#luigi mare fuori
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And now that I'm done with season 3 it's time to tirare quattro porconi.
Ma dio. Signore santissimo. Quella baldracca de to mare. It's 2023. Ripetiamolo tutti insieme.
Just because they are the only two queer guys doesn't mean they have to get togetherrrrrr
Sia mai due pori cristi siano amici zio can
#mare fuori#the sea beyond#milos mare fuori#luigi mare fuori#s3 mare fuori#lgbtq#god forbit gay people have gay friends
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#mare fuori spoilers#mare fuori#mare fuori 4#edoardo conte#rosa ricci#cucciolo#micciarella#luigi di meo#raffaele di meo#carmela#ciro ricci#edomela#edoresa
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Coppie omosessuali attualmente presenti su Raiplay senza gioie:
1. Antonio e Lorenzo (Un Bacio)
2. Rocco e Luigi (Famosa)
3. Gaia ed Emilia (Shake)
4. Simone e Mimmo (Un professore)
5. Simone e Manuel (Un Professore)
6. Luigi e Milos (Mare Fuori)
In aggiornamento
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ABBI CURA DELLE STELLE Ho smesso di essere ragazzo a Torre Guaceto, in Puglia, e nelle campagne intorno. Allora non sapevo che insieme a me stava crescendo qualcosa che aveva a che fare con le storie. Era una stagione libera di conversazioni con gente della terra, di passeggiate notturne tra i filari di pomodori. Li raccoglievamo al buio strada facendo per andare a cucinarli con le orecchiette a casa di Juan, un direttore d’orchestra che aveva trovato rifugio da quelle parti. Ci guidava Tonino che ha un alimentari di campagna dove ci passa il mondo. Crescevamo con i suoi ricordi di Berlino e le massime del suo libro dell’ I Ching. Avevamo grandi pene d’amore. Lui ci faceva sentire uomini navigati. Tutto era odore, salsedine e racconti.
Succedeva poi che qualcuno ci chiamava di fretta per fare una serata e accompagnare il cibo con le storie e io scrivevo di getto, poi rileggevo a Pinuccio, uno dei custodi del luogo, lui aggiungeva nomi, luoghi, soprannomi, ricordi. Rideva tanto anche lui. Passavamo pomeriggi interi sulla panca di pietra dietro al forno della sua casa bianca. La panca che dava sui campi. In quel periodo, senza saperlo, del raccontare ne stavo imparando anche il mestiere. Senza nessuna scuola se non quello che mi accadeva lì. Fuori da lì era tutto così inadeguato per me. Le prime orticarie per i pensieri, per i soldi, per la paura di non farcela ora che c’erano le figlie le ho avute lì. Il giorno che quasi prendevo un pugno in faccia ho camminato per un giorno intero senza fermarmi da Serranova, giù per gli ulivi fino ad Apani e poi lungo il mare, la torre, la spiaggia di Penna Grossa. Ricordo che una settimana dopo cominciammo a organizzare spettacoli nelle case dei contadini lì intorno. Quei primi spettacoli organizzati nelle case della gente che si prendeva così tanta cura degli oggetti, delle pareti di calce, dell’accoglienza erano un elogio della cura per me. Erano una cura per me. Abbi cura delle stelle, immaginavo che mi avesse detto mio nonno. Luigi è nato sotto le canne della palude, diceva Gianfranco. Non ricordo più chi mi ha raccontato tutto. Tutti i particolari. Il racconto di ‘ngiulina è misterioso anche a me. Il limite di questo mondo era la casa di Titina e Lino. Ricordo quando Lino mi faceva il movimento della scolopendra per farmi vedere come ballavano quelli che venivano pizzicati nella palude. Ho avuto molti doni. Sono pieno di gratitudine. Quando Titina e Lino sono volati via per altri mondi avevo già lasciato tutto questo. Una sera organizzammo uno spettacolo davanti all’alimentari di Tonino. Era di passaggio Antonio Catalano quei giorni. Un caro amico e artista. Dopo lo spettacolo ci regalò una canzone delle sue. Io lasciai il palco e andai a sedermi tra il pubblico. Lui cominciò a cantare. Io guardavo tutto quello che avevo intorno. Tutti i volti, gli alberi di quel giardino, i muri, la gente, i colleghi, le persone care, guardavo piano tutti. Arrivò una nostalgia. Era come se li guardassi dal futuro, da quella Memoria del futuro di cui parla Luis Ansa. Lì guardavo da quel giorno che ero già andato via. Lo realizzai in quel momento che stavo per andare via. Questi cinque racconti di fine estate, per me, arrivano da quel momento. Luigi D’Elia Bari, 20 ottobre 2020 ---- Luigi D’Elia voce narrante Stefano Delvecchio fisarmonica bitonica Davide Castiglia violino Giampiero Cignani clarinetto Simonetta Dellomonaco regia
#luigidelia#teatro#narrazione#puglia#torreguaceto#racconti#tales#bevanoest#simonettadellomonaco#brindisi#audioracconti
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Mi chiamo Alice, ho 27 anni, e domani mi sposo. Mi trema il cuore dalla felicità. Sento tutte le farfalle nello stomaco, di tutto il mondo, tutte dentro. Sposo Luigi, l’amore della mia vita, l’amore che arriva e ti ci butti dentro. Ed è bellissimo.
Mi chiamo Alice, ho 30 anni, e sono incinta. Ho la nausea alla mattina, appena mi metto seduta sul letto dopo aver aperto gli occhi. E la sera mi viene una fame, una fame di cose introvabili nel frigo, così Luigi deve farsi un paio di supermercati prima di accontentare il piccolo che mi vive in pancia e che reclama cibo. Luigi dice che sono bellissima, io mica gli credo, sono ingrassata di dieci chili, ma mi faccio coccolare lo stesso.
Mi chiamo Alice, ho 31 anni, e da qualche mese stringo fra le braccia Francesco. È buono Francesco. E sa di latte dappertutto, sui capelli, manine, piedini. Lo guardo con meraviglia. Ma, per davvero, l’ho fatto io? Ma, per davvero, e’ venuto fuori da me? Mi commuovo per ogni cosa. Luigi, no. Luigi alza la voce. “Fallo smettere di piangere, Cristo.”. Ieri gli è scappata una mano sulla mia faccia. L’ho perdonato subito. È stanco. Questa paternità lo trova impreparato.
Mi chiamo Alice, ho 32 anni, e, oggi, guardandomi allo specchio ho notato un livido sul braccio destro, uno su uno zigomo, e uno vicino al labbro. Ora mi trucco per bene e sparisce tutto.
Mi chiamo Alice, ho 33 anni, e, stasera, sono finita al pronto soccorso. Tre costole rotte. Luigi mi ha mandato un calcio su un fianco. Ma non è colpa sua. Non è colpa sua. Lui è così stanco, ed io così distratta che sono caduta in cucina, mentre gli portavo in tavola il piatto e le posate. “Mio marito ha provato ad aiutarmi a rialzarmi, invece mi è caduto addosso.”, così ho detto in ospedale. “Sicura?”. “Sicura.”, ho risposto piano, col dolore che mi tagliava il respiro.
Mi chiamo Alice, ho 35 anni, e, stamattina, Luigi mi ha ficcato un coltello in gola. Ho sentito la lama entrare nella carne. Per qualche secondo ho trattenuto il fiato, e ho pensato “ma sta capitando a me? per davvero sta capitando a me?”. Sono morta dopo qualche ora. Senza più sangue.
Mi chiamo Alice, e, ora, sono nuvola, e pioggia, e terra, e mare. E respiro di madre su tutti gli orfani di questo mondo.
Anna Steri
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"Mi chiamo Alice, ho 27 anni, e domani mi sposo. Mi trema il cuore dalla felicità. Sento tutte le farfalle nello stomaco, di tutto il mondo, tutte dentro. Sposo Luigi, l’amore della mia vita, l’amore che arriva e ti ci butti dentro. Ed è bellissimo.
Mi chiamo Alice, ho 30 anni, e sono incinta. Ho la nausea alla mattina, appena mi metto seduta sul letto dopo aver aperto gli occhi. E la sera mi viene una fame, una fame di cose introvabili nel frigo, così Luigi deve farsi un paio di supermercati prima di accontentare il piccolo che mi vive in pancia e che reclama cibo. Luigi dice che sono bellissima, io mica gli credo, sono ingrassata di dieci chili, ma mi faccio coccolare lo stesso.
Mi chiamo Alice, ho 31 anni, e da qualche mese stringo fra le braccia Francesco. È buono Francesco. E sa di latte dappertutto, sui capelli, manine, piedini. Lo guardo con meraviglia. Ma, per davvero, l’ho fatto io? Ma, per davvero, e’ venuto fuori da me? Mi commuovo per ogni cosa. Luigi, no. Luigi alza la voce. “Fallo smettere di piangere, Cristo.”. Ieri gli è scappata una mano sulla mia faccia. L’ho perdonato subito. È stanco. Questa paternità lo trova impreparato.
Mi chiamo Alice, ho 32 anni, e, oggi, guardandomi allo specchio ho notato un livido sul braccio destro, uno su uno zigomo, e uno vicino al labbro. Ora mi trucco per bene e sparisce tutto.
Mi chiamo Alice, ho 33 anni, e, stasera, sono finita al pronto soccorso. Tre costole rotte. Luigi mi ha mandato un calcio su un fianco. Ma non è colpa sua. Non è colpa sua. Lui è così stanco, ed io così distratta che sono caduta in cucina, mentre gli portavo in tavola il piatto e le posate. “Mio marito ha provato ad aiutarmi a rialzarmi, invece mi è caduto addosso.”, così ho detto in ospedale. “Sicura?”. “Sicura.”, ho risposto piano, col dolore che mi tagliava il respiro.
Mi chiamo Alice, ho 35 anni, e, stamattina, Luigi mi ha ficcato un coltello in gola. Ho sentito la lama entrare nella carne. Per qualche secondo ho trattenuto il fiato, e ho pensato “ma sta capitando a me? per davvero sta capitando a me?”. Sono morta dopo qualche ora. Senza più sangue.
Mi chiamo Alice, e, ora, sono nuvola, e pioggia, e terra, e mare. E respiro di madre su tutti gli orfani di questo mondo."
-- Anna Steri
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S P O I L E R
Mare Fuori S3
Inizierò con i contro della stagione perché tutto sommato ho approvato molte scelte anche se contengono le solite bassezze Rai.
CONTRO:
1. Parto con Milos/Luna/Luigi. Nella seconda stagione ci hanno mostrato un fotogramma di Luna adesso ci hanno mostrato qualcosa di più su questo passato restando sempre sul leggero dato di fatto. Temevo una caduta irriparabile ed é andata con un NÌ.
Nella conversazione con Luigi si teme la transfobia sul "Dai dimmi chi é questo" a cui Milos risponde "Non é un maschio é una trans. È come una sorella per me." Luna purtroppo deve cambiare città, poi c'é la scena del bacio Milos/Luigi. Quindi tutta questa paura nel mostrare un ragazzo innamorato di una ragazza trans cos'era in realtà? Milos é bisessuale? Con Luna erano solo amici? 😬
Spero che Luna torni e chiariscano Milos perché nel discorso fluidità in prima visione sulla Rai ci credo poco, che abbiano mostrato Milos personaggio gay innamorato di 'una trans' quindi sei gay... enno.
E al momento Milos e Luigi non mi fanno impazzire (Datemi LUNA) e Milos non dovrebbe abbassare la guardia.
2. Silvia. Era partita così bene con la vendetta ma si ritroverà per forza in trappola come Gemma e purtroppo verrà salvata dalla cotta giovanile di cosolaguardia. Peccato. Vedremo come scriveranno male.
3. Più dedicata al fandom dopo aver letto dei commenti su twitter: chi incolpa Gemma per cosa è accaduto con Cardio, fatevi un esame di coscienza per chi le sta dando la colpa. Quante donne vittime di abusi tornano dal carnefice perché assuefatte da quella violenza? Cardio ha fatto la cosa giusta per sé stesso e per lei, le ha dato la possibilità di farcela da sola, di poter dire basta ed essere libera. Anche io ho storto il naso per la conv con la sorella, per lei quando é ricaduta nella trappola a fine S2 ma É COSÌ CHE SEMPRE ACCADE, soprattutto per qualcuno che NON riceve aiuto ma lo subisce (VIOLA).
3. Viola. Un personaggio con cui é stato sempre impossibile empatizzare e non doveva essere così. Aveva un forte problema di salute mentale, era una killer, autolesionista e pericolosa per gli altri e NESSUNO che se ne occupasse tra i quali gli sceneggiatori. La usavano solo come ombra maligna per esplorare gli altri personaggi sotto le sue grinfie, così tanto che nella S3 pensavo l'avessero resa come effetto magico che vedevano e subivano solo le sue vittime. Male, molto male.
4. Giulia is the new Viola. Dove forse si spingeranno più con la scrittura. Gemma aveva Viola, Gianni avrà Giulia. Al momento empatia 0 e cattiveria gratuita, speriamo la esploreranno... che la nuova coinquilina dìa una mano🙄.
5. Altro punto dedicato al fandom: Gaetano. Sempre twitter e no. Anche io ci sono rimasta malissimo per la sua morte, sì potevano mostrare chi ce la fa ma per farla realistica l'hanno resa benissimo, tanto bene quanto Ciro Ricci. Tutto é finito come é iniziato.
(E su questo vi consiglio di leggere La Paranza Dei Bambini, Bacio Feroce, Le storie della paranza - 4 fumetti, Cuore Puro - versione estesa 2022, tutti di Roberto Saviano)
6. Dobermann ma che ca- ma perché dovete rompere le palle a Pino.
7. Il nonsense di Paola che sparisce, Massimo la dimentica (anche se ne sono felice perché 'sta coppia nsa da fà, pls no) e la nuova direttrice🙄🙄🙄. Massimo convertirà pure lei o lo sta facendo solo apposta🙄🙄 boh non lo sanno manco loro.
PRO:
1. Edoardo, la crescita di questo personaggio. Nell'attesa della S3 ero pronta a chiedere la sua morte quanto Viola, diciamo che la scrittura femminile riesce bene poche volte e questa é la volta in cui si vede perché Edoardo ha la sua redenzione, almeno ai miei occhi perché prima lo vedevo solo come inutile e poco credibile nel ruolo dopo Ciro soprattutto opposto a Carmine e Filippo. Neanche da 'nemico'. E grazie alla grande donna che ha dietro, CARMELA, finalmente ha il suo senso. Adesso ho paura per quel dettaglio che nel contesto conta: 'Il sangue di Teresa' quale miglior modo per rovinarli se non farlo salvare dalla sveltina. Se questa cosa cambia e chi vuole Teresa, tra fan e sceneggiatori, avrà la meglio schiferò tutti più di adesso.
Il terrore nell'anima dopo aver visto il tizio entrare nel bagno e lei dire 'Papà?', terrore puro.
Carmela personaggio della stagione.
2. Rosa, non mi fa impazzire la recitazione nelle scene dove si sfoga ma credibile con Carmine anche se non mi strappo i capelli per vederli insieme. (Immaginerò in Edo e Rosa la redenzione di Ciro) Comunque sarà bello vederli insieme contro le famiglie.
3. Quello di Kubra é un sospeso che uccide ma basta l'intervento di Pino per renderla giusta, la aiuterà anche a risolvere con Beppe, ne voglio vedere delle belle.
4. Come Cardiotrap ci diventa villain. Approvo tutto.
5. Carmine e Filippo, sarà difficilissimo non vederli più interagire.
6. Tra z1ngari ci si capisce, Nad salutaci Spadino anche se mi é dispiaciuto l'addio Fili/Nad :(
Quanto mi sono piaciuti i riferimenti alla prima stagione, tra Edo che sopravvive, Carmine nella sparatoria a tre del finale, Cardio/Fili, l'addio di Filippo nel corridoio, avrei voluto qualcosa di più con Massimo/Chiattillo ma d'altronde lo ha aiutato costantemente quindi 👌, Gaetano💔, i flashback di Ciro e lacrimare nel vederlo riapparire per salutarlo💔 (Me e i Cirú=🤝), ma quanto sembrano tanti ragazzi in un orfanotrofio soprattutto con Liz, Massi, Beppe, Gennaro e Paola 🥲🥰
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\non riesce ad essere contenuto, ristretto, chiuso in confini, fossero anche i confini fatti di pelle e muscoli dell’essere umano\fuoriesce dagli occhi, dalla bocca, dalle mani, persino il cuore sembra voler balzare fuori dal petto\Dio ha tanto amato il mondo\il mondo quindi, non solo l’uomo e la donna, ma anche la foresta, il mare, il ruscello, la montagna, la stella, il filo d’erba, il vento\don Luigi Verdi\
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Opere parlanti da Kora - Contemporary Art Center con l'Adelfia
In un caldissimo settembre, dopo le ferie estive, Swapmuseum ha ripreso le sue attività di 14 beneficiari della comunità terapeutica della Cooperativa Sociale l’Adelfia di Alessano nella call “Opere parlanti” presso Kora - Contemporary Art Center a Castrignano de' Greci (LE).
I partecipanti hanno visitato le mostre “Riarborescenze” di Luigi Coppola e “La terra nostra è un mostro di mare” (collettiva di artisti internazionali) grazie al supporto degli operatori culturali di Kora – Contemporary Art Center e alla tutor di Swap Elena Carluccio.
Successivamente hanno preso parte al laboratorio per la creazione delle didascalie emozionali ispirate alle opere.
Ecco quello che è venuto fuori dalle loro didascalie emozionali <3
LUIGI COPPOLA - Riarborescenze impressioni di Kira Grazie a questa mostra ho conosciuto diverse specie di piante dell’Africa. I colori naturali e molto intensi che l’artista ha utilizzato rendevano le piante uniche e particolari. In particolare il mais e il girasole mi hanno subito fatto pensare alla mia infanzia in Ungheria, dove c’erano immense distese di campi con queste piante.
impressioni di Massimo Una pianta in particolare dipinta dall’artista mi ha colpito e mi ha ricordato un periodo della mia vita, di parecchi anni fa, non bello. Ma non posso raccontarvelo…
impressioni di Francesco La mostra è bellissima perché parla della biodiversità e della speranza di riappropiarsi di un territorio da parte della natura. Anche io amo le piante come l’artista: da piccolo avevo un’enciclopedia delle piante e adoro ancora oggi sfogliare le pagine e osservare i disegni delle varie specie.
ETTORE FAVINI - Au revoir impressioni Roberta Che bello vedere tante bandiere con la parola arrivederci in varie lingue del Mediterraneo: anche la mia famiglia è originaria di paesi diversi. Amo la storia di questi paesi, per alcuni è piena di emozione, per altri è piena di dolore. In particolare la lingua spagnola e quella francese mi hanno ricordato i miei genitori.
RUNO LAGOMARSINO - Sea grammar impressioni di Benedetta Di quest’opera ho amato i colori, mi ricordano quelli del tramonto e ho subito ripensato ai giorni in cui vado al mare con la mamma e papà, osserviamo insieme il tramonto, e sono felice.
FLATFORM - Storia di un albero impressioni di Francesco Quest’opera mi è piaciuta in modo particolare perché ha suscitato in me sensazioni profonde legate al senso dell’immensità, della rigogliosità (dell’albero in questo caso) e il senso della vita, della rinascita. Mi hanno colpito molto i suoni e le voci, come anche l’inquadratura. impressioni di Enrico Di quest’opera mi ha colpito molto la vista dall’alto dell’albero e la sua imponenza. Mi ha poi ricordato un fatto particolare: dieci anni prima che si parlasse di xylella per i nostri ulivi io avevo già notato che c’era qualcosa di strano, che usciva resina dagli alberi e in quel punto morivano. Gli alberi, come questa secolare quercia e gli ulivi, hanno solo bisogno di essere ascoltati…
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Zeep - Mare Mosso, Maremoto
il 16 marzo in radio il singolo “Gli altri”
che presenta il nuovo Ep del cantautore sardo
Un mix tra l’indie-pop tipico di Zeep e il linguaggio della Generazione Z
“Mare Mosso, Maremoto” è il titolo del nuovo EP di Zeep, interamente prodotto da Kaizèn. Sette tracce introspettive, romantiche, che raccontano amori e dubbi di una generazione, dove i suoni indie-pop si mescolano al linguaggio del cantautorato e della GenZ. Contiene i singoli: “Strade”, “Cagliari Cose Belle” e “Sindrome di Peter Pan”, già presenti nelle maggiori playlist di Spotify. Al suo interno “Gli altri”, primo singolo diffuso per la rotazione radiofonica. Il brano racconta la fine di una relazione, odio che diventa musica, fino ad arrivare alla consapevolezza di essere diventati estranei. Le altre tracce dell’Ep sono: Mare Mosso - In poche frasi Zeep spiega le intenzioni del progetto raccontando le sensazioni vissute durante la scrittura. Cagliari Cose Belle - Una dedica a una ragazza, a una città, a tutte le cose che fanno stare bene. Il brano, che rispecchia a pieno lo stile di scrittura di Zeep, viene fatta ascoltare allo stadio prima di ogni partita del Cagliari Calcio. Seconda nuvola a destra - Parla di una relazione leggera, finita senza rancore. Una di quelle storie passeggere che non potevano finire diversamente, nelle quali chiunque può immedesimarsi. Strade - Unico brano del progetto scritto in collaborazione con altri autori, tra cui Alex Vella. Tra malinconia e frasi ad effetto, Zeep racconta un addio all’aeroporto. Sindrome di Peter Pan - Racconta una generazione, quella dei quasi trentenni che si trovano a dover affrontare delle scelte importanti, ma che hanno ancora voglia di sentirsi ragazzini, almeno per un’ultima notte. Inserito da Spotify in 3 playlist editoriali, questo brano ha permesso a Zeep di ottenere la copertina di Scuola Indie. Maremoto - La traccia che chiude l’EP, è una lettera spedita a una persona che ormai non c’è più. In questo brano Zeep concentra la sua vena cantautorale, in un mix di piano e voce che punta sulle emozioni.
Etichetta: Kmusic Distribuzione: Ada Music Italy Release Ep: 16 marzo 2023
Zeep (Marco Cannas) è un cantautore sardo classe ‘93. Dal 2020 collabora col produttore olbiese Kaizèn sotto l’etichetta indipendente K music e lavora come autore per Cvlto music group. “Fantacalcio”, insieme al calciatore del Cagliari Pavoletti, gli ha permesso di farsi conoscere anche fuori dall’isola ed è tutt’oggi tra i suoi brani più ascoltati. Nel 2021 prende parte all’album “Totem” di En?gma e in autunno pubblica l’EP “Astronavi & Carriattrezzi”. Le sue canzoni, un mix di indie-pop e urban, contano più di 2 milioni di streaming sulle piattaforme digitali. Nell’ultimo anno, oltre a una serie di singoli distribuiti da Ada Music Italy, ha scritto due brani per i ragazzi di “Amici” in collaborazione con Cvlto: “Non mi fa dormire” (Deddy feat Caffellatte) e “Chissenefrega” (Luigi Strangis). L’EP “Mare Mosso, Maremoto”, il suo ultimo progetto interamente prodotto da Kaizèn, è già entrato nelle playlist editoriali di Spotify coi singoli di lancio e ha portato Zeep in copertina di Scuola Indie.
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Kyshan Wilson, Kubra di Mare Fuori, è fidanzata: le foto e le parole d’amore per Luigi Orefice
DIRETTA TV Mare Fuori 3 3 Marzo 2023 Kyshan Wilson, l’attrice che interpreta Kubra nella serie tv Mare Fuori, è fidanzata con Luigi Orefice. Su Instagram sono poche le foto di coppia ma numerosi sono i commenti e le parole d’amore: “Ti amo”, la dichiarazione di lei. 0 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su Mare Fuori 3 ATTIVA GLI AGGIORNAMENTI Kyshan Wilson è…
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Varese Archeofilm 2023
La vera storia dei pirati, una serata dedicata ai dinosauri e le ricerche dei cacciatori di tsunami, sono alcune delle proposte selezionate da Marco Castiglioni per la sesta edizione di Varese Archeofilm che nella serata finale di sabato 9 settembre, insieme alle premiazioni, ospiterà le proiezioni fuori concorso sulle storie delle missioni dei fratelli Angelo e Alfredo Castiglioni, etnologi e archeologi a cui è intitolato il museo sito nel parco di Villa Toeplitz. Quest’anno il festival internazionale del cinema di archeologia, arte, ambiente ed etnologia condotto da Giulia Pruneti, non si terrà ai Giardini Estensi come in precedenza ma alla Sala Montanari di via dei Bersaglieri, con apertura fissata per mercoledì 6. Mercoledì 6 settembre ci sarà La vera storia dei pirati (Francia, Stéphane Bégoin) su come una ricerca del un team di archeologi rivela chi erano veramente questi avventurieri senza paura e questi padroni del mare, oltre a un icontro/intervista con Katia Visconti, professore associato, presidente del CdS in Storia e storie del mondo contemporaneo dell’Università degli Studi dell’Insubria. Con L’anello di Grace (Italia, Dario Prosperini) si racconta di come nel 1902, quando la famiglia Vannozzi decise di ampliare la propria casa colonica a Monteleone di Spoleto, venne alla luce il carro d’oro, una biga etrusca unica al mondo su cui era raffigurato il ciclo completo della vita dell’eroe omerico Achille. Ma poco dopo il reperto sparì misteriosamente e riapparve nel 1903 in una teca del Metropolitan Museum di New York. Giovedì 7 settembre in Al tempo dei dinosauri (Francia-Giappone, Pascal Cuissot in collaborazione con Yusuke Matsufune e Kazuki Ueda) il pubblico imparerà, in un viaggio attraverso il pianeta, a conoscere comportamenti e caratteristiche precedentemente inaspettati con un documentario coinvolgente e spettacolare. Ci sarò un incontro/intervista con Silvio C. Renesto, professore di paleontologia dell’Università degli Studi dell’Insubria, editore associato della Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia e membro del comitato scientifico transnazionale Unesco per il sito del Monte San Giorgio e in Jurassic Cash” (Francia, Xavier Lefebvre) si darà uno sguardo al nuovo pericoloso business dei fossili di dinosauro. Venerdì 8 settembre in Mamody, l’ultimo scavatore di baobab” (Francia, Cyrille Cornu) si racconterà come, nel sud-ovest del Madagascar, gli abitanti del piccolo villaggio di Ampotaka hanno trovato una soluzione unica per immagazzinare l’acqua e Water is life (Turchia, Anıl Gök). È su quelle persone che portano acqua, l’ancora di salvezza, ai pesci che cercano di sopravvivere in un lago prosciugato della Turchia, oltre a un incontro/intervista con Camilla Galli, climatologa del Centro Geofisico Prealpino di Varese In Tsunami, una minaccia globale (Francia, Pascal Guérin) utilizzando tecnologie all’avanguardia, video amatoriali, Cgi e ricostruzioni dei disastri del passato, l’équipe scientifica di “cacciatori di tsunami” cerca di ricostruire scenari spettacolari, e allo stesso tempo minacciosi, di un prossimo futuro. Sabato 9 settembre Dall’acqua all’acqua (Italia, Angelo e Alfredo Castiglioni) sarà la cronaca della missione del 1977 effettuata dai fratelli Castiglioni attraverso il deserto del Sahara per aprire una nuova pista di 2.500 chilometri da Gao (Mali) a N’guigmi (Niger) per congiungere il fiume Niger con il lago Ciad, allora ancora in buona parte inesplorata tra comunità Tuareg isolate, giacimenti fossiliferi, numerosi graffiti preistorici e una carovana morta di sete. Da non perdere è l’incontro/intervista con Luigi Balbo, esploratore e fotografo, Barbara Cermesoni, archeologa e conservatrice museale ai Musei Civici di Varese, e Serena Massa, archeologa, docente dell’Università Cattolica, responsabile degli scavi archeologici di Adulis in Eritrea. Infine Dall’Egitto faraonico all’Africa di oggi (Italia, Alfredo e Angelo Castiglioni) spiega di come nei templi, nelle tombe e nelle mastabe degli antichi Egizi si trovano numerose testimonianze che rappresentano la quotidianità di questa civiltà del passato. La documentazione realizzata dai fratelli Castiglioni in oltre trent’anni di ha permesso di mettere a confronto le raffigurazioni dei monumenti faraonici con momenti di vita di alcune popolazioni africane rimasti immutate nel tempo, che sono di notevole valore didattico e scientifico. Read the full article
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Ciascuno si racconcia la maschera
come può – la maschera esteriore.
Perché dentro poi c’è l’altra,
che spesso non s’accorda con quella di fuori.
E niente è vero!
Vero il mare, sì, vera la montagna;
vero il sasso; vero un filo d’erba; ma l’uomo?
Sempre mascherato, senza volerlo,
senza saperlo, di quella tal cosa
ch’egli in buona fede si figura d’essere:
bello, buono, grazioso, generoso, infelice...
E questo fa tanto ridere, a pensarci.
- Luigi Pirandello, L’umorismo
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Arriva l'estate e io a differenza degli altri rivaluto il mare dentro, mi chiudo in camera e aspetto Settembre. Non ho mai invidiato chi va in vacanza, chi parte per posti lontani perché io nella mia vita nei posti più belli ci sono finito sempre per sbaglio, mai scegliendoli indicando con un dito una mappa. Che se potessi scegliere un punto del mondo e raggiungerlo, andrei da una persona che nemmeno mi aspetta. ‘Lontano lontano nel tempo’ diceva Luigi Tenco in quel brano che ascoltavo anni fa. Ho la coerenza di chi non è ancora riuscito a trovare quella persona che è cibo per l'immaginazione, acqua per radici colme di ‘Vorrei’, spazio per i miei giorni saturi volutamente di lavoro. Riesco solo ad immaginarmi in questo presente è mai altrove, mai felice per più di pochi minuti, mai grande abbastanza come mio padre che si è fatto da solo. Arriverà il giorno in cui ad essere bello sarò io e non sempre gli altri e mentre sei in viaggio e ti chiedi se il percorso che stai attraversando spensierata ti lascerà qualcosa sappi che io resto qui, questo volevo dirti.
Antonio Distefano
#antonio dikele distefano#popca#prima o poi ci abbracceremo#chi sta male non lo dice#fpdppap#fuori piove dentro pure passo a prenderti?#estate#summer#mare#vacanza#settembre#mondo#luigi tenco#lontano#lavoro#giorno#padre
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Non sappiamo quanti siano,
forse centomila negli ultimi trent'anni.
Come abbiamo fatto a tollerare
tanti annegati?
Ho sentito ieri sera un uomo
che si faceva questa domanda.
La sera prima avevo visto
un film miracoloso
sul viaggio che fanno gli africani
prima di arrivare al mare
in cui spesso si muore.
Se penso alle grandi scene
della malvagità umana
non le vedo poi così lontane
dalla malvagità di chi
trova ingiustizia nel fatto
che sono letto io e non loro,
tanto per parlare di una cosa che conosco (è sempre bene parlare delle cose che patiamo, non di quelle che osserviamo con distacco).
Sarà pure egocentrismo il mio
ma è impressionante
che i nipotini malriusciti di Petrarca
invece di guardare alle grandi infamie
che ci sono nel mondo
si occupino di stabilire
chi è poeta e chi non lo è.
Sempre ieri sera quell'uomo
che si chiama Luigi e va in giro
anche se ormai è cieco
diceva che nelle galere italiane
ci sono 18 bambini. Ecco,
in quel momento mi è sembrato
di sentire un poeta.
I miei sensi si sono accesi,
perché se una poesia
non accende
i sensi non so a che altro possa servire.
Oggi la rivoluzione è unire,
è non dimenticare gli operai
uccisi dal treno e le donne
uccise dai violenti.
La rivoluzione è guardare
il mondo
con tutti i sensi aperti,
è indossare le ossa degli altri.
Dobbiamo strapparci
l'anestesia, unire, unire, unire,
non stancarci mai di unire
ciò che separano.
Poesia è ardore, è cammino
dentro e fuori di noi,
è farsi emozionare
dalle presenze
infime e mute che stanno
nel filo d'aria in cui passiamo
il nostro tempo prima di morire, tenerle vicine
ai grandi drammi della storia,
è usare tutta la gioia, tutta la malattia,
non è costruire il mondo
sulla tua scrivania.
Franco Arminio
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RIACE
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Per la gestione dei migranti, per questo suo famoso sistema di accoglienza diffusa, un sistema ammirato in tutto il mondo, e su cui è venuto a girare un cortometraggio persino Wim Wenders, qui sono arrivati fino a 3 milioni di euro l'anno. E però, colpisce. Provi a capire come era Riace, ora che è tutto finito, cosa era, cosa non ha funzionato: e non trovi un numero. Quanti abitanti effettivi ha, per esempio, a prescindere dal dato formale dei residenti? Cioè, quale era realmente la proporzione tra italiani e stranieri? E gli italiani, che età hanno, in media? E che reddito? Quanti migranti sono stati qui? Più di 6mila, dicono. Ma che significa? Per quanto tempo? E ora, dove sono? Riace gli è stata utile? Hanno imparato, tipo, un po' di italiano? E queste associazioni a cui era affidato tutto, che bilancio avevano? E quanti dipendenti? Selezionati come? Quante spese organizzative rispetto alle spese sostanziali?
In tutti questi anni, è stato rendicontato poco o niente.
E spesso, in modo solo generico.
L'unico numero certo qui è quello che il 26 maggio, quando è stato eletto il nuovo sindaco, è stato battuto dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. 24. I voti per Mimmo Lucano.
Ed è un numero sbagliato.
24 sono i voti che ha avuto la lista di Fratoianni alle Europee.
Eppure, Riace non ha che 2.313 abitanti. La stazione è un binario e basta, senza biglietteria né niente. Poi c'è una farmacia, e di fronte, un bar e un tabaccaio. Fine di Riace Marina. Che è una delle due parti di cui si compone Riace, ed è sostanzialmente una fila di villette strette tra il mare e la statale. 300 metri più su, a sette chilometri, c'è Riace Superiore. Con la piazza del municipio, la chiesa, un bar, una salumeria e un piccolo alimentari, altri due bar e il tabaccaio. Sono collegate da due corriere al giorno. E cioè, dall'autostop.
Il primo che si ferma ha un fuoristrada da oltre 40mila euro. E quando gli dico che sono una giornalista, mi dice subito: L'ho comprato a rate. Fa il muratore.
Sono quasi tutti operai, qui. E, curioso: molti hanno un SUV. Moltissimi.
E hanno tutti lavorato nell'accoglienza.
Tra progetti ordinari e progetti di emergenza, tra SPRAR e CAS, Riace aveva circa 300 posti. Ma a tratti, in base agli sbarchi, in base a guerre e carestie, i migranti erano più del doppio. Gestiti da Città Futura, l'associazione fondata nel 1999 da Mimmo Lucano, e altre sei associazioni minori. Ma capire come, è complicato. Google non ha molte informazioni. E quindi, l'unica è telefonare alle associazioni. Una a una. Inizio dal Girasole. Da Maria Taverniti, la sua presidente. Mi hanno detto che è a casa, vorrei chiederle se posso passare un momento. Ma mi dice: Non sono a Riace. Dico che sto qui tutta la settimana, mi dice: Non so quando torno. Chiedo allora se posso passare in sede. Mi dice che è chiusa. Se posso parlare con uno degli operatori. Mi dice che non c'è più nessuno. Chiedo se c'è un sito web da cui avere un'idea delle attività. Non c'è. Un documento, un volantino, un vecchio articolo di cronaca locale: niente.
Non trovi un pezzo di carta, qui.
In compenso, trovi le intercettazioni della Guardia di Finanza. Che ha indagato su Riace per 18 mesi. Il 2 settembre 2017 Mimmo Lucano è con Cosimina Ierinò, la sua segretaria. Ed è inferocito. Sono arrivati i fondi da Roma, e ha girato al Girasole 95mila euro: ma i fornitori continuano a chiamarlo, perché non sono stati pagati. E anche gli operatori. 95mila euro. E non bastano? "Sono dei ladri matricolati!", dice.
Dal Girasole si difendono, dicono che hanno pagato quello che hanno potuto. Che quella è solo parte dei fondi. Che quando da Roma arriverà il resto, pagheranno il resto. Ma Cosimina Ierinò è lapidaria. "Si sono fregati tutto", dice.
E la Guardia di Finanza ha decine di intercettazioni così.
Secondo la Procura di Locri, guidata tra l'altro da una toga rossa, Luigi D'Alessio, che ha ripetuto più volte alla stampa che su Riace spera davvero di essersi sbagliato, nei tre anni esaminati quasi il 30 percento dei fondi è stato usato per tutto tranne che per i migranti. Per intestarsi case. Per ristrutturare e arredare immobili estranei ai progetti di accoglienza, per concerti e festival vari. E dai conti correnti delle sette associazioni mancano all'appello 2 milioni di euro: prelevati senza giustificazione contabile. Di certo, parte sarà stata spesa per i migranti. E sarà dimostrato in aula. Ma altrettanto di certo, molte delle fatture in archivio sono, diciamo, discutibili. Per una delle case risultano comprati 87 materassi e 131 cuscini, un cartolaio ha venduto mobili. E una Fiat Doblò ha avuto rimborsi benzina per 695 km al giorno.
Il 30 agosto 2016 una 32enne del Ghana ha incassato un assegno di 10.591 euro per due mesi di lavoro. Fa treccine ai capelli.
Il 22 agosto 2017 Tonino Capone, presidente di Città Futura, parla con un amico, e spiega che preferisce spendere i fondi che avanzano, piuttosto che restituirli a Roma a fine anno. "Se si deve trovare qualcosa andiamo, e troviamo un po' di fatture [...] Che so, ci sono 3mila euro, ci sono 10mila euro che devono ritornare indietro. Andate, e vi scegliete una camera per i ragazzi [...] Ma mica gli torno i soldi indietro".
Si sente Mimmo Lucano dire: "Quello che ho scoperto è devastante".
Con altri 26 imputati, è accusato ora di associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Il processo è iniziato l'11 giugno.
Bahram Acar aveva 32 anni, quando è sbarcato sulla spiaggia di Riace. E ricorda ancora quella notte. In cui al buio, cercava la strada per Roma. Era il 1998. All'epoca, non esistevano SPRAR e CAS, CIE e CARA, e quindi, semplicemente, si è trovato un lavoro. "Negli ultimi tempi", ammette, "Riace non era che un parcheggio. I migranti avevano tutto pagato. Anche le sigarette. E quindi, ciondolavano tutto il giorno", dice. "Ma anche le associazioni. Assumevano amici e parenti, invece di operatori qualificati. Erano in 10 per 10 migranti. Non aveva più senso", dice. Dicendo quello che ti dicono tutti, qui. Ma proprio tutti. Delineando una parabola che inizia nel 1998. Inizia con quel primo peschereccio alla deriva. E per dieci anni, tutto viene gestito in modo artigianale. Ma inappuntabile. Di quei 2.313 residenti, 470 sono stranieri che si sono fermati qui. Di 38 diverse nazionalità. "Poi, però, i numeri sono cambiati", dice Adelina Raschellà, l'edicolante. "Ed è saltato tutto", dice. E per numeri, non intende i numeri dei migranti: intende i fondi. I fondi pubblici. Perché sono aumentati i migranti, sì. Ma il denaro: è quello che ha sfasciato tutto. Qui che così tanto denaro non si era mai visto. Era il 2011. Era la Primavera Araba. "Si era sparsa la voce che a Riace aprivano la porta a tutti, e telefonavano da tutta Italia, magari alle due di notte, chiedendo: possiamo inviarvene altri duecento, domani?", dice. E qui nessuno si tirava indietro. "Perché qui siamo tutti migranti noi per primi", dice.
"Ma è stato un disastro".
Anche perché i fondi, qui come altrove, arrivavano con mesi di ritardo. E quindi Mimmo Lucano ha rimediato con i cosiddetti bonus: i migranti ricevevano delle banconote con Marx e Mandela che i commercianti poi convertivano in euro quando Roma, infine, pagava. "Ma era insostenibile", dice Maria Chillino, della macelleria. "Un conto è se sei la Conad, coperto da una sede centrale. Ma noi intanto dovevamo saldare la merce. Le bollette". Tira fuori scatole e scatole di banconote colorate. Ha ancora 16mila euro di crediti. "E mentre, sostanzialmente, era tutto a nostro carico, per il resto era come non avere un sindaco. I migranti assorbivano ogni energia. Spesso, per esempio, qui manca l'acqua: ma nessuno veniva neppure a domandarci se avevamo bisogno di aiuto. Si limitavano ad affittare case, e stiparci dentro magari dieci ventenni che non avevano mai vissuto prima da soli. E lì, o sei africano, o sei italiano, è uguale: è ovvio che avrai problemi", dice. "Chiamavamo le associazioni, e non rispondevano mai". Giuro, dice. Domanda ai carabinieri. Domanda agli avvocati. Qui protestavano tutti.
I carabinieri, in effetti, hanno ricevuto decine di segnalazioni.
E il Comune, decine di richieste di risarcimento. Entra un cliente. Si chiama Cosimo Romano. Gli pagavano 300 euro al mese per un appartamento di 140 metri quadri. La ristrutturazione gli è costata 15mila euro. I danni superano i 10mila.
"Non abbiamo votato contro i migranti", dice Maria Chillino. "Ma contro chi gestiva i migranti". "Contro chi fingeva di gestirli".
E colpisce. Perché quello che racconta, e che racconta come fosse normale, è drammatico. Tre, quattro volte al giorno entravano in macelleria. E chiedevano un po' di carne, o degli spiccioli per un biglietto di treno. Il significato di un certo documento. Di tutto. "E tu aiutavi il primo, aiutavi il secondo, il terzo. Il quarto. Ma poi, eri costretto a dire no", dice. "E magari era poco più di un bambino. E ti restava lì, fuori dalla porta. Senza sapere dove andare e... e..." - le si spezza la voce. "Giuro. Giuro", dice. "Abbiamo dato più del possibile".
La sconfitta della sinistra è stata tutto, qui, tranne che una vittoria della destra. E non solo perché Claudio Falchi, il segretario della Lega eletto in consiglio comunale, migrante anche lui per 24 anni in Venezuela, è stato eletto con 25 voti: i numeri sono questi, a Riace - più che il partito con cui ti candidi, conta quanti amici hai. Ma soprattutto, perché tutti vogliono indietro i migranti. Ed è anche per questo che hanno scelto la Lega. Perché è al governo: è dalla Lega che ora dipendono i fondi da Roma. Perché per il resto, nessuno ha dubbi, qui: i migranti sono una ricchezza. E l'unica di Riace. Persino il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, 49 anni, vigile urbano, uno che tra l'altro, è stato tra i fondatori di Città Futura, non ha che parole belle per Mimmo Lucano. Nessuno, qui, contesta il suo valore. Ha rianimato Riace. Solo che oltre alle parole belle, nel suo nuovo ufficio Antonio Trifoli ha anche faldoni e faldoni di debiti. 3 milioni di euro. "Per anni, il Comune non ha pagato l'acqua, la luce. Ma anche cose minime. Tipo l'impianto di aria condizionata. Nessuno si occupava più dei cittadini", dice. E per cittadini, intende tutti: italiani e stranieri. "Perché alla fine, eravamo tutti senz'acqua", dice.
Riace è stata capofila della battaglia per l'acqua bene pubblico. E gratuito. Per questo l'acquedotto, alla fine, ha ridotto la pressione. Perché il Comune ha 850mila euro di arretrati.
Qui anche la sinistra, dice, ha le sue responsabilità. E lo dice dopo una vita a sinistra. "Non avendo più leader, ha trasformato Mimmo Lucano in un simbolo. E ha finito per chiedere a Riace troppo rispetto a quello che Riace, realisticamente, era".
Perché in questi anni sono venuti tutti, qui. Registi, musicisti, scrittori. Artisti. Ma anche semplici attivisti: che ora, nelle intercettazioni, compaiono qui e lì, mentre chiedono se per caso una delle case per i migranti è libera per un weekend. Erano tutti incantati dai laboratori di artigianato. Dal vetro, le ceramiche. Le stoffe. Senza pensare, come hanno contestato più volte gli ispettori, che se sei un ingegnere iracheno, imparare a usare un telaio ti è completamente inutile. Non ha senso definirla, e soprattutto, finanziarla, come attività di "formazione professionale". Mimmo Lucano ha sempre ribattuto che la Calabria è questa. Che non c'è lavoro, qui. Non c'è niente. Ma allora, evidentemente, bisognava ricalibrare il sistema, gli hanno risposto. E per esempio, inviare qui i migranti appena sbarcati, per poi smistarli altrove. Il dibattito, è ovvio, è aperto. Anche perché in Italia, l'alternativa a Riace sono spesso i campi di pomodori in cui si è pagati 3 euro l'ora per 12 ore al giorno. "Ma alla sinistra non è mai interessato niente di tutto questo", dice Antonio Trifoli. "Ancora oggi, è vietato criticare. Anche se nessuno neppure sa dove siano ora i migranti che sono stati qui. Nessuno gli ha mai chiesto se Riace gli sia stata utile o meno".
E ora, dopo averci usato, ci hanno dimenticato, dice.
Ora stanno tutti sulla Sea Watch. Ora si sono trovati un'altra icona.
Nel momento difficile, sono spariti tutti.
Perché poi, per dieci anni qui ha funzionato tutto. Fino a quando prima lo stato, e poi la destra e la sinistra, non hanno deciso che i migranti erano un problema. Il problema.
E hanno sfasciato tutto.
E se Riace parla, ora, se racconta infine quello che tutti sapevano, ma tutti, per interesse, tacevano, incluso, appunto, lo stato, che poteva inviare qui tutti i migranti che non aveva idea di dove altro inviare, è proprio per difendere Mimmo Lucano. Che non si è intascato un euro, giurano. Mai. Di altri, noti un tenore di vita incompatibile con il reddito. Fuoristrada. Viaggi. Case nuove. Ma Mimmo Lucano no, giurano. Quello che aveva, ha. E cioè, niente. Quando il tribunale, a ottobre, gli ha vietato di stare a Riace, i primi giorni ha dormito in auto. Profugo tra i profughi. Sotto una pioggia a dirotto. Solo. E non è giusto, dicono. Non è giusto che paghi per tutti. E quando spiego che sì, mi ripetono tutti le stesse cose, la stessa storia, e però poi vogliono restare anonimi, e così sono non sono che voci di paese, dico, quando dico che ho bisogno di nomi e cognomi, si avvicina un uomo. "Scrivi", dice. "Mi chiamo Cosimo Nisticò. Lavoravo per la cooperativa L'Aquilone. Busta paga di 1200 euro, effettivi 300". Ora basta, dice. "Non è giusto".
"Non è giusto che paghi per tutti".
Perché la tesi di Mimmo Lucano, è nota. Con il costo della vita di Riace, i famosi 35 euro al giorno a migrante ricevuti dallo stato erano più che sufficienti: e quindi, era possibile investire anche in altro. Senza togliere niente a nessuno. Anzi. Perché aprire, per esempio, botteghe di artigianato, significava rilanciare l'economia. Per tutti. Anche per gli italiani. Il problema è che il laboratorio del cioccolato alla fine non solo non è stato aperto che per l'arrivo di una delegazione dell'ONU: la cui grigliata di carne, in più, è stata pagata con i fondi per i minori non accompagnati - per anni, il sistema ha funzionato, sì: ma poi, complice uno stato che fino a poco tempo fa non imponeva molti obblighi di rendicontazione, né molti vincoli di spesa, questo "altro" coperto dai 35 euro, questo extra, è diventato anche, per dire, tre appartamenti e un frantoio che ora risultano intestati a Città Futura. Comprati con scritture private non registrate. E 360mila euro di fondi pubblici. Come anche Palazzo Pinnarò. La sede di Città Futura. Il 10 luglio 2017, Mimmo Lucano parla con il suo presidente. Ha mezza Riace che gli domanda in che senso un frantoio benefici i migranti, a cosa serva, e ammette: "Non serve a niente".
Ma è tardi, ormai. Il sistema è fuori di ogni controllo.
Perché poi, anche se i presidenti delle associazioni non parlano, è sufficiente parlare con i pochi migranti che sono ancora qui. O meglio: provare a parlarci. Tento prima con un'eritrea, poi con tre nigeriane, altri due nigeriani. Due siriani. E sono qui da mesi, a volte da anni: ma non parlano una parola di italiano.
Che poi è la vera ragione per cui alla fine è saltato tutto. Quando a Riace si è capito che i primi a essere danneggiati, erano i migranti stessi. Perché qui, in realtà, a nessuno importa quello di cui discute la stampa. Le carte di identità rilasciate anche ai clandestini. I profughi ospitati anche a termini scaduti. Sono illeciti che avrebbero compiuto tutti. E per cui sono orgogliosi di Mimmo Lucano. Non sono visti come illeciti: ma come forme di disobbedienza civile. Se gli hanno votato contro, è per tutto il resto. O più esattamente: per tutti gli altri. Domenico Arcadi, il ragioniere del Comune, mi riporta giù a Riace Marina con la sua auto da 540mila chilometri. Sa meglio di chiunque altro come è andata, ma a inchiesta in corso, non può dirmi niente. Mi dice solo, amaro: Però intanto altri, altrove, trattavano con la Libia. "Qui risponderanno di abuso d'ufficio, magari. Di truffa. Ma altrove, di crimini contro l'umanità".
"Che follia", dice. "Sprecare tutto per un SUV. E ora che le indennità di disoccupazione finiranno, come camperanno? I migranti erano il solo modo per non diventare anche noi migranti".
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[Agosto 2019]
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