#ma le cose vanno dette e fatte bene
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raga però porcod ogni tanto leggetele per bene le cose. il ricorso (non ancora formalizzato e pertanto ipotetico anche perché non ancora materialmente possibile) verrebbe richiesto perché negli atti non risulta la collaborazione della juventus (a differenza, per esempio, di quanto riconosciuto alla lazio per episodio analogo). poi che uno non sia d’accordo ci sta, però le cose diciamole per bene.
e magari già che ci siete smettete pure di mandare i messaggi anonimi sull’acciaio dell’heysel 🤍
#giusto per chiarire io non sono d'accordo con il ricorso credo faccia passare un messaggio sbagliatissimo.#ma le cose vanno dette e fatte bene#altrimenti a quel punto lì sì che si butta tutto in caciara e il fatto che dovrebbe essere la cosa più importante#rischia di essere eclissato#buona serata
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Lettera di una figlia a un padre.
Ciao papà, no, non stiamo affatto bene, nessuno di noi tre sta bene: dobbiamo vivere in una casa che non è nostra,con abitudini e tempi differenti da quelli che abbiamo, a scuola non ci stiamo andando né io né tantomeno Gabriele. Finalmente nell’ambito scolastico stavo riuscendo ad essere quella di una volta,mentre adesso,oltre a non riuscire a stare insieme alle mie amiche non riesco nemmeno più a seguire con lucidità una semplice lezione.
Gabriele è rimasto scosso,è stata una cosa davvero pesante da affrontare, non tanto per me quanto per lui: non ti sei fermato nemmeno davanti a tuo figlio mentre ti urlava di smetterla,piangendo a singhiozzi. Non ti sei fatto scrupoli e nemmeno problemi, siamo tutti più bravi a parlare a cose compiute.
Nessuno di noi si aspettava questo papà, io non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai fatto, non mi meritavo di perdere due anni della mia adolescenza, quella che tutti poi da grandi, rimpiangono.
Ho sempre dovuto sopportare le tue pesanti accuse sin da quando ho memoria, nei confronti della mamma, nei confronti dei nonni e nei miei soprattutto. Non mi hai mai spiegato la ragione delle frasi che mi hai ripetuto per un anno intero, non me lo hai mai detto chiaramente, hai solo cercato scuse su scuse, arrampicandoti sugli specchi,scivolando sempre.
La verità è che non te ne frega niente di nessuno, nemmeno delle persone che hai creato tu stesso, ti interessa solo quello che hai e quello che puoi avere. Non te n’è mai importato niente di noi, di me, perché se fosse stato davvero così, ogni tuo gesto, ogni tua accusa, ogni tuo insulto, non avrebbero mai avuto vita. La verità è questa,stai bene solo quando le cose vanno come vuoi tu.
Il tempo passa e per fortuna le persone cambiano anche in base a quello che hanno dovuto affrontare, aprono gli occhi e finalmente vedono le cose senza filtri,per come sono davvero.
Ho provato amore nei tuoi confronti, quando a Neive volevo sempre stare con te. Ho provato affetto per te anche quando ci siamo trasferiti qua in Sardegna, ma se permetti, ho anche l'amore per i miei nonni che da un giorno all'altro non ho più avuto vicino.
Piano piano hai fatto sì che mi allontanassi da te, trasformando quell'amore in un insieme di odio e delusioni con forti fondamenta.
Ti ho sempre voluto bene anche quando mi dicesti:“tu per me sei morta", “non hai più un padre", “è solo colpa tua se tua madre ha avuto due depressioni”, “se la famiglia è così è solo merito tuo".
Provai a darmi una spiegazione, convincendomi sempre di più di queste assurde tue parole. Solo ora mi rendo conto che io, non ho proprio colpa di niente, l'unica colpa che ho è quella di averti permesso di ferirmi così tanto, solo quello è stato il mio più grande peccato.
In tutti questi anni ogni volta che mi chiedevano di te rispondevo orgogliosamente, ma da quattro anni a questa parte mi vergogno di avere il tuo stesso sangue che scorre nelle vene.
Mi vergogno non per cosa possano pensare gli altri ma per quello che so io,per quello che tu mi hai sempre negato,per quello che non mi hai mai detto e per quello che hai sempre fatto.
Come puoi pretendere che una bambina non venga da te a darti un abbraccio, se le urli davanti? Sai più di me come ci si sente a non essere voluti,ma sai più di me come ci si sente ad essere soli ed io con te, mi sono sempre sentita sola.
Ti ho chiesto aiuto quando stavo male e me l'hai negato buttandomi ancora più giù nella buia fossa, è stato il nonno che in due mesi, ha fatto quello che avresti dovuto fare tu in un anno. Non mi meritavo tutto questo,nessuno se lo meritava.
Come ti ho già detto in precedenza poco m'importa del tuo passato,mi è totalmente indifferente, quello che non ti perdonerò mai,invece, è come tu, per egoismo, abbia avuto il coraggio di riversare tutto su di me, attribuendomi colpe,insulti e false verità, creandomi enormi disagi sull'autostima.
Non riuscirò mai a capacitarmi di come un padre possa arrivare a tanto, senza rendersi conto di quanto male stia facendo alle persone che dovrebbe amare più di tutte.
Non ti meritavi dei ragazzi come noi,non hai mai avuto fiducia nei miei confronti, sono sempre stata una ragazza per bene,rispettosa ed educata. Non ti ho mai dato problemi o preoccupazioni, non potevi lamentarti di me potevi solo vantarmi ma hai preferito uccidere la Francesca che ero una volta.
Ti ho sempre portato rispetto com'è giusto che sia, ma quando ho iniziato a capire che non è mai stato reciproco, ho cominciato a portare un po' più rispetto a me stessa.
Oramai ho sedici anni papà, riesco a distinguere chi mi dimostra veramente il suo amore e chi parla ma non fa niente. Sono cresciuta, non credo più alle tue parole, credo solo a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che sento con le mie orecchie. Basta dire che quando crescerò capirò, sono già cresciuta e ho capito fin troppe cose.
Ho sempre provato paura, paura che da un momento all'altro potessi avere uno scatto d'ira e colpire me o la mamma, l'ho sempre sentita da quando ti ho visto tirare un pugno al mobile nel corridoio della vecchia casa. Ma un conto è provare paura, un'altro è averla. Il giorno che si è tramutata in realtà ero davvero paralizzata,spaventata, non pensavo che mio padre potesse essere un mostro.
Mi dispiace di dover essere arrivati a questi punti per farti capire cosa avevi tra le mani,mi fa male perché potevamo evitare, potevi evitarlo se davvero lo volevi,potevi rimediare tutto non tanto con la mamma ma con noi.
Non puoi giocare con le persone,trattarle come oggetti,usarle e poi buttarle come se nulla fosse come se non provassero niente e poi chiedere scusa.
Ti avevo avvisato molte volte papà,ti avevo parlato chiaramente in più situazioni ma non puoi fare sempre come vuoi poi chiedere scusa a cose fatte: se calpesti un fiore e dopo gli chiedi scusa tornerà come prima? no, rimarrà sempre sciupato e lo stesso è per noi.
Non ti dai pace adesso per le parole a me dette, e prima? Erano accantonate da un lato? Solo ora sono riemerse a galla? Se davvero ti fosse dispiaciuto, papà, non le avresti ripetute per un anno intero a tua figlia,sangue del tuo sangue.
Non mi interessa cosa sia successo prima di me tra te e la mamma, sono fatti vostri e le tue spiegazioni al riguardo non giustificano il tuo comportamento nei miei confronti, sono solo parole messe una dopo l'altra.
Ti ho sempre detto ciò che pensavo e non mi pento di niente, non ho rimorsi di nessun genere, tranne quello di non aver iniziato a rispondere prima, perché è davvero frustrante passare due anni, quasi in una depressione con un padre che continua a tormentarti ogni santo giorno, non è facile convivere con il rimpianto di essere nata,con il desiderio di morire per il bene di tutti.
Non è bello svegliarsi la mattina e sentirsi inutili, chiedersi il motivo della propria esistenza. Non è neanche bello sentire minacce di morte rivolte ad un proprio familiare.
Tu non sai papà quante volte ho desiderato che per sbaglio attraversando la strada mi mettesse sotto una macchina, non sai com'è stato convivere con la convinzione si aver fatto soffrire brutalmente la mia famiglia,mia madre.
Non sai quante volte immaginavo il mio funerale, se sarebbero venute tante persone,se tu ti saresti pentito o se alla mia assenza saresti stato solo più sollevato.
Ho provato a far tacere tutte quelle voci nella mia testa,tutte quelle brutte parole che si ripetevano in ogni momento,ma non ce l'ho fatta,sono stata una codarda,così ho tentato di scappare ma non ho avuto nemmeno il coraggio di stare fuori casa per una notte.
Ho pensato molte volte alla possibilità di suicidarmi e tu? Te ne sei mai accorto? Non credo proprio. Non avendo il coraggio di farla finita ho iniziato a procurarmi delle autolesioni, non ti sei mai accorto nemmeno delle mie maniche lunghe a settembre con venticinque gradi, vero? Pensa quante cose vuoi farmi sapere di te e tu non sai niente di me.
Non riesco a darmi una spiegazione su tutto quello che mi hai fatto, ho tanta rabbia nei tuoi confronti, ma provo anche tanta pena e sai perché? Perché ho capito che la vera fallita non sono io e non la sarò mai, io che a quindici anni ho dovuto affrontare situazioni che le mie amiche non si sognerebbero mai nemmeno nel peggiore dei loro incubi.
Io che non ho mai potuto essere una ragazza della sua età,bensì più grande perché era necessario,dovevo crescere prima del dovuto e forse è stato un bene.
Il fallito qua sei solamente tu, con due matrimoni buttati nel cesso e due figli persi completamente e definitivamente. Il perdente sei tu papà, perché ormai non puoi più rimediare, e se anche fosse vero, se realmente fossi una fallita ho tutta la vita per potermi rifare, ma se per te è questo il significato di questa parola vorrei esserlo per tutta la vita.
Di una cosa ti voglio ringraziare: mi hai fatto soffrire tanto ma mi hai anche fatto capire che una persona per quanto possa esserti vicina può pugnalarti al cuore in ogni momento, e può essere anche tuo padre.
Grazie a te ricorderò quando sarò madre di non commettere neanche lontanamente i tuoi stessi errori, ricorderò che nessuno a parte me può rendermi felice e che devi sempre fidarti solo di te stesso, perché in questa giungla o sei la preda o diventi il predatore.
Ti ho chiesto esplicitamente di non cercarmi, non hai rispettato nemmeno questa mia ennesima richiesta e qua, posso capire quale sia per te il concetto di rispetto.
Mi hai deluso tanto papà, così tanto da farmi venire il voltastomaco quando pronuncio quella parola, quel nome, quel "papà", mi hai portato a dei punti che nemmeno io avrei mai immaginato.
Con quale coscienza mi dici che vuoi solo il mio bene se nonostante la mia situazione di salute poco stabile hai continuato egoisticamente a tormentarmi? Come puoi tu dopo quindici anni, venire da me a chiedere scusa? Con quale faccia tosta? Ma più che altro sperando di ottenere che cosa? La mia compassione? Il mio perdono?
Non ti sei mai fatto scrupoli nell'umiliarmi, nel farmi stare male, perché farlo proprio ora? Perché proprio adesso il tuo senso di colpa,d'improvviso si è esteso così tanto velocemente da sentire il bisogno di esternarlo? Per paura forse? O è solo una questione di suggestione nei miei confronti?
Ti dirò la verità non mi incanti con tutte quelle parole ben studiate,messe lì,scritte e nemmeno sentite per lo meno, non mi fanno più quell'effetto.
La vittima qui non sei tu,sono io, siamo noi tre che abbiamo subìto tanto,per cosa? Per colpa di chi, soprattutto? Per colpa di una persona che ritenevo mio padre ma che in realtà non ho mai conosciuto.
Il mondo non ti cade addosso per delle accuse campate in aria, ti cade addosso quando vedi la tua vita finire, quando non vuoi uscire dal tuo letto, quando non senti nemmeno il bisogno di lavarti o truccarti per uscire di casa.
Il mondo ti cade addosso quando ogni sera sai che da un momento all'altro passerai le seguenti due ore a urlare, a dimenarti per terra provando un misto di emozioni negative così tanto forti da voler morire immediatamente.
Il mondo ti cade addosso quando una persona che ami veramente muore per sempre.
Quando sai che tuo padre ti reputa uno scarto.
Questi sono veri motivi il mondo cade per cose peggiori non per delle stupide litigate tra coniugi.
Il mondo non gira e non è mai girato intorno a te, non hai avuto bisogno di essere amato solo tu, non sei l’unico ad aver avuto problemi, hai mai pensato a tutto quello che hanno dovuto sopportare e superare gli altri? O hai sempre e solo visto le cose a senso unico?
Non mi hai mai elogiato in niente,ed è vero,non volevo mai venire ad una tua mostra ma sai perché?Perché tu in cinque anni di sport non sei mai e dico mai venuto a vedere una mia partita, rimanendo a casa ogni volta, perciò perché devo essere io figlia ad elogiare e vantare mio padre se a quest'ultimo non gliene frega niente di me?
Mi dispiace ma hai iniziato tu questo circolo vizioso, né io né Gabri e la mamma, è partito tutto da te.
Non me ne faccio niente di un’ inutile "poesia" come tu la definisci, ora dopo che mi hai ammazzato moralmente tante di quelle volte che oramai ho perso pure il conto.
Dovevi vedere la tua faccia,la tua espressione quando ti ho trascinato via lontano dalla mamma per proteggerla mentre era distesa sul pavimento inerme e stordita.
Eri assetato di vendetta te la leggevo negli occhi, quella soddisfazione si capiva benissimo ciò che provavi e per questo mi fai ancora più schifo.
Hai torto,fattene una ragione e sinceramente mentirei se ti dicessi che ho intenzione di perdonarti, che possa morire se mai succedesse una cosa simile.
Non sono Dio non perdono e non dimentico tantomeno non perdono e non dimentico quindici anni d'inferno,di accuse,insulti e urla.
Mi hai ferito e questo non sei mai riuscito a capirlo.
Spero che tu con la mia assenza possa renderti conto di chi,di cosa hai perso e soprattutto, spero che quando finalmente riuscirò a realizzarmi sia nel lavoro sia nella famiglia, i miei figli non mi chiederanno mai di te, ma in caso contrario farò come hai detto tu qualche anno fa, “mio padre è morto quando ero ragazza" questa sarà la mia risposta.
Hai fatto di tutto per farti odiare e non ti meriti nemmeno un briciolo di umanità né da parte mia né da parte di nessun altro individuo, non meriti di provare felicità sempre che tu sappia mai cosa sia, ma soprattutto non meriti di condividere né la mia né quella di Gabriele. Non ti meriti niente di noi,nemmeno una foto.
Meriti di marcire da solo con il tuo orgoglio ed egoismo e se mai esistesse,il tuo pentimento.
Spero inoltre che un giorno capirai gli errori che hai commesso e ti pentirai davvero,non tanto nei confronti della mamma ma nei confronti dei tuoi figli.
Ti avevo già avvisato che non avrei gradito un tuo messaggio ma vedo che non sono stata abbastanza chiara, perciò lo ribadisco: non cercarmi più, senza di te chiunque sta meglio,io prima di tutti,la mamma,Gabri e persino il cane,figurati.
Ricordati le parole che mi hai detto ora sono davvero morta per te,non esisto più e se mai ti venisse voglia di cercarmi sappi che non ti risponderò e in quel caso ti bloccherò sul serio.
Credo di averti detto tutto non posso dirti che ti voglio bene perché non sono falsa come te, posso solo dirti che se volessi una persona morta in questo momento, vorrei tanto fossi tu.
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Quello che non ti ho mai detto.
Non so come iniziare tutto ciò, questo testo sarà un vomito di emozioni, di parole non dette e di azioni non fatte. Ti ho parlato per la prima volta il 14 dicembre, io imbambolata, tu che con disinvoltura ridevi assieme a una mia amica. Non ci sono state presentazioni ma dopo quella conversazione io sapevo già tutto di te. Qualche volta mi voltavo tra una pausa e l’altra dello spettacolo per cercarti con lo sguardo, indossavi un capellino orribile ma che indossi quotidianamente però per me eri bello lo stesso. Tornai a scuola e mentre parlavo solo di te, cercavo un modo per avvicinarmi a te, anche solo come un’amica, elaboravamo piani su piani e più passavano i giorni e più io rimanevo incantata solo al tuo sorriso. Finalmente arriva quel giorno, il giorno della mia fine, 22 dicembre, prom d’Inverno. Ero vestita tutta bene e il pensiero era rivolto sempre a te. Non so tutt’ora come i miei amici mi abbiano sopportato quella sera. Entriamo nel locale e subito incontro te e chiedendoti quel fottuto ballo ho incasinato la mia vita. Balliamo, ci divertiamo e a volte ci lamentiamo della musica a noi sconosciuta ma che allo stesso facciamo finta di conoscere e poi mi prendi e mi baci. Se ripenso a quell’attimo ancora mi appare un sorriso, le nostre labbra furono a contatto per la maggior parte della sera come le nostre mani che non si staccavano. Io con il sorriso fisso stampato in volto tu falso come pochi. Si falso perché da quella sera hai iniziato a dirmi tante di quelle cose che io ho iniziato a crederci, ma in chat tutto era più semplice, non avendoti davanti non potevo vedere i tuoi sorrisi non potevo vedere i tuoi difetti perché tu non c’eri e non ci sei mai stato. Ritorni finalmente dalle tue vacanze e decidiamo di vederci assieme a gli altri il 4 gennaio a casa mia, io che mi faccio sistemare i capelli per beni e cerco di truccarmi decentemente dato che ero malata ma non volevo farmi vedere giù da lui. Dopo due settimane ti vedevo e quando ti vidi davvero entrare nel mio cancello, la mia reazione non fu quella che mi aspettavo. Ti abbracciai forte ti diedi un bacio ma mancava qualcosa ma ancora non riuscivo a capire. Ci mettemmo sul mio letto abbracciati e a volte ti guardavo ma tu non eri tu. Tutto il mondo ti vedeva come il ragazzo perfetto e sulla carta lo eri ma dal vivo non esistevi. Mi avevi ubriacato con delle parole. Nei giorni successivi la situazione peggiorò, perché io ero innamorata ma mica illusa. Te non eri te ma non eri ancora scomparso e questa cosa mi fa capire come io ti abbia visto scomparire a poco a poco, ma nonostante tutto non ho smesso di provare quel sentimento e anche se non sei mai stato tu sento il tuo profumo tra gli oggetti che hai toccato e ricado nelle illusioni di qualcosa che non è mai esistito. Durante gli intervalli hai iniziato ad ignorarmi sempre di più e mentre tu sorridevi io cercavo di non piangere, però nonostante tutto tu notasti che io stavo cambiando e mi fermasti per parlare chiedendomi cosa non andasse in me, come se io fossi la causa di tutto ciò. Immediatamente mi dissi che non volevi lasciarmi ma che allo stesso tempo tu non ci tenevi a me, per te ero un oggetto bello da mostrare solo nella propria storia di Instagram. Mi incolpasti di tutto e io piangevo mentre tu balbettavi per il nervoso e io che cercavo di capire tra rabbia e lacrime trattenute. Ma parliamo di ora, ora tu sei felice pensi già alle tante ragazze che ti vanno dietro mentre io riguardo quelle foto che risultano sempre più false, piene di sentimenti a senso unico. Ora che tu vai a dire in giro che quella che sta male non sono io, ti senti con la coscienza più pulita e io sto qua ferma a stare zitta a cercare un tuo sguardo che non mi dai perché non riesci neanche a reggere il confronto.
#sunlight#writers#writing#sentimenti#fiore di loto#quotes#sorriso#heartbreak#poem#amore#ti odio#ti ho visto#ti amo#falso profeta#falsità#feeling#fuck you#ex#i hate this#i love him#i miss you#me#sei tu#pagliacci#parole#l’amore fa schifo#hiding#non ci riesco#music#ti voglio qui
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Oggi è il 22 Ottobre 2019
22 Ottobre 2018
'❤️' in chat e tutto iniziò.
Ed io mica lo sapevo che la mia vita da lì sarebbe cambiata...
e tu te lo ricordi il primo sguardo?
Io mi ricordo tutto di noi.
Ricordo la prima sera
la spensieratezza dei primi giorni
la voglia di conoscersi e la paura di non piacersi.
il primo caffè
le canzoni cantate insieme
le risate
il raccontarsi di noi.
Ricordo i primi messaggi nei preferiti
le prime chiamate chilometriche
Ricordo il primo bacio, fermi a quel semaforo
le prima carezze,
gli abbracci
e tutti i posti che abbiamo fatto nostri.
Ricordo la prima volta che hai sfiorato il mio corpo,
la prima volta in cui mi hai resa tua.
Ricordo quando ci siamo lasciati andare per la prima votla a casa,
l'attesa ci aveva già stancati e lo facemmo come lo fai già con chi ti manca.
Ricordo le prime foto,
i lunghi pomeriggi passati insieme,
le serate dove il tempo sembrava passare troppo in fretta,
le nottate fino all'alba.
Ricordo anche la prima notte passata insieme, credo che dormire con una persona sia ancora più intimo che farci l'amore.
il dormire abbracciati, lo svegliarsi l'uno accanto all'altra e fare l'amore anche alle 10 del mattino.
Ricordo anche i litigi,
la pesantezza, il non capirsi, la paura che potesse essere l'ultima.
Dei pregi ci si innamora inizialmente.
Poi ti innamori delle debolezze, dei difetti, degli errori passati. Non c'è nulla di più bello di un passato lacerato e un futuro ancora da scrivere. L'amore non ha nulla a che vedere con la perfezione.
E pensare che le prime volte manco mi piacevi,
eri uno come gli altri, davo tutto per scontato.
Ma ricordo anche la prima volta in cui guardandoti, non ho desiderato altro.
quando capii che volevo te nella mia vita,
nei miei giorni,
tra i miei casini,
tra la mia instabilità e il mio essere perennemente annoiata da tutto e tutti.
Poi mi sono innamorata del fatto che ero proprio come te,
non avevamo bisogno di grandi paroloni, né di tante spiegazioni, non ci mettevamo dei limiti perché già sapevamo ciò che non ci dicevamo.
Sono tanto cresciuta insieme a te,
mi hai insegnato tanto,
mi hai insegnato che l'amore può renderti felice,
che certe emozioni vanno provate,
Che certe cose vanno fatte e basta
che non tutto deve avere un senso.
Ma mi hai anche insegnato che due parole dette in modo sbagliato,
possono restarti dentro come cicatrici.
Mi hai insegnato anche che l'amore ti rende debole e vulnerabile,
ti fa fare delle pazzie, che ti logora.
Mi hai portata in paradiso
E poi scaraventata all'inferno,
è sempre stato così con te.
Mi hai insegnato che le debolezze non vanno mai mostrate,
che piangere fa bene, ma non davanti a chi non ha il coraggio di asciugare le tue lacrime.
Quante cose sono cambiate in un anno.
sono cambiata io,
sei cambiato tu,
sono cambiati i miei modi di fare, di pensare
è cambiata la situazione.
Ma voglio dirti che mi mordo ancora le unghia quando sono nervosa, che ancora arrossisco e cambio discorso quando qualcuno mi chiede di parlare dei miei sentimenti. Che ora che sta ritordando il freddo, ho ricominciato a metteree canottiere e i tremila body che tanto odiavi. Ed ho comprato una gonna nuova, come la tua preferita.
Sono ancora la solita polemica, rispondo ancora a tono e non mi sta mai bene nulla.
Ma queste cose tu le sai già eppure siamo passati dal condividere ogni attimo all'essere sconsociuti o forse lo siamo sempre stati.
Io non credo si smetta di amare una persona improvvisamente, ci sia abitua a starne senza.
Ed io mi sono abituata.
Non ti penso più come prima, non mi importa sapere cosa fai o con chi sei, non sei più al centro di ogni cosa che faccio, non parlo e non scrivo più di te.
Non penso più a noi, a come sarebbe potuta andare, a ciò che saremmo potuti essere.
A tutti gli sbagli, le parole che ci siamo urlati, le cattiverie.
Ma inevitabilmente qualche votla mi ritorni in mente,
in notti come questa,
dove i ricordi e la nostalgia prendono il sopravvento,
dove vorrei sentirti e dirti che mi andrebbe di fare ancora una votla l'amore con te,
di dormire ancora una volta su di te,
di ridere e sentirti prendermi in giro,
di perderci nei nostri mille discorsi.
Spesso mi sono ritrovata a contattarti, ho ricevuto qualche tuo messaggio e non abbiamo perso occasione per vederci...
ma che senso ha avuto?
Ricordo ancora l'ultima volta che ti ho visto, quando guardandomi hai sminuito ogni cosa.
È quasi paradossale sapere che tutto ciò che c'è stato, in realtà è come se non fosse mai accaduto.
Che non ti è mai importato...
È stata tutta una grande bugia, ogni parola, promessa, ogni singolo momento passato insieme.
Non è semplice accettarlo, perché Dio, ciò che ho provato io è stato tutto così fottutamente vero, che quasi ho i brividi.
Non voglio pensare che tutto ciò che c'è stato l'ho idealizzato,
qualcosa, non so cosa, lo abbiamo provato
e ci ha resi felici, forse al momento sbagliato, forse per troppo poco tempo.
Ma ricorda che certe intese mentali e certi sensazioni non le provi con chiunque,
e se sto sbagliando ancora una votla
continuerò ad illudermi.
Ti odio e mi odio per averti voluto così tanto da dimenticare quasi me stessa per mettere te al primo posto.
Ti odio per come mi hai trattata e per come mi hai fatta sentire.
Ti odio perché quando ci sei, non riesco a dirti di no.
Quando ci sei perdo il controllo, supero ogni limite.
Ti odio perché ancora tremo davanti ai tuoi occhi. Non riesco a non guardarti, a non toccarti.
Ti odio per ogni bacio, ogni orgasmo, ogni lacrima versata, ogni sorriso, ogni cazzata e per tutte le bugie.
Ti odio perché mi hai dato troppo da ricordare, come quella notte al mare.
Ti odio perché ancora oggi quando qualcuno mi chiede di te, non so bene cosa dire e mento.
Ti odio e mi odio perché ho sempre creduto più alle tue parole che alle mie sensazioni.
Ti odio e mi odio perché sono rimasta con te,anche quando andare via sarebbe stato più semplice.
mi odio perché non mi sono mai arresa e ho combattuto per qualcosa che non c'è mai stato.
Ti odio perché non mi hai mai voluta come dicevi, come io voelvo te.
Ti odio perché nonostante tutto resti sempre una parte fondamentale della mia vita.
Non ti scordare di tutto questo.
Sei stato dolore.
Sei stato felicità.
Sei stato sesso e amore allo stesso tempo.
Sei stato lividi sul cuore e sulla pelle.
Sei stato respiri affannati, mani ovunque e orgasmi intesi.
Sei stato baci lenti e abbracci sicuri.
Sei stato il casino più grande della mia vita.
il più bello, quello che rifarei altre 100 volte.
Sei stato il mio amore mancato,
quello sbagliato.
Sei stato tu.
-yourbaby
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Dice che bisogna insegnare ai bambini la legalità, la condivisione, l'inclusività..., dice che bisogna insegnare la tolleranza e perfino la giustizia, dice.
Dice che bisogna dirgli che siamo tutti uguali, dice che bisogna dirgli che non bisogna rubare e che non bisogna dire e fare male, dice.
Io dico che queste cose non si dicono, queste cose si fanno, e dico che, se si fanno davanti ai bambini, poi anche loro le fanno; ma dico, soprattutto, che ci sono cose che davanti ai bambini non andrebbero mai fatte né dette, perché se si fanno o dicono davanti ai bambini certe brutte cose, poi quelle brutte cose pure i bambini le fanno e le dicono, aggiungo. (Tipo, per dire, imprecare contro i più sfortunati, calpestare le aiuole e i diritti altrui, dire menzogne e mezze verità, approfittarsi degli altri e del proprio ruolo di potere, prendersela con i più deboli e sbattere la porta in faccia a chi ci chiede un aiuto o anche solo un sorriso, un conforto o una parola gentile, aggiungo.)
Insomma, io dico che i bambini sono buoni accoglienti e giusti di loro (abbastanza buoni, intendo, forse non proprio buoni per natura, insomma, ma abbastanza buoni, dico), solo che poi ci sentono parlare dell'uomo nero, della donna schiava, del maschio forte, del potere del denaro, della necessità della corruzione e della sottomissione al più forte e acquisiscono sul campo le nostre fottute lezioni di intolleranza, ingiustizia, sopraffazione, sessismo, razzismo e omofobia.
Dico, insomma, che, come tante cose, l'inclusività, la tolleranza e perfino la giustizia vanno insegnate con la forza dell'esempio e, ancor più, non esponendo le nuove generazioni a modelli di intolleranza, ingiustizia e mancanza di rispetto per l'altro. Non chiacchiere, insomma, ma opere di bene fatte bene per il bene proprio e per il bene altrui, intendo.
Questo dico e, mentre lo dico, mi dico e vi dico che, se le cose stanno così, stiamo messi proprio male, soprattutto mo che il pesce puzza dalla testa e dà continue lezioni del suo fetido fetore, e certe scorregge in pubblico le fa con iattanza, protervia e arroganza, aggiungo, tra gli applausi della folla e il fragore della rete e dei giornali, a quanto vedo e sento (mentre i bambini stanno a guardare e assimilano, aggiungo preoccupato).
Perciò, io dico tutte queste cose che dico, perché, se il pesce puzza dalla testa, dico io, bisogna tagliargliela quella testa oppure girarsi dall'altra parte e scegliere un altro pesce; se uno crede che esistano pesci buoni, intendo. Se no, zucchine, melenzane e puparuoli, dico. Oppure tanta carne per tutti e per ognuno, aggiungo io.
#formazione#educazione#esempio#modelli#tolleranza#exemplorum vis#intolleranza#rispetto#giustizia#ingiustizia#soprusi#sopraffazione#Salvini#governo#solidarietà#inclusione#condivisione#aitan#aitanblog
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E non voglio sentirmi dire che sono cambiata perché io non sono mai cambiata io ho sempre combattuto per il buono e il giusto SEMPRE mi sono SEMPRE spinta oltre i miei limiti mi sono SEMPRE messa in discussione per CRESCERE, andare avanti, fare dei gradini in più nella mia vita, essendo ambiziosa e cercando sempre di MIGLIORARMI anche quando non avrei dovuto farlo io. Se non lo si vuole vedere perchè ci si vuole mettere i prosciutti avanti agli occhi io che cazzo altro posso fare? è questo che mi fa incazzare perchè io ho SEMPRE fatto tutto quello che potevo fare, anche adesso che stavo sotto terra e ho trovato l’ennesima volta la forza in me stessa di reagire e cosa mi sono ritrovata mentre decidevo di fare IO qualcosa per migliorarmi sempre? Che sono Più sola e inutile di prima. Che pure tu te ne sei andata, che mi hai mandato via perchè non sono abbastanza. L’unica cosa buona che avevo l’unica che ancora nelle mie giornate mi dava la forza di sperare che a questo cazzo di mondo di merda non fossi l’unica così. Che avevo trovato qualcuno che mi facesse sentire bene e compresa per una volta.
E va sempre avanti chi prova a fare solo lo stretto necessario o che non fa proprio niente o che si parcheggia lì senza ambizioni, con la presunzione di essere buoni così senza provare mai a migliorarsi, o a fare solo finta per 5 min di farlo con le belle parole e poi nei cazzo dei fatti fare sempre di più il contrario, ed essere in qualche modo sempre giustificato da qualche cazzo anche quando si è ingiustificabili. Perchè tanto un’abilità ce l’hanno quella di controllare con l’aggressività e di avere sempre così qualcuno che abbassa la cresta e gli va dietro. La gentilezza, la dolcezza, la correttezza, le cose dette e fatte con amore sempre (anche quando qualche volta si sbaglia ma mai per mancare di rispetto) e con premura per il prossimo non vanno per niente di moda, sono troppo deboli per “attirare”. Così va questo mondo di merda. E si, va avanti lo stesso certo.. avoja eccome.. ma io non voglio così io non sono così io non ce la faccio così
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La fonte “occulta” di Federico Fellini: Pedro Antonio de Alarcón, lo scrittore amato da Borges
Ora che le reti nazionali si sbizzarriscono a mandare in onda Fellini con La città delle donne una piccola riflessione letteraria è d’obbligo. Non sono un fellinologo e ignoro cosa leggesse il maestro. So però dopo aver letto Yucatan di De Carlo che Fellini era un caotico bugiardo. Perciò non mi azzardo a fare ipotesi sulle sue idee germinative quando decideva una trama, un’ispirazione (posto che si agisca e non si sia solo ‘agiti’ dall’afflato divino quando si crea qualcosa).
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Lancio però una pietrolina nelle sabbie immobili delle celebrazioni centenarie. Le date contano: 1978. Maria Ricci pubblica un altro volumetto della collana snob di Borges, La biblioteca di Babele. Autore è Pedro Antonio de Alarcón (1833-91). Contenuto: due novellette, L’amico della morte e l’altra, che fa al caso nostro, La donna alta. Primavera 1979. Iniziano le riprese de La città delle donne.
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Non sono, purtroppo, nemmeno un cinefilo, gli unici cinema bottega che frequentavo erano quelli di Pisa che notoriamente fanno schifo e da allora ho perso il vizio. Forte della mia ignoranza rilevo l’affinità palmare di contenuti onirici tra la versione di Fellini e quella di Alarcón.
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Ne La donna alta (1881) hai un incastro di storie. Un ingegnere che crede solo ai fatti nudi & crudi racconta la vicenda di un amico collega, Telesforo, il quale ha passato un brutto guaio per il suo timore innato nei confronti delle donne di una certa statura. Le cose si fanno pressanti quando si apre la matrioska grande e si vede per bene quella piccola che è il racconto minore di Telesforo: storia grottesca dell’ingegnere che racconta i suoi timori irrazionali al collega scettico: ma sino a che punto, se poi consegna la trama a noi che leggiamo? È la storia insomma di una fobia isterica verso le donne in genere elevate a simbolo antifaustiano, a sfingi sacre che affrontano e mettono a repentaglio coi loro artigli la vita del libertino Telesforo che ha appena perso il padre. (Un tesista di storia del cinema per farsi bello ci direbbe che si tratta di denegazione…)
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Così l’ingegnere Telesforo arriva ad aver terrore delle donne alte: “Ma il suo cinico sguardo e quel sorriso schifoso erano da vecchia, da strega, da fattucchiera, da Parca… non so dire che cosa! Qualcosa che giustificava pienamente l’avversione e il terrore che per tutta la vita mi avevano ispirato le donne che camminavano sole, di notte, per la strada!… Si sarebbe detto che fin dalla culla avessi presentito quell’incontro! Si sarebbe detto che lo temessi per istinto, come ogni essere animato teme e indovina e intuisce e riconosce il suo antagonista naturale prima di aver da lui ricevuto alcuna offesa, prima di averlo visto, ma soltanto sentendone i passi! Non mi misi a correre quando vidi la sfinge della mia vita, non tanto per vergogna o per vanesio decoro, quanto per timore che la mia stessa paura le rivelasse chi io fossi, o le dessi ali per inseguirmi, per aggredirmi, per… non so che… i pericoli che il panico sogna non hanno forma né nome traducibili!”.
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Nell’opuscolo La storia dei miei libri il nostro Alarcon racconta che “ne La donna alta, dalla prima lettera del racconto alla fine del secondo incontro di Telesforo con la terribile vecchia, non c’è un singolo dettaglio che non sia pura verità. Lo attesto con tutto lo spavento che può provare l’anima umana!”. Per inciso la nota Treccani su Alancon è del ventennio ma purtroppo sbaglia con la data dell’opuscolo segnando 1889 invece di 1884.
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Non dirò altro sul cuento che trovate comodamente qui mentre sul suo autore potete leggere in diagonale le pagine cieche di erudizione della Treccani.
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E poi pensare a Fellini sul divano che nei fiumi del pensiero carnale incrocia Poe con Alarcon e il gioco è concluso. Si confonde.
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A proposito di confusioni. Quando venni a conoscenza de La donna alta da un amico che me ne parlava la sera in via san Lorenzo col borsone da tennis in spalla lui mi disse, con un piccolo errore ma forzando al massimo il concetto, che il titolo era Le donne alte. Quell’amico, sono passati anni da allora che ne aveva 27, recentemente si è sposato e l’ultima volta l’ho lasciato che faceva soliloqui sul balcone. Sua moglie non supera il metro e sessanta. (Andrea Bianchi)
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Pedro Antonio de Alarcón, da La storia dei miei libri. Capitolo II. Poesieq (1884)
Nella città di Guadix, che ha una cattedrale, l’Alcazaba araba, un fiume, orti, pianura, uliveti, vigneti, montagne, un battaglione di provincia (oggi di riserva), giudice di prima istanza, un paio di lapidi romane e un altorilievo fenicio, scrissi, tra i dieci e i diciannove anni, i miei primi versi, articoli e romanzi (…)
Chi mi ha insegnato? – Nessuno. – Non sono allievo di nessun D. Alberto Lista, né grande né piccino.
Serva questo a scusarmi, o meglio a scusare i miei lavori, dato che non presi a far letteratura né per scelta né per capriccio, ma cedendo a una forza interiore, spontanea e travolgente come la vita, organica, e per di più considerato che mi fu necessario prender la cosa come un lavoro, consegnare al tipografo i miei poveri scarabocchi, se non volevo seppellirmi a Guadix e cantar messa, quando la mia vocazione era il matrimonio, o finire in qualche negozio o merceria, costretto a rinnegare la mia qualità di nipote di gentiluomo che visse e morì “libero ed esente dal pagare e partecipare a tributi, diritti o servizi reali o municipali, come l’altra buona gente popolana” come dice il testamento del padre di mio padre, uguale a quelli dei suoi ascendenti, vergati in lettera gotica.
A dire il vero, quasi nessuna delle composizioni poetiche dei miei albori è entrata nella mia recente raccolta, né, del resto, nella prima che pubblicai nel 1870 col titolo Poesie serie e facete (…) E tuttavia comincio da qui questa recensione bibliografica, visto che il mio primo vagito letterario fu la composizione di versi dettata da non so quale innata fatalità, come quella che disegna i tratti di ogni volto (…) La cosa non vuol dire che quei frutti selvatici fossero meno sgradevoli e odiosi, però mi piaceva farvi sapere che, tra i nove e i quattordici anni, non solo cantavo, come tutti gli altri, il compleanno e le feste di genitori e fratelli, ma anche i primati d’una certa miniera che, alla fine, ci costò un sacco di soldi, la presa di possesso di un vescovo, l’antica possanza dei Mori, le cerimonie della Cattedrale, i miracoli dell’apostolo San Torquato e i grandi spettacoli della natura, mattina, pomeriggio, notte, luna, eclissi, ecc.; tutta roba che fini nel caminetto in poco tempo (mi riferisco alle poesie).
Giunto alla crisi fisiologica in cui la legge consente all’uomo di fare testamento e sposarsi; cioè, alla maliziosa pubertà, cambiai musa come cambiai voce e naso; e la donna, l’amore, l’idolatria fisica o le illusioni poetiche riguardo ad una certa figlia d’Eva che differiva da me solo in alcuni dettagli di forma e abbigliamento, diventarono gli unici oggetti delle mie canzoni. – «Ai suoi occhi…» ��Alla sua bocca…» «Al suo piede…» «Al suo fazzoletto…», «Al suo ventaglio… », e pure «Ai suoi giuramenti…», «Alla sua leggerezza…», «Al suo spergiuro…», «Alla sua dimenticanza… », « Alla sua morte…» si intitolavano tutte quelle composizioni, buttate giù in una torre di casa mia, prima o dopo la lezione giornaliera di Sacra Teologia al Seminario e anche di loro non rimane nulla, perite anch’esse sul rogo, penso.
Fino a quel momento Espronceda e Zorrilla erano stati i miei modelli. Gli attori ambulanti, che venivano a far la fame a Guadix in tempo di fiera, mi recitavano a memoria i canti di quei due celebri vati. E così, da quattordici a sedici anni, ho composto e bruciato quattro drammi in ottosillabi e endecasillabi, che tra l’altro mi hanno procurato, al Liceo che era il teatro amatoriale di quella città, trionfi e corone senza numero, bramati (capii presto) solo in virtù della graziosa figliola che mi piaceva tanto, la quale faceva la protagonista nello spettacolo ed a cui offrivo tutti i miei allori. – Morì pochi anni dopo, poveretta, ed i versi funebri intitolati Le nuvole, che scrissi in suo ricordo poco prima di lasciare il paese, sono i più antichi che figurano in questa collezione, forse gli unici ad essersi salvati dai ripetuti, meritori autodafé.
Proseguendo la storia delle mie poesie, salvo tornare in seguito sui miei primi anni per dar conto dall’inizio delle mie opere in prosa, dirò che tra le vittime di un rogo successivo figura una Continuazione de Il Diavolo-Mondo, iniziata a Guadix nel 1851, continuata a Madrid nel 1853 e resa del tutto vana da quella che pubblicò poco dopo l’illustre amico di Espronceda, il signor Miguel de los Santos Álvarez. Posso dire che, da allora, non sono più tornato a far versi per l’onore o il guadagno, ma su richiesta di questo o quell’amico per motivi domestici o per impegni sociali (…) Mi ero convinto che, tra essere poeta con tutta l’anima (come ero io, per sensibilità ed entusiasmo del cuore e della mente), ed essere cantore in versi, con l’intonazione, il ritmo e la necessaria sublimità delle forme, ci sono differenze essenziali, e che la mia stessa eccessiva facilità di esprimermi in questo o quel metro era ben lontana dal vero canto; nel quale, come nella buona musica, le cose vanno dette non tramite espressioni dirette, chiare e rigorose, ma con formule semireticenti, fatte d’istinto e di mistero, ossia in una lingua vaga, simbolica e un po’ sibillina, in cui molto resta da indovinare e da supplire da parte dello spirito eccitato dell’uditorio, per la legge di ripercussione armonica. – «Tu senti bene la poesia –mi disse nel 1856 Eulogio Florentino Sanz –; ma poi ti soffermi a riflettere, e finisci per esprimerla in un modo troppo chiaro e scorrevole. Non sei nato per cantare, ma per dipingere con precisione la vita interiore ed esteriore… – Non cantare: scrivi».
Pedro Antonio de Alarcòn
*traduzione di Andrea Giovannini
**In copertina: Federico Fellini e Marcello Mastroianni sul set de “La città delle donne”, 1980
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Pensieri
Credo che le cose vanno all’oppsto di quello che dovrebbero essere. Tecnicamente dovrei essere più forte, ma non lo sono. Tecnicamente dovrei saper reagire, ma non lo faccio. Tecnicamente dovrei essere pronta, ma non lo sono. Mi circondo di ricordi e basta.
Credo di aver trovato qualcosa che mi provoca un grande blocco. Proprio lì, al centro del petto. Come se ci fosse un qualcosa che m’impedisse di piangere, parlare, sfogarmi. Come se io fossi diventato quell’ameba di cui si parla. Io non riesco a trovare la luce in fondo al tunnel. Non riesco a vedere la via d’uscita, non riesco a non pensare o non ricordare o non sperare. Vado avanti così da mesi e non trovo mai qualcosa che mi faccia scattare quella molla che mi fa scattare e mi fa stare davvero come vorrei. Mesi di puro dolore, mesi di star male continuo. Mesi in cui tutto continua ad andare a rotoli, senza cose che faccian tornare tutto al posto.
Mesi in cui io sono del tutto persa. Persa nella vita, nelle decisioni, in un presente che non serve assolutamente a farmi star bene. Perché io so cosa mi farebbe davvero bene e so che quella persona non è qui. Rileggevo proprio oggi la nostra agendina e rileggevo tutte le tue parole. Tutte le promesse che ci siamo fatte, tutti i nostri progetti, tutto quel che desideravamo assieme, tutte le cose che ci siamo sempre dette. Tutte quelle cose che abbiamo fatto assieme e che proprio non escono dal mio cuore, dalla mia testa. Tutto quel che abbiamo vissuto assieme, tutte le cose più belle e difficili. Noi, semplicemente noi.
Ogni muretto costruito, ogni cosa fatta assieme, il nostro lottare per il nostro amore, il nostro esserci sempre. Io nostro voler essere, sempre assieme, ogni cosa nostra.
Sei tu.
Ti amo amore mio
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Na vita intera ad affrontare le situazioni da senza palle, mille situazioni con la via d'uscita più veloce possibile ma questa volta non l'ho fatto, è stata la prima situazione in cui mi sono comportato davvero come un uomo con le palle, si anche dopo le mille bambinate fatte e dette, dopo gli scatti d'ira per cui vengo a preso ancora per il culo, nonostante tutte ste cose io davvero mi so comportato bene sta volta e non fa niente se anche se è l'unica volta in cui mi comporto bene e comunque le cose non vanno a finire bene, era per questo che mi sentivo orgoglioso di quello che ho fatto fino ad adesso. Le scadenze arrivano per fortuna preannunciate per tempo ed è proprio per questo che se voglio arrivare alla scadenza pronto, che non vuol dire preparato anche perché la scadenza sicuro la affondo, ma arrivare pronto li per attuare il piano di emergenza. Il tempo è stato investito come meglio credevo e anche se tutti invece pensano il contrario fa niente, è stato un azzardo e devo dire che mi è piaciuto, lo rifarei ancora anche se sono stato male, mi leveranno tutto per questo forse ma fottetevi. Mi è piaciuto come è andata.
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Consigli da parte di Yahweh 19
Adesso, andiamo a vedere, cosa consiglia la parola di Yahuweh Dio, alle sue creature spirituali e terrene. Sì, Yahuweh, non consiglia solo gli uomini, ma anche gli angeli che gli sono fedeli, affinché rimangano nel Suo amore, senza mai allontanarsi e questo lo fa capire Yahushua, prima che venisse sulla terra, nel salmo 103: 20-21, dove dice rivolgendosi agli angeli: Benedite Yahuweh, o angeli suoi, potenti in forza, che eseguite la sua parola (per come tutti quegli uomini che si sarebbero sottomessi al volere di Yahuweh, ubbidendo alla sua parola, per far parte del suo popolo, altrettanto, avrebbero dovuto fare gli angeli, nel reame spirituale e Cristo, sta parlando con loro, consigliandoli), ascoltando la voce della sua parola. 21 Benedite Yahuweh, voi tutti eserciti suoi, suoi ministri che fate la sua volontà. Mentre, nel Salmo 2: 11-12, Yahushua, consiglia a ogni specie capace di comprendere: Servite Yahuweh con timore e gioite con tremore. 12 Baciate il figlio (cioè: lui) affinché Egli (Dio) non si adiri e voi non periate per la via, poiché la sua ira divampa facilmente. Felici son tutti quelli che si rifugiano in Lui. Questi consigli, hanno più di tremila anni eppure, la maggior parte delle persone, non li conosce. Magari, qualcuno, rimprovera Dio, per il fatto che non ci fa sapere nulla, della sua eventuale esistenza, quando invece Yahuweh, cominciò a parlare circa quattromila anni fa, prima al popolo ebraico e da duemila, grazie al nuovo patto tra Dio e Cristo, quelle parole che prima erano dette solo per il popolo ebraico, furono estese anche a noi e tutte le regole che prima erano loro, con questo nuovo patto, furono anche nostre. Così, il consiglio stesso scritto nei proverbi 4: 20 dove dice: Figlio mio, presta attenzione alle mie parole. Porta orecchio ai miei detti, se prima valeva per i soli ebrei, col nuovo patto, fatto tra Yahuweh e Yahushua, furono di tutti, anche dei non ebrei, che accettarono questo nuovo patto, andando a prendere il posto, di quegli ebrei, che non vollero riconoscere, questo patto, fatto tra Yahushua e Yahuweh. 27 Non deviare né a destra e né a sinistra. Allontana il tuo piede da ciò che è male. Se prima parlava ai soli Ebrei, adesso queste parole, sono rivolte alle persone di tutto il mondo, nessuno escluso. Sentite cosa consiglia (e non comanda), Yahushua, in proverbi 5: 7; Or dunque, o figli, ascoltatemi e non vi scostate dai detti della mia bocca. Sentite, con quanto amore si rivolge a ognuno di noi, quando potrebbe dire: se non fate come vi ordino, sarete cancellati dalla vita; Anche sé, per coloro che non lo ascoltano (la loro fine è sempre uguale, a motivo della loro disubbidienza), invece di farli morire subito, perché potrebbe farlo, gli lascia vivere la vita che hanno, ma, alla loro morte, per questi, cessa ogni speranza. L’uomo, convinto che la vita sia solo quella che ha nella sua esistenza di casuale passaggio su questa terra, se arriva a ottant'anni, senza importarsi di Dio, anche se poi muore, è convinto di aver vissuto nel giusto, dicendosi: come prevedevo, sono arrivato a ottant'anni vivendo da ateo, facendo quello che ho voluto, eppure, molti che credevano in Dio, sono morti prima di me. Se nella mia vita, avessi dovuto vivere per come insegna Dio, avrei dovuto privarmi di molti piaceri e che invece, ho potuto usufruirne, dandomi un certo gusto, a vivere questa mia vita. Anche se avessi ascoltato Yahushua, cosa sarebbe cambiato per me, se arrivando a ottant'anni, sarei dovuto morire egualmente? Se fosse così, che Dio non dovesse esistere, anch’io, la penserei come questi, a mio proprio vantaggio, anche se non sarebbe giusto agire così, ma, se Dio non esiste!? Siccome Dio esiste e per come afferma Yahuweh, farà vivere per sempre tutti quelli che lo ascoltano, allora, è da stupidi godere ottant’anni (sempre se si riesce a godere fino a ottant'anni) morendo vecchi e non voler godere una vita da giovane, per l’eternità. Più che godere, facendo la propria volontà, significherebbe, dannarsi per cercare il piacere e molti, si trovano rovinati o lasciano la vita prematuramente, per la ricerca di questi piaceri (illusori). Personalmente, preferirei morire subito, basta che potessi svegliarmi nel nuovo sistema. Nonostante la testa dura che ha l’essere umano, Yahuweh non si rivolge con tono autoritario ma dice: figlio mio, ascoltami. Proprio come direbbe un genitore umano, al proprio figlio che ama. Yahuweh, ama così tanto le sue creature, che li avverte affinché possano vivere per sempre; anche se, ci sono di quelli, che rimproverano al Creatore, di non farsi conoscere. Nel Salmo 10: 2, consiglia: I tesori del malvagio non saranno di nessun beneficio, ma la giustizia è ciò che libererà dalla morte. Qui, mi nasce un dubbio! Questo che dice Michele (perché, quasi tutti i Salmi (per me) sono scritti da Michele che equivale a Yahushua), contrasta con quanto pratica la chiesa, con la messa, per i peccati dei morti. Se le messe tolgono i peccati, chi è più ricco, riesce a togliersi più peccati, o no!? No! Solamente la giustizia che metteremo in pratica, mentre siamo in vita, ci potrà liberare dalla morte, non le preghiere fatte dire, da qualche prete! Quello che fanno le religioni, non ha niente a che vedere con Dio. Queste, sono cose, che vanno contro l’insegnamento della parola di Dio. Questa, è verità! 12: 15 La via dello stolto è retta ai suoi propri occhi, ma chi ascolta il consiglio, è saggio. 19: 21 Molti sono i piani nel cuore dell'uomo, ma il consiglio di Yahuweh è ciò che sarà stabile. 21: 3 Praticare la giustizia e il giudizio è per Yahuweh preferibile al sacrificio. Ecclesiaste 11: 9-10, dice: Rallegrati, giovane, nella tua gioventù, e il tuo cuore ti faccia del bene nei giorni della tua giovinezza, e cammina nelle vie del tuo cuore e nelle cose viste dai tuoi occhi. Ma sappi che a motivo di tutto queste cose, il vero Dio ti porterà in giudizio. 10 Scaccia dunque la vessazione del tuo cuore e allontana la calamità della tua carne; poiché la gioventù e il rigoglio della vita, sono vanità. Geremia 51: 6, consiglia: Fuggite di mezzo a Babilonia (di mezzo alla falsa religione) e provvedete scampo ciascuno alla sua propria anima. Non siate inanimati per il suo errore. E il 45 dello stesso capitolo, aggiunge: Uscite di mezzo a lei, o popolo mio (qui, si rivolge agli israeliti ma, lo stesso ordine, vale per noi oggi), e ciascuno provveda scampo alla sua anima dall'ardente ira di Yahuweh. Come possono persone dire, che Dio, non si fa sentire? Parole simili, le può dire solamente chi non lo cerca. Lo stesso consiglio Yahuweh, lo da in Rivelazione 18: 4, dove dice: Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricevere parte delle sue piaghe. In Ezechiele 18: 31-32 ci sta scritto: Gettate via da voi tutte le vostre trasgressioni nelle quali avete trasgredito e fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo, poiché per quale ragione dovreste morire, o casa d'Israele? (Qui, sta parlando con ognuno di noi e non pensiamo che si rivolga sempre agli altri e mai a noi!) 32 Poiché io, non provo nessun diletto nella morte di qualcuno che muore, è l'espressione del Sovrano Signore Yahuweh. Fate dunque una conversione e continuate a vivere. Ognuno di noi, dovrebbe fare una conversione a U, andando dalla parte opposta, dove ci consiglia Yahuweh Dio. Come si può dire che Dio non si interessa delle sue creature? Logicamente, se a me, non interessa niente di Lui, pensate quanto possa interessare a Dio di me, se io non lo ascolto! Noi, abbiamo bisogno di Lui, perché se esistiamo, è grazie a Yahuweh, perché fu Lui che volle che noi esistessimo, per come è sempre Lui che ci dà la vita eterna, mentre noi, cosa potremmo mai dargli se non la nostra ubbidienza, rallegrandoci nel conoscerlo sempre più, per come si dilettava l'Arcangelo Michele, che sarebbe Yahushua, nel vedere la genialità con la quale Dio creava il creato, e tutto questo, deliziava l'Arcangelo Michele, e la stessa cosa accade in tutti quelli che vengono a conoscenza delle qualità di Yahuweh Dio. Sentite con quale autorità si esprime Yahuweh, sempre in Ezechiele 20: 19 Io sono Yahuweh vostro Dio. Camminate nei miei propri statuti e osservate le mie proprie decisioni giudiziarie e mettetele in pratica. Chi potrebbe usare questi termini, se non Dio? Come possiamo notare, questo amorevole e meraviglioso Dio, essendo reale, ha lasciato qualcosa di concreto con cui lo si possa conoscere e dove avverte (quelli che vogliono fare la sua volontà), come salvarsi. Non per niente a fatto scrivere questa raccolta di libri (la Bibbia). Tramite codesti scritti, ha voluto che chiunque lo desiderasse, potesse conoscerlo e ottenere così la vita eterna, sottomettendosi alla sua parola e adorandolo, nella maniera (con la quale spiega), come vuole essere adorato. Non perché una persona va in chiesa tutti i santi giorni, è accettabile a Dio, ma questi, gli è accettabile, se fa quello che Lui dice. Ecco perché dice in Ezechiele 33: 11 Di loro: Come io vivo, è l'espressione del Sovrano Signore Yahuweh, non provo diletto nella morte del malvagio, ma (provo diletto) in quanto qualche malvagio, si ritrae dalla sua via ed effettivamente continua a vivere. Volgetevi, volgetevi dalle vostre cattive vie (e dalle false religioni), poiché per quale ragione, dovreste morire? Questo è il motivo del perché Yahuweh fece scrivere questo memoriale (la Bibbia), per salvare chiunque desidera essere salvato.
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Lettera all'asilo di mio figlio
Lettera all'asilo di mio figlio (fonte) Caro asilo, O scuola dell’infanzia, come è giusto chiamarti. Avrei voluto scriverti questa lettera gli ultimi giorni dell’ultimo anno scolastico, ma ho imparato che le cose belle vanno dette subito. Volevo dirti grazie perché il mio bimbo sta crescendo sereno e felice anche grazie a te (sì, sei un involucro che racchiude tutto. Dicendo “asilo” intendo tutte le persone che ne fanno parte, le loro idee, le loro capacità. Chiusa parentesi). Papà ed io affidiamo il nostro figlio maggiore ogni giorno a te e torna a casa stanco, felice, con le mani impiastricciate. Un nano ogni giorno più grande. Nelle ore che passa lì, molte più di quelle che passa con noi, purtroppo, cresce, si confronta, vive avventure. Grazie alle tue maestre che sanno trovare i modi migliori per riempire le sue giornate, il suo cervello e il suo cuore. Grazie alle cuoche che ogni giorno preparano cibo sano e gustoso (dannate cuoche, ogni volta dice “è più buono quello dell’asilo”. Insegnatemi a cucinare!) Grazie a chi pulisce. Ogni giorno nostro figlio vive un ambiente sano anche da quel punto di vista (non garantisco per casa, soprattutto certi giorni in cui lascio un po’ tutto allo sbando). Penso non sia facile gestire un asilo. Ci sono tante piccole persone da crescere, da far crescere bene. E ci sono spese da affrontare, progetti da seguire, conti da far quadrare. A me piacciono le cose che si possono vedere e toccare. In questo ultimo anno, caro asilo, sei migliorato esteticamente e molte cose sono state fatte (so che se ne faranno ancora). Sì, lo so che gran parte del lavoro l’ha fatto il presidente che, nonostante sia caotico, chiacchierone, e “faccio tutto io” sta dando una bella svegliata a tutto quanto. Grazie perché fai crescere anche me, mi permetti di conoscere nuove persone, di scoprire genitori che, come noi, non vogliono altro che i loro bambini siano felici. Non faccio la maestra di lavoro, non so nemmeno colorare senza uscire dai bordi, non so come si possa organizzare un posto con cento teste, cento idee tutte diverse. Forse qualcuno non ne è felice, forse qualcuno pensa “io farei così”. A volte ho pensato anche io “si potrebbe fare…” Ma io sono una mamma. Aiuto dove posso. Cerco di contribuire attivamente aiutando nelle feste, raccontando agli amici che cercano un asilo per i loro bambini quanto sia bello l’asilo Antonio Nava. Dal nido alla materna. Certo, nessuno è perfetto, ma è normale. Chi di noi fa tutto alla perfezione? Io no. E penso nemmeno voi. So che mio figlio è felice. Se non lo fosse non lo terrei lì. Ma anche se non lo fossi io. Perché è la sua serenità che mi fa da termometro. Ed è la mia fiducia che me lo fa lasciare serenamente ogni giorno. Se non ci fosse, se anche solo un aspetto (maestre, didattica, cibo…) Non mi convincesse me ne andrei. E spero continui così, perché so che hai rischiato di chiudere e sarebbe stata una grande perdita. Scusa se ti ho tediato. Adesso torno alle mie faccende. Ho scritto 500 parole e forse bastava dire: grazie
(fonte) Caro asilo, O scuola dell’infanzia, come è giusto chiamarti. Avrei voluto scriverti questa lettera gli ultimi giorni dell’ultimo anno scolastico, ma ho imparato che le cose belle vanno dette subito. Volevo dirti grazie perché il mio bimbo sta crescendo sereno e felice anche grazie a te (sì, sei un involucro che racchiude tutto. Dicendo “asilo” intendo tutte le persone che ne fanno parte,…
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💢Exemplorum vis (‘o pesce fete d’a capa)💢
Dice che bisogna insegnare ai bambini la legalità, la condivisione, l’inclusività…, dice che bisogna insegnare la tolleranza e perfino la giustizia, dice.
Dice che bisogna dirgli che siamo tutti uguali, dice che bisogna dirgli che non bisogna rubare e che non bisogna dire e fare male, dice.
Io dico che queste cose non si dicono, queste cose si fanno, e dico che, se si fanno davanti ai bambini, poi anche loro le fanno; ma dico, soprattutto, che ci sono cose che davanti ai bambini non andrebbero mai fatte né dette, perché se si fanno o dicono davanti ai bambini certe brutte cose, poi quelle brutte cose pure i bambini le fanno e le dicono, aggiungo. (Tipo, per dire, imprecare contro i più sfortunati, calpestare le aiuole e i diritti altrui, dire menzogne e mezze verità, approfittarsi degli altri e del proprio ruolo di potere, prendersela con i più deboli e sbattere la porta in faccia a chi ci chiede un aiuto o anche solo un sorriso, un conforto o una parola gentile, aggiungo.)
Insomma, io dico che i bambini sono buoni accoglienti e giusti di loro (abbastanza buoni, intendo, forse non proprio buoni per natura, insomma, ma abbastanza buoni, dico), solo che poi ci sentono parlare dell’uomo nero, della donna schiava, del maschio forte, del potere del denaro, della necessità della corruzione e della sottomissione al più forte e acquisiscono sul campo le nostre fottute lezioni di intolleranza, ingiustizia, sopraffazione, sessismo, razzismo e omofobia.
Dico, insomma, che, come tante cose, l’inclusività, la tolleranza e perfino la giustizia vanno insegnate con la forza dell’esempio e, ancor più, non esponendo le nuove generazioni a modelli di intolleranza, ingiustizia e mancanza di rispetto per l’altro. Non chiacchiere, insomma, ma opere di bene fatte bene per il bene proprio e per il bene altrui, intendo.
Questo dico e, mentre lo dico, mi dico e vi dico che, se le cose stanno così, stiamo messi proprio male, soprattutto mo che il pesce puzza dalla testa e dà continue lezioni del suo fetido fetore, e certe scorregge in pubblico le fa con iattanza, protervia e arroganza, aggiungo, tra gli applausi della folla e il fragore della rete e dei giornali, a quanto vedo e sento (mentre i bambini stanno a guardare e assimilano, aggiungo preoccupato).
Perciò, io dico tutte queste cose che dico, perché, se il pesce puzza dalla testa, dico io, bisogna tagliargliela quella testa oppure girarsi dall’altra parte e scegliere un altro pesce; se uno crede che esistano pesci buoni, intendo. Se no, zucchine, melenzane e puparuoli, dico. Oppure tanta carne per tutti e per ognuno, aggiungo io.
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Da
https://aitanblog.wordpress.com/2019/07/31/exemplorum-vis/
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