#ma quanto è tenero???
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animapunkocchidipeterpan · 3 months ago
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Tenero Rich Ciolino 🫶🫶🫶🫶
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Sottomessa, come tu mi vuoi
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Eccomi: sono arrivata a casa tua dal lavoro. Mi spoglio e come tu comandi non farò neppure una doccia, perché quando facciamo l'amore a te piace sentire il mio odore naturale. E mi annusi ovunque: ti eccita, lo so. Non lo ammetterò mai di persona, perciò te lo scrivo mentre ti aspetto in questa e-mail che leggerai domani, ma questa cosa mi fa andare fuori di testa. Mi lusinga e mi fa sentire di avere un notevole potere su di te. Sento che ti piaccio in quanto femmina in calore. Ora mi lubrificherò nella zona anale. Sai: tu sei un po'… “ingombrante” e non è che io non gradisca, ma voglio agevolare la tua penetrazione senza dover soffrire per la notevole dilatazione del mio ano quando accolgo il tuo cazzo.
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E giuro che mi piace un casino, quando lo facciamo lentamente e con gentilezza: sento che decisamente mi desideri, che vuoi proprio me. Ti servono le mie carni, per il tuo piacere. So che non potrò scappare fin quando non avrai finito. Sono totalmente sottomessa a te. Sei un martello inesorabile ed eccezionale: mi sfondi inchiodandomi al letto. Quando affondi completamente nel mio culo, quello è il momento in cui proprio non ragiono più: chiudo gli occhi, mordo il labbro inferiore per non urlare di piacere e allargo ancora di più le natiche. Poi subito le alzo un po’ per accoglierti al meglio e quindi prendiamo a muoverci in sincrono.
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Quando avanzi e poi arretri, sento profondamente la frizione del tuo stantuffare. Man mano crescono la frequenza e l'intensità dei tuoi colpi, sino al momento in cui spingi al massimo e rimani tutto dentro di me. Sento allora che quello è il momento adorato in cui mi sborri nelle viscere. Vieni e mi riempi della tua crema preziosa. Cinque o sei getti sostanziosi. Ti chiedo il permesso e vengo anche io. Sei generoso. Null'altro al mondo vale questo nostro intimissimo istante: nulla. Questi sono i momenti preziosi in cui mi sento tua. Sono un tuo possedimento, una cosa profondamente tua e ti imploro di usarmi ancora. Sono felice di essere la schiava del tuo piacere. E oso godere solo se tu me lo permetti.
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Quindi, dopo che mi sei venuto nel culo, il rito è sempre questo. Lo sai e già ti vedo sorridere, con quelle fossette sulle guance che mi fanno bagnare solo a guardarle: fai per alzarti e andare in bagno. Magari vorresti pulirti, riposarti un attimo. Ma io invece ti prendo dolcemente per le palle, ti blocco a bordo letto e prima che tu possa dire una parola, rapida prendo in bocca il tuo uccello, dopo il rapporto un po’ rilassato: lo ingoio tutto sino alla radice. Riderei dalla felicità, se solo potessi farlo con la bocca impegnata! Invece con la bocca piena di te sono intenta a slinguarti, succhiarti per farti ritrovare la massima rigidità.
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Tu, iniziando a mugolare, ridiventi subito durissimo e mi scopi la bocca impaziente. Ti stimolo l'ano col dito medio e al momento giusto te lo infilo in culo fino in fondo. Contrai e stringi per trattenerlo. È allora che mi chiami: “maledetta puttana, cagna”, poi mi afferri saldo la nuca e sborri di nuovo in me, lo fai in modo copioso, mugolando libero. Io allora assaporo e inghiotto tutto, diligente e avida. Non si spreca una goccia. Sono brava, eh? Poi salgo per stringerti e baciarti, completamente pazza d'amore per te. Ecco: quello si che è un bacio appassionato tra due persone che si amano veramente.
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Poi mi rivesto e torno velocemente a casa da mio marito. Spesso è un mio segreto piacere, sbrigata rapidamente la cena e messi a letto i bambini, stuzzicarlo per poi farmi scopare dopo essere appena stata con te. Lui quando scopiamo nella situazione... “corna freschissime” mi trova inspiegabilmente molto calda, scatenata, insaziabile e diventa a sua volta appassionato, focoso. È con me quindi tenero e docile come un agnellino. Viene più volte dentro di me in modo tradizionale ed è molto soddisfatto. Il giorno dopo mi porta sempre un regalo: un vestito, della bigiotteria, fiori; cose così. Dice che mi ama.
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Io, tutto sommato, sono una brava moglie lo sai; solo che… amo troppo farmi scopare e inculare da te, solo da te. Almeno per ora: non lo avevo mai tradito con altri, ma mi sta piacendo, ‘sta cosa… Comunque… tranquillo :) non c'è nessun altro in vista! Niente scenate di gelosia: sarebbe troppo complicato, per carità. Ma a te però non rinuncio. Sai: penso proprio di amarti. Poi francamente lo sai che adoro troppo succhiare il tuo rispettabile uccello e leccarti le palle e l'ano. E ogni tanto anche masturbarti e vederti schizzare: adoro servirti come una troia diligente. Sono cose molto intime, piacevolissime e segrete tra noi.
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Nel mio lavoro sono una dirigente rispettata, obbedita e riverita da molti uomini, ma con te è diverso: sono un oggetto per il tuo godimento e ti faccio tutto ciò che mi comandi. Vedi la vita: lui non osa neppure chiedermele, le cosine che faccio con te! Qualche giorno magari gli farò provare il paradiso. Voglio proprio vedere che faccia farà; però spero che poi non inizi a sospettare… meglio di no. Ci sentiamo presto.
Bacio dove sai. :) Tua S.
P.s.: adesso che è mattina e leggi, quando scopiamo di nuovo?
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RDA
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frammenti--di--cuore · 4 months ago
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ho messo la testa fuori dalla finestra ed ho visto il mondo fuori, fatto di mille linee contorte che si incastrano e si stringono. E poi ho pensato al mio piccolo mondo e mi sono detta "ma quante linee esistono là fuori?! ma perché mi ritrovo a camminare spesso sulle stesse?!" Quante volte l'ho pensato questo identico pensiero e quante volte ci ho letto dentro solo i lati negativi ma oggi boh, mi sento il cuore tenero e mi sciolgo un po' a pensare a quanti volti ci siano là fuori ed a quanto io sia felice di vedere sempre gli stessi, a quante canzoni si possano cantare ma io mi perdo ancora tra le parole di quella canzone che so a memoria, a quante cose si possono fare ma io verrei da te adesso per restare ore su una panchina a parlare delle stesse cose fino al mattino. Quante linee ci sono là fuori e quanto è bello cercare di inseguirle un po' tutte...ma oggi il mio cuore si sente più morbido del solito e non posso far altro che pensare a quanto sia bello sentirlo battere per le stesse persone, per le stesse parole, per le stesse emozioni da così tanto tempo.
zoe, ragazza troppo sentimentale today, anche meno dai
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lamargi · 10 months ago
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Si, dovrei fare attenzione quando la mattina esco dal bagno. Quasi sempre seminuda. Di solito in intimo. La casa è piccola. Dal bagno alla camera da letto, dove finisco di vestirmi, Andrea ha così modo di guardare la sua mamma.
È un adolescente. È normale che mi guardi. Che arrossisca. Diventa rosso già quando passo davanti a lui veloce. Non parliamo di quando mi fermo, magari perché ho indosso qualche cosina nuova appena comprata, e gli chiedo se gli piace…. Allora diventa viola, cerca quasi di distogliere gli occhi. È quasi sempre la sua mano corre al pacco, per non farmi vedere cosa gli succede….che effetto gli faccio.
Potrei girare in vestaglia, ben chiusa. Vestirmi in camera mia, con la porta chiusa. Potrei essere una madre seria e riservata. Ma è così tenero e dolce il mio piccino quando diventa rosso davanti la mamma……!
Esci con un uomo, mamma?
Me lo ha chiesto, balbettando. Deve averlo capito dalla mia mise, più sofisticata, più sexy del solito.
È geloso! Il mio tesoro.
Si, è vero, un uomo mi aspetta, una cena, una serata che sarà conclusa con una scopata. Non so nemmeno quanto ne abbia davvero voglia.
Ma qui adesso davanti a me c’è il mio piccino ingelosito. Gli sorrido senza rispondere. Gli chiedo di allacciarmi dietro il reggiseno. Lo sento tremare e trattenere il respiro.
Mi giro di scatto, ora siamo occhi negli occhi. Lo abbraccio, lo stringo. Gli sussurro in un orecchio: “si, è vero, avevo un appuntamento, preferisci che resti con te stasera?” Gli bacio l’orecchio, glielo mordicchio, glielo lecco. Lo sento tremare tra le mie braccia. Spingo la coscia, sento il suo pene. Duro. Accidenti quanto è duro. Quanto glielo ho fatto io diventare duro.
Quale mamma potrebbe lasciare suo figlio solo e sofferente. E quale donna potrebbe lasciarsi scappare una occasione del genere, sedurre un ragazzo ancora vergine.
Abbasso là zip dei pantaloni mentre lo bacio sulle labbra.
“Resto con te, stasera, contento?”
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unwinthehart · 16 days ago
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Volevo ringraziarti per quel pezzetto di intervista che hai postato in cui Lauro parla di come lui e Mahmood hanno portato una nota di freschezza al festival, non ero a conoscenza di questa intervista 🥺 Lascia trapelare l'amministrazione e il rispetto verso l'artista, che è sempre una cosa bella 🥰 "Inconscienti Giovani" devo riascoltarla meglio prima di esprimere un giudizio, posso solo dire che Lauro mi è sembrato molto sicuro e presente sul palco. Non preoccuparti, non sei affatto
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Buono a sapersi, perchè sicuramente ci saranno altri post e (dipende dai suoi outfit) gif su di lui ahaha Sì, ho trovato quel momento molto tenero. Non c'era assolutamente bisogno di nominare Mahmood, poteva semplicemente parlare di sè stesso e porsi come momento di rottura nella storia del Festival (dopotutto è vero), ma l'ha fatto e l'ho trovato non solo sintomo di enorme professionalità, riconoscere l'artista che è Alessandro, ma assolutamente prova di quanto si rispettino e si ammirino. Mi ha fatto molto piacere❤️
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licaonia · 7 months ago
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♠️___È quella donna indipendente, concentrata e ambiziosa. Lei è un capo. Può gestire se stessa. Ed è alfa quanto mai. Ma allo stesso tempo sa dove tracciare il limite ed essere una donna. Ha un lato tenero e sottomesso, con un cuore d'oro. È affettuosa, appassionata ed estremamente sessuale. Sa come prendersi cura di un uomo.
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enter-the-bear-circle · 1 year ago
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MA QUANTO È DOLCE, QUANTO È TENERO
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ilsalvagocce · 1 year ago
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Stamattina ho incontrato per caso il mio prof di filosofia del liceo. 
Si ricordava - Ballarini, Francesca!, dall'altra parte del piazzale mi evoca, con le sue bustine di dolcetti in mano - della nostra classe "estrosa" (dixit), la tesina su Chagall, su Raffaella Carrà, su 2001 Odissea nello spazio, col videoregistratore che entrava nell'aula dell'esame. Ridevo, che avessimo piazzato una bandiera eccentrica senza volerlo, il primo anno delle tesine ispirate per la maturità. 
Soffrivamo i suoi compiti in classe, eppure lui, adorabile, ce li riproponeva a crocette da 100 domande, così imparavamo, sì, ma a memoria. Erano inferno, non uscivamo di casa per studiare, solo filosofia tralasciando il resto, materia feroce da assemblea di classe, ridotto a esercizio matematico e nient'afflato, come potevi spiegarglielo?, lui convinto, continuava a credere nelle mille crocette. 
Che strana commistione tutt'ora, quest'uomo scapecciato, tenero, interessato e preparato sui suoi ex alunni, ci enumera senza passi falsi, vorrei abbracciarlo e assieme spiattellare che Lo sa? non ricordo un fico di Kant. 
Mi chiede cosa faccio anzi lo sa bene, ci cerca in internet, le vedo le cose che fai, e ora e ora su cosa lavori? mi mostra i pacchetti, meringhe e spaccasassi per i parenti di Milano, passa di palo in frasca, il pensiero corre come un tomo di filosofi vocianti, mi parla dei prèsidi passati, del liceo ora, degli extra corsi a scuola — tu facevi teatro vero? Ah, le crocette sisi, le faccio ancora, vi preparano per il futuro.
E poi mi ricordo di tua mamma, dice —  guarda un po' lontano, ma ci fa sempre, son io che guardo lontano, mentre lui guarda lontano, 
La ricordo bene, si faceva sentire, era una presenza vivida, fa cenno da solo di sì con la testa, approva, critica, autocritica chi lo sa 
(di sicuro ricorda le noie, penso io, il dibattito, il fuoco appassionato di mamma, quanto poteva aver portato la nostra ragione in classe)
La ricordo bene
(così la capacità di dire, di cercare il giusto, difficile spiegarne la teoria, tutta pratica, un po' di maieutica, più rivoluzionaria) 
Guarda lontano — è lì la sua pratica, il ricordo di lei nel mondo, qualsiasi
Scuote i capelli — e in me intanto risale il fuoco del se sa, se non lo sa, 
Beh quando ti capita me la saluti?
mamma rappresentante dei genitori, dalle elementari al liceo, croce e delizia, ispirazione e desperazione, figurati per quegli anni di crocette
Mamma non c'è più, dall'anno scorso, sorrido mentre lo dico perché provo a non farmi rompere la voce 
che invece si spacca come un fico maturo, 
sbrodola, ma mi riprendo, ci metto una fetta di pane:
Ma sono felice che se la ricordi così!
Certo, lui guarda in basso, guarda su, preme le labbra per me, sorride
fulgida filosofia senza crocette.
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unfilodaria · 7 months ago
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Una volta ho letto da qualche parte che Tumblr è considerato il social dei depressi andanti. Effettivamente, a leggerci, qui dentro sono in pochi a brillare di verve ed efferscenza, ed anche quei pochi di tanto in tanto… uhm. O probabilmente, tenendo in conto la teoria della "Filter Bubble", finiamo con l'avere contatti solo con persone tristi e simil depresse in quanto siamo tutti immersi in "un mondo costituito solo da ciò che ci è familiare”, isolati all’interno di gruppi con persone simili a noi e con le nostre medesime idee e modi di sentire.
Come uscirne? Qualche spiritoso (di buon senso) direbbe spegni il computer ed esci da qui: vai nel mondo. Non è che io non lo faccia. Se vedo il me di oggi e quello che ero qualche anno fa, c'è un abisso profondo. Ho una vita sociale (almeno credo eheheh), vado ad eventi, concerti, ho alta la mia curiosità e coltivo le mie passioni, come leggere o andar per mostre. Ma tutto questo non fa di me una persona felice. A volte penso che più conosco, più apprendo e più il senso di infelicità mi divora, perché è come se continuassi a scoprire aspetti di me oscuri, insoddisfatti e sacche di vuoti che non riesco a colmare. E' anche vero che se qui, su queste pagine, mostro il mio lato più grigio, nel quotidiano faccio dell'ironia il mio punto di forza, punto sulle battute, mi prendo in giro e prengo in giro gli amici, ma poi, svoltato l'angolo, cala il sipario. E' come se mi fosse sfuggito qualcosa nella vita. Di certo l'amore. "Come lo sai? non sei semplicemente depresso?". Che io possa essere depresso (o che lo sia davvero) è un dato di fatto, come è un dato di fatto che a me manca l'amore e tutte le sensazioni piacevoli, e non, che da esse derivano. Ma se debba dirvi che cos'è per me l'amore non so darvi una definizione esatta. Ne avverto la consistenza, ne valuto gli effetti, mi compiaccio delle vibrazioni, positive o negative che siano, che mi arrivano quando lo "afferro" per un po'. Ma se dovessi darne l'esatta definizione, non lo so per davvero.
Raymond Carver, nel suo romanzo più famoso, poneva una domanda senza apporre il punto interrogativo "di cosa parliamo quando parliamo d'amore", dove alla fine di ogni breve racconto, in cui si coglieva un aspetto di quel che poteva essere la definizione di amore, ci resta a noi la domanda "e quindi?" Leggo "(l'amore) Non è dolcezza e carinerie. È un amore con la a minuscola, meno nobile e immacolato, ma che non per questo ci riguarda meno. È tutto ciò che regge il vestito a quello di cui parliamo quando abitualmente parliamo d’amore: un sentimento svuotato dei suoi vecchi eccessi e sfibrato dal più sottovalutato degli avversari: la quotidianità." * e ancora "scopriamo che l’amore, forse, non è un gigante dal cuore tenero, ma una sostanza mai veramente afferrabile, che passa all’interno di fessure sottili quanto un silenzio o un cenno del capo..." * Detto tutto questo, senza aver dato una definizione esatta di amore, che per me resta a un livello più alto di "volersi bene", (qualcuno mi dice non c'è amore senza volersi bene, ed io rispondo che il volersi bene è un sentimento universale, aperto, mentre l'amore è un sentimento "pear to pear", necessariamente legato ad uno scambio a due con un livello di difficoltà maggiore e che non deve essere confuso col più "banale" innamoramento, dove entrano in gioco altri fattori - attrazione fisica, chimica, sessualità, attrazione mentale - che hanno un inizio, un picco ed una fine) alla fine mi resta quel fondo di tristezza da cui per ora non riesco ad uscire e che fa di me un depresso (??). E scopro, tra i miei casuali lettori, di non essere solo e questo non so se mi consola o mi convince sempre di più di essere immerso in una bolla di depressi innamorati. * Daniele Benussi - Carver e il coraggio di dire “di cosa parliamo quando parliamo d’amore” - Libero Pensiero (2021)
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Edward Hopper - Serata d'estate
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animapunkocchidipeterpan · 4 months ago
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quanto è carino Rich 🩵🩵🩵
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Cucinata a puntino
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Ho avuto una settimana durissima. Dopo lunghi studi e con grandi sacrifici, sono riuscita a creare e a far prosperare la mia società di consulenza informatica. Per portare il lavoro in azienda e mantenerne alto lo standard qualitativo, sono costretta a essere rigorosa e spesso molto dura, spietata: con la concorrenza e con i miei stessi dipendenti.
So dei soprannomi che mi affibbiano: il più tenero è “stronza”; poi ci sono “cagna bastarda”, “troia frigida” etc… Ma il venerdì sono libera di sciogliermi. Tu sei sposato e fai i salti mortali per liberarti di venerdì. Io sono separata da tre anni. Ti vedo e ceniamo insieme, sempre nello stesso ristorantino di un paesello qui vicino.
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Dopo mangiato, in macchina prima di ripartire mi tieni al caldo sul tuo petto e mi coccoli. Con te io sono al sicuro: mi sento protetta, tra le tue braccia. Sei un maschio vero, sei molto forte, sicuro di te. Mi inebrio del tuo odore e del tuo calore.
Non posso farci nulla: ti vedo e mi tremano le gambe. Poi divento tenerissima, la mia voce si fa tenue: arrossisco, non reggo il tuo sguardo, abbasso gli occhi e sono da subito pronta a essere divorata dalla tua bocca e lavorata dalle tue mani robuste. Con te divento di gelatina. Non aspetto altro che faccia buio e che tu decida di riaccompagnarmi a casa.
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Prima di lasciarmi davanti al portone per tornare dai miei figli, prenderai la nostra solita stradina sterrata secondaria, quella che porta al boschetto nascosto nostro complice d'amore. Fermerai la macchina e come sempre farai di me ciò che vuoi. Mi spoglierai quel tanto che ti serve per arrivare al mio seno e saziartene.
Non vedo l'ora di offrirtelo e sarò felice quando me ne succhierai uno. Mettendotelo tutto in bocca, me lo divorerai; aspirerai tirando come se volessi staccarmelo. Dio, che sensazioni meravigliose mi sai regalare! Spesso vengo, quando mi succhi i capezzoli.
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Nel frattempo, metterai una tua mano tra le mie cosce, me le allargherai ed entrerai con il medio nella mia passera per eccitarmi. E ci riuscirai. Perché io ti do tutto ciò che vuoi. Esplorerai la mia fica e il mio ano. Farai di me quello che ti piacerà: con te sarò solo un pupazzetto della consistenza di un budino; divento fragile e molle, nelle tue mani.
Poi se vorrai, mio signore, ti basterà una tenerissima e leggera pressione sulla mia nuca, per indirizzare la mia testa verso il tuo membro. Allora io docilissima, obbediente e felice scolaretta, golosa ti accoglierò in bocca e mi impegnerò per farti godere. Ti pomperò e succhierò quanto vorrai: se dovrai venire, sarai il benvenuto. Se preferirai altro invece, io sarò pronta per te.
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Il mio menù è vario e in esclusiva per te. Quando vorrai, mi girerò sul sedile sdraiato e ti farò entrare dove vuoi. Se preferisci la mia fregna: è tua, lo sai. Io però ti gradisco molto nel culo, perché adoro quando mi ci sborri dentro, quando mi inondi le viscere.
Ti sento moltissimo, quando infili il tuo cazzo nel mio sfintere stretto. Sono nata per darti il maggior piacere possibile. Anche se, al solito, nel culo soffrirò molto, perché sei un bestione alto, grosso e mi fai male. Ma lo prendo in culo volentieri, da te. Mi piace, quando soffro per farti godere.
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Se invece mi vorrai in maniera tradizionale, io sarò a tua disposizione. E prendo la pillola per non obbligarti a usare preservativi. Mi dispongo bella aperta, alzo il bacino, contraggo e rilasso di continuo i muscoli vaginali per massaggiarti il cazzo mentre mi scopi. Accolgo la tua lingua in bocca e ci gioco con la mia per almeno dieci minuti: ogni bacio è un racconto torrido.
Cerco di eccitarti, per farti venire. Ti dico all'orecchio: “dai mio stallone, sfondami. Spaccami la fregna.” Ti infilo il medio nell'ano fino alla base mentre sborri. E tu allora allarghi le tue natiche e mi sussurri parolacce: “maledetta puttana… sei una cagna… sei una vera troia, molto esperta… fammi godere… quanti cazzi hai preso fino a oggi…” e varie altre parole gentili che sono musica per il mio cuore.
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Quando esci dal mio corpo, con delle salviette umide ti pulisco il cazzo, me lo metto in bocca e finalmente me lo succhio tutto, per il mio intimo piacere: mi piace gustare le ultime gocce del tuo seme e adoro sentirmi completamente tua, amata. Tu lo sai e sorridendo come un assassino me lo lasci fare. L'intimità con te è totale. Quando mi sorridi, te lo succhio più forte.
Soprattutto io desidero con tutta l'anima che tu abbia una buona serata, che ti rilassi e che venga libero dentro di me, senza problemi. Spero che del mio culo, del mio seno, della mia bocca, della mia fregna e della mia malizia quando scopiamo tu non ti stanchi mai. Amami sempre. Andiamo via dal ristorante, adesso. Ti voglio. Ti desidero troppo dentro il mio corpo, Non resisto più, amore mio: scopa la tua cagna. Oh, se i miei dipendenti mi vedessero quando sono con te!
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RDA
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frammenti--di--cuore · 3 months ago
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una domanda davvero semplice, quasi banale si potrebbe dire...eppure non hai idea di quanto mi abbia fatto sorridere, del senso di calore che ho provato nel petto, semplicemente perché qualcuno si è interessato a me e a quello che sto facendo, in maniera semplice. Mi ero detta che avevo il cuore freddo, in realtà è solo stanco e deluso e, forse, proprio per questo è anche più tenero del solito. Secondo voi a questa persona importava davvero del tempo a Roma? Ovviamente no, non le importava mica dei gradi, le importava di farmi capire che è interessata a me ed ha trovato un modo semplice ma non affatto scontato, ve l'assicuro. Dovremmo ricordarcelo tutti più spesso, che le persone possiamo renderle felici con poco, l'importante è che ci interessi davvero renderle felici e non semplicemente salvaguardare la nostra faccia, perché la differenza tra le due cose è immensa e si vede.
uno dei frammenti di zoe
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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SEI DEGNO, DEGNO, SEMPLICEMENTE PERCHÉ ESISTI
L’incapacità di ricevere supporto dagli altri è una risposta al trauma.
Il tuo condizionamento "Non ho bisogno di nessuno, farò tutto da solo" è una tattica di sopravvivenza.
Ne avevi bisogno per proteggere il tuo tenero cuore da abusi, negligenza, tradimento e delusione da parte di coloro che non potevano essere lì per te.
Dal genitore assente che per scelta o per circostanza ha svolto tre lavori con l’intento di sfamarti e accudire la famiglia.
Dagli amanti che hanno offerto intimità sessuale ma non hanno offerto alcun rifugio sicuro che onorasse il tuo cuore.
Dalle amicizie che hanno sempre richiesto più di quanto hanno dato.
Da tutte le situazioni in cui qualcuno ti ha detto "siamo in questo insieme" e poi ti ha abbandonato, lasciandoti a raccogliere i pezzi quando è diventato reale, lasciandoti a gestire la tua parte e anche la loro parte.
Dalle bugie. I tradimenti.
Ti sembra di aver imparato lungo la strada che non puoi davvero fidarti delle persone. O che ti puoi fidare delle persone, ma solo fino a un certo punto.
L'estrema indipendenza è un * problema di fiducia. *
Hai imparato: “se non mi metto in una situazione in cui mi affido a qualcuno, non dovrò rimanere deluso quando non si presenta per me, o quando lascia cadere la palla ... perché lo faranno sempre far cadere la palla prima o poi, giusto?”
Potresti persino aver imparato intenzionalmente questa strategia di protezione da generazioni di donne ferite che sono venute prima di te.
L'estrema indipendenza è un attacco preventivo contro il crepacuore.
Quindi, non ti fidi di nessuno.
E non ti fidi nemmeno di te stesso nello scegliere le persone.
Fidarsi è sperare, fidarsi è vulnerabilità.
“Mai più", hai giurato.
Ma, non importa come lo vesti e lo mostri con orgoglio per far sembrare che questo livello di indipendenza sia quello che hai sempre voluto essere,
in verità,
è il tuo cuore ferito, sfregiato e spezzato dietro un muro di mattoni protettivo.
Impenetrabile. Non entra niente. Non entra alcun dolore. Ma nemmeno l'amore.
Le fortezze e le armature sono la risposta al trauma.
La buona notizia è che il trauma riconosciuto è un trauma che può essere curato.
Sei degno di avere supporto.
Sei degno di avere una vera partnership.
Sei degno d'amore.
Sei degno di tenerti stretto il cuore.
Sei degno di essere adorato.
Sei degno di essere amato.
Sei degno che qualcuno dica: "Riposa. Ho capito." E mantenere effettivamente quella promessa.
Sei degno di ricevere.
Sei degno di ricevere.
Sei degno di ricevere.
Sei degno.
Degno, sorella.
Sei degno.
Non devi guadagnartelo.
Non devi dimostrarlo.
Non devi contrattare per questo.
Non devi mendicare per questo.
Sei degno.
Degno.
Semplicemente perché esisti.
Francesca Gussoni
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solosepensi · 5 months ago
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Il suo paesaggio cambiò. Se aveva vissuto a Parigi come un estraneo e a Roma come un ospite, ora la sua vera casa era la pineta di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. In qualche modo, ripeteva il paesaggio ligure. Anche qui, tutto era limitato: una striscia di sabbia chiusa tra due promontori, una pineta, una macchia, un piccolo giardino dove tutto sembrava miniutarizzato. Scriveva nel cuore della casa, in alto, in uno studiolo raggiunto da una scala pericolosissima, come in un pollaio aereo o in una colombaia. Sotto i suoi piedi, la moglie parlava con le amiche o con la domestica, entravano i fornitori, arrivavano gli amici; e lui continuava a scrivere, immerso nel rumore dell'esistenza, vegliando sulla casa come una cicogna. Non diceva mai di no alle cosa. Ma si era ormai allontanato profondamente dalla realtà, chiuso nel suo mondo di ombre leggere. Sulle soglie tra lui e la vita, tra lui e gli altri, aveva disposto la moglie, che doveva riferirgli tutto: che volti avessero gli altri uomini, cosa accadesse nella pineta, che ombre gettassero gli alberi, che odori attraversavano il prato, che sapori avevano i cibi, che suoni la musica. Lassù in alto, come un'ape riceveva il miele che la moglie aveva raccolto, e lo depositava nella delicatissima arnia della sua mente. (…)
Poi sulla pineta scesero, troppo rapidamente gli ultimi anni. Volgendo le spalle a qualsiasi idea generale, Calvino si accontentava di contemplare un'onda, un ciuffo d'erba nel giardino, un uccello che cantava (…) L'ultima estate fu difficile. Scriveva le sue Lezioni americane: un libro bellissimo, l'Ars poetica della nostra fine di secolo, dove la letteratura antica e moderna si riflettono in un limpido specchio. Non era di buon umore: non usciva più di casa, chiuso nell'alta colombaia, non faceva il bagno. Pensava di perdere tempo: era uno scrittore, doveva dar forma alle decine di racconti che gli gremivano il capo, non riflettere sulla letteratura. Ai primi del settembre 1985 le Lezioni erano quasi finite: ma, per lui appartenevano già ad un tempo passato. In quegli ultimi giorni lo vidi due volte; e fu tenero, affettuoso, divertente, quasi felice. (…) Poi non ci fu più niente. Ci fu la caduta al suolo, la cosa dell'autoambulanza fino a Siena, l'orribile ospedale dove avevo conosciuto altre morti, i visi stravolti dei medici, l'operazione inutile, i discorsi inutili, le attese inutili, il capo bendato, la piccola tomba sul mare di Castiglione. Una mattina i medici ci dissero, per consolarci, che tutto era andato benissimo. Quella di Italo era una malformazione cerebrale congenita. Avrebbe dovuto morire a venticinque o trenta anni al più tardi. Quanto tempo aveva guadagnato; quanti libri aveva scritto, col suo passo da marinaio-contadino che si inoltrava nei gerbidi. Come era stato accorto nel sottrarre tempo - l'unica ricchezza che importa - alle divinità che si prendono gioco di noi. E mi dissi che nemmeno lui, forse, sapeva di essere così fragile. Aveva eluso la propria fragilità colla pazienza, il lavoro, la discrezione e quella terribile maga, che trasforma ogni fragilità in forza, ogni forza in fragilità: la letteratura.
Non sogno mai. Due anni più tardi, Italo mi apparve in sogno. Aveva ancora la fronte bendata, ma il sorriso era quello, luminosissimo, dell'ultima sera. Mi diceva: «Sai, è stato tutto uno sbaglio. I medici non hanno capito. Non sono morto».
Pietro Citati in ricordo di Italo Calvino
#ciaoitalo
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arreton · 1 year ago
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Credo che sia stato ingenuo da parte dello psicologo voler intraprendere la carriera da psicologo perché la psicoterapia che aveva iniziato da ragazzo si era rivelata inefficace. In questo modo ha reso i pazienti una proiezione di sé stesso, una estensione del suo dolore: curando loro cura se stesso, ma credo fallendo più spesso di quanto lui stesso si voglia rendere conto. Ed infatti a me aveva dato il suo istinto paterno – nel senso di complesso di edipo, imitare il padre fino ad ucciderlo, essere come lui fino ad essere migliore di lui – destabilizzandomi ulteriormente. Io comunque faccio autoanalisi e per natura sono parecchio introspettiva, ad un certo punto ho saputo grossomodo staccare (con tutti i suoi limiti, visto quanto è presente in me l'assenza del padre) le due figure: lui era il padre immaginario che ho sempre desiderato (benestante, rassicurante, tenero con sua figlia, aperto al dialogo e che dà consigli grossomodo inutili ma che indicano comunque che ha ascoltato) e di cui in quel momento avevo bisogno per delle questioni familiari che si erano riaperte, ed infatti inizialmente lo psicologo era la mia "cotta borghese" che schifavo ma che desider(av)o. Solo dopo qualche tempo (con delle forti crisi) ho iniziato a staccare le figure: dottore e persona. E solo adesso, a terapia ormai conclusa da tempo con lui e re-iniziata con una donna, mi rendo conto di quanto avessi proiettato in lui una mancanza infantile. Il legame almeno mentalmente tendo a conservarlo lo stesso poiché tendo ad attaccarmi agli altri, ma razionalmente so che non ha più motivo di esistere quel legame ed infatti vado contro la mia inclinazione. Un altro paziente, come me nel senso dei miei stessi bisogni o peggio di me, non so se alla fine riuscirebbe a fare lo stesso percorso di distacco, e se ne sarebbe incapace credo che i rischi sarebbero: una incapacità di concludere la psicoterapia (e di renderla quindi utile); una incapacità di individualizzarsi, di irrobustirsi come individuo; un continuo ri-mettere in scena il trauma originario senza riuscire a superarlo.
Ecco perché storcervo il naso quando mi diceva: quando io vado a toccare i traumi dei pazienti e li vado a risvegliare, io cosa ci faccio con quei traumi? Chi mi assicura che toccandoli non vado a fare ancora più del male al paziente? Domande legittime ma anche qui ingenue, dal mio punto di vista. Sono legittime se pensi che quel che è stato non si ripresenta sotto mentite spoglie, se escludi cioè un inconscio. Io non glielo avevo detto che avevo bisogno di un padre, né lo avevo detto a me stessa anzi: quando la psichiatra – che ci aveva visto giusto – me lo aveva chiesto, io mi ero pure arrabbiata. Ma intanto il bisogno infantile, la mancanza infantile, il trauma originario si era comunque ripresentato in una maniera sottile, che nemmeno io riuscivo al tempo a riconoscere e a parlare né a parlarmi. Ed infatti credo che eravamo l'una la cotta dell'altro, dato che ho il sospetto che io sia incarnavo il suo ideale di ragazza, sia stimolavo in lui (come grossomodo quasi tutti i suoi pazienti) la necessità di prendersi cura degli altri per curare se stesso. Le nostre sedute non erano insomma delle sedute tra terapeuta e paziente, ma tra paziente e paziente. A lui non so se hanno portato qualcosa di positivo, anche se mi disse che era stato un piacere avere una paziente come me, che i nostri scambi erano stati molto stimolanti (ed infatti era capitato più volte che volesse il mio parere per capire alcune cose, credo che un terapeuta non dovrebbe dirlo così esplicitamente ad un paziente); a me hanno fatto prendere coscienza di quanto io ho sofferto e soffro tutt'ora l'assenza di una figura paterna. Cosa che sapevo già ma non in questi termini e fino a questo punto. Per questo motivo, anche, storco il naso nei confronti di una psicoterapia cognitivo-comportamentale, in certi casi: siamo anche stimolo-risposta come gli animali, ma non siamo solo quello, indipendentemente da come lo si chiami (inconscio, sé ecc). Insomma la trovo efficace ma solo per determinati problemi. Per dire: la mia ansia non ha ricevuto alcun beneficio dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale là era e là è rimasta, nonostante dicano che la terapia cognitivo-comportamentale sia utile per il disturbo d'ansia. Credo che dipende molto dal paziente, a me non fai fessa dicendomi pensa questo piuttosto che questo, fai questo, cambia questi pensieri con questi altri pensieri: tendo a razionalizzare moltissimo (il rischio dell'introspezione e di una autoanalisi fatta male) e cioè: grossomodo so in anticipo quello che mi dirai. E qui concludo con una bella domanda che mi ha fatto a primo incontro la nuova psicologa: con quale parte del corpo hai razionalizzato?
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mancino · 1 year ago
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Se il mio cuore potesse parlare,
quante cose avrebbe da dire,
ti narrerebbe di passioni profonde,
sentimenti sinceri,
perché tu lo sai, egli non sa cosa
vuol dire mentire,
non conosce ragione, non cerca ricchezza,
a lui basta anche solo una languida carezza.
Quello per cui vive, batte e combatte,
è qualcosa che va ben oltre ogni illusione.
Quello che lui cerca e ricerca con forza incessante,
è un sentimento vero, profondo, vibrante,
per cui ogni cosa è disposto a sacrificare,
per quell'irruenta, incontenibile, voglia d'amare.
Voglia d'amare e di essere amato,
ma quante volte è stato ingannato, deriso, usato, umiliato,
quanto dolore, furore ha provato,
quante volte è stato spezzato,
molte volte l'ho sentito ferito,
ma non l'ho mai visto sconfitto.
In lui non c'è posto per il disprezzo,
non serba rancore, non brama vendetta,
anche se a volte ciò che gli resta è soltanto tanta amarezza.
Tutto questo però non l'ha cambiato, non l'ha inaridito,
è sempre rimasto lo stesso, anzi ogni volta il suo pulsare
si è fatto più intenso, ed io ho continuato a sentirlo,
a seguirlo, perché è dal mio piccolo cuore
che scaturisce ogni mio sentimento,
senza di esso non esiste emozione.
In ogni cosa che penso, che dico o che faccio,
in ogni mio singolo gesto, c'è sempre del mio cuore il riflesso.
Ah, se lo lasciassi fare, ogni cosa lui saprebbe trasformare,
ed ogni mio sogno diverrebbe realtà,
e la realtà un sogno bellissimo
da cui nessuno mi potrebbe svegliare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare,
le corde melodiose dei tuoi sentimenti
saprebbe far risuonare.
Se potessi farti sentire
il suono della sua voce che ti sfiora la pelle,
che ti sussurra dolci parole,
come solo lui sa fare, che lui solo può usare.
Quel suo dolce bisbiglio,
come il tenero canto d'un usignolo al risveglio del giorno
desterebbe il tuo cuore assopito,
ed il loro battito diverrebbe uno solo,
sommesso, profondo,
eppur così forte da far sembrare
silenzio tutto ciò che sta intorno.
Così potente da far zittire di colpo,
tutto l'odio, l'invidia, l'arroganza del mondo.
Così penetrante da far risaltare ogni particolare,
tanto che basta un sorriso, uno sguardo per farti sognare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare...
( Xavier Wheel )
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