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La Rinascita del Turismo in Italia: Nuove Tendenze e Attrazioni
L’Italia, terra nota per la sua storia ricca e affascinante, continua a essere una delle mete preferite per il suo paesaggio mozzafiato e la vivace cultura. Tuttavia, negli ultimi anni il modo di viaggiare in Italia è cambiato, influenzato da nuove tendenze, una crescente consapevolezza ambientale e avanzamenti tecnologici. In questa pagina esploriamo le ultime novità nel turismo in Italia e vediamo come il paese stia adattando il suo fascino iconico per soddisfare le esigenze dei viaggiatori moderni, mantenendo intatto il suo status di destinazione imperdibile. Approfondimenti aggiornati e dettagliati su questi temi sono disponibili su stradenuove.net.
L’ascesa del Turismo Sostenibile in Italia
La sostenibilità è diventata un tema centrale nelle notizie sul turismo in Italia, poiché il paese cerca di bilanciare il numero elevato di visitatori con la necessità di preservare l’ambiente e la cultura locali. Città storiche come Venezia, Roma e Firenze stanno adottando misure per limitare il sovraffollamento e proteggere i loro ecosistemi delicati e i loro monumenti culturali. L’impegno dell’Italia per un turismo sostenibile comprende la promozione di destinazioni meno conosciute, il supporto a strutture ricettive eco-compatibili e l’incoraggiamento all’uso di mezzi di trasporto pubblici o biciclette. stradenuove.net offre articoli su questi argomenti, proponendo itinerari alternativi per chi vuole scoprire le bellezze meno esplorate del Paese e contribuire a un turismo responsabile.
Innovazioni Tecnologiche per Migliorare l’Esperienza dei Turisti
La tecnologia sta giocando un ruolo sempre più importante nel turismo in Italia, rendendo i viaggi più semplici e accessibili. Sono diventati sempre più diffusi i sistemi di biglietteria digitale per i musei, le piattaforme online per prenotare visite guidate e le esperienze virtuali di alcuni siti turistici. Ad esempio, molti luoghi iconici ora offrono tour virtuali, che consentono ai visitatori di esplorare le località prima dell’arrivo, agevolando la pianificazione e contribuendo a ridurre il sovraffollamento. Queste trasformazioni digitali evidenziano l’approccio adattivo dell’Italia, che la mantiene all’avanguardia nel settore turistico e capace di soddisfare un pubblico globale desideroso di esperienze comode e innovative. Su stradenuove.net puoi trovare notizie aggiornate sulle innovazioni tecnologiche e i cambiamenti che stanno trasformando il modo di viaggiare in Italia.
Focus sul Turismo Enogastronomico
Le tradizioni culinarie italiane e i suoi celebri vini continuano ad attrarre milioni di visitatori ogni anno, e questo trend si sta espandendo con tour enogastronomici sempre più organizzati. Regioni come la Toscana, l’Emilia-Romagna e il Piemonte offrono esperienze immersive che celebrano la gastronomia e la viticoltura italiane. I turisti sono sempre più interessati a interazioni personali, come visite guidate ai vigneti con esperti del settore vinicolo o corsi di cucina tenuti da chef locali. Questo crescente interesse non solo arricchisce l’esperienza del visitatore, ma favorisce anche lo scambio culturale e la valorizzazione del patrimonio italiano, contribuendo a consolidare il ruolo dell’Italia come punto di riferimento per il turismo enogastronomico. Su stradenuove.net sono disponibili numerosi articoli che esplorano queste esperienze culinarie autentiche e uniche in Italia.
Preservare il Patrimonio Culturale dell’Italia di fronte alla Crescita del Turismo
Con l’aumento dei flussi turistici, l’Italia sta adottando misure concrete per proteggere il suo patrimonio artistico e architettonico. Le politiche turistiche del paese mirano a mantenere l’autenticità e la bellezza dei suoi siti storici. Il governo italiano, insieme all’UNESCO, ha aumentato i finanziamenti e messo in atto iniziative di conservazione, in particolare nelle città con un alto afflusso turistico. Questo impegno per la conservazione consente alle attrazioni senza tempo dell’Italia di continuare a prosperare senza comprometterne l’integrità, garantendo che anche le generazioni future possano goderne.
La combinazione di iniziative sostenibili, innovazioni tecnologiche e conservazione culturale ha posizionato l’Italia come una destinazione turistica all’avanguardia. Viaggiatori da tutto il mondo seguono con interesse le notizie sul turismo in Italia per scoprire questi nuovi approcci che pongono l’accento sia sull’esperienza del visitatore sia sulla tutela del patrimonio. stradenuove.net segue da vicino questi sviluppi e offre contenuti approfonditi per chi desidera rimanere informato sulle ultime tendenze del turismo italiano. L’approccio dell’Italia non solo attrae il viaggiatore moderno, ma assicura anche che i suoi tesori rimangano accessibili e protetti. Per chi sta pianificando un viaggio, non c’è momento migliore per esplorare l’Italia e lasciarsi conquistare dal suo turismo in continua evoluzione. Scopri di più su stradenuove.net, dove troverai approfondimenti sulle ultime tendenze di viaggio e novità riguardanti l’industria turistica dinamica del paese. Questo equilibrio permette all’Italia di continuare a incantare i turisti, rispettando al contempo la sua storia e il suo futuro vibrante, rendendola una meta imperdibile per molti anni a venire.
Per maggiori informazioni:-
Notizie sul turismo in Italia
Notizie turismo Italia
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Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla”: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam https://ift.tt/2Ju71Y4 Dove vanno in vacanza gli italiani quest’estate Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla”: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam Secondo i dati dell’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, che rappresenta i tour operator italiani, sono aumentati fino al 10% coloro che si sono rivolti a un’agenzia.
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Riceviamo e pubblichiamo il documento di presentazione del neonato Collettivo Resistenze Ambientali di Padova.
Il sonno della ragione genera mostri. Il neo liberismo crea eco-mostri. Cacciamoli, riprendiamoci la nostra terra e i beni comuni.
Qualsiasi cittadino normale, aprendo i giornali locali nella nostra regione, non può non farsi andare di traverso la classica brioche e cappuccino leggendo le notizie relative alla devastazione ambientale ed ai rischi per la salute diffusi in ogni territorio. Fiumi e falde acquifere inquinate da sostanze altamente tossiche, cause accertate di tumori in progressivo, inesorabile aumento, secondo dati ufficiali degli stessi ministeri e centri di ricerca nazionali; catena alimentare fortemente compromessa, poiché, come è ovvio, le acque inquinate irrigano campi e coltivazioni; discariche abusive e rifiuti tossici sparsi ovunque, alcune scoperte, molte nascoste; PM10 con valori ben sopra la norma in tutte le città del Veneto, tra cui Padova detiene un triste primato; politica delle grandi opere e consumo di suolo, nuovo eldorado per imprenditori senza scrupoli e speculatori di ogni risma.
Autostrade, tangenziali, bretelle di collegamento, alta velocità: tutto ciò mascherato dal mito del progresso, dello sviluppo illimitato delle “forze produttive”, del “just in time” come paradigma della mercificazione totale, dell’alienazione umana e distruzione degli ecosistemi naturali.
Per chi? Per che cosa? Lo sappiamo: la trasformazione dei terreni agricoli in terreni edificabili, inevitabile conseguenza di questa logica, ha l’unico scopo di far lievitare la rendita immobiliare e la speculazione edilizia, l’intreccio strutturale tra corruzione politica e business economico, lo sviluppo delle eco-mafie. Arricchimento di pochi, distruzione dei beni comuni e delle relazioni sociali, culturali, comunitarie nei territori...Lungo i tracciati delle grandi opere e delle vie di trasporto sorgono le cittadelle delle merci, ipermercati, colossi della distribuzione delle grandi catene alimentari transnazionali, le “fabbriche multinazionali del cibo” che determinano la nostra stessa vita fin dalle fondamenta.
Intorno, valanghe di cemento, posti anonimi, senza identità, “non luoghi”, spaesamento e sradicamento dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con il proprio territorio. Sono tutti aspetti collegati e riguardano le stesse “forme di vita”, il loro valore, la loro qualità: la salute, ciò che si mangia, la bellezza del paesaggio, il rapporto armonico con l’ambiente naturale di cui siamo parte, il benessere fisico e spirituale...cosi come nella visione del mondo dei nativi americani, che non a caso, come i Sioux del North Dakota, che con la loro lotta per la dignità e l’ambiente hanno fatto qualcosa dal basso per contrastare la distruzione della terra, e come molte altre comunità indigene nel mondo, hanno resistito per molto tempo ed ancora resistono ai falsi miti del “Progresso”.
Un “Progresso” che ha determinato l’uso smoderato di combustibili fossili e lo spreco delle risorse naturali, il consumo di suolo e la cementificazione della nostra Regione sono tra le cause che hanno portato all’aumento della frequenza e della violenza di fenomeni climatici estremi. “Il consumo di suolo e l'impermeabilizzazione delle superfici, oltre a rendere il territorio più vulnerabile dal punto di vista idraulico, favoriscono anche la formazione delle cosiddette “isole di calore urbano”, un aumento della temperatura dell'aria sopra le zone più cementificate che va ad alimentare proprio le trombe d’aria - si legge in un comunicato di Opzione Zero post trombe d'aria del 2015 -.
Insistere con le trivellazioni per estrarre petrolio, favorire la costruzione di nuove autostrade, dare via libera ad operazioni come Polo Logistico a Dogaletto o Veneto City significa riproporre politiche vecchie, inadeguate, e soprattutto irresponsabili” In poche parole come ci ricorda un “vecchio adagio” non è il clima che dobbiamo cambiare, ma il sistema.
I MOSTRI E GLI ECOMOSTRI
Imprese multinazionali, come la Meteni di Trissino, responsabile di un inquinamento delle falde acquifere che riguarda 250000 persone tra Vicenza, Verona, Padova: i suoi dirigenti, spalleggiati da qualche politico locale, arrivano a negare qualsiasi problema, nonostante dati ufficiali. Qualche “brillante” consulente dell’azienda, già a servizio dei Riva di Taranto, si spinge fino al punto di dire, in puro stile “negazionista”, che i tumori sono un prodotto degli stili di vita, e non frutto dei prodotti chimici tossici!
Le lobbies del cemento e del mattone, come i cementifici Zilio a Monselice, la società autostrade, il consorzio Venezia Nuova, l’alta velocità, ipermercati etc... un florilegio di patti, accordi, varianti urbanistiche, tra comuni, regione, imprese, banche, senza alcun controllo vincolante da parte delle popolazioni, alcun potere dal basso. Non siamo noi “paroni” a casa nostra, sono loro i padroni di casa nostra. I poteri forti e le oligarchie dominanti, oltre la democrazia formale, al di là delle appartenenze politiche. Sono loro che traggono enormi profitti e rendite dal saccheggio dei beni comuni: l’eliminazione dei vincoli ambientali non porta certo giovamento al piccolo proprietario di casa che vorrebbe allargare, magari di poco, il proprio spazio abitativo e chi è convinto di questo cade, purtroppo, nell’ennesima truffa!
Altro che modello Nord-Est, dunque, altro che “paroni a casa nostra”, come nell’ipocrita slogan leghista usato contro gli immigrati e i ceti emarginati! Ai veri padroni si accodano quasi tutte le amministrazioni e politiche territoriali, forti coi deboli e deboli con i forti, a partire dal governo regionale di Luca Zaia, democristiano doroteo travestito da leghista! Ma non solo, Zaia e suoi scagnozzi forzaitalioti e leghisti propagandano un idea di tutela del Veneto che guarda alle spinte autonomiste presenti nel tessuto produttivo di questo territorio.
Si fanno grandi propositori di referendum sull'autonomia o sulla lingua veneta ma nella realtà applicano il concetto del “project financing” per i nuovi ospedali (Santorso, Schiavonia, Mestre, il futuro ospedale di Padova), per la Pedemontana, utilizzando il modello MOSE (un grande buco nell'acqua!). per tutelare nella realtà sempre i soliti Chisso, Mantovani, Mazzacurati & Co.
A fronte del collasso del modello nord-est e della catastrofe ambientale, non solo non vengono presi provvedimenti efficaci (come per esempio la mancanza di prevenzione del dissesto idrogeologico: secondo dati ISPRA ben oltre 100mila padovani dei comuni della provincia sono a rischio alluvione!), con il solito, ridicolo giochetto dello scaricabarile e del triste palleggiamento di responsabilità con Roma, ma si pensa di applicare una sciagurata legge nazionale che prevede la riduzione dei parchi e delle aree protette...con conseguente apertura alla cementificazione ed al capitale estrattivo.
Vedi vicenda del parco Colli Euganei, ma in prospettiva anche tutti gli altri parchi regionali, dai Lessini, al parco Laguna nord e tanti altri. Anche le politiche delle singole amministrazioni comunali mirano a ridurre il verde pubblico, come a Padova con il sistematico taglio degli alberi per far posto ai parcheggi o ridurre i costi di manutenzione: sembrano tutti tanti piccoli Trump! La logica di questo assalto al territorio è quella di depredare e rendere la nostra terra un deserto che avanza! Scacciare i Mostri e gli Ecomostri: una necessità per difendere la nostra vita, un dovere etico!
Nelle nostre realtà territoriali si esprimono molti comitati e movimenti, ricordiamo la mobilitazione vincente nella bassa padovana contro il CSS, le iniziative molto partecipate a difesa del parco Colli Euganei, i mercati alimentari alternativi e a km 0, comitati grandi e piccoli che sorgono ovunque su problemi specifici, circuiti autogestiti per il benessere psico-fisico e lo sport, insomma un grande potenziale umano e soggettivo che, a livello locale e regionale, resiste e propone un altro mondo possibile e necessario contro la logica del profitto e della mercificazione di ogni forma di vita. La stessa logica del profitto che spesso viene applicata a una visione distorta della “green economy” che colonizza i territori con un utilizzo scorretto delle rinnovabili generando consumo di suolo e bypassando le comunità locali nei processi decisionali. Ma tutto ciò deve, rispetto all’emergenza territorio e per evitare la catastrofe, fare un salto di qualità, superare il “localismo” che spesso accompagna, anche inconsciamente, le lotte, iniziative, mobilitazioni.
E’ evidente che il punto di partenza è sempre “locale”, ovvero il luogo dove ognuno vive materialmente, ma questo è solo un punto di partenza che deve assumere carattere “espansivo”, un po’ come un’onda che si moltiplica, intrecciandosi con altre onde, creando una marea potente ed inarrestabile. D’altra parte, il territorio non è costituito da pezzi separati, ma è un organismo vivente e ciò che succede in qualsiasi punto si riverbera e porta i suoi effetti in tutti gli altri. E’ indispensabile creare un grande blocco popolare e sociale di resistenza ambientale, in grado di intervenire “orizzontalmente” su tutta la complessità delle problematiche, ma anche in alcuni momenti concentrare “verticalmente” la propria forza su obiettivi centrali e strategici.
Collettivo Resistenze Ambientali - Padova
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Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore, compositore e polistrumentista italiano.
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Tra i più grandi, influenti e innovativi cantanti italiani di sempre, è considerato una delle massime personalità nella storia dellamusica leggera italiana sia come compositore e interprete della propria musica, sia come compositore per altri artisti.[4][5][6] In tutta la sua carriera ha venduto oltre 25 milioni di dischi. La sua produzione ha impresso una svolta decisiva al pop/rock italiano: da un punto di vista strettamente musicale, Lucio Battisti ha personalizzato e innovato in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica.
Grazie al sodalizio artistico con Mogol, Battisti ha rilanciato temi ritenuti esauriti o difficilmente rinnovabili, quali il coinvolgimento sentimentale e i piccoli avvenimenti della vita quotidiana; ha saputo esplorare anche argomenti del tutto nuovi e inusuali, a volte controversi, spingendosi fino al limite della sperimentazione pura nel successivo periodo di collaborazione con Pasquale Panella.
Lucio Battisti, indimenticabile cantautore nasce a Poggio Bustone, paese di collina in provincia di Rieti, il 5 Marzo 1943. Come in tutte le cose che riguardano Battisti, uomo che è sempre stato gelosissimo della sua privacy, al punto da scomparire per anni dalla luce della ribalta, poco si sa della sua primissima infanzia: le rare testimonianze raccontano di un bambino tranquillo, abbastanza chiuso e con problemi di peso.
La famiglia, integrata dalla sorella Albarita, è del tipo piccolo-borghese che va per la maggiore nell’Italia di quegli anni: mamma casalinga e padre impiegato alle imposte di consumo. A Poggio Bustone comunque il cognome Battisti è molto diffuso, non a caso mamma Dea si chiamava Battisti anche da nubile. Nel 1947 la famiglia si trasferisce a Vasche di Castel Sant’Angelo vicino Rieti e tre anni più tardi a Roma; durante le varie vacanze estive la città natale rimarrà una meta fissa.
A fronte di questo vuoto informativo, a fatica colmato dai biografi, viene in soccorso una dichiarazione del cantautore stesso, rilasciata in un’intervista del dicembre 1970 per la rivista Sogno: “I capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina. Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, con un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti. Ho avuto un’infanzia normale, volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro, cinque anni. Poi però una volta, siccome parlavo in chiesa con un amico invece di seguire la funzione – io sono sempre stato un grosso chiacchierone – un prete ci ha dato uno schiaffo a testa. Magari dopo sono intervenuti altri elementi che mi hanno allontanato dalla chiesa, ma già con questo episodio avevo cambiato idea“.
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Nella capitale Battisti frequenta le scuole elementari e medie e si diploma come perito industriale nel 1962. Naturalmente è già da tempo che imbraccia la chitarra e canta canzoni sue o di altri, girando con amici fra alcuni locali, anche se la sua ambizione mano a mano che il tempo passa diventa sempre più quella di voler intraprendere la professione di cantante. Il padre Alfiero non si trova d’accordo con le scelte artistiche del figlio, ancora puramente abbozzate. Si dice che in una delle tante discussioni in proposito, Alfiero abbia addirittura rotto in testa a Lucio una chitarra.
La prima esperienza in un complesso musicale è nell’autunno 1962 come chitarrista de “I Mattatori”, gruppo di ragazzi napoletani. Arrivano i primi guadagni, ma non sono abbastanza; ben presto Lucio Battisti cambia complesso e si unisce a “I Satiri”. Nel 1964 il complesso si reca a suonare in Germania e Olanda: un’ottima occasione per ascoltare la musica di Dylan e degli Animals. Il primo ingaggio di Battisti solista arriva quando lo chiama il Club 84 di Roma.
Il cantante dimostra subito di avere le idee chiare e una buona dose di ambizione; da quella esperienza ricava la netta sensazione che suonare in gruppo non gli piace e così decide di tentare la fortuna da solo a Milano, considerata al tempo una sorta di “Mecca” della canzone. Qui, diversamente da molti suoi coetanei che per sbarcare il lunario accettano lavori alternativi, non si piega a soluzioni di compromesso e, barricato per settimane intere in una pensione di periferia, persegue senza distrarsi un unico scopo: prepararsi al meglio in attesa dell’incontro con un discografico importante.
Nel 1964 compone assieme a Roby Matano le sue prime canzoni, per poi approdare al primo 45 giri, “Per una lira”. Il fatto curioso è che i produttori decisero di non mettere il suo volto in copertina perchè ritenuto di scarso “appeal”. Così si ricorse ad un compromesso, mostrandolo a figura intera, di spalle, abbracciato a un ragazza, mentre sui due campeggiava la riproduzione di una liretta, monetina già a quel tempo assai rara.
Nel 1965 l’incontro determinante con Giulio Rapetti, tra i più noti “parolieri” del panorama italiano, sotto lo pseudonimo di Mogol. I due trovano una giusta forma di simbiosi che durerà felicemente per oltre tre lustri, durante i quali assieme scriveranno alcune pietre miliari della musica leggera italiana.
Nel 1968 con “Balla Linda” Lucio Battisti partecipa al Cantagiro; nel 1969, in coppia con Wilson Pickett, presenta a Sanremo “Un’avventura”. L’affermazione decisiva arriva nell’estate seguente, al Festivalbar, con “Acqua azzurra, acqua chiara”. Ma gli anni di Battisti sono stati indubbiamente i ’70 e gli ’80, inaugurati con due canzoni di grande successo, “La canzone del sole” e “Anche per te”, incise per la sua nuova etichetta, da lui stesso fondata con alcuni amici e collaboratori, e che porta il nome emblematico di “Numero Uno”. Da quel momento in poi scandisce serie impressionanti di successi, di veri e propri capolavori, tutti al primo posto nelle classifiche. Inoltre forse non tutti sanno che Battisti è stato anche autore per altri, editore e discografico, distribuendo successi per Mina, Patty Pravo, il complesso Formula Tre e Bruno Lauzi.
Ma il grande successo ottenuto non ha scalfito quella dimensione intimistica e familiare che Lucio Battisti ha sempre privilegiato nella sua vita. Caratteristica più unica che rara, ha mantenuto il contatto con il pubblico solo attraverso i suoi dischi e qualche sporadica intervista concessa alla stampa, ignorando televisioni e concerti, ritirandosi in campagna. Per realizzare prodotti migliori e all’altezza delle sue aspettative, dapprima istituì una sala di registrazione personale direttamente in casa e in seguito, alla ricerca di un suono sempre più moderno, cercò studi ottimali in Inghilterra o negli Stati Uniti.
I suoi dischi sono sempre stati il frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è stato lasciato al caso, nemmeno la copertina. Le conseguenze di questo scrupolo sono stati i costi assai elevati di molte delle sue produzioni, anche se il prodotto finale non ha mai tradito le aspettative né di chi lo aveva realizzato o aveva concorso a realizzarlo, né del pubblico cui era destinato.
Il 9 settembre 1998 Lucio Battisti si è spento, suscitando enorme clamore e commozione in Italia, il Paese che lo ha sempre amato e sostenuto malgrado la decennale assenza dalla ribalta mediatica. Ricovero e malattia, prima del decesso, sono stati dominati dal silenzio quasi assoluto sulle reali condizioni di salute.
Oggi, dopo la sua scomparsa, la sua casa di residenza è oggetto di un’inarrestabile via vai di fan o semplici curiosi. Vista l’affluenza, una scala appositamente costruita permette di osservare da vicino il balcone dove l’artista, da giovane, suonava la sua chitarra.
Album
1969 – Lucio Battisti (Ricordi, SMRL 6063)
1970 – Lucio Battisti Vol. 2 (Ricordi, RI-K 740.143; pubblicato solo in cassetta[262][263])
1970 – Emozioni (Ricordi, SMRL 6079)
1971 – Amore e non amore (Ricordi, SMRL 6074)
1971 – Lucio Battisti Vol. 4 (Ricordi, SMRL 6091)
1972 – Umanamente uomo: il sogno (Numero Uno, ZSLN 55060)
1972 – Il mio canto libero (Numero Uno, DZSLN 55156)
1973 – Il nostro caro angelo (Numero Uno, DZSLN 55660)
1974 – Anima latina (Numero Uno, DZSLN 55675)
1976 – Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera (Numero Uno, ZSLN 55685)
1977 – Io tu noi tutti (Numero Uno, ZPLN 34006)
1977 – Images (RCA, PL 11839)
1978 – Una donna per amico (Numero Uno, ZPLN 34036)
1980 – Una giornata uggiosa (Numero Uno, ZPLN 34084)
1982 – E già (Numero Uno, ZPLN 34182)
1986 – Don Giovanni (Numero Uno, PL 70991)
1988 – L’apparenza (Numero Uno, PL 71850)
1990 – La sposa occidentale (CBS, 466727 1)
1992 – Cosa succederà alla ragazza (Sony / Columbia, 472328 1)
1994 – Hegel (Numero Uno, 74321 22916 2)
Singoli
1966 – Dolce di giorno/Per una lira (Ricordi, SRL 10430)
1967 – Luisa Rossi/Era (Ricordi, SRL 10460)
1968 – Prigioniero del mondo/Balla Linda (Ricordi, SRL 10495)
1968 – La mia canzone per Maria/Io vivrò (senza te) (Ricordi, SRL 10513)
1969 – Un’avventura/Non è Francesca (Ricordi, SRL 10529)
1969 – Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze (Ricordi, SRL 10538)
1969 – Mi ritorni in mente/7 e 40 (Ricordi, SRL 10567)
1970 – Fiori rosa fiori di pesco/Il tempo di morire (Ricordi, SRL 10593)
1970 – Emozioni/Anna (Ricordi, SRL 10614)
1971 – Pensieri e parole/Insieme a te sto bene (Ricordi, SRL 10622)
1971 – Dio mio no/Era (Ricordi, SRL 10637)
1971 – Le tre verità/Supermarket (Ricordi, SRL 10657)
1971 – La canzone del sole/Anche per te (Numero Uno, ZN 50132)
1972 – Elena no/Una (Ricordi, SRL 10666)
1972 – I giardini di Marzo/Comunque bella (Numero Uno, ZN 50144)
1972 – Il mio canto libero/Confusione (Numero Uno, ZN 50267)
1973 – La collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo (Numero Uno, ZN 50316)
1976 – Ancora tu/Dove arriva quel cespuglio (Numero Uno, ZN 50345)
1977 – Amarsi un po’/Sì, viaggiare (Numero Uno, ZBN 7004)
1978 – Una donna per amico/Nessun dolore (Numero Uno, ZBN 7110)
1980 – Una giornata uggiosa/Con il nastro rosa (Numero Uno, ZBN 7178)
1982 – E già/Straniero (Numero Uno, ZBN 7287)
9 settembre 1998 muore a 55 anni Lucio Battisti
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Come avviene per le grandi star, per i miti come Marilyn Monroe o Elvis Presley, anche su Lucio Battisti sono circolate spesso voci e dubbi su come sia effettivamente morto.
Lucio Battisti, secondo molti malato da tempo, muore la mattina del 9 settembre 1998 a 55 anni. Ma Com’è morto Lucio Battisti? In realtà le cause del decesso non sono mai state comunicate ufficialmente. Sul bollettino medico rilasciato negli attimi successivi alla morte si dichiarava: “il paziente, nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno assistito, è deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico severo sin dall’esordio”.
Una delle ipotesi più accreditate, e secondo alcuni confermata anche in via ufficiosa da Mogol, è che Lucio Battisti era affetto da molto tempo da un tumore molto aggressivo esteso anche al sistema linfatico. Altre voci circolate dopo la morte ma subito smentite parlavano, invece, di infarto. Anche se ancora non è stata data una versione ufficiale e definitiva sulla morte di Lucio Battisti, ciò che è certo è che il suo mito e la sua voce non moriranno mai.
Lucio Battisti il mito della canzone italiana Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore, compositore e polistrumentista italiano.
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SCIOGLIMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER MAFIA ED INFILTRAZIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO NELLE IMPRESE Doppio appuntamento a Rc e Locri
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/scioglimento-degli-enti-locali-per-mafia-ed-infiltrazione-del-crimine-organizzato-nelle-imprese-doppio-appuntamento-a-rc-e-locri/
SCIOGLIMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER MAFIA ED INFILTRAZIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO NELLE IMPRESE Doppio appuntamento a Rc e Locri
SCIOGLIMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER MAFIA ED INFILTRAZIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO NELLE IMPRESE Doppio appuntamento a Rc e Locri
R. & P.
Doppio appuntamento dedicato al volume intitolato «Scioglimento degli Enti Locali per mafia. Excursus storico, presupposti e rimedi» scritto da Manuela Calautti, Antonia Fabiola Chirico e Teresa Parisi ed edito da Interdata Cuzzola – Nei Comuni e Città del Sole edizioni: domani venerdì 14 giugno alle ore 16, presso palazzo Sarlo, sede del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e sabato 15 giugno alle ore 17, presso la biblioteca Gaudio Incorpora di Palazzo Nieddu del Rio a Locri.
Il primo appuntamento avrà, quindi, luogo domani venerdì 14 giugno, a Reggio Calabria, nell’ambito del percorso di alta formazione per avvocati, commercialisti ed esperti di impresa incentrato sulla nuova frontiera delle Adr, metodi alternativi di risoluzioni delle controversie, rappresentata dal rapporto con le imprese.
Si tratta del primo di quattro incontri organizzati da Ismed Group, DiGiEs – dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane dell’università Mediterranea, Generali Italia e dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, programmato per le ore 16 nella sala conferenze del DiGiEs presso palazzo Sarlo a Reggio Calabria.
In occasione di questo primo incontro, moderato da Angela Busacca, ricercatrice di Diritto Civile all’Università Mediterranea, saranno approfondite le tematiche di carattere penalistico relative alla responsabilità degli amministratori delle imprese e alle interdittive antimafia.
Dopo i saluti del direttore del DiGiEs, Massimiliano Ferrara, interverranno Angelo Roberto Gaglioti, magistrato, e docente a.c. Università Mediterranea, Massimiliano Leanza, avvocato, arbitro e formatore, Stefano Musolino, magistrato presso la Procura di Reggio Calabria, Giovanni Mottura, dottore commercialista ODCEC di Roma.
A seguire, approfondiranno i riflessi delle infiltrazioni mafiose sugli appalti pubblici e la rilevanza di tali aspetti nelle attività di accertamento propedeutiche alla definizione del provvedimento preventivo di scioglimento degli Enti Locali per mafia, Manuela Calautti, Antonia Fabiola Chirico e Teresa Parisi, avvocati del Foro di Locri e autrici del «Scioglimento degli Enti Locali per mafia. Excursus storico, presupposti e rimedi », edito da Interdata Cuzzola – Nei Comuni e Città del Sole edizioni.
Il volume approfondisce la ratio sottesa all’articolo 143 del Testo Unico Enti Locali (Scioglimento dei Consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. Responsabilità dei dirigenti e dipendenti), come novellato dal c.d. dl Sicurezza convertito con legge 132/2018, proponendo spunti aggiornati di riflessione, su un tema di estrema attualità e da tempo al centro di dibattiti e critiche.
Il secondo appuntamento, organizzato con il patrocinio gratuito del Comune di Locri, avrà luogo, sabato 15 giugno, presso la biblioteca Gaudio Incorpora di palazzo Nieddu del Rio di Locri.
Dopo i saluti di Franco Arcidiaco, editore Città del Sole e di Francesco Cuzzola, amministratore unico Interdata Cuzzola srl, interverranno le autrici, Manuela Calautti, Antonia Fabiola Chirico e Teresa Parisi, avvocati del Foro di Locri.
Le conclusioni saranno affidate al sindaco di Locri, Giovanni Calabrese.
La presentazione sarà moderata dalla giornalista Anna Foti.
L’evento è in corso di accreditamento presso il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Locri.
R. & P. Doppio appuntamento dedicato al volume intitolato «Scioglimento degli Enti Locali per mafia. Excursus storico, presupposti e rimedi» scritto da Manuela Calautti, Antonia Fabiola Chirico e Teresa Parisi ed edito da Interdata Cuzzola – Nei Comuni e Città del Sole edizioni: domani venerdì 14 giugno alle ore 16, presso palazzo Sarlo, sede del
Francesca Cusumano
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Gheddafiani e LNA avanzano in Libia
Denaro al barile
La Camera dei rappresentanti della Libia, il parlamento che si trova nell’est del Paese, annunciava recentemente la decisione di ritirarsi dall’accordo sulla formazione di una compagnia nazionale unificata (NOC) e il trasferimento dei porti petroliferi a tale ente. La decisione è stata presa dal comitato parlamentare per l’energia. In precedenza, una decisione simile fu presa dal governo temporaneo di A. Abdurahman al-Tani. I parlamentari sollecitano l’esercito a trasferire il controllo dei terminali alle istituzioni che obbediscono alle autorità dell’est. Ricordiamo che il 3 marzo la “mezzaluna” (la costa del Golfo di Sirte) subiva l’attacco massiccio dalle “Brigate di difesa di Bengasi” (BDB). Tale formazione fu creata nell’estate 2016. Il suo scopo era affrontare le autorità orientali fedeli all’Esercito Nazionale Libico (LNA), attualmente sotto il comando del Maresciallo Q. Haftar. I militanti delle BDB riuscivano ad occupare i maggiori terminali petroliferi del Paese, situati sulle coste mediterranee, Ras Lanuf e Sidra. Alla vigilia della decisione della Camera, l’LNA lanciava il contrattacco per scacciare gli islamisti dai porti. L’esercito acquisiva il controllo dei porti, senza prima stabilire a chi trasferirli. Il NOC è guidato da M. Sanala da Tripoli. L’esercito trasferì il controllo sui terminali acquisiti nel settembre 2016 alla NOC, che ha una struttura parallela a Bengasi, subordinata alle autorità orientali anche se fa parte del NOC. Così, Tobruq agiva contro i clan di Tripoli e Misurata, dove gli scontri tribali sono volti a controllare i campi petroliferi e l’esportazione dell’oro nero. Le BDB furono create con denaro del Qatar e supporto logistico di Misurata. Il loro scopo era respingere le forze di Haftar, dato che Misurata non voleva combattere contro l’esercito di Tobruq. Le loro azioni non furono respinte dal primo ministro del Governo dell’Accordo Nazionale (GNA) F. Saraj, impedendo di monopolizzare l’industria petrolifera sotto il controllo di Haftar. Ciò spiega anche l’accordo di Saraj per lo scontro armato delle tribù locali leali, volontari di Tuba e Misurata, contro l’espansione di Haftar nel Fizan. Questa è la lotta tra Parigi e Roma per assicurare il commercio dell’industria petrolifera della Libia alle società francesi o italiane. Un altro passo adottato da Saraj contro il monopolio di Haftar sui campi petroliferi era il concentramento delle operazioni d’esportazione nella NOC guidata da Sanala.
I tentativi di Tobruq di lanciare le esportazioni attraverso la NOC di “Bengasi” non hanno avuto successo: nei siti internazionali la NOC Tripolitana è ufficialmente accreditata. Tobruq ha cercato di porvi fine, ma finora il risultato non è chiaro. Passato il periodo di riconciliazione tra Sanala e Saraj, ognuno ha iniziato a giocare al proprio gioco. Il premier cerca di concentrare il flusso delle esportazioni nelle proprie mani. Il decreto di Tobruq lo prova su questa controversia. Va ricordato che il 13 giugno la NOC della Libia stipulò un accordo temporaneo per riprendere le esportazioni con la società tedesca Wintershall. Ciò rafforzerebbe la posizione di Saraj. A maggio, la Libia produsse 160000 barili al giorno. Ora questa cifra è aumentata a 830000 barili. La disposizione consente l’immediata ripresa della produzione nelle aree concesse a Wintershall, NC 96 e NC 97, nella Libia orientale. Ciò consente inoltre di aumentare la produzione nei campi della stessa infrastruttura, in primo luogo Abu Afital, gestito da Malitah Oil & Gas, che produce attualmente 70000 barili. Queste azioni consentiranno alla Libia di raggiungere i livelli produttivi giornalieri di un milione di barili di petrolio nei prossimi mesi. Wintershall, che opera sul mercato libico dal 1956, è in disaccordo con la NOC sulle tariffe. NOC si riferisce all’accordo del 2010 con Wintershall, che cercava di aumentare le tariffe chiedendo a Wintershall un miliardo di dollari di arretrati. I tedeschi citano la decisione del governo libico sulla tariffa preferenziale, prevista dal vecchio accordo di concessione, che annullò le regole dell’ex-regime libico. Saraj qui affiancò i tedeschi, firmando un accordo per abbandonare le pretese della NOC. Perciò emise una risoluzione dal consiglio presidenziale a marzo, sciogliendo i poteri del ministero dei Carburanti e dell’Energia della Libia e trasferendo l’autorità dell’agenzia a compagnie libiche ed estere. Ciò causava la forte reazione di Sanala, secondo cui Saraj ha creato le condizioni affinché lui e il suo gabinetto entrassero negli accordi azionari sulle singole produzioni con tutti i principali attori del mercato. Dopo che Sanaj adottava la risoluzione, Sanala escluse Wintershall dall’oleodotto per l’esportazione, costringendola a chiudere la produzione. Riteneva che la prerogativa di creare relazioni contrattuali appartenga a un organismo indipendente, il che significa che la produzione di petrolio rientra nella sfera economica e non politica. Tutto ciò complica i piani del governo per aumentare la produzione e l’esportazione di petrolio. Gli esperti ritengono che tale accordo interinale obbligherà i capi di GNA e NOC al compromesso. Ma sembra che Tobruq lavori attivamente alla creazione di strumenti alternativi per estrazione ed esportazione degli idrocarburi.Cigno, cancro e picco libici L’LNA combatte gli estremisti di Bengasi, tra cui i militanti dello Stato islamico (SIIL) e le formazioni associate ad al-Qaida (entrambe le organizzazioni sono vietate in Russia). Da metà novembre 2016, l’esercito ha attaccato le regioni occidentali e si concentra sulla rimozione degli estremisti dalle fortezze del nord. Ufficialmente Bengasi è stata liberata dagli islamisti sei mesi fa, secondo le dichiarazioni di Haftar che, come risulta, non sono vere. Lo stesso vale per il resto della Libia. I discorsi dei politici locali si basano sulla speranza di ricevere ulteriori finanziamenti da sponsor esteri e, di regola, si basano anche sugli accordi con le tribù locali. Nel frattempo, gli sceicchi di queste tribù cambiano spesso parere, a seconda di chi paga di più la loro lealtà. L’unico fattore che influenza tale lealtà a lungo termine è la minaccia di distruggergli la tribù. Questo è il caso del Fizan, che ha subito pesanti incursioni aeree dall’aeronautica di Haftar (più precisamente dagli aerei militari degli EAU pilotati da mercenari statunitensi) sulle tribù Tuba. Ciò spinse i loro sceicchi a riflettere se fosse corretto sostenere il piano italiano dell’accordo di Roma e se fosse corretto opporsi a Tobruq. Tuttavia, ci sono pochi aerei e molte tribù. Ciò significa che la prima causa dell’instabilità in Libia è l’incapacità di una qualsiasi forza d’infliggere una sconfitta militare decisiva agli avversari. Sembra che combattano su una trapunta fatta di varie pezze, le varie tribù con sempre nuove preferenze politiche dai loro sceicchi. La seconda ragione, i deboli sponsor delle forze politiche e dei clan in Libia. Oggi esistono diversi operatori esteri attivi in Libia che tirano il Paese in direzioni diverse. L’alleanza tra Emirati Arabi Uniti, Egitto e fino a poco prima Francia, puntava sulle forze armate di Tobruq, cioè Haftar. Il sostegno finanziario e tecnico di queste formazioni (“Blackwater”, forze aeree degli EAU, forze speciali egiziane e francesi, sponsorizzazione degli EAU nell’acquisto di armi e munizioni in Bielorussia) s’è rivelato insufficiente per dare potere e il monopolio politico ad Haftar, non solo in Libia ma anche nell’est del Paese (l'”oasi islamista” di Derna) e nella regione della “mezzaluna”. Le conseguenze imprevedibili sono la debolezza militare di Haftar e la riluttanza dei suoi sostenitori esteri a partecipare apertamente ai combattimenti. Le forze speciali francesi ed egiziane conducono operazioni molto limitate. Per controllare gli sceicchi, gli sponsor di Haftar devono fare pressioni armate di continuo. Tali pressioni irriterebbero la comunità internazionale e danneggiano la reputazione di Tobruq, facendola sembrare l’agente di fazioni estere. Ciò pregiudica la legittimità di Haftar agli occhi della popolazione. Tuttavia, le forze dell’opposizione in Libia sono armate dai loro sponsor. Lo slogan “La Libia non tollererà interferenze straniere”, fu lanciato dal Qatar per proteggere i suoi alleati, i clan di Misurata e Tripoli, dall’intervento estero su larga scala. Questo è il secondo centro di potere in Libia, abbastanza chiaro. Ma né Qatar né i suoi alleati hanno la forza o la capacità di partecipare apertamente alle operazioni militari per sostenere i gruppi fedeli. Il terzo centro di potere è il governo di accordo nazionale di Saraj. Non ha capacità militari, ma è riconosciuto internazionalmente e gode del sostegno di Roma. Ciò fu dimostrato a metà giugno quando Saraj e il “secondo uomo” del suo consiglio presidenziale, A. Maytigi, si recarono a Bruxelles incontrandosi con A. Alfano, ministro degli Esteri italiano e, attraverso i lobbisti di Roma a Bruxelles, con F. Mogherini, coordinatrice delle attività internazionali dell’UE, e con il presidente del Parlamento europeo A. Tajani. Furono organizzati anche incontri con il segretario generale della NATO J. Stoltenberg e il presidente della Commissione europea J. C. Junker. Questo viaggio fu la dimostrazione del sostegno di Bruxelles a Saraj e alle sue strutture, opponendosi a Tobruq e Haftar. La mancanza di coordinamento tra i soggetti esteri (nell’UE fra italiani e francesi) è una delle ragioni principali per cui in Libia rimane un vuoto di potere.
Evgenij Satanovskij, VPK, 01.08.2017 – SouthFrontRecentemente l’attenzione dei media si è concentrata sulla crisi del Golfo Persico, dove l’amministrazione statunitense ha provocato un conflitto tra Arabia Saudita, EAU, Egitto ed alleati con il Qatar, ricevendo ampi ordini di armamenti da entrambe le parti e poi divenendo arbitro neutro. I media inoltre seguivano Siria e Iraq, l’imminente cambio di potere in Algeria e il confronto tra i Paesi del Corno d’Africa. Di conseguenza, i media erano completamente distratti sugli eventi in Libia. Nel frattempo, la situazione in Libia muta, colpendo non solo gli attori regionali, ma anche Stati Uniti e UE. Questo articolo descrive gli attuali eventi nel Paese basandosi sull’analisi dell’esperto dell’Istituto per il Medio Oriente A. Bystrov.
La “roadmap” esclusiva
La “roadmap” esclusiva A metà luglio, Saraj propose una nuova “roadmap” per superare la crisi. Il piano prevede elezioni presidenziali e parlamentari generali nel marzo 2018, la cessazione di tutte le operazioni militari tranne la lotta al terrorismo e un progetto per costituire comitati congiunti della Camera dei Rappresentanti (Parlamento unicamerale) e del Consiglio di Stato per iniziare l’integrazione delle istituzioni statali separate, ed ha l’intenzione di creare il Consiglio Superiore della Riconciliazione Nazionale, d’istituire comitati di riconciliazione tra le città e studiare i meccanismi che introducano giustizia di transizione, riparazioni e amnistia generale. Si ricordi che dopo i colloqui del 2 maggio a Abu Dhabi tra Saraj e il comandante dell’Esercito nazionale libico, Haftar, fu raggiunto un accordo per creare l’autorità nazionale e le agenzie nazionali di polizia. Per garantirne la formazione, saranno creati gruppi di lavoro e dopo la firma dell’accordo, le elezioni presidenziali e parlamentari si terranno entro sei mesi. Nel frattempo, Saraj cerca di posizionarsi con il Gabinetto dei Ministri come organismo neutrale intermediario, al di fuori del conflitto. I distaccamenti, che con alcune riserve vengono ridenominati “forze armate del governo di accordo nazionale” (le brigate di Misurata e della fratellanza musulmana tripolitane) sono dichiarate da Saraj “fronte” con cui non ha alcuna affiliazione. Allo stesso tempo, afferma di poter organizzare negoziati con essi. Questo accordo allarmava i capi di Misurata, che si vedevano esclusi dalla struttura di potere emergente, temendo l’isolamento al formarsi dell’alleanza tra Haftar e Saraj. L’alleanza sembra inquieta considerando il declino del sostegno a Misurata da Turchia e Qatar, Paesi che hanno rivolto l’attenzione all’attuale crisi nel GCC. Non esiste un fronte unito a Misurata. Alcuni capi cercano il compromesso con Haftar, gli altri sono decisi a combattere. Sono preoccupati dai contratti di Haftar con gli statunitensi: il 2 luglio fu ricevuto dall’ambasciatore statunitense in Libia P. Bodde e dal comandante di Africom T. Waldhaus. Ciò implica che Washington appoggia Haftar. Nel frattempo, i misuratini sperano nella neutralità statunitense, dato che le loro brigate, guidate da istruttori militari e col sostegno della forza aerea statunitensi, combatterono per liberare Sirte dallo SIIL. Il 2 luglio, il capo di Stato Maggiore delle forze armate della repubblica araba, M. Hagasy, incontrò una delegazione di Misurata per discutere come condurre le consultazioni dirette tra Misurata e Haftar. Gli egiziani cercano di erodere il fronte qatariota-turco nella Libia orientale per rafforzare la posizione di Haftar. Usano la parte delle élite di Misurata pronte al compromesso. Molto dipende dalla loro posizione negli scontri tra le forze di Haftar e l’opposizione. Se Misurata supporterà l’opposizione con l’aviazione, vincerà chi si oppone al dialogo con Tobruq.
L’eredità di Gheddafi
Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam, fu liberato all’inizio di giugno dai soldati del clan Zintan in Tripolitania e Cirenaica. Ciò stimolava la rivalità tra i competitori per il potere nell’ottenere la simpatia delle tribù considerate filo-Gheddafi. Sul lato opposto, chi cerca il potere non dovrà permettere a Sayf al-Islam l’opportunità di diventare il centro del potere, sostenendo l’unione di tutti i libici. La liberazione di Sayf al-Islam è la premessa alla creazione di un sistema di collegamento con le forze filo-Gheddafi e persuaderle ad aderire ad un’alleanza. È anche un mezzo per acquisire finanziamenti dai Gheddafi, attualmente detenuti all’estero. Questo può essere difficile, il ritorno del capitale finanziario è una prospettiva lontana. Il coinvolgimento delle forze tribali d’altra parte è un’urgente questione di principio. Il figlio del colonnello viveva agli arresti domiciliari a Zintan, o protetto dallo zio ad al-Bayda in Cirenaica, dove si trova la madre, a casa di S. Farqas. Fu all’avanguardia del programma dell’ex-leader libico (2007-2010) per la liberazione, riabilitazione e il ritorno nella società dei capi e militanti di al-Qaida. I capi del gruppo combattente libico A. Bilhadj, S. al-Sadi e H. al-Sharif hanno oggi diverse centinaia di sostenitori. Bilhadj fuggì in Turchia dopo le ultime battaglie a Tripoli, ma ha ancora influenza nella capitale. È un grosso affarista nella logistica e nelle banche ed è pronto a compromessi con il capo del clan Zintan attraverso Sayf al-Islam. Bilhadj si libererebbe dell’influenza del Qatar se ci sono vere e proprie prospettive di dialogo. Un altro partner probabile per i negoziati è il capo dei “liberali” in Libia, M. Jibril, un protetto di Sayf al-Islam e attualmente legato a Tobruq. Il figlio di Gheddafi ha un vantaggio: è pienamente consapevole dei vari segreti detenuti da questi uomini. D’altra parte, è impopolare presso i Tuba nel Fizan. Il suo rapporto con i Tuareg è migliore, ma Sayf al-Islam non può dimenticare che lo consegnarono al clan di Zintan nel 2011. Inoltre, la maggior parte degli islamisti è riluttante a credere al figlio dell’ex-leader libico. In quanto tale, non tornerà al potere, ma è necessario per le conoscenze e i collegamenti. Saraj e Haftar hanno rafforzato la presa nella sfera della diplomazia tribale. Il primo ha iniziato a nominare rappresentanti di varie tribù nel blocco militare del proprio governo, garantendosi così la fedeltà delle tribù. Nel frattempo, il capo del governo perde il controllo su Tuba e Fizan, che minacciano di abbandonare il trattato romano che richiede la creazione di “guardie di frontiera” con le tribù Tuareg e Aulyad Sulayman. Se accadesse, non sarà tanto una sconfitta di Saraj quanto di Roma. Haftar ha iniziato, oltre a gestire i Tuba, a consultare le élite tribali di Tarhuna, principali fornitori del personale per l’esercito e le forze di sicurezza prima della rottura con Gheddafi. L’altro figlio di Gheddafi, Qamis, pensava di trasferirsi a Tarhuna con la 32.ma Brigata. Così poteva organizzare la resistenza. Tarhuna controlla diverse aree e regioni di Tripoli, facendone degli alleati indispensabili per controllare la capitale. Se i Tarhuna riconoscono il dominio di Haftar, avrà una forte base. Il capo tripolitano H. Tajuri, la cui forza è il sostegno militare principale di Saraj a Tripoli, comincia a mostrarsi attivo contattando gli “ex”. Durante gli scontri, le sue truppe liberarono la prigione della capitale, custodita dagli islamisti di H. al-Sharif. Questa prigione deteneva numerosi quadri dell’ex regime. Furono trasferiti nelle ville nell’area controllata da Tajuri a Tripoli. Il 12 giugno, durante una pausa del Ramadan, Iftar Tajuri invitò a una cena al Radisson Blu Hotel. Tra i suoi ospiti figuravano tra gli altri: S. Gheddafi, l’ex-primo ministro A. Zayd Durda e l’ex-capo dei servizi di segreteria A. Sanusi. Il capo cerca contatti con i rappresentanti delle tribù Gheddafi, Sharian e Migrahi, a cui questi individui appartengono. Tali manovre accelerarono dopo che Haftar e Saraj s’erano incontrati, il che indica che Tajura, le cui truppe svolsero un ruolo importante nella liberazione di Tripoli dalle forze dell’islamista al-Guala, avvia il suo gioco di potere.
Evgenij Satanovskij, Presidente dell’Istituto sul Medio Oriente
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Sconfitto il PD ma vincono le destre populiste e xenofobe. L’alternativa di classe è il nostro obiettivo
I dati usciti dalle urne elettorali del 4 marzo sono impietosi e rappresentano chiaramente, pur nel quadro rifratto del voto, la drammatica situazione politica e sociale del paese e i reali rapporti di forza tra le classi dopo anni di pesanti politiche di austerità e di ripetute sconfitte e divisioni delle classi lavoratrici e dei movimenti sociali.
1. Il primo dato da sottolineare è la durissima sconfitta del PD e di Renzi che pagano il loro ruolo nella gestione delle politiche liberiste della borghesia a partire dalle fondamentali questioni dei diritti del lavoro e della scuola. L’azione reazionaria antimigranti di Gentiloni e Minniti nel tentativo di recuperare un voto che fuggiva verso destra non solo non ha impedito che gli elettori scegliessero direttamente le altre formazioni che in questi anni si sono distinte per la loro campagna razzista e xenofoba, a partire dalla Lega, ma ha contributo a costruire ed alimentare un terreno di divisione e di indebolimento della classe, in cui la causa della condizione soggettiva di emarginazione delle lavoratrici e dei lavoratori è addossata sui migranti.
Il Pd trascina nella sua sconfitta tutti quelli che ne hanno fatto parte in passato o che in qualche modo lo hanno fiancheggiato. Impossibile per Bersani, D’Alema e Grasso apparire distinti ed alternativi del Pd dopo averne per anni sostenuto le sue scelte; impossibile per SI avere un ruolo, dopo le molteplici partecipazioni con il PD nei governi regionali e locali, quando si partecipa a un formazione come quella di Liberi e Uguali. Difficile pensare che questa aggregazione possa avere un futuro, che per altro non si meriterebbe.
Come è successo già in passato con il fallimento del governo Prodi, il discredito e la ripulsa di un partito come il PD che si presenta e viene presentato come “sinistra” esercita una dinamica negativa su tutte le forze che a questa definizione ancora fanno riferimento. La ricostruzione di una vera sinistra cominciata nelle elezioni con la formazione della lista Potere al Popolo sarà inevitabilmente lunga e difficile.
2. Il secondo dato è il trionfo del M5S che va al di là di molte previsioni: la rabbia, la frustrazione e la ricerca di una soluzione diversa all’esistente hanno trovato nel partito di Grillo e Di Maio il loro punto di riferimento. Il M5S, nonostante le disavventure delle amministrazioni locali (dove in qualche situazione come Roma e Torino ha pagato un prezzo) è stato percepito in larghi settori ed in particolare al Sud come il voto utile, lo strumento possibile per un cambiamento immediato, credibile in ambienti diversi per la stessa genericità e contraddittorietà delle proposte politiche.
Il M5S diventa e si conferma un attore fondamentale ed inaggirabile della prossima fase politica con un ruolo centrale nella gestione del capitalismo italiano.
Nonostante l’avanzata di una formazione come il M5S, la percentuale di astensione rimane considerevole, confermandosi ai livelli del 2013. Oltre un quarto degli aventi diritto non trova utile nessuna delle proposte in campo, e tra gli astenuti ci sono ancora tante e tanti sfruttati ed emarginati.
3. Il terzo dato, certo il più drammatico, è l’ascesa con cifre nazionali da capogiro su scala nazionale (tanto più quelle del Nord) di un movimento reazionario e xenofobo come la Lega di Salvini. L’avvelenamento di larghi settori popolari da parte di questo demagogo, l’odio verso i migranti, la decostruzione delle solidarietà e dell’agire collettivo democratico rappresentano una grave minaccia per il futuro. Nel quadro della coalizione di destra Forza Italia viene largamente superata e il ruolo di Berlusconi viene forse messo definitivamente in secondo piano. Occorre inoltre tenere conto del risultato dell’altra forza nazionalista e reazionaria costituita da Fratelli d’Italia per comprendere quanto ci sia stato un movimento complessivo e profondo verso destra nell’opinione pubblica e nel comune sentire politico. La coalizione delle destre non riesce a raggiungere l’agognato 40%, ma gli si avvicina molto (bisognerà capire anche come questo si tradurrà in termini di seggi parlamentari), ma si propone come un soggetto fondamentale della prossima fase politica e il suo successo costituisce una prova e una condanna senza appello dell’operato dei governi di centro sinistra.
Infine non possono essere sottovalutati i risultati ottenuti da Casa Pound, a cui si aggiungono quelli di Forza nuova, che superano purtroppo la soglia dell’inesistenza elettorale riuscendo ad ottenere un ruolo politico ed una visibilità nazionale grazie agli avalli delle forze politiche e al ruolo degli apparati statali e di governo.
Le elezioni determinano tuttavia un quadro istituzionale difficilmente governabile, non avendo nessuna delle tre coalizioni raggiunto la maggioranza assoluta dei parlamentari, con l’impossibilità numerica di replicare l’esperienza delle larghe intese. Questo potrebbe portare a soluzioni di coalizione inedite, eterogenee e potenzialmente deboli, difficilmente gestibili anche dalla borghesia dominante, o anche ad una crisi istituzionale con la necessità di tornare al voto in tempi brevi. In questa situazione l’unico antidoto a soluzioni ancora più nettamente di destra è la ripresa del protagonismo delle masse popolari e della classe lavoratrice, oggi più urgente che mai.
4. Se questi risultati sono l’espressione delle sconfitte del movimento dei lavoratori, del venir meno di un ruolo e di una soggettività alternativa della classe lavoratrice, si devono obbligatoriamente tirare in ballo le direzioni delle grandi organizzazioni sindacali che hanno avallato le politiche dell’austerità gestite dal centro sinistra, privando la classe operaia della possibilità di costruire una reale resistenza ad esse, quando pure in alcune occasioni ve ne erano le condizioni concrete ed una forte richiesta da parte dei lavoratori (vedi Jobs Act e Buona scuola). Le loro responsabilità sono grandissime e sono evidenziate dagli “accordi di restituzione” firmati nel corso degli ultimi anni con i padroni e la Confindustria, da ultimo quello della scorsa settimana, una camicia di forza per impedire le rivendicazioni e la lotta dei lavoratori. I dirigenti CGIL, CISL e UIL vogliono preservare i loro apparati e il loro ruolo politico svendendo i diritti e le tutele economiche e contrattuali di tutte le categorie dei lavoratori.
Siamo di fronte a una doppia calamità: la vittoria delle diverse destre nelle elezioni e il totale collaborazionismo di classe coi padroni da parte delle maggiori organizzazioni sindacali.
E’ impensabile ricostruire una prospettiva a sinistra, antiliberista e tanto più anticapitalista, perché i due livelli non possono essere disgiunti, se non si ha la forza e la volontà di ripartire dalla dimensione sociale e sindacale, cioè dalle necessità immediate della classe lavoratrice.
Per questo ci sembra imprescindibile costruire un fronte comune di lotta di tutto il sindacalismo di classe, dalla sinistra sindacale in Cgil, che si appresta a sostenere una importante battaglia nel prossimo congresso di questo sindacato, ai sindacati di base e conflittuali.
5. Il risultato di Potere al Popolo è certo inadeguato alle necessità della fase politica, ma non certo disprezzabile di fronte agli enormi ostacoli che si paravano davanti e costituisce un prezioso punto di partenza e una concreta speranza.
L’obiettivo di ricostruire un punto di forza, combattendo la dispersione delle organizzazioni politiche e dei diversi soggetti dei movimenti sociali è solo incominciato con il frenetico e duro lavoro di questi tre mesi che ha permesso di avvicinare e coinvolgere vecchi e nuovi settori di militanza e di interlocuzione. Questo è il percorso necessario e indispensabile per aprire una nuova fase di resistenze sociali e di costruzione dei movimenti di massa. Se la cifra elettorale è stata ancora distante (ma con punte significative in alcune situazioni locali) dal quorum per ottenere la rappresentanza parlamentare, è però anche uno zoccolo significativo, tanto più perché conseguito in una congiuntura politica che ha travolto varie forze che si definivano di “sinistra”.
Sta ai protagonisti di “Potere al popolo” passare dalla campagna elettorale all’attività quotidiana nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei territori, per ricostruire le mobilitazioni per respingere i nuovi attacchi portati dal governo che la borghesia imporrà ai partiti di mettere in piedi per gestire il sistema nel quadro dell’Europa capitalista e delle sue regole liberiste.
Sinistra Anticapitalista è stata partecipe a fondo della costruzione di Potere al Popolo con l’attività unitaria, con i suoi candidati e il suo impegno in quanto organizzazione. Ringraziamo tutte le compagne e i compagni che si sono impegnati in questo difficile lavoro che ha permesso, pur nella difficile condizione data, di ottenere dei risultati politici e organizzativi significativi e utili per il futuro.
Sinistra Anticapitalista sarà impegnata consolidare la convergenza e l’unità d’azione delle forze che hanno dato vita a questo esperienza, ad allargarne il perimetro, a svilupparne la discussione politica perché possa essere protagonista della nuova fase politica che il 4 marzo inevitabilmente ha aperto.
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Collettivo Resistenze Ambientali Padova – Il sonno della ragione genera mostri. Il neo liberismo crea eco-mostri. Cacciamoli, riprendiamoci la nostra terra e i beni comuni. Qualsiasi cittadino normale, aprendo i giornali locali nella nostra regione, non può non farsi andare di traverso la classica brioche e cappuccino leggendo le notizie relative alla devastazione ambientale ed ai rischi per la salute diffusi in ogni territorio. Fiumi e falde acquifere inquinate da sostanze altamente tossiche, cause accertate di tumori in progressivo, inesorabile aumento, secondo dati ufficiali degli stessi ministeri e centri di ricerca nazionali; catena alimentare fortemente compromessa, poiché, come è ovvio, le acque inquinate irrigano campi e coltivazioni; discariche abusive e rifiuti tossici sparsi ovunque, alcune scoperte, molte nascoste; PM10 con valori ben sopra la norma in tutte le città del Veneto, tra cui Padova detiene un triste primato; politica delle grandi opere e consumo di suolo, nuovo eldorado per imprenditori senza scrupoli e speculatori di ogni risma. Autostrade, tangenziali, bretelle di collegamento, alta velocità: tutto ciò mascherato dal mito del progresso, dello sviluppo illimitato delle “forze produttive”, del “just in time” come paradigma della mercificazione totale, dell’alienazione umana e distruzione degli ecosistemi naturali. Per chi? Per che cosa? Lo sappiamo: la trasformazione dei terreni agricoli in terreni edificabili, inevitabile conseguenza di questa logica, ha l’unico scopo di far lievitare la rendita immobiliare e la speculazione edilizia, l’intreccio strutturale tra corruzione politica e business economico, lo sviluppo delle eco-mafie. Arricchimento di pochi, distruzione dei beni comuni e delle relazioni sociali, culturali, comunitarie nei territori…Lungo i tracciati delle grandi opere e delle vie di trasporto sorgono le cittadelle delle merci, ipermercati, colossi della distribuzione delle grandi catene alimentari transnazionali, le “fabbriche multinazionali del cibo” che determinano la nostra stessa vita fin dalle fondamenta. Intorno, valanghe di cemento, posti anonimi, senza identità, “non luoghi”, spaesamento e sradicamento dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con il proprio territorio. Sono tutti aspetti collegati e riguardano le stesse “forme di vita”, il loro valore, la loro qualità: la salute, ciò che si mangia, la bellezza del paesaggio, il rapporto armonico con l’ambiente naturale di cui siamo parte, il benessere fisico e spirituale…cosi come nella visione del mondo dei nativi americani, che non a caso, come i Sioux del North Dakota, che con la loro lotta per la dignità e l’ambiente hanno fatto qualcosa dal basso per contrastare la distruzione della terra, e come molte altre comunità indigene nel mondo, hanno resistito per molto tempo ed ancora resistono ai falsi miti del “Progresso”. Un “Progresso” che ha determinato l’uso smoderato di combustibili fossili e lo spreco delle risorse naturali, il consumo di suolo e la cementificazione della nostra Regione sono tra le cause che hanno portato all’aumento della frequenza e della violenza di fenomeni climatici estremi. “Il consumo di suolo e l’impermeabilizzazione delle superfici, oltre a rendere il territorio più vulnerabile dal punto di vista idraulico, favoriscono anche la formazione delle cosiddette “isole di calore urbano”, un aumento della temperatura dell’aria sopra le zone più cementificate che va ad alimentare proprio le trombe d’aria – si legge in un comunicato di Opzione Zero post trombe d’aria del 2015 -. Insistere con le trivellazioni per estrarre petrolio, favorire la costruzione di nuove autostrade, dare via libera ad operazioni come Polo Logistico a Dogaletto o Veneto City significa riproporre politiche vecchie, inadeguate, e soprattutto irresponsabili” In poche parole come ci ricorda un “vecchio adagio” non è il clima che dobbiamo cambiare, ma il sistema. I MOSTRI E GLI ECOMOSTRI Imprese multinazionali, come la Meteni di Trissino, responsabile di un inquinamento delle falde acquifere che riguarda 250000 persone tra Vicenza, Verona, Padova: i suoi dirigenti, spalleggiati da qualche politico locale, arrivano a negare qualsiasi problema, nonostante dati ufficiali. Qualche “brillante” consulente dell’azienda, già a servizio dei Riva di Taranto, si spinge fino al punto di dire, in puro stile “negazionista”, che i tumori sono un prodotto degli stili di vita, e non frutto dei prodotti chimici tossici! Le lobbies del cemento e del mattone, come i cementifici Zilio a Monselice, la società autostrade, il consorzio Venezia Nuova, l’alta velocità, ipermercati etc… un florilegio di patti, accordi, varianti urbanistiche, tra comuni, regione, imprese, banche, senza alcun controllo vincolante da parte delle popolazioni, alcun potere dal basso. Non siamo noi “paroni” a casa nostra, sono loro i padroni di casa nostra. I poteri forti e le oligarchie dominanti, oltre la democrazia formale, al di là delle appartenenze politiche. Sono loro che traggono enormi profitti e rendite dal saccheggio dei beni comuni: l’eliminazione dei vincoli ambientali non porta certo giovamento al piccolo proprietario di casa che vorrebbe allargare, magari di poco, il proprio spazio abitativo e chi è convinto di questo cade, purtroppo, nell’ennesima truffa! Altro che modello Nord-Est, dunque, altro che “paroni a casa nostra”, come nell’ipocrita slogan leghista usato contro gli immigrati e i ceti emarginati! Ai veri padroni si accodano quasi tutte le amministrazioni e politiche territoriali, forti coi deboli e deboli con i forti, a partire dal governo regionale di Luca Zaia, democristiano doroteo travestito da leghista! Ma non solo, Zaia e suoi scagnozzi forzaitalioti e leghisti propagandano un idea di tutela del Veneto che guarda alle spinte autonomiste presenti nel tessuto produttivo di questo territorio. Si fanno grandi propositori di referendum sull’autonomia o sulla lingua veneta ma nella realtà applicano il concetto del “project financing” per i nuovi ospedali (Santorso, Schiavonia, Mestre, il futuro ospedale di Padova), per la Pedemontana, utilizzando il modello MOSE (un grande buco nell’acqua!). per tutelare nella realtà sempre i soliti Chisso, Mantovani, Mazzacurati & Co. A fronte del collasso del modello nord-est e della catastrofe ambientale, non solo non vengono presi provvedimenti efficaci (come per esempio la mancanza di prevenzione del dissesto idrogeologico: secondo dati ISPRA ben oltre 100mila padovani dei comuni della provincia sono a rischio alluvione!), con il solito, ridicolo giochetto dello scaricabarile e del triste palleggiamento di responsabilità con Roma, ma si pensa di applicare una sciagurata legge nazionale che prevede la riduzione dei parchi e delle aree protette…con conseguente apertura alla cementificazione ed al capitale estrattivo. Vedi vicenda del parco Colli Euganei, ma in prospettiva anche tutti gli altri parchi regionali, dai Lessini, al parco Laguna nord e tanti altri. Anche le politiche delle singole amministrazioni comunali mirano a ridurre il verde pubblico, come a Padova con il sistematico taglio degli alberi per far posto ai parcheggi o ridurre i costi di manutenzione: sembrano tutti tanti piccoli Trump! La logica di questo assalto al territorio è quella di depredare e rendere la nostra terra un deserto che avanza! Scacciare i Mostri e gli Ecomostri: una necessità per difendere la nostra vita, un dovere etico! Nelle nostre realtà territoriali si esprimono molti comitati e movimenti, ricordiamo la mobilitazione vincente nella bassa padovana contro il CSS, le iniziative molto partecipate a difesa del parco Colli Euganei, i mercati alimentari alternativi e a km 0, comitati grandi e piccoli che sorgono ovunque su problemi specifici, circuiti autogestiti per il benessere psico-fisico e lo sport, insomma un grande potenziale umano e soggettivo che, a livello locale e regionale, resiste e propone un altro mondo possibile e necessario contro la logica del profitto e della mercificazione di ogni forma di vita. La stessa logica del profitto che spesso viene applicata a una visione distorta della “green economy” che colonizza i territori con un utilizzo scorretto delle rinnovabili generando consumo di suolo e bypassando le comunità locali nei processi decisionali. Ma tutto ciò deve, rispetto all’emergenza territorio e per evitare la catastrofe, fare un salto di qualità, superare il “localismo” che spesso accompagna, anche inconsciamente, le lotte, iniziative, mobilitazioni. E’ evidente che il punto di partenza è sempre “locale”, ovvero il luogo dove ognuno vive materialmente, ma questo è solo un punto di partenza che deve assumere carattere “espansivo”, un po’ come un’onda che si moltiplica, intrecciandosi con altre onde, creando una marea potente ed inarrestabile. D’altra parte, il territorio non è costituito da pezzi separati, ma è un organismo vivente e ciò che succede in qualsiasi punto si riverbera e porta i suoi effetti in tutti gli altri. E’ indispensabile creare un grande blocco popolare e sociale di resistenza ambientale, in grado di intervenire “orizzontalmente” su tutta la complessità delle problematiche, ma anche in alcuni momenti concentrare “verticalmente” la propria forza su obiettivi centrali e strategici.
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