#luddismo
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*Requiem per il lavoro umano*
(collage di screenshot odierni)
*Requiem per il lavoro umano - bis*
Nel 2016 ebbi questa visione che misi meglio a fuoco a novembre del 2021, giusto un anno prima dell'inizio della fine del mondo del lavoro così come lo conosciamo ora.
*La visione del 2016*
*La versione del 2021*
#rivoluzioni industriali#lavoro#disoccupazione#ai#ia#intelligenza artificiale#automazione#robottizzazione#luddismo
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Come di consueto il s-s-s-ovranista @boni_castellane è privo di senso pratico.
Perché non attrezzarsi e fare concorrenza ANCHE sul cibo sintetico?
Perché altrimenti quei luddisti della Coldiretti e gli autarchici de noantri piangono.
Uh, signora! Non ci sono più le mezze stagioni! Sa che ci vogliono OBBLIGARE (maddechè?!) a mangiare insetti e carne sintetica?!11!’??!1?
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Mentre gli ecoviziati bloccano le strade e “dialogano” con la polizia (...), mentre il politicamente corretto si rende sempre più grottesco e psicotico (...), la gente si disabitua a un esercizio costante e vigile della propria libertà. Per questo è preziosa la pubblicazione, per Liberilibri, di “Contro l’egalitarismo”, di Murray N. Rothbard, volume curato dalla professoressa Modugno e che raccoglie tre saggi su ambientalismo radicale, pensiero della Nuova Sinistra, giustizia sociale, luddismo e primitivismo.
via https://twitter.com/AndreaVenanzoni/status/1704723812447584654
la cultura NON E' area a egemonia sinistra. Loro controllano l'area degli ignoranti arroganti, quelli che non sanno di non sapere. Il pensiero debole alla Vattimo, RIP, appunto.
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Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore.
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza.
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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CATTIVI SCIENZIATI
Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore
ENRICO BUCCI 21 GIU 2024
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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La ricerca italiana mette radici
ENRICO BUCCI
A costoro auguro di poter presto sperimentare il prodotto della loro ignorante arroganza, nonché la punizione della giustizia, nella speranza che li raggiunga; ma in ogni caso, gli ignoranti che in questo paese vogliono affermare la propria prepotenza con simili gesti devono sapere che non otterranno altro risultato che l’evidenza di quanto sia finto e dannoso il loro ambientalismo vacuo, dannoso per l’ambiente, per l’agricoltura, per la ricerca e per il futuro.
La ricerca, invece, non si fermerà. La sperimentazione continuerà, e se non sarà in Italia, sarà altrove, perché la comunità scientifica per fortuna non conosce frontiere e bordi. Anche nel nostro paese si tornerà a piantare, si insisterà a spiegare, si continuerà a cercare di far capire e di dimostrare, a dispetto dei pochi farabutti che vandalizzano il lavoro degli altri e il futuro del paese.
Ai nostri ricercatori Vittoria Brambilla e Fabio Fornara e a tutto il loro gruppo di ricerca, ma anche al coraggioso imprenditore agricolo Federico Radice Fossati, a loro tutti va la solidarietà di tutti gli italiani che hanno ancora la capacità di attivare i propri neuroni. Sappiano quegli imbecilli, i quali non riescono altro che a distruggere, che i cittadini che apprezzano la nostra ricerca sono una larga, larghissima maggioranza, e non si lasceranno intimidire né da questo, né da altri atti terroristici che dovessero essere concepiti dalle loro menti malate.

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CATTIVI SCIENZIATI
Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore
ENRICO BUCCI 21 GIU 2024
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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La ricerca italiana mette radici
ENRICO BUCCI
A costoro auguro di poter presto sperimentare il prodotto della loro ignorante arroganza, nonché la punizione della giustizia, nella speranza che li raggiunga; ma in ogni caso, gli ignoranti che in questo paese vogliono affermare la propria prepotenza con simili gesti devono sapere che non otterranno altro risultato che l’evidenza di quanto sia finto e dannoso il loro ambientalismo vacuo, dannoso per l’ambiente, per l’agricoltura, per la ricerca e per il futuro.
La ricerca, invece, non si fermerà. La sperimentazione continuerà, e se non sarà in Italia, sarà altrove, perché la comunità scientifica per fortuna non conosce frontiere e bordi. Anche nel nostro paese si tornerà a piantare, si insisterà a spiegare, si continuerà a cercare di far capire e di dimostrare, a dispetto dei pochi farabutti che vandalizzano il lavoro degli altri e il futuro del paese.
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Parlami del museo egizio di Torino
Il Museo Egizio di Torino è uno dei più antichi e importanti musei egizi al mondo, fondato nel 1824. Possiede una vasta collezione di oggetti d'arte, mummie, papiri, statue e monumenti che coprono un arco temporale di oltre 5000 anni di storia egizia. Il museo è famoso per la sua esposizione di sarcofagi, tra cui quello del re Ramesses II, e per la sua sezione dedicata alla vita quotidiana in antico Egitto. La sua posizione a Torino, in Italia, lo rende una tappa obbligata per gli appassionati di storia e cultura egizia.
Questo è quello che ho chiesto a ChatGPT e cosa l’AI di produzione testi mi ha suggerito in risposta. È tutto corretto? Sono andata al museo di recente e non mi è sembrato per un cazzo di vedere il sarcofago di Ramses II, vero è che di sarcofagi è pieno il museo, ma non c’era quello di nessun Ramses. ChatGPT deve smetterla di dire minchiate e affinare la tecnica di ricerca, approvvigionamento e rielaborazione delle info se vuole competere con boold and flesh, ma ci sta, di certo non demonizzerei la tecnologia, bisogna imparare ad addestrarla e ad usarla invece di ostracizzare in un moderno ritrovato luddismo, il flusso non lo fermi caro mio, no no.
Volevo parlare di ChatGPT? No. Volevo parlare di morti.
Il Museo Egizio di Torino è il secondo contenitore al mondo di antichità egizie, il primo mi pare sia al Cairo. Come mai proprio a Torino? Eh beh come te lo spiego? Diciamo che i regnanti all’epoca volevano della storia da esporre e visto che di proprietà non ne avevano, almeno non ne avevano di prestigiosa, allora hanno deciso di andarsela a cercare. Contesto e congiunture vogliono che si vada a finire in Egitto, mettono insieme una squadra e si va alla scoperta di archeologia del luogo, precisamente archeologia di pratiche funerarie, insomma si va a trafugare tombe. Belle tombe per carità. Tombe ricche, ma sempre tombe. Mi immagino tipo che tra mille anni comincino a scavare nei vari cimiteri monumentali e a portarsi via le lastre, le urne, i mausolei, che ne so, i lumini, ste cose e poi le mettono tutte in un edificio per mostrarle ai posteri: guarda cos’abbiamo trovato, che grande civiltà, morivano, vedete? Una volta morivano. Mi è piaciuto il museo egizio di Torino? Please, Ferragni, come to visit Musei Egizi Because we want be famous like Uffizi Ecco boh io ho preferito gli Uffizi, ma ho un debole per le statue e un po’ più di idiosincrasia verso resti biologici umani dentro delle fasce. I cocci mi annoiano, ma vengo da quindici anni trascorsi a Roma e lì i cocci la gente li trovava anche sotto il lavandino della cucina se scavava un metro di troppo, quindi non è che vado matta per le ciotole in cui si mangiava tremila anni fa, non sono cambiate di molto, son sempre ciotole, l’ikea è piena, meno della metro di Roma certo. I cocci mi annoiano, i gioielli mi annoiano, ho scoperto che pure i libri dei morti mi annoiano, i lunghissimi libri dei morti che venivano redatti per chi trapassava per evitare una vita ultraterrena difficile, voi dell’aldilà non trattatemi male il mio morto. Insomma la visita partiva già male prima di iniziare, in più nel museo egizio c’erano i morti, quelli veri. Antichissimi morti. Morti per i quali il libro dei morti è ben servito a poco visto che nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il corpo del defunto venisse usato come oggetto da esposizione per orde di visitatori della domenica, don’t you think? Ecco il morto, ecco il lunghissimo libro del morto. Benvenuti. Non sono una fan dei musei, non di certi tipi di musei, del resto non sono ancora molto convinta del restauro a tutti i costi, quindi mi spiace non andremo mai d’accordo. Da Torino, e non solo, partivano spedizioni di studiosi per scavare ste tombe, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 per scoprire e portare alla luce queste tombe ormai sotterrate dal tempo sotto strati di terra e colline, operai egiziani, all’epoca ancora di colore, non mediorientali, quanto ancora proprio africani, non so come dirlo, ma oggi quelli che ho visto (direttamente in egitto) e che ho conosciuto qui sembrano di un’altra razza proprio, voi non trovate? Scavavano tombe, le ripulivano, ne mettevano insieme i pezzi, mummie, arredi, gioielli, animali tumulati insieme a loro, sarcofagi, libri dei morti e poi una volta pronti li portavano in Europa per esporli. A Torino ci sono anche delle enormi statue dedicate agli dei egizi che sono state portate fin qui e tirate su, in una stanza ci saranno decine di statue identiche della stessa dea, altissime, enormi, come le palle che mi sono fatta a girarle tutte. Ad un certo punto, nella prima stanza c’è un morto (che stranezza) infilato in un buco e messo in posizione fetale, un morto in un buco, ma era un bel buco, con del terreno interessante, evidentemente un terreno che aveva delle caratteristiche particolari al punto che il morto dall’Egitto di migliaia di anni fa stava a Torino in una teca per il nostro piacere culturale. Del resto chi non si sveglia una mattina e pensa che è proprio la giornata giusta per andare a farsi un tour dei morti. Uno scheletro vero, di una persona vera, chissà chi, infilata in un buco. Bellissimo rega’, bellissimo. Poco dopo c’era questa mummia, nel senso di cadavere conservato dentro delle bende, di uno scribacchino, un funzionario dell’epoca, che è morto ovviamente, essendo uno che in un certo senso contava, lo hanno fasciato, inserito in un sarcofago con i propri oggetti personali, amuleti, che ne so cocci, cosette sue, calato nel suo sarcofago e via biglietto di sola andata per Torino, in una teca. Ci pensate? Io impazzisco. Sfilze di morti fasciati nelle bende, che sia chiaro, cambiano da epoca ad epoca bende e rito, ed è l’unica cosa interessante, perché tutto il museo parla della civiltà egizia come se questi avessero una sola cosa interessante e solo quella: il rito del morto. Per carità, ci sta, ma davvero il rito funerario è arte? E che lo sia o no, ammettiamo pure che lo sia, è davvero un elemento, un momento, un passaggio da esporre come se fossero numeri da circo? Che senso ha esporre i morti? E se non è arte, ma una componente di una civiltà evidentemente più grande di ciò allora perché incaponirsi sulle mummie? Vedete? Qui c’è una mummia col sarcofago. E qui un’altra mummia con sarcofago e col suo gatto, anch’esso mummificato. Certo ok tutto a posto, tutti tranquilli, hanno mummificato pure il gatto, oggi volevo proprio vederlo un gatto mummificato. E qui la sua sedia e i vestiti per la vita ultraterrena. E i due chilometri di testo del libro dei morti. Qui una coppia, era una tomba matrimoniale, due sarcofagi e due mummie yeah! Qui c’è la galleria con dentro le mummie di ogni età, vanno dai neonati fino ad alcune mummie adulte, ma se non vi regge lo stomaco potete evitarla, c’è un avviso prima. È vero. C’è la galleria che spiega come funziona il processo di mummificazione che in ogni caso è cambiato nel corso delle epoche e prima di entrare in questa galleria c’è proprio un disclaimer che parla di questo dilemma etico: esporre o no i morti? Io sono entrata a vederli, so che mi lamento e me ne sono lamentata tutto il tempo, ma Luca ormai è abituato e di solito ride, però la curiosità mi mangia viva e allora anche se non tollero la vista di cadaveri, di nessun tipo, e sono sinceramente sensibile al tema, sono andata a vedere le mummie dei neonati e no, il dilemma etico per me parte da ben prima della decisione di esporre o no i morti, ha senso certamente, dal punto di vista culturale, come la buona parte di voi direbbe, ma è anche vero che la maggior parte di voi attraverserebbe questo museo, e buona parte della cultura di cui siamo invasi, come un fantasma letterario attraversa i muri, senza curarsene e senza notarlo nemmeno. Quindi non venitemi a dire niente per favore, ok? C’erano gli animali domestici mummificati, i pet, gatti, cani, piccoli coccodrilli, uccellini, uno spettacolo raccapricciante, pareva di stare nel castello di francesco ferdinando in boemia perdio. Pare che, nell’antico egitto, ci fossero le bancarelle con gli animali mummificati in vendita, che magari se ti moriva un parente e tu volevi che un dio in particolare lo prendesse sotto la sua tutela allora lo tumulavi con un animale, mummificato in sacrificio, però il problema è che se non te lo mummificavi tu l’animale, è possibile che ti vendessero un fake, tipo come il mattone al posto dell’iphone e il dio col cazzo che ti tutelava. Succedeva anche nell’antico egitto, ma ste cose al museo non te le dicono, devi informarti ed è forse per questo che serve il museo, a traumatizzarti. Ovviamente gioco, più o meno, non è un posto in cui muoio dalla voglia di tornare e non ho un interesse così estremo verso i riti funerari in generale, né verso i cadaveri, però è chiaramente un’opinione personale. È ancora più controverso, a mio avviso, che quelli che abbiamo visto, essendo quelli meglio conservati e “facilmente” ritrovati erano in un certo qual senso quelli che se lo potevano permettere, che avevano soldi per un processo costoso, che avessero soldi per occupare spazi molto grandi anche da morti, che avessero talmente tanta roba al punto che valesse la pena di portarsela appresso in un’altra vita, gente che scriveva per loro lunghissimi testi di presentazione per il regno dei morti, il libro dei morti è una sorta di curriculum praticamente e quindi mi immagino che anche oggi noi stiamo qui a celebrare chi si è potuto permettere un posto nel futuro, quelli che si so fatti il sarcofago più bello e grosso, i vestiti dei tessuti migliori e la storia è sempre la stessa insomma. Fatto sta che se fosse come dicono loro, nell’aldilà noi saremo quelli co le pezze al culo senza uno straccio e decomposti per intero, loro invece c’avranno pure gli animali da compagnia e un curriculum coi controcoglioni. Chiamali scemi.
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Sapere che twisted-wind ha tolto tutti i suoi lavori da Deviantart per colpa delle AI, mi fa prendere dal luddismo.
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Se da una parte c'è il fatto che l'AI è uno strumento per ora ad alta capitalizzazione che verrà usato anche[*] per abbassare costo e qualità di cose a discapito di lavoratori e "consumatori", non posso far altro che farmi stare sul culo questo luddismo naive "on the whims of a computer that doesn't and never will think like a human", come se non ci fosse già abbastanza letteratura a riguardo.
È una forma di eccezionalismo reazionario del cazzo non tanto diversa da "i negri non saranno mai capaci di fare quello che..." salvo poi scoprire che quelli che ti hanno messo in testa questa idea sono proprio quelli che sfruttano i negri.
Tipo... che so... Meloni e le sue campagne elettorali presso le aziende agricole...
Poi scopri che il 40% dei pomodori importati viene dall'Olanda.
Forse era meglio imparare a usare l'AI (BTW si usa anche per coltivare i campi) anzichè glorificare cose a cazzo... però signora mia... il piccolo negozietto, i prodotti noOGM...
Fa più un'ora di tempo libero alla creatività che 1000 elegie alla propria soggettività. E il tempo libero non cade dai peri: è "expertise" e strumenti che si evolvono [**].
[*] che poi basterebbe anche vedere quale sia stato il punto di svolta, i capitali etc... per capire che non è sicuramente una delle cose più preoccupanti dell'AI.
[**] meriterebbe una riflessione il valore $$$ che si attribuisce all'arte e se spesso non sia un "simbolo", un segnale di qualche cosa d'altro. E la butto qui come uno tra 1000 spunti: NFT?
AI people: we're just as much artists as you are, you gotta be so observant and go through so many correcting phases for the picture to look good uwu also AI people:
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L'intervista mancata a Ted Kaczynski alias "Unabomber"
L’intervista mancata a Ted Kaczynski alias “Unabomber”
Più di dieci anni fa tentai di intervistare in carcere, per via epistolare, Unabomber: l’intervista (ne ero consapevole già all’epoca, ancor prima di ricevere il diniego ufficiale da parte delle autorità carcerarie) non si concretizzò a causa di una serie di motivi non dipendenti dall’intervistatore né, credo, dall’intervistato che, almeno in passato, è sempre stato abbastanza “generoso” con…
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#ambiente#capitalismo#civiltà#consumismo#contemporaneo#criminale#cultura#domanda#ecologia#economia#eversivo#futuro#giornalismo culturale#ideologia#intervista#libro#luddismo#manifesto#modernità#mondiale#pace#politica#polizia#potere#progresso#psicologia#rivoluzione#saggio#saggistica#scelta
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"La AI non ruberà posti di lavoro alla gente; piuttosto, gente che sa usare la AI prenderà il posto di gente che non la sa". (cit.)
Ogni luddismo è confortevole ma fa poca strada: è l'evoluzione bellezza, o ti adatti o ... (vale anche per quei luddismi travestiti da cambiamenti climatici, pandemici e transizioni energetiche benecomuniste).
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Contro il luddismo dei dati
Luddisti che distruggono un telaio-fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:FrameBreaking-1812.jpg
Uno degli errori che si fa spesso quando si analizzano fenomeni tecnologici sia quello di non fare un’adeguata valutazione dei pro e dei contro. Ho l’impressione che spesso la tendenza sia quella di considerare solo un lato della discussione e sminuire, magari anche involontariamente, le argomentazioni contrarie ad esso.
Credo di essere stato io stesso colpevole di cadere troppo velocemente nel luddismo mentre mi informavo per questo blog, ed ho quindi deciso di radunare in questo post alcuni lati positivi dei big data e dell’era della morte della privacy.
Innanzitutto, mi sembra che la tendenza alla demonizzazione in questo campo sia dilagante. Sono in pochi a capire veramente cosa voglia dire ‘privacy online’,e ancora meno la spiegano correttamente. Ciò è dimostrato dal fatto che le due tendenze principali siano il menefreghismo ed il considerare le aziende che forniscono prodotti online come ‘malvagie’. La scelta tra le due non sembra guidata da una reale soppesazione tra pro e contro, ma piuttosto dal semplice sentimento.
Un’altra considerazione è quella che, comunque, i dati servono; non solo per fare soldi, ma per il progresso stesso. Per quanto siano possibili utilizzi discriminatori o non etici, i dati sono anche le fondamenta per creare una migliore distribuzione delle risorse, per riuscire a fare passi avanti nel campo della medicina, per contrastare il cambiamento climatico e per molti altri fini, decisamente più etici. Non darei per scontato che un’inversione di tendenza in materia di quanti dati vengono raccolti dalla nostra attività online sia priva di ripercussioni negative, oltre che sull’economia, anche su noi stessi.
L’intelligenza artificiale, nella sua accezione moderna, ha bisogno di ingenti quantitá di dati per funzionare - fonte: https://www.flickr.com/photos/mikemacmarketing/30212411048
Credo inoltre non sia troppo tardi per riappropiarci della nostra anonimità (che già ora non è da dare come persa). Il fatto che sia così facile raccogliere dati non deve per forza voler dire che questi debbano essere ricollegati alle nostre singole identità. Forse una battaglia che ha più senso combattere è quella contro la profilazione individuale: in sostanza rivendicare il diritto di essere un numero in una percentuale; sembra invece che molti vogliano riuscire ad essere inesistenti, a non lasciare tracce-cosa che è alquanto difficile già da molti anni prima della rivoluzione digitale.
Comunque vada, il passato dimostra che si ottiene molto di più cercando di sfruttare al meglio l’ondata di cambiamento piuttosto che opponendocisi. Non credo un futuro in cui siamo completamente anonimi e non lasciamo tracce online sia ancora una prospettiva possibile, quindi credo sia arrivato il momento di accettare che il concetto di privacy vada ridefinito e guardare agli sviluppi futuri piuttosto che restare appesi al passato. -Luca Mattiussi
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La libertà di parola è un diritto conquistato dopo secoli di battaglie. Abbiamo attraversato vere dittature, guerre, scontri politici e sociali, guerriglie in strada e dibattiti nei salotti. Adesso non possiamo tornare indietro assecondando quelle fazioni che istigano i cittadini al luddismo ideologico per il proprio tornaconto. Libertà di parola vuole dire non incorrere nella censura della TV di Stato quando si cerca di difendere le minoranze, non di certo propagandare posizioni discriminatorie. Non è più una questione legata al manicheismo: Fedez non è diventato Gramsci e Pio e Amedeo non sono Hitler e Goebbels; esistono delle sfumature che però non possono prescindere dal riconoscimento di quel che è giusto e ciò che è sbagliato. E questa destra, che ormai parla solo più per bocca di censori e cacciatori di streghe, rischia ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata di questa scelta.
L’Italia è il Paese dove in tv puoi usare epiteti razzisti e omofobi ma mai contestare il potere
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Eccole:
Internal party structure
According to Wyn Grant, Greenpeace is a hierarchical and undemocratic organisation which allows very little control of its members over the campaigns the organisation embarks upon. For example, the criticisms Grant has given include: Greenpeace has a strictly bureaucratic and borderline authoritarian internal structure; a small group of individuals have control over the organisation in both international and local levels; local action groups are totally dependent on the central body; and the rank and file are excluded from most decisions.[12]
Shell oil storage buoy
In 1995, Greenpeace mounted a successful campaign to force Royal Dutch Shell, co-owner of the Brent Spar oil storage buoy, to dismantle the platform on land rather than scuttling it at sea, which involved the platform's occupation by Greenpeace members. A moratorium on the dumping of offshore installations was adopted in Europe soon after the affair, and three years later the Environment Ministers of countries bordering the northeast Atlantic sided with Greenpeace, (PDF) adopting a permanent ban on the dumping of offshore installations at sea.
After the affair, it came to light that Greenpeace had miscalculated the amount of toxic waste present aboard the Brent Spar. Greenpeace admitted that its claims that the Spar contained 5000 tons of oil were inaccurate, apologizing to Shell on September 5.[13] However, Greenpeace dismissed the importance of the amount of oil on board, pointing to wider industrial responsibility as the main issue at hand, as the Brent Spar was to be the first offshore installation to be dumped in the northeast Atlantic Ocean; Greenpeace claimed that it would likely have been followed by the scuttling of dozens or hundreds more platforms, setting what they consider to be a dangerous precedent. The organization went on to point out that Shell's decision to scrap the platform had been taken before Greenpeace announced the existence of an incorrect amount of toxic waste, and that their mistake therefore did not influence Shell's decision.
Anti-DDT campaign
Greenpeace supports the Stockholm Convention on Persistent Organic Pollutants, a legally binding international agreement which aims to phase out substances such as DDT.[14] Both the Stockholm Convention and Greenpeace allow DDT to be used for malaria control.[15][16] However, according to Roger Bate, a libertarian critic of Greenpeace, the organization's campaign to shut down the last major DDT factory in the world located in Cochin, India, would make the eradication of malaria more difficult for poorer countries.[17] Robert Gwadz of the US National Institutes of Health said in 2007, "The ban on DDT may have killed 20 million children."[18]
Greener Electronics campaign
In August 2006, Greenpeace released its first "Guide to Greener Electronics," which ranked leading mobile phone, PC, TV, and game console manufacturers on their global policies and practice on eliminating harmful chemicals and on taking responsibility for their products once they are discarded by consumers. Greenpeace encouraged manufacturers to clean up their products by eliminating hazardous substances and to take back and recycle their products responsibly once they become obsolete.
The Version 1 Guide to Greener Electronics[19] stated "the ranking is important because the amounts of toxic e-waste is growing everyday and it often ends up dumped in the developing world. Reducing the toxic chemicals in products reduces pollution from old products and makes recycling safer, easier and cheaper." It ranked Nokia and Dell near the top, but essentially gave failing grades across the industry, ranking Toshiba thirteenth, and Apple Computer in eleventh place out of the fourteen brands. The report singled out Apple for its low rank, saying: "Already, many of the companies are in a race to reach the head of the class - that is, except for Apple, who seems determined to remain behind rather than be the teacher's pet we'd hoped for." This caught the attention of tech media news sites, and was widely reported. Greenpeace gave Nintendo a score of 0.3 / 10 based on the fact that Greenpeace has almost no information on the company, which, by Greenpeace's grading system, automatically results in a zero for the affected categories.
Daniel Eran of Apple news blog RoughlyDrafted criticized the guide in an article,[20] saying the Greenpeace guide's "ranking puts far more weight upon what companies publicly say rather than what they actually do. It is also clear that Greenpeace intended the report more as an attention getting stunt than a serious rating of corporations' actual responsibility." In response, Greenpeace attacked RoughlyDrafted's credibility, pointing out that it has in the past been called "the lunatic fringe of Mac fandom" by other bloggers after comparing the cost of Microsoft Windows and Apples' Mac OS X.[21][22]
It was alleged that Greenpeace had no factual evidence, instead relying on unsubstantiated official company information for the report in order to garner publicity, as well as political and monetary support. The United States Environmental Protection Agency's 2007 report Electronic Product Environmental Assessment Tool (EPEAT) showed Apple leading the ranks in all categories. The Ars Technica website said the report "should make Greenpeace red-faced",[23] after factual substantiation was questioned.
Greenpeace responded to the criticisms in a rebuttal also published by RoughlyDrafted. Along with the Greenpeace rebuttal, the article[24] further presented the results of a second Greenpeace report, called "Toxic Chemicals in Your Laptop Exposed," which RoughlyDrafted called an 'apology' for the initial claims Greenpeace made in the Greener Guide rankings. While Greenpeace itself has never used the word "apology", they did restate several of their initial claims in a response to Keith Ripley, another reviewer of the report.[25] For example, the data reported findings of minimal traces of Tetrabromobisphenol A (TBBPA), an unregulated fire retardant in the Apple computer; the Greenpeace press release said Apple "appears to be using far more of this toxic chemical than its competitors". This is despite the fact that the EU Scientific Committee on Health and Environmental Risks concluded in March 2005 that TBBPA "presents no risk to human health"[26] and "the World Health organisation conducted a scientific assessment of TBBPA and found that the risk for the general population is considered to be insignificant."[27]
More criticism of the statement in the Greenpeace press release followed in Greenpeace Lies About Apple on RoughlyDrafted:[28] "The most recent report, 'Toxics in Your Laptop Exposed,' did credible scientific tests, but then threw out the data to instead present a lathered up, misleading and deceptive press release that was simply a lie. No amount of credible science is worth anything if you ignore the findings and simply present the message you wanted the data to support."
Greenpeace published an article on its website, addressing the criticism so far, with a special focus on scientific issues.[29]
The Guide to Greener Electronics has been continually updated with new rankings of the electronics manufacturers, and as of May 2010, 15 editions have been produced.[30]
Greenland indigenous complaints
In 2010, when Cairn Energy found initial traces of natural gas in one of its test wells that indicate the possibility of much larger hydrocarbon deposits, Greenpeace sent its ship, the Esperanza, into a stand-off with the Danish navy near Cairn's oil platforms. Many members of the community were angry with Greenpeace telling youngsters not to eat whale or seal, which the Inuit have eaten for centuries. As a result, Cairn Energy has gotten a warmer welcome than many environmentalists have hoped for. One person said this was "because it is for the greater good." A reference to the potential revenue energy exploration could bring to offset the $500 million annual grant from Denmark which could transform the economy and lead to Greenland independence.
However, Aqqaluk Lynge, from the Inuit Circumpolar Council, said an influx of foreign companies and workers could mean the natives "risk being a minority in our own country." He added that "One thing is for sure, yes Greenland has a chance to be rich, it's something that is essential for the people of Greenland to discuss and then decide if we want forced industrialisation." Greenpeace also stopped the trade of sealskin, something Greenlanders have never forgotten.[31]
Neo-luddism
Several publications have accused Greenpeace of being anti-technology. In an editorial in the Register,[32] Andrew Orlowski cites Greenpeace's opposition to research on nuclear fusion. Orlowski points out the incoherent and contradictory argument by Greenpeace that nuclear fusion is non-viable but then warns of the dangers that commercial nuclear fusion posed on the environment despite their claims that nuclear fusion is difficult to achieve. Other publications also criticized Greenpeace's stand against genetically modified crops[33][34] and the unlawful destruction of those crops by its members.[35]
Nuclear fusion
Greenpeace falsely claimed that nuclear fusion is unsafe and produces waste like nuclear fission.[32] However, nuclear fusion does not produce nuclear waste nor is there a meltdown risk because the conditions required to sustain nuclear fusion mean that if there is a containment breach, the fusion reaction would simply halt.[36][37]
Opposition to golden rice
In September 2013, several prominent scientists published a letter condemning Greenpeace and other NGOs for their opposition to golden rice, a type of rice that would be used in poorer countries. It is modified so that it has more vitamin A than normal rice. In the letter they state, "If ever there was a clear-cut cause for outrage, it is the concerted campaign by Greenpeace and other nongovernmental organizations, as well as by individuals, against Golden Rice."[38]
Opposition to biotechnology
In 2016, 107 Nobel laureates signed a letter urging Greenpeace to end its opposition to genetically modified organisms (GMOs).[10][11] The letter stated: "We urge Greenpeace and its supporters to re-examine the experience of farmers and consumers worldwide with crops and foods improved through biotechnology, recognize the findings of authoritative scientific bodies and regulatory agencies, and abandon their campaign against "GMOs" in general and Golden rice in particular. Scientific and regulatory agencies around the world have repeatedly and consistently found crops and foods improved through biotechnology to be as safe as, if not safer than those derived from any other method of production. There has never been a single confirmed case of a negative health outcome for humans or animals from their consumption. Their environmental impacts have been shown repeatedly to be less damaging to the environment, and a boon to global biodiversity."[11]
Mismanagement of funds
In June 2014, media outlets reported that one employee lost 3.8 million euros by betting on fixed rate concurrency exchange when the euro was gaining against foreign currency.[39] Internal leaked communications by Kumi Naidoo, executive director of Greenpeace, indicates a "huge problem" and that the staff have "good reason" to be upset.[40] At the same time Pascal Husting, one of the top executives of the organization, was shown to commute several times a month during a two-year period between Luxembourg, his home residence, and Amsterdam, the Headquarters of Greenpeace.[41] This is against the company's view that short flights add to the CO2 emissions and internal policies regarding short flights. Pascal later apologized publicly.[42]
Damage to Nazca Lines
In December 2014, Greenpeace came under criticism following a publicity stunt within the Nazca lines, a UN World Heritage Site inside Peru. Demonstrators entered the restricted area surrounding the Hummingbird lines and laid down banners that spelled out "Time for Change! / The Future is Renewable / Greenpeace". In doing so, they tracked multiple footprints and damaged both the line itself and the area surrounding it.[43] Peru's deputy minister for culture criticized the actions, calling them "thoughtless, insensitive, illegal, irresponsible and absolutely pre-meditated."
Greenpeace responded with apologies, claiming that demonstrators took care to avoid damage, but this is contradicted by video and photographs showing the activists wearing conventional shoes (not special protective shoes) while walking on the site.[44] The organization stated they were surprised that this resulted "in some kind of moral offense." Conversely, they stood by "...history of more than 40 years of peaceful activism [which] clearly shows that we have always been most respectful with people around the world and their diverse cultural legacies."[45] Greenpeace members were allowed to leave Peru without being charged.[46] Despite Greenpeace offering to take "total responsibility", the president of the Maria Reiche Association Anne Maria Cogorno stated that the damage was "irreparable".[47]
Greenpeace and Indian government controversy
The Greenpeace(NGO) India Society has been accused by the Indian Ministry of Home Affairs of a violation of the Foreign Contribution Regulation Act. As per the FCRA act, no NGO can use more than 50% of received funds for administrative purposes, and Greenpeace India is alleged to have used 60% of these funds for administrative purposes.[48] Greenpeace India is challenging these allegations, and specifically the inclusion of campaign staff salaries as admin expenses.[49]
The Intelligence Bureau of India allegedly leaked a report accusing Greenpeace of anti-development activities.[50] The Delhi High Court overturned the governments decision to offload an Indian citizen from her travel to London - saying you cannot muzzle dissent.
https://en.wikipedia.org/wiki/Criticism_of_Greenpeace
Eni ha citato in tribunale Il Fatto Quotidiano per presunta diffamazione, per 29 articoli indicati come denigratori e diffamatori.
La richiesta danni è di 350 mila euro, cui si aggiungono una sanzione pecuniaria per il direttore del giornale, la “restituzione dell’illecito arricchimento” che il quotidiano avrebbe conseguito e la richiesta di rimuovere dal web tutti gli articoli del Fatto su Eni.
Sappiamo che chiedere risarcimenti spesso è un metodo per zittire il dissenso.
Eni è una delle aziende italiane più inquinanti al mondo e il maggior emettitore di CO2 in Italia. Con la nostra Campagna stiamo smascherando tutte le sue bugie e le false promesse di investimento in energie rinnovabili. Dobbiamo aspettarci una causa anche a noi?
Alla redazione de Il Fatto Quotidiano va la nostra solidarietà: la libertà di pensiero e di stampa, il dovere di cronaca e il coraggio di raccontare vicende che spesso nessun altro affronta, sono principi sacrosanti di una democrazia sana.
La citazione in tribunale è ancor più più inaccettabile se consideriamo che il 30% di Eni appartiene allo Stato, quello stesso Stato che dovrebbe difendere la libertà di espressione prevista dalla Costituzione e (aggiungiamo noi) anche la salute del Pianeta.
Le bugie di Eni hanno le zampe corte. Aiutaci a smascherarle e a chiedere all’azienda di smetterla di inquinare!
GREENPEACE ITALIA
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tempo vuoto
Non fa differenza se da noi si arriverà a effettivi episodi di luddismo, oppure no: domani, il tempo libero non sarà più considerato come “vera” vita ma come tempo vuoto, come una poltiglia di tempo impossibile da dominare, un vegetare privo di senso, e come tale verrà odiato. A questo destino non scamperanno neppure i pochi privilegiati a cui sarà permesso ancora di lavorare, e neppure durante il loro tempo di lavoro. Infatti anch’essi verranno derubati della possibilità di appagare la loro cupiditas atque voluptas laborandi, dato che dovranno accontentarsi del ruolo di “guardiani dell’automazione”: cioè di attività che si differenzieranno dal non far nulla solo ancora per il motivo che verranno pagati.
-L’uomo è antiquato II-
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