Tumgik
#lui appartiene a me
teddysize · 2 months
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lui appartiene a me
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fuoridalcloro · 10 months
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“Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via. Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico: se non sono anch’io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij, la mia lettura è vana. Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l’acquisto. Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui.”
Erri De Luca - Alzaia
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susieporta · 5 months
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Girano molti post sull'empatia.
Quello che noto è che ricorre spesso il significato negativo, rischioso, che tale skill avrebbe.
L'essere troppo empatici ci farebbe entrare in risonanza con il dolore dell'altro, o con le sue esigenze e sommovimenti emotivi, al punto tale da perdere di vista noi stessi.
Ma questa non è empatia: è contagio emotivo.
Nell'empatia io mi metto nei panni dell'altro, seppur rimanendo me stesso, affinché possa comprendere, attraverso il sentire, che cosa l'altro prova.
Tuttavia questo non pregiudica la mia capacità di discernimento, di radicamento in me stesso, o il fatto di poter dissentire e mettere un confine tra me e la persona che ho di fronte.
L'empatia mi aiuta a entrare in connessione, comprendendo pienamente il suo punto di vista.
Mi fa uscire dal mio ego e dalle sue attivazioni difensive.
Questo può permettermi di accedere a una prospettiva più ampia e veritiera dell'altro.
Posso usare questa comprensione come voglio, in realtà.
Anche per scopi egoistici, paradossalmente.
Se ad esempio empatizzo con qualcuno e grazie a questo sento che egli mi sta manipolando, posso utilizzare tale informazione per andarmene o per dire di no.
Se sento che quello che dice non mi appartiene, e provoca in me un senso di ingiustizia, posso dissentire ed esprimere la mia opinione la quale è contraria alla sua.
Ma questo lo posso fare se sono consapevole della mia tendenza a empatizzare, o della mia capacità di essere empatico.
Nel vero processo empatico io sono cosciente di essere me stesso, seppure per un attimo posso sbilanciarmi e mettere un piede nei panni dell'altro, per poi tornare nei miei vestiti completamente.
Ma, se il sentire l'altro genera una con-fusione tra me e lui, cioè una dissoluzione permanente e completa di confini, rischio di non sapere più né cosa provo io, né quali bisogni ho, né chi sono.
La mia sensibilità si perde nella sua, e io non trovo più la strada per tornare a casa.
Mi perdo nella sua interiorità come quando si cade in un pozzo oscuro.
In questo caso non si può parlare di empatia, ma appunto di contagio emotivo.
Il contagio emotivo è inconscio, meccanico, e si basa su 3 possibili cause.
1) O c'è una dipendenza in atto te me e l'altro, completa o parziale, e già solo questo indica una mancanza interiore, e quindi esteriore, di confini.
2) Una ipersensibilità, e quindi una accentuata reazione alla presenza dell'altro o di qualsiasi altro stimolo, la quale mi fa sconfinare nelle emozioni altrui fino a non riuscire più a tornare indietro.
3) Oppure una mancanza di confini stabili nell'io, il quale è frammentato, sconnesso dal corpo, oppure troppo poroso.
Può esserci anche un mix più o meno variabile di questi tre elementi.
Quello che si può fare in questi casi è lavorare sui confini, sia interni che esterni, sul grounding, ma anche sulla propria sensibilità, o sul rapporto che abbiamo con essa.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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lamargi · 3 months
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- Quanto sei bono!
Mi piace parlargli così, in modo un po’ volgare, è un modo per fare capire che mi appartiene..e che sono io che decido.
- Sei proprio un bel pezzo di maschio….
Lo turbano sempre, questi miei complimenti così sfacciati. Trema, anche perché sto accarezzando il suo corpo completamente nudo. Gli pizzico i capezzoli, poi appoggio la mano sul suo sedere, lo accarezzo.
- Proprio un bel culo…
Continuo il mio gioco di provocazione. Ma adesso non è più solo verbale. Affondo le unghie nel gluteo e lo stringo. Poi comincio ad accarezzargli la fessura tra le natiche. Passo le dita, sfiorando e stuzzicando quella parte così sensibile, così intima….Infilo un dito. Adoro penetrarlo così. Mi piace sentire che si irrigidisce. Attiro il suo viso al mio e con prepotenza gli ficco la lingua nella bocca. Con l’altra mano gli stringo il cazzo, ormai duro. Lo limono, e contemporaneamente gl8 stuzzico il buchino e lo masturbo.
Non ci mette molto a venire. Mi scosto per non farmi sporcare il vestito. Il frutto della sua eiaculazione finisce per terra.
- Bravo sporcaccione, ora pulisci….
In ginocchio pulisce il pavimento. In piedi davanti a lui gli sollevo il mento. Sollevo la gonna, allargo le gambe e poi la lascio ricadere sulla sua testa.
Spingo il suo viso contro il mio pube. Lui sa cosa vuole dire. Metto sempre le mutandine sopra il reggicalze. Così me le sfila senza dover perdere tempo a sganciare le calze. Comincia a leccare, come ha imparato a fare. Spingo in avanti il bacino costringendolo a inarcarsi all’indietro, il suo viso incastrato tra le mie cosce. Quando provo l’orgasmo faccio ancora qualche passo in avanti. Lui cade all’indietro, di spalle.
Resta così, nudo sul pavimento. Mi guarda.
Voglio farmelo, li, per terra. Sollevo ancora la gonna e mi abbasso su di lui. Gli pianto le unghie sul petto e comincio a possederlo.
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francesca-70 · 8 months
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DOVE VA A FINIRE L’ amore QUANDO FINISCE?
- Come faccio - mi chiese -
A lasciarlo andare ? Non vederlo piu’, non sapere piu’ niente di lui .
- perché devi figlia- rispose la curandera guardando verso l’antica quercia .
- vedi , nulla davvero ci appartiene ma chi abbiamo amato ha mescolato con noi il suo corpo astrale .
- che significa?
- che vi siete intrecciati come i rami dell’edera , ma non nel corpo , quello e’ momentaneo, nello spirito .
- ma a me non basta .
Sto male , voglio ancora vederlo e toccarlo e parlargli .
Non ce la faccio .
- non ce la devi fare - rispose sorridendo la donna di cui nessuno conosceva l’ eta’ .
- non ce la devi fare perché non sei tu a decidere : l’amore improvvisamente e senza merito arriva , come un canto di uccelli a mezzanotte .
E cosi’improvvisamente e senza motivo se ne va .
Ma non finisce mai.
Continua in quest’ altra dimensione .
- quale dimensione ?
Chiede la ragazza soffiandosi il naso avvolto dalle lacrime .
- la dimensione dell’invisibile. Dove vivono i maestri, i sacri spiriti, gli esseri di luce e le forze superiori .
I vostri spiriti congiunti e intrecciati salgono su fino a li , fino a diventare impercettibili e tuttavia continuano a vivere .
Vedi cara : l’umano non accetta che cio’ che può vedere e’ pari a un granello di sabbia a confronto dell’oceano.
- sto iniziando a capire ma fa ancora male .
- lo so bambina .
Non scacciare il demone del dolore : ogni volta che il cuore si spacca, si allarga un po’ di piu’ ma solo se lo lasci fare.
Se respingi, fingi , rigetti indietro, ti stordisci con le frivolezze , ritornera’ piu’ forte e ti chiudera’ il cuore .
E un cuore chiuso, e’ cio’ che di peggio puoi dare al mondo .
- gia’ in passato , Signora ho chiuso il mio cuore per non soffrire piu’ ed e’ stato sempre peggio !
- certo! Dimorare nelle tenebre e nella paura non e’ mai bene cara .
Non cercare di capire il dolore , lascia che ti travolga come un’onda, fatti lieve come piuma , lasciato attraversare come burro , ma se chiudi il cuore allora i demoni danzeranno sul tuo petto e ne’ gioia ne’ dolore toccheranno piu’ il tuo ventre .
E questo equivale a morire .
- si , ho capito .
Ho capito che essere forti significa stare 5 passi indietro.
Lo lascero’ andare ...
- domani sera , con la luna piena, da sola , vai in collina e pianta un ulivo .
Le sue foglie argentate saranno nutrite dalla tua leggerezza .
Qualcosa crescerà da questo strappo ma solo se lasci che la luce lo disinfetti .
E cosi sara’ per la pianta .
E la ragazza ando’ .
Con la luna calda di agosto a piantare il suo amore finito tra o cespugli di ginestra .
Scivolo’ dentro se’ per un po’
E la curendera non la perse mai di vista .
Da lontano, la vedeva con l’ occhio interiore e lei inviava ogni sera gli spiriti del bosco a vegliarle il sonno ...
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Testo originale di
ClaudiaCrispolti
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ninoelesirene · 9 months
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Il mio vicino era un ex tossicodipendente. E si è suicidato.
Ieri, mentre cercavo le chiavi davanti a casa, al ritorno dalla palestra, mi viene incontro una signora accompagnata da un bambino, che ho inquadrato subito, rintracciando in lui alcuni connotati che ben conosco: quelli di un figlio che adora la madre.
L’ingresso del mio e dei palazzi accanto si raggiunge attraverso un vialetto molto stretto, quindi la donna ha dovuto seguirmi ed è sembrata subito sospetta.
“Mi perdoni se la disturbo” mi fa con l’accento torinese e la R moscia, “sa per caso se quell’appartamento - indica le finestre di Davide - sia vuoto?”
Resto interdetto e subito aggiunge “non si spaventi, siamo parenti di chi ci abitava. Sono la moglie del fratello e l’appartamento appartiene a lui”, indicando il figlio e tirando fuori dal portafogli il documento del bambino, a conferma della corrispondenza del cognome.
Cercando di essere gentile e allo stesso tempo di non dare troppe indicazioni, le dico che sono sempre fuori e quindi non posso averne la certezza.
Prosegue: “non abbiamo notizie di ciò che accade nell’appartamento. Io e mio figlio - come se lui avesse potuto scegliere - abbiamo fatto 500 km per venire a controllare.” Controllare.
Continuo ad ascoltare e intanto mi avvicino al portone. Lei mi viene dietro. Ci tiene a far vedere che si muove con disinvoltura perché è già stata qua. Resto impassibile.
Tira fuori dalla borsa una risma di bigliettini stampati in casa. Sopra c’è il nome Paola e un numero di telefono: “cerco alloggio in questa zona”. Si affretta a spiegarmi: “Paola non è ovviamente il mio vero nome, ma voglio verificare se la casa, che il mio ex compagno (ora è diventato ex compagno) vuole vendere e io invece voglio mettere a frutto per lui - indica di nuovo il figlio - viene affittata in nero a mia insaputa. Sa, prima di procedere per vie legali...”
Fingo ingenuità e domando come mai, se le cose stanno come dice e “la legge è dalla loro parte” non siano nella facoltà di fare nulla. “Lui (il padre) non sa che siamo qui” mi fa il bambino, prendendo alla sprovvista la madre, che aggiunge subito: “non vogliono fare niente con questa casa, perché era della madre ed è la casa d’infanzia e preferiscono vendere e non pensarci. Se conosceva Davide, ha capito di che tipo di gente parliamo”. Eccola finalmente manifestarsi, con il sorrisino di chi allude senza pudore e si aspetta di trovare complicità, per definizione.
“Aspetta e spera di trovarla, stronza”, penso, ma traduco in un più urbano: “Davide era una persona molto carina, in effetti.”
Capisce che non ha molto spazio di manovra, ma procede dritta: “mi raccomando, non dica che siamo passati al mio ex compagno, se lo incontra.”
Non rispondo e mi congedo cortesemente, chiudendo il portone dietro di me.
Qualche minuto dopo, aprendo la finestra del bagno prima di fare la doccia, mi accorgo che si è spostata al cancello dell’appartamento al piano terra e sta raccontando di nuovo la storia. Inoltre noto che da ognuna delle cassette della posta pende uno dei biglietti di Paola (evidentemente la voglia scalpitava, strillava, tuonava nel petto di Paola oh Paola).
Durante tutto il tempo della doccia ripenso a Davide, alla sua gentilezza, al giorno in cui è venuto a presentarsi, lento lento, mentre ancora facevo i lavori; al grido che ha lanciato quando ha scoperto della morte dell’amico Roberto, alle schitarrate a cantare Jolene e a tutta la bella musica che ho imparato attraverso una parete sottile sottile. Penso al dolore che leggevo nei suoi occhi e che so bene riconoscere. Poi penso a Paola, che avrà le sue ragioni, ma che, purtroppo per lei, ha incontrato la persona sbagliata.
Finisco di preparami ed esco di casa. La donna se n’è andata e sono io a non resistere stavolta: mi avvicino alle cassette e rimuovo uno per uno tutti i biglietti, frutto di una macchinazione goffa e miope.
Mi dispiace per il bimbo, di cui ho potuto leggere il nome di battesimo e forse pure qualcosa in più. Mi dispiace per Davide e per il dolore che non incontra comprensione. Mi spiace per le persone, che diventano “gente” sulla bocca di chi non conosce la fortuna che ha. Non mi spiace per Paola, la donna senza vero nome.
Mi sento in colpa per un po’, ma solo per un po’. Poi getto via tutti i biglietti. Tanti saluti, Paola.
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I don't know how Jimin biases do it istg mo fe ya werey ni isin ki in shepey fun gbogboyin ni tori Olorun Jimin e jo oo.
Jimin m'a jeté un sort. J'ai essayé d'y échapper, mais cet homme est dans ma tête et me dit que je lui appartiens. J'ai une vie, j'ai déjà un partenaire, j'ai une belle maison, mais Jimin va tout détruire et me prendre. Il me rend tellement folle.
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sottileincanto · 4 months
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Sono stata costretta a chiamare al telefono mio padre, perché purtroppo sono ancora legata a lui da alcune pendenze, come ad esempio l'eredità di mia madre o il fatto che viva nella casa della mia famiglia - della quale lui non fa fortunatamente parte -, che per una serie di sfortunati eventi appartiene a me (altrimenti non mi sarebbe arrivata nemmeno quella, avrebbe trovato modo di vendersela e fare sparire anche quei soldi). Anche oggi è riuscito a dirmi che mi denuncia e che le spese per la lapide di mia madre sono l'ultima spesa che "mi" paga. Mi era sfuggito di rinominarlo nella rubrica del telefono, dove era ancora sotto la voce "papà". Ho rimediato subito all' errore, nominandolo con "nome+cognome". Vediamo se in futuro riuscirà a guadagnarsi altri epiteti più lusinghieri anche sulla rubrica.
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libero-de-mente · 5 months
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Questa mattina ho pubblicato un messaggio positivo, dopo tanto tempo. Ho cominciato a leggere alcuni commenti, poi cresciuti di numero, che mi hanno fatto piacere.
Ero contento questa mattina, la giornata si preannunciava anche movimentata dal punto di vista lavorativo, una serie di appuntamenti molto importanti per me.
Poi la telefonata giunta senza preavviso, mia madre che sta male.
Io che ero a Milano, la chiamata all'ambulanza da parte di chi sa essere presente vicino alle persone anziane. L'angoscia di essere lontano, la consapevolezza di cosa vuol dire non avere nessuno che ti aiuti in questi casi. Il chiedersi perché tutta questa serie di prove, sul mio percorso.
Passa la giornata, mia madre è stata dimessa, nulla di grave fortunatamente, ma questa notte per sicurezza la passerò da lei.
Come altre volte. Dopo essere passato a trovarla, vado a casa per una doccia e una cena veloce. Entro in casa e trovo LUI.
Un colpo, non reggo e piango a dirotto.
La vita è strana, la vita può sorprenderti, la vita è incredibile.
Devo riprendermi, ricostruirmi, rimettermi su un binario che non sia morto. LUI. Mi prenderà un pezzo di cuore, vicino a quello che ancora oggi appartiene al mio Alvin. Un mese. Adottato. Salvato dal gattile. A volte ritornano, mai per caso, ti scelgono ma puoi anche sceglierli tu. Come la tua vita.
Aggiornamento: si chiamerà Leo, per uno dei miei figli Leao, ho azzardato un pensiero… volevo chiamarlo Alvin ma ho avuto una stretta al cuore. Alvin resterà solo lui Alvin, per sempre.
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artemisx78 · 1 year
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Oggi leggevo..
Il cuore di un uomo è molto simile al mare..
Ha le sue tempeste, le sue maree, i suoi segreti...le sue promesse... E le sue profondità...
Il mare è un compagno di vita che ti ascolta.. Ti culla.. Ti sostiene.. Ed a volte ti sorprende per la sua semplicità.. Ed il suo modo di lasciarti vivere in sintonia con lui...
Ma non dimenticare che esistono anche donne con lo stesso cuore magari non ci fai caso ma sono uniche e nascondono una sensibilità incredibile oltre la loro passione a modo loro sono diverse ma leali.. ..
Il mare può regalarti la tranquillità.. E la sua calma però può essere alterata dagli elementi esterni..
Diventando di una pericolosità estrema..
Che in un attimo riesce a distruggere tutto il tuo mondo.. La tua ragione di vita..
Eppure l amore che porti dentro per quel mare 🌊.. Non ti fa mai arrendere.. Ma ti insegna a lottare
Perché tu nonostante tutto lo senti..
Lui è solo linfa del nostro cuore ❤.. Noi che siamo anime nate dal mare..
Per te lui è vita..e la sua profondità ti appartiene.. Come appartiene a me..
DOLCEZZA E PASSIONE 🌹
@artemisx78
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saayawolf · 7 months
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Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via. Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico: se non sono anch’io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij, la mia lettura è vana. Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l’acquisto. Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui.
Alzaia, Erri De Luca ▪︎ Illustrazione di Marco Cazzato
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amore-perso · 9 months
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Era una sera invernale come tante, fuori era innevato e lui, un ragazzo che per tanti, troppi anni, aveva fatto parte della mia vita, a intermittenza s'intende, mi invitò a casa sua, accettai. Non è mai stato uno che soffriva il freddo, girava a maniche corte e pantaloncini, io, invece, rimasi con il cappotto anche una volta entrata al caldo, ero congelata. Voleva alleggerirmi e mi accese la stufa al massimo, mi riscaldai subito e appena appesi il cappotto alla sedia notai il suo sguardo addosso: mi guardava come non faceva da tanto, si sorprese della mia bellezza, che io percepivo sempre come minima. Quella sera ero struccata e scompigliata dopo una lunga giornata di lavoro, mi percepivo come orrenda, ma il suo sguardo mi mise a mio agio, mi calmai e non pensai più a nient'altro. Parlammo, ridemmo e scherzammo, si fece tardi, un po' troppo per tornare a casa, io ero così stanca che mi si chiudevano gli occhi, motivo per cui mi offrí il suo letto, uno di quelli piccoli, per gli ospiti, in una cameretta che forse una volta era stata la sua, piena di orsacchiotti e peluche. Lo ringraziai e cominciai a disfarlo, pronta per mettermici dentro per stare calda e morbida. Dietro di me vidi un'ombra, era lui, appoggiato alla porta che mi fece segno di mettermi a letto, "forse ricorda dei miei problemi ad addormentarmi e cerca di farmi rilassare il più possibile" pensai. Era solito venire a casa mia per farmi addormentare nelle notti in cui non riuscivo ad affrontare l'insonnia: mi abbracciava, mi raccontava una storia e andava via, lasciandomi dormire tranquilla. Pensai che quella sera il suo intento fosse lo stesso perché si mise accanto a me e mi abbracciò da dietro, gesto che ho sempre amato dato che mi faceva sentire protetta. Non parlò, allora mi preoccupai e gli chiesi il motivo di tanto silenzio, lui amava parlare, non dei suoi pensieri, sentimenti o emozioni, ma di molte cose in generale sì. Mi rispose che si stava concentrando su ciò che sentiva "e cosa senti?" -gli chiesi pronta- "cerchi sempre di indagare su ciò che pensano gli altri, perché non me lo dici tu?". Rimasi di pietra, io non provavo nulla. Non provavo nulla perché avevo provato troppo per lui in passato ed era sparito spesso ogni volta che io mi ero lasciata andare nei suoi confronti, ritornando poco dopo cercando di riconquistarmi. Era il suo intento ogni volta, per cui poteva funzionare massimo due volte, non di più, motivo per cui ogni volta rimanevo disponibile per lui senza mai farmi coinvolgere totalmente, perché mi piaceva passare il tempo in quel modo, a flirtare con lui, sentirmi desiderata e sfidarlo in continuazione senza sentirmi oggetto del suo piacere, ma giocando al suo gioco.
Si schiarí la voce- "non ti sembra pazzesco questo nostro stuzzicarci? Continuiamo a corteggiarci come il primo giorno a distanza di 10 anni" -rimasi sorpresa ma ancora in silenzio, ero troppo stanca per avere la mia solita capacità di rispondere a tono anche a qualcosa di così semplice e continuò- "quando ho saputo che eravamo nella stessa città ho fatto di tutto per vederti perché sentirti è l'unico regalo che voglio". Approfittai di questo appiglio per fargli notare che un regalo è qualcosa che si dona totalmente perché poi appartiene a quella persona, di risposta "e tu a chi vuoi appartenere?". Cominciò a diminuire il sonno e in tono dissi "a chi mi sappia tenere", ed ecco che cominciava il nostro flirt fatto di botta e risposta in tono di sfida quando lui disse "ho dei lacci morbidi, meravigliosi fatti di rispetto, eros, feeling, fiducia e poesia...". Era tutto vero, lui era tutto quello, la fiducia mancava da parte mia, ma quelle erano le sue qualità, mi accendeva un fuoco dentro e la mente si fermò subito all'aggettivo morbido. Quanto mi conosceva, ricordava del mio tenere senza stringere, lacci morbidi, appartenere senza togliere libertà, poesia, pensieri... La conversazione, l'intimità di parlare a letto abbracciati, la tranquillità della notte e del sonno che mi cullava, tutto mi stava inebriando e lui lo notava "non è meraviglioso che dopo anni tu ti sorprenda ancora delle mie frasi?" - "è solo perché sono attenta ai dettagli, sono quelli che mi sorprendono" - "ed è questo che ti rende speciale"- cominciò con il suo essere classicista- "sai cosa significa speciale?" - "so che vuoi spiegarmelo tu con le tue parole" - "ma le mie parole hanno un effetto particolare su di te". Anche qui aveva ragione, le parole avevano un potente effetto su di me, mi davano un input da cui partire con la fantasia e la mia mente ci lavorava a più riprese rendendole eterne. "Non vorrei sprecare tutto ora" -continuò- "puoi considerarlo come l'amo che mi farà abboccare anche questa volta" -gli dissi- "peccato che resto infilzato io" -rispose. Non avevo mai notato la sua fragilità, in quella frase si mise a nudo, è come se avesse gettato la sua armatura fatta di flirt, sfide e risposte a tono per parlare seriamente.
Continua...
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anocturnalanimal · 10 months
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"C’è solo una cosa che vorrei da te," dice la signora Saeki. Alza la testa e mi guarda negli occhi. "Che mi ricordassi."
"Sono così importanti i ricordi?"
"Dipende" risponde lei. Poi chiude leggermente gli occhi "A volte possono diventare la cosa più importante."
"Eppure lei stessa ha voluto bruciare i suoi."
"I miei ricordi erano diventati inutili." La signora Saeki mette le mani sul tavolo, il dorso in alto.
"Ascolta, Tamura. Ho un favore da chiederti. Porta quel quadro con te."
"Vuol dire quel quadro raffigurante una spiaggia che era sulla parete della mia stanza in biblioteca?"
La signora Saeki annuisce.
"Sì, Kafka sulla spiaggia. Voglio che porti quel quadro con te. Nel posto dove andrai, ovunque sia."
"Ma a chi appartiene?"
"È mio. Me l’ha regalato lui, prima di partire per andare a studiare a Tokio. Da allora l’ho sempre portato con me ovunque. In tutti i miei spostamenti, lo attaccavo alla parete delle mia stanza. Solo quando ho cominciato a lavorare alla Biblioteca Komura, l’ho rimesso in quella cameretta, nella sua collocazione originaria. Ho lasciato nel cassetto della mia scrivania una lettera al signor Oshima in cui gli comunicavo la mia volontà che andasse a te. Inoltre, quel quadro apparteneva a te sin dall’inizio."
"A me?"
Annuisce.
"Sì, perché tu eri lì. E io accanto a te e ti guardavo. Tanto tempo fa, sulla spiaggia. Soffiava il vento, c’erano alcune barche, ed era sempre estate."
Haruki Murakami, da Kafka sulla spiaggia
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yomersapiens · 2 years
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Il muro del piantala.
Uno poi si dimentica che esistono i colori, nelle giornate sempre uguali, dominate dal grigio. I miei occhi non aiutano ma li imbottisco di farmaci così da farli stare calmi. Ho visto il sole ed è stato come incontrare un vecchio amico che se ne era andato via in erasmus. Tornare in Italia è questo. Le feste comandate e ignorare il telefono e le persone che vogliono festeggiare insieme a te. Ho fatto piangere mia madre per quello che sono diventato: un muro. Ma io non riesco a cambiare oramai. Dieci anni di solitudine e non mi viene da raccontare come sto, lo tengo per me, lo scrivo nel diario e poi lo dimentico. L'ho gettato fuori, non mi appartiene più. Tutto quello che scrivo è un rito di espulsione. È difficile starmi vicino, l'unica cosa che sembra non aver paura di me è la mia malattia cronica ecco, lei proprio non si annoia mai e anzi cerca sempre di saltarmi addosso in ogni momento, che birbante!
Ho parlato con mio nonno. Era intento a raccontarmi l'ennesima storia che conosco a memoria e io a fingermi sorpreso nelle pause dove era necessario dargli maggiore attenzione. Ha detto che in 3 anni ne farà 90. Gli ho detto che è un bel traguardo, complimenti. Poi ha aggiunto che già che sarà lì, se Dio vuole, magari si impegna per altri 10 così arriva a 100. Che 100 è un bel numero per andarsene. Ha indicato il ritratto di suo nonno e ha detto, lui se ne andò a 103, io mi accontento di 100. Io manco so se ho voglia di arrivare alla prossima estate ma ammiro la sua perseveranza. Mi ha fatto promettere di esserci al suo funerale. Gli ho detto che non solo ci sarò ma che suonerò anche qualche canzone deve solo dirmi quale e ora stiamo facendo una lista di canzoni che dovrò imparare, ho solo 13 anni accidenti meglio iniziare subito.
C'è una storia che ho iniziato a scrivere 12 anni fa, ricordo il luogo. Ero seduto alla scrivania del museo dove lavoravo. Pensavo fosse finita e invece l'ho riaperta e i personaggi mi hanno detto che volevano capire qualcosa di più della loro esistenza così mi sono messo a dialogare con loro e a seguirli, per vedere come mai erano stati creati. Scrivere, creare, è quello che più fa sentire noi umani vicini a Dio. Credo, non lo so, anche perché pure Dio è stato creato per una storia quindi è come quando dici è nato prima l'uovo o la gallina? Fatto sta che ora io vivo in quel villaggio, ho in testa le voci di tutti i suoi abitanti e non riesco a smettere di stare la dentro. Ho paura sia il sintomo definitivo. Quello che conferma che ho perso la testa e non ho più nessun legame con la realtà. Forse è per questo che faccio difficoltà ad accettare i sentimenti degli esseri umani che mi circondano.
Sto andando in giro a leggere le mie storie. C'è un amico, un musicista jazz che mi accompagna. Le luci sono spente, solo quelle necessarie ai miei occhi per essere in grado di capire la traccia del racconto. Ho fatto piangere una sala intera e non mi sento in colpa. Bravo Matteo non solo fai piangere tua madre eh no, anche una sala. Però che ci posso fare, mi sono rotto delle mezze misure. Se esco dalla tana io entro a gamba tesa ovunque adesso, perché lo sforzo già l'ho fatto che diamine. Vorrei portare questo spettacolo in giro l'anno prossimo quindi se state leggendo questa frase ora e vivete in una città e conoscete un posto dove posso portare le mie favole della buia notte beh, scrivetemi in privato.
Ho contato le volte in cui mi sono innamorato quest'anno. Quando diavolo la smetterò? Spero presto perché è fastidioso. Odio internet. Odio essere consapevole del fatto che ovunque c'è qualcuno di cui mi vorrei innamorare. Alle elementari avevo 4 compagne di classe che ritenevo bellissime. Alle superiori un'intera scuola dominata da esseri femminili che dovevo conquistare. Poi arrivò l'internet e scoprii che anche in provincia di Milano c'era qualcuno che dovevo conoscere e all'epoca c'era il 56k quindi mica era facile scambiarsi foto. Poi arrivò la Sardegna, la provincia di Firenze, l'Australia. Ma ora, ora non vedo più persone, mi sembra tutto diventato merce. Vedo i volti di ragazze e ragazzi bellissimi e ne studio i tratti e riconosco i lineamenti e sì, è chiaro, sono studiati in laboratorio apposta per piacermi. Penso alle generazioni attuali che si dividono tra domanda e offerta. La domanda sono quelli come me, che restano affamati o curiosi e poi c'è l'offerta, che sono questi essere stupendi resi raggianti dai filtri con lentiggini e i corpi sinuosi nelle angolature studiate su misura per essere tutti uguali, dei meme di se stessi, infinite riproduzioni di umani con cui non voglio interagire. Tutto è diventato una vetrina. Dietro c'è una di quelle macchinette che distribuiscono bevande. Le lattine siete voi esseri bellissimi. Digita il codice. Inserisci le monete. La lattina cadrà in pochi secondi. Ma è un sorso solo e non sa di niente. La dottoressa mi ha vietato di bere bevande gassate quindi lascio perdere più che volentieri.
Mi spiace aver perso un paio di persone quest'anno. Una è il mio migliore amico, non so cosa è andato storto. Quasi non ricordo. Ah sì, ha deciso che era più interessante scoparsi la mia ex e a me non interessava stare lì a suggerirgli cosa fare per migliorare le prestazioni. Che cosa orribile che ho appena scritto. Me ne pento. Non la cancello perché un'altra cosa che vorrei provare ad essere l'anno prossimo è: un pelo più cattivo. Mi spiace anche aver perso la mia ex, che era un bel ricordo alla fine. Mi spiace aver perso una persona che mi stava piacendo più del necessario e non se lo meritava, era troppo vicina ai filtri e agli standard che la società impone. Spero sia felice. Spero sia così felice da rendersi conto di aver fatto bene a mandarmi via fino al momento in cui come un fulmine tornerà il ricordo di me e deciderà di scrivermi in amicizia, per sapere come sto. Allora io sarò finalmente cattivo e con tutta la rabbia che ho in corpo aspetterò ben 4 minuti prima di risponderle e di chiederle di rivederci. Solo perché aveva le lentiggini. Che odio. Solo perché le lentiggini mi ricordano ancora un'altra persona e ancora prima di quella persona era qualcosa che avevo letto in un libro o avevo immaginato e che ora i computer e gli algoritmi hanno imparato e mi propinano in mille influencer al giorno da ogni parte del mondo tutte con lo stesso pattern di lentiggini. E io sono un uomo oramai prossimo alla quarantina che guarda queste proposte come un ubriaco davanti a un distributore automatico. Annoiato. Senza spiccioli.
Ho un programma per i prossimi Natali. Insegnare a mio nipote la poesia di Pacciani e fargliela recitare durante il pranzo davanti alla famiglia. Senza avvisare mia madre. Aspettare che finisca la sua esibizione, vedere le lacrime di commozione negli occhi di chi ha ascoltato e poi rivelare l'autore. Mio nipote è così carino che pure le parole del mostro di Firenze diventano adorabili. Poi magari cambio e ci metto frasi di altri serial killer o psicopatici o politici.
Ho preso una pausa dallo scrivere annotazioni di vita perché tutto stava diventando simile a una puntata lunghissima del podcast e io odio ripetermi anche se sono anni che in pratica gli argomenti sono sempre gli stessi. Amo essere la dimostrazione che il tempo passa e qualcuno può decidere di non imparare niente. Nemmeno da i suoi errori.
Sto bene. Non mi manca niente. Forse vorrei solo conoscere te, ma solo per capire che è giusto fermarsi alla superficie e non rischiare di andare in profondità. Metti che poi uno davvero poi trova un luogo che non riesce a smettere di esplorare? Io voglio restare quassù a guardare le foto dove sei venuta bene. A galleggiare. A mettere i cuoricini ogni tanto giusto per ricordarti che esisto. Che poi lo so solo io di esistere, tu mica te ne accorgi. Ma nel mio piccolo sento di essere speciale. Mentre tu aspetti solo che io inserisca le monetine e la spirale si azioni e ti faccia fare il salto nel vuoto. Lo ripeto spesso quando guardo video di modelle incredibili da chissà dove. Sei fortunata cara mia, a non avermi incontrato. Altrimenti adesso saresti persa di me e mi vorresti e non riusciresti a fare questi sorrisi davanti alla fotocamera. Eh no. Mica verresti così bene. Nessuno si abbonerebbe al tuo canale. Vedi che lo faccio per te, a non farmi avanti? Io mica voglio avere il tuo futuro economico sulla coscienza.
Tutti piangono quando dico la verità. Avevo più amici quando raccontavo palle. Avevo più amori quando dicevo fandonie. Ora ho solo questa finta pace momentanea, il mio gatto, la mia malattia cronica che non vede l'ora di risvegliarsi e chilometri di pensieri verso umani generati da computer.
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unfilodaria · 1 month
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Da una parte c'è il desiderio di azzerare tutto e guardarsi finalmente intorno. Se ne fossi capace, aprirei la mia scatola cranica, ne tirerei fuori il contenuto che, a volte, penso sia totalmente avariato e bacato, e lo infilerei sotto un rubinetto per sciacquarlo per bene e tirare via pensieri, ricordi, desideri inappagati (anche questo lo è) e quelle macchie infelici e indelebili di amori perduti. Se fosse un cellulare, cercherei la combinazione di hard reset per tornare ai valori di fabbrica e azzerare tutti quegli aggiornamenti e file temporanei della cache che la vita ti affibbia e che si accumulano intasando la memoria. C'è un mio caro amico che vuol prendersi cura di me e insiste per farmi conoscere qualcuna con cui relazionarmi ex novo. Ce la mette tutta (lui) a spronarmi, ma io sono totalmente e disperatamente refrattario a queste cose: nella mia totale imbranataggine e timidezza innata (nessuno lo direbbe, ma mi vergogno a volte anche della mia ombra) mi sono pentito immediatamente di essermi lasciato convincere a mandare un messaggio a una sua conoscente per una (pseudo) proposta di appuntamento. L'ho scritta così male e controvoglia da risultare (credo) totalmente ridicolo e da cestinare. Ma d'altra parte vorrei conservare tutto di me: sono incapace di cancellare e/o accantonare ricordi ed emozioni. Mi hanno accompagnato per talmente tanto tempo che è come se fossero una mia seconda pelle. Questo concetto di "lascialo andare" non mi appartiene per niente. Provo rigetto solo a pensarlo. Sarebbe rinnegare parte di me. Se non mi libero da questa situazione di stallo, se non esco dal cul-de-sac in cui mi sono infilato da solo, non avrò vita, quanto meno decente, sempre con questo senso incombente di tristezza che mi trascino dietro. Devo uscirne assolutamente.
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monologhidiunamarea · 11 months
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Ho scelto queste poche immagini per queste parole.
Questo viaggio è stato un vortice di emozioni pure. I sapori , i profumi , ogni dettaglio ,ogni rumore , suono me lo porterò dentro come porto te.
Non so se mai arriverà la battaglia che ci farà cadere , ci farà perdere , non so se qualcosa o qualcuno riuscirà mai a separare queste nostre mani che si tengono anche in silenzio e da distanti. Ma ci sei e ci sei stato in ogni passo. E sarai con me sempre. Ma qualsiasi cosa riserverà la vita o il destino o Dio o chi per lui sarò sempre fiera e grata di aver sentito tutto l'amore, di provare l'amore sulla pelle e sull'anima, quell'amore che non ti farà mai smettere di credere ,di sentire , di volere,di lottare.Sei la cosa più bella ,dopo la mia piccola, che potesse capitarmi . Si lo dico anche ora con le lacrime perché a breve dovrò salire su quell'aereo. Ti lascio qui il pezzo di me che ti appartiene e apparterrá sempre a te. Perché tanto tu lo sai...io sono te....tu sei me. Ho sentito tutto quello che dovevo sentire sulla pelle e ancora più dentro. Quella prepotenza disarmante che ti lascia ad anima nuda e ti sembra di essere senza pelle da quanto tutto risuona dentro. Avevo bisogno di noi. Ancora più di quello che già sento. E torno con l'anima calda. Aspettando che i nostri passi si ricongiungano di nuovo.
Immensamente tua.
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