#ma se semo capiti
Explore tagged Tumblr posts
Text
AAA cercasi fuori di testa per fare salotto con me sul discorso delle intelligenze artificiali, perché io son partito per la tangente e sto diventando estremamente cinico.
La cosa bella è che anche questo post può essere stato scritto perché il mio cervello l'ha ritenuto come la cosa più probabile da fare, ma emotivamente parlando non gliene frega niente di chiedervi questa cosa, e se ci restasse male a seguito di un vostro feedback inatteso, sarebbe solo perché sono stato addestrato a riconoscerla come una cosa brutta, ma non ha alcun valore emotivo, visto che il fatto che mi abbiate mandato affanculo è anche esso la cosa più probabile da fare, dato l'addestramento che il vostro cervello ha avuto negli anni, ma non c'è nulla di personale.
Ed è questo il bello, non esiste nulla di personale in questo mondo!!!
#qua famo notte eh#lo dico per i volontari#che non sarebbero dei veri volontari#visto che non esiste la volontà ma solo la probabilità#ma se semo capiti
50 notes
·
View notes
Text
Pischè, non hai capito, non è che non cambaciavamo, è che noi se baciavamo e basta.
Nessuno dei due si soffermava sul battito, sul respiro, ma solo sul desiderio, sulla gola.
Siamo stati animali, ci siamo divorati e ora ci sono due scheletri in più che camminano per la strada.
Non se semo capiti? Non c'avemo provato.
0 notes
Text
Ma... 'la' creme caramel o 'il' creme caramel?
Ma chissenefrega!
È bona! Bono?
Vabbè. Se semo capiti.
Barbara
12 notes
·
View notes
Photo
THIS IS THE DON MATTEO GENERAL ANSWER POST
@haljathefangirlcat it was davos, stannis is cecchini ;) ;) AND AT THIS POINT I AM
@el505 haha grazie
@angy25 @the-brendus BRIENNE NEI CARABINIERI CE STA ma comunque rega no allora
davos e stannis so ovviamente don matteo e cecchini, il primo capitano è loras che così può mettersi con renly che è il fratello di stannis invece che la nipote/figlia/quello che cazzo era così se ripijamo quella storyline che me pare fosse verso la sesta stagione ma vbb ce semo capiti, theon è uno dei ragazzini che don matteo tiene in oratorio con gli stark che fanno la felice famiglia che va in chiesa da davos e fanno amicizia, sandor e melisandre sono sacrestano e perpetua, jaime può pigliarsi quella storyline del tipo che era finito da don matteo agli arresti domiciliari che lo arrestano in quanto complice di qualcosa che in realtà l’ha fatta cersei ma l’ha trascinato causa relazione tossica ecc. ma visto che era complice e gli danno le attenuanti lo spediscono ai domiciliari in canonica post davos che gli fa l’assoluzione e NON SEI LA TUA RELAZIONE TOSSICA CON TUA SORELLA ecc, brienne fa il capitano dei carabinieri 2.0 o la PM o na roba del genere (che me pare ci fossero PM ovunque), o fa la carabiniera in lizza per la promozione che però deve controlla che jaime fa quello che deve idk na roba del genere però ecco si risolve no problem, CASTING ACCURATE 100% MORIRO’ SU QUESTA COLLINA
#a song of don matteo#welcome to italy#ormai semo partiti bona#anti-jaime x cersei#only slightly less toxic than chernobyl's ruins#jaime x brienne#otp: i dreamed of you
23 notes
·
View notes
Photo
“Dopotutto a Renzi je devo er posto ... e poi ner 2022 s’ha da elegge’ er mio rimpiazzo, er nuovo “arbitro” alla Moggi, ce se semo capiti: e quando mai se lo ritrovamo ‘n Parlamento de sinistra come adesso? E l’Europa che scassa laminchia co’ le su’ ong da protegge’ ?
No me spiace Zingare’, senza rancore davero: r’toscano sta sui cojoni atté com’attutti ma stavorta je vado dietro e nun sciolgo gnente. Fico cambiete e scenni n’campo, speramo solo che stai più ‘ncampana der Conte”.
Ha bisogno del suo tempo: non per arrivare alla ovvia conclusione ma per giustificarla perbenino. E’ un fine giurista lui, mica un bieco comunista come Napolitano.
2 notes
·
View notes
Photo
"riassunto capitale" se semo spostati se semo incontrati se semo parlati se semo capiti se semo mbriacati se semo abbuffati se semo divertiti se semo emozionati se semo persi se semo ritrovati se semo fidati se semo salutati ma soprattutto avemo vissuto ❤️®️ (presso Roma, Centocelle) https://www.instagram.com/p/Cjgqs6LN696/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
Note
Scusate, ma io ho fatto 8 ore di auto dall'Ungheria alla Germania, e questo ask mi ha sfondato il cervello.
Entro nel merito dell'ask e non nella risposta di @kon-igi, ineccepibile e sulla quale non ho nulla da aggiungere.
Io sono circondato da vax e no-vax (due termini un po' ambigui, ma se semo capiti), più o meno in egual misura, e mi chiedo: ma hanno vinto? Cosa hanno vinto? Cioè, vi giuro, io quando ho letto hanno vinto loro, porco giuda mi è slittata la marcia dalla 6a alla 2a e sono schizzati via due pistoni (scusa Meggie). Ammesso che esista questo sistema, e che l'abbiano sconfitto: e allora?
Ok, sappiamo che hanno passato questi due anni a spugnettarsi sul combattere il sistema, e adesso pensano di averlo sconfitto, e questa sarebbe una vittoria? Su chi, per avere che cosa? Hanno avuto una promozione sociale, un aumento di stipendio, un Cavalierato del Lavoro, no, madonna ungherese, io non ci arrivo, sarò cretino, boh. A mio parere hanno perso la loro ennesima occasione per fare qualcosa che avesse un valore per tutti, come ha ben detto @kon-igi, e sottolineo ennesima perché tutti i no-vax che conosco, se avessero speso metà delle loro energie usate per vincere il sistema in qualcosa di misurabile nella loro vita, oggi potrebbero cacare biglietti da 500 EUR in testa a Briatore.
Poi anche la parola stessa, "vittoria", mi fa salire la bestemmia, perché a questo punto tanto vale non pagarle le tasse, perché visto che l'evasione fiscale è la prima piaga del nostro Paese, gli evasori fiscali hanno vinto, e per questo dovrei sentirmi "preso in giro"?
No, io non mi sento preso in giro, io sono fiero di pagarle, se l'evasore è felice di scorazzare col suo SUV impugnando il trofeo della Merda, buon per lui. Avrà vinto, spero non per sempre, contro l'Agenzia delle Entrate, e amen, purtroppo il mondo non è dei giusti.
Ultimo punto, più un parere personale. Non è una gara. Io non mi vaccino per sentirmi migliore di un no-vax, io mi vaccino per tutelare la mia salute e di quelli che mi stanno intorno, vax e no-vax, che voglio bene in egual misura, così come pago le tasse perché è il mio dovere di cittadino ed è il mio contributo alla comunità, non per sentirmi superiore ad un evasore. Già il mondo è pieno di gente col pisello sempre da fuori e col righello in mano, almeno noi usiamolo solo per pisciare e trastullarci.
Ho fatto tutte le dosi di vaccino anti covid per rispettare le regole e proteggere me e gli altri. Ora lo stato di emergenza finisce e i novax tornano alla vita di sempre pur non avendolo fatto. Hanno vinto loro. Mi sembra e mi sento come se fosse stata solo una presa in giro.
In realtà hanno vinto i figli e le figlie, i nipoti e le nipoti, i padri e le madri di tutti quei genitori, nonni e figli che facendolo hanno salvato la vita ai propri cari.
E se chi non lo ha fatto per un proprio caro ma perché teneva alla vita di uno sconosciuto, allora è lui che ha 'vinto' sopra tutti.
I no-vax hanno semplicemente perso l'occasione di comprendere l'etica della reciprocità, fondamentale concetto del vivere compartecipato che non avrebbero certo imparato con la coercizione di un vaccino obbligatorio.
La società progredisce tramite l'inclusività e si cristallizza nell'esclusività... ed è per questo che ti ringrazio di cuore per la tua vittoria condivisa.
162 notes
·
View notes
Text
E niente Tommasì, me sa che ce semo.
Nel senso che lo zio Alby prima di andare in ferie c'ha detto che sei in posizione. Pronto a testa in giù. E che quindi tocca solo di aspettare un po'. Sereni. Che ogni giorno potrebbe essere quello buono.
La valigia è bella e fatta, quanto che si chiude. La macchina strana è pulita. L'ovetto in bestia. Siamo tutti fiduciosi. In attesa di un tuo cenno lampante (per ora solo calci e cazzotti, e tanti). Ma vai tranquillo. Non c'è fretta. Soltanto voglia di presentarci.
Prima di proseguire con altri discorsi però ci terrei innanzitutto a ringraziarti. Perché poi alla fine sei stato di parola, al concerto di Vinicio mi ci hai mandato. Non con la mamma, che sennò ce rimaneva (Vinicio non è uno per le cose toccata e fuga), ma col Pesciaro. Si, il Pesciaro. Il babbo di Bruschettone. Che ora si sposa con la Simona Tiger Goletti e a me mi tocca pure di fargli da testimone. Ma questa è un'altra storia. Te la racconteremo con calma.
Dicevo che al concerto insomma ci sono andato. E che è stato pure bello parecchio. Pensavo che Capossela stava lì lì, quasi per chiudere baracca e burattini. E invece c'ha ancora voglia. È fresco e pimpante. Quindi volendo se non proprio al prossimo, ma magari a quello dopo, ci si torna tutti e tre insieme. Ma solo se ti va. Che ne pensi? Per conferma batti il solito colpo sottocostola. Fatto. Bene.
Di strano invece Tommasì c'è che tipo il giorno dopo del concerto a Perugia ha giocato l'Athletic contro la Roma. Un'amichevole eh, niente di eclatante. Però io saranno tipo quindici anni che spero che l'Athletic prima o poi capiti in Italia, per riuscire finalmente a vederlo. E stavolta stava qua, a un'ora da casa. E io manco lo sapevo. Quindi segnati anche questa. Anzi, fatti una lista.
- Concerto Capossela
- Partita Athletic
- Varie ed eventuali
Su "Varie ed eventuali" sei libero di metterci un po' quello che vuoi. Fai tu. Io prenoterei solo due cosine tipo tra ottobre e novembre. Vediamo poi il giorno preciso in base al frantoio e agli zii würstel (a breve li conoscerai, si fermano qua sotto a dormire, fanno sempre così). Ci sarebbe da piantare qualche alberello che via via è scappato fuori negli ultimi tempi e adesso sta in vaso. Che casa sarebbe già una discreta giungla così. Ma poi vedi e rimedi certe cose belle quando sei a zonzo, che gira gira un buchetto glielo trovi sempre.
E così abbiamo preso, anzi, te l'ha regalata il nonno Darietto, un'albizia. Che sarebbe poi l'albero di Tommasino. Il tuo. Oh, te la mettiamo in pompa magna davanti casa. Posto d'onore. A fare ombra sulla veranda, sull'entrata e sul barbecue.
Per sicurezza poi vorremmo pure piazzare di là una Paulonia e una catalpa viola. Così se magari quando cresci l'albizia ti sta antipatica puoi sempre dire che gli alberi tuoi sono gli altri due. O uno solo. Libero di scegliere in democrazia.
Di sotto infine, dove c'è la tua capanna (che poi sarebbe la nostra serra) toccherà di fare il famoso vialetto con le amelie nate dai semi della Clara. Anche questa è una bella storia. Anche questa merita un capitolo a parte in futuro. Se ti sbrighi a uscire ti ci porto da Clara, promesso.
E infine ci stanno tutti quei vasi di poveri orfanelli che adesso vivono in veranda ma che aspettano dimora. Scapperà fuori un bel mazzo vedrai per interrarli tutti. E non di fiori.
Insomma Tommasì, come potrai ben notare qua da fare non manca mai. In questo momento però i cantieri sono in pausa, si sogna e si progetta e niente più.
E tu sei al centro di ogni pensata.
Sia chiaro però, non ti sentire il peso del mondo sulle spalle, il nostro è amore e basta. E vorremmo solamente che tu possa essere il più sereno possibile. Felice quanto basta. Realizzato in ciò che vorrai. Tutto il resto viene dopo. O non viene per niente. Poco importa.
Ci si vede quindi presto Omino di pietra (soprannome della settimana). Fammi sapere come sei messo a impegni. Per me domani sarebbe perfetto. Ma magari se preferisci un altro giorno sposto due cosette...
Carmine Quirico
0 notes
Text
Ieri sono andato ad un DHL Store nel centro di Roma per organizzare una spedizione dall'Italia verso un posto che forse verrà reso noto qui un giorno, chissà :)
Ed è un peccato che non attivi mai il registratore prima di entrare, perché ci sarebbe uscito un audio spassosissimo, che proverò a trascrivere sulla base dei ricordi.
Comunque, si presenta davanti ai miei occhi uno alto due metri, con due spalle tipo armadio a 5 ante e il barbone.
Io: buongiorno DHL: che te serve? Io: dovrei inviare un pacco in ****** DHL: embè? Io: ho letto un po' su Internet come funziona, ma volevo chiedere a Lei più nel dettaglio DHL: guarda, lassa 'sta Internette che dicono solo fregnacce, te lo dico come lo devi da fa' Io: ok, io avrei già il pacco ... DHL: CHE C'HAI TEEEE? (mano all'orecchio) Io: no, dico, ho già gli articoli e sto preparando il pacco DHL: allora nun se semo capiti Io: in che senso, scusi? DHL: IL PACCO TE LO DEVO DA FA' IO (mano a cucchiara), ve conosco a voi, fate la dichiarazione e scrivete le cazzate, dite 4 articoli e ce ne mettete 10! Io: (lungi da me discutere con uno che con un ceffone mi avrebbe spedito al Mesozoico) no, ma guardi, nessun problema, ho già una lista con i pesi che posso mostrarle ... DHL: famme vede' 'sta lista, annamo daje, che devi manna'? Io: il grosso sono alimenti DHL: annamo bene (guarda la lista con fare sospetto) ... ok, diciamo che se po' fa' ... Io: ecco, io avrei una domanda sui formaggi stagionati ... DHL: NONEEEEE (mano in fronte), lassa perde, per l'amor de DDIO, te dico, una volta è venuta qua una signora, voleva manna' i formaggi in *******, me dice "mettemo drai ciiis", ma che metti, glie dico, a signo', stamo a fa' 'na cazzata, nooo, "ma noi lo acquattamo in un angoletto", glie faccio a signo', qua nun se acquatta gniente, quelli se ne accorgono, oh, che te lo dico a fa', GLIEL'HANNO TIRATO APPRESSO-OOOO (mano a cucchiaia) Io: ok, niente formaggi, nessun problema DHL: piuttosto dimme er CAP di dove lo devi manna', famo 'na simulazione Io: ahia, non me lo ricordo di preciso, può scegliere un CAP a caso di ******, tanto se ci balla una differenza non è un problema DHL: A CASO DE CHE? (mano all'orecchio) a vie' qua! (mi fa andare alla sua postazione, dove posso vedere il monitor), qua ce sta 'na valanga de CAP, che cazzo metti a caso?! Io: capisco, ma proviamoci, altrimenti non saprei cosa dirle DHL: e vabbè ... ma dimme un po', ma te che fai, chi sei, da dove vieni? Io: vivo in Germania, sono qui per le vacanze DHL: IN GERMANIA? Che belli siete, 'ste spedizioni ve costano meno della metà, LI MORTACCI VOSTRI (mano tesa verso di me) Io: ah sì? DHL: E NO, che te dico bbugiie (con la "g" moscia). Ma poi che cazzo ce fai qua, che se sta così bene lì? Io: eh sì, ma mi manca il mare DHL: ma che cazzo staje a di', er mare, che mo' sai dove vado in ferie? 10 GIORNI IN SCOZIAAAA (mano a cucchiaia) comunque, guarda, a volerte tratta', oh, guardame, prezzo da listino, eh, qua te viene a fa' amico mio ***** Io: (AFACC 'RO CAZZ) ah, insomma ... DHL: stamme a senti', famo 'na bella cosa, te fatte Ferragosto, tanto mo' 'sti giorni stamo chiusi, portame a roba te dico giorno 16, 17, te faccio io il pacco e te sistemo tutto Io: ok, credo si possa fare DHL: e annamo su, che lo mannamo 'sto pacco Io: perfetto, allora ci vediamo dopo Ferragosto, altrettante buone ferie, a presto DHL: CIAO BELLO, TANTE BELLE COSE Io: (uscendo dal negozio)
#però a suo modo è stato utile per fare le prossime scelte#se ci fosse stato Mario Brega al posto suo sarebbe stato il momento più bello della mia vita
14 notes
·
View notes
Link
“Questa è l’ultima riga, l’ultima riga che scrivo per te...”
Tommà, se ci riesci davvero sei il mio mito. Io sono sette anni che continuo a ripromettermi che questa sarà l’ultima riga che scrivo per lui, ma niente... niente proprio.
“Tanto lo so che non c’è gusto se non soffro un po’: lasciala andare, tanto lo so che non ci volo o che non sogno se non ci sto senza...”
Insomma... non c’è via d’uscita, se semo capiti.
#Senza#thegiornalisti#Spotify#sempre lui in testa#sette anni basteranno per toglierselo dalla testa?
3 notes
·
View notes
Text
“Doveva scrivere la storia del mondo in poesia, cambiare il mondo, cosa gliene importava della cold cream pubblicata da Poetry e dal New Yorker?”. Su Pound, ancora. Dialogo con Massimo Bacigalupo
Sessant’anni fa Mondadori usciva con una edizione delle Poesie scelte di Ezra Pound introdotte da Thomas S. Eliot che, con scaltra prudenza, esaltava l’uomo di cultura, l’animatore & l’agitatore (“Se non fosse stato per l’opera che Pound svolse negli anni di cui ho parlato, l’isolamento della poesia americana, e quella dei singoli poeti, avrebbe potuto continuare a lungo”), tacendo il genio del poeta (“Ho espresso prima d’ora l’opinione che la grandezza di un poeta non è problema da sollevarsi da parte dei critici del suo tempo: è soltanto dopo che egli è morto…” e bla bla bla). Soprattutto, il bravo Alfredo Rizzardi – nel pasticcio antologico c’erano brandelli da Personae, da Lustra, Cathay, “Mauberley” e dai Cantos – sanciva l’impossibilità di discernere il grano autobiografico da quello lirico, la poesia dal mito del poeta, il fatto dalla chiacchiera. “Il lettore che si volga alla vita di Ezra Pound con la speranza di trovare la chiave di tanti versi impenetrabili dei Cantos, si perderà in una selva di mezze-verità, quasi-leggende, di episodi passati di bocca in bocca e di orecchio in orecchio prima di venir fissati sulla carta. E ancor più confuso sarà da quei fatti obbiettivi, che, riferiti a Ezra Pound, acquistano tutto il sapore di una leggenda”. Con gioia da astronauta e sapienza da entomologo, piuttosto, Massimo Bacigalupo, da anni, rintraccia negli anfratti dei testi di Pound – basti pensare ai XXX Cantos editi da Guanda e ai Canti postumi per Mondadori – le fonti, i nodi biografici, le svagate nudità, l’autentico della vita. Per la Clemson University Press, negli States, ha da poco pubblicato Ezra Pound, Italy, and The Cantos, in cui, appunto, si allinea il repertorio di “materiali italiani impiegati nella costruzione della sua opera epica più ambiziosa, I Cantos: paesaggi, opere d’arte, storia, persone, eventi politici”. Il libro – un sunto del lavoro molteplice di Bacigalupo nell’opera di Pound – attraversa le città ‘poundiane’, Rapallo, Venezia, Roma, gli incontri con Dante, Eugenio Montale, Carlo Izzo, l’evidenza delle muse, H.D., ‘La Martinelli’. Ezra amava l’Italia, atterrò a Venezia nel 1908, dove pubblica A lume spento, e a Venezia, il destino ha forma di anello e di collare, è sepolto. Ha scritto in italiano. Ha tradotto i poeti italiani, da Francesco d’Assisi a Metastasio, Michelangelo e Leopardi. Gli piaceva l’ormai dimenticato Saturno Montanari, rendendolo, in inglese, più cool (“When the light/ goes, men shut behind blinds/ their life, to die for a night”); si congratulò con Ungaretti “per aver sopravvissuto alle vicissitudini di una difficile epoca”. (d.b.)
Massimo Bacigalupo & Ezra Pound (photo Juan Leyvac)
La storia poetica di Pound comincia a finisce a Venezia, dove muore e pubblica la prima placca. Eppure, nonostante la permanenza e le vicissitudini italiane, Ezra resta un poeta ‘americano’, dell’altro mondo. Chiedo a lei, allora, quanto l’Italia abbia influenzato Pound e quanto lui resti ermeticamente statunitense.
Credo che Pound fosse molto dipendente dall’ambiente che lo circondava, lo introiettava come parte della sua biografia sovranazionale. Aveva avuto una formazione storica e filologica rivolta al mondo romanzo, da ciò il suo frequentare vecchie carte italiane per trovarvi miti e storie, come aveva fatto il vittoriano Browning. C’è l’innamoramento di Sigismondo Malatesta, amante, guerriero, mecenate, edificatore di templi, che porta alla composizione di quattro intricatissimi canti (VIII-XI) intorno al 1922, proprio quando Eliot scrive e pubblica The Waste Land. Io ho tradotto per Guanda i XXX Cantos (cioè Canti I-XXX, 1930) e ho dovuto consultare i documenti quattrocenteschi compulsati ed eccentricamente rielaborati da Pound, pubblicando a fronte del testo inglese quando possibile gli originali. Il Bandello, che so. I versi dedicati da Sigismondo all’amata. Una lettera attribuita al Pisanello. È affascinante ritrovare queste voci in un italiano che non è più il nostro, saporito, ed è questo tratto pittoresco e gagliardo che piaceva all’esuberante Ezra: “I palafreni bianchi, / con dodici donzelle tutte a cavallo / vestite di verde a una livrea; / sotto un baldacchino, argentato a punti grossi”. Questo è il mio italiano ricomposto da qualche cronaca riminese. L’inglese: “The small white horses, the / Twelve girls riding in order, green satin in pannier’s habits, / Under the baldachino, silver’d with heavy stitches…”. Non è curioso seguire queste interferenze di testi? Gianfranco Contini scrisse con sconcerto dei Canti senesi (XLII-XLIV), trascritti in parte da documenti relativi alla fondazione del Monte dei Paschi. Pound è un poeta didattico, come del resto quasi sempre gli americani (anche Stevens!), e Malatesta sta per la fecondità ritrovata nel passato che si oppone alla terra guasta del presente. Idem il Monte dei Paschi, che sarebbe fondato sui pascoli (la natura produttiva, l’ambiente) e non sulla finanza usuraia (siamo ormai a metà anni ’30). Italiano o americano? I suoi occhi sono sempre quelli di un forestiero che però come l’amico Hemingway è convinto di conoscere tutti i segreti comportamentali dei nativi, i ristoranti e monumenti da non mancare, le battute, le parole chiave. Beata ingenuità. Per questi visitatori il cattolicesimo era una religione paganeggiante e tollerante, molto meglio dell’odiato episcopalismo protestante in cui erano stati battezzati. Insomma Pound presumeva di capire l’Italia meglio degli italiani, anche il fascismo, che trattava alla stregua di una delle sue tante vantate scoperte. Ma per questa passione storica e archivistica i Canti rinascimentali sono destinati a rimanere scarsamente compresi dai lettori di lingua inglese cui sono destinati, mentre gli storici e critici italiani che possiedono le due lingue non si sono mai avventurati sulle tracce di Pound negli archivi. Lo può fare però il lettore sfegatato dei XXX Cantos, con esiti suggestivi: una poesia di parole e frammenti fra lingue diverse e strane. Ma come dicevo, se c’è oscurità è solo nei dettagli. L’intenzione di Pound, la sua impetuosa convinzione da comunicare, è sempre chiara. Prima della battaglia Sigismondo è un capitano spiccio e deciso: “Loro sono più giente assai che noi semo, / ma noi semo più homini” (“They’ve got a bigger army, / but there are more men in our camp”, Canto X). (Sono fiero di aver reperito la battuta originale.) È la stessa retorica dell’Enrico V di Shakespeare ad Agincourt, nella sua guerra di conquista. E addirittura nei Canti LXXII-LXXIII scritti in italiano nel 1944-45 il poeta attraverso uno dei suoi fantasmi medievali promette la rivincita alle armate di Salò: “Dove il teschio canta / Torneranno i fanti, torneranno le bandiere”. Nessun dubbio che Pound abbia scritto anche centinaia di pagine nel suo italiano. Il torrente era sempre in piena, e trascinava i materiali, a volte raccapriccianti, offerti dai tempi. Un vero fenomeno.
Non mi pare avesse le idee chiare sui contemporanei, il grande Ezra: elogia Enrico Pea (e ci sta), traduce Saturno Montanari e Ugo Fasolo, ma pare ignorare il resto. Come ‘legge’ gli italiani Pound?
Era anche interessato a Federico Tozzi, forse a quanto gli sembrava più vigoroso e dialettale. Montanari era un giovane morto in guerra i cui versi gli furono mandati dal padre. Le versioni di Montanari hanno poco in comune con i malinconici e convenzionali originali, ricordano le coeve versioni dello Shijing. Diffidava dell’intellettualismo, del crepuscolarismo, e aveva le sue bestie nere nei francesi cari a Solaria, Proust e compagnia bella. Preferiva ovviamente il poeta guerriero D’Annunzio, e in Francia Jean Cocteau. Sicché non credo abbia mai sfogliato gli Ossi di seppia e se l’avesse fatto non li avrebbe capiti per l’italiano involuto e non li avrebbe amati per il sapore di eliotiana sterilità. (Montale invece lesse con attenzione e apprezzò Personae e i Canti pisani). Anche Ungaretti non sembra essere entrato nel suo orizzonte, per quanto sia stato ospite a Siena dei Vivante, che erano amici di Montale, Ungaretti, Sbarbaro, Irma Brandeis (e dei miei genitori, che proprio a Siena si conobbero). Del resto Pound era egualmente disinteressato ai poeti americani delle generazioni successive, con poche eccezioni. Doveva scrivere la storia del mondo in poesia, addirittura cambiare il mondo, cosa gliene importava della “cold cream” pubblicata da “Poetry” e dal “New Yorker”? Faceva parziale eccezione per Robert Lowell, che lo venerava e trattava alla pari, da pazzo a pazzo.
Qual è il luogo, il panorama italiano che più s’imprime nella mente poetica di Pound?
I Cantos sono un vero e proprio viaggio in Italia, un rosario di nomi fascinosi, collegati a chissà quali ricordi. “Venne Madame Lucrezia / e sul retro della porta a Cesena / sono, o erano, ancora le iniziali / joli quart d’heure (nella Malatestiana) / Torquato dove sei?” (LXXIV). Chissà se qualcuno ha mai trovato queste iniziali nella splendida Biblioteca Malatestiana di Cesena (che senz’altro vale la visita) e a chi si riferiscono (a Lucrezia Borgia?), e se il “joli quart d’heure” sia stato vissuto da quella dama o dallo stresso poeta, e con chi. Comunque avremmo voluto esserci. Pound non si stanca di registrare i suoi “jolis quarts d’heure” di uomo onnivoro fra libri, persone, paesaggi. È questa sua gioia e convinzione che essa sia esemplare e raccontabile a rendercelo caro. E la curiosità di seguire questi cenni, di entrare con lui nel labirinto, spesso piacevole. “Sicché sognando di Bracelonde e di Perugia / e della grande fontana nella Piazza / e del gatto del vecchio Bulagaio che con un salto tempestivo / poteva girare la leva della maniglia…” (LXXXIII). Non è bellissimo? Una volta che ero a Perugia con due simpatiche amiche scoprii (forse l’aveva già detto Contini) che Bulagaio è (o era) un quartiere povero con una mensa per studenti e una splendida vista sulle colline. Il gatto non c’era più, ma ormai sarà celebrato per sempre (se qualcuno ancora leggerà poesia e i Canti pisani e si dirà “ah sì, Perugia, ah sì è la fontana, ah sì il gatto…���). Il lettore è chiamato a condividere. Fin quando avverrà? I Cantos raccolgono tutto questo a futura memoria. Come Hemingway nelle sue memorie spagnole. Jolis quarts d’heure. Chiaro che poi Venezia appare con maggiore rilievo di altri luoghi. I Canti XXIV-XXVI (pesantini da tradurre in quanto lungagni) ne fanno la storia scorciata, poi nei Pisani ci sono le memorie personali. Ma già nel Canto XXVI lui interrompe le trascrizioni per dirci tutto trepido: “Ed io venni qui / nella mia gioventù / e mi stesi là sotto il coccodrillo / presso la colonna, guardando a Est il venerdì, / e dissi: Domani mi coricherò sul lato sud / e dopodomani a sudovest / e di notte cantavano nelle gondole…”. Non è troppo lontano da Byron, forse meno spiritoso. Altri quarti d’ora. Già Whitman apriva Foglie d’erba proponendosi di oziare: “I loafe and invite my soul”. È la polemica coll’etica mercantile protestante, tutta lavoro e utile. Io me la prendo comoda a Venezia, sotto il “coccodrillo”, che in realtà è il drago sulla colonna di San Todaro, agli Schiavoni. Sicché passando ai Pisani troviamo: “and by the column of Todero / shd I shift to the other side / or wait 24 hours” (“e presso la colonna di Todero / dovrei passare dall’altra parte / o aspettare 24 ore?”). E continua il diario del prigioniero: “libero allora, questa la differenza / nel grande ghetto, integro / e il nuovo ponte dell’era dove stava il vecchio orrore…” (LXXVI). Dunque passeggiamo per Venezia, dagli Schiavoni al Ponte dell’Accademia che durante l’“era” (E.F.) sostituì quello metallico precedente e tuttora fa la sua figura. Ho dovuto apprendere dai veneziani che Todero (Teodoro) lo pronunciano Tòdero. Si imparano tante cose seguendo i consigli dell’esperto viaggiatore Pound. Paesaggio e storia, nomi dalla pronuncia ignota (per non parlare del cinese). Come fa il lettore americano a districarsi, a leggere ad alta voce? Per questo il contributo più importante alla comprensione dei Cantos sarebbe registrarne una lettura fatta da persona informata. In questi giorni la figlia Mary compie 95 anni. Chiederle se vuole registrare almeno qualche pagina sistematicamente? All’Università di Edimburgo c’è una ricerca finanziata (diretta da Roxana Preda), The Cantos Project, arrivata per ora alla Quinta decade (XLII-LI) e accessibile on line, che commenta il poema riga per riga e affianca letture registrate del testo. Non ho verificato l’attendibilità di queste, ma nel complesso il materiale offerto è interessantissimo, specie la corrispondenza relativa alla composizione. Pound specie agli inizi è alla ricerca di temi e scrive agli amici che se hanno qualche idea gliela comunichino. È solo allo scoccare del 1930 che perde la testa per l’economia e vede chiara la sua fallimentare missione. Il Canto XLV dell’Usura, che segue quelli sul Monte dei Paschi. Prima la ricerca, poi la conclusione, l’invettiva. Per tornare ai paesaggi, nel mio libro dedico quattro capitoli ai luoghi: Rapallo, Venezia, Roma, il “mondo verde” (“Apprendi dal mondo verde qual è il tuo posto / nella scala dell’invenzione e l’arte vera”, LXXXI). Non c’è dubbio che la Liguria abbia un ruolo prominente, Pound vi viveva e scriveva, innamorandosi del paesaggio marino e collinare e osservando i riti di pescatori e contadini, il loro (ai suoi occhi) paganesimo erotico. Altri bei momenti raccontati con parole sparpagliate sulla pagina: “Amata, / amate le ore brododaktulos / contro la mezza luce della finestra / con il mare di là che segna l’orizzonte / le contre-jour la linea del cammeo…”. Un momento condiviso con l’amata, le ore che contano in tutta una vita. Nel finale del Gattopardo il Principe morente ricorda i pochi momenti importanti della sua lunga esistenza, la giovane amante, la caccia, il nipote vivace, poco altro. E magari basta.
Pound e le donne. Da ‘La Martinelli’, fascinosa e fragile, a H.D. Come entra la donna nei Cantos, cosa ha scoperto rispetto a queste frequentazioni poundiane?
Il Canto I celebra in conclusione Afrodite con i monili d’oro e cita anche Circe dai bei capelli. Il Canto CXVI che è l’ultimo si chiude con un segno di Venere, “il filo d’oro nell’ordito / al Vicolo d’Oro, Tigullio”. Se venite a Rapallo troverete nel vecchio centro un tempo degradato il Vico dell’oro, che non ha nulla di speciale ma è come uno dei segnali dell’amata, del senso (il filo d’Arianna), che Montale registra nei Mottetti. Pound godé della devozione della moglie inglese, pittrice, e della compagna americana, violinista e madre di sua figlia. Un po’ furbescamenrte scrisse in un frammento pisano: “Se sai mantenere la pace fra quelle due gattacce / non avrai problemi a governare un impero”. In realtà furono un po’ loro a governare lui, certo a dargli ascolto e agio di scrivere, con fede incrollabile e anche spirito di sacrificio. La Martinelli fu un amoretto irlandese del periodo del manicomio di Washington. Servì a Pound per comporre le pagine più belle degli anni ’50. “Da sotto il mucchio di macerie / mi elevasti, / dalla lama ottusa oltre il dolore / mi elevasti…” (XC). “È una delle più belle poesie d’amore in lingua inglese” disse Pound alla Martinelli quando gliela lesse con le lacrime agli occhi. Non peccava di umiltà, anche se “Pull down thy vanity” (strappa da te la vanità, Canto LXXXI) è un bel principio da mandare a mente, che uno si sforza di sottoscrivere. Come in ogni cosa, Pound amava a modo suo, in realtà trattava le compagne come collaboratrici. Nelle lettere niente effusioni, solo indicazioni di cose che devono fare per sé stesse e per lui. Ma nella poesia si sente quanto esse gli abbiano dato: “La generosità, infinita, delle sue mani” (CXIV). La poesia non ci sarebbe senza queste presenze.
In ogni senso, poetico, storico, umano, il percorso di Pound sembra quello di un uomo trafitto e infine sconfitto dalla Storia, anche letteraria (lo si studia, ma come inscatolandolo, per impossibilità di replica, nel secolo che fu). Che cosa ci dice, oggi, il grande poeta?
La ricerca pervicace del senso e dell’espressione, il tentativo di comprendere la storia, la capacità di appassionarsi, di buttarsi in nuove avventure, il cinese… “Ho fatto forse un po’ di poesia rozza, di terz’ordine. Qualche volta ho trovato forse un po’ di sentimento di malinconia popolare”. Così Pound in italiano nel 1964 presentando a Venezia la traduzione italiana delle sue Confucian Odes. Che aveva appunto tentato di tradurre con movenze popolareggianti. Aveva perso la capacità di credere nel grande progetto poematico che l’aveva sempre retto. Di credere in sé stesso. Però diceva anche ciò che aveva sempre sostenuto: “Nulla conta se non la qualità dell’affetto / che ha scavato la traccia nella mente” (LXXVI). Un poeta poi vale per i cinque o cinquanta versi memorabili che ci ha lasciato. E in Pound se ne trovano non pochi, come si è visto dalle precedenti citazioni. La lingua ha assunto quella forma una volta per tutte, quella voce ha parlato, pronunciato, fra sbalzi ed errori, ha saputo trovare la nota giusta. Non “una delle più belle poesia d’amore in lingua inglese” ma “un po’ di sentimento di malinconia popolare”. E poi Pound sa giocare. Sono tanti i suoi toni, quelli che ha saputo registrare. “E tre ragazzini su tre biciclette / le diedero dei buffetti sul sedere giovane nel passare / prima che si rimettesse dalla prima botta / ce sont les moeurs de Lutèce” (LXXX). Nella prima coraggiosa traduzione dei Pisani di Afredo Rizzardi, “young fanny” era reso “giovane pube”, e ancora è così nella ristampa corrente (Garzanti, con premessa di Raboni). Buffetti sul giovane pube?! Difficoltà che si aggiunge a difficoltà. E la battuta in francese? Ma già questa scenetta potrà riconciliarci con Pound. Non ci sono molti classici del Novecento con pagine così sbarazzine. C’è l’Ulisse.
Soprattutto, che cosa resta da studiare (o cosa lei sta studiando) di Pound?
Progetti? Una nuova traduzione dei Canti pisani potrebbe valere la pena. Ma intanto quando mi capita do un’occhiata al microfilm del testo manoscritto composto nell’estate 1945 presso Pisa. Non a Coltano, come dicono molti, sbagliando a volte interessatamente, ma ad Arena Metato dove erano reclusi e “rieducati”, talvolta giustiziati, i militari statunitensi rei. Lui scriveva in quel suo elegante corsivo e poi quando ricopiò a macchina il testo che oggi leggiamo non di rado saltava qualche riga creando nuove combinazioni impensate, che in fondo nell’autografo non c’erano. Così si ha l’emozione di seguire quel pensiero-scrittura. Ecco in traduzione qualche verso espunto che cito nel mio libro, legato al paesaggio ligure in cui ho conosciuto e amato Pound, e che con lui condivido: “e l’eucalipto sta per la memoria / finché una bacca di esso rimanga / salendo da Rapallo / dove Pirra abbraccia Deucalione / Bauci / Filemone / e il sentiero porta all’orlo del crinale – / sotto gli ulivi / presso cipressi – /mare Tirreno, / e il Manico del Lume / a quando? – / l’erba intorno al palo della tenda / si muove nel vento tirreno – / aspetto la diana – / Oltre Malmaison il campo presso il fiume con i tavoli”. Ho indicato in grassetto i versi che non si leggono nel testo a stampa del Canto LXXIV, in corsivo le parole italiane nell’originale. Il Manico del Lume è un monte alle spalle di Rapallo piuttosto impervio. La bacca di eucalipto è spesso ricordata nei Pisani come un talismano che il poeta portò con sé quando fu arrestato. È tutto quello, ci dice nel Canto LXXXX, che porterà con sé quando lascerà l’Italia (“se la lascerò”). Ma quando partì nella sua valigetta c’erano anche i quaderni con questi versi.
L'articolo “Doveva scrivere la storia del mondo in poesia, cambiare il mondo, cosa gliene importava della cold cream pubblicata da Poetry e dal New Yorker?”. Su Pound, ancora. Dialogo con Massimo Bacigalupo proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3feCWJ6
0 notes
Text
Pentesilea è perplessa.
Caro Tumblr,
ma perché certe tette sì e le mie no???
No aspe'.
Non le 'mie' mie eh.
Vabbè... se semo capiti!!!!
Pentesilea
17 notes
·
View notes
Text
Un anno fa... i Fleetwood Mac. Ho speso tutto per loro, albergo, volo, biglietto del concerto. Ma per Stevie Nicks avrei aperto pure un mutuo.
Ero partito pure lasciando tutto il vicinato senza Internet, non sapevo che il costruttore, nel 1970, aveva fatto passare il cavo di casa in casa, e l'ho tranciato di netto. Opla', poi direzione Berlino. La Waldbühne, un'acqua che Odino la mandava. Ma c'erano anche i Pretenders, che hanno fatto da apertura! 😍
Sempre deve finire sto' Covid... ho una voglia di concerti, che andrei pure a vedere Justin Bieber. Vabbè, sto provocando, ma se semo capiti.
26 notes
·
View notes
Text
Post ansiogeno - a.k.a. Matrix IV Resfigated
Da un’idea di @mostri-ciattolo e uno spunto di @sinpleasuresworld, facendo una passeggiata nei boschi mi è venuto in mente questo post, sperando che possa essere una parentesi di risate per tutti, di riflessione per qualcuno e di sollievo per chi ne ha bisogno.
Come recita @notseriously-mica, questo post può contenere tracce di ironia e frutta a guscio.
Molte delle persone che leggo qui sono universitari o laureati da poco, quindi, siccome un Papero da fiume non ha nulla da dirvi riguardo alle sfighe dello studio, per semplificare il post ambiento il tutto all’istante dopo la laurea.
Ottimo, avete il vostro sudato foglio, tocca a voi, pronti a fare il mazzo a tutti. Mentre cercate lavoro su Internet, una notte vi addormentate sulla tastiera. All’improvviso vi trovate in una stanza verde, manette ai polsi, con due agenti che vi osservano, ed entra un terzo. Si siede, apre un faldone, e vi dice:
“Mr. Anderson, da quello che leggo qui, lei conduce due vite. In una, lei è stato uno studente modello, cresciuto in una famiglia normale, dove fa anche del volontariato e ha vinto la Coppa di Atletica del paesello. L’altra invece la passa su Tumblr, col nome di lassateme-perde, dove accusa la società che le abbiamo posto davanti di essere ingiusta, e continua a fare proseliti su come combattere il sistema. Una di queste vite ha un futuro ... l’altra, no.”.
Ovviamente la vostra risposta spavalda è:
“Io me ne frego dei suoi metodi da Gestapo del cazzo! Intanto le mostro il mio dito medio, e mi fa fare la mia fottuta telefonata”.
A questo punto, il nostro personaggio immaginario, che chiameremo con un guizzo di fantasia Agente Smith, vi infila una cimice, ma stavolta non per l’ombelico, ma su per il ... ok, se semo capiti.
All’improvviso vi risvegliate, e vi è arrivata un’email. Felicità top, vi chiamano per un colloquio dall’altro lato dell’Italia. Certo, vi mancherà mamma’, machisenefotte, io voglio essere indipendente e guadagnare schifosamente!
Belli felici, vi avviate al colloquio. Vi accoglie uno che è preciso preciso all’Agente Smith. Ma lì minimizzate, chi non ha un sosia nella vita. Lui apre un faldone, e chiede:
“Mr. Anderson, benvenuto. Mi racconti di lei.”
Snocciolate tutta la vostra cultura, Nikola Tesla vi fa una pippa, avete appena messo in discussione la Relatività Ristretta e il Time vi ha dedicato una pagina, che avete allegato al curriculum. Ma lui si guarda le unghie, risponde al cellulare, fa una battuta sessista alla ragazza gnocca della reception, si gratta pure il pacco, e poi vi interrompe con un:
“Va bene, le diamo 23.000 euro lordi all’anno, con un contratto a tempo determinato. Perché noi crediamo in lei, Mr. Anderson, so già che lei farà grandi cose.”
Al che voi chiederete maggiori informazioni ...
“Mr. Anderson, lei conduce due vite ...”
E voi, memori del trattamento:
“No, lasci stare, ho afferrato. Va bene così”.
Machisenefotte, avete un lavoro! Oh, cazz, 23.000 euro lordi, e chi li ha visti mai!
Realizzate sul posto che vi siete avviati così, alla cazzo, da casa, senza cercare un riparo per le intemperie. Sotto con gli annunci di casa, dicendo a voi stessi “ma col cazzo che torno a convivere con gli inquilini, adesso ho una vita!”. Durante la ricerca vi arrangiate da un amico.
Al primo giorno di lavoro, vi accoglie il vostro capo, pelato ma con i capelli ai lati della testa (sono tutti così), e questo è il vostro primo dialogo:
Lui: Cristo, un rifiuto dell’università, potrei pure morire ...
Voi: Come la devo chiamare?
Lui: Chiamami DIO!
(chi indovina da quale film è preso questo dialogo ha una birra pagata).
Inizia a mancarvi mamma’, ma siete troppo orgogliosi per tornare indietro.
Alla prima busta paga realizzate che tra IRPEF, TFR, contributi pensionistici a perdere, tassazione regionale, S.S.N., assicurazioni, spaludamento della Padana, contributo per salvare il Panda in estinzione e il lifting di Barbara d’Urso, non arrivate manco a 1.200 netti. Si torna a convivere.
Però siete ottimisti, e pensate “vabbè, gli inizi sono difficili per tutti, pure all’Uni era così, ma adesso ci rifacciamo. Un paio di anni di lavoro, e potrò avere una casa mia!”.
Dopo due anni avete messo qualcosa da parte, mangiando come uno scoiattolo e inventando problemi gastrointestinali quando vi invitavano ad andare al cinema.
Trovate un appartamento da 35 mq. netti, roba che l’ONU invocherebbe la Tortura e il Mancato Rispetto dei Diritti Umani, ma sticazzi l’ONU, chi cazz se l’è cagato mai, io voglio andare a vivere da solo. E’ perfetto.
Andate in Banca, vi accoglie il Direttore. Uguale uguale all’Agente Smith pure lui, iniziate a sentire odore di bruciato. Ma adesso avete altri cazzi per la testa, non c’è tempo per fare dietrologie.
“Mr. Anderson, così lei vuole aprire un mutuo...”
Voi spiegate che è necessario per costruire la vostra vita, per iniziare ad investire sul vostro futuro, che è importante per la società investire sui giovani, siete i futuri pilastri dell’economia. Ma lui si guarda le unghie, risponde al cellulare, fa una battuta sessista alla cassiera gnocca allo sportello 2, si gratta pure il pacco, e poi vi interrompe con un:
“Firmi qui per avere 100.000 euro a tasso fisso, da restituire in 20 anni, dietro consegna della sua vita, quella dei suoi genitori, il vostro casolare in campagna, e diritto di disporre del vostro corpo dopo la morte.”
Vi lamentate che le condizioni sono eccessive, visto il vostro magro stipendio, ma lui:
“Mr. Anderson, lei conduce due vite ...”
Ringraziate il Santo Direttore e vi avviate all’uscita, pensando “massì, fa il suo lavoro ... poi adesso chiedo l’aumento al capo, e un po’ alla volta lo ripago”.
Vi rivolgete al capo, dicendo “lavoro qui da due anni, mai una vacanza, mai una malattia, lavoro anche nei weekend, ho dato il massimo, credo che debba essere riconosciuto il mio contributo in azienda!”
Al che lui si incazza, vi molla 2.000 euro lordi in più all’anno (che il Governo si fotterà il mese seguente con una finanziaria Lacrime e Sangue), e vi dice
“Non mi piaci Mr. Anderson. Ricordati che da oggi ti tengo d’occhio ... ricordati che DIO TI GUARDA!”
Dio e la Madonna solo sanno come avete fatto, ma siete riusciti a trovare una auto usata d’occasione, e vi caricate di altre rate. Tanto chi non ha debiti in Italia!!!
Alla prima uscita, beccate in pieno una buca grande quanto l’Etna, spaccate il semiasse, cerchione e ruote. Andate dal meccanico bestemmiando tutti i Santi in maniera periodica. Non ci crederete, embe’, Agente Smith pure lui. Non è possibile, cazzo!
“Mr. Anderson, qui c’è da rifare la testata del motore.”
Vi lamentate che si è rotto solo il semiasse, non siete esperti di meccanica, ma che cazzo c’entra la testata, ma lui si guarda le unghie, risponde al cellulare, fa una battuta sessista alla segretaria all’accettazione, si gratta pure il pacco, e poi vi interrompe con un:
“Mr. Anderson, lei conduce due vite ...”
Vi fate mettere anche i neon sotto le ruote, erano in offerta.
Risolta la casa, l’auto, il lavoro, siete esausti. Non avete avuto 5 minuti per voi, vi meritate una vacanza. Che belli sarebbero gli USA! New York, il vostro sogno da piccoli. Agenzia di viaggi, massì, chissenefrega! Non si vive per lavorare, si lavora per vivere!
Ormai vi siete rotti il cazzo di vedere Agenti Smith dovunque, ma tanto, in qualsiasi agenzia viaggi andate, c’è sempre lui. Ma stranamente, stavolta, non ha quella solita faccia da stronzo, anzi, vi offre anche il caffè, vi fa sentire importanti, padroni delle vostre scelte. Sì, Broadway, Times Square, tutto fighissimo. Tornate a casa con i biglietti e un sogno.
Ad una settimana dalla partenza, con già il poster del Boss nella valigia, si abbatte un tifone di quelli che non si erano mai visti prima, si innalzano i mari, New York sotto 10 mt. d’acqua, un troiaio assurdo. Il telefono squilla:
“Mr. Anderson, noi avevamo fatto l’assicurazione contro lo scioglimento della calotta polare artica? No? Male. Beh, le vengo incontro, le propongo come ripiego un weekend a Venezia”.
Al che fate notare che un viaggio a New York non c’entra proprio un cazzo con un weekend a Venezia, ma lui (anche se non lo vedete perché al telefono) si guarda le unghie, risponde al cellulare, fa una battuta sessista alla tipa del video di Pornhub che sta guardando, si gratta pure il pacco, e poi vi interrompe con un:
“Mr. Anderson, devo ricordarle quante vite conduce?”
Prendete l’opzione All-You-Can-Gondola, con una differenza di altri 200 euro.
E l’Agente Smith lo ritroverete al CAF, sarà il vostro dottore che vi dirà che avete il colesterolo a palla e quindi niente più pecorino romano, fino al giorno che vi ritroverete a guardare una Mara Venier virtuale su Rai 1, con una copertina sui piedi e un infermiere Agente Smith, ma ormai non capite più nulla e vi ostinate a chiamarlo “mamma”.
-------
Ovviamente è tutto uno scherzo, anche se alcuni dei fatti elencati sono presi dalla mia vita, altri gonfiati esageratamente per renderli buffi. Giusto per dirvi che di sfighe ne abbiamo a mazzi, tutti, in tutte le fasi della nostra vita, e abbiamo a mio parere tre scelte: ignorarle, fasciarci la testa, o incazzarci un giorno sì e uno no. Io ho scelto la terza.
25 notes
·
View notes