#mag066
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mag066 · 4 years ago
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webtable · 4 years ago
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dreams and the buried
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tma-latino · 4 years ago
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MAG066 – Caso 0002202 –“Propiedad retenida en la aduana”
Testimonio de Vincent Yang, sobre su presunto encarcelamiento por parte de Mikaele Salesa.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG065] | x | [MAG067]
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tma-traduzioni · 4 years ago
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MAG066 - Caso #002202 - “Trattenuto alla dogana”
Episodio precedente
[pdf con testo inglese al lato / pdf with english text to the side]
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ARCHIVISTA
Dichiarazione di Vincent Yang, riguardo al suo presunto imprigionamento da parte di Mikaele Salesa. Dichiarazione originale rilasciata il 22 febbraio 2000. Registrazione audio di Jonathan Sims, Capo Archivista dell’Istituto Magnus, Londra.
Inizio della dichiarazione. 
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Mi ha drogato. Ovviamente mi ha drogato, è l’unica spiegazione che abbia senso. Era l’unico modo in cui avrebbe potuto farmi entrare là dentro, e le droghe possono avere degli effetti sul tuo modo di vedere qualsiasi cosa, compreso il tempo. 
È solo, sembrava così reale. Ho sentito ogni secondo, e ho controllato l’orologio, e - ma ho preso ogni tipo di droga nella mia vita, ho sperimentato a volontà con gli psichedelici quando ero giovane, e questa volta non mi sentivo come se fossi drogato. Mi sentivo come se fossi mangiato. No, non mangiato, sepolto. 
Era sua la maledetta colpa. Ho lavorato alla dogana abbastanza a lungo e sappiamo tutti come funziona, dovrebbe saperlo anche lui. Becchi quelli maldestri, becchi quelli che pensi potrebbero essere coinvolti in qualunque sia la cosa di cui i piani alti si stanno occupando quel mese, ma la maggior parte dei trafficanti sono pesci piccoli. Tu tieni le scartoffie in ordine e noi ti staremo fuori dai piedi fintanto che ci ricambi la cortesia. 
Sapevo che Mikhail faceva continuamente spedizioni passando per Portsmouth. Non mi ero mai occupato personalmente di quel tipo, ma avrebbe dovuto assicurarsi di avere i documenti in regola. Per come stavano le cose, ho dovuto trattenere il suo carico. Non c’erano abbastanza motivi per una perquisizione completa immediata, gliel’ho spiegato bene - ma se non avesse sistemato in fretta i documenti, non avremmo avuto altra scelta. 
Ricordo ancora come mi ha fissato, in piedi in quel container da spedizione circondato da custodie e scatole sigillate. Quello sguardo attento, fisso. Mi stava valutando come un qualche tipo di oggetto di antiquariato. Come se fosse curioso di quale potesse essere il mio valore all’asta. Poi la sua faccia si è trasformata in un cipiglio di irritazione, e ha fatto un ampio gesto in direzione del suo carico, offrendomi la possibilità di esaminarlo se pensavo che fosse un criminale.
La sua voce era profonda, calma, ed equilibrata, ma nei suoi occhi c’era una rabbia che mi ha spaventato. Ho guardato in giro per il container, non tanto per guardarne il contenuto, ma per evitare il suo sguardo. 
A dire la verità, odiavo il mio lavoro. È stancante essere qualcuno che nessuno vuole vedere. Contrabbandieri e trafficanti mi odiano perché rischio di disturbare i loro affari, lo capisco, ma i trasportatori in regola mi guardano nello stesso identico modo, perché sanno che un errore nel manifesto di carico può essere ben più importante della possibilità che abbiano 2 chili di eroina nascosti nel bagagliaio di una macchina importata. 
Ho cominciato a camminare in giro, esaminando in modo superficiale la collezione di scatole mal assortite che circondavano Salesa. Non ho aperto nulla, non volevo farlo. Volevo solo mettere in mostra il fatto che avrei potuto. Era il 18 gennaio, circa un mese fa, e il container era gelido. Per armeggiare con lucchetti e agganci mi sarei dovuto togliere i guanti, e non avevo alcuna intenzione di farlo. 
Salesa se ne stava lì in canottiera e camicia sbottonata, apparentemente incurante del freddo. Se stava cercando di mettere in mostra una qualche forma di tenacia o spavalderia, allora a essere onesto, ci stava riuscendo. Non avevo alcun interesse a far arrabbiare quell’uomo.
Più importante però era il fatto che “oggetti d’antiquariato di contrabbando” era così in fondo alla lista delle priorità in quel momento che da un punto di vista di carriera, piegarmi per osservare qualche custodia piena di vasi incorrettamente dichiarati era un totale spreco del mio tempo.
Ho sospirato, mi sono alzato, e facendolo ho afferrato il bordo di una vecchia cassa di legno per avere supporto. Ho sentito il coperchio muoversi leggermente sotto il mio peso. Ho guardato un po’ più da vicino e non ho potuto fare a meno di notare che non sembravano esserci viti o lucchetti e il coperchio chiaramente non era stato sigillato con dei chiodi. 
Ho allungato il braccio per cercare di rimetterlo a posto, ma la mia mano inguantata è scivolata e mentre cercavo di afferrarlo giuro che a malapena lo toccavo, ma il coperchio di legno si spostato ancora, rilasciando una nuvola polverosa di aria che mi fece venire un attacco di tosse. L’aria era secca e calda in un modo che sembrava abbastanza preoccupante nel container frigido. L’interno era buio, la luce dell’entrata non arrivava fino a lì in fondo. Ho fatto luce con la mia torcia e con mia sorpresa la cassa sembrava essere completamente vuota. Non ricordavo che comparisse sull’elenco del manifesto ma se non conteneva nulla non c’era necessariamente una ragione perché ci fosse. 
Mi sono girato a guardare Salesa alzando le spalle. Non sembrava più arrabbiato. Invece, ora aveva in volto uno sguardo preoccupato. Ho immaginato che temesse che avessi trovato qualcosa di sospetto, ma io ho scosso la testa e gli ho detto che se avesse sistemato i documenti entro il giorno dopo sarebbe potuto ripartire senza problemi. Altrimenti le cose si sarebbero fatte più complicate. Lo sguardo sul suo viso non è cambiato. 
Ho cominciato a uscire, avevo molto lavoro da fare quel giorno, quando lui mi ha afferrato il braccio. La sua stretta era forte come mi sarei aspettato e per un secondo ho improvvisamente temuto che volesse uccidermi. Invece, mi ha guardato negli occhi per un lungo momento prima di dire molto piano, “non andare a dormire”.
Ho scosso la testa, immaginando che dovesse essere un qualche tipo di minaccia, e gli ho lanciato uno sguardo che cercava di dirgli che non ero spaventato. Certo che lo ero, ma in ogni caso lui non ha sembrato farci caso e semplicemente mi ha guardato e ha ripetuto quello che aveva appena detto. 
Ero comprensibilmente agitato dopo quel breve incontro ma vivo in un appartamento al piano terra in una zona abbastanza brutta, quindi ho diversi lucchetti, una porta robusta, e sbarre alle finestre, e li ho controllati tutti tre volte prima di andare a letto quella notte. Tutto sembrava in ordine quindi mi sono fatto qualche shot di vodka per calmare i nervi e, beh, sono andato a letto.
Ripensandoci ora, la cosa che mi viene più difficile credere è quanto bene ho dormito. È stata una notte di sonno ristoratore e non ho sognato. È stato il dolore alle gambe a svegliarmi. Il sordo crampo mi ha trascinato lentamente via dallo stato di incoscienza, e ho cercato di spostarle in una posizione più comoda sotto le coperte. 
Mentre provavo mi sono gradualmente reso conto che non potevo. Erano schiacciate contro una superficie dura. I miei occhi hanno cominciato ad aprirsi e mi sono accorto che invece che sul mio cuscino, la mia guancia era premuta contro qualcosa di ruvido e rigido, qualcosa che, quando ho provato a muoverlo, mi ha accolto con l’affilata puntura di schegge. 
Era buio. Aprire gli occhi non è servito molto a cambiare ciò che potevo vedere. Le mie mani hanno premuto contro legno grezzo e ho sentito il panico crescere nella mia mente. Penso che sotto sotto sapevo già esattamente dov’ero ma ho comunque provato, progressivamente, uno alla volta, di muovere ogni arto e parte del mio corpo, sperando disperatamente che uno di questi uscisse all’aria aperta e mi rassicurasse del fatto che non ero intrappolato in quel piccolo cubo. Ma riuscivo a malapena a muoverli e presto è diventato evidente che la mia prigione era proprio una robusta cassa di legno.
Ho cominciato a chiamare aiuto allora. Il suono era stridulo, l’eco smorzato dallo stretto confine delle pareti, e il mio grido sembrava incredibilmente rumoroso alle mie orecchie. Ho urlato ancora e ancora ma non è venuto nessuno. Dopo alcuni minuti ho improvvisamente avuto l’orrendo pensiero che forse ero stato sepolto vivo, e avevo aria limitata. Questo mi ha fatto zittire velocemente, e invece ho cominciato ad ascoltare attentamente se sentivo un suono qualsiasi di movimento. Nulla.
Sa, è strano, mi ci è voluto parecchio tempo per fare il collegamento con la cassa di legno che avevo fermato al confine e il container di Salesa. Ero così disorientato quando mi sono svegliato che l’idea che fosse opera sua ci ha messo un tempo sorprendentemente lungo ad arrivare. Quando l’ha fatto, però, ho cominciato a sentire l’ira crescere. Mi ricordavo che il coperchio non era fissato e prendendomi un momento per orientarmi, ho cominciato a spingere verso l’alto il legno direttamente sopra di me.
Non si è mosso di un millimetro. O era stato inchiodato o qualcuno ci aveva messo sopra qualcosa di molto pesante, o entrambe le cose. Ho cominciato a dimenarmi a quel punto, volendo disperatamente fuggire ma così facendo mi sono guadagnato solo altre schegge. 
Immagino di essere stato fortunato che fosse inverno. Il pigiama pesante in cui dormivo, che a quanto pare stavo ancora indossando, mi ha protetto da molte di quelle. Al pensiero dell’inverno ho cominciato a notare il calore. Faceva caldo in quella minuscola cella, un calore umido che ha fatto sì che il sudore mi gocciolasse delicatamente lungo il collo e che la mia gola diventasse gradualmente stanca e irritata. 
Non potevo fare niente se non sedere lì, angusto e disperato, e sentire quell’opprimente calore soffocante avvolto tutto intorno a me.
Tutto in quella situazione era opprimente e soffocante. Non avevo mai sofferto di claustrofobia prima ma non ci è voluto molto perché quella si facesse sentire e per un po’ ho ceduto al panico completo, mormorando tra me e me e andando in iperventilazione annaspando a vuoto la calda aria appiccicosa.
La cosa che alla fine mi ha fatto uscire da quello stato è stata la realizzazione che avevo respirato così forte per molto tempo ma ero ancora cosciente, il che significava che c’era un flusso d’aria e non ero completamente sepolto vivo. Quell’improvviso momento di sollievo è finito bruscamente però, quando giuro che ho sentito la scatola rimpicciolirsi. 
Era un movimento leggero, a malapena un centimetro, ma l’ho sentito in una fitta di dolore lungo la gamba. Che la cassa aveva deciso di punirmi per il mio momento di speranza. Dopo un po’, i crampi che erano stati così strazianti all’inizio hanno cominciato ad andare e venire. Non è che avesse smesso di fare male, assolutamente, ma era diventato un dolore così costante che potevo ignorarlo per lunghi periodi di tempo prima che ritornasse a colpirmi in un’ondata di muscoli urlanti. 
È stato durante una di queste finestre di normalità che ho realizzato che ero in grado di vedere le mie braccia. C’era luce. Sembrava che filtrasse attraverso le piccole fessure nel legno, a malapena sufficiente per riuscire a vedere normalmente, ma i miei occhi si erano abituati bene all’oscurità. Sembrava luce del sole. Dovevo essere all’esterno ma non avevo idea di dove potessi essere.
Vicino alla mia testa, uno spazio leggermente più grande tra le assi di legno lasciava entrare un sottile raggio di sole vicino alla mia testa. Mi sono spostato, con il collo che protestava per il movimento, ma per un singolo momento l’ho sentito sulla faccia. Quella luce solare, il sogno della libertà. Poi la scatola ha chiuso la fessura con un sussulto e mi ha schiacciato un po’ più stretto per quello che avevo osato fare. 
Comunque, sapevo che c’era un esterno, e sapevo che avevo aria, quindi ho cercato di nuovo di chiamare aiuto. Ho implorato, ho gridato, ho sentito le mie labbra secche rompersi per la forza delle mie urla. Ho continuato finché la mia voce non era più altro se non un roco sussurro e poi sono collassato di nuovo nella disperazione e nel terrore. 
Alle 11:56 mi sono accorto che riuscivo a vedere il mio orologio. Non avevo l’abitudine di toglierlo a letto, e la posizione in cui ero stato costretto faceva sì che fosse appena visibile nella luce fioca. È stato sorprendentemente di poco conforto, perché le ore che erano trascorse in una confusa foschia di dolore e paura erano ora scandite con una terribile lentezza. 
Nonostante questo, mi ha fatto da ancora, mi ha permesso di concentrarmi su qualcosa di reale. I minuti e le ore passavano nello stesso modo in cui sarebbero passati fuori dalla scatola, e questo più di tutto il resto mi ha convinto che non stavo sognando e non ero pazzo.
Alle 9:45, la luce ha cominciato a sparire e sono ritornato nell’oscurità. Ho dormito a quel punto, a intermittenza e con molto dolore, e quando mi sono risvegliato e mi sono trovato ancora intrappolato lì, ho pianto. Anche mentre lo facevo, dal fondo della mia mente mi odiavo perché stavo sprecando quel po’ di acqua che era ancora in me. 
Sono rimasto là quattro giorni, almeno se il buio e la luce erano davvero la notte e il giorno. Ero religioso un tempo e ho provato diverse volte a pregare, ma le parole sembravano vuote sulle mie disperate labbra secche. Ho invocato Dio, poi più tardi il diavolo, e infine Salesa stesso. Nessuno di loro ha risposto. 
Sapevo che sarei morto lì, intrappolato e solo. Mi sono chiesto se qualcuno mi avrebbe mai trovato. Ero in un posto in cui la puzza del mio marcire avrebbe portato qualche povera anima a indagare? Probabilmente no se le mie grida non potevano essere sentite ma forse qualcuno mi avrebbe trovato. Forse si sarebbe unito a me se la scatola aveva ancora fame. 
Erano pensieri del genere a ripetersi senza sosta nella mia mente, girando e girando come una delirante giostra assetata. Poi all’improvviso è finito tutto. Mi sono svegliato al suono del legno che si spostava sopra di me. Ho a malapena avuto il tempo di registrare cosa stesse succedendo prima che la frigida aria gelata mi colpisse e la luce di una torcia mi illuminasse il volto. 
Ho sbattuto le palpebre rapidamente mentre cercavo di distinguere le due figure sopra di me. Uno era Salesa, che mi fissava con un’espressione di curiosità, l’altro non lo so, anche se l’ho vagamente riconosciuto come uno dei capitani che occasionalmente attraccavano là. Capitano Larell, forse, o Lukas? Non mi ricordo proprio.
Ha guardato me e poi Salesa, ha alzato le spalle e gli ha dato una banconota da 20 sterline prima di girarsi e uscire dal container da spedizione, dentro al quale ho visto di essere di nuovo. 
Salesa mi ha sollevato delicatamente dalla scatola facendo attenzione, ho notato, a non toccarne i bordi. Muovere le gambe era come camminare su dei coltelli, ma sono riuscito a inciampare fuori, fuori di me per la gioia della mia libertà. Ho sentito Salesa mettermi in mano delle carte. Un manifesto aggiornato mi ha detto, e mi ha mandato via. 
Ho passato quel giorno a cercare di far tornare un minimo di vita nei miei muscoli torturati e atrofizzati e a bere lentamente acqua. Ho ignorato completamente il lavoro e ho concluso la giornata consegnando le dimissioni. 
Sa qual era la data sulla mia lettera di dimissioni? Il 19 gennaio, il giorno dopo quello in cui avevo visto Salesa per la prima volta. Il mio orologio da polso non era più sincronizzato con quello nella sala ristoro. Non so perché la notte fosse stata così tanto più lunga per me, o perché mi avesse fatto bollire con il sole nel bel mezzo dell’inverno. 
Devo essere stato drogato. Salesa deve avermi drogato. È l’unica spiegazione razionale. Ma so che non l’ha fatto.   
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione. 
Un altro racconto dello sfuggente Mikaele Salesa che traffica ogni genere di artefatto senza alcuna misura di sicurezza decente. A meno che non sia proprio quello il punto, certo. 
E se non mi sbaglio, sembrerebbe che per lo meno conosca il Capitano Peter Lukas della Tundra. Qualunque sia questo grande gioco, Salesa è decisamente coinvolto. Vorrei solo sapere se è un giocatore, una pedina, o qualcosa di completamente diverso. 
Sorprendentemente, sembra che per Tim sia più difficile ottenere degli esaustivi registri di spedizioni flirtando come fa con i rapporti di polizia, e anche Sasha ha avuto dei problemi ad accedere ai registri elettronici. Se c’è una documentazione ufficiale di questa particolare spedizione che potrebbe verificare la storia del signor Yang, non siamo in grado di ottenerla. 
Martin ha avuto un diverso problema a localizzare lo stesso signor Yang. A quanto pare, ora è in pensione e vive con i suoi figli, che sono stati sorprendentemente collaborativi e hanno lasciato che Martin gli facesse visita. È anche in uno stadio avanzato di una forma precoce di Alzheimer. Non è stato in grado di fornire alcuna nuova informazione utile, e Martin se n’è andato dopo che il signor Yang è diventato evidentemente angosciato quando si è cominciato a parlare di scatole. 
Tutto sommato, un vicolo cieco. Se questa fosse la prima volta in cui Mikaele Salesa compare nei nostri fascicoli, concorderei sicuramente con la valutazione dello stesso signor Yang, ma ormai ci sono troppi casi per attribuirli tutti alle droghe. 
Qualunque cosa sia quello che Salesa traffica, sospetto che sia infinitamente più pericoloso. 
Fine della registrazione.
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ARCHIVISTA
Supplemento. 
Il laptop di Gertrude è stato abbastanza interessante. Sfortunatamente, nulla del tipo “IlMioOmicidio.avi”. Non teneva alcun tipo di diario da quello che vedo. In effetti, non sembra che tenesse molti documenti in generale. Alcuni fogli di calcolo delle spese e moduli di lavoro, ma ho l’impressione che non fosse il tipo da prendere molti appunti. 
La cosa che è interessante nel foglio di calcolo delle spese è la grande somma che aveva richiesto per i viaggi. Ciò che è ancora più strano è che sembra che la spesa fosse stata approvata. 
La sua cronologia internet e le email rivelano altre informazioni pertinenti. Sembra che in effetti viaggiasse molto, in tutto il mondo, ben oltre il singolo seminterrato a cui ci si aspetta un archivista si limiti. E in questi casi, almeno, ha tenuto le ricevute e le informazioni delle prenotazioni. Nairobi, Wichita, Budapest, Shanghai - la lista continua. Nessun registro precedente al ‘98, certo, ma visto l’andamento non penso che un viaggio ad Alessandria sia completamente fuori questione. 
C’è anche il fatto dei prodotti che stava ordinando. Ci sono diversi ordini online di benzina, liquido per accendini, pesticida e torce ad alta potenza. Sono sporadici, ma notevoli dal momento che non guidava, non fumava e non lavorava nel controllo parassiti. Le torce avrebbero senso se non fosse per la quantità in cui le ha ordinate. Ha anche ordinato uno sconcertante assortimento di post-it, etichette e segnapagina, tutti di diversi formati, fattezze e sistemi, la maggior parte dei quali ho trovato in diversi moduli in giro per gli archivi.
Considerato che l’immagine della tremante vecchietta è ora interamente smentita, non posso fare a meno di chiedermi se ci sia una ragione per cui stava tenendo i file in disordine. Non sono sicuro che avrebbe approvato i miei sforzi di organizzarli. 
Parte di me è tentata di seguire i suoi passi e sospendere le mie esplorazioni, ma più scopro riguardo a Gertrude, meno sono incline a fidarmi di lei, e non sono sicuro che emularla sia la linea di condotta più saggia. Soprattutto considerando i tre acquisti più preoccupanti che ho trovato nella sua cronologia. 
Gertrude Robinson stava cercando di comprare dei Leitner. Vedere il nome utente grbookworm1818 mi ha fatto ridere amaramente. Diventa ovvio quando lo vedi, immagino. 
Sembra che fosse riuscita a entrare in possesso di tre libri: un’edizione speciale di I Sette Lumi dell’Architettura di John Ruskin; la particolarmente dubbia copia de La Chiave di Salomone, e un opuscolo del 1910 intitolato Una Scomparsa. Sono abbastanza sicuro che nessuno di questi sia negli archivi, e non erano neanche nel suo appartamento. Spero proprio che li abbia distrutti, soprattutto perché La Chiave di Salomone è un qualche tipo di almanacco di demonologia, ma non sono così tanto fortunato. 
Tutto sommato, il laptop mi ha dato molti motivi di preoccupazione, e poco in fatto di  prove concrete. Più imparo su Gertrude, più la rispetto, e più mi preoccupo dei suoi moventi. 
Forse mi sono concentrato sulla domanda sbagliata, e la cosa più importante non è chi l’abbia uccisa, ma perché.
Fine del supplemento.
[CLICK].
[Tradotto da: Silvia]
[Episodio successivo]
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gonnahaveabigtalklater · 5 years ago
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(from MAG066)
after the Institute received Vincent Yang’s statement, Elias referred to Peter exclusively as ‘Captain Larell’ for at least six months. it was probably the cause of at least two non-consecutive divorces
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soveryanon · 6 years ago
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(MAG017) ELIAS: Regardless, I would prefer that you not antagonise anyone connected to the Lukas family. They are patrons of the Institute, after all. ARCHIVIST: Fine, fine, I’ll be more lovely. Now, can I get back to work?
(Fast-forward to season 4: In A Shocking Turn Of Events, Jonathan Dumbass Sims Strongly Antagonises A Member Of The Lukas Family.)
(MAG033) ARCHIVIST: […] There’s also the fact that even a casual search of port authority records shows the Tundra is a currently active cargo ship operating for Solus Shipping PLC –  a company founded and majority owned by Nathaniel Lukas. In addition to such business ventures, the Lukas family also provides funding to several academic and research organisations. Including the Magnus Institute. Much as I want to dig further into this, especially given certain parallels with case 0161301, Elias gets very twitchy when we look into anything that might conceivably have… funding repercussions.
(MAG057) ARCHIVIST: Tim was, however, able to get a list of the businesses involved in the venture. Three names stand out. Pinnacle Aerospace, majority owned by the Fairchild family; a large private investment by Nathanial Lukas; and Optics Solutions Ltd. […]. I fear, however, that’s as much digging I can do for the moment without drawing attention. So it may be wise to let the matter drop.
(MAG123) ARCHIVIST: [LONG EXHALES] Yes. Well, I’m sure there are better ways to deal with it than getting cosy with Elias’s successor. Who I’ve yet to meet, by the way. BASIRA: [CHUCKLES] Yeah, join the club. ARCHIVIST: Sorry, you haven’t– BASIRA: Nop. Never seen him. As far as I can tell, Martin’s the only one who has. ARCHIVIST: … right. A–and you’re sure he’s… real?
(MAG124) ARCHIVIST: It’s been a week […]. Still no sign of Peter Lukas of course […].
There was this string of Jon not being allowed to pry into Lukas-related cases, and he was already extremely frustrated and petty about it back in MAG033 (seriously, his tone was… gold). Even Gertrude had met him, or at least travelled on his boat with him (which doesn’t 100% guarantee that she was able to see him), according to “Michael” in MAG101.
Now, there is a Lukas In The House, and still it’s still Nop for Jon.
So to be honest, at this point, I’m half-expecting an episode to begin with Jon screaming down corridors to “sHOW YOURSELF, YOU PRICK AAAAAAAAHHHH”.
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lycanthrology · 3 years ago
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NO IDEA IF I JUST SENT AN ASK but. marc, matt, and frank marvel. crow and baize <- from your brain. the bloody crow and father g(rest of the name) from bloodborne. also idk if he's a blorbo anymore but vincent yang mag066
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SO SO TRUE!! the bloody crow and father gascoigne are definitely my top bloodblorbs along with the cleric beast and brador. vincent yang!!!! oh man he’s an ex-blorbo but a blorbo is a blorbo even in a dream. rip king
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throwaninkpot · 4 years ago
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There were so many better things I could have done with my time instead of doing a targeted relisten of all episodes that feature Mikaele Salesa, but here we are.
Some notes!
MAG014 - Piecemeal
there's not much here. a victim of The Flesh is losing parts of their body, and tries to strike a deal with Salesa for...something...presumably an artifact that he thinks will save or protect him. but he can't afford it, and is killed by the statement giver shortly after.
MAG038 - Lost and Found
"several crates packed to the brim full of heavy looking volumes" Leitners?
statement giver is struck by Salesa's laugh and isn't sure why; this is a Spiral episode.
thank God Salesa is no longer in possession of the vase, bc I swear, I swear, if it so much as sat on an end table in the same room as Martin or Jon, I would have crawled through my phone to drop the ding dang thing off a building and let it shatter below.
it's in his post-statement notes, while discussing Salesa and how he sells a large amount of artifacts to the Institute, that Jon spots the spider that he smashes, causing him to accidentally break through the wall and discover Jane Prentiss's worms as they prepare to invade the building. which feels significant, given the spider-filled company he seems to be keeping now.
MAG045 - Blood Bag
here's where things get interesting. the statement giver works in a lab studying mosquitos to find a preventative measure against them spreading malaria. the statement giver's boss is distantly related to a doctor who helped stop a cholera pandemic way back when. the boss owns an antique syringe case that belonged to that doctor, and then sells that item to Salesa to help fund this project. it's only after the syringe is sold that things start to go Wrong, and the mosquitos obviously become agents of The Corruption.
why is that interesting? when a statement features an artifact, usually The Fears only show up when that item enters the story, not when the artefact leaves it. The Corruption only starts to infect the mosquitos after the boss no longer has the syringe. especially with its connection to a man who stopped the spread of a disease, the syringe almost plays the part of a talismen against evil in this story, and with it gone, they have lost that protection. which is a curious flip for Salesa (known Cursed Artifact Dealer) to have bought something that might ward off The Fears rather than something that works for them.
MAG066 - Held in Customs
when the statement giver opens the box in Salesa's cargo (an artifact probably equal parts Buried and Lonely), and finds it empty, Salesa looks concerned. I always interpret that as he used to have someone in the box, but the box ate them already.
he warns the statement giver not to fall asleep (as a precaution against waking up to find himself in the box? as a survival tip for when he finds himself in the box?) which reminds me of Gerry trying to help various people survive the Fears, but he also placed a bet with Peter Lukas on whether or not the statement giver would survive, bc might as well get some fun out of it. Salesa contains multitudes.
"whatever this grand game is, Salesa is definitely involved. I just wish I knew whether he was a player or a pawn, or something else entirely." HMMM.
MAG115 - Taking Stock
statement from Salesa himself!
I relistened to Leitner's statement to double-check, and I'm pretty sure Salesa is the only surviving assistant from Leitner's library.
I don't have a lot of thoughts for this one, but get you a man who is so good to his crew that they help him cover up a spooky death without batting an eye.
MAG141 - Doomed Voyage
"he always used to say, he needed a crew to follow him out of trust, not fear" I don't know if this is just the fact I see this same sentiment over and over in Web!Martin fics, but, this reminds me of The Web.
"I don’t know exactly what was different but the whole mood of the ship was off. Kind of sour, somehow. I think it must have been Salesa. Everything always kind of… reflected him. You know people like that? When he was happy, satisfied, everything seemed to run smooth. When he was angry, everyone would be on edge, irritable." hmmm, again: The Web? maybe?
"Once found [Salesa] poring over an old photo album. The ship was there in the pictures, but a different captain, different crew. I asked him who they were, and he just looked at me, eyes sunken like hadn’t slept, and for a second I felt like he was seeing someone else, not me. But then he just shrugged. 'Dead now,' he said, 'doesn’t really matter.' " Hmmmm. what happened to your old crew, mister Salesa, sir?
I wonder if there is a connection between the photo album of his old crew, the final job which is procurring an old camera with a cracked lense, and the fact Salesa's ship is called The Dorian (as in, "The Picture of Dorian Gray").
speaking of the camera. We see the same thing here that happened in MAG045. Salesa and a handful of crew members go to an island to retrieve an artifact. they come back with the aforementioned old camera with a cracked lense, having lost two of the crew members that went with him. and, now the camera is out of its former owner's possession, a storm starts brewing over the island. lightning strikes the trees, and the statement giver can see some vast (nudge nudge) creature below the water surrounding the island, beginning to break the surface. the statement giver falls to the deck of the ship as they sail away, and when he looks back, the island and storm are gone.
just like how The Corruption began to infest the mosquitos once Salesa bought the syringe, The Vast goes after this island once Salesa takes the camera off of it.
CoincidenceIThinkNot.Meme
idk. this is probably me reading too much into it. but it's not entirely impossible that Salesa has been collecting artifacts that ward against The Fears somehow. and if he is, I wonder if that has something to do with how seemingly untouched his manor house has been by the Fearpocalypse.
anyway. when Salesa supposedly dies in an explosion, we only have the captain's word for it (who dies soon after himself). so he might have faked his death.
(and you know what they say. if one cool tank-top-wearing man survived the explosion that supposedly killed him, it's not entirely out of the realm of possibilities that another cool tank-top-wearing man may return from his relaxing kayaking trip. 👀) (I don't really think Tim will come back, but it's nice to dream.)
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sazandorable · 6 years ago
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TMA characters that canonically have a terrible sense of humour
another absolutely essential & serious meta post, you’re welcome (& please feel free to add any i’ve missed on)
Jon
canon has made explicitly clear multiple times that almost no one notices/gets Jon’s sense of humour (Basira used to, but isn’t on board with it anymore). Also this:
(MAG089) JUDE: Hard to say when every nerve ending’s on fire. Hard to tell degrees. ARCHIVIST: [Softly] Third degree, maybe? [Beat] Oh! Sorry, sorry, it was a... [Awkward pause] I have a god too, right? JUDE: Is that another joke?
at least Jude, Nikola and Breekon found him funny. just not for his jokes.
Tim
the April’s Fools prank we never found out about (tragedy):
(MAG026) SASHA: I don’t know if you noticed how tired I was yesterday, what with Tim’s April Fools’ joke. ARCHIVIST: Don’t remind me.
and of course MAG119′s immortal “That’s not funny.” “I know.”... 😭😭😭
Daisy
(MAG096) ARCHIVIST: So, what, now you sell dead animals? What is this place? SARAH: The Trophy Room. A taxidermist shop in Barnet. It says above the door. Surprised to meet an Archivist who can’t read. ARCHIVIST: No, I— [DAISY LAUGHS] DAISY: Nice.
Georgie
I love and adore Georgie Barker as much as anyone but she really doesn’t have a leg to stand on to criticising her terrible, cheesy sponsor ads, tbh:
(MAG099) GEORGIE: Alright, fine. I mean, you’re a grown-ass man, you want to leave, find a hotel, I can’t stop you. Just... keep in touch, alright? Y’know, don’t be a ‘stranger’. ARCHIVIST: Georgie. GEORGIE: Oh come on, that was classic Barker.
Gertrude
She may well actually be the instigator of the Magnus tradition of awful puns delivered in a perfectly serious tone because there is so much, but possibly my favourite (and also a canon confirmation that she had a shitty & dark sense of humour) is:
(MAG102) ELIAS: ... what she referred to as the, er, the “corpse de ballet”, though I suspect that’s just her sense of humour.
Elias
Is canonically considered Bad by at least one character in-universe:
(MAG108) PETER: It’s... one of Elias’s little jokes. MARTIN: I’m— I’m sorry, w-what? PETER: (...) I’m sure he’s watching from his office. Grinning from ear to ear.
Mikaele Salesa
Laughed at MAG038′s “the antiques business isn’t what it used to be” joke. I cherish this weird crook with lousy sense of humour. How the heck had he never heard that one yet?!
Also in MAG066 he bets about people’s chances of surviving his cursed shit (but at least he bets for them surviving).
Michael
proof: any time he shows up, but also, it dates from Shelley era:
(MAG099) MICHAEL: Ah, Miss Robinson, I, um, I found Mr. Vargas’ statement that you asked for. Well, uh, I found the translation. I, I already had the original but, y’know, I, I, I didn’t think you’d want it in Spanish. [Painfully awkward nervous chuckles] [Wheezing] [Awkward pause] U-U-Unless you speak Spanish? GERTRUDE: [Somewhat sharply] I do not. And thank you Michael.
Gerry:
not explicitly acknowledged in-universe as being shitty but come on:
(MAG111) GERARD: I’m dead serious.
Simon Fairchild
any and every thing he ever does ever, tbh. terrible prankster grandpa.
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snarp · 5 years ago
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Added eight transcripts completed by the excellent @prentissed​!
MAG049 - The Butcher's Window
MAG052 - Exceptional Risk
MAG054 - Still Life
MAG056 - Children of the Night
MAG057 - Personal Space
MAG060 - The Observer Effect
MAG064 - Burial Rites
MAG066 - Held in Customs
Plus an important correction to Daisy’s dialog in episode 133, courtesy of @vacantvisionary. (It’s in the sentence line starting with “Satisfying, on a good day.”)
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mag066 · 4 years ago
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thinking about vincent yang and mikaele salesa yet again
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mag066 · 4 years ago
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vincent yang got sent to eeby deeby
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mag066 · 4 years ago
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i think ive said this before but mag66 happening in pompey is the funniest thing ever. the crates i walk past every day got the magnus treatment and what was the story?? a dude got himself trapped in a box. ppl do that for laughs all the time here
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mag066 · 4 years ago
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Tumblr media
yes yes i have carved my niche and i will lie in it
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mag066 · 4 years ago
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manny jacinto vincent yang i am thinking
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mag066 · 4 years ago
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the box that gets smaller whenever you feel the hope that you’ll be ok and someone will rescue you stinks of a lonely/buried collab. mikaele won his bet with peter but he was on thin thin ice
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