#ma non dovremmo essere così fragili
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biking-around-the-world · 1 year ago
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Se tutti cercano di trovarsi delle scuse, vorrei dire che abbiamo avuto un giorno di recupero in meno e un trasferita in più della Lazio! La serie A è contro di noi chiaramente!
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be-appy-71 · 5 months ago
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Avremmo tutti bisogno
di un po' più di tenerezza.
Di un amore "leggero", non superficiale,
di coccole al mattino, di passeggiate
mano nella mano.
Che la vita è già difficile così com'è,
che non serve altro a complicarla.
Avremmo bisogno di arte e poesia,
di silenzi pieni di parole dette con gli sguardi
che spesso sono anche le più sincere.
Avremmo bisogno di sentirci liberi e amati,
perché tutti meritiamo qualcuno
con cui sentirci liberi di essere fragili.
Dovremmo spenderci di più per le cose
che contano davvero, quelle che ci riempiono
dentro e ci fanno sentire ricchi di una felicità
che non puoi comprare da nessuna parte.
Avremmo bisogno di abbracci lunghi
a fine giornata, di sentirci capiti
senza troppe parole, di ritrovarci in due braccia
che ci appartengono e che ci fanno sentire
che casa non è quasi mai un luogo fisico
ma sono le persone che si sono conquistate
un pezzo della nostra anima... ♠️🔥
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susieporta · 4 days ago
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Re di Bastoni.
"Il battito profondo dell'Umano"
Questo "momento emotivo" ci ricorda con estrema forza che siamo tutti Materia. Siamo carne e ossa, sangue e sudore.
Che nessuno è esente dalle cadute, dalle miserie umane, dalle difficoltà, dalle incoerenze, dalle passioni sfrenate.
Puntare il dito sugli errori altrui è continuare a proiettare all'esterno qualcosa che ci appartiene, che ci rende vulnerabili, fragili, deteriorabili.
Novembre ci vuole "veri". Non "perfetti".
Ci chiede di entrare senza timore nella parte oscura di noi stessi, nell'ambivalenza e nell'incoerenza del nostro "stare al mondo".
Senza giudizio, senza condanne.
Colui che crede di essere "meglio", avrà pane per i suoi denti nelle prossime ore. Perché è più facile "nascondere" dietro ad una maschera le nefandezze interiori, piuttosto che raccogliere il coraggio tra le mani e ammettere le naturali debolezze e fragilità di fronte ai sentimenti, ai rifiuti, alle ferite abbandoniche.
La vera Forza sta nell'ammettere ciò che è.
E' nel perseverare con la ricerca interiore, con il lavoro di guarigione profonda del trauma.
E' migliorare un passettino alla volta ciò che ci rende così lontani e distaccati dalla nostra originale "vibrazione natale".
Siamo tutti assassini spietati della nostra Bellezza, dei nostri Talenti, della nostra dimensione Affettiva.
Soprattutto nelle interazioni più intime con l'Altro.
Quando "restiamo", e invece dovremmo "andare".
Quando "giustifichiamo", e dovremmo "allontanarci".
Quando "sopportiamo", e dovremmo "reagire".
Quando "ci silenziamo", e dovremmo "parlare".
Tutti stiamo combattendo la stessa "guerra", lo stesso "conflitto interiore".
Ma c'è chi accetta di restare nella paura, nella negazione, nell'immobilismo, e chi invece si assume la piena responsabilità di se stesso e si spende anima e corpo per regalarsi la preziosa opportunità di avvicinarsi all'Amore vero. Quello onesto, quello sincero, quello gentile.
Novembre è crudo. Non ci guida attraverso lo Spirito. Non ci "porta fuori" o "in alto". Ci porta dentro. Nei bassifondi. Nelle viscere della Terra. Ci inghiottite.
Si preoccupa di risanare il "contenuto", non di donarci una via di fuga, o delle ali di cera per volare via.
Ci inonda di Verità, in tutte le sue mutevoli forme, in tutte le sue espressioni terrene, in tutte le sue dense sfaccettature.
Questo "Autunno caldo", nelle sue ultime imponenti battute, vuole portare a chiusura un ciclo planetario caratterizzato da eventi e trasformazioni umane, legate agli aspetti più profondi e oscuri dell'emotività, della sensorialità, dell'attaccamento, della dipendenza affettiva, della paura di perdere, della tristezza, dell'angoscia di morire a noi stessi e alle nostre mancanze.
In questi giorni, avremmo tutti bisogno di un abbraccio umano.
E lo troveremo. Molto presto. Forse anche oggi.
Sarà sincero e leale. Avvolgente e onesto.
Non sarà "bisogno", non sarà "attaccamento", sarà Amore.
Non idealizzato, spiritualizzato o santificato.
Sarà terreno. Sarà carne e ossa.
Sarà emozione e gentilezza. Sarà voce e calore.
Sarà paterno e materno insieme.
E quando ciò accadrà, sentiremo di "essere cresciuti", di aver maturato le radici sane dentro al terreno della Vita.
Accogliamo questi movimenti così intensi di Novembre come un "Dono".
Lo sono sotto ogni prospettiva di manifestazione.
Ci stanno portando a "sentire" tutto e meglio. Ci stanno regalando commozione, commiato, perdita, gratitudine, enfasi, ingiustizia, sentimento, ribellione.
Tutto.
Tutto amplificato e potente, intenso e profondo.
E quando si saranno calmate le acque emotive, nulla sarà come prima.
Nemmeno la credenza più ostinata. Nemmeno il ruolo più identificato, assodato e intoccabile.
Nulla.
Tutti giù dal piedistallo allora! Si spala nel fango tutti assieme.
Con un sorriso e tanta tanta volontà!
Mirtilla Esmeralda
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empreinte0 · 11 months ago
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AUGURI
Se fossi bellino, o almeno piacente, magari un tipo, o anche solo appena potabile, lo farei anch’io, un video augurale - la ricorrenza lo richiederebbe - ma odio riprendermi, pensate che non faccio nemmeno chat erotiche.
Quindi vi risparmio quest’ansia e userò ancora il vecchio sistema delle parole scritte.
Ma ve li farò a modo mio, evitando le banalità retoriche sfoggiate nella circostanza dai consueti paladini delle buone intenzioni a salve, sovrapponibili ogni volta a quelle degli anni prima e come sempre del tutto inutili. Ribadirò il mio, di pensiero, forse altrettanto banale ma di certo non proprio conforme alla narrazione comune.
Comincio con le brutte notizie così ci togliamo subito il pensiero.
Non sarà un anno migliore, non ci sperate proprio. Gli auguri di “Buono e felice anno nuovo”, sempre gettonatissimi, sono quanto di più illusorio e ossimorico ci possa essere. Non sarà un buon anno, e non sarà felice. In questo peregrinare a capofitto nel baratro definitivo sarà, come sempre, peggiore di quelli che l’hanno preceduto.
Peggio di ieri e meglio di domani, insomma: la medaglia dell’amore al contrario.
Per quanto riguarda la misera realtà del nostro paese ci saranno ancora femminicidi, violenze di qualsiasi natura, morti sul lavoro, le fabbriche continueranno a chiudere, i giovani a studiare e impegnarsi per l’anima del cazzo, gli stipendi ad essere gli ultimi nell’intera galassia, i politici a prenderci per il culo, la destra a governare, l’opposizione ad essere impalpabile e la sinistra vera a latitare che tanto non la voterebbe nessuno.
E tanto per proseguire in questo elenco di sventure, i ricchi, gli unici tutelati da qualsiasi governo, saranno ancora più ricchi e i poveri chi se ne frega; calciatori, influencer e miracolati vari continueranno a guadagnare in pochi giorni quello che un operaio non guadagna in tutta una vita e noi continueremo a osannarli, farci abbindolare dai loro pifferi o ascoltare la loro musica di merda, a seconda dei casi.
I servizi sociali verranno ancora smembrati e cannibalizzati perché colpire chi non può difendersi è più facile che andare a prendere i soldi dove sono davvero, così le intoccabili banche potranno continuare a speculare sulle disgrazie della gente come schifosi avvoltoi e gli evasori fiscali a farla franca, come è sempre stato con qualsiasi governo del cazzo.
Gran parte delle persone non potrà curarsi come dovrebbe, ancora peggio di adesso, ma forse questo è un falso problema visto che tanto di vivere non gli importerà più una sega; sedicenti giornalisti continueranno a prostituirsi a qualsiasi padrone e a raccontare menzogne sotto dettatura ammorbandoci con la loro mancanza di dignità; il merito continuerà a non contare niente e le clientele a proliferare come un cancro incurabile.
E tutto questo, oltre agli altri disastri consueti che allungherebbero troppo questa profezia facile facile, continuerà a esistere e proliferare perché oltre a fingere stupore, spendere promesse che non manterranno e cianciare merdate di circostanza nessuno farà mai niente di concreto per impedire che avvenga.
L’Italia creata da berlusconi è questo e lo sarà nei secoli dei secoli, chiunque la governi, perché siamo organismi deboli e quel virus ha contagiato tutti.
Attorno a noi andrà ancora peggio.
Il mondo continuerà ad affondare nello squallore più putrido, dilaniato da guerre che spezzeranno vite e trucideranno bambini prima ancora che abbiano il tempo di un sorriso e senza che nessuno provi ad impedirlo, visto che l’ONU, l’Europa, e naturalmente l’Italia che è storicamente serva di entrambi, hanno scientemente scelto di non contare un cazzo, del tutto asserviti agli interessi di un paese talmente evoluto e rassicurante che sceglierà ancora fra uno psicopatico e uno stordito, e non si capisce chi dei due dovremmo preferire.
L’economia, di sicuro la nostra e dei paesi più fragili, sarà del tutto devastata dalle fregole espansionistiche dello zio Sam e dal grilletto facile suo o dei suoi protetti, che quando gioimmo per la caduta del muro era meglio se fossimo andati tutti in fila per sei dritti dritti affanculo. E senza resto.
Anime senza pace continueranno a mendicare un buco dove rifugiarsi per provare a vivere il loro straccio di vita mentre lorsignori e lordame, sempre in posa per le loro foto di merda e freschi di brindisi e parrucchieri, giocheranno ancora con la loro sopravvivenza, sulla loro pelle.
Noi però, anche di fronte a certe evidenze, continueremo a considerarci salvi, non colpevoli vostro onore, a ritenere tutto questo ineluttabile, come se il nostro coinvolgimento fosse solo una casualità e non avessimo alcun potere di cambiare le cose.
E magari è proprio così, ma di certo non facciamo niente nemmeno per provarci.
Ma quello che penso davvero è ancora peggio, e cioè che alla maggior parte noi, nascosta dentro i propri squallidi egoismi, di tutto il sangue sparso, della miseria e del dolore degli altri in fondo non freghi una beatissima fava di niente. Chissà, magari sono convinti di farla sempre franca. Come quelli che leggono gli annunci funebri attaccati al muro e visto che il loro nome non c’è tirano un sospiro di sollievo.
In qualche rigurgito di coscienza cercheranno perfino di convincersi, o forse giustificarsi, che la scelta di sbattersene le palle di tutto sia l’unica possibile, ma è una scusa: trattasi di squallido menefreghismo del cazzo.
E lo sanno anche loro.
Non sono gli anni che dovranno essere buoni e felici.
Questo è il nostro dannatissimo tempo e non ci sarà nessuna congiunzione astrale a compiere questo miracolo e trasformarlo nel regno delle fate.
Quel tempo siamo noi e non ci sarà nessun alieno che verrà a salvarci: siamo noi che dovremo farlo.
Siamo noi che dobbiamo cambiare, imparare a usare il pensiero e farne una forza inarrestabile, siamo noi che dobbiamo razionalizzare la rabbia e il dolore e pretendere che chi votiamo ci rappresenti davvero e rappresenti i nostri bisogni, oppure vada a casa.
Siamo noi che dobbiamo crescere, farci spuntare le ali e imparare a usarle.
Nessun altro.
E ora dovrei passare alle belle notizie, ma in realtà vi ho meleggiato. Scherzavo: quelle non ce l’ho.
Però, dopo i miei incubi e prima di spulciare canditi e ubriacarvi di Fontanafredda, stasera potrete sempre sussarvi il discorso di Mattarella.
Lui sì che sarà rassicurante, bonario, pieno di buoni propositi e positività.
E magari il tg avrà appena detto che Israele sta per lanciare l’attacco definitivo ad hamas, come fa da mesi. Come se gli oltre ventimila già morti, quasi tutti bambini volati via, fossero appena la premessa.
L’aperitivo di un banchetto di morte.
Volare o strisciare: la scelta è solo vostra.
Cin cin!
Orso Grigio
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animafragileeee · 1 year ago
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Ti va se questa sera insieme a una pizza e una birra fredda ci ordiniamo anche un po’ di leggerezza?
Di voglia di non pensare a niente.
Un po’ di “ma si sticazzi di tutto e di tutti”
“Avete ragione voi basta che vi state zitti”
Ti va se ci ordiniamo
un po’ di risate
se ci diciamo per una volta
che va tutto bene
ma poi va tutto bene per davvero?
Ti va per una volta
di non essere forti
di non essere fragili
di non essere un cazzo
ma di essere noi?
Così. Come dovremmo sempre essere.
Diversi da tutto e da tutti.
Ti va di farci beccare dalla vita
indaffarati e felici
belli e senza stare in posa?
Ti va di prenderla così?
Un attimo di libertà
senza sapere dove siamo
semplicemente vivi.
Che anche se tutto quanto intorno
crolla, noi restiamo in piedi
noi, non ci arrendiamo. ~
Andrew Faber
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ilmiobarbaricoyawp · 1 year ago
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Pensavo a Michela Murgia... non sono una sua fan sfegatata: condivido buona parte delle sue idee, certo, e ho amato l'"Accabadora", ma non l'ho mai seguita con costanza; anzi, direi che ho un'idea molto vaga del suo attivismo politico e della sua produzione letteraria.
Però pensavo al modo in cui è morta, o meglio, al modo in cui ha vissuto la consapevolezza della morte: dopo aver scoperto di avere un cancro incurabile ha iniziato a vivere più liberamente, a fare quello che la faceva divertire a prescindere dalle convenzioni, a fregarsene dell'opinione e della morale altrui... però non si è disinteressata delle questioni sociali che le sono sempre state a cuore: anzi, l'imminenza della morte è diventata la sua arma per la lotta contro le ingiustizie e la forza vitale per esprimere con più decisione e meno moderazione il suo pensiero...
Questo mi ha fatto riflettere su cosa vuol dire vivere (intendo bere il succo della vita, non sopravvivere): penso che si viva veramente solo lottando per qualcosa o per qualcuno... Puntare ad acquistare una Tesla non fa sentire vivi, le cose materiali non fanno sentire vivi: danno un piacere momentaneo ed inconsistente, che svanisce lasciando solo vuoto... invece la vita sta nella tensione che si crea nel tentativo di apportare un miglioramento nel mondo.
Mi ha fatto pensare anche a Matteotti: "Uccidete pure me. L'idea che è in me non l'ucciderete mai"... l'impegno civile, la lotta per i diritti degli altri, il mettere i propri privilegi e l'autorità della propria voce al servizio del cambiamento non rende solo vivi, rende immortali: la propria vita diventa la colonna portante che permette ad altri di portare avanti la battaglia... ed è l'unico modo che abbiamo per non lasciare ai vermi anche il ricordo di noi.
Sopratutto, però, mi sono resa conto di quanto siamo stupidi noi esseri umani: siamo così convinti di essere i prescelti di Dio da dimenticarci di essere mortali... viviamo come se avessimo a disposizione un tempo infinito: consacriamo ogni nostro minuto al lavoro... rimandiamo le pause, le vacanze, i momenti piacevoli, la visita a mamma e papà, il gioco con i nostri figli... stiamo con persone che ci fanno stare male, ci lamentiamo ma continuiamo a fare le cose per cui ci lamentiamo... scateniamo guerre, litighiamo con il vicino, con i fratelli, con i genitori... spendiamo i soldi in inutili oggetti invece che in viaggi, accumuliamo cianfrusaglie a non finire o risparmiamo ogni centesimo in attesa di non si sa cosa... diciamo bugie, abbiamo paura di portare avanti quello in cui crediamo, ci sottomettiamo al giudizio altrui, non abbiamo il coraggio di dire "mi manchi" o "scusa" o "ti amo" o "non ti amo"... Osiamo essere noi stessi solo quando sentiamo vicino il fetore della Morte, ma in realtà la Morte ci alita sul collo in ogni momento: non siamo immortali e siamo anche infinitamente fragili e facimente eliminabili e dovremmo tutti vivere ogni istante della nostra vita come Michela ha vissuto la sua morte.
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auroradepax · 1 year ago
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Sto facendo sempre più caso a quanto siano pateticamente fragili le relazioni, persino le più solide.
Sto notando di come la vita (o forse lo è sempre stata e me ne accorgo solo ora?) sia tutto un gioco di negoziati, compromessi, cose buone e cattive, felicità e dolori.
Sto notando che tutti, chi più, chi meno è incasinato, lotta per spirito di autoconservazione, mentre tenta di raggiungere un grado sufficiente di consapevolezza, spesso con scarsi risultati.
I conflitti tirano fuori il peggio di noi, mentre cerchiamo di lottare per salvare ciò che possiamo di noi stessi.
Le pressioni interne ed esterne che inesorabilmente ci schiacciano non fanno che inasprire, esasperare e cronicizzare forse gli unici comportamenti deleteri che non dovremmo mantenere ma che dobbiamo mantenere, per rimanere a galla, vigili e, sopravvivere.
Siamo tremendamente imperfetti ma ci piace giocare la parte dei privilegiati con più pregi che voragini. Siamo tremendamente immaturi su tanto, forse su tutto, ma recitiamo la parte degli uomini e donne di mondo che tanto hanno vissuto e tanto hanno da raccontare.
Crediamo ancora nel "e vissero per sempre felici e contenti" quando siamo i primi a sapere che l'amore può coprire qualche crepa qua e là ma non rinsavire cicatrici e nascondere burroni. Ad un certo punto, non serve a niente da solo o meglio, non basta da solo.
Crediamo nell'amore ma, lo sappiamo fin troppo che siamo così tanto volubili che utilizzare "solo" i sentimenti non è più una base solida per costruire qualsiasi tipo di futuro.
Però noi ci speriamo sempre in quell'amore un po' da favola, irraggiungibile che capita a pochi, ad uno ogni tanto di noi, quello da uno su un milione.
Anche questo è il bello di essere umani vivi e volubili, dopotutto.
Aurora De Pace
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Grosseto: Torna il concorso "Liberi tutti"
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Grosseto: Torna il concorso "Liberi tutti". Anche per l’anno scolastico 2022/2023 viene riproposto dalla Consulta per le Disabilità del Comune di Grosseto il concorso “Liberi Tutti” indetto per gli studenti degli istituti superiori presenti sul territorio comunale. Il progetto, nato cinque anni fa, ha da subito riscosso grande interesse tra gli alunni ed i loro insegnanti per l'obbiettivo che questo si pone: contribuire alla crescita culturale dei giovani cittadini, nel rispetto e nell'inclusione delle persone più fragili. Quest’anno, con il titolo “Io e te, diversi ma uguali, insieme possiamo...” l’Amministrazione Comunale, attraverso l’operato della Consulta, intende ancora una volta avviare i giovani ad un percorso di approfondimento dell’alterità, che si declini attraverso la produzione – sia essa singola che di gruppo – di elaborati di vario genere, tra cui testi in prosa o in poesia, articoli di giornale, disegni, sculture, foto, produzioni musicali e video. Gli elaborati, compresi quelli informato elettronico, potranno essere consegnati direttamente presso l’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Grosseto in via degli Apostoli 11 a partire dal 14 aprile e, comunque non oltre il 2 maggio 2023. Prima della fine dell’anno scolastico una giuria, presieduta dall’assessore Sara Minozzi, selezionerà 4 vincitori, ai quali verrà assegnato un premio in denaro, così come all’Istituto che avrà presentato il maggior numero di elaborati. “Siamo orgogliosi di tornare a parlare del progetto "Liberi tutti", che anche quest'anno promuove il tema dell'inclusione e della diversità – commentano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l'assessore al Sociale, Sara Minozzi - Ricordiamoci sempre che la nostra diversità non può o deve oscurare il fatto che siamo tutti, innanzitutto, esseri umani. Dovremmo celebrare le nostre differenze e sfruttare la nostra unicità per arricchire la nostra comprensione del mondo e degli altri. Siamo convinti che questo progetto possa continuare a sensibilizzare e a coinvolgere sempre più persone, per costruire una società più accogliente e rispettosa delle diversità”. Soddisfatta anche Valentina Corsetti, presidente della Consulta Comunale per le Disabilità: “A tutti capita di essere giudicati per qualcosa che facciamo di “diverso” - commenta - Dunque, prima di giudicare gli altri, riflettiamo sul fatto che siamo tutti diversi , ma umani; e le differenze rappresentano un’immensa ricchezza”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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marquise-justine-de-sade · 2 years ago
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Ti va se questa sera
insieme a una pizza
e una birra fredda
ci ordiniamo anche un po’ di leggerezza?
Di voglia di non pensare a niente.
Un po’ di “ma si sticazzi di tutto e di tutti”
“Avete ragione voi basta che vi state zitti”
Ti va se ci ordiniamo
un po’ di risate
se ci diciamo per una volta
che va tutto bene
ma poi va tutto bene davvero?
Ti va per una volta
di non essere forti
di non essere fragili
di non essere un cazzo
ma di essere noi?
Così. Come dovremmo sempre essere.
Diversi da tutto e da tutti.
Ti va di farci beccare dalla vita
indaffarati e felici
belli e senza stare in posa?
Ti va di prenderla così?
Un attimo di libertà
senza sapere dove siamo
semplicemente vivi.
Che anche se tutto quanto intorno
crolla, noi restiamo in piedi
noi, non ci arrendiamo.
Andrew Faber
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scorcidipoesia · 3 years ago
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Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne : una violenza contro e verso le donne che nell’epoca della digitalizzazione e sviluppo delle tecnologie sembra diffondersi sempre più.
Un’epoca dove alcuni episodi non sono taciuti o tenuti in seno alla famiglia perché la società è cambiata e non ha più le radici solide e protettive di un nucleo intorno. Le zie che si rifugiavano da sorelle nei momenti in cui il marito ubriaco rientrava la sera e usava violenza fisica e sessuale sono diventate i tasti di uno smartphone che isola ma permette di comunicare all’esterno.
Eppure tutto questo non sembra bastare se ogni giorno si verificano crimini che coinvolgono anche i figli presi ad ostaggio nella scelta di annullare l’altro. ( muore una donna ogni 72 ore)
Quali sono le violenze che una donna subisce oggi ? Oggi che sembriamo
così libere e indipendenti, talvolta sfrontate nella nostra sicurezza ?
-Solitudine: il vivere odierno porta a isolamento, manca la famiglia numerosa che un tempo circondava ogni donna e la salvava con aiuto fisico e tradizioni, radici alle quali appartenere. Si cerca un uomo per unire due solitudini e gli uomini non sono i compagni o amici della quotidianità che pure non basta ma persone incontrate in rete dove chiunque può proclamarsi ciò che non è. Perché anche l’amico che ci ha corteggiate per lungo tempo può diventare l’assassino se lo
lasciamo o non accondiscendiamo ai suoi voleri..
-Stanchezza psicofisica : il mondo corre, bisogna essere al passo con tutto e tutti, imparare e restare sempre aggiornati, poi tornare a casa e inventarsi il ruolo di casalinga che comporta invece ore di dedizione e forza per gestire una casa, una cucina, il bucato, le pulizie. E dopo una giornata fuori non è facile, dopo ore nel traffico non è semplice. E i bambini che cercano attenzioni, che piangono, che chiamano…
- Paura di non farcela : noi donne siamo coinvolte in molti ruoli e dobbiamo
essere all’altezza di tutti: lavoratrice , madre, figlia, amante, moglie, compagna. Chi è capace di fare l’equilibrista? E quanto durano le forze per essere in grado di performarli tutti? Quindi si diventa fragili, stanche, distratte e non in grado di cogliere azioni nell’altro che non sono normali. Si accetta per stanchezza quello che non va bene. Si vive ingoiando un amore che non ci fa stare bene ma ci nutre, fa parte dell’impasto quotidiano nel quale ci barcameniamo.
- Raggiri e insicurezze: il marito violento che tornava a casa ubriaco, gli schiaffi quasi scontati del passato, la gelosia malata, il vestirsi per compiacere, il sottoporsi a rapporti sessuali non desiderati ‘perché è mio marito’ , il dipendere economicamente dall’altro, sono diventati oggi anche fantasmi che spuntano nella rete e offrono amore e sogni a donne che ai sogni non vogliono rinunciare.
- violenza economica, violenza verbale ( stai zitta) , ricatti sui figli ( ti porto via i bambini). Cosa porta alla deriva ? Cosa annienta una vita per mano di un uomo che si ama, un ex, un padre dei propri figli, cioè la persona della quale ci dovremmo fidare di più ? Perché è sempre troppo tardi ? Perché il sogno d’amore diventa un assassino ?
Non lo so, continuo a ripetermi dei mantra che penso possano essere utili a me stessa e a tutte le donne , per captare quell’oltre, quel confine che non deve essere mai varcato:
-rispetto per me, per quella che sono e merito.
- rispetto per il mio valore, non devo accontentarmi di un uomo che sta iniziando a sembrare altro. Toni, sguardi, battute, atteggiamenti, cambi di umore, frustrazione . Non devo subire la frustrazione di nessuno.
- rispetto per me, per il mio fisico : sono grassa ma sono bella, sono invecchiata ma ho valore, non devo vergognarmi dei miei capelli bianchi e non voglio vivere in una vetrina di perfezione : lì ci sono i manichini freddi , io sono una donna vera.
- aiuto le altre donne, se sento dei toni alterati non mi faccio gli affari miei ma avviso qualcuno, le forze dell’ordine, non ho paura di sembrare quella che non si fa i fatti suoi perché il mio gesto potrebbe bloccare un litigio violento, e altro.
-non esistono tempi prestabiliti per nulla : non sono vecchia e quindi zitella, non sono avanti con gli anni e quindi non potrò avere figli. I figli si fanno solo per amore, non sono il significato che marca l’esistenza, i figli se non escono dal mio ventre li trovo nel mondo, ho cura dei fragili, ne trovo ovunque ma li cresco con l’uomo che mi fa stare bene e non con quello che sembra il solo disponibile.
- non devo avere paura o vergogna di raccontare quello che mi succede, non devo sbandierare la mia felicità se non la sento. A nessuno importa ( solo a una madre per chi ha la fortuna di averla ) , non c’è la gara della felicità.
- Il cuore vince ma anche la testa. Prima di andare a vivere con un uomo con cui ho fatto solo vacanze , un attimo. Chi è questo uomo ? Lo conosco veramente ?
- Se perdono una volta, si ripeterà. Nessuno cambia, alcuni temperamenti anzi peggiorano con il tempo e devo chiedermi cosa sono disposta a sopportare.
- Il perdono è una bella cosa ma bisogna che io perdono innanzitutto me stessa : sapevo tutto dentro, ogni donna sa quando è tradita, quando è maltrattata. Ogni donna è un’abile bugiarda con se stessa ma tace per il quieto vivere o per la paura di restare sola. Ma l’amore che volevo, era fatto di paura o di slanci ?
E io sono disposta a vivere in questo deserto in cui la mia vita o quella di una amica sono messe a repentaglio ?
Io no. Io mi ribello. Io urlo. Io ragiono. Io sto attenta. Io analizzo. Io non mi faccio possedere, sono io a possedere me stessa.
Io so cosa non voglio, io sono presente a me stessa.
Le donne sono il perno della società, non esiste nulla che possa eguagliarne la bellezza e forza.
Solo le donne possono dare la vita , la vita è donna. Le donne devono VIVERE.
Tatiana Andena 💭
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chezgender · 5 years ago
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Omnia vincit amor (et nos cedamus amori)
Fandom: Sanremo RPF (volendo)
Personaggi: Achille Lauro, Boss Doms
Coppia: Achille Lauro/Boss Doms
Note: royal!AU, smut, praticamente pwp. Circa 3k.
@habithatcantbreak, che aspetta questa cosa da giorni. ❤
Nella grande stanza da letto del giovane re, tutto splendeva di lui. Dipinti e affreschi decorano le mura altrimenti spoglie, mille colori, corpi nudi e vestiti, coppe di vino così come scene di canto sembravano rappresentare le sfaccettature del suo animo giocoso ma al contempo lucido. 
Edoardo era seduto sul grande letto, avvolto in un paio di pantaloni neri, damascati, decorati con bottoni dorati. Una camicia con sbuffi e pizzi, color neve, sembrava quasi risaltare con la sua pelle liscia e delicatamente abbronzata. Dita sottili sfogliavano le pagine fragili di un libro che i suoi occhi divoravano avidamente, mentre la poesia gli vibrava nel petto e la sua voce recitava piano le parole. 
"Cosa leggi?" Domandò una voce sottile che sembrò apparire dal nulla, come quella di uno spirito etereo. Il materasso del letto si mosse leggermente quando il nuovo arrivato si inginocchiò dietro Edoardo, per abbracciarlo e poggiare il mento sulla sua spalla.
Edoardo sorrise quasi senza nemmeno rendersene conto, lasciando che una mano andasse ad accarezzare le braccia dell'altro: "Venere e Adone."
"Oh, Shakespeare. Molto bello."
"Vuoi leggerlo con me?" Edoardo era l'unica persona al mondo a poter dare del tu a Lauro. Il biondo fece un sorriso, lasciando che Edo recitasse qualche altro verso. Era davvero un ottimo lettore, oltre ad avere una voce che gli dava sempre numerosi brividi, senza che potesse controllare le proprie reazioni. Il giovane re, ascoltando assorto quei versi che conosceva ormai come il proprio corpo, spostò le mani per accarezzare i fianchi e poi le cosce dell'altro ragazzo. 
Non lo considerava il suo consorte, anche se a tutti gli effetti lo era: non potevano ufficializzare la loro relazione, ma nel regno era risaputo come andassero le cose. Di rimando, Lauro era un governatore rispettabile e onesto, che cercava di fare il bene di ogni suddito, soprattutto di coloro che erano in difficoltà. Tutti lo amavano e dunque nessuno aveva il diritto di aprir bocca sulla loro storia. Erano cresciuti insieme: la famiglia di Edoardo era quella degli ambasciatori di un regno alleato, che vivevano lì per mantenere buoni rapporti diplomatici. Ora che i genitori di entrambi erano deceduti, o ritirati, loro potevano vivere liberamente.
"Lauro?" La voce di Edoardo ruppe il flusso dei pensieri del biondo. "Vuoi continuare a leggere tu?"
Ma il giovane re chiuse il libro, per riporlo su un mobile attiguo al letto. "Non ho voglia di leggere, ora." Decretò, il tono della sua voce andava assumendo la dolcezza tipica di quando desiderava ardentemente qualcosa.
Lauro si spostò piano sul letto, fino a raggiungere una posizione comoda per poter baciare Edoardo. Dapprima piano, con delicatezza, solo sfiorando le sue labbra per provare quelle sensazioni che non dava mai per scontate: era sempre come la prima volta. "Edo, mio dio…" sussurrò trasognante, con le labbra poggiate sulle sue, in qualcosa di così vicino ma al contempo così distante da un bacio. 
"Cosa c'è, Lauro?" Domandò il maggiore, mentre le sue mani accarezzavano piano il viso dell'altro. La sua pelle era morbida, e bianca come il latte, regale, perfetta. 
"Sei tu, l'unico Adone di cui voglio leggere per tutta la mia eternità, Edo. E ti voglio, ora." Mormorò dunque Lauro, prima di baciarlo di nuovo, sempre senza tracotanza, con la delicatezza di chi sa di avere tra le mani un tesoro tanto prezioso quanto fragile. Edoardo non se lo lasciò ripetere e dischiuse le labbra, lasciando che il biondo approfondisse il bacio, cercando la sua lingua, mordendogli il labbro. 
Una sensazione di calore sembrò nascere nel corpo del maggiore, che finì per arrossire dolcemente, mentre le sue mani erano già impegnate ad allentare i lacci della complicata camicia che Lauro indossava. Lacci che aveva legato e slegato migliaia di volte, che conosceva abbastanza da poterli sistemare ad occhi chiusi.  Presto il biondo si trovò col torso scoperto, la sua pelle sembrava brillare nella luce del sole che tramontava e inondava la stanza d'arancio e rosa. Edoardo baciava quella pelle perfetta, lambendo il collo, le scapole e le spalle. Lasciava anche qualche morso delicato, segni invisibili della sua presenza, marchi eternamente impressi nell'animo tremante di Lauro. 
Proprio lo stesso Lauro nel frattempo, stava spogliando il maggiore di tutti quei vestiti così superflui. La nudità era la natura dell'uomo, era ciò che il giovane poteva meglio apprezzare. La gente tendeva a considerarlo troppo spinto, o libertino. Ma gli studi che aveva fatto, i classici che per tutta la vita aveva letto e le sculture che aveva visto gli avevano insegnato che niente era più perfetto della nudità, con le sue misure e geometrie perfette, ossessione e incubo di tanti artisti. E soprattutto, niente poteva essere equiparabile alla bellezza del suo Edoardo.
Non appena il maggiore rimase con solo i pantaloni addosso, Lauro si decise a salire cavalcioni su di lui, sedendo sui suoi fianchi. 
"Sei davvero la perfezione, lo sai?" esalò Edoardo, mentre le sue dita percorrevano i tratti androgini del viso del più piccolo. Gli toglieva il respiro, e non poteva fare a meno di chiedersi quante persone avrebbero voluto essere lì al suo posto e avere il privilegio di toccare Lauro come solo lui poteva fare.
"E tu no? Ma per favore." Rispose il biondo con voce rauca, il suo petto sembrò vibrare. Si chinò per baciare il viso dell'amato, agli angoli della bocca, sulle labbra, sotto l'orecchio e lungo il collo caldo. Edoardo non mancò di esalare un sospiro stroncato, spostando le mani sui fianchi di Lauro per portare i loro bacini a scontrarsi. La frizione mozzò il respiro ad entrambi, mentre quei vestiti rimasti sembravano ancora più fastidiosi di prima.
Il più piccolo scese a baciare il torace dell'altro, senza alcuna fretta, concentrandosi su ogni lembo di pelle dove sapeva di poter abbattere ogni remora in Edoardo. Le sue mani seguivano il percorso delle sue labbra, causando brividi ad ogni movimento. 
"L-Lauro..." il maggiore chiamava il suo nome con sussurri, senza un vero scopo se non quello di manifestare ciò che provava: profonda adorazione, piacere, amore.  Alla fine il biondo prese a lavorare sui bottoni d'oro che fermavano i pantaloni di Edoardo, slacciandoli per dargli sollievo ma senza spogliarlo: voleva aspettare ancora, tenerlo lì per sempre, chiusi in quella stanza e il mondo isolato fuori. Le sue dita sottili strinsero l'erezione di Edoardo senza attendere ulteriormente, e il gesto causò nel maggiore un suono frustrato.  "Sant'Iddio, Lauro, non-" e fu interrotto da un nuovo gemito che gli graffiò la gola, così come graffiò le orecchie di Lauro: un suono assolutamente divino, ma al contempo infernale.
"Vuoi fermarti?" Domandò il biondo, pur sapendo la risposta a quella domanda più retorica che lecita. Edoardo si morse il labbro quando Lauro prese a muovere quella dannata mano. Scosse la testa, formulando un "no" al limite tra lo scosso e il deciso. 
Il più piccolo dunque si decise a togliere di mezzo gli ultimi abiti, senza mancare di farli scorrere delicatamente lungo le gambe di Edoardo, che tremava ogni volta i loro corpi si toccavano. Al seguito delle sue mani erano le sue labbra, a baciare i brividi, non senza una certa compiacenza. 
"L-lo sai che tra un paio d'ore ci sarà il ricevimento-?" gli mormorò Edoardo, sempre attento a tutti gli impegni di palazzo. "Forse dovremmo sbriga-ah, Cristo!" I suoi occhi sorpresi incontrarono quelli di Lauro che, con finta innocenza, aveva deciso di usare la bocca su di lui.
"Non ho nessuna fretta." fece in tutta risposta il biondo, mentre baciava qua e là la pelle bollente di Edoardo. "Aspetteranno che io abbia finito con te." 
Naturalmente Lauro riprese, senza ulteriori indugi, quello che stava facendo. Edoardo non poté fare altro che abbandonare la testa tra i cuscini, mentre la sensazione della bocca bollente e bagnata del biondo su di lui lo faceva gemere quasi sottovoce. La mano del più grande raggiunse la testa dell'altro, le dita si intrecciarono tra i capelli biondi, per accompagnare i movimenti mentre il resto del suo corpo rimaneva immobile, come una scultura. E come in un Canova, ciò che fluiva erano i suoi sentimenti, la sua passione e il suo piacere, che riempivano l'aria attraverso il respiro pesante.
Le labbra rosee e carnose di Lauro avvolgevano perfettamente l'erezione di Edoardo, carne bollente su carne bollente, in un gesto che aveva ripetuto diverse volte. Ma per tutto ciò che riguardava loro, ogni volta era come la prima volta. 
"Lauro, ti prego…" supplicò più forte, e non sapeva nemmeno lui se voleva che il giovane si fermasse o continuasse. Il biondo interpretò quel lamento come un invito ad andare oltre, e si spostò per sedersi nuovamente sul bacino dell'altro, con le cosce strette contro i suoi fianchi come una morsa di meravigliosa dannazione.
"Mi vuoi, Edoardo?" Domandò quindi Lauro, mentre il maggiore scivolava per poggiare la schiena contro i cuscini morbidi e ancora freschi. Il biondo immediatamente si chinò per baciare fugacemente le sue labbra e passare presto ai lineamenti duri del suo volto, lineamenti di cui era innamorato follemente, di cui avrebbe potuto cantare e scrivere per l'eternità.
Le mani di Edoardo raggiunsero le guance del suo amante: "Non voglio altri che te." Sussurrò quindi, portando le loro fronti a toccarsi e le loro labbra vicine, ma senza ci fosse contatto.
Era raro che si spingessero così oltre: sapevano sempre accontentarsi di cose più semplici, più ordinate. La loro quotidianità era fatta di sguardi lanciati ad ogni ora del giorno, di baci scambiati di nascosto con i corpi premuti contro gli angoli più nascosti del palazzo. Ma la stanza di Lauro era la loro vera alcova, dove potevano spendere più tempo insieme a fare mille cose, a leggere, a cantare, a fare l'amore.
Lauro inspirò profondamente, prima che le dita di Edoardo sfiorassero le sue labbra. Le accolse in bocca, prendendo a leccarle e succhiarlo piano, con dedizione, senza staccare gli occhi dallo sguardo di smeraldo del maggiore. Dopo qualche secondo speso ad ammirare quello spettacolo, Edoardo si decise a muoversi nuovamente, portando quelle dita all'apertura dell'altro per farle scivolare quasi con facilità. Lauro si morse il labbro, per il bruciore e per l'eccitazione. 
"Va tutto bene?" Domandò il maggiore, senza tuttavia fermarsi ma solo rallentando.
"Continua." Comandò Lauro, con un piccolo sorriso sulle labbra, prima di poggiare la fronte contro la spalla dell'altro e bearsi del profumo della sua pelle, del calore, del suono del suo respiro affannoso. Edoardo obbedì, continuando a prepararlo senza fretta, non mancando di baciare i capelli dell'altro per dargli una forma di conforto. Non ci volle molto perchè Lauro iniziasse a muovere il bacino quasi automaticamente, mentre con una mano si toccava piano. Edoardo poteva sentire i suoi ansiti bollenti sulla pelle.  Dopo un po', il biondo prese iniziativa, con un gemito che non tentò di nascondere: "V-va bene così. Ti voglio ora..." 
Il maggiore annuì mentre privava il corpo di Lauro di quella dolce tortura. Il biondo drizzò la schiena e, senza aspettare un solo istante, lasciò che l'erezione di Edoardo scivolasse dentro il suo corpo. Il dolore, ben diverso da quello appena provato, lo costrinse a stringere i denti e serrare gli occhi. L'altro subito se ne rese conto, poteva sentire quanto Lauro fosse teso in quel momento.
"Ehi, ehi. Tranquillo." Gli mormorò, esalando un sospiro dovuto ad un'improvvisa scossa di piacere. Cercò di concentrarsi sul volto dell'amato, sollevandosi ulteriormente per poter baciare il suo collo mentre avvolgeva le braccia attorno al suo torace, le mani sulle scapole per delimitare il loro spazio, per chiudere i loro corpi e sentimenti in una bolla che doveva essere eterna, trascendente il tempo e lo spazio.
"Sto bene, davvero." Replicò il biondo, baciando l'altro di rimando. Il fastidio stava lasciando posto ad una sensazione a cui era più uso: quella di pienezza, nel corpo e nello spirito. Iniziò presto a muoversi, evocando un gemito lussurioso da parte di Edoardo, che di rimando conficcò le unghie nella pelle delicata della sua schiena. In poco tempo prese un discreto ritmo, che faceva gemere ed ansimare entrambi, non curanti del fatto che i cortigiani potessero camminare nel corridoio proprio in quel momento.
La sera stava calando, ormai la luce aranciata era stata sostituita da un'aura blu: un cielo pieno di stelle che assistevano, testimoni silenti, all'ennesimo episodio del loro amore consumato in segreto. 
Edoardo aveva spostato le mani sui fianchi di Lauro, per guidarlo in movimenti che andavano facendosi più secchi e rapidi, mentre il biondo si aggrappava alle spalle dell'altro, graffiando e poi baciando quegli stessi segni rossi, tra dolore e amore, la loro storia preferita. Gemiti, ansiti e sospiri riempivano la stanza, prevalentemente quelli più acuti di Lauro, che si muoveva con urgenza e desiderio, sopra ad Edoardo che poteva solo guardarlo, guidarlo e amarlo all'infinito.
Proprio Edoardo, con grande sorpresa del biondo, si decise ad invertire le posizioni e sbatté l'altro con la schiena contro il materasso per poi tornare a spingersi in lui, più velocemente, più forte. Lauro, senza alcuna protesta, premette la guancia contro il cuscino per soffocare gemiti più acuti, dovuti alle spinte più profonde di Edoardo, che teneva una presa estremamente salda sulle sue cosce bollenti.
"Oh Dio, non ti fermare, ti prego-" gli disse, come se ce ne fosse stato un reale bisogno. Di rimando, il maggiore si sporse in avanti per tirargli i capelli, con immenso stupore e altrettanto gradimento di Lauro, che si lasciò scappare un suono più osceno degli altri, ed Edoardo poté apprezzarlo al meglio mentre baciava il suo collo. Il più piccolo portò una mano alla propria erezione, cercando sollievo a tutto il piacere che lo stava facendo tremare, ad un passo dall'orgasmo che stava arrivando un po' troppo in fretta. Edoardo intanto stringeva tra le mani i fianchi morbidi di Lauro, le dita conficcate nella carne, per trovare maggiore sostegno nelle spinte. 
"L-Lauro..?" Ansimò il maggiore, piuttosto esitante persino nel pronunciare quel nome. Cercò i suoi occhi, trovandoli annebbiati dello stesso piacere che rendeva pesanti i suoi, occhi brillanti e liquidi che desideravano solo di vedere l'estasi dell'altro.
Il biondo sapeva già quale fosse la domanda, e dunque rispose: "Anche io sono vicino." con voce rotta, quasi con le lacrime agli occhi. Di lì in poi smisero di parlare, concentrandosi solo sul resto, sui suoni, sul morbido e il bagnato della loro pelle, sui respiri affannosi e l'odore di sesso misto alla colonia che erano soliti indossare. 
Bastarono ancora pochi colpi, dopo che Edoardo aveva rallentato il ritmo per poter andare più a fondo, perché Lauro venisse con un lungo gemito. La sua testa era abbandonata tra i cuscini, gli occhi chiusi e il respiro sospeso dal piacere che lo stava investendo come una cascata e portava la sua schiena a formare un arco perfetto. Edoardo non si fermò, ma non volle perdersi nemmeno un istante, e presto si chinò a baciare le guance arrossate di Lauro. 
Poi tornò a pensare a sé, spingendosi ancora nel corpo del più piccolo con velocità, prima di trovarsi il respiro mozzato dalla mano di Lauro stretta attorno alla sua gola. Era una cosa nuova, un po' strana, ma sapeva che non sarebbe successo niente di male. Forse fu il debito di ossigeno a portarlo all'orgasmo migliore di cui avesse memoria, tanto che dovette immediatamente soffocare la voce nella propria mano, serrando gli occhi. Lauro poté distintamente sentire il tremore del suo corpo.
Alla fine si accasciò affianco al biondo, ed entrambi non riuscivano a respirare, con gli occhi aperti e incollati al soffitto pieno di decorazioni. Si guardarono dopo qualche minuto, ridendo.
"È stato bello, no?" Esordì Lauro, rotolando su un fianco e posando una gamba sul corpo di Edoardo, per poi lasciare un bacio sulle sue labbra ancora umide.
"Ma hai cercato di soffocarmi?" Domandò interdetto il maggiore, ancora confuso su cosa di preciso fosse successo in quegli istanti di delirio.
Il biondo scrollò le spalle, con un'espressione serafica dipinta in volto:  "Mi sembra che ti sia piaciuto."
"Touché." rimasero in silenzio per degli istanti, prima che Edoardo potesse sorridere con dolcezza estrema: "Ti amo, Lauro."
Il biondo si sciolse a sua volta in un sorriso che decorava il suo viso arrossato, e persino i suoi occhi stanchi sembrarono luccicare di gioia. "Ti amo anche io, per l'eternità."
Si scambiarono un lungo bacio, tranquillo ma non privo di passione.
"Ora lo sai che dovremmo alzarci e sistemarci per il ricevimento, vero?"
Ma Lauro non ne volle sapere, e si nascose addosso al corpo di Edoardo. "Solo un'ora qui, e poi andiamo. Verranno comunque a chiamarci." Supplicò, il suo corpo che chiamava il sonno e la sua anima che reclamava la vicinanza dell'amato. Quest'ultimo annuì, in accordo con le parole di Lauro, e lo abbracciò. Caddero nel sonno nell'arco di pochi minuti, con Venere e Adone abbandonato sul comò.
E Lauro si promise che un giorno l'avrebbe recitata ad alta voce, per Edoardo soltanto, sperando di poter essere la Venere del suo Adone.
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giuliocavalli · 5 years ago
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#leroedelgiorno per @Fanpage.it È morto Steven Babbi. Steven aveva 11 anni quando si è ammalato, sarcoma di Ewing. La sua storia è una lezione di civiltà e di gentilezza, al di là delle leggi: quando aveva consumato tutti i 180 giorni a disposizione per lottare contro la sua malattia i titolari dell'azienda in cui lavorava, Barbara Burioli e Rocco De Lucia, hanno deciso di farsi carico di una legge sbagliata che vorrebbe limitare il diritto di ammalarsi e hanno continuato a pagargli lo stipendio. Sì, lo so, viene naturale pensare che sia giusto pagare una persona in difficoltà ma le leggi italiane non la pensano così. E superare i diritti stabiliti per legge in Italia ti rende quasi eroico, pensa te, tanto che i due titolari dell'azienda sono stati nominati Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella "per la straordinaria prova di umana generosità e sensibilità a sostegno di un loro dipendente gravemente malato e privo della copertura previdenziale". Sulla pagina Facebook dell'azienda in cui lavorava Steven la sua morte si evolve subito in un impegno: "Lotteremo – scrivono dalla Siropack srl – anzi con ancor maggiore determinazione per tenere viva la Sua testimonianza e dare voce alla richiesta di escludere dal limite di 180 giorni di malattia retribuita annuale tutti i malati oncologici, per restituire a ciascun lavoratore quella dignità che Steven ha dimostrato fino alla fine, e per far sì che il nostro Paese destini più fondi alla ricerca, affinché i nostri malati possano avere una maggiore speranza di vita". Forse dovremmo avere il coraggio di dirci che in un mondo che funziona, in un mondo solidale e gentile, oltre al diritto alla cura dovrebbe esistere il diritto di essere compresi, ognuno con i suoi tempi e con le lunghezze delle sue fragilità. Come ci si prende cura di un malato misura la sanità sociale, oltre a quella ambulatoriale e ospedaliera. E chissà che la morte di Steven possa servire davvero a qualcosa. Si è davvero accoglienti quando si riesce ad abbracciare i fragili, tutti. Per tutto il tempo che serve. (l'articolo completo lo trovate come sempre tra i link in bio) https://www.instagram.com/p/B8oBX3pCzeg/?igshid=2rarnzqwcriy
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susieporta · 3 years ago
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Inutile far finta che non ci sia: c'è.
Anzi, è una caratteristica imprescindibile, un tratto saliente che non andrebbe mai nascosto ma, piuttosto, gestito.
Senza perdermi in digressioni mielose o pseudo psicologiche, dico solo che a volte dovremmo avere più coraggio e appiccicarci addosso una bella scritta:
FRAGILE, MANEGGIARE CON CURA.
Proprio come facciamo con quel servizio di bicchieri di cristallo che imballiamo per il trasloco: se non scriviamo sulla scatola "fragile", qualcuno prenderà quella scatola e la sbatacchierà a destra e sinistra, senza cura. Diciamolo, dunque.
Specificando che il sinonimo di fragile non è debole, ma prezioso, cosi che chi ci maneggia possa metterci tutta la cura che serve.
E specificando che essere fragili può coesistere con l'essere forti, così che chi ci maneggia abbia anche quel sacro timore reverenziale che deriva dal sapere che ogni azione produce conseguenze.
Fragili, preziosi e forti: scriviamolo bene in vista sulle nostre magliette, così che sia chiaro il messaggio. Così che sia chiaro che andiamo trattati con cura. E che chi rompe paga.
Paolo Borzacchiello
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missmelancholya · 5 years ago
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Da piccoli nasciamo pieni di sogni, crescendo soffriamo e diventiamo dei mostri. Impariamo a sorridere quando ci viene da piangere. Ci fingiamo diversi, speciali, ma sappiamo di essere niente. Ci odiamo e fingiamo odio per gli altri, scappiamo e balliamo con i nostri sogni infranti. Fingiamo tutti di avere il cuore di ghiaccio ma il ghiaccio si scioglie con un abbraccio. Ci riempiamo di lividi e baci, non capendo quali siano veri e quali falsi. Non siamo poi così tutti diversi, siamo più fragili di quello che si pensi. C'è chi ha trovato se stesso e adesso fotte il mondo, e chi invece ha perso il treno e ora ci corre contro.
Sentivo la musica anche quando mi urlavi contro. Parli parli ma non sento niente, non sento con le orecchie ma con la mente. Chi si vede un mostro spesso ha sbagliato riflesso, chi è veramente cattivo non si guarda allo specchio.
Tu senti il profumo di quella rosa, io ne bacio le spine per pungermi e sentire qualcosa. Dovremmo smettere di affezionarci a chi non ci vuole, di stare ad aspettare gli altri ore e ore, bello combattere per amore ma alla fine poi si muore.
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thatdayisjustnogood · 2 years ago
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Ieri era oggi, oggi è già domani.
Sembra invalicabile il confine dei ricordi, di ciò che è stato, di ciò che mai più sarà allo stesso modo, di ciò che fingiamo di non tenere dentro e di ciò che da dentro al cuore non fuggirà mai. Sembra invalicabile, ma poi col tempo ti rendi conto che non lo è. Ti rendi conto che la bellezza sta dentro il non volerne sempre di più, di non essere dipendentemente drogati da quelle sensazioni, da quei sentimenti così tanto forti e radicati quanto deboli e perennemente in dubbio. È difficile, mia Venere, sono onesta, è veramente tanto difficile. Corriamo, per lo più, il rischio di rovinare tutto e forse a volte lo facciamo inconsapevolmente, di mettere a repentaglio un bel ricordo per trasformarlo in una spiacevole memoria. L’ho fatto spesso, sai? È successo e non mi sono neppure accorta di averlo fatto. È uno sbaglio comune, purtroppo. Forse perché non ci si arrende mai all’idea che un sentimento possa sfumare, finire, uccidere. Non ci arrendiamo alla fine, anche quando ci si palesa davanti, perché siamo avidi, sono avida.
Posso dire ciò che voglio, ciò che razionalmente penso e che, invece, irrazionalmente faccio. Siamo esseri umani fragili e facciamo tanti errori, pieni di ideologie ed idealizzazioni, mica come te, mia Venere. Dovremmo imparare da te, ad arrenderci all’idea che, quasi come una carezza al cuore, ieri era oggi e oggi è già domani.
Oggi ti ho cercata su nel cielo, mia Venere.
11/10
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lozoodisimona · 2 years ago
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Ti va se questa sera insieme a una pizza e una birra fredda ci ordiniamo anche un po’ di leggerezza? Di voglia di non pensare a niente. Un po’ di “ma si sticazzi di tutto e di tutti” “Avete ragione voi basta che vi state zitti” Ti va se ci ordiniamo un po’ di risate se ci diciamo per una volta che va tutto bene ma poi va tutto bene davvero? Ti va per una volta di non essere forti di non essere fragili di non essere un cazzo ma di essere noi? Così. Come dovremmo sempre essere. Diversi da tutto e da tutti. Ti va di farci beccare dalla vita indaffarati e felici belli e senza stare in posa? Ti va di prenderla così? Un attimo di libertà senza sapere dove siamo semplicemente vivi. Che anche se tutto quanto intorno crolla, noi restiamo in piedi noi, non ci arrendiamo. (presso Buona A Nulla Ma Capace Di Tutto) https://www.instagram.com/p/Cf3LyWwMdTp/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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