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#luis scafati
liminalflares · 1 year
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Luis Scafati
Illustration from his edition of Dracula by Bram Stoker
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squarehead333 · 10 months
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Luis Scafati, panel from his and Pablo De Santis' comics adaptation of La Ciudad Ausente ('The Absent City') by Ricardo Piglia, 2000.
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lamilanomagazine · 1 year
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Basket, Gigi Datome saluta la pallacanestro: dopo il mondiale entrerà a far parte dello staff dell'Olimpia Milano
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Basket, Gigi Datome saluta la pallacanestro: dopo il mondiale entrerà a far parte dello staff dell'Olimpia Milano. È di pochi minuti fa l'annuncio inaspettato. Con un videomessaggio su Instagram Gigi Datome annuncia il ritiro. L'ala piccola cresciuta nelle giovanili della Santa Croce di Olbia, passato per Siena, Scafati, Virtus Roma, Detroit Pistons e Boston Celtics in NBA, e  Fenerbahce, ha appena concluso la stagione vincendo il campionato italiano con l'Olimpia Milano venendo nominato MVP della finale. Tramite un comunicato stampa, l'Olimpia Milano ringrazia così Gigi Datome per la sua carriera: "La Pallacanestro Olimpia Milano ringrazia Gigi Datome per tutto quello che ha fatto e significato in questi tre anni trascorsi insieme. Durante le sue tre stagioni a Milano, Gigi Datome ha vinto lo scudetto nel 2022 e nel 2023, la Coppa Italia nel 2021 e nel 2022, la Supercoppa nel 2020, ed è diventato il primo realizzatore italiano nella storia di EuroLeague. Con lui l’Olimpia ha anche giocato le Final Four del 2021. È stato MVP delle Final Eight di Coppa Italia nel 2021 e dei playoff del 2023. Ha anche segnato 23 punti in Gara 6 della finale scudetto del 2022. Era venuto per vincere in Italia da protagonista. Con cinque trofei in tre anni ha raggiunto il suo obiettivo. Ma molto più di questo, insieme a Sergio Rodriguez, Kyle Hines, Nicolò Melli, ha contribuito in modo determinante a costruire non tanto una squadra vincente ma una cultura, un modo di essere e di fare che verranno tramandati alle nuove generazioni di giocatori Olimpia. Anche per questo, Gigi Datome continuerà a far parte della famiglia dell’Olimpia, mettendo a frutto l’esperienza maturata nel corso della carriera e continuando a promuoverne i valori fuori del campo così come ha fatto da giocatore." Datome giocherà le sue ultime partite con la nazionale azzurra al mondiale quest'estate e poi dirà definitivamente addio al basket giocato entrando a far parte dello staff di coach Ettore Messina all'Olimpia Milano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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strawberryseeded · 1 year
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anways going2 the book fair was. tiring. honestly. TOO many ppl. TOOOO many. the place was TOOOOOOO BIG. i completely lost the notion of time & space n got lost several times, n also apparently i was there 4 like 8 hours? the fuck? but i got some manga (obviously) (yay), a book 4 kids w cool illustrations of the insides of several animals (i was EXTREMELY salty bc they didnt include spiders but bought it anyways cos it was so cheap i couldnt believe it) AND 2 mag type books, dr jekyll & mr hyde and the methamorphosis by kafka, both illustrated by extremely talented argentinian artists, mauro cascioli and luis scafati respectively. v cool. also incredibly unexpensive
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beppebort · 1 year
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La porta delle pecore
29 Aprile 2023 Giovani&Dehoniani
Mi sembra di capirli, quei poveri ascoltatori di Gesù che, di fronte all’immagine del pastore che giuda le sue pecore, e le chiama per nome, non capiscono. Forse Gesù si sta sbagliando. Forse non si rende conto che l’immagine che sta utilizzando è più un auspicio per il futuro che una reale constatazione. Chi entra dalla porta viene riconosciuto dalle pecore che lo seguono, mentre chi entra da un’altra parte è un ladro e un brigante, un estraneo da cui fuggire perché non se ne conosce la voce. Ma è davvero così? La prima delle immagini introdotta dal vangelo della IV domenica di Pasqua, anno A; (Gv 10,1-10), sembra essere contraddetta dalla realtà: in Sudan, ad esempio, la strage continua proprio perché è pieno di gente che si fa ingannare dal più forte, dal generale di turno che sembra spacciare sicurezza mentre, invece, semina solo morte. Le voci che sembrano prevalere sono quelle della guerra che genera distruzione e divisione, ma, con amarezza, possiamo constatare come siano seguite da tanti. Certo molte pecore fuggono disperate, ma in questo scenario tragico non sembra esserci spazio per il pastore, anzi cresce la convinzione che i briganti abbiano la meglio. L’esodo biblico a cui stiamo assistendo inermi e anche colpevolmente disinteressati, richiama le tante situazioni dove, con tristezza, dobbiamo ammettere che, se anche il pastore si manifesta, i più decidono di seguire altre voci, generando solo la tragedia di un popolo allo sbando che cerca disperatamente rifugio.
Facciamo fatica ad accettare la metafora di Gesù perché non la sappiamo leggere dall’interno e crediamo che riguardi la descrizione di una realtà che non esiste e quindi ci risulta impossibile. Come ai discepoli che non capiscono, però, anche a noi viene offerta non un spiegazione teorica, ma una seconda immagine ancora più forte e che ci spinge a cambiare prospettiva.
Gesù si presenta non più come uno da seguire, ma come una porta da attraversare: se vogliamo entrare in noi stessi per riuscire ad essere rigenerati al mondo e aprirci alla vita, abbiamo bisogno di attraversare una porta che non può essere elusa: qui non si tratta più di mettersi alla sequela di un maestro con il rischio di lasciarsi abbindolare da qualche brigante o malfattore, eventualità che peraltro Gesù stesso ci aveva già presentato parlando anche del pastore; ora è necessario comprendere che chi si vuole misurare seriamente con il Vangelo deve passare attraverso la relazione con lui: non ci sono altre possibilità. Essere pecore è la condizione per vivere da discepoli e le pecore sono quelle che entrano ed escono dalla porta, quelle che riconoscono dove trovare riparo in inverno, quando la vita si accanisce, ma che sanno anche uscire in estate per andare a trovare il pascolo di cui hanno bisogno.
Vivere da pecore, allora, vuol dire riconoscere che solo chi passa attraverso la porta è degno di fiducia, tutti gli altri sono malfattori intenzionati soltanto a curare i propri interessi e a generare un qualche profitto per sé e per il proprio gruppo di appartenenza. Gesù allora ci sta semplicemente dicendo che siamo pecore soltanto quando seguiamo lui, quando riconosciamo la sua voce.
Nei disordini del mondo, ma anche nei piccoli disordini quotidiani delle nostre esistenze, si generano confusione e disperazione proprio perché sappiamo che stanno prevalendo altre voci, ma che non sono quella giusta, l’unica del pastore.
Il Vangelo ci invita ad essere abbastanza scafati da riconoscere che nel mondo possono esserci tanti briganti e malfattori, ma che affinando la nostra capacità di ascolto ci è data la possibilità di non perderci dietro a voci inutili. Il pastore continua a parlare, continua ad invitarci a seguirlo per diventare sue pecore. L’alternativa non è quella di diventare pecore di qualcun altro, ma quella di diventare anche noi ladri che contribuiscono a generare frutti di dispersione.
Rimanere pecore anche quando non si sente più la voce del pastore, anche quando prevale il rumore della guerra, è l’unico modo per creare le condizioni vere di riconoscere la porta attraverso cui passare per ottenere rifugio.
Insieme ai tanti disperati della terra, abbandonati a se stessi, anche noi, quando la disperazione ci attanaglia e ci sentiamo soli, non perdiamo mai la nostra identità di pecore a patto che non cediamo alla tentazione di dare credito alle voci che ci invitano a uscire dalla finestra, o peggio ancora a buttarci a capofitto dal balcone della nostra vita.
Il Vangelo, anche questa domenica, ci sorprende: da una situazione iniziale in cui sembra dipingere qualcosa che non c’è e che appare più una previsione del tutto da verificare, in realtà dimostra di parlare della realtà dentro alla quale anche noi siamo immersi, quella realtà che siamo invitati a rileggere alla luce della sua presenza. «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
(PAN DI VIA)
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La Ciudad Ausente - Ricardo Piglia & Luis Scafati & Pablo de Santis (2000)
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servitudeofsadness · 2 years
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Franz Kafka - Luis Scafati [illustration in reference to his novella, “Metamorphosis”]
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elegieenbleu · 4 years
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LUIS SCAFATI /
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artistsmuse31 · 5 years
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Luis Scafati
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undead-werefox-blog · 7 years
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Luis Scafati - Dracula
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liminalflares · 1 year
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Luis Scafati
La Metamorfosis
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dedos-grises · 6 years
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Un Cururú según Luis.
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aboutart · 4 years
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Ha hablado en otras entrevistas de que dibuja con la paciencia de un zen, pero sus dibujos transmiten más bien vértigo, es un poco contradictorio.
“(Risas) sí, parece contradictorio, pero con la paciencia del zen me refiero a que trabajo con uno de mis instrumentos, además de las plumas, de la tinta, de las acuarelas, de todo lo que uso, que es el tiempo. El tiempo es una cosa importantísima porque a veces un dibujo no me lleva diez minutos, sino que me lleva tres, cuatro días porque lo planteó y luego lo dejó al costado, y solo me va sugiriendo eso, por eso digo la paciencia del zen. Ahora, sí tiene una cosa puede ser de violencia y de gestual pero no es una cosa que salió así de repente, solamente en un rato, no. Esa paciencia para mí es muy importante y siempre le he recomendado muchísimo a mis alumnos en talleres que se den tiempo para las cosas, ahora parece que no hay tiempo para nada (risas). El tiempo es algo de lo quiero ya, ya, ya; es una consigna. Y eso te lleva a ningún lugar. Vos tenés que hacer las cosas con tu tiempo, puede ser muy rápido o muy lento pero tenés que descubrir cuál es.”
Pasa lo mismo con la escritura…
“Yo me acuerdo siempre de Maryarit Yourcenar, de 'Memorias de Adriano'. Ella cuenta que encontró ese manuscrito y empezó a leer y decía ‘¡esto está muy bueno!’ Hasta que se dió cuenta de que lo había escrito ella hacía años (risas). Y a partir de ahí empezó de nuevo a trabajarlo, ¡eso es buenísimo! Cuando vos dejás una cosa un tiempo, tu yo, tu ego, queda al costado y podés ver lo que has hecho. Porque a veces el ego el que no te deja ver las cosas. Estas más en la calentura de lo que va apareciendo. ‘Uy, esa mano me costó muchísimo dibujarla, o ese ojo’… y, no, después ya te olvidás de que te costó, de que no te costó, y estas viendo la imagen. Y eso es lo que vale: la imagen.”
— Luis Scafati, entrevistado por Karen Parrado Beltrán
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elcorreografico · 3 years
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Inauguración de las ampliaciones del Destacamento de Bomberos Nº2 de Villa Zula
Inauguración de las ampliaciones del Destacamento de Bomberos Nº2 de #VillaZula #Berisso #Institucionales #Sociedad
El intendente de Berisso, Fabián Cagliardi, participó del acto de inauguración de nuevos espacios en el Destacamento de Bomberos Nº2 en el barrio Villa Zula.Con un trabajo en conjunto entre el cuerpo de Bomberos y las autoridades, se llevó a cabo la construcción de una Aula de Capacitación en las inmediaciones del destacamento, como también dos vestuarios equipados y baños nuevos. Asimismo, se…
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corallorosso · 3 years
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Lui è il bellissimo Antinoo, morto il 30 ottobre nel 130 d.C. annegato nelle acque del Nilo. Il ragazzo triste della storia romana. Ci sono uomini che divengono immortali per aver vinto battaglie, ucciso nemici, fondato o affossato imperi. Antinoo no. Deva la sua fama alla sua bellezza, che fece perdere le testa all’imperatore Adriano. Adriano che era l’uomo più potente dell’impero e molto, molto più grande di lui. A quei tempi avere per amante un ragazzino non era uno scandalo nella buona società romana e quindi l’imperatore lo elesse a suo favorito, se lo trascinò dietro nei suoi suoi viaggi per tutto l’impero e lo volle sempre accanto. Adriano era probabilmente convinto di aver trovato il grande amore della sua vita, anche perché, per quanto colto e intelligente, era un uomo dal carattere profondamente egoista e centrato su se stesso, e raramente i potenti poi tengono in minima considerazione il punto di vista altrui. Quanto il giovane e bellissimo Antinoo ricambiasse questo attaccamento non è dato sapere. Era un ragazzino quando Adriano lo conobbe, troppo giovane per scegliere di avere una relazione qualsiasi, figuriamoci con un uomo che aveva l’età per essere suo padre. A certe offerte non avrebbero saputo dire di no nemmeno uomini più scafati, lui ne fu travolto. Antinoo divenne l’ombra di Adriano, dentro a quella storia si perse. La corte lo odiava e lo tollerava poco, lui solo, giovane, prigioniero di qualcosa di troppo grande, in fondo si comportò con grande eleganza. Non era interessato al potere, ai privilegi, non intrigò per avere cariche o per ritagliarsi un ruolo ufficiale. Avrebbe potuto chiedere tutto, ma non lo fece mai. Rimase schivo e in disparte. Forse davvero amava Adriano e ci teneva a restare solo il suo compagno, forse semplicemente era disinteressato ai meccanismi della corte, alle invidie, ai giochi politici. Di certo nelle statue che lo ritraggono sembra bellissimo, ma non felice. Sul suo volto si leggono una malinconia feroce, una tristezza che ti mangia l’anima, un vuoto dentro che nessun lusso e forse nemmeno l’amore possono riempire. Cadde nel Nilo una notte di Ottobre, i gorghi del fiume furono la sua tomba. Non è chiaro se si buttò, annegò per caso, o qualche mano invidiosa gli diede una spinta. Nessuno di lui potè dire che la terra gli doveva essere lieve, ma si spera che l’acqua alla fine abbia lavato via le sue angosce e gli abbia donato un po’ di pace. (Galatea Vaglio Pillole di Storia) Foto mia, PALAZZO GRIMANI Venezia. Mostra meno
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abr · 3 years
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Preoccupato? Si lo sono, in Italia abbiamo perso due mesi di tempo a parlare di no-vax quando era chiaro che il problema era un altro”.
L'ha detto Cacciari, Agamben, Puzzer o altri dannati ignoranti dementi disertori disfattisti no vax? No, è frase uscita dal senno di Crisanti Andrea, professore ordinario di microbiologia all'Universita di Padova, Eroe dello stop alla prima ondata del Covid in Veneto, via https://www.iltempo.it/attualita/2021/11/18/news/andrea-crisanti-no-vax-non-sono-un-problema-numeri-morti-contagi-sottostimati-tracciamento-laria-che-tira-29494159/
Poi lui parte per la tangente e strologa di terze dosi e tamponi di massa, ma ogni tanto alla sua ingenuità di scienziato vero scappa un filo di resipiscienza -  cosa che non succede ai suoi colleghi più laidi e scafati - sul DISASTRO SIVAX corrente. Dice in sostanza,  i non vaccinati non dovrebbero essere il problema di chi si vaccina (se no, che si sono vaccinati a fare?). Il problema vero, dice, è LA REALE EFFICACIA DEI VACCINI ATTUALMENTE SPACCIATI. 
“Terza dose”, dico io, è una foglia di fico per dire che prima e seconda non servono a nu’cazz, scusate il francese. E aggiungo, nel giro di pochi mesi o già domani, quando alla delta subentrerà la variante epsilon, zeta, eta o theta, la terza dose raggiungerà la prima e seconda in quanto a efficacia. Ma questo manco Crisanti riesce a dirvelo. 
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