#ma non vi fate neanche un po' schifo?
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io-pentesilea · 2 years ago
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Fino a un mese fa 'Boicottiamo i prodotti francesi! I francesi devono morire! Maledetti! Bastardi!'
E stasera 'Io ho tifato per la Francia!'
Motivazione? I disordini ad opera dei tifosi marocchini. Ovviamente da condannare.
Ma noi italiani che parliamo di tifoserie violente???
La faccia come il culo!
Buonanotte.
Barbara
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fatalquiete · 4 months ago
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Avallo ogni singola parola. (scopiazzato vilmente da FB) ---------------------------------------------------------------------
Quando ero piccola per me il gelato si coniugava in una sola maniera: cono da 1.500 lire cioccolato, pistacchio, fragola e panna, il massimo della trasgressione era gusto puffo, che era fatto di zucchero e uranio impoverito e non aveva nessun sapore, tutti lo prendevamo solo perché era blu.
Allora il gelato era una cosa semplice, i gusti erano semplici e avevano bisogno solo di una parola per essere descritti, il gusto più esotico era malaga e la più grande innovazione fu buttare la nutella nel gelato, la panna era solo zuccherata e con 1.500 lire ti prendevi un gelato grosso come la capoccia tua.
Ricordo ancora con lacrimevole emozione quella volta che la mamma della mia amichetta Agrippina ci portò in pizzeria e poi da Lucio a via Torpignattara e ci prese un cono da 5.000 lire, era la cosa più grande che avessi mai visto, neanche pensavo esistesse un cono da 5.000 lire.
Ancora oggi se in presenza di mia madre prendo una coppetta grande, lei sbarra gli occhi come un cerbiatto davanti al cacciatore e me fa:
" così grosso?!"
" a maaa è gelato mica porchetta, io pe meno de grosso neanche ci entro in gelateria"
Adesso il gelato è diventato una cosa complicata , i gusti sono complicati, il modo in cui te lo mettono sul cono è complicato, prima con un sapiente gioco di polso lo masturbano nella vaschetta e poi con precisa ingegneria lo montano sul cono come fosse una torre di Babele.
E i gusti?
Ci buttano dentro talmente tanta roba che non distingui più il sapore, potrebbe essere crema, ma anche maionese o pasta lavamani o pomata prep.
Ho letto di gusti ai confini della realtà, gelato alla cipolla, al gorgonzola, alla carbonara, alla mozzarella di bufala, ma vi ha dato di volta il cervello?
Mica stiamo a giocà col dolceforno che ce butti dentro caccole, pongo e un po' di zucchero tanto alle brutte l'unico che se intossica è Willy il tuo amico immaginario.
No, amico gelataio rivoluzionario ed avangarde che non distingue il sale dallo zucchero, non lo voglio il pistacchio variegato al rancore con crumble di rimpianti, neanche il cioccolato della Papuasia al 115% di cacao con sali del mar morto e la crema de mi zia con biscotto antico e cukident te la magni te, damme una cosa semplice che possibilmente abbia lo stesso sapore di quello che ci scrivi sopra, purché sia alla crema perché se c'è una cosa al mondo che mi sta sul cazzo è il gelato alla frutta e poi la vogliamo smettere co sta storia de mette er sale dentro al gelato?!
Il sale lasciamolo al sugo.
Se me devo magnà il gelato alla frutta me faccio la macedonia, ce so un paio de gusti che non mi dispiaccio in realtà, tipo mango e frutti di bosco, ma ogni volta che entro in gelateria guardo il mango e poi il cremino al pistacchio e niente ce fosse mai una volta che vince il mango.
Così arriviamo alla seconda cosa che mi sta sul cazzo, mischiare creme e frutta, ma che sarebbe sta promiscuità libertina?
Sto vilipendio per il palato?
E smettiamola con la scusa che tanto dentro la panza se mischia tutto, altrimenti arrivate a fa come Gesualda la mia amica di primo liceo che intingeva i wustel nella nutella, o come er preferito che ha messo crema al cioccolato sopra la torta pasquale al formaggio e il miele sulle patate fritte.
Come se fa a mette melone e nocciola?
Pesca e tiramisù?
Cioccolato e limone?
Eh lo so che ci sono un sacco di cultori di quest'ultima barbarie, ma non mi convincerete mai che cioccolato e limone è una roba da raffinati intenditori e palati sopraffini, cioccolato e limone non se po sentì figurate magnà, la verità è che le vostre papille gustative sono morte e il limone è un gusto mortificante, che schifo.
Che poi magari fate come figlia e prendete zabaione e anguria e li mescolate insieme, barbari.
A questo punto arriviamo alle terza cosa che non comprendo nelle gelaterie : prendere il cono e mangiarlo con il cucchiano, me dovete trovà un senso a questa cosa anche se questa cosa un senso non ce l'ha.
Che poi se te magni il gelato in cono con il cucchiano è una lotta contro il tempo perché nel frattempo te se scioglie nelle mani, prendi una coppetta cazzo.
Io il gelato l'ho sempre mangiato nella coppetta, almeno da 30 anni a questa parte, in realtà il motivo non è per niente divertente e non riuscirei a renderlo tale neanche con uno sforzo di fantasia.
A 11 anni prendevo un cono con le mie cugine e un vecchio bavoso mi fece una battuta con un doppio senso sessuale, non ricordo la battuta di preciso e neanche la faccia del vecchio, ma ricordo di non aver mai più preso un cono da quel giorno.
A parte questa digressione tristissima la cosa che veramente mi manda il sangue al cervello in gelateria so quelli che prendono lo yogurt, ma che tristezza infinita è lo yogurt?
Ma che stai a fa merenda a casa de mi madre co lo yogurt?
Come si fa a scegliere deliberatamente di prendere uno yogurt al posto del gelato a meno che tu non abbia una pistola puntata alla testa?
Stai a dieta Nì? Non ce devi anna in gelateria allora, perché vedi se poi sopra lo yogurt ce butti nutella, smarties, caramelle mou, meringhe e topi glassati tanto vale che te pii mezzo chilo de gelato.
Infine volevo ricordarvi che ci sarà un girone dell'inferno appositamente preposto per i gelatai che te fanno paga' la panna a parte, la panna non è un gusto, la panna è una dotazione di base necessaria, come cono e coppetta, er gelato non me lo metti nelle mani giusto?
Chi te fa pagà la panna a parte sarà costretto a mangiare per l'eternità solo gelato limone e cipolla dentro la coppetta e senza nessun cucchiano, ma tranquilli che tanto poi nella panza se mischia tutto.
Panna free per tutti!
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nonchiamarmimacnamara · 4 years ago
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« ti credevo migliore di così. »
H: « oculus patefàcis »
M: « Ma porco Merlino impastoiato mangiato dai Vermicoli » ... « Cosa Gramo sta succedendo? » ... « Chi l`ha affatturato? » indica Nico, perchè questo, almeno l`ha capito. Una sottile rabbia comincia a ribollire urlando per salire in superficie.
D: È ovvio chi l’abbia affatturato, perché c’è solo una persona con la bacchetta sguainata « Nessuno » risponderebbe a Merrow, senza alzare lo sguardo perché gli occhi bruciano il doppio. « Non è niente. » Insomma poteva andare peggio... Continua a tenere lo sguardo basso e a poggiarli sull`avambraccio, nonostante il tremore dei muscoli senza forze dopo il digiuno.
C: Le domande della Grifondoro sono legittime ma la mettono lo stesso in difficoltà, distoglie leggermente lo sguardo e prova a mormorare « Stavamo provando a risolvere uno degli indovinelli » ed è ovvio che non sia quello il punto ma lei ci prova lo stesso, sfoderando pure un mezzo sorriso.
H: « un Tassorosso! » esclama tutta convinta, con un inconfondibile sicurezza a trapelare dalle sue parole, quasi stesse dicendo la verità assoluta « sai quello che se ne va in giro a fare trollincantesimi su tutti? » questo Tassorosso esiste davvero, tra l’altro « che poi più che un sortilegio » non si esime neanche dal correggerla tant’è spavalda « ha castato un incantesimo del primo anno.. » quale lo Spalancaocchi, com’è evidente da quelli arrossati e lucidi di Dominic « io ho provato a fermarlo » direbbe sventolando la bacchetta davanti a sé; ecco la vera cavalleria Serpeverde « ma sono stata lenta » concludendo la sua performance nello stringersi nelle spalle, pronunciando quelle parole con un filo di voce come se fosse realmente dispiaciuta.
S: [...] « vero » è stato un Tassorosso « Heav ha cercato di aiutare Dominic » accennando a lui in modo distratto - senza guardarlo che chittese « però quello è scappato in bagno » eeeeh e che ci vuoi fare? Seguirlo? Nah. Lui fa un`alzatina di spalle e, già che ci siamo « è andata così, vero Nico? » ah ma sa pure il suo nome scusa? E lo guarda con un sorriso e un`occhiata un bel po` eloquente che a tratti potrebbe tradirlo - un bullo in tutto e per tutto, seh.
M: « Hazaar » comincia piano « Se c`è qualcosa che ho capito dei Serpeverde, è che non parlano mai, a meno che non abbiano qualcosa da guadagnarci. » sguardo penetrante a lei rivolto, prima che l`attenzione si sposti su Sebastian. Tace, e ciò non è affatto un bene, perchè l`espressione di pietra di quel volto affilato è quanto di più strano da vedere su una persona così tumultuosa:
guarda il Secondino che in quella pantomima le fa contrarre l`espressione in un disgusto puro e profondo « Ti credevo migliore di così. » glielo dice stretto, in un mormorio che è una lama
« Questa cosa che chi ha la bacchetta facile e se la prende con i più piccoli » occhiata ad Heaven, pungente « mi fa vomitare. » lo schifo che prova è ai massimi livelli, e non salva nessuno dei presenti « E tu » verso Gilmore adesso « Se li proteggi, sei peggiore di loro. Vi vantate d`essere Purosangue e poi non siete in grado di mantenere nemmeno un comportamento decente. Chi è superiore non ha bisogno di dimostrarlo con questi mezzucci. » capito, Miss Verde-Argento? « Fate quel ca**o che vi pare. » perché a lei sta tornando a ribollire la rabbia, ed è il caso che non esploda, ecco perchè punta le iridi sulla Harris, scuotendo il capo, in quella che è pura delusione. Per tutti, su tutti. Non aggiunge altro, che tanto sarà già un miracolo se anche solo uno di loro avrà capito quello che ha detto: acchiappa Ophelia in braccio e farebbe per aggirarli, senza nemmeno degnarli d`altre attenzioni, proseguendo.
S: Quell`espressione dura di lei se la incassa tutta, seppur lui risponda con una particolare indolenza che piano piano sta cominciando a tirare fuori.
Il tutto però crolla al dire di lei che beh, se da una parte accende qualcosa dall`altra il suo cuoricino va a stringersi sinceramente ferito « credi quel ca**o che vuoi Merrow » e l`espressione pare pure indurirsi, con gli occhi che mantengono lo sguardo andando ad assotigliarsi, la mascella si serra e le mani - ancora in quell`incrocio - ridotte a pugnetti.
C: Merrow sputa fuori quelle frasi con così tanto disgusto un groppo le si forma alla gola, così stretto che sembra quasi impedirle di respirare normalmente, lo sguardo viene abbassato e le braccia si stringono al petto in una chiara posizione di chiusura ma anche in questo caso non dice niente, nemmeno una sillaba. Anche se la mascella s’irrigidisce a quella menzione sull’essere Purosangue. [...] Un’occhiata ai Secondini « Andiamo? » che lì hanno già fatto fin troppi danni. L’umore non è dei migliori ma ha comunque voglia della loro compagnia.
H: L’arrivo di Merrow sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso se non fosse che lei il vaso l’ha direttamente rotto. Ascolta il suo rimprovero mordendosi il labbro inferiore con forza, come se stesse soffocando una risata sul nascere, visto che gli angoli della bocca sono rivolti verso l’alto, le sopracciglia invece sono sollevate a mostrare, oltre che la sua arroganza, anche in queste circostanze, pure il suo scetticisimo riguardo ogni singola parola pronunciata da Merrow « non capisco di cosa tu stia parlando » inarcando le sopracciglia tanto da far spuntare tre rughette circolari sulla fronte, visibilmente confusa [...]
S: La lascerebbe proseguire ma niente, non si sa cosa sia a farlo esplodere ma lui ad una certa non pare riuscire a trattenersi, sempre che ci abbia mai provato. Le braccia vanno a mollare l`incrocio « che ca**o ne sai, del perché l`ha fatto? » passando gli occhietti dall`alto al basso
« tu arrivi, *giudichi* e te ne vai » calcando il "giudici". Ora è lui quello con l`espressione del "mi fai vomitare" « ti credevo migliore di così. » ecco, ricambiamo quella stessa affermazione.
E glielo dice quanto più schietto si possa, sincero in quello sputargli tutto ciò che al momento sta pensando e un po` troppo influenzato da quelle mille emozioni, il tono alto e l`espressione delusa.
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yomersapiens · 4 years ago
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Vorrei ma non opossum.
Vorrei bere un bicchiere di vino bianco servito fresco, molto prima di pranzo, prima di quando sia socialmente accettabile, forse appena dopo la colazione o addirittura per colazione e basta. Magari accompagnato con del pesce. Magari accompagnato da un paesaggio che non sia quello cittadino. Un contesto diverso. Forse un lago? Perché no. O un mare, ancora meglio. Da solo. Nessuno attorno. Nessuno seduto con me. Nessuno a portarlo. Potrebbe essere questo il programma dell’estate ma ahimé credo non avverrà. Credo pure che l’estate non avverrà. Ma mi sta bene. Invidio molto chi riesce a staccare da tutto. Io quanti anni sono che non riesco a staccare? Boh forse da sempre. Ad esempio staccare dalle responsabilità. Pensare al passato può essere considerata una responsabilità. Se fossi veramente al mare adesso a sbronzarmi da solo sono sicuro starei ossessivamente pensando a quello che non sto facendo con la mia vita. Che esistenza del cazzo. Vorrei prendere ferie dall’orgoglio. Vorrei prendere ferie dalle mie aspettative. Vorrei prendere ferie dal silenzio. Ho preso ferie, ma come l’anno scorso le userò per fare un workshop con bambini e cercare di dare un senso al non fare nulla. C’è tanta rabbia in giro e ne sento l’odore in tutto quello che faccio. Per questo non riesco a parlare più, o a scrivere, senza sentirmi in colpa. Parte del problema. Chiedo scusa in anticipo perché madonna se ho fatto schifo in vita mia. Vorrei prendere ferie per venire a dirti in faccia che mi dispiace un casino per quanto ho fatto schifo con te. Forse è tardi adesso, ma non so nemmeno che giorno sia. O che anno. Penso solo sia il momento giusto per iniziare a bere. Ho provato a fare sport e per un po’ ha funzionato ma poi abbiamo preso una pausa di riflessione. Mi guardo nei riflessi per strada e non capisco se sono i vetri a prendermi in giro oppure se la mia bellezza interiore si sia nascosta sotto innumerevoli strati. Vorrei prendere ferie dal cinismo e partecipare a tutte le attività sociali e socievoli. Non fate più tanto i fighi adesso che vi hanno annullato i concerti e i viaggi e vi rendete conto della vostra misera esistenza online basata sul compiacere masse di gente che vi usa come metro di paragone per sentirsi a volte migliore, a volte peggiore, sempre in competizione eh? Vorrei prendere ferie e partire con il mio cane ma tanto lei ama solo il mio patrigno e non si sentirebbe a suo agio con me. Forse. Ho preso in braccio mio nipote praticamente pochissime ore dopo la sua nascita. Ho sollevato libri più pesanti di lui, ma meno caldi. Come può essere contenuta della vita in un essere ridicolmente tanto minuscolo? Non funziona bene manco come fermacarte. Che ridicolo. Si rompe solo a guardarlo. (Per favore non romperti mai sono già in ansia per tutto quello che potrebbe succederti). Vorrei prendere ferie o una pausa di riflessione da me stesso. Il patto tra noi due è che tu secondo me dovresti venire una trentina di volte, almeno, magari senza dire nulla, solo respirando fortissimo mentre ti stringo il collo e guardo fissa negli occhi. Poi se c’è tempo magari vengo pure io. Ma non è importante. Portiamo prima a termine gli impegni presi. Il neurologo mi ha chiamato e mi ha detto che si può fare, dopo sette anni togliamo le iniezioni. Ero in ufficio. Mi sono messo a piangere. Ho abbracciato i colleghi. Ho saltato in giro. Ho pianto ancora. Ok non è una notizia così grande, si tratta solo di cambiare farmaco, ma dopo sette anni di vita legata ad una macchinetta che in pratica ha controllato ogni mio spostamento e decisione beh, è il più bell’addio mai dato. Forse sarà solo un arrivederci ma adesso non ci penso. Forse davvero prenderò ferie e per la prima volta in sette anni saranno senza dover controllare se c’è un frigorifero dove conservare la macchinetta per le iniezioni. Forse la soglia di attenzione è cambiata e non ha più senso scrivere post lunghi ma del resto a me non è mai interessato trattenermi. Sono per l’all-in, che credo sia quella cosa che si fa nel poker ma io a poker non so giocare, mi piace solo ripetere frasi sentite altrove. Come si fa a trattenersi in tutto? Ricordo la barista per cui avevo scritto la lettera, siamo usciti un paio di volte, ogni volta mi diceva “ok, usciamo, ma non avere aspettative”. Ok cazzo. Nessun problema. Ma se non posso avere aspettative, che alla fine sono solo la mia mente che vaga e pensa a quanto sarebbe bello realizzare le cose che immagino, ma scusa che cazzo di senso ha uscire. Non è un problema. Non usciamo, mi va benissimo. Ho quintali di immaginazione da investire in progetti ancora più assurdi. Va bene mettere le mani avanti sempre, lo faccio pure io, ma non davanti alla mia immaginazione. È la più grande risorsa che ho. Quando torno a casa da solo, sono con lei, mica con bariste casuali. Ho guardato mio nipote. Ho pensato che quando sarà grande abbastanza lo porterò fuori e sarò lo zio rancido e disgusto che paga da bere e poi ci prova con le sue amiche. Te l’ho detto per disgustarti. Ti ho guardata negli occhi. Hai riso. Mi piace rovinare sempre tutto. Hai detto che ti faccio vomitare. Che sono un maiale schifoso. Mi hai baciato. Ora non so se è successo davvero o l’ho solo immaginato. Vorrei prendere ferie e cambiare casa e mettere su famiglia e cambiare vita e essere molto ma molto più calmo. Vorrei essere una di quelle persone che riesce a prendere il sole per un giorno intero magari leggendo anche un libro addormentadosi ogni dieci minuti. Vorrei essere in grado di abbronzarmi. Vorrei non innamorarmi ogni giorno di qualcosa di diverso. Ci vediamo in luglio? Ti passo a prendere. Andiamo fuori per il tuo compleanno. Ubriachiamoci durante la colazione. Mi dicono che mi piacciono solo le ragazze troppo magre ma che mangiano come assassini. È vero. Mica capisco perché. Forse sono i cartoni animati giapponesi ad avermi influenzato. Il mio cane mangia troppo e la veterinaria l’ha messa a dieta. Di nascosto, le davo degli snack. La stronzetta si faceva sempre trovare sul mio letto. Mio nipote ha sorriso ma mi hanno detto di non credergli, che è troppo piccolo e sono solo spasmi. Non riesce a controllare le espressioni facciali. Ah bene brutta merda, neanche due settimane hai e già mi prendi per il culo. Ci proverò con tutte le tue amiche così impari. Ma che cazzo dico che già adesso non ho più voglia di provarci con nessuno figurati tra vent’anni. Veramente, mi dispiace per quanto ho fatto schifo. Vorrei poter dire che non accadrà mai più ma mi conosco troppo bene. Capiterà di nuovo. Sempre. Nemmeno il mio cane mi ama quanto vorrei. Posso solo assicurarti che ci saranno una marea di aspettative e mi impegnerò a rovinare quelle che non sarò in grado di realizzare. Così. Per divertirci. Il mio problema, e l’ho capito di recente, è che non credo nell’esistenza degli altri esseri umani. Esisto solo io. Tutto quello che avviene al di fuori di me è solo uno spettacolo messo in scena per intrattenermi. Talvolta è spassoso. Talvolta mi annoia. Ma non è reale. Vorrei prendere ferie da questo delirio di onnipotenza però credo sia l’ultimo sistema di difesa ad essermi rimasto. Ho un biglietto in più, lo conservo per te. Puoi sederti qui, vicino al mio cane obeso e alla piccola culla contenente quell’essere ridicolo di mio nipote. Fai piano che stanno per iniziare di nuovo. Non ci crederai ma quest’ultima stagione di “Umani della terra” è assurda. Disastri ecologici, risse generazionali, pandemie, distruzione del patriarcato, emancipazione, l’annullamento degli sport e del razzismo, il collasso degli influencer e del capitalismo. Ti giuro, mi pare un ottimo finale. È così figo che spero chiudano tutto perché dopo di questo sfido io a scrivere qualcosa di altrettanto stupendo.
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hektorflaherty · 4 years ago
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«Benvenuto nelle cucine»
[Intorno alle 21 un gufo dovrebbe possarsi su uno dei davanzali della sala comune dei Grifondoro, una lettera nel becco per Hektor.] 𝐶𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑒𝑑𝑖̀ 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝟷𝟻:𝟶𝟶, 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙’𝑖𝑛𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎𝑛𝑒𝑖. 𝑉𝑖𝑒𝑛𝑖 𝑑𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑜. 
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«Sì okay, e ora?» Non ha pazienza e lo ostenta senza vergogna o simili, solo per vedere i dubbi dissiparsi ancora una volta: la pera nel dipinto che si contorce, ridacchia, prendendo le sembianze di una maniglia e poi l`ingresso che si apre, consentendo l’accesso in un ambiente enorme ed accogliente. «Oh» senza che possa fare alcunché, le sopracciglia del dodicenne si sollevano, colte da un moto d`improvvisa sorpresa, e cercherebbe pure di sporgersi oltre il corpicino della compagna, accostandocisi con il petto, per studiare meglio il posto. «Questo sì che è grinzafichissimo, ma quanto è grande!?»
La vicinanza del giovane non la infastidisce, si limita solamente ad entrare e ad attendere che lui faccia lo stesso, prima di richiudersi la porta alle spalle e dirigersi verso i tavoli «Visto, Thor? Niente imboscate.» con un piccolo saltello, la ragazzina vi si siede, osservando il compagno guardarsi intorno. «Allora? Mi hai perdonata?»
Per entrare aspetta prima che l`altra avanzi, e quando può farlo il naso lentigginoso continua a saettare di qua e di là, in contemporanea con lo sguardo che osserva il tutto quasi famelico. Indugia lì dov`è per qualche istante prima di mettersi sui passi della Corvonero e avvicinarsi alla tavolata che si specchia con quella dei Rosso-oro situata sopra le loro teste, nella Sala Grande. Poggia un fianco al bordo ligneo, dopodiché lascia fluire le iridi dritte sul viso della bionda mentre un sorrisino gli sboccia sulle labbra. «Non so, ci devo pensare.» 
«Ci devi pensare?» Sbotta, stranita. «Certo che voi maschi siete strani…» 
«Pfft» la schernisce apertamente, ridacchiando pure «Non ho ancora deciso se mi stai proprio simpatica.» Sorride serafico e candido, in modo decisamente stonato rispetto gli angoli appuntiti dei lineamenti che ha ereditato. Non accenna a rimettersi ritto o composto, se ne sta lì, fermo e tutt`ora indirizzato verso il visino altrui «Boh, una cioccolata calda?» Propone, visto che effettivamente di appetito non ne ha. «Magari possiamo farla insieme?» Alza le sopracciglia, interrogandola con lo sguardo.
«Dovrei starti simpatica, guarda in che posto forte ti ho portato.» Gli punzecchierebbe gentilmente il braccio, sempre con fare amichevole. Alla proposta della cioccolata calda sembra rifletterci un po’, dubbiosa, prima di un «va bene» strappato quasi a fatica. Va bene prepararla insieme, la cioccolata.
Non reagisce, niente smorfie o simili, il Grifondoro accoglie lo srotolarsi dei secondi con tranquillità, continuando a mantenere i loro sguardi incatenati anche quando la secondina solleva il capo. «Io penso che sia l`esatto opposto, comunque» insomma, che interpretare i maschi sia una bolidata, le femmine d`altro canto... «Voi siete tutte precisine qui e là, vi fanno schifo un sacco di cose» e pur fermandosi lì, l`inflessione della voce lascia intendere che ci sarebbe davvero molto, molto altro «E tipo adesso, le nostre facce non sono neanche ad un metro e sei impassibile, una settimana fa mi sono appoggiato appena alle tue gambe e sei diventata più rossa della mia cravatta.» Torna a ghignare, pur facendolo con un sopracciglio inarcato a mo` di `chi è più strano?` Quando la Bronzo-blu lo punzecchia, questa si guadagna un`occhiatina divertita «Piantala, non è comprandomi che avrai la mia simpatia, va guadagnata.» Esprime un`ovvietà, recidendo per primo la vicinanza che lui stesso ha instaurato solo per raddrizzarsi e ripiegare le maniche della felpa, così da scoprire i polsi di un pallore decisamente british in un invito implicito, quello di mettersi al lavoro. «Dici che qui hanno i marshmallow?»
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[...]
«Non so come funzioni per voi» perché si è capito che per il Grifondoro il genere femminile ha le fattezze di una specie tutta a sé, con abitudini incomprensibili e un`altra buona dozzina di stranezze «Ma noi gli occhi li abbiamo, insomma» indugia un attimo di più in quel mutismo, ricercando lo sguardo altrui senza ombra d`imbarazzo o di vergogna «Per guardare» e non sa bene quanto di comprensibile ci sia in quell`accozzaglia illogica di parole «Diciamo che le ragazze le vedo, anche un po` più dell`anno scorso, che allora non ci badavo granché, e capisco quali mi sembrano più carine di altre» … «Sì, ecco» e arriccia le labbra, un po` pensieroso «Ci sono quelle che mi piacciono.» Lo confessa, sempre con la solita nonchalance, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. «Voi mica ci guardate?» Gira la domanda ovviamente, ma non come metro di giudizio, quanto invece per sincera curiosità «Proprio niente? Zero?»
«Ah! Allora ti piace qualcuna!» Divertita, lascia che il giovane catturi il proprio sguardo; e lei lo sostiene, tranquilla, improvvisamente interessata da quel discorso. «Comunque che vuol dire, anche noi vi guardiamo.» Comincia lei. «Tutti abbiamo gli occhi.»
Ed eccolo, già pronto ad alzare teatralmente gli occhi al cielo perché «Sapevo che avresti frainteso, voi femmine fate sempre così» e stavolta sì che gliene fa una colpa, sbuffando pure «Non intendevo dire che mi piace una persona in particolare» specifica, scandendo con attenzione ogni sillaba «Però sì, ecco, qualcuna che trovo particolarmente carina c`è, ma solo questo.» Insomma, niente cotte irrimediabili, inciuci sentimentali strani, struggimenti amorosi e quant`altro, puro e semplice interesse per un bel faccino. 
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Ma esattamente che cavolo ci guadagnate ad inviare foto dei vostri cazzi in chat? Ma non vi fate neanche un po’ schifo bah
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fioreatestaingiu · 4 years ago
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Quante cose che non sai
Le persone, anche quelle che mi conoscono relativamente bene, credono che io non abbia peli sulla lingua. Tutti pensano che io dica tutto ciò che mi passa per la testa. Ebbene, ci credete davvero? Cioè, sul serio?! No perchè non è così! Però ho deciso di accontentarvi.
A te che pretendi che la tua vita cambi senza nemmeno il bisogno di schioccare le dita (perchè sì, c’è chi pretende di cambiare la propria vita solo schioccando le dita, ma tu sei un livello pro, tu non vuoi neanche fare questo sforzino), vorrei dire un sonoro “CRESCI! VACCAPUTTANA” allegato ad un soave vaffanculo. Perchè, ATTENZIONE SPOILER, nella vita devi farti il culo per ottenere qualcosa e spesso comunque non basta per gli obiettivi che hai deciso di porti. Mi spiace dirtelo, ma i capricci dopo i 10 anni non sono contemplati. C’est la vie.
A te che stai cambiando atteggiamento nei miei confronti, vorrei chiedere perchè; sono pazza o vuoi farti i cazzi tuoi? Entrambe le risposte vanno bene, ma almeno dammele, non tenermi sul filo del cazzo di rasoio.
A te che ci sei sempre e allo stesso tempo non ci sei mai, non so che dire. Ti voglio bene, ma non so mai che momento sia della tua vita. Parlare di più non ci farebbe male... forse.
A te che sei un pozzo di conoscenza per me, come cazzo fai a non capire che dopo un po’ hai rotto i coglioni? Cioè, parli, parli, parli... Parli di tutto e di niente, con altri, non con me. Abbiamo interessi diversi e lo accetto, ma deve farti ben schifo parlare di qualcosa che piaccia anche a me senza dovermi giudicare. Tu sei la perferzione. Hai ragione sempre e solo tu. Sei bravo sempre e solo tu. Eppure (perchè c’è un eppure) non ti accorgi che rompi il cazzo. Che parli di cose che interessano quasi solo a te, che mi interrompi quando parlo o che mi interrompi in maniera “più aggressiva” se, oltretutto, sto parlando e la mia idea risulta diversa dalla tua. Perchè non va bene. Come oso, io, piccola comune plebea, dar contro ad un’idea del Sommo rappresentante del giusto e della perfezione. Scherzi sempre su quanto il tuo ego sia grande e forse non ti rendi conto che lo è realmente. Per non parlare di quando accade un fatto e tu lo ingigantisci; da una briciola di pane sapresti costruire un grattacielo. Un vaffanculo, sonoro, di quelli gridati a pieni polmoni, lo meriteresti.
A te che mi parli alle spalle con le tue amiche, cosa dovrei dire? Fate cagare, vi parlate dietro pure tra voi (e, ripeto, vi considerate amiche, quindi di cosa stiamo parlando?!), non avete rispetto  e stima per voi stesse figurarsi per gli altri. A causa vostra ho scelto di andare in terapia, volevo capire se ero io il problema. ATTENZIONE SPOILER: non era così. Mi avete fatto carico delle vostre frustrazioni, ma non ero io il problema, non lo sono mai stata. Il fatto è che avete trovato qualcuno che vi teneva testa e non eravate preparate. Ma prego eh, continuate pure a farmi le facce di porcellana, a me sta bene. Tanto, voglio dire, prima o poi ci cadrete dallo scaffale, no?
A te che dovresti essere il mentore, la guida di tutti noi. MA LEVATI! Sei in una posizione di potere che non sai gestire. Non sai gestire le persone sotto di te, né le situazioni che esse ti presentano ogni giorno. Non fai altro che casini, crei tensioni, ci metti l’uno contro l’altro e quando potresti effettivamente risolvere un problema te ne lavi le mani. Passi il tempo a sgridarci su whatsapp, “chi ha fatto questo, chi ha fatto quello” poi quando ci vedi di persona sei tutto amicone. Hai una cinquantina d’anni, moglie e figlio e fai battutine a sfondo sessuale a delle poco meno che venticinquenni. Sei solo un vigliacco. E un coglione. Non c’è altro da dirti.
A te, a voi, che condividete il patrimonio genetico con me, eppure con me c’entrate pochissimo. Dite un sacco di cose, pretendete di sapere un sacco di cose, volete sapere cosa succede nella mia vita ma poi non vi informate e, se lo fate, non ascoltate. Andate d’accordo con la prima persona che ho citato. Pretendete botte piena e moglie ubriaca. Non funziona così e sarebbe il momento di rendersene conto.
E, infine, a me. A me che tutte queste cose non le dico. Un po’ perchè penso di essere esagerata, un po’ perchè magari per voi sono periodacci, un po’ perchè al vostro posto non vorrei sentirmi dire queste cose da una persona a cui voglio bene, un po’ perchè non posso dirle se non voglio rimanere a spasso. Così mi tengo le mie frustrazioni, i miei rancori (perchè ormai lo sapete, io non dimentico quando mi fate del male) e non vi dico un cazzo. Però vi meritereste di sentire tutto ciò che non vi dico. Così mi considerate “tossica”, se vi dicessi tutto questo probabilmente mi allontanereste e io non voglio perchè, almeno ad alcuni di voi, voglio bene. Bella merda, eh?
Quindi ve lo dico qui: ANDATEVENE A FANCULO e non serve che io vi dica per cosa. In cuor vostro, se vi dico di andare a fanculo, sapete perchè.
Però un vaffanculo, proprio per tutto questo, me lo merito anche io.
QUINDI VAFFANCULO!
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deb-is-breathing · 4 years ago
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Io ci provo, ci riprovo e ci riprovo fino allo svenimento a fare a me stessa discorsi positivi sul mio corpo, sulla mia immagine, sul mio valore. A farmi forza per ignorare tutti i possibili sguardi negativi e le occhiatacce. A ripetermi che il mio valore come persona non dipende da come sono fatta fuori, e che merito le stesse opportunità e lo stesso rispetto che merita qualsiasi altra persona.
Poi mi basta andare in un locale indossando un top un po' più corto del solito, che fa intravedere letteralmente 5 centimetri di pelle sulla mia pancia non piatta, e un signore neanche a due metri da me, neanche troppo velatamente, dice al suo amico di girarsi a guardarmi per farsi un risata... è tutto il mio bel lavoro di self confidence quotidiano va a farsi fottere per un minuto.
Quel minuscolo lasso di tempo in cui mi subisco l'umiliazione in silenzio, e mi verrebbe solo voglia di correre a casa a mettermi un maglione di lana. Quel lasso di tempo cui nella testa sento solo una voce che mi sgrida perché, visto? Lo sapevo che non me lo dovevo mettere, così imparo.
E mi ritengo anche fortunata alla fine, perché sì, grazie al cielo è durato "solo" un minuto prima che mi riscuotessi e pensassi:
MA STI GRANDISSIMI CAZZI, IO MI VESTO UN PO' COME MI PARE.
E mi girassi a ricambiare la risata divertita dei due signori, che avrebbero potuto entrambi essere mio padre, con un raggiante sorriso.
Però se al posto mio ci fosse stato qualcun'altro? Magari proprio una versione di me stessa di qualche anno fa... meno sicura e trentamila volte più impaurita del mondo?La me stessa autolesionista che, una volta a casa, si sarebbe duramente punita, per quello stupido episodio? Se al mio posto ci fosse stata una persona gravemente ansiosa? Una persona soggetta ad attacchi di panico?
E io so già che un sacco di persone, leggendo ciò che ho appena scritto, penseranno "Eh vabbè, se hai tutti questi problemi ed esci non sei tanto furb*". Perché alla fine della fiera alcune persone non ce la fanno proprio ad uscire dal concetto che, FORSE, certi atteggiamenti sarebbe meglio evitarli e basta. Mica possono essere le persone a cambiare la propria mentalità... sei tu che ti devi tutelare se non vuoi essere presa in giro. Cazzo esci con un top corto se sei grassa? E poi ti lamenti pure se ridono? Che ti aspettavi?
E sapete che c'è... come ho anche scritto all'inizio, io un po' di occhiatine le avevo già messe in conto, perché sì, non sono così ingenua da credere che nessuno mi guarderà in maniera strana se OSO esporre un pezzo di pelle coperto di smagliature (ironico come sia il mio abbigliamento ad essere taboo, e non il prendere in giro l'abbigliamento di una persona). Però raggiunti i 22 anni mi dico "E che cazzo, sono un'adulta, il periodo delle prese in giro con le risatine dovrei essermelo lasciato alle spalle una volta uscita dalla scuola". E invece niente.
Evidentemente te lo lasci alle spalle solo se ne sei uscit*:
Magr*
Senza acne.
Senza smagliature.
Senza cellulite.
E sentitevi pure liberi di aggiungere qualsiasi altra caratteristica che vi è costata una presa in giro da adulti (non che se l'aveste subita in adolescenza sarebbe da considerarsi meno grave, chiariamoci).
E io, dal momento che ormai mi sembra utopico riuscire a far capire a tutti quanto la società ci abbia inculcato nella testa un'importanza eccessiva per l'aspetto fisico... posso solo che tentare di chiedervi; Perché lo fate? Che cos'è che spinge una persona adulta e, presumibilmente, matura a compiere un gesto tanto infantile? Cosa ne ricavate? Mezzo minuto di divertimento? dieci secondi?
Ecco, se proprio non ce la fate a capirlo da soli il perché sia sbagliato farlo A PRESCINDERE (e io non posso certo, in mezzo minuto, rimediare a un'evidente lacuna nella vostra educazione)... per lo meno, la prossima volta che avete voglia di farlo, provate a fermarvi due secondi. Due. E chiedetevi se quei trenta secondi di risate che vi state per fare con i vostri amici valgono la pena, al punto di provocare un possibile malessere che il soggetto delle vostre prese in giro si porterà dietro tutta le sera, e magari anche una volta tornat* a casa.
Voi vi fate una grassa risata, e magari quell* sta già progettando come punirsi una volta arrivat* a casa.
Forse allora potete pure evitarla, no? E ridere invece, che ne so... di quella volta che vi siete ubriacati alla festa di compleanno di Giancunegondo? Vi si guasta l'intera serata se non prendete in giro almeno uno sconosciuto? È proprio una tappa fondamentale per far partire il divertimento?
E per favore, non bombardatemi di commenti in stile "ma a te che te ne frega di cosa pensano gli altri di te". Un po' perché mi sono anche rotta di questa continua decolpevolizzazione; devo essere sempre io a fregarmene delle prese in giro, MAI gli altri che devono fregarsene di come sono vestita, o di come è fatto il mio corpo.
E un po' perché nella teoria è tanto facile... nella pratica, provate voi a passare anche solo una serata al mio posto (o in quello di qualsiasi altra persona con un aspetto fisico non conforme alla bellezza canonica), e poi ne riparliamo.
Io posso provare a "fregarmene" quanto mi pare, come ho anche scritto all'inizio. Fare tutti i discorsi self positive di questo mondo... E pure se non provassi quel singolo minuto di incertezza (che fa comunque male, e se un minuto lo provo io, che cerco continuamente di lavorare sulla mia autostima... pensate l'effetto distruttivo che potreste creare a qualcuno molto più instabile emotivamente, rispetto a me), un* dopo un po' si rompe pure le palle di sapere che, non importa dove, non importa quando, non importa come... un episodio come quello che ho descritto se lo beccherà comunque.
Ti rompi altamente le palle ad essere continuamente indicata dal gruppetto di ragazzi ubriachi che vogliono scherzare, imbrogliando il loro amico sul fatto che stanno per trovargli una "bella gnocca" come me. Perché figuriamoci se una ragazza, bella, brutta, grassa o magra che sia... possa anche solo minimamente non essere interessata alle vostre avances. Ogni ragazza in carne che vi fissa per più di due secondi vuole sicuramente farvisi... che schifo... scappate subito prima che si attacchi come una cozza. Mica come fate voi con quelle che vi piacciono, quando educatamente accettate il loro rifiuto e le lasciate immediatamente in pace per il resto della serata, senza più insistere.
È tanto facile fare mille discorsi su quanto la gente dovrebbe farsi i cazzi propri, eh? Ecco... applicateli anche verso gli sconosciuti, non solo al collega di lavoro che ha detto a tutti che siete usciti per un aperitivo con Tiziocaio l'altra sera.
Manco a dirvi "pensate a come vi farebbe sentire se quelle risatine ve le beccaste voi", perché mi rispondereste che almeno voi non ve la siete cercata uscendo di casa con il grasso in mostra, o che (come so già che qualcuno penserà) preferisco fare un post poema in cui mi lamento piuttosto che muovere il culo dal divano e dimagrire per non essere più presa in giro.
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ferro5 · 5 years ago
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Io se fossi Dio e io potrei anche esserlo sennò non vedo chi. Io se fossi Dio non mi farei fregare dai modi furbetti della gente non sarei mica un dilettante sarei sempre presente. Sarei davvero in ogni luogo a spiare o meglio ancora a criticare appunto cosa fa la gente. Per esempio il piccolo borghese com’è noioso non commette mai peccati grossi non è mai intensamente peccaminoso. Del resto, poverino, è troppo misero e meschino e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda lui pensa che l’errore piccolino non lo conti o non lo veda. Per questo io se fossi Dio preferirei il secolo passato se fossi Dio rimpiangerei il furore antico dove si odiava e poi si amava e si ammazzava il nemico. Ma io non sono ancora nel regno dei cieli sono troppo invischiato nei vostri sfaceli. Io se fossi Dio non sarei così coglione a credere solo ai palpiti del cuore o solo agli alambicchi della ragione. Io se fossi Dio sarei sicuramente molto intero e molto distaccato come dovreste essere voi. Io se fossi Dio non sarei mica stato a risparmiare avrei fatto un uomo migliore. Sì, vabbe’, lo ammetto non mi è venuto tanto bene ed è per questo, per predicare il giusto che io ogni tanto mando giù qualcuno ma poi alla gente piace interpretare e fa ancora più casino. Io se fossi Dio non avrei fatto gli errori di mio figlio e sull’amore e sulla carità mi sarei spiegato un po’ meglio. Infatti non è mica normale che un comune mortale per le cazzate tipo compassione e fame in India c’ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna che viene da dire “Ma dopo come fa a essere così carogna?” Io se fossi Dio non sarei ridotto come voi e se lo fossi io certo morirei per qualcosa di importante. Purtroppo l’occasione di morire simpaticamente non capita sempre e anche l’avventuriero più spinto muore dove gli può capitare e neanche tanto convinto. Io se fossi Dio farei quello che voglio non sarei certo permissivo bastonerei mio figlio sarei severo e giusto stramaledirei gli inglesi come mi fu chiesto e se potessi anche gli africanisti e l’Asia e poi gli americani e i russi bastonerei la militanza come la misticanza e prenderei a schiaffi i volteriani, i ladri gli stupidi e i bigotti perché Dio è violento! E gli schiaffi di Dio appiccicano al muro tutti. Ma io non sono ancora nel regno dei cieli sono troppo invischiato nei vostri sfaceli. Finora abbiamo scherzato. Ma va a finire che uno prima o poi ci piglia gusto e con la scusa di Dio tira fuori tutto quello che gli sembra giusto. E a te ragazza che mi dici che non è vero che il piccolo borghese è solo un po’ coglione che quell’uomo è proprio un delinquente un mascalzone, un porco in tutti i sensi, una canaglia e che ha tentato pure di violentare sua figlia. Io come Dio inventato come Dio fittizio prendo coraggio e sparo il mio giudizio e dico: speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia. Così per i giornali diventa un bravo padre di famiglia. Io se fossi Dio maledirei davvero i giornalisti e specialmente tutti che certamente non sono brave persone e dove cogli, cogli sempre bene. Compagni giornalisti avete troppa sete e non sapete approfittare delle libertà che avete avete ancora la libertà di pensare ma quello non lo fate e in cambio pretendete la libertà di scrivere e di fotografare. Immagini geniali e interessanti di presidenti solidali e di mamme piangenti. E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento. Cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti e si direbbe proprio compiaciuti. Voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano. Sì, vabbe’, lo ammetto la scomparsa dei fogli e della stampa sarebbe forse una follia ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza non avrei certo la superstizione della democrazia. Ma io non sono ancora del regno dei cieli sono troppo invischiato nei vostri sfaceli. Io se fossi Dio naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente nel regno dei cieli non vorrei ministri né gente di partito tra le palle perché la politica è schifosa e fa male alla pelle. E tutti quelli che fanno questo gioco che poi è un gioco di forza ributtante e contagioso come la lebbra e il tifo e tutti quelli che fanno questo gioco c’hanno certe facce che a vederle fanno schifo che sian untuosi democristiani o grigi compagni del Pci. Son nati proprio brutti o perlomeno tutti finiscono così. Io se fossi Dio dall’alto del mio trono vedrei che la politica è un mestiere come un altro e vorrei dire, mi pare Platone che il politico è sempre meno filosofo e sempre più coglione. È un uomo a tutto tondo che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo che scivola sulle parole anche quando non sembra o non lo vuole. Compagno radicale la parola compagno non so chi te l’ha data ma in fondo ti sta bene tanto ormai è squalificata compagno radicale cavalcatore di ogni tigre, uomo furbino ti muovi proprio bene in questo gran casino e mentre da una parte si spara un po’ a casaccio dall’altra si riempiono le galere di gente che non c’entra un cazzo. Compagno radicale tu occupati pure di diritti civili e di idiozia che fa democrazia e preparaci pure un altro referendum questa volta per sapere dov’è che i cani devono pisciare. Compagni socialisti ma sì, anche voi insinuanti, astuti e tondi compagni socialisti con le vostre spensierate alleanze di destra, di sinistra, di centro coi vostri uomini aggiornati nuovi di fuori e vecchi di dentro compagni socialisti, fatevi avanti che questo è l’anno del garofano rosso e dei soli nascenti fatevi avanti col mito del progresso e con la vostra schifosa ambiguità ringraziate la dilagante imbecillità. Ma io non sono ancora nel regno dei cieli sono troppo invischiato nei vostri sfaceli. Io se fossi Dio non avrei proprio più pazienza inventerei di nuovo una morale e farei suonare le trombe per il Giudizio universale. Voi mi direte: perché è così parziale il mio personalissimo Giudizio universale? Perché non suonano le mie trombe per gli attentati, i rapimenti i giovani drogati e per le bombe. Perché non è comparsa ancora l’altra faccia della medaglia. Io come Dio, non è che non ne ho voglia io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili ma come uomo come sono e fui ho parlato di noi, comuni mortali quegli altri non li capisco mi spavento, non mi sembrano uguali. Di loro posso dire solamente che dalle masse sono riusciti ad ottenere lo stupido pietismo per il carabiniere di loro posso dire solamente che mi hanno tolto il gusto di essere incazzato personalmente. Io come uomo posso dire solo ciò che sento cioè solo l’immagine del grande smarrimento. Però se fossi Dio sarei anche invulnerabile e perfetto allora non avrei paura affatto così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia. Ecco la differenza che c’è tra noi e gli innominabili: di noi posso parlare perché so chi siamo e forse facciamo più schifo che spavento di fronte al terrorismo o a chi si uccide c’è solo lo sgomento. Ma io se fossi Dio non mi farei fregare da questo sgomento e nei confronti dei politicanti sarei severo come all’inizio perché a Dio i martiri non gli hanno fatto mai cambiar giudizio. E se al mio Dio che ancora si accalora gli fa rabbia chi spara gli fa anche rabbia il fatto che un politico qualunque se gli ha sparato un brigatista diventa l’unico statista. Io se fossi Dio quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio c’avrei ancora il coraggio di continuare a dire che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia cristiana è il responsabile maggiore di vent’anni di cancrena italiana. Io se fossi Dio un Dio incosciente, enormemente saggio c’avrei anche il coraggio di andare dritto in galera ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora quella faccia che era. Ma in fondo tutto questo è stupido perché logicamente io se fossi Dio la Terra la vedrei piuttosto da lontano e forse non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano. Io se fossi Dio non mi interesserei di odio e di vendetta e neanche di perdono perché la lontananza è l’unica vendetta è l’unico perdono. E allora va a finire che se fossi Dio io mi ritirerei in campagna come ho fatto io.
GIORGIO GABER.
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angelinthechaos · 5 years ago
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Nonostante tutte le cattiverie subite in questi anni, aspettando che la cosiddetta ruota si girasse dalla mia parte, ho sempre sperato che tutto ciò che subivo non tornasse mai al mittente perché, nonostante tutti i pianti, sono ancora dell’idea che quello che mi è stato fatto nessuno se lo merita, neanche le persone più cattive che io conosca. Mi sento una stupida, una troppo buona. Ma stasera no. Spero che tutto quello che ho dovuto ricevere, tutta la vostra cattiveria e invidia che vi ha portato a farmi questo, vi torni indietro, in un modo o in un altro. Perché non è giusto. E spero di realizzare tutti i miei sogni davanti ai vostri occhi. Dovete soffocare da tutta la vostra invidia. Mi fate schifo, soprattutto la persona che ritenevo sempre un po’ più importante di altri. Vaffanculo. Con tutto il corazon❤️
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itachi-with-a-chicken · 7 years ago
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METAMORO PIZZA!AU
AKA THE ONE WHERE FABRIZIO HA UNA PIZZERIA E ERMAL è SUO CLIENTE CAGACAZZO
Fabrizio ha una mini pizzeria in uno di quei quartieri di Roma non dico San Basilio ma una cosa del genere
Ermal è in città da meno di un mese ed è la quinta città che si gira in cinque anni. Pace? si mangia la pace?
Un giorno scopre la pizzeria di Fabrizio e vede che fanno l’impasto con il lievito madre e si gasa un sacco perché viene molto più leggera, se lo sai usare
Fabrizio lo sa usare. ECCOME *wink wink*
hem
Quindi, Ermal si gasa un sacco e inizia col prendere ogni volta un cosa diversa perché una volta che digerisci l’impasto ti si aprono le porte dei condimenti (provato sulla mia pelle)
ma il listino di Fabrizio è molto scarno
a sto punto, è quasi un mese che Ermal va là ed essendo solo Fabrizio a fare sia cucina che cassa vuoi che non abbia attaccato bottone e preso confidenza?
Fabrizio is: amused ma non lo da troppo a vedere
(è timido okay capitelo)
comunque un giorno arriva, si guarda la lista da cima a fondo e poi esclama;
“ma una pizza peperoni e fragole non me la vuoi fare?”
Fabrizio è sicuro di avere le allucinazioni uditive perché non è possibile che gli abbia chiesto una cosa del genere
e invece si
Quindi, con molta calma, Fabrizio gli indica il listino delle pizze sperando che il messaggio passi chiaro
Well
Per quella volta Ermal lascia perdere
Ma ogni volta che torna gli propone cose diverse e assurde
Tipo la pizza con l'uva e il miele
O ananas e pancetta
Banana e curry
Fin quando Fabrizio non si rompe i coglioni
"senti coso, vieni qui, portati gli ingredienti e te la cucini tu"
Ermal non se lo fa dire due volte e un giorno lo fa veramente
E accade la magia, a spese della pizza sadly
Perché si mettono a parlare, no? Mentre la pizza cuoce e Fabri fa le altre per i clienti non cagacazzo
E Ermal ruba un po' di mozzarella e cibo a caso e si rende conto che è quella buonaTM non quella dell'Eurospin
E rimane shock perché così gli ingredienti vengono a costare di più e comunque il suo era un piccolo business cioè una pizzeria 10x10
E Fabrizio gli spiega:
"il fatto è che se ci metti attenzione, amore, nelle cose che fai, quello ti torna. C'ho dei clienti che ho visto crescere, praticamente, sono venuti qua la prima volta che avevano 13 anni, ora ne hanno 24, stanno in giro a fare cose ma passanl sempre a prendersi un pezzo di pizza e fare una chiacchiera. Praticamente sono di famiglia"
Ermal.exe stopped working
Perché per lui che si era rassegnato a non trovare mai un posto sicuro da dire casa e con il suo voler diventare un cantante si trova costretto anche a piegarsi alla corrente e farsi trascinare, no?
L'idea che invece passa Fabrizio è di costanza, pazienza, routine. Parole che per lui avevano quasi perso di significato.
Quello, e il fatto che Fabrizio stesse farcendo la pizza in canotta e retina per capelli, capite che il povero ragazzo ha avuto un po' di problemi
Nel mentre, la pizza si cuoce e Ermal può assaggiare il suo operato e well
Well
Faceva popo schifo al cazzo
E Fabri ride sotto i baffi ma Ermal fa lo stoico e "mmmmmmhhh la pizza più buona del mondo!!!! Alta cucina!!!! Cracco chi"
Ne mangia 3/5 prima che Fabrizio si prenda a pietà e gli dia un po' di diavola per aggiustarsi la bocca
Va beh queste sono le esperienze che legano come il Troll per Hermione Ron e Harry
E a fine serata Ermal gli propone un accordo
"io porto gli ingredienti, cuciniamo la pizza e se è buona la aggiungi nel menù"
Fabrizio, memore delle pessime accoppiate proposte, accetta tranquillo che non avrebbe mai detto di si
Ma Ermal lo frega perché la prima volta si prendeta con pesto e patate e È BUONA
!!!!!
Fabri is shock
Comunque cominciano questa strana collaborazione che risulta in Ermal che mangia a sbafo, con la promessa di Fabrizio che prima o poi gli farà pagare tutti i pezzi che ruba
Credice Fabbrì
E piano piano Ermal comincia a fargli tipo da manager/assistente/manco loro lo sanno
Gli crea anche la pagina instagram e oh boi
Cioè Fabrizio totalmente clueless su cosa succeda sul web i social non sono roba per lui okay
Ma Ermal troppo tardi comprende che nel suo magico piano c'è una falla
Perché quando comincia a fare le stories per pubblicizzare la pizza praticamente fa i video a Fabri che fa le CoseTM da pizzaiolo tipo farla volare ecc
Mette i condimenti la mette in forno tutto normale
Eccetto che è mezzo nudo mentre lo fa eccetto per la canotta (norme della sanità who) e le possenti braccia da impastatore
Fabrizio diventa una piccola instagram sensation
Long story short si ritrovano il doppio della clientela e Ermal si mette a lavorare seriamente (visto che è colpa sua) e non sono lì per la pizza. Well, non solo.
E via di mance esagerate e occhiolini e numeri che, casualmente, finiscono nel cestino.
Fabrizio, che c'ha almeno trent'anni, non è scemo e se la vita ti da limoni te lo limoni FAI UNA LIMONATA
Quindi un sorriso, un'ammiccata e via
Ermal che "eh ma non me non facevi il carino"
"ma te stavi qua un giorno si e l'altro pure, i guadagni di un mese sono solo per te. Loro devo convincerli a tornare"
Ermal is rethinking everything in his life
Però manco lui si lamenta troppo perché saranno pure venuti per il bonazzo, ma sono rimasti per la pizza
Almeno quello
Alcuni chiedono anche le pizze di Ermal!
(Ermal fa sempre gli smile snervanti sugli ordini quando li passa in cucina perché he is an ass like that)
E quindi Fabri non c'ha più lo spazio manco per vivere, le persone si prendono la pizza e si accampano fuori e decide di prendere anche un vero aiuto cuoco
(che potrebbe, o non potrebbe, essere Ultimo)
Ma ora Ermal è costretto a rimanere in cassa e vuoi che non asfalti gente a destra e manca perché vengono a cercare Fabrizio?
"vorrei pagare con il pizzaiolo, il mio ordine è molto...particolare AMMICC AMMICC"
"NICÒ ESCI TE VOGLIONO"
(non che Niccolò non sia bellino ma era più piccolo e sicuro non era Fabrizio quindi capì la delusione della tizia)
Tra una cosa e un'altra arriva Maggio, Fabrizio sta considerando l'idea di comprare tavolini da mettere fuori e Ermal c'ha anche un lavoro fuori da quella pizzeria CAN YOU BELIEVE THAt
Il lavoro, che prima lo teneva impegnato pranzo/pomeriggio a piano bar a suonare in un locale, diventa "stai qua dal pomeriggio alla sera tranne quando non abbiamo qualcuno di più figo di te a suonare"
Che okay, sono più soldi, ma tra una cosa e un'altra alla pizzeria va una volta a settimana
The disrespect
Cioè immaginate dal vedersi ogni santo giorno al vedersi una volta a settimana e pure male perché stanno stanchi
(e non stanno neanche assiene perché lmao chi c'ha il tempo di vivere)
Quindi un giorno Ermal scopre che ha il pomeriggio libero e senza manco pensarci vola alla pizzeria
Ma BAM! SHOCK! CHAOS! DRAMA!
Trova Fabrizio che abbraccia una ragazza
Ermal è campione del mondo di salto alle conclusioni e un po' quello un po' lo scazzo della vita decide di girare i tacchi e andarsene a fanculo
(i cellulari in questa AU non sono molto cagati quindi fate che questi hanno zero contatti a parte quando si vedono)
E per farvi capire quanto FUORISTRADA sta Ermal, Fabrizio sta facendo uscire pazzo Niccolò perché parla a Ermal e Ermal non c'è e lui se ne dimentica e la situazione sarebbe drammatica se non fosse che sono due patate
Quindi niente, Ermal è uno scemo ma fortunello perché Fabrizio lo chiama due giorni dopo e gli fa "senti oggi so che il tuo posto c'ha una serata, e io rimango chiuso, quindi se passi proviamo qualche pizza nuova"
Ermal è !!!!!!!!!!!! Ma irl roba che il sole era di troppo
Anche perché in quei due giorni Ermal si è fatto delle pare che il Tour de France al confronto è un giro in triciclo
Ed era giunto alla conclusione che qualsiasi cosa avesse scambiato per flirt da parte di Fabrizio chiaramente non lo era (e invece si) e che l'altissimo purissimo innocentissimo (SEH) Fabrizio non aveva colpe
(così innocente che metteva il peperoncino nella salsa così che Ermal avesse caldo e si spogliasse occhei)
Ma cerca di fare il vago tipo "mmm si non lo so,,,,ma non hai qualcun'altro con cui passare il tuo giorno libero?"
Quello fu il momento in cui Fabrizio comprese di essersi andato a impicciare con un cretino
"No, se te lo sto dicendo a te e v i d e n t e m e n t e no."
Ermal è abbastanza dritto da non replicare
Arriva la sera alle sei e sebbene sia felice perché erano otto giorni che non si vedevano (but who is counting?) (Both of them.) Era comunque un po' wary perché non è bello innamorarsi e scoprire che l'altra persona non sta al tuo stesso piano
(almeno aveva fatto pace con i suoi sentimenti)
Eeee io mi fermo qui perché il limite è 100 ma non voglio mollarvi in the middle of the action, quindi rebloggo e scrivo il resto sotto okay? Daje che si sistema tutto, a ignoranza come tutta questa AU (vi volevo mettere il link alla seconda parte ma non sono capace COMUNQUE sta nel reblog che comincia con “DICEVAMO”)
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soldan56 · 7 years ago
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Mi stavo chiedendo: cosa cazzo celebrate il 25 aprile, di preciso? Se rifiutarsi di servire un razzista o sputare sulla macchina di una fascista è gi�� troppo per voi, mi spiegate quali sarebbero le manifestazioni consentite di dissenso verso chi incita le folle a passare con le ruspe sopra degli esseri umani? Seriamente state   puntando il dito contro una ragazza che contesta, senza nuocere  a nessuno se non a se stessa perdendo il lavoro, un personaggio che promette pulizie etniche quartiere per quartiere? Ma non vi fate schifo neanche un po'? Gente senza spina dorsale, che magari si riempie la bacheca di citazioni di Pertini, un partigiano che i fascisti li faceva fucilare, non gli scriveva le letterine indignate. Il 21 giugno di 45 anni fa, accadde che Giorgio Almirante, di ritorno da un comizio con la scorta, si fermò al Mottagrill di Cantagallo e quando si presentò alla cassa per chiedere un caffè si sentì rispondere no. “Lei è fascista, io non le servo niente”. Almirante, che non aveva un carattere docile, andò su tutte le furie e lo contenne a stento donna Assunta, la moglie. Ma non ci fu nulla da fare: pochi secondi, e senza nemmeno guardarsi in faccia tutti i dipendenti di Cantagallo incrociarono le braccia. Almirante dovette piegare la testa, e andarsene senza caffè. Il giorno successivo, alcuni squadristi di Ordine nuovo danneggiano l’Autogrill. Sedici lavoratori, invece, finirono a processo, era l’Italia proletaria, gente che guadagnava un tozzo di pane. Venne inciso un 45 giri dal “Canzoniere delle Lame”, venduto solo al Mottagrill. Il ricavato delle vendite andò in un conto per difendere i lavoratori. Tutti assolti. Anche oggi c'è una ragazza, che rischiando del suo e solo del suo, vi ha indicato una montagna di merda e voi invece di ringraziarla le state controllando la manicure. Ma andate a fare in culo, ma di cuore proprio.
Ettore Ferrini
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vele-e-vento · 7 years ago
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cinque lezioni facili sul perchè non dovete imparare l’Inglese
Domanda. Perchè l’Inglese non è un linguaggio?  Chiederete giustamente, voi che avete appreso dalla mamma lingue normali, tipo l’italiano il francese il tedesco,  il kurdo finnico...lingue normali. Anzi, perchè è uno shit-language che andrebbe incenerito, bandito, e sostituito da una lingua più umana...non so il klingon  il mandarino, l’aramaico, qualsiasi cosa...??
Non potendo intrattenervi in un solo post sulle millemila ragioni  - e capirete presto perchè -  devo procedere un passo per volta:  dagli aggettivi per cominciare, che sono un argomento facile e comprensibile. Banale, persino. Ma se avrete pazienza di leggere, alla fine mi ringrazierete, cari miei. Cominciamo da principio. Un aggettivo specifica un sostantivo, e ne cambia le proprietà. Facile. Questa la sappiamo no? Alle elementari ce l’hanno detto...
cane ----  cane bello ---  cane brutto.
Molto popolare è l’aggettivo tra i tre-enni per insultare i coetani: sei brutto, fai schifo, puzzi, cacca-merda. Ok, chiaro... Ma come si crea un aggettivo? Bene, o esiste per sè: bello, brutto...  o lo si deriva da un sostantivo, o da un verbo. Tipo sole... solare...
Facile no? Ba-na-le.
Però, mentre in tutte le lingue le regole di derivazione dai sostantivi e verbi sono banali, due tre quattro, in inglese ci sono 47 regole diverse, ovvero non ci sono regole:  perchè se ci sono più regole che parole-nel-vocabolario, non ci sono regole. Ma partiamo con la prima lezione, e capiremo insieme.
Lezione 1 (lesson one) - Regole casuali per la aggetivizzazione in inglese. Partiamo dalle nazionalità che sono un aggettivo derivato dal nome di uno stato, cosa  che dovrebbe essere facile facile facile; ve le scrivo a copppie:  stato - aggettivo
         japan ->japanese          china -> chinese          portugal -> portugese ok,  ho capito... facile dai... che cazzata.... roba da bambini.       America ----> American   (?)       Germany ----> German (?  privativo)       Switzerland (in tedesco??)  ----> Swiss (mmm) ok dai ... ci saranno due o tre regole no? che sarà mai; due anzichè una, le imparo subito. Proseguiamo quindi :
     England ----> British (o catz!)      Spain     ----> Spanish  (?)     ok... lasciamo perdere... dai , gli stati  e le nazionalità saranno eccezioni, ovvio. Nessuno è perfetto, figuriamoci gli Inglesi ! Andiamo sugli aggettivi veri, quelli brutalmente comuni, andiamo al sodo. ok, allora  per trovare regole -  insieme, io e te, noi e voi -  vi metto qui di seguito prima il sostantivo e poi la sua forma aggettivata,  di parole comunissime,  e vi chiedo di trovare una regola per me che sono un po’ prevenuto forse e tonto...    comfort    comfortable    brute        brutal    passion    passionate    gold          golden    beauty      beautiful    history       historic  (non historical)    medic        medical (logico, certo)    child          childish    trouble       troublesome  (molto eidetico)    home         homeless  (facile, ma non è finita qui)    fame          famous  (come in ita e in francese, incredibile!)    wind          windy   ( -y risparmioso)    day            daily  (-ly risparmioso eufonico)
ahhh e quasi dimenticavo:
   wood          wooden la grammatica inglese dice che wood è un materiale quindi usa -ed diversamente dalle altre forme... quindi le altre erano forme regolari evidentemente.... mmmm....ecco. gli inglesi sono famosi per lo humor, sarà questo.
...ma non importa, proseguiamo.
ovviamente, per non complicare le cose un sostantivo può essere usato come aggettivo in inglese - unico caso in europa - dato che esiste il genitivo nelle lingue indoeuropee...ma gli inglesi non hanno il genitivo...non hanno neanche i casi... vabbè dettagli. Comunque ad es :           wood made        child proof        womens’ lib       ma soprattutto potete dire indifferentemente       my wool jumper        my woolen jumper                   /jumper è il maglione  / e quindi per questa stessa regola potete dire
       it is a medic problem
oppure
        it is a medical problem
è uguale... mi chiedo allora perchè sprecarsi a creare gli aggettivi ? gli avanzavano lettere? faceva ridere? è bello vedere gli stranieri lambiccarsi?
Ovviamente, si possono derivare aggettivi anche dai verbi, con regole sempre molto essenziali e sintetiche (18.732) e sempre molto regolari e chiare,     read     ----  readable     inform  ----  informative     annoy   ---   annoyed   (questo rammentatelo)
   confuse   --- confusing, o confused (sic, proprio così amorini miei)    produce  --- productive  (ancora, segnatevelo) Annoyed, in qualunque lingua europea sarebbe un participio passato, ma gli Inglesi non badano a queste sottigliezze e lo considerano un aggettivo. Qualunque discorso con un Inglese o Americano su questo tema, approderà alla conclusione semplice e banale che non capite un cazzo degli aggettivi. E che state cercando in qualche modo di imbrogliarli. Participio passato?? e che è, sarà mica roba da comunisti? I Britannici ti dicono “è un aggettivo eh... non vedi?” No, non lo vedo, britannico testone. E c’avete anche i motti in latino nei vostri college...come fate a tradurli? Naturalmente, l’aggettivo di confuse è confondente, ma anche confuso o confusato...non saprei tradurre...in questo caso il Britannico dice a se stesso, perchè distinguere tra verbo, aggettivo,  p.passato e gerundio? che fatica! Facciamo un bel falò, e mettiamo tutto assieme.
Notate poi che se potete dire;   hope   ----  hopeless  ---- hopeful (con una elle)
non potete dire :
  home  ---  homeless   ----     homeful  ( barboni sì, pieni di case mai)
e naturalmente quando pensate di aver capito, ok -ful solo in certi casi...
 beauty  ---  beautyful    ---      beautyless (eh no) Naturalmente potremmo proseguire, ma  è abbastanza chiaro. Vi lascio quindi con una “simpatica” osservazione finale.
Se in Inghilterra avete male a un dente (tooth) andrete dal dentista (aggettivo), che si dice dentist e non tooth-doctor, o tooth-ist. Logico. Ma dent-ache per maldi denti non esiste. Poi essendo i denti più di uno, esisterà il plurale  di tooth giusto? con la esse?
certo: tooth al plurale fa teeth, con la esse... ah no, niente esse... Ma è solo un rara eccezione. Sono tutte rare eccezioni in una fantastica lingua molto semplice e regolare che tutti amano. Specie gli Inglesi. E gli Americani, certo. E tutti quelli che non conoscono la grammatica. Gli Inglesi, appunto. Dunque, per finire, chiudendo questa prima lezione sul perchè non dovreste imparare l’inglese, che tanto verrà spodestato dal cinese, e dal tedesco in europa, prendete un Inglese, meglio se di Londra, o un Americano e legatelo a una sedia, e imparategli (verbo attivo) una lingua più civile, non so l’hindi, il sanscrito, il bolognese, qualunque cosa...qualunque dannata cosa, Il NAPOLETANO ad es.... Avrete salvato una vita. Anche se lui non lo sa ancora. E salverete una civiltà, la nostra.
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a-n-g-3-l-i-c · 3 years ago
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e comunque non so certa gente come faccia a guardarsi allo specchio, ma non vi fate schifo neanche un po'?
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arminissocute · 5 years ago
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Horror Night Halloween
NIGHTMARE - 8
Tumblr media
Luogo: Retro della scuola
Dieci minuti dopo
Leo: Hmm... Be', in effetti è dura.
Se lasciate le cose così come stanno, rischiate di finire nella situazione peggiore possibile, proprio come i Knights in passato.
Makoto: Davvero... Con passato, vuoi dire...?
Leo: Voglio dire come erano lacerati i Knights subito prima che io crollassi e li abbandonassi.
“Ukki-kun”, se sei del secondo anno, dovresti avere una vaga idea della guerra dell'anno scorso...
Se ci hai guardato da lontano, e hai visto come siamo andati incontro alla nostra fine.
Makoto: ….
(Mm. Ma che sta succedendo...? Forse perché quando sono sotto pressione sono debole, ma ho finito per raccontare tutto a Tsukinaga-senpai quando ha insistito.
Voglio dire, mi aiuta davvero visto che avevo proprio voglia di parlare a qualcuno di questa situazione incasinata.
Ma non riesco a rilassarmi. Non so come comportarmi con lui.
Gli ho pure detto di chiamarmi “Ukki” invece di dirgli che il mio vero nome è “Makoto Yuuki”, visto che sembrava che non mi conoscesse.
Mi sento un po' in colpa per avergli scaricato il peso di tutti i miei problemi senza neanche dirgli la mia vera identità...
Ma Tsukinaga-senpai non smette mai di parlare, e non riesco più a trovare il momento giusto per dirgli il mio vero nome.
Adesso Trickstar e Knights lavoreranno insieme, quindi immagino che lo scoprirà presto...
Anche per lavorare uso il mio vero nome, perciò capirà subito che in realtà sono “Makoto Yuuki”.
Mi chiedo come reagirà quando lo scoprirà...? Lui, che è sempre stato il compagno di Izumi-san...?)
Leo: Mm? Che hai, Ukki-kun?
Non buttarti giù! Va tutto bene, possiamo ancora capovolgere la situazione!
Makoto: Mm. Um, Tsukinaga-senpai, tu hai già capito come mai non riusciamo a lavorare insieme... come mai siamo in uno stato così pietoso?
Leo: Sì. È tutta una mia ipotesi, ma guardare le cose da fuori è più facile.
Voi siete i Trickstar, no? Se il vostro nome viene da quei personaggi imprevedibili che stravolgono tutto nella storia, avere il ruolo dei protagonisti deve essere difficile.
Makoto: Uh, huh?
Leo: I nomi non valgono nulla, eppure tutti sono legati da essi.
Per quanto riguarda i Knights, ci siamo messi quel nome a caso, ma voi... probabilmente ci avete pensato molto, a come chiamarvi.
Makoto: Be', più che altro... è più che ad un certo punto è uscito quel nome. Ma ora che ci siamo abituati, non potremmo pensare di avere nessun altro nome.
Leo: Wahaha. Allora siete uguali a noi! Immagino che questo tipo di cose succeda e basta.
Ci si abitua a qualunque cosa si tenga addosso per tanto tempo, che siano vestiti, un nome, o una posizione.
Ma nonostante ciò, voi state facendo qualcosa che non si addice al vostro nome.
Voi siete i giullari che hanno scosso il palcoscenico, ma ora che avete rivoluzionato il mondo, non potete fare altro che comportarvi come gli eroi-
Forse �� questo, che avete pensato?
Makoto: Mm...?
Leo: Sai, quando ho sentito parlare di voi ero interessato. Non mi era mai capitato di parlare direttamente a uno di voi come adesso, perciò questo è ciò che ho pensato basandomi su quello che ho sentito di voi.
Siete fantastici, lo sapete? Avete fatto una cosa che nessun altro è riuscito a fare.
Mentre tutti gli altri alzavano le mani e si arrendevano, perfettamente contenti di lasciarsi trasportare dalla corrente e basta, voi quattro da soli siete rimasti insieme e avete alzato la bandiera della ribellione.
E poi avete fatto partire una rivoluzione. Tutto e tutti sono cambiati talmente tanto che ero totalmente confuso quando sono tornato dopo la mia pausa!
Caspita, è stato stupefacente!
Perciò com'è che stavolta dei ragazzini allegri e straordinari come voi si sono messi tutto di colpo a fare gli adulti e a fare roba noiosa da morire?
Makoto: Noiosa...?
Leo: Vi preoccupate troppo per tutto.
Makoto: Uh... d... dici?
Leo: Sì. Va bene, siete stati incastrati da un articolo strano che ha dato problemi ai Knights...
Forse è perché vi sentite in colpa di quello, ma siete finiti a terra di faccia come dei cagnolini che vogliono chiedere scusa.
Ma perché vi scusate così tanto? Avete fatto qualcosa di sbagliato?
Makoto: Um... Ma, non è giusto scusarci? Rappresentiamo la Yumenosaki a SS! Non possiamo vincere se non avremo l'appoggio di tutti!
Se lasciamo che l'articolo faccia il suo corso, finiremo isolati e sarà tutto finito!
Leo: Dici? Hmm...?
E allora preferite abbassarvi, fare i lecchini e lanciarvi a terra davanti a tutti tipo “vi prego non odiateci!”? Ma che schifo, wahaha☆
Makoto: …..
Leo: So come vi sentite. Essere odiati fa paura, soprattutto alla Yumenosaki, dove i DreamFes sono tutto... Dopotutto, non potete vincere se le persone attorno a voi non vi supportano.
Quanto a noi, in quello avevamo fallito. Ma comunque, che senso ha stare solo a guardare le facce degli altri? Non sono così affascinanti, no?
O quanto a questo, ci state mica sottovalutando?
Cosa siamo noi, per voi? Pensate che siamo dei bambini che devono essere coccolati e presi in braccio, che non possiamo continuare a vivere se voi Grandi Trickstar-sama non ci cambiate il pannolino?
Makoto: Ma certo che non vi stiamo sottovalutando... però siamo stati noi a crearvi problemi, perciò vogliamo farci perdonare.
Leo: Huh? Ma non l'avete già fatto? Avete già dichiarato che l'articolo era falso e avete chiesto scusa ai fan, no? È tutto ciò che dovevate fare!
Fare qualcosa di più di così è solo pietoso. Forse non ci avete fatto caso, ma sembra che abbiate una nuvola di colpa verso i Knights che vi vola sopra.
Siete tutti preoccupati di averci dato problemi e che per noi vada male. Ve ne state in colpa come se aveste fatto qualcosa di sbagliato, e non ve ne potete neanche lamentare.
Ma non è questo che dovrebbero fare i Trickstar! Cioè, io non so niente di voi, ma comunque! In questo c'è qualcosa di sbagliato che mi fa solo impressione!
Makoto: Ti fa impressione...?
Leo: Sì. E mi fa arrabbiare. State cercando di fare i sensibili con noi, come se fossimo un gruppetto patetico che è stato ferito.
Ci state sottovalutando, come se fossimo dei ragazzini impotenti, con voi che cercate di piacerci mentre ci fate pat pat sulla testa dicendo che va tutto bene.
Basta scemenze. È come vi comportate con noi a essere umiliante, molto più che quell'articolo falso e senza basi.
Insultare un cavaliere è come rischiare la vita, sai. Be', non che siamo cavalieri veri, lo siamo solo di nome.
Ma là fuori c'è uno sciocco che prova orgoglio per questo nome e che ci ha trovato un valore, anche se è un valore così fragile che potrebbe volare via col vento.
E io voglio provare a proteggere quel piccolo orgoglio che quel moccioso sognatore ha per noi.
Lo so che sono soltanto un cocciuto, e che sono stato spezzato, ma è proprio per questo che voglio che quello sia il mio ultimo compito.
Makoto: ...Mm. Credo di aver capito quello che vuoi dire, Tsukinaga-senpai. In poche parole, stai dicendo che in questo momento non ci stiamo comportando da Trickstar, huh.
Leo: Sì! Wow, sei bravo! Anche se faccio schifo a spiegarmi hai capito cosa intendevo, huh? Bravo, ma che ragazzino intelligente~♪
Makoto: Wah, non mi accarezzare la testa!
Leo: Wahaha.  ...visto? È imbarazzante essere trattati da mocciosi, no?
Makoto: …..
Capitolo successivo
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intotheclash · 7 years ago
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Finalmente ce l’avevo fatta! Era stata un'ammazzatura, ma ce l'avevo fatta. Maledissi non una, ma cento volte quella mia linguaccia che finiva sempre per mettermi nei casini: con mio padre, con mia madre, con i miei amici, persino con mia sorella, che non parlava quasi mai. Mi facevano male le gambe, le braccia, le spalle, tutto mi doleva, ma soprattutto le palle. Quelle si che erano il nido del dolore, a forza di sfregare tra loro, sempre in piedi sui pedali. E con quel carico a rimorchio. I quattro chilometri di strada asfaltata erano stati terribili, ma il mezzo chilometro di sterrato mi aveva finito. L'ottava fatica di Ercole. Altro che ammazzare tori con le mani, o leoni a randellate.
"Meno male! Quasi non mi sento più il culo!" Esclamò Bomba, scendendo dalla bici.
"Con tutta quella ciccia, il sellino ti si sarà infilato di certo su per il buco!" Gli urlò contro Tonino, con un ghigno ben stampato su quella sua faccia piatta e lentigginosa.
Subito si levò un coro di urla e risate sguaiate.
"Ehi Pietruccio, ce l'avevi il cartello per i carichi sporgenti?" Chiese il Tasso. E via, ancora una raffica di risate e pacche sulle spalle.
"Ridete, ridete, intanto io il mio turno l'ho fatto! Vedremo al ritorno quanta voglia di ridere vi sarà rimasta. Tutta salita, brutti coglioni che non siete altro! E il panettone ve lo cicate voi!"
"A me fa schifo il panettone!" Esclamò contrariato Schizzo.
Come al solito non aveva capito un cazzo. Tre quarti del tempo abitava in un mondo tutto suo e quando rimetteva piede nel nostro, era come se fosse appena arrivato. Come cavolo poteva aver capito ciò che ci eravamo detti quando lui era via? Ridemmo tutti quanti, Bomba compreso, anche se il panettone in questione era lui. Placatosi lo scoppio di ilarità, fu ancora il Tasso a parlare.
"Comunque Pietro, il panettone non se lo mangia nessuno. Abbiamo deciso che il ritorno se lo fa a piedi. Dopo tutto è colpa sua se non ha preso la bicicletta!"
Cominciavo ad incazzarmi. Un patto è un patto e va sempre rispettato. Altrimenti sei fuori da tutto.
"Non fate gli stronzi!" Sibilai cattivo, "Se provate a fare una porcata del genere, vi butto le bici nel fiume!"
"La mia no, Pietro, io non c'entro! A me non tocca trasportarlo!" Fece Schizzo allarmato.
"Tranquillo Schizzo," Intervenne Tonino,"però ricorda, Pietro, che se non va a piedi, bisogna, per forza, passare al piano B. E la colpa sarà soltanto tua!"
"Ma che cazzo vai dicendo? Di cosa sarei colpevole?"
"Del fatto che, per non portarlo, abbiamo deciso che ora, Bomba, lo affoghiamo!"
Dopo di che si alzarono in piedi tutti e quattro e ci saltarono addosso urlando come scimmie ubriache. Mi stavano prendendo per il culo! Quei figli di puttana mi avevano preso per il culo e io ci ero cascato come l'ultimo dei fessi. Ma anche loro avevano fatto uno sbaglio grosso come una casa. Ma di quelli che te ne rendi conto soltanto quando è troppo tardi per tornare indietro. Bomba non era solo il più grosso di noi, ma anche il più forte. Immensamente più forte. Fu così che, nel bel mezzo della cruenta lotta, afferrò il povero Tonino con tutte e due le sue potenti braccia e lo scaraventò nel fiume con tutti i vestiti indosso. Seguì un istante di sgomento, le cose avevano preso una piega inaspettata, subito dopo partirono dirompenti le risate. Tonino riemerse dall'acqua, che gli arrivava alla cintola, sputò fuori quella che gli era entrata in bocca, rimasta aperta per tutto il volo, e diede sfogo alla rabbia e alla frustrazione:"Brutta palla di lardo! Stupido ciccione figlio di puttana! Adesso esco e ti faccio vedere io cosa ti succede!"
Incrociai gli sguardi degli altri e vidi la stessa idea nei loro occhi illuminati. Allora dissi:"Adesso esci e che cosa? Meglio che resti dove sei. Perché saremo noi a venire dentro!"
E ci tuffammo anche noi completamente vestiti. Era uno di quei piccoli gesti che tendevano a cementare un'amicizia. Anche se, nel nostro caso, non credo ce ne fosse bisogno, ma faceva comunque piacere.
Sguazzammo nell'acqua giallognola del Tevere come tortellini nel brodo del sabato. La similitudine era lampante. Appartenevamo tutti a famiglie piuttosto povere. Dignitose, credo, ma povere. E il sabato era il giorno dei tortellini. Non tutti i sabato. E non molti tortellini a testa, ma, per la legge di compensazione, nel brodo avremmo anche potuto affogare. Dopo un'oretta di schiamazzi, tuffi, battaglie e quant'altro, uscimmo distrutti dall'acqua e ci gettammo esausti sulla rena della riva. Ci togliemmo tutti i vestiti, tanto li non passava mai un cazzo di nessuno, e li appoggiammo ad asciugare sui rovi e sui rami più bassi dei pioppi. Ci avrebbe pensato il sole.
"Questa si che è vita!" Sospirò a bassa voce il Tasso, rotolandosi nella sabbia.
"Ma guardati! Sembri una fettina panata gigante!" Disse Schizzo con aria schifata.
"Senti chi parla! Ma voi vi siete visti? Anche voi sembrate fettine panate. Meno Bomba. Lui non sembra una fettina panata. Sembra l'intera mucca panata!" Replicò il Tasso tutto felice.
Ridemmo tutti di gusto e saltammo addosso a Bomba che, in quella occasione, fortunatamente, si limitò a sopportarci senza reagire. Terminata l'incruenta lotta, ritornammo a crogiolarci al caldo di quel benevolo sole di un pomeriggio senza nubi dell'estate del millenovecentosettantadue. Sei piccoli, grandi amici, circondati da una natura materna che, nostro malgrado, non sarebbe rimasta incontaminata a lungo. E neanche noi.
"Certo che è proprio una goduria! Sembra di essere a Rimini!" Dissi sottovoce, mentre giocherellavo distrattamente con quel poco pisello che possedevo a quell'età.
"Fico Rimini!" Commentò d'impulso Sergetto.
"Che cazzo è Rimini?" Chiese invece Bomba.
"E' una città dove ci sta il mare più bello d'Italia. E ci stanno pure certe fighe!"
"E tu che ne sai? Ci sei mai stato?" Domandò Tonino. Più interessato alle fighe, che al mare.
"No che non ci sono mai stato! Non fare lo stupido, lo sai che non ci sono mai stato!"
"E allora come fai a saperlo?"
"A sapere cosa?"
"Del mare! E delle fighe!"
"Ho visto due cartoline che hanno spedito a casa gli amici di mia sorella. C'era un mare azzurro come...come non so cosa. E certe chiappe di culo che non vi dico!"
"Sei un cazzaro di prima categoria!" Mi accusò il Tasso sogghignando.
"Allora domani frego le cartoline a mia sorella e ve le faccio vedere, se non ci credete! Stronzi!"
"Senti, Pietro, ma tu ci sei mai stato al mare?" Chiese Bomba, mentre tentava di togliersi un po' di rena di dosso.
La domanda oggi sembrerebbe assurda, ma allora era più che legittima. Infatti, di tutti e sei, solo io e Schizzo ci eravamo stati, con esiti diversamente disastrosi.
"Certo che ci sono stato!"
"E com'era?"
"Com'era? Com'è, vorrai dire Bomba. Mica è morto il mare!"
"Vabbè, hai capito, allora dimmi com'è?"
Avrei voluto, ma non potevo mentire ai miei migliori amici, così:"Una cagata!" Esclamai, mentre con la mente correvo a quell'unico, maledetto giorno in cui i miei mi avevano portato al mare.
Era successo l'anno prima. Il ricordo ancora mi bruciava. Per anni, mia madre, tutte le estati, ad Agosto, quando mio padre era in ferie, aveva insistito per farsi portare al mare, ma non c'era mai stato verso di spuntarla. Come ho già detto, il mio vecchio era un camionista, tutta la vita su e giù per l'Italia col culo schiacciato sul sedile della cabina. Va da se che, di domenica, o durante le ferie, guai a parlargli di motori e di strade. Iniziava a bestemmiare come un turco e non la finivi più. Iniziava in sordina, sottovoce, poi un po' più forte, alla fine si lasciava prendere la mano e andava a finire che tutto il vicinato era costretto ad ascoltare le sue pittoresche lodi al Signore.
"Mi avete rotto i coglioni co' 'sto mare!" Diceva, "Mi spacco il culo per voi tutto l'anno su quella merda di camion e, quando finalmente ho un minimo di riposo, voi pretendete che salga sull'auto per scarrozzarvi dove vi fa comodo? Ma che razza di cervello bacato avete? Non se ne parla nemmeno!" Non se ne parla nemmeno era l'epitaffio. Tutte le volte. Quindi, figurarsi il nostro stupore quando, una mattina, alle sette in punto, il vecchio ci buttò tutti e tre giù dal letto, annunciandoci la lieta novella:" Sveglia poltroni! Preparatevi, oggi si va al mare!" Ricordo che tra lo stupore e la felicità ci fu una bella lotta. Eravamo rimasti tutti senza parole. La prima a riaversi fu mia madre, che obiettò:" Ma come faremo per il pranzo? Certo che sei sempre il solito! Non potevi dircelo ieri sera? Avremmo avuto tutto il tempo per prepararci, sant'Iddio!"
Lui la guardò per un istante, fece la faccia più sbalordita di cui fosse capace e rispose:" Ma come? Sono anni che scassi con il mare e oggi che mi sono deciso, crei tutti questi problemi? E poi ve l'ho detto stamattina perché ieri sera non ne avevo voglia. Oggi si! Allora? Cosa dobbiamo fare? Andiamo o no?" "Andiamo! Andiamo!" Gridammo entusiasti io e mia sorella. Ci infilammo di corsa i costumi sotto ai pochi vestiti, mia madre preparò in fretta i panini e li mise in una cesta di vimini con la frutta e le bottiglie d'acqua. Eravamo pronti. L'avventura poteva cominciare. E, Cristo, se fu un'avventura. E chi se la scorda più! Ci impiegammo ben tre ore per coprire i novanta chilometri che ci separavano dalla costa. Una volta arrivati a Tarquinia, mio padre strabuzzò gli occhi e disse imprecando:"Madonna, che casino! Ma da dove salta fuori tutta questa cazzo di gente? No, qui non ci possiamo davvero fermare. Grasso che cola se ce ne tocca un secchio a testa di acqua salata." "Allora cosa vorresti fare?" Domandò preoccupata mia madre. "Tranquilla donna! Ora te lo cerca il tuo bel maritino un posticino tranquillo per farti il bagnetto!" E lo cercò davvero. Eccome se lo cercò. Gli ci volle un'ora e mezza, ma alla fine lo trovò. Arrestò l'auto in quello che, probabilmente, era il posto più brutto del Tirreno. Infatti non c'era anima viva. Nessuno tranne noi. Niente persone, niente bar, niente ombrelloni, nemmeno sabbia. Solo sassi. Sassi enormi che partivano da dove avevamo lasciato la macchina, fino ad arrivare per diversi metri dentro l'acqua. Acqua che io e mia sorella facemmo giusto in tempo ad assaggiare. Neanche la maglietta riuscii a togliermi. Riuscimmo a bagnarci solo per metà, perché da lì a dieci minuti, nostro padre fischiò e ci fece uscire. Con quel suo tono perentorio che non ammetteva repliche, disse:"Su, venite fuori ragazzi. Basta bagni per oggi. Ora si pranza e si torna a casa. Che non ho voglia di beccarmi tutto il traffico del ritorno." Mia madre era nera di rabbia, a me veniva quasi da piangere, pure a mia sorella, ma non ci fu niente da fare. Quella, per fortuna, fu l'unica volta che ci portò al mare.
A Schizzo andò ancora peggio. Molto peggio. Lui neanche ci voleva andare al mare. I suoi ce lo mandarono per forza. In colonia. A Montalto di Castro, per quindici giorni filati. Quindici giorni che lui, naturalmente, non fece mai. La notte del secondo giorno scappò via scalzo, con indosso soltanto il costume e una canottiera a righe bianche e rosse. La mattina seguente, i responsabili della colonia, resisi conto dell'accaduto, telefonarono subito ai suoi genitori, che, tra una bestemmia e l'altra, dovettero montare sulla loro seicento per andare a ripescare il proprio figliolo così lontano da casa. Lo trovarono verso le quattro del pomeriggio, che vagava senza meta sulla Statale Aurelia. Fortuna che, quel giorno, c'era poco traffico. Appena gli fu accanto, il padre inchiodò l'auto, scese come una furia e gli diede un fracco di botte senza proferire verbo. Schizzo le prese tutte. Non tentò di schivare neanche un colpo. Ma non versò una lacrima che fosse una. Anzi, quando il padre si stancò di colpirlo, lui, con tutta la rabbiosa calma che possedeva, promise che, se lo avessero lasciato ancora li, sarebbe scappato la sera stessa. Naturalmente si guadagnò una seconda razione di legnate, seduta stante.
Schizzo aveva molti difetti, ma manteneva sempre le promesse fatte. Fu così che, nonostante le difficoltà oggettive e la sorveglianza raddoppiata, quella stessa notte se la svignò di nuovo. Portò a lungo i segni neri e bluastri della fibbia della cintura di quell'avvinazzato di suo padre, ma vinse lui. I suoi dovevano decidere se ammazzarlo di botte lì, sul posto, o riportarselo a casa impotenti. In verità ci pensarono su piuttosto a lungo, ma alla fine decisero che sarebbe stato meglio per tutti riportarlo a casa. Negli anni a venire, quando sentivo dire che al mare bisognava stare attenti, che era pericoloso, io pensavo sempre a Schizzo.
"Ehi, Pietruccio, ci sei ancora?"
La voce di Tonino proveniva da una zona remota della mia testa, ma ebbe comunque la forza di trascinarmi indietro.
"Certo che ci sono! Stavo pensando!"
"E a cosa? Alle chiappe di culo sulle cartoline?" Disse il Tasso, guardandomi con malizia esagerata l'uccello.
Cavolo! Mi era venuto duro! Di sicuro avevo continuato distrattamente a toccarmi, mentre ero perso nel fondo dei miei pensieri.
"Ci hai fatto preoccupare! Ti abbiamo parlato tre, o quattro volte, ma tu niente, Dove cazzo stavi col cervello? Sembravi Schizzo!"
"Io lo odio il mare! Con tutte le mie forze lo odio!" Disse Schizzo, a riprova che la similitudine era perfetta.
Lo fissammo per un istante e scoppiammo a ridere. Povero Schizzo, tutti eravamo a conoscenza della sua disavventura e ci venne subito in mente. E non solo noi, i suoi amici, la conoscevamo, l'intero paese ne era al corrente. D'altra parte, è risaputo, in un piccolo centro funziona così: tutti sanno tutto di tutti. Capita anche che sappiano molto di più. Sanno cose che non sono mai accadute e che, con molte probabilità, non accadranno mai, eppure le sanno, C'è sempre qualcuno che le sa. Qualcuno che le sa e qualcun'altro che glielo ha detto.
Iniziammo a lanciare sassi nel fiume, cercando di colpire tutto ciò che galleggiava.
"Facciamo una gara!" Propose bomba, lanciandone uno ben oltre l'altra riva.
"Che tipo di gara?" Chiesi
"A chi va più lontano!"
"Che cazzo di gara è? Tanto lo sappiamo che vinci tu! Non hai un braccio, ma una catapulta!"
"Facciamo la gara di seghe! A chi viene prima!" Propose Tonino, come alternativa.
Perché no? Eravamo nudi come vermi, l'attrezzatura era in bella mostra e la voglia non mancava mai.
"Va bene, però Sergetto è fuori e fa da giudice. Con lui non si può gareggiare, è svelto come un fulmine!"
"Col cazzo che sono fuori! Voglio giocare anch'io!" Protestò ferocemente Sergetto. Anche perché quella era l'unica gara in cui ci passava la biada a tutti.
"Io non voglio farla!" Si lamentò Schizzo, arrossendo.
"Perché non ti si rizza!" Lo punzecchiò il Tasso
"Certo che mi si rizza! Ed è pure più lungo del tuo! Non mi va e basta!"
"Non ti si rizza! Non ti si rizza!" Lo sfottemmo in coro, girandogli intorno.
"Andate tutti a fare in culo! Portatemi qui le vostre sorelle e vedrete se mi si rizza!"
"Allora fai il giudice di gara. Come a Giochi senza Frontiere." Disse Tonino.
"Mi sa che tu non ci stai con la testa. Secondo te io sto qui a guardare che vi fate le seghe?"
"Che male c'è?"
"C'è che mi fate schifo! Ecco cosa c'è." Concluse Schizzo, tuffandosi in acqua.
Non ci restava che iniziare la gara. Anche senza giudice. Tanto l'esito era scontato. Ci mettemmo in fila, spalla contro spalla: pronti? Via! Partimmo a razzo, mezza lingua di fuori, che, in quelle occasioni, sembrava aiutasse e la mano che andava su e giù come il pistone di una Ferrari. Non ci fu nulla da fare, quel coniglio arrapato di Sergetto trionfò in meno di un minuto. Lo odiavamo per questo. E lo invidiavamo anche. Solo qualche anno dopo ci saremmo ricreduti, felici che quel primato fosse tutto suo. Dopo un po', anche io, Tonino e Bomba tagliammo faticosamente il traguardo. Il Tasso era rimasto indietro. Terribilmente indietro, lui non arrivava mai. Mentre si accaniva a testa bassa sul pezzo, lo incitavamo e lo prendevamo per il culo contemporaneamente. Gli ci volle una mezz'ora buona, per arrivare felice e sudato alla bramata meta e noi lo portammo in trionfo come un vincitore. E lo era davvero. Anche questo lo avremmo capito più tardi, insieme alle nostre donne. "Beati gli ultimi, che saranno i primi", in questo campo specifico, forse solo in questo, valeva per davvero.
Terminate le solenni celebrazioni, saltammo nel fiume e raggiungemmo Schizzo, che, nel frattempo, stava cercando di far navigare un vecchio tronco marcio recuperato dalla riva. Ci sistemammo tutti su quella sottospecie di maleodorante zattera e ci lasciammo cullare da quell'indolente corrente. Gli uccelli si fermavano a guardarci stupiti e il sole martellava la nostra pelle senza troppa cattiveria.
"Certo che, a noi ragazzini, di "fregnacce" ce ne raccontano tante." Disse Tonino, con lo sguardo perso da qualche parte sulle canne dell'altra sponda.
"Hai fatto la scoperta dell'acqua calda." Risposi, cercando di capire cosa stesse guardando.
"No, dico: a parte Babbo Natale, la Befana, come nascono i bambini, quella che se ti fai le seghe diventi cieco è proprio la stronzata più grossa che abbia mai sentito."
"Bene, bravo! Ma ora che cavolo c'entra?"
"Ci stavo pensando prima. Mentre stavamo facendo la gara. Ho guardato prima Schizzo, poi noi, poi ancora lui che era l'unico a non gareggiare."
"E allora?"
"Allora ho pensato che non solo quella storia è una palla gigantesca, ma che, forse, è vero l'esatto contrario. Che diventa cieco proprio chi non si fa le seghe!"
Ridemmo felici per la scoperta. Sembrava chiaro che avesse ragione Tonino. Non c'erano santi. E quando se ne fosse convinto anche Schizzo, di sicuro non avrebbe disertato una gara.
"Ehi, guardate laggiù!" Urlò improvvisamente Sergetto.
Ci voltammo di scatto, tutti insieme. A quell'età la curiosità è vorace come una belva feroce digiuna da settimane. Un branco di mucche pezzate, bianche, nere e marroni, stava placidamente guadando il fiume su in una secca; forse in cerca di pascoli migliori.
"Stanno attraversando il fiume! Il nostro fiume!" Aggiunse, facendosi torvo in viso.
"Addirittura nostro!" Commentai sarcastico.
"Certo che è nostro. Qui ci veniamo solo noi. Così ci sporcano l'acqua, bestiacce maledette!"
"Ma che cazzo dici? Come fanno a sporcarci l'acqua se sono più a valle? Certo che ne spari di palloni!"
"Non me ne frega niente! Questo fiume è nostro e io qui non ce le voglio! Andiamo a prenderle a sassate!"
Seguì un coro di: andiamo! andiamo!, ma io rimasi in silenzio. Ero perplesso. Mi piaceva lanciare sassi e avevo anche una bella mira. Certo, non lanciavo lontano come Bomba, ma ero molto più preciso. Però non mi piaceva colpire gli animali, mi facevano pena, tutto qui. Facevo un'eccezione soltanto per quei schifosi ratti di fogna che, ogni tanto, incontravi per le vie del paese e per le odiate vipere. Ma era un altro discorso. Decisi di passare la mano. Nuotai fino a riva e mi sdraiai su uno dei tanti massi levigati che sbucavano prepotenti dalla vegetazione e mi misi ad osservare in disparte la spedizione punitiva. I miei amici arrivarono, con passo lesto, ad una decina di metri dalla mandria, poi diedero inizio ad una fitta sassaiola. Le povere bestie furono colpite a raffica, anche se diedero l'impressione di non curarsene troppo. Insomma, sembrava non considerassero le sassate più fastidiose delle centinaia di punture di mosche e tafani che subivano in continuazione. tuttavia la cosa non mi piaceva lo stesso. Decisi di alzarmi ed andare a porre fine a quello stupido gesto. Non feci in tempo. Dalla riva opposta partì, come un proiettile, un pezzo bello grosso di legno marcio e, per quanto lo trovassi impossibile, arrivò dalla nostra parte ed andò a schiantarsi contro il povero Bomba che cadde al suolo come un sacco di patate. In quell'attimo si fermò il mondo. Lo stupore si poteva tagliare con la motosega, tanto era presente. A farci uscire da quella fase di stallo fu un sasso. Un sasso lanciato dallo stesso punto di prima. Sasso che, con altrettanta forza e precisione, andò a colpire Sergetto proprio in mezzo alla testa. Lui lanciò un urlo disumano e, subito dopo, come a fargli compagnia, anche una gran bestemmiona. Rimase immobile, con le mani in testa, per un tempo indefinibile, gridando:"Non ci vedo più! Non ci vedo più!"
Fummo azzannati dalla paura, paralizzati, ma, per fortuna, subito dopo tornò a vederci. anche se quello che vide peggiorò la situazione. Si portò la mano destra davanti agli occhi e constatò, con la paura che gli si allargava in faccia, che era sporca di sangue. Del suo sangue. A quel punto le lacrime tracimarono dagli occhi e si trasformarono ben presto in un fiume in piena. Fu così che la paura si trasformò in rabbia e i miei amici iniziarono a lanciare tutto ciò che capitava loro a tiro verso il punto in cui aveva avuto origine il fuoco nemico. Io me ne rimasi ancora in disparte. Ancora dovevo capire.
Finalmente riuscimmo a vederlo. Dapprima solo una sagoma oscura tra i fitti cespugli dell'argine, poi, piano, piano, venne fuori la forma di un ragazzino, più o meno della nostra età, scalzo, con i pantaloncini corti e a torso nudo. Non sembrava affatto impaurito. Non fosse altro che per la differenza numerica. E, con nostro grande stupore, ce lo dimostrò pure. Saltò in groppa ad una delle mucche e ci raggiunse attraversando il fiume.
"Certo che ne ha di coraggio!" Pensai.
Fu Tonino a parlare:"Guarda come cazzo lo hai conciato! Gli hai rotto la testa, brutto figlio di puttana!" E gli mostrò, come prova, la zucca di Sergetto che ancora frignava.
Gli aveva detto proprio figlio di puttana! Era l'offesa mortale! Quella che necessariamente significava: cazzotti! Poteva passare solo tra amici stretti e detta per scherzo; ma urlata in quel modo ad uno sconosciuto! Nessuno di mia conoscenza avrebbe lasciato correre. Era la regola. Anche a costo di prenderle. Era una questione di onore. Eppure il nuovo arrivato sembrò non dargli peso. Rimase lì, immobile come un masso. Non era minimamente turbato. forse perché, nudi come eravamo, facevamo più ridere che spavento.
"Avete iniziato voi." Si limitò a dire. Con un tono così calmo che faceva quasi paura.
" Anche a me potevi rompere la testa, brutto stronzo di un matto!" Rincarò la dose Bomba.
"Avete iniziato voi." Disse ancora.
Era il turno del Tasso. Ma lui era uomo d'azione, non di parola, fece l'unica cosa che era capace di fare, caricò a testa bassa il nuovo arrivato, menando pugni all'impazzata e sbuffando vapore come un toro nell'arena. Il ragazzino con i calzoncini non mosse un muscolo. Attese la carica con le braccia conserte, quando il Tasso gli era praticamente addosso, veloce come il demonio scartò di lato e con uno sgambetto lo fece finire lungo disteso nel fiume.
Non potevo più aspettare, dovevo intervenire. Tra i miei amici, ero io il più bravo a fare a pugni, toccava a me condurre le danze. Certo, l'avversario sembrava una brutta bestia, anche troppo brutta, ma dovevo farlo, non potevo rimetterci la faccia. "Adesso basta, vuoi fare a botte? fallo con me!" Dissi.
I miei amici si fecero da parte ridacchiando nervosamente e urlarono in faccia al mio nemico:"Ora sono cazzi tuoi, stronzetto!"
Non è che io ne fossi troppo convinto, ma, come si dice, il tifo aiuta sempre.
"Non mi batto con te." Disse quello, sempre con quel tono gelido.
"Meno male" Pensai. Ma "Perché no? Hai paura?" Mi sentii dire.
"Non ho paura, è che tu sei l'unico che ha lasciato in pace le mie mucche. Non mi batto con te."
Aveva ragione, per Dio! E anche per fortuna! Avevo lasciato in pace le sue mucche! Feci qualche passo avanti e mi presentai:"Io mi chiamo Pietro, e tu?"
Quello mi fissò per un attimo, fece una smorfia che somigliava vagamente ad un mezzo sorriso, si voltò è ritornò nel nulla da dove era venuto.
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