, che curò per il numero speciale su Venezia’79 di Progresso Fotografico, proprio la sezione dei workshop.
In conclusione cosa rimane di Venezia ’79? O invece dovremmo chiederci cosa ci ha lasciato questa manifestazione?
A noi posteri rimane un gran numero di informazioni distribuiti in cataloghi, pubblicazioni e una ricca rassegna stampa che descrive questo come un evento di fotografia su scala nazionale ma con forti echi in ambito internazionale.
A noi posteri rimane un segno tangibile di una maturazione culturale, anche se lenta, ma concreta e ben precisa della fotografia italiana. Una fotografia che non si limita alle semplici immagini, o agli autori più o meno eccentrici, ma la sensazione di un passaggio generazionale e professionale dell’immagine e nell’immagine. E cosa fondamentale non un cambiamento drastico. La fotografia a Venezia ’79 era sia il reportage, ma anche un genere linguistico che si sposava con altri forme d’espressione come la performance fino alla Land Art. La fotografia era diventata uno strumento di autoanalisi di se stessi per conoscere gli altri. In questa manifestazione si e’ voluto dimostrare come questo strumento poteva essere applicato a una realtà multidisciplinare. E tutto e’ avvenuto in un contesto come Venezia, che si è rivelata una scelta importantissima perché consapevoli forse di quel retaggio lasciato dalle Biennali degli anni ’50 che, volente o nolente, ha saputo rappresentare. Tale consapevolezza ha così permesso di dimostrare che la fotografia italiana voleva elevarsi da “ars tecnica” a arte nobile nel panorama culturale.
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VIGNETI SULL' ETNA , LA PICCOLA BORGOGNA SICILIANA- foto delle Tenute Benanti e Terre Nere.
La Borgogna è una nobile regione della Francia dove a metà del 1400 venne definito un protocollo per la produzione del vino per garantirne la qualità. Il protocollo, unito ad uve meravigliose come il Pinot Nero o lo Chardonnay, un clima particolare e l’impegno di centinaia di piccoli produttori, è stato utile a creare quelli che ai giorni nostri sono vini eccezionali, quel tipo di vino che nei magazzini Lafayette di Parigi trovi in vendita a centinaia o migliaia di euro. Fino a qualche decennio fa, la situazione in Sicilia era molto diversa. I produttori di vino avevano grandi estensioni che guardavano più la quantità che la qualità, perché l’obiettivo commerciale era poterlo vendere come vino da taglio in Italia e Francia. Il prezzo basso era compensato dall’enorme quantità. Negli anni settanta, con il rifiuto dei produttori Francesi di far entrare nelle loro cantine i vini siciliani, si ebbe un profondo ripensamento. Alla Borgogna i vini rendono circa 650 milioni di euro l’anno, un valore che i produttori siciliani si sognavano ed anche solo una parte di questo valore poteva compensare la fatica che la vite richiede per produrre in qualità. Da quel momento si cercò di migliorare la situazione produttiva che negli anni ottanta era in una profonda crisi. Solo verso la fine degli anni ottanta, la nomina all’Istituto Regionale per la Vite ed il Vino di Diego Planeta incominciarono a crearsi quei cambiamenti strutturali che portarono a migliorare la qualità della produzione attraverso il recupero di antichi vitigni e nuovi modi produttivi. Incominciarono a nascere vini che anni dopo anni finirono per scalare con successo le classifiche dei migliori vini internazionali. Arrivarono gli enologhi e produttori friulani che incominciarono a stabilirsi in Sicilia a creare prodotti incredibili e marchi di eccellenza. Accanto a questo cambio di rotta cambiò anche la tipologia dei produttori. In Borgogna le aziende agricole sono formate da piccoli produttori sparsi sul territorio che hanno vigne poco estese ma molto curate ed i vini prodotti o provengono da singole vigne come riportato sulla loro etichetta o dall’unione di mosti diversi ognuno dei quali dà una sua particolarità al vino. In Sicilia i piccoli produttori erano scomparsi qualche secolo fa quando la peronospora distrusse i vigneti e solo i grandi produttori avevano i capitali necessari a rincominciare a ripiantare le viti. Il bisogno di qualità ha portato però a porre l’accento sui piccoli produttori siciliani e si tornò ad investire in piccoli vigneti, magari vecchi di un secolo, adottando tecniche moderne per la fermentazione affidandosi anche al web come marketing o a catene specializzate per la vendita di prodotti premium.
Il risultato ha portato ad utilizzare in modo nuovo le aree produttive come è successo su un lato dell’Etna verso Randazzo un luogo magico per la viticultura che è definito “La Borgogna Siciliana”. Il luogo è molto propizio per la vite. Il grande vulcano ferma le nubi e dona acqua, insieme ad una terra ricca naturalmente di elementi nutritivi. Le vigne si estendono fino a quasi 900 mt di altezza, così che a un sole caldissimo, seguono serate e notti in cui il freddo scende dalla cima del monte a raffreddare le viti. Questo particolare rende il microclima della zona simile a quello della Borgogna dove i vignaioli devono combattere con le gelate primaverili accendendo fuochi tra le vigne. Ma è proprio questa particolarità che rende i vini unici. La vite è una macchina chimica vivente che reagisce agli stimoli esterni; se la temperatura si abbassa la vita per resistere produce più zuccheri e arricchisce il mosto con sostanze uniche. Il luogo dove sorge la vite non però sufficiente a garantirne la qualità. Il come e quando l’uva viene raccolta, la spremitura, il vinificare in base alla vigna, la maturazione in botte o bottiglia, tutti questi ed altri fattori contribuiscono ad aggiungere altra qualità a quella che la vite dona naturalmente. Tutte queste attività sono legate dalla fatica del produrre che non è poca visto che le vigne si trovano su terrazzamenti scoscesi e impervi. Il risultato sono vini di eccellenza, grandi rossi, ottimi bianchi dove la salinità dell’Etna si stempera in sentori di fiori e di frutti ed il tannino del vino non è mai violentemente dominante ma seduce ed affascina. Vini che appartengono alla fascia alta del mercato, esportati in tutto il mondo a ridonare il sole ed i sapori delle alte terre in cui sono nati.
Burgundy is a noble region of France where in the mid-1400s a protocol was defined for the production of wine to guarantee its quality. The protocol, combined with wonderful grapes such as Pinot Noir or Chardonnay, a particular climate and the commitment of hundreds of small producers, has been useful to create what today are exceptional wines, the type of wine that in the Lafayette warehouses of Paris are on sale for hundreds or thousands of euros. Until a few decades ago, the situation in Sicily was very different. Wine producers had large extensions that looked more at quantity than quality, because the commercial goal was to be able to sell it as a blending wine in Italy and France. The low price was offset by the huge quantity. In the seventies, with the refusal of French producers to let Sicilian wines into their cellars, there was a profound rethinking. In Burgundy the wines make about 650 million euros a year, a value that Sicilian producers dreamed of and even just a part of this value could compensate for the effort that the vine requires to produce quality. From that moment on, efforts were made to improve the production situation which in the 1980s was in a profound crisis. Only towards the end of the eighties, the appointment of Diego Planeta to the Regional Institute for Vine and Wine began to create those structural changes that led to improving the quality of production through the recovery of ancient vines and new production methods. Wines began to be born that years after years ended up successfully climbing the rankings of the best international wines. Friulian winemakers and producers arrived and began to settle in Sicily to create incredible products and brands of excellence. Alongside this change of course, the typology of producers also changed. In Burgundy the farms are made up of small producers scattered throughout the territory who have small but well-kept vineyards and the wines produced or come from individual vineyards as reported on their label or from the union of different musts each of which gives its own particularity to the wine. In Sicily the small producers had disappeared when the downy mildew destroyed the vineyards and only the big producers had the necessary capital to start replanting the vines again. The need for quality, however, led to placing the emphasis on small Sicilian producers and we went back to investing in small vineyards, perhaps a century old, adopting modern techniques for fermentation, also relying on the web as marketing or specialized chains for the sale of premium products.
The result has led to a new use of the production areas as happened on one side of Etna towards Randazzo, a magical place for viticulture that is called "Sicilian Burgundy". The place is very favorable for the vine. The great volcano stops the clouds and gives water, together with a land naturally rich in nutrients. The vines extend up to almost 900 meters in height, so that a very hot sun is followed by evenings and nights in which the cold descends from the top of the mountain to cool the vines. This particular makes the microclimate of the area similar to that of Burgundy where the winemakers have to fight with the spring frosts by lighting fires in the vineyards. But it is precisely this particularity that makes the wines unique. The vine is a living chemical machine that reacts to external stimulation; if the temperature is lowered, to resist vine produces more sugars and enriches the must with unique substances. However, the place where the vine grows is not sufficient to guarantee its quality. The how and when the grapes are harvested, the pressing, the vinification based on the vineyard, the aging in cask or bottle, all these and other factors contribute to adding more quality to what the vine naturally gives. All these activities are linked by the effort of producing which is not small since the vineyards are located on steep and inaccessible terraces. The result is excellent wines, great reds, excellent whites where the salinity of Etna is dissolved in hints of flowers and fruits and the tannin of the wine is never violently dominant but seduces and fascinates. Wines that belong to the high end of the market, exported all over the world to give back the sun and the flavors of the high lands in which they were born.
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