#maestro del giallo
Explore tagged Tumblr posts
Text
"Città di Lacrime" di Ian Rankin: Un Noir Oscuro tra Verità e Ombre. Recensione di Alessandria today
Il detective John Rebus ritorna in una trama avvincente, dove la verità emerge lentamente tra le lacrime della città. Ian Rankin firma un altro capitolo avvincente del giallo scozzese.
Il detective John Rebus ritorna in una trama avvincente, dove la verità emerge lentamente tra le lacrime della città. Ian Rankin firma un altro capitolo avvincente del giallo scozzese. “Città di Lacrime” è l’ultimo capitolo della celebre serie del detective John Rebus, firmata da Ian Rankin, uno dei più grandi autori del noir contemporaneo. In questo romanzo, Rankin ci riporta nella vita del…
#Città di Lacrime#crime fiction#Crimini#crimini e segreti#Edimburgo#giallo contemporaneo#Giallo investigativo#giallo scozzese#Ian Rankin#Ian Rankin biografia#indagine poliziesca#investigatore Rebus#John Rebus#LETTERATURA CONTEMPORANEA#letteratura scozzese#lettura di suspense#letture noir#libri di Ian Rankin#maestro del giallo#misteri di Edimburgo#narrativa di investigazione#noir moderno#romanzi polizieschi#Romanzo d&039;azione#romanzo noir#romanzo noir d’autore#romanzo poliziesco#romanzo psicologico#serie di John Rebus#tensione narrativa
0 notes
Text
Nella mia testina sono sempre aventi almeno di un paio di ore, una specie di ora legale di più di un'ora. Ieri sera casa sgombra, stinco con un grande sangiovese. Prima una ribolla mentre si prepara. Ecco, di anticipo durante la cena, sono già a incrociare le sue mani mentre la bacio, le mordo il collo e poi metto la resta tra le gambe (si può dire?) ma è così. Mi raccontava (o che poi io non è che ascolto proprio tutto ma sembra che in realtà lo faccia, alle donne piace essere ascoltate e io ascolto) di venerdì sera, in pizzeria con le amiche, in un locale di quel tipo premiato che gli sembra di essere l'enoteca pinchiorri. Le voci belle. Intanto mi passa un flash di una di Milano. Mi diceva che la volta precedente il cameriere (riduttivo di maestro d'arte) consigliava una margherita con i pomodorini gialli che sono un quadro di mirò (dc ma quando mai mirò ha disegnato una cazzo di pizza?) e che poi ogni pomodorino giallo erano 3 euri. Ma poi mi sono perso e mi domandavo ma che cazzo avrà fatto fino alle tre di notte con le amiche, ma mai farsi domande. Comunque adesso prendo il caffè, vado alla sagra del tartufo e, in anticipo di diversi fusi orari, è già lunedì.
16 notes
·
View notes
Text
Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita». Sottoscriviamo in pieno.
È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
#emile zola#herzen alexandr ivanovic#fred vargas#guido gozzano#truman capote#gian andrea cerone#guido morselli#joseph roth#antonio gramsci#alberto moravia#philip seymour hoffman
14 notes
·
View notes
Text
IRIS VIOLA
di Claude Monet - 1914.
Il grande maestro francese sceglieva i fiori per il suo giardino di Giverny anche per poterli realizzare nelle sue opere, basandosi non solo su colore, forma, armonia, ma anche sul significato “perché il significato dei fiori in quel tempo era quasi una filosofia, in grado di trasmette silenziosamente emozioni e pensieri”.
Per quanto riguarda l’iris, il maestro dell’impressionismo invitava addirittura gli amici a vedere la fioritura.
Sembra che Monet amasse moltissimo gli iris, per i significati che sono molti a seconda del colore, gli iris viola è simbolo di sapienza, il bianco significa purezza, l’iris giallo indica amore e passione, il blu simboleggia la fede.
In questa tela ci si perde nel groviglio dei fiori,
nel colore e nel profumo che emanano questi straordinari iris viola.
2 notes
·
View notes
Text
HAPPY BIRTHDAY/BUON COMPLEANNO
Maestro DARIO ARGENTO
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Roma il 7 settembre 1940. Capace di lavorare su generi cinematografici raramente affrontati dal cinema italiano (giallo, thriller, horror), ha creato un suo universo visivo ed espressivo, a tratti in debito con il cinema di Mario Bava. Ha inoltre assimilato e riproposto, sempre in chiave personale, il linguaggio di alcuni registi americani (Roger Corman, George A. Romero, Wes Craven). I suoi film, forti, tesi, ricchi di suggestioni, volutamente antirealisti e soprattutto capaci di suscitare forti emozioni, nascono "per essere rappresentati e non per essere letti. Nascono per immagini e non per concatenazioni di storie" (D. Argento, Profondo thrilling, 1994, p. 351). A partire dal 1973, si è dedicato alla produzione, oltre che di film propri, anche di quelli di altri registi, fra cui Romero, Lamberto Bava, Michele Soavi. Figlio del produttore cinematografico Salvatore e di Elda Luxardo, famosa fotografa di origine brasiliana, abbandonò presto gli studi per trasferirsi a Parigi, dove rimase per un anno vivendo di espedienti. Tornato poi a Roma iniziò a collaborare, poco più che ventenne, a giornali e riviste (in particolare al quotidiano romano "Paese sera" e a "Filmcritica"). Nel 1967 iniziò l'attività di sceneggiatore per film western e commedie, firmando tra l'altro, insieme a Bernardo Bertolucci, C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Il suo esordio nella regia risale al 1970 con L'uccello dalle piume di cristallo, al quale hanno fatto seguito gialli di grande successo popolare (tra i quali Profondo rosso, 1975) e film di struttura più fantastica come Suspiria (1977) e Inferno (1980). Unica eccezione in questo percorso artistico così caratterizzato, il film di impianto storico, ma dai toni sarcastici, Le cinque giornate (1973).
Generalmente si considera la sua filmografia divisa in due fasi: in quella iniziale A. ha utilizzato sceneggiature dall'impianto apparentemente logico-razionale, con una serie di delitti compiuti da un assassino che viene smascherato al termine del film. A partire da Profondo rosso, uno dei film horror italiani degli ultimi trent'anni che ha maggiormente colpito l'immaginario dello spettatore, nelle sue storie sono risultati prevalenti gli elementi fantastici, e il dato visivo è diventato l'aspetto centrale del film, con un impasto di emozioni barocche e una colonna sonora che ha spaziato dalla musica classica al rock più ossessivo (per le scelte musicali A. si è affidato in particolare ai Goblin). In realtà, molti elementi rivelano una decisa continuità del suo lavoro: la claustrofobia di ambienti e situazioni (con una Torino ricreata come città incubo), le nevrosi dei suoi personaggi, un uso libero e delirante della macchina da presa che esalta la forza delle immagini senza troppo interessarsi della verosimiglianza di storie e dialoghi. Nei gialli dei primi anni, per es., ricorre un elemento decisamente antirealistico: le vittime, infatti, sono spesso pedinate dalla macchina da presa, che sembra così rappresentare il punto di vista dell'assassino, ma il colpo decisivo viene inferto da un diverso angolo visuale tanto da creare un effetto sorpresa per lo spettatore, violando volutamente le regole auree del giallo cinematografico. Più volte colpito dalla censura (Profondo rosso è uscito in Francia tagliato di quasi mezz'ora rispetto alla versione originale), A. ha saputo comunque conquistarsi un pubblico fedele e affezionato: le sue opere sono state distribuite in tutto il mondo ed è sicuramente uno dei registi italiani più noti all'estero. I suoi primi film (L'uccello dalle piume di cristallo; Il gatto a nove code, 1971; Quattro mosche di velluto grigio, 1971) hanno creato un genere e hanno avuto numerosissimi imitatori in Italia e all'estero, come testimonia la lunga serie di titoli in cui viene riproposta la zoologia fantastica che lo ha reso famoso. Anch'essi concepiti per un cast internazionale, ma meno facili da imitare, i suoi horror fantastici lo hanno avvicinato ai migliori autori dell'horror contemporaneo, quali Romero (con il quale ha instaurato un rapporto di collaborazione, essendo stato coproduttore del suo film Dawn of the dead, 1979, Zombi, e avendolo affiancato nel 1990 nella regia di Due occhi diabolici), e John Carpenter. Nel 1993 con Trauma, A. ha inaugurato il rapporto cinematografico con la figlia Asia che si è approfondito in seguito, in particolare per due film che l'hanno vista protagonista: La sindrome di Stendhal (1996) e Il fantasma dell'Opera (1998). Asia Argento, che ha lavorato con registi come Nanni Moretti, Abel Ferrara e Peter Del Monte, nel 2000 ha esordito nella regia con il film Scarlet diva.
Nel 2001 A. è quindi apparentemente ritornato a una struttura narrativa più tradizionale (il giallo classico) con Nonhosonno, anche se le emozioni visive hanno continuato a essere l'elemento più moderno e interessante. Il suo cinema, non sempre adeguatamente apprezzato dalla critica in Italia (che al più lo valuta come un discreto mestierante), è invece oggetto di culto soprattutto in Francia (dove nel 1999 gli è stata dedicata una retrospettiva completa presso la prestigiosa Cinémathèque française) e negli Stati Uniti, dove esiste una vasta e approfondita pubblicistica.
#dario argento#darioargento#giallofever#giallo#giallo fever#gialli#italian giallo#italian cult#cinema cult#cult#international cult#italian horror#master of horror#Italian director
4 notes
·
View notes
Video
Alain Delon, morto l'attore leggenda del cinema francese: aveva 88 anni Alain Delon è morto. L'icona del cinema francese ed internazionale aveva 88 anni. Lo hanno comunicato i figli all'agenzia Afp. «Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l'immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre - si legge nel comunicato - Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari... La famiglia vi chiede di rispettare la propria intimità in questo momento di lutto estremamente doloroso». Chi era Alain Delon Alain Delon, il più talentuoso e affascinante degli attori francesi, morto all'età di 88 anni, si era imposto sulla scena internazionale negli anni Sessanta alla scuola del regista Luchino Visconti, che aveva messo in luce il carattere ambiguo della sua bellezza nei capolavori «Rocco e i suoi fratelli» e «Il gattopardo». Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d'autore - a partire da «L'eclisse» di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti - a quello commerciale, Delon in patria fu diretto da registi quali René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray che ne fecero risaltare lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, rendendolo anche l'interprete ideale dell'antieroe noir di molti polizieschi. Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in «Frank Costello faccia d’angelo»; dette il suo volto al gangster Roger Startet ne «Il clan dei siciliani» di Herny Verneuil e a «Zorro» nel film di Duccio Tessari. Nel 1995 al Festival di Berlino, arrivò il meritato riconoscimento al suo talento: l'Orso d'oro alla carriera, mentre solo nel 2019 il Festival di Canne gli ha conferito la Palma d'oro alla carriera; e nel frattempo, nel 2012, gli era stato assegnato il Pardo alla carriera al Festival di Locarno. Nato a Sceaux (Seine) l'8 novembre 1935, all'età di 17 anni, Alain Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d'Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l'ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell'affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici. Fu così che per il giallo di René Clément «Delitto in pieno sole» (1960) l'attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l'identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale. Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in «Rocco e i suoi fratelli» (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente. È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di «Frank Costello faccia d'angelo» (1967). In «Borsalino» (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l'altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell'imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l'immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al 'polar', con qualche altra apparizione nel cinema d'autore. L'attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film «La prima notte di quiete» (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione. Anche in «Mr. Klein» (1976) di Joseph Losey, Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l'usuraio perseguitato dall'idea di un altro sé stesso negli anni bui dell'occupazione nazista a Parigi.
2 notes
·
View notes
Text
Il Maestro e Margherita - Differenze tra alcune traduzioni
Ho letto Il Maestro e Margherita nella prima delle edizioni qui sotto elencate. Essendo un grande classico è stato tradotto innumerevoli volte, ma è da tanto che desidero fare una piccola analisi sulle traduzioni, perché, mi sembra, cambia molto il senso del romanzo.
Non solo non sono un traduttore ma non so nulla di russo, quindi la mia analisi è pura opinione. Opinione, però, fatta da un’amante e da uno studioso del libro; vedremo, infatti, ad esempio, che in una traduzione c’è un vero e proprio errore logico.
Insomma, preferisco la prima edizione per le scelte fatte e per il ritmo che dà al romanzo. Le altre non sono orribili, ovviamente, e conviene sempre leggere Il Maestro e Margherita.
Ho scelto di confrontare le traduzioni con le uniche edizioni in mio possesso, che sono le seguenti:
1 Feltrinelli
Prima edizione nell’Universale Economica” - I CLASSICI gennaio 2011
Traduzione di Margherita Crepax
2 Mondadori
Prima edizione Oscar classici moderni marzo 1991
Traduzione Maria Serena Prina
3 Bur
Prima edizione Classici BUR deluxe 2018
Traduzione Milly de Monticelli
Quest’ultima versione ha deciso, inspiegabilmente, di chiamare Behemot Ippopotamo. Tecnicamente è la traduzione corretta ma non ha senso tradurre i nomi propri.
Iniziamo.
Di seguito alcuni pezzi significativi e il commento alle tre traduzioni.
Primo pezzo
1 Feltrinelli
Prima edizione nell’Universale Economica” - I CLASSICI gennaio 2011
Traduzione di Margherita Crepax
“Ricordo distintamente com’è risuonata la sua voce, bassa ma con dei picchi, e anche se può sembrare da stupidi, mi è parso che la voce rimbalzasse sul muro giallo e sporco e riecheggiasse nel vicolo. Sono passato in fretta dalla sua parte e nel raggiungerla le ho risposto:
“No”
Mi ha guardato meravigliata e io, all’improvviso e in modo del tutto inatteso, ho capito che per tutta la vita avevo amato proprio quella donna!
2 Mondadori
Prima edizione Oscar classici moderni marzo 1991
Traduzione Maria Serena Prina
“Ricordo distintamente come risuonò la sua voce, piuttosto bassa, ma con brusche variazioni, e per quanto possa sembrare stupido, ebbi l’impressione che nel vicolo si fosse creata un’eco, e che la voce rimbalzasse contro la parete gialla e sporca. Passai rapidamente dalla sua parte e, avvicinandola, risposi:
‘No’
Mi guardò sorpresa, e io all’improvviso e del tutto inaspettatamente compresi che per tutta la vita avevo amato proprio questa donna!
Analisi:
“ebbi l’impressione che nel vicolo si fosse creata un’eco” periodo inutilmente lungo che rallenta il ritmo.
“e del tutto inaspettatamente compresi “ un altro problema. Del tutto inaspettatamente non si può sentire. Mi viene da dire anche che l’amore non si “comprende”. Avviene.
“Questa”. Quella, non questa.
3 Bur
Prima edizione Classici BUR deluxe 2018
Traduzione Milly de Monticelli
Ricordo chiaramente il tono della sua voce, abbastanza profonda ma a scatti, e per quanto sia stupido, mi sembrava che l’eco urtasse nella viuzza e riecheggiasse dalla sporca parete ingiallita. Passai rapidamente dalla sua parte e avvicinandomi a lei risposi:
‘No’
Mi guardò stupita, e d’un tratto compresi - e fu una cosa del tutto inaspettata - che per tutta la vita avevo amato proprio lei.
Analisi:
“ma a scatti” Cosa vuol dire? In che senso? Come parla Margherita?
“per quanto sia stupido” variante che funziona.
“l’eco urtasse nella viuzza e riecheggiasse dalla sporca parete ingiallita.” Dove urta l’eco nella viuzza? La frase non ha senso. Rieccheggiasse “Dalla”? Non funziona.
“Mi guardò stupita, e d’un tratto compresi” Suona meglio.
“ - e fu una cosa del tutto inaspettata -” questo inciso però spezza il flusso della frase del tutto.
Secondo pezzo
1 Feltrinelli
Prima edizione nell’Universale Economica” - I CLASSICI gennaio 2011
Traduzione di Margherita Crepax
“E poi?” domandò a sua volta l’ospite “Quello che è successo dovrebbe indovinarlo da solo,” si asciugò una lacrima improvvisa con la manica del braccio destro e proseguì: “L’amore è balzato davanti a noi dal nulla, come un assassino in un vicolo, e ci ha colpiti entrambi, nello stesso istante. Così colpisce la saetta, così colpisce il coltello a serramanico. Ma lei, in seguito, sosteneva che non era successo così, e che noi ci amavamo già da tanto, tanto tempo prima, senza conoscerci, senza esserci mai visti; e che lei viveva con un altro uomo… E anchio là, con quella, come si chiamava…"
2 Mondadori
Prima edizione Oscar classici moderni marzo 1991
Traduzione Maria Serena Prina
“Vado avanti?” chiese di rimando l’ospite. “Ma quel che accadde in seguito se lo può immaginare da solo.” All’improvviso s’asciugò una lacrima inattesa con la manica destra, e continuò: “L’amore balzò dinanzi a noi come da sotto terra un assassino balza in un vicolo, e ci lasciò entrambi esterrefatti. Come lascia esterrefatti un fulmine, come lascia esterrefatti un coltello a serramanico! Lei d’altronde in seguito affermava che non era stato così, che noi naturalmente ci amavamo da tempo, senza conoscerci, senza esserci mai visti, e che lei aveva vissuto con un altro uomo… e io laggiù, allora… con quella, come si…
Analisi:
““Vado avanti?” chiese di rimando l’ospite. “Ma quel che accadde in seguito se lo può immaginare da solo.” All’improvviso s’asciugò una lacrima inattesa con la manica destra, e continuò” Questa parte iniziale tutto sommato funziona.
“L’amore balzò dinanzi a noi come da sotto terra un assassino balza in un vicolo” Il verbo “balzare” è debole, molle, per di più viene ripetuto due volte.
“ ci lasciò entrambi esterrefatti.” Esterrefatti non rende affatto l’idea di subitaneità e di violenza di quel colpo di fulmine.
“Come lascia esterrefatti un fulmine, come lascia esterrefatti un coltello a serramanico!” Buon dio, in che modo un coltello a serramanico lascia esterrefatti? Nella versione che piace a me c’era il verbo “colpire” che ha senso sia riguardo il fulmine/saetta sia per un coltello a serramanico. “Esterrefatti” è proprio una scelta sbagliata.
“che noi naturalmente ci amavamo da tempo” Naturalmente stona tantissimo. Non c’era niente di naturale, soprattutto se inteso anche come “normale”.
“e che lei aveva vissuto con un altro uomo” gravissimo errore. Margherita viveva con quell’uomo al momento dell’incontro ma anche, e qui sta la gravità inaudita, anche dopo; tanto che il momento della separazione avviene proprio a causa della convivenza di quell’uomo. Come può un traduttore ignorare questo passaggio?
3 Bur
Prima edizione Classici BUR deluxe 2018
Traduzione Milly de Monticelli
“Avanti?” domandò l’ospite “quello che avvenne poi potrebbe indovinarlo da solo.” D’un tratto si asciugò inaspettatamente una lacrima con la manica e proseguì: “l’amore ci aveva sorpreso inatteso e violento come un assassino che sbuchi fuori d’improvviso, e ci aveva pugnalato entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce la lama finnica. Del resto, lei sosteneva in seguito che non avvenne così, che noi ci amavamo sicuramente da sempre, senza saperlo, senza esserci mai visti; lei viveva con un altro uomo… E io, allora… con quella, come si chiama…"
Analisi:
“D’un tratto si asciugò inaspettatamente una lacrima con la manica e proseguì” D’un tratto sta già inaspettatamente. I momenti sono diversi: il Maestro che all’improvviso si asciuga una lacrima e la lacrima che improvvisamente sgorga. Qua, invece, si è aggettivato lo stesso pezzo della frase, scelta incomprensibile.
“l’amore ci aveva sorpreso inatteso” sorpreso forse è sbagliato, visto che nella frase fa riferimento a loro. L’amore ci aveva sorpresi inatteso.
“inatteso e violento” almeno c’è la violenza, bene.
“come un assassino che sbuchi fuori d’improvviso, e ci aveva pugnalato entrambi.” anche qui, il senso della frase è molto buono, direi.
“Così colpisce il fulmine, così colpisce la lama finnica.” Fulmine o saetta va bene allo stesso modo. LAMA FINNICA no: è un orribile protagonismo del traduttore, tanto da distrarti nella lettura.
“che noi ci amavamo sicuramente da sempre” Sicuramente no, non c’è nulla di assodato e certo in quell’amore.
“senza saperlo, “ potrebbe starci però stona. Non si erano mai visti, è normale non sapere. Non è lì il punto: il punto è che non si conoscevano e che non si erano mai visti.
Terzo pezzo
1 Feltrinelli Prima edizione nell’Universale Economica” - I CLASSICI gennaio 2011 Traduzione di Margherita Crepax
E così lei diceva che quel giorno era uscita con i fiori gialli tra le braccia perché io finalmente la trovassi e che, se non fosse accaduto, si sarebbe avvelenata, perché la sua vita era vuota.
2 Mondadori Prima edizione Oscar classici moderni marzo 1991 Traduzione Maria Serena Prina
Così lei aveva raccontato che quel giorno era uscita con in mano i fiori gialli perché io finalmente la trovassi, e che se la cosa non fosse avvenuta, lei sarebbe avvelenata, perché la sua vita era vuota.
“e che se la cosa non fosse avvenuta,” inutile appesantimento della frase. Veramente senza senso l’uso della parola “cosa”.
3 Bur Prima edizione Classici BUR deluxe 2018 Traduzione Milly de Monticelli
Così mi disse che quel giorno era uscita con i fiori gialli perché finalmente la trovassi e che se non fosse successo si sarebbe avvelenata perché la sua vita era vuota.
Frase quasi perfetta, se non fosse per due dettagli: i fiori gialli che dovrebbero essere tra le braccia (ma questa è una mia preferenza personale) e l’assenza totale di virgole.
Quarto pezzo
1 Feltrinelli Prima edizione nell’Universale Economica” - I CLASSICI gennaio 2011 Traduzione di Margherita Crepax
“Su che cosa, su che cosa? Su chi? Disse Woland e smise di ridere. “Adesso? È sbalorditivo! E non poteva trovare un altro tema? Me lo dia da vedere.” Woland tese la mano con il palmo rivolto verso l’alto. “Purtroppo non posso," rispose il Maestro, “perché l’ho bruciato nella stufa.” “Mi scusi, ma non le credo,” rispose Woland, “non può essere, i manoscritti non bruciano”.
2 Mondadori Prima edizione Oscar classici moderni marzo 1991 Traduzione Maria Serena Prina
“Su cosa, su cosa? Su chi?” disse Woland smettendo di ridere. “E questo adesso? È una cosa sorprendente! <Non avrebbe potuto trovare un altro tema?> Mi faccia dare un’occhiata.” Woland tese il braccio con il palmo rivolto verso l’altro. “Purtroppo non posso farlo,” rispose il Maestro “perché l’ho bruciato nella stufa.” “Scusi, ma non le credo,” rispose Woland “non è una cosa possibile, i manoscritti non si bruciano.”
Non capisco davvero l’uso delle parentesi angolari. ““i manoscritti non si bruciano.”” Orribile trasposizione. Non “si” usano nel senso che non è uso farlo, non si fa per buon senso? È una forma molto debole rispetto all’alternativa.
3 Bur Prima edizione Classici BUR deluxe 2018 Traduzione Milly de Monticelli
“Su che cosa, su che cosa? Su chi?” chiese di nuovo Woland, quando ebbe finito di ridere. “Di questi tempi? È strabiliante! Non avrebbe potuto trovare un altro argomento? Me lo faccia vedere” disse, tendendo la mano con la palma all’insù. “Purtroppo non posso” rispose il Maestro “perché l’ho bruciato nella stufa.” “Scusi, non ci credo” replicò Woland. “Non è possibile: i manoscritti non bruciano”.
“Di questi tempi? È strabiliante” ottima trasposizione. “Di questi tempi” è migliore dell’ “adesso” della prima traduzione. “ tendendo la mano con la palma all’insù.” Qua il traduttore torna a urlare. Palma e non palmo, perché? ““Non è possibile: i manoscritti non bruciano”.” I due punti non sempre mi convincono in situazioni simili ma ammetto che ha senso, funzionano.
*il post verrà sicuramente aggiornato in futuro.
3 notes
·
View notes
Link
Lo scrittore Renzo Bistolfi è deceduto all'età di 70 anni. È stato un narratore di storie drammatiche, caratterizzate da personaggi vividi e affascinanti, e un autore di gialli ambientati principalmente in Liguria, sua terra d'origine. I funerali si sono tenuti nella chiesa di San Nicola a Sestri Ponente, dove Bistolfi viveva. La casa editrice Tea, che ha pubblicato le sue opere, ha espresso il proprio cordoglio per la scomparsa dell'autore, elogiando la sua distinzione, l'ironia e uno stile inconfondibile, oltre ai numerosi romanzi che ha scritto e che hanno conquistato il pubblico. Bistolfi è nato a Genova nel 1954 e, dal 1981, ha vissuto a Milano, dove lavorava come manager in una società internazionale. Dopo essere tornato in Liguria, nel 2007 ha iniziato la sua carriera di scrittore, dedicandosi alle storie che lo appassionavano sin da giovane. Era particolarmente influenzato dai romanzi di Georges Simenon, che considerava un maestro del genere. Il suo esordio letterario è avvenuto nel 2015 con il romanzo "I garbati maneggi delle signorine Devoto. Ovvero un intrigo a Sestri Ponente", pubblicato dalla casa editrice Tea. Da allora, ha pubblicato numerose opere che hanno riscosso successo, tra cui "Il coraggio della signora maestra. Ovvero, Storia partigiana di ordinario eroismo", "Lo strano caso di Maria Scartoccio. Ovvero, Un brutto fatto di cronaca a Sestri Ponente", "Il segreto del commendator Storace. Ovvero, Quando si dice morire sul più bello", "Le spedizioni notturne delle Zefire", "L'ultima briscola. Ovvero quando i nodi vengono al pettine", "Il dubbio delle signorine Devoto, ovvero Come spennare le oche senza farle gridare", e "In vacanza con zia Colomba, Quel signore così per bene. Ovvero, Tanto rumore per nulla". Le opere di Bistolfi sono state apprezzate per la loro capacità di mescolare dramma e intrighi, creando una narrativa avvincente che ha catturato l'attenzione dei lettori. La sua prematura scomparsa lascia un vuoto nel panorama letterario italiano, ma il suo contributo rimarrà vivo attraverso i suoi scritti.
0 notes
Link
0 notes
Text
Recensione: L'occhio del corvo
Titolo Il giovane Sherlock Holmes – L’occhio del corvo di Shane Peacock Panoramica Un giallo classico, e che classico! Per questo titolo l’autore rispolvera un colosso del genere, quasi il mito della creazione del genere investigativo: Sherlock Holmes. Chi mi conosce lo sa che io e il Maestro abbiamo un rapporto conflittuale. Straordinario personaggio, geniale, quasi soprannaturale per la sua…
View On WordPress
#Analisi#articoli#booklover#cosa leggo#detective#giallo#giallo classico#il giovane Sherlock Holmes#leggere#leggeretisalva#letteratura#lettori#libri#Recensioni#Sherlock Holmes#storie
0 notes
Text
Sotto sequestro: Il thriller esplosivo di Sean Black con Ryan Lock. Recensione di Alessandria today
Un'avventura mozzafiato ambientata a New York, tra azione e suspense
Un’avventura mozzafiato ambientata a New York, tra azione e suspense “Sotto sequestro” è il primo libro della serie di Ryan Lock, scritto dall’autore Sean Black. In questo romanzo, veniamo introdotti a Ryan Lock, un ex-soldato diventato guardia del corpo, in una New York frenetica, durante la vigilia di Natale. La missione di Lock è semplice: proteggere il presidente di una delle aziende più…
#rischio#Alessandria today#Assassini#avventura#Azione#Bestseller#corse contro il tempo#giallo#Google News#Greg Hurwitz#guardia del corpo#Harlan Coben#investigazione#italianewsmedia.com#Lee Child#libro di azione#libro di suspense#maestro del thriller#missione pericolosa#narrativa anglosassone#narrativa contemporanea#narrativa moderna#nemico implacabile#New York#New York City#Pericolo#Pier Carlo Lava#Protezione#romanzo con colpi di scena#Romanzo di crimine
0 notes
Text
L'abitudine all'eccezione
Stamattina sono passata di proposito davanti alla splendida villa Serradifalco (*), con le sue torrette medievali e il suo giardino lussureggiante dietro il cancello sormontato da lance. Sul prato, due gatti pacifici erano intenti a leccarsi, e un giardiniere stava lucidando una per una le grandi foglie verde scuro di una pianta esotica.
Dall'interno di alcune finestre, trapelava una luce giallo ambrata che mi ha fatto pensare ai tempi in cui il Principe, quel perdigiorno malinconico e un po' folle, invitava amici e medium da tutto il mondo per evocare le presenze spiritiche da cui era ossessionato e da cui attendeva risposte sulla vita e sulla morte. Una volta, all'evocazione risposero due filosofi, maestro e discepolo, dell'antica Grecia.
È raro che gli spiriti, da cui ci si attende molto, per non dire tutto, non siano deludenti nelle loro comunicazioni. Uno dei due filosofi disse: "Uomini, amate la vita; non aspettate di morire per amarla; fatelo adesso, subito: la vita è bellissima ed eterna. Per quanto la dispregiate, la vostra Terra è stupenda e vi riserva gioie che persino fra i godimenti dell'aldilà vi mancheranno." Già a questo punto, io avevo perso ogni interesse ad ascoltare il proseguimento del discorso, intuendo dove sarebbe andato a parare.
Con una sorta di triste nausea, ascoltai l'altro filosofo, probabilmente il discepolo, prendere la parola per dare fondo al contenuto del suo sacco: "Fra le meraviglie della vita, vi è l'amore. Ah, l'amore! Io e il mio amico, ancora mai paghi di esso, non godendo nell'aldilà di una delle sue forme - dico la corporea - nel passare sopra la Terra, talvolta, siamo attratti dalle vorticose energie degli amanti, e ci infiliamo nei loro letti per assaporare le loro sensazioni." Questa non poteva essere una genuina comunicazione spiritica, bensì la proiezione, come oggettivazione fantasmatica, del solito desiderio dell'uomo di figurarsi la vita, questo affastellamento feroce di miserie, come una cosa bella, e la propria condizione come speciale e centrale nell'universo.
(Aveva sorriso a un amico, Pirandello, dicendogli: "Ce la ricorderemo, questa vita," poco prima di rendere quasi fosforescente, con il passaggio del suo spirito appena liberatosi, il rosso dei petali di un geranio.)
Una volta, in un'altra seduta, in un altro tempo e con altre persone, aveva parlato il fantasma di Yeshua, l'alto e magro pastore ebreo con i lunghi capelli neri dai riflessi luminosi come un'aureola :
"Figli miei prediletti," aveva esordito, in una completa identificazione con il personaggio del Padre, "per voi soli, in tutto l'Universo, ho dato la mia vita". Ma di fronte ai suoi grandi occhi miti, che ero la sola, fra gli astanti, a vedere, non avevo provato nausea; gli sorrisi, ammiccai tramite un occhiolino, e gli comunicai col pensiero queste precise parole: "Grande psicologo! Batti cinque". Si sentirono distintamente nella stanza, come piccoli spari nell'aria, provenienti da nessun luogo, non prodotti da alcun oggetto, cinque secchissimi, festosi colpi.
(*) [Un'immagine (fonte: Wikipedia) del castellotto in stile gotico catalano, prima delle recenti opere di restauro, sito in via Serradifalco, a Palermo; dimora, fino al 1979, del "principe mago" Raniero Alliata di Pietratagliata. Dati i trascorsi usi della costruzione, sede di frequenti e, a quanto si dice, spettacolari manifestazioni spiritiche, i cittadini palermitani hanno preteso che, a restauro avvenuto, essa venisse "disinfestata" tramite una benedizione speciale del Vescovo.]
#amore#diario#pensieri#scrittura#ancient greece#yeshua#luoghi del cuore#FAI#palermo#spiritismo#leggende#malinconia
1 note
·
View note
Text
Modena, commemorazione per l'ex sindaco Rubes Triva
Modena, commemorazione per l'ex sindaco Rubes Triva Venerdì 29 dicembre, alle ore 9, al cimitero di San Cataldo a Modena si svolge una cerimonia commemorativa nel 22esimo anniversario della scomparsa di Rubes Triva, sindaco di Modena per dieci anni, tra il 1962 e il 1972. All'iniziativa, che si svolge alla presenza dei familiari, partecipano il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi e rappresentanti dell'Anpi. Verrà deposta una cesta di fiori con nastro giallo-blu con la scritta Comune di Modena Prevista anche la presenza di rappresentanti delle organizzazioni sindacali e della Fondazione nazionale sicurezza intitolata a Rubes Triva che si occupa della formazione per la sicurezza dei lavoratori delle imprese di igiene ambientale. Nel 2021, in occasione del centenario della nascita, a Triva è stato dedicato un parchetto a Modena Est, tra le vie Beethoven e 9 gennaio. Maestro elementare, originario di Mantova, ha partecipato alla lotta di Liberazione rappresentando il Pci nel Cln di Modena. Alle elezioni del 1946 è stato eletto consigliere comunale ed è diventato assessore della giunta guidata da Alfeo Corassori al quale è succeduto nel 1962 dopo aver ricoperto anche l'incarico di vice presidente della Provincia dal 1951 al 1960. Dopo l'esperienza da sindaco, caratterizzata dallo sviluppo dei servizi della pubblica amministrazione, dalla promozione della cultura, dal Piano regolatore e dall'avvio dei primi Peep e del Villaggio di Modena Est, Triva è stato parlamentare dal 1972 al 1987, poi presidente dell'Anci e di Federambiente tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. La targa collocata nell'area verde a lui intitolata ricorda che Triva "proseguì il percorso di rinnovamento sociale, economico, urbanistico e culturale della città. Lavorò con passione civile e politica per il progresso della comunità, lo sviluppo dei servizi dell'amministrazione pubblica, i nidi e le scuole d'infanzia, la diffusione della cultura; il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza e del diritto alla casa, con il Piano dell'edilizia economica popolare; l'avvio di una nuova idea di città, con il Piano regolatore del 1965 e il Villaggio di Modena Est. E in quell'idea di città volle abitare".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Link
Shudder, AMC Networks' premium streaming service dedicated to horror, thrillers, and the supernatural, is thrilled to announce the acquisition of "Dario Argento Panico," a captivating documentary by Simone Scafdi. This retrospective and personal portrait of the Italian giallo maestro, Dario Argento, will feature exclusive interviews with Argento himself and celebrated directors like Guillermo del Toro, Gaspar Noé, and Nicolas Winding Refn. The rights extend across the US, Canada, the UK, Ireland, Australia, and New Zealand, with a Shudder release slated for February 2, 2024, following its World Premiere at the 2023 Venice Film Festival. "Dario Argento Panico" offers a comprehensive journey through the life and legacy of Dario Argento, illuminating his profound impact on the horror genre and his enduring influence on cinema. The film captures Argento in the intimate setting of hotel rooms, where he crafted his most iconic works, returning to the very environment that sparked his creative genius. Prior to its release on Shudder, the IFC Center in New York will host a theatrical retrospective of Argento’s films from January 31 to February 8. This event, titled “Panic Attacks: The Films of Dario Argento,” will include a sneak preview and the US premiere of "Dario Argento Panico," alongside screenings of his classics such as "Suspiria," "Inferno," "Deep Red," and "Tenebrae." Producer Giada Mazzoleni expressed pride in Shudder's selection of the documentary, highlighting it as a celebration of Argento’s contributions to global cinema. Samuel Zimmerman, VP of Programming at Shudder, praised Argento’s groundbreaking work in horror and giallo, noting that "Panico" offers an intimate and revealing look at the legendary director, appealing to both longtime admirers and newcomers. "Dario Argento Panico" is produced by Giada Mazzoleni and executive produced by Manlio Gomarasca. The deal for the film was negotiated by Mazzoleni and Zimmerman on behalf of Shudder. Fans of horror and cinema history, mark your calendars for February 2, 2024, for the Shudder release of "Dario Argento Panico." This documentary promises to be an eye-opening tribute to one of the most influential figures in the genre, offering insights and anecdotes from Argento himself and those he inspired.
0 notes
Text
i baci nella storia
baci più antichi delle arti figurative sono quelli conservati negli scavi di Pompei o nel Gabinetto erotico del museo archeologico di Napoli, in linea con una erronea tradizione storica, che vuole collocare la nascita del bacio, in senso moderno al I secolo a.C., quando per combattere l’abitudine di bere per le donne fu stabilito che qualsiasi uomo avesse incontrato per strada una sua parente poteva avvicinarsi per controllarne l’alito. Naturalmente se accertarsi della sobrietà è relativamente semplice, ben più difficile è assicurarsi dell’amore di una donna, per cui il bacio, da semplice avvicinamento delle labbra, sarebbe divenuto ciò che tutti noi ben sappiamo, sin da bambini.
I latini avevano tre diverse definizioni per il bacio: l’osculum rappresentava il rispetto ed era adoperato per l’amore filiale, il basium indicava affetto ed era usato per le mogli, il savium era espressione di libidine e si scambiava con le prostitute.
Uno dei baci più celebri della storia è quello di Giuda. Per secoli, attraverso il Medioevo quello ricevuto da Cristo è stato l’unico permesso tra le creazioni dell’arte, un bacio tra le tenebre che odora già di sangue, che costituisce il culmine dell’azione, bloccando i personaggi con uno stacco deciso, mentre gli occhi si guardano parlando.
Il soggetto è stato replicato infinite volte, dai capitelli romanici alle sgargianti miniature dei codici più preziosi, ma la vetta più alta viene toccata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, quando un Giuda brutto e dal volto malvagio cerca di abbracciare nostro Signore, avvolgendolo nel suo mantello giallo, mentre Cristo lo fulmina con uno sguardo severo e sprezzante.
In seguito l’iconografia sarà rivisitata da altri sommi artisti, dal Beato Angelico al Durer, da Van Dyck a Caravaggio ma l’episodio perderà la centralità drammatica riconosciutagli dal padre della nostra pittura, perché il bacio si è nel frattempo liberato da quell’aura di peccato ed è riconosciuto come espressione di affetto e di amore, trasformando il tradimento compiuto nell’Orto degli ulivi ad eccezione negativa.
Il genio di Giotto ci ha lasciato nella celebre Cappella degli Scrovegni altri esempi di baci, dopo l’interminabile cappa di silenzio che aveva avvolto questa perentoria manifestazione di sentimento nell’espressione artistica.
Tenero ed umanissimo è quello che si scambiano i genitori della Vergine davanti alla Porta Aurea, uno scambio di effusioni segno, non di una bruciante passione, quanto di una consolidata comunione fisica e spirituale. Altre forme di bacio che si possono osservare grazie al pennello di Giotto in quel grande affresco di umanità fissato nella mitica cappella è quello dei Re Magi al Bambinello in fasce, della Maddalena ai piedi del Cristo crocifisso, mentre il maestro di cerimonia delle nozze di Cana bacia compunto e più volte la coppa del vino. Esplodono fragorosamente sentimenti che parevano dimenticati ed erano soltanto repressi dalla morale corrente.
Negli stessi anni i poeti di corte fanno del bacio il fulcro delle loro narrazioni: furtivo, galante, appassionato e di rincalzo i pittori si fanno più espliciti ed audaci e ci rappresentano approcci di labbra sempre più amorose e sensuali, preludio allo scatenarsi delle passioni.
Gli artisti utilizzano il pretesto mitologico ed affidano il brivido del bacio a labbra divine o quanto meno eroiche, facendo rivivere sulla tela sottili emozioni e tresche amorose cantate da Ovidio, Catullo ed Omero.
0 notes
Text
Horowitz: "I gialli piacciono perché svelano la verità"
Si diverte a scombinare le carte, gioca con il ruolo dei personaggi il maestro del giallo inglese Anthony Horowitz che entra come co-protagonista nella nuova serie inaugurata da Detective in cerca d’autore. Con il libro, pubblicato da Nero Rizzoli nella traduzione di Francesca Campisi, è arrivato a Mantova nel terzo giorno del Festivaletteratura. “Ci sono detective vampiri, robot, sulla sedia a…
View On WordPress
0 notes