#lirica essenziale
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Camillo Sbarbaro: Il Poeta della Liguria e dell'Introspezione. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella vita e nelle opere di un autore che ha saputo cogliere l'essenza dell'esistenza attraverso versi essenziali e profondi
Un viaggio nella vita e nelle opere di un autore che ha saputo cogliere l’essenza dell’esistenza attraverso versi essenziali e profondi Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, 12 gennaio 1888 – Savona, 31 ottobre 1967) è stato un poeta, scrittore e aforista italiano, noto per la sua capacità di esprimere il disagio esistenziale con una lirica scarna ed essenziale, spesso ispirata ai paesaggi…
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semiguardiarrossiscosulviso · 11 months ago
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BAIA MIA...
D’estate, lo sai, che aspetto la domenica con trepidazione.
Scruto il cielo dalla sera prima. Leggo nella quantità delle stelle il sereno e il caldo che poi mi avvolgerà come uno scialle importante, lavorato intrecciando alla lana l’immaginazione dell’occasione. Cerco nel riflesso della luna la calma punteggiata dalle luci dei pescherecci e di luminosi millepiedi che, di tanto in tanto, si antepongono all’orizzonte trasportando il piacere di una vacanza in crociera. E se mai la sera prima non ci fosse calma, se mai le nubi ingoiassero le stelle nei loro addensamenti, se mai il dubbio che al mattino il sole possa riscaldarmi mi zampillasse disturbandomi, non rinuncerei al nostro appuntamento domenicale.Mai! Mi alzo di buon’ora, nonostante dopo una settimana di lavoro, le lenzuola tratterebbero fino a tardi mattinata. Il sonno, però, e la stanchezza svaniscono facilmente all’idea di vivermi una giornata intera tra i colori dei tuoi vestiti, i suoni dei tuoi movimenti, la remissività del tuo darti incondizionatamente. Senza riserve. Tentennamenti. Pretese. Ricatti. Compromessi. Preamboli di conquista. Tu ti lasci prendere e basta. Totalmente. E so che mi aspetti per l’intera successiva settimana. Mi aspetterai. Ed io penserò ai grani dorati che sfuggono tra le dita a contare un tempo che non si vorrebbe fermare, come una clessidra impostata all’infinito. Penserò all’acqua che si chiama Chiara dagli occhi cangianti e che sfoggia, smorfiosa, lenti a contatto di vari colori a seconda di come cade il raggio di sole sui suoi fondali. Penserò alla nenia delle onde che culla con tono sommesso ed instancabile uguale a quello di una madre, sulla destra della torre saracena; e alla lirica possente, sulla sinistra, che sovente accompagna lo sfracellare delle acque spinte da forti correnti e da brezze decise. Penserò alla scogliera dove il mare s’infrange. Dolce. Come una carezza. Violento. A scorticare la roccia. A mangiarne porzioni, scavando crateri, increspando la pietra. Per lasciare croste di sale e una coperta in salsedine di pizzi e ricami. Penserò alla torre saracena. Essenziale e possente un tempo. Dove, in alto, sfidando il suo sfarinarsi, ho sbirciato al nemico nascosto da qualche parte oltre quel taglio che divide cielo e terra. Troppe miglia. Troppo mare. Misterioso l’orizzonte. Penserò ai trabucchi. A braccia legnose tese a sostenere le reti. All’attesa dei pescatori. Alle preghiere. Ai guizzi dei pesci. All’esultanza. Al pane sulla loro tavola. Penserò all’erba che cresce anche sulla sabbia, sfruttando granelli di terra per affondarvi radici ed incastrarsi tra murge aride ed avare. Penserò agli arbusti, nani e spinosi, che si prostrano al suolo. Servitori fedeli, ubbidienti ai venti. Competitori dei pini tanto da esserne invidiosi. Perché questi svettano e toccano il cielo e spargono intorno profumo di resina…..
Mi aspetterai ed io penserò. Ti penserò perché tu mi aspetti. Sempre.
Ogni domenica d’estate. Quando di buon’ora mi metto in macchina per raggiungerti. Sei lì, in un chilometro di costa. Con l’ombrello della luna sulla testa quando è notte. La raggiera del sole, da est ad ovest, a coprirti tutta durante il giorno. Ti sento mia anche se mia non lo sarai mai. Ti dai a tutti ed io ti prendo. Mia però voglio chiamarti.
“Baia Mia”.
Dove l’emozione è una casa che apre porte e finestre.
Dove scoppietta, come tra gli alari, la scintilla che accende il bene per la vita.
Dove la Creazione è un dono senza i fiori della carta e nastri di fiocchi
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djs-party-edm-italia · 1 year ago
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Fabio Cinti e Alessandro Russo, arriva "GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile "GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA", il nuovo album per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi. L'album è accompagnato dall'uscita del singolo "Fou de love" dal 12 gennaio in rotazione radiofonica.
"Fou de love" è un brano il cui testo è stato scritto da Pasquale Panella in un miscuglio di lingue (italiano antico e moderno, inglese, francese, spagnolo, esperanto), in dialetto (napoletano) e con espressioni inventate. In questo pezzo, come per altri presenti nel disco, è stata aggiunta una breve introduzione - sempre presa da un concerto di Branduardi -, per il resto la stesura è fedele all'originale. L'argomento della canzone, ovvero la disperazione d'amore, ha certamente influito sull'interpretazione.
Commentano gli artisti sul nuovo videoclip: "Con questo semplice video abbiamo voluto ricreare l'atmosfera che c'è quando io e Alessandro suoniamo e cantiamo le canzoni di Branduardi, questa volta sullo sfondo di pianoforti e altri strumenti antichi in questo strano liutaio di Padova. Insieme, la condivisione delle fasi di registrazione allo Studio2, che è sempre un momento di serio divertimento."
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=6HNNyxv2r1k
Angelo Branduardi ha creato un genere personale rigenerando le tipiche atmosfere fiabesche ed epiche (medioevali, rinascimentali, celtiche...) grazie all'enfasi del cantato, agli arrangiamenti e alla scelta degli strumenti. Il tutto insieme ai riferimenti e alle costruzioni armoniche del passato. Quelle canzoni hanno però contenuti, una scrittura lirica e una metrica ben precise, spesso di forte impatto poetico.
Commenta Fabio Cinti a proposito del progetto: "Il mio intento è quello di far emergere questo aspetto affrancandole dalle personalità mia e di Branduardi e cercando nell'interpretazione pura (dove l'interprete è al servizio della canzone e non viceversa) proprio la poetica che sta nella scrittura, sia della musica che dei testi. A ricantare Branduardi - e vale per quel pugno di grandi cantautori italiani di cui fa parte - si rischiano due cose: l'emulazione (non solo vocale) o la "coverizzazione", ovvero quel processo attraverso il quale ci si autorizza a fare proprie delle canzoni personalizzandole a piacimento, offrendo versioni spesso modeste e inferiori alle originali. Questo non accade nella musica classica, dove il rigore esecutivo della scrittura è essenziale e quindi imprescindibile. Il mio approccio vocale e quello pianistico di Alessandro Russo è proprio figlio di questo rigore."
TRACK-LIST:
Il dono del cervo (L. Zappa, A. Branduardi)
Fou de love (P. Panella, A. Branduardi)
Sotto il tiglio (L. Zappa, A. Branduardi)
La luna (L. Zappa, A. Branduardi)
Casanova (L. Zappa, A. Branduardi)
Confessioni di un malandrino (A. Branduardi)
La volpe (L. Zappa, A. Branduardi)
Alla fiera dell'est (L. Zappa, A. Branduardi)
BIO
Fabio Cinti è un musicista, cantautore, autore,
È del 2011 – a 33 anni, dopo la lunga formazione filosofica e musicale – il suo esordio discografico con "L'Esempio delle Mele", dove già compaiono i nomi delle collaborazioni maturate nel tempo. Su tutte spiccano quella di Morgan e Pasquale Panella, autore del testo di un brano.
A seguire, nel 2012, "Il Minuto Secondo" e nel 2013 "Madame Ugo" – In quest'ultimo, uscito per Mescal e prodotto da Lele Battista, compaiono altre due importanti collaborazioni, quella con Franco Battiato, autore di un inedito ("Devo"), e con Paolo Benvegnù -.
Nel 2014 "Tutto t'orna", album che contiene una raccolta di undici canzoni tratte dai tre dischi precedenti riarrangiate per quartetto d'archi, pianoforte e chitarra acustica, sotto la direzione del M° Carlo Carcano.
L'anno seguente esce "FQ", un ep di cinque tracce elettroniche/sperimentali.
L'album successivo (2016) sarà prodotto da Paolo Benvegnù: "Forze elastiche". Anche qui compaiono alcune collaborazioni, su tutte quella di Nada, a cui è affidata l'interpretazione di un brano.
Il 27 aprile del 2018 esce La voce del padrone – un adattamento gentile: il capolavoro dell'1981 di Franco Battiato viene eseguito in un adattamento per quartetto d'archi, pianoforte, voce e cori. L'album viene accolto con forte entusiasmo sia da parte della critica che del pubblico, tanto che Fabio Cinti vince la prestigiosa Targa Tenco 2018 nella categoria "Interprete di canzoni".
Il 24 aprile del 2020, in pieno confinamento da pandemia, decide di far uscire comunque il nuovo album: "Al blu mi muovo", accolto molto favorevolmente dalla critica.
Inoltre: Fabio Cinti è stato producer al fianco di Morgan per sette edizioni di X- Factor. Ha già scritto musiche per il teatro (le ultime, per lo spettacolo di Gabriella Greison – fisica, divulgatrice, scrittrice e attrice – tratto dal suo romanzo "Ucciderò il gatto di Schrödinger" – Mondadori -, per la regia di e con Marco Caronna) e per alcuni cortometraggi, tra cui Argos di Fabio Bagnasco.
A Fabio Cinti è dedicata una monografia di Studio XXXV Live in onda su SKY Arte e, sullo stesso canale, partecipa a assieme a Morgan alla monografia su La Voce del Padrone per la serie "33 giri – Italian Masters".
Nel 2021, in occasione dell'anniversario del La voce del padrone, è stato chiamato a interpretare Battiato con l'Orchestra della Magna Grecia e con la band originale di Battiato, composta da Angelo Privitera e Il Nuovo Quartetto Italiano.
Sempre nel 2021 partecipa a Invito al viaggio - Concerto per Franco Battiato all'Arena di Verona; canta, insieme a Morgan, il brano Segnali di vita (il concerto diventerà un album per la Universal, un film, e, insieme alle interviste nel backstage anche delle prove, una serata-evento ideata e diretta da Pif, "Caro Battiato").
Nel 2022, un nuovo studio (solo dal vivo) su Franco Battiato, ideato e eseguito insieme al pianista Arturo Stàlteri, si chiama Incantate e ripropone per pianoforte e voce dieci brani del cantautore siciliano scritti insieme a Giusto Pio per le interpreti femminili (Milva, Giuni Russo, Alice e Sibilla) e mai cantate da lui.
Alessandro Russo è un pianista e compositore nato a Stoccarda, di origini calabresi e bolognese d'adozione.
Si laurea al DAMS di Bologna con una tesi sul cinema di Franco Battiato. Di lì a poco inizia la collaborazione con Fabio Cinti, sia dal vivo che in studio (suona e arrangia in Il Minuto Secondo, Madame Ugo, Tutto t'orna).
E, nel 2013, lo accompagna in apertura ad alcuni concerti dell' "Apriti Sesamo Tour" di Franco Battiato.
Nello stesso anno esce il suo primo album, prodotto dallo stesso Cinti, "Assediati dall'esercito russo e cinti dalle mura, guardavamo il cielo" (Blume).
Il suo brano "Qualcosa di cui ho bisogno", scritto assieme a La Tarma, entra nella colonna sonora originale della fiction Rai Uno "Tutto può succedere" (Cattleya).
Nel 2018 pubblica il suo secondo album "Escher on the beach", prodotto dal M° Marco Biscarini, con il quale scrive il brano "Ricordi", per la colonna sonora originale del doc-ufilm "Bologna '900" del regista Giorgio Diritti. Sempre con Marco Biscarini, in qualità di pianista interprete/esecutore, partecipa alla colonna sonora del docu-film su Carlo Cracco "Cracco Confidential" (Discovery Italia, 2018) e al film "Il Vegetariano" (2019) di Roberto Sanpietro.
A maggio del 2021 pubblica il singolo "Where The Wave" (DistroKid) in collaborazione con il cantautore statunitense Benoit Pioulard e prodotto da SINK.
A settembre del 2021 pubblica il terzo album "Songs from the Ponds", una raccolta di 13 nuove composizioni originali per pianoforte, nata e registrata durante il lockdown.
"GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA" è il nuovo album per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi disponibile dal 12 gennaio 2024.
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sounds-right · 1 year ago
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Fabio Cinti e Alessandro Russo, arriva "GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile "GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA", il nuovo album per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi. L'album è accompagnato dall'uscita del singolo "Fou de love" dal 12 gennaio in rotazione radiofonica.
"Fou de love" è un brano il cui testo è stato scritto da Pasquale Panella in un miscuglio di lingue (italiano antico e moderno, inglese, francese, spagnolo, esperanto), in dialetto (napoletano) e con espressioni inventate. In questo pezzo, come per altri presenti nel disco, è stata aggiunta una breve introduzione - sempre presa da un concerto di Branduardi -, per il resto la stesura è fedele all'originale. L'argomento della canzone, ovvero la disperazione d'amore, ha certamente influito sull'interpretazione.
Commentano gli artisti sul nuovo videoclip: "Con questo semplice video abbiamo voluto ricreare l'atmosfera che c'è quando io e Alessandro suoniamo e cantiamo le canzoni di Branduardi, questa volta sullo sfondo di pianoforti e altri strumenti antichi in questo strano liutaio di Padova. Insieme, la condivisione delle fasi di registrazione allo Studio2, che è sempre un momento di serio divertimento."
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=6HNNyxv2r1k
Angelo Branduardi ha creato un genere personale rigenerando le tipiche atmosfere fiabesche ed epiche (medioevali, rinascimentali, celtiche...) grazie all'enfasi del cantato, agli arrangiamenti e alla scelta degli strumenti. Il tutto insieme ai riferimenti e alle costruzioni armoniche del passato. Quelle canzoni hanno però contenuti, una scrittura lirica e una metrica ben precise, spesso di forte impatto poetico.
Commenta Fabio Cinti a proposito del progetto: "Il mio intento è quello di far emergere questo aspetto affrancandole dalle personalità mia e di Branduardi e cercando nell'interpretazione pura (dove l'interprete è al servizio della canzone e non viceversa) proprio la poetica che sta nella scrittura, sia della musica che dei testi. A ricantare Branduardi - e vale per quel pugno di grandi cantautori italiani di cui fa parte - si rischiano due cose: l'emulazione (non solo vocale) o la "coverizzazione", ovvero quel processo attraverso il quale ci si autorizza a fare proprie delle canzoni personalizzandole a piacimento, offrendo versioni spesso modeste e inferiori alle originali. Questo non accade nella musica classica, dove il rigore esecutivo della scrittura è essenziale e quindi imprescindibile. Il mio approccio vocale e quello pianistico di Alessandro Russo è proprio figlio di questo rigore."
TRACK-LIST:
Il dono del cervo (L. Zappa, A. Branduardi)
Fou de love (P. Panella, A. Branduardi)
Sotto il tiglio (L. Zappa, A. Branduardi)
La luna (L. Zappa, A. Branduardi)
Casanova (L. Zappa, A. Branduardi)
Confessioni di un malandrino (A. Branduardi)
La volpe (L. Zappa, A. Branduardi)
Alla fiera dell'est (L. Zappa, A. Branduardi)
BIO
Fabio Cinti è un musicista, cantautore, autore,
È del 2011 – a 33 anni, dopo la lunga formazione filosofica e musicale – il suo esordio discografico con "L'Esempio delle Mele", dove già compaiono i nomi delle collaborazioni maturate nel tempo. Su tutte spiccano quella di Morgan e Pasquale Panella, autore del testo di un brano.
A seguire, nel 2012, "Il Minuto Secondo" e nel 2013 "Madame Ugo" – In quest'ultimo, uscito per Mescal e prodotto da Lele Battista, compaiono altre due importanti collaborazioni, quella con Franco Battiato, autore di un inedito ("Devo"), e con Paolo Benvegnù -.
Nel 2014 "Tutto t'orna", album che contiene una raccolta di undici canzoni tratte dai tre dischi precedenti riarrangiate per quartetto d'archi, pianoforte e chitarra acustica, sotto la direzione del M° Carlo Carcano.
L'anno seguente esce "FQ", un ep di cinque tracce elettroniche/sperimentali.
L'album successivo (2016) sarà prodotto da Paolo Benvegnù: "Forze elastiche". Anche qui compaiono alcune collaborazioni, su tutte quella di Nada, a cui è affidata l'interpretazione di un brano.
Il 27 aprile del 2018 esce La voce del padrone – un adattamento gentile: il capolavoro dell'1981 di Franco Battiato viene eseguito in un adattamento per quartetto d'archi, pianoforte, voce e cori. L'album viene accolto con forte entusiasmo sia da parte della critica che del pubblico, tanto che Fabio Cinti vince la prestigiosa Targa Tenco 2018 nella categoria "Interprete di canzoni".
Il 24 aprile del 2020, in pieno confinamento da pandemia, decide di far uscire comunque il nuovo album: "Al blu mi muovo", accolto molto favorevolmente dalla critica.
Inoltre: Fabio Cinti è stato producer al fianco di Morgan per sette edizioni di X- Factor. Ha già scritto musiche per il teatro (le ultime, per lo spettacolo di Gabriella Greison – fisica, divulgatrice, scrittrice e attrice – tratto dal suo romanzo "Ucciderò il gatto di Schrödinger" – Mondadori -, per la regia di e con Marco Caronna) e per alcuni cortometraggi, tra cui Argos di Fabio Bagnasco.
A Fabio Cinti è dedicata una monografia di Studio XXXV Live in onda su SKY Arte e, sullo stesso canale, partecipa a assieme a Morgan alla monografia su La Voce del Padrone per la serie "33 giri – Italian Masters".
Nel 2021, in occasione dell'anniversario del La voce del padrone, è stato chiamato a interpretare Battiato con l'Orchestra della Magna Grecia e con la band originale di Battiato, composta da Angelo Privitera e Il Nuovo Quartetto Italiano.
Sempre nel 2021 partecipa a Invito al viaggio - Concerto per Franco Battiato all'Arena di Verona; canta, insieme a Morgan, il brano Segnali di vita (il concerto diventerà un album per la Universal, un film, e, insieme alle interviste nel backstage anche delle prove, una serata-evento ideata e diretta da Pif, "Caro Battiato").
Nel 2022, un nuovo studio (solo dal vivo) su Franco Battiato, ideato e eseguito insieme al pianista Arturo Stàlteri, si chiama Incantate e ripropone per pianoforte e voce dieci brani del cantautore siciliano scritti insieme a Giusto Pio per le interpreti femminili (Milva, Giuni Russo, Alice e Sibilla) e mai cantate da lui.
Alessandro Russo è un pianista e compositore nato a Stoccarda, di origini calabresi e bolognese d'adozione.
Si laurea al DAMS di Bologna con una tesi sul cinema di Franco Battiato. Di lì a poco inizia la collaborazione con Fabio Cinti, sia dal vivo che in studio (suona e arrangia in Il Minuto Secondo, Madame Ugo, Tutto t'orna).
E, nel 2013, lo accompagna in apertura ad alcuni concerti dell' "Apriti Sesamo Tour" di Franco Battiato.
Nello stesso anno esce il suo primo album, prodotto dallo stesso Cinti, "Assediati dall'esercito russo e cinti dalle mura, guardavamo il cielo" (Blume).
Il suo brano "Qualcosa di cui ho bisogno", scritto assieme a La Tarma, entra nella colonna sonora originale della fiction Rai Uno "Tutto può succedere" (Cattleya).
Nel 2018 pubblica il suo secondo album "Escher on the beach", prodotto dal M° Marco Biscarini, con il quale scrive il brano "Ricordi", per la colonna sonora originale del doc-ufilm "Bologna '900" del regista Giorgio Diritti. Sempre con Marco Biscarini, in qualità di pianista interprete/esecutore, partecipa alla colonna sonora del docu-film su Carlo Cracco "Cracco Confidential" (Discovery Italia, 2018) e al film "Il Vegetariano" (2019) di Roberto Sanpietro.
A maggio del 2021 pubblica il singolo "Where The Wave" (DistroKid) in collaborazione con il cantautore statunitense Benoit Pioulard e prodotto da SINK.
A settembre del 2021 pubblica il terzo album "Songs from the Ponds", una raccolta di 13 nuove composizioni originali per pianoforte, nata e registrata durante il lockdown.
"GUARDATE COM'È ROSSA LA SUA BOCCA" è il nuovo album per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi disponibile dal 12 gennaio 2024.
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micro961 · 1 year ago
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Tiberio Ferracane - U’ pisci spada
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Uno dei tre singoli che coronano il libro dell’artista torinese dedicato a Domenico Modugno
La vita italiana nelle canzoni di Domenico Modugno. A 30 anni dalla sua scomparsa, l'artista torinese ci regala un libro, tre brani a corredo e un progetto che approderà ad un disco.

«La mia scelta di interpretare “U’pisci spada” rientra in un progetto ampio che si inserisce nella presentazione del libro “Mister Volare, 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Domenico Modugno” - Paola Caramella editrice - e che terminerà nella produzione di un disco a lui dedicato. La potenza lirica e l’accompagnamento essenziale (nel disco del 1954 si accompagna con la sola chitarra) mi ha convinto ad affrontare questo brano con il solo utilizzo della mia voce per meglio esprimere la drammaticità di questa storia d’amore tra due pesci spada, in cui la femmina viene arpionata e il maschio pur di starle accanto si lascia catturare e morire con lei.» Tiberio Ferracane
“U’ pisci spada”, lato B della “Donna riccia”, è un brano di Domenico Modugno del 1954 che esce per l’etichetta RCA italiana. Rientra in quella cultura popolare e da cantastorie che tanto ha pervaso soprattutto l’inizio carriera di Modugno. La lingua utilizzata è il siciliano, ma di certo fu scritto nel dialetto vernacolo sanpietrano che tanto assomiglia a quello messinese. Mimmo racconta che la storia è vera ed è accaduta davanti alla costa calabrese. Dice altresì che è la prima sua canzone che ha cantato in pubblico.
“U’ pisci spada” è uno dei tre brani che arricchiscono il progetto editoriale di Tiberio Ferracane intitolato “MISTER VOLARE – 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Modugno” edito da Paola Caramella. Un pamphlet asciutto e incisivo che attraverso lo strumento dell’intervista, ci restituisce pagine dense di storia, episodi, ritratti e aneddoti, facendoci assistere come fossimo a teatro in prima fila alla crescita, alla maturazione e alla consacrazione di Domenico Modugno, intrecciando le sue canzoni con i ricordi, i momenti salienti, le sfide affrontate dalla sua famiglia.
Il libro contiene anche 3 tracce pianoforte-voce cantate e suonate da Tiberio Ferracane a cui si può accedere con un codice QR dedicato. I brani sono “U’ pisci spada”, “Tu si na cosa grande” e “Vecchio Frack”.
Il libro è disponibile sul sito www.paolacaramella.it e presso tutte le principali librerie e online.
Tiberio Ferracane è un cantautore e interprete, compositore e musicista, insegnante di musica e canto, specializzato in musica e dislessia. 
Nasce a Torino nel gennaio del 1964. Figlio di siciliani profughi dalla Tunisia, che agli inizi del ‘900 erano emigrati in quella terra, dividendosi tra agricoltori e operai, per costruire la ferrovia. 
 Si diploma in organo elettronico e perfeziona in organo liturgico, si diploma inoltre come autore di testi alla scuola di Mogol (C.E.T.).
Dal 2013 a oggi è presidente, socio fondatore oltre che responsabile ed insegnante, nei laboratori musica e canto dell’Associazione Un Mondo in 3D. Doposcuola DSA-BES. www.unmondoin3d.com
Autore e interprete di spettacoli di “teatro-canzone” quali: 
"Marisa tra le nuvole" commedia d'amore, sogno e trasformismo. "Il sale sulle note" viaggio tra le maggiori scuole della canzone d'autore e la cucina regionale. "Ritratti d'Autore" monografie dei più grandi Cantautori e interpreti della canzone d'Autore. “Metti una sera al cinema”
LAVORI DISCOGRAFICI: Album, “Tiberio Ferracane” (2006) – Cantautore Singolo, “L’uomo senza memoria” (2007) – Cantautore Album, “Tiberio Ferracane” (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Singolo, Cosa Rimarrà Di Me (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Che cosa rimarrà di noi” (2009) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Metti una sera al cinema” (2016) – Interprete Album, “Magaria” (2022) Edizioni Moovon – Cantautore – Interprete 

Contatti social
Faebook: https://www.facebook.com/Tiberio-Ferracane-146415408805544 Instagram: https://www.instagram.com/tiberioferracane Youtube: https://www.youtube.com/user/MrTiberioferracane Spotify artista: https://spoti.fi/33pOQyY Spotify playlist libro Mister Volare: https://t.ly/PSlE
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Pesaro, l’AMAI Quartet in concerto nella Chiesa della SS. Annunziata
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Pesaro, l’AMAI Quartet in concerto nella Chiesa della SS. Annunziata.   “Romanticismo italiano vs Romanticismo tedesco” è il titolo del concerto dell’AMAI Quartet, in programma alla Chiesa della SS. Annunziata di Pesaro domenica 12 febbraio alle 18.00, organizzato da WunderKammer Orchestra in collaborazione con l’Assessorato alla Bellezza di Pesaro e Amat. In programma musiche di Puccini, Verdi e Brahms. La formazione d’archi è costituita da quattro giovanissime musiciste - un’albanese, due italiane e una austro-tedesca - Janela Nini primo violino, Chiara Siciliano secondo violino, Michaela Kleinecke viola e Anna Tonini Bossi violoncello, studentesse dell’Università  per  la  Musica  e  le Arti interpretative  di  Vienna che nel 2021, in pieno secondo lockdown da Covid, si sono messe insieme per dar forma al desiderio di condividere la passione per la musica da camera. Il loro entusiasmo le ha portate ad ottenere importanti risultati in brevissimo tempo. A maggio dello stesso anno il quartetto viene selezionato per prendere parte ai progetti della Yehudi Menhuin-Live Music Now di Vienna; a giugno vince il terzo premio del Concorso Pakosky nella finale di Piacenza; a ottobre vince il primo premio e il premio del pubblico alla Prima Edizione del "Concorso per Quartetti d'Archi Pietro Marzani" di Rovereto. Da allora l'ensemble è stato invitato da prestigiosi festival e stagioni concertistiche italiane, come Settenovecento (Rovereto), Classiche Frome (Lecce), FFF Fortissimissimo Firenze Festival, Musica con Vista - Comitato Amur, Pianodrom (Tirana). Tra i prossimi impegni il Lingotto Musica di Torino e il Teatro la Fenice di Venezia. C’è più di un motivo dichiarato per la scelta del nome “Amai”: l’omonima poesia di Umberto Saba manifesto di un'idea di arte essenziale che porta la verità più profonda. Ma “amai” è anche il suono della parola giapponese che significa “dolce” e una voce del verbo amare in italiano. Attualmente il quartetto studia con il prof. Florian Schötz (Goldmund Quartett) e con il Quartetto di Cremona presso l’Accademia Stauffer. Nel dicembre 2021 è stato selezionato per entrare a far parte della rete de Le Dimore del Quartetto. Il programma propone un confronto inusuale sul comune terreno cameristico tra due italiani fra i più grandi rappresentanti dell’opera lirica occidentale e il compositore tedesco romantico per eccellenza. Si apre con “Crisantemi”, l’elegia per quartetto d’archi scritta da Giacomo Puccini in una sola notte, nel 1890, in seguito alla morte dell’amico Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Segue il “Quartetto per archi in mi minore” che Giuseppe Verdi compose a Napoli nel 1873, in attesa che “Aida” venisse rappresentata per la prima volta al teatro San Carlo con l’intento provocatorio di dimostrare che il genere operistico non fosse il solo in cui egli potesse eccellere. Il “Quartetto in la minore op. 51 n. 2” di Johannes Brahms, che chiude il concerto, fu completato nel 1873 dopo una lunga genesi. È uno dei soli tre quartetti per archi pubblicati in tutta la sua vita, pur avendone in realtà composti molti, almeno venti, le cui partiture però furono distrutte dallo stesso autore perché non ritenute all’altezza. Biglietti: Intero € 18,00; Ridotto soci Wko e Wko-Ada € 13,00; Ridotto under 18 € 5,00. Acquistabili nelle biglietterie del circuito AMAT/Vivaticket e presso Tipico.Tips Pesaro negli orari di apertura dell’esercizio e online sui canali Vivaticket. Info e prenotazioni: [email protected]; cell. 3666094910; wunderkammerorchestra.com  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 3 years ago
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Valentino per il Teatro dell’Opera di Roma  La Traviata
Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, Roma 2016, 159 pagine, 15x21 cm.,  Con sovratitoli in Italiani e in Inglese, brossura con sovraccoperta,
35,00
email if you want to buy [email protected]
Il Teatro dell’Opera di Roma porta in scena una nuova Traviata, nata da un’idea di Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti con la regia di Sofia Coppola in scena dal prossimo 24 Maggio 2016.
Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, Direttori Creativi della Maison Valentino, creeranno i costumi di Flora e del Coro, che verranno realizzati in collaborazione con la sartoria del Teatro dell’Opera.
Sofia Coppola, figura di spicco del cinema americano, al suo primo confronto con la regia lirica, è stata scelta da Valentino dopo la visione del film “Marie Antoinette”.
- Il libretto ( Francesco Maria Piave). - L'altra verità ( Bruno Cagli). - Osservazione sulla partitura ( Giovanni Bietti). - Marie, Marguerite, Violetta: Vestali di un mondo a parte ( Benedetta Craveri). - La traviata al Teatro dell'Opera ( Alessandra Malusardi). - Cronologia della vita e delle opere ( Giuseppe Verdi). - Discografia essenziale ( Luigi Bellingardi).
18/11/21
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poetrificationfestival · 3 years ago
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Presente ❗ Festival del Reale
Il concept
Presente è un progetto di rigenerazione urbana che si attua con una strategia d’azione culturale ad ampio raggio, nel territorio di Barriera di Milano. Il progetto nasce con la spinta propulsiva di una serie di associazioni locali e prevede la collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti, il patrocinio della Circoscrizione 6 e il supporto del Comune di Torino. 
Presente è un progetto basato sulla creazione di un rapporto sinergico tra ambiente e tessuto sociale, tra il mondo della cultura e il mondo economico locale. 
rigenerare gli spazi comuni e riappropriarci dell’arte nella sua caratteristica essenziale di grimaldello capace di rompere gli schemi;
creare percorsi alternativi per esplorare e sviluppare in chiave artistica e poetica il senso di comunità;
riconoscere agli esercizi commerciali il ruolo di incubatori sociali di prossimità.
Una serie coordinata di azioni volte a mettere in discussione le idee di centro e periferia: ogni segmento della realtà periferica urbana può diventare centro, e ogni periferia sociale può ambire ad imporsi nel tessuto cittadino attraverso lo sviluppo di un’azione culturalmente efficace. 
La strategia di attuazione pone il suo centro focale nel concetto di Trasparenza, considerato nelle sue polarità opposte: 
in chiave negativa, la trasparenza come dramma sociale, economico e individuale;
in chiave positiva, la trasparenza come qualità essenziale per ridisegnare il futuro: rendere visibili (identità, luoghi, talenti, competenze, storie), portare alla luce (idee, proposte, visioni), togliere il velo (parallelamente alla mascherina che nasconde la nostra bocca vi è una mascherina immateriale, sociale e simbolica, che ci nasconde da un punto di vista umano e professionale). 
La Trasparenza, quindi, come tema centrale da sviluppare e da trasformare in azioni concrete nel corso del progetto, in un’idea di sviluppo sociale inclusivo, dinamico e creativo. 
Il territorio di azione
Torino, Barriera di Milano: un segmento di città in forte mutamento, ma anche un’area complessa, al cui interno si intersecano testimonianze di identità locali passate e nuove comunità aggregate, formate da culture che si sono sostituite (o mescolate) alle ondate migratorie della precedente era industriale. Il tutto a formare un mosaico estremamente vario, all’interno del quale fragilità economica e natura periferica si incontrano con  la capacità di creare progetti di rilancio culturale, isole urbane di creatività, progetti di rigenerazione capaci di cogliere possibilità di sviluppo. Osservando la mappa dall’alto ecco davanti a noi un territorio composto da una molteplice serie di unità, aggrappate come grappoli ai grandi assi di collegamento che dal centro cittadino si prolungano verso nord. Una periferia che è essa stessa città, e nella quale il concetto stesso di periferia si rivela mutevole, incerto, poiché alcune isole possiedono al loro interno un centro: dimensioni parallele dell’umano vivere, dell’umano abitare, dell’umana capacità di connettere e dell’umano desiderio di investire, in un processo di ibridazione tra identità storiche e identità nascenti. 
Le azioni
Organizzazione di workshop aperti alla cittadinanza, basati su pratiche creative che utilizzino il mezzo teatrale, la performing art e l’arte di strada per esplorare il tema della trasparenza nelle sue varie sfaccettature; nell’ambito dell’azione, la presentazione al pubblico di una creazione performativa creata con la cittadinanza;
organizzazione di una giornata poetica dedicata al tema della Trasparenza: reading e performance poetiche contestualizzate nella terza edizione del Premio Roberto Sanesi di poesia in musica, evento promosso e curato da Neutopia;
creazione di uno Speakers’ Corner permanente (il secondo in Italia), come spazio di libero pensiero e di libera espressione, aperto a chiunque progettato da Beatrice Sacco e realizzato con il patrocinio del Comune di Torino, nella location di Piazza Bottesini;
organizzazione del Festival Presente, per celebrare l’alleanza tra mondo della cultura, esercenti e cittadini: le vetrine e i cortili di corso Vercelli, via Montanaro, via Feletto, Via Santhià, Via Baltea 3 e Via Agliè diventano spazi di sperimentazione, ospitando per un pomeriggio artisti e abitanti del territorio; una dichiarazione di esistenza che si attua attraverso una galleria di micro-performances adattate ai diversi contesti merceologici (con la regia dell’Associazione T.I.R. TeatroInRivolta);
creazione di un catalogo/mappa digitale, dedicato al festival.
Ambito: azione n. 3 
Creazione di uno Speakers’ Corner
Lo Speakers’ Corner è uno spazio aperto permanente, da collocarsi nel contesto di Piazza Bottesini, nel quale ogni persona possa liberamente esprimere il proprio pensiero, in forma discorsiva, lirica o artistica.  Il più famoso speakers’ corner è indubbiamente quello presente nel parco londinese di Hyde Park, ma non è il solo: in Australia, Canada, Malaysia e altri paesi del mondo esistono luoghi di questo tipo; in Italia, l’unico presente è situato in provincia di Pisa. 
Presente affida all'artista Beatrice Sacco la realizzazione dello Speakers’ Corner in piazza Bottesini. In quanto struttura permanente da collocarsi in uno spazio pubblico aperto, lo Speaker Corner dovrebbe idealmente unire alcune caratteristiche essenziali: 
originalità a livello di design (la valenza artistica dell’opera non ha solo una connotazione estetica, ma dev’essere considerata come contenuto intrinseco di un’installazione concepita per generare comunità, secondo i principi universali della libertà di espressione, a creare un’isola di cittadinanza democratica e poetica)
capacità di resistenza (alle intemperie, all’obsolescenza e ai sempre possibili atti vandalici) e utilizzo di materiali anche di recupero. 
elasticità di fruizione: l’opera dev’essere realizzata senza barriere architettoniche e dotata di illuminazione dedicata
identità: l’opera sarà marchiata con un logo (realizzato in bassorilievo o tradotto in elemento scultoreo) rappresentante un toro (simbolo della Città di Torino) che parla in un megafono: la città che genera dialogo, libero pensiero, circolazione di idee; senza preclusioni di razza, di genere, di condizione sociale, di età. 
Ambito: azione n. 4 
Il Festival Presente
Barriera di Milano, corso Vercelli: uno degli assi viari principali di Torino nord. Tra piazza Crispi e piazza Rebaudengo il tratto di strada è lungo e la carreggiata è stretta, divisa in due corsie. Un susseguirsi di attività commerciali, di umanità variegate, di lingue diverse: la periferia qui si fa pulsante, la vita pare più viva, il senso di lontananza dal centro cittadino si stempera in un sentimento di vicinanza prossima. In questo corridoio, che è un palcoscenico orizzontale, il Festival Presente vuole celebrare un matrimonio: tra artisti, cittadini ed esercenti. Non categorie di persone, ma anime messe in sofferenza da lunghissimi mesi di chiusura: la chiusura delle serrande, la chiusura dei luoghi di spettacolo, la chiusura degli spazi in cui avvenivano gli incontri quotidiani. A questa chiusura, la risposta che noi proponiamo di dare è racchiusa in una sola parola: presente. Presente è un attestato di esistenza e una prova di resistenza. Essere presenti nell’emergenza sanitaria globale, essere presenti nel tessuto problematico della quotidianità periferica, essere presenti nella tessitura e nella cura dei nostri rapporti individuali. Essere presenti come condizione fondamentale per dare vita ad un progetto di comunità, secondo quattro principi chiave: interazione, coesistenza, quotidianità e sostenibilità. 
Commercianti, cittadini e artisti che siglano un contratto simbolico, nel quale si fissano tempi e modalità di cooperazione. Lo scopo, trasformare le vetrine di corso Vercelli in spazi di azione poetica e performativa, per 2 giorni consecutivi. In ogni vetrina, una coppia formata da un’artista e da un abitante del territorio. Attori, cantanti, danzatori e poeti si sposano così artisticamente, per due giorni, con operatori di call-center, lavoratori precari, rider, operai, disoccupati, studenti e pensionati, utilizzando le vetrine dei negozi e dei bar come contenitori teatrali di prossimità: arte e umanità al dettaglio in una via attraversata da mezzi di trasporto pubblico, per dare luogo ad un evento pensato nell’ottica dell’elasticità di fruizione. In chiave propedeutica, il Festival prevede l’attuazione di un breve workshop sul territorio, uno spazio protetto in cui far incontrare gli artisti e i cittadini.
Da un punto di vista strettamente artistico, è insita in Presente un’opportunità di sperimentazione, che ha nei concetti di plasticità e adattamento i suoi punti focali. Lo spazio ridotto di una vetrina, il pubblico composto in parte da passanti, la necessità dell’artista di creare una positiva interazione con il proprio partner, la necessità del partner di essere accompagnato e aiutato, implicano necessariamente la messa in discussione dei linguaggi artistici e l’esplorazione di possibilità espressive più orientate verso la micro-performance. Un processo che inevitabilmente si apre ad un procedimento di travaso reciproco: di competenze, di sensibilità e di cultura. 
Ambito: azione n. 5 
Il catalogo
A completare l’azione di Presente, la creazione di un catalogo disponibile in versione digitale, all’interno del quale artisti, commercianti e artigiani abbiano un nome e un volto. Un Catalogo che sia anche mappa geografica  per orientarsi nei tre giorni di Festival, e in cui trovare orari delle performance, descrizioni degli artisti, categorie coinvolte, parole-chiavi e biografie essenziali dei partecipanti.
PROGRAMMA
• Giovedì 9 settembre 2021: installazione dello Speaker’s Corner dedicato alla memoria del poeta Ivan Fassio (1979/2020) progettato da Beatrice Sacco, con l’ausilio di Alessandro Bulgini (Opera Viva), T. I. R. Teatri In Rivolta e il patrocinio dell’Accademia Albertina di Torino e della Circoscrizione 6. Dalle ore 18:00. Poesie di strada di MisterCaos. Lettura di poesie dedicata. Alle 19:00: vernissage mostra Z. T. L. Zona a Traffico Liminale a cura di Davide Galipò con opere di Francesco Aprile, Andrea Astolfi, Cristiano Caggiula, Gianluca Garrapa, Antonio Francesco Perozzi, Alessandro Mangiameli, Elena Cappai Bonanni, Marco Cubeddu presso il circolo La scimmia in tasca in via Montanaro, 16. Presentazione del Manifesto del Liminalismo. Presentazione della nuova saracinesca di MisterCaos. Performance a cura di Marco Cubeddu, Ninelevetion di Bill Sick. Dalle 20:30: Lorelies Live.
• Venerdì 10 settembre 2021: Presente❗️Performance itineranti @ Bagni Pubblici Via Agliè, Pietra Tonale, La scimmia in tasca, Ventunesimo, Hub culturale da Baffo, Amerio Costumi, Sanatex, Bar edicola Doc, Materassaio Polvere, Via Baltea 3. Dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Per info e prenotazioni: [email protected]
• Sabato 11 settembre 2021: Finale Premio Roberto Sanesi di poesia in musica @ Parco Aurelio Peccei. Con Somma Zero, Ambra Drius, Mohamed Amine Bour, Kosmonavt. Special guest Federico Sanesi e Nuria Sala Grau ft. Pietra Tonale, La voce da una riva all’altra, Alessandra Greco, Nodi e Ascending Roots, Max Collini in Hai paura dell’indie? Dalle ore 20:00 alle ore 23:59. Presente ! Festival del Reale è un progetto di Associazione Culturale Neutopia, T.I.R. Teatri In Rivolta,  Poetrification e Premio Roberto Sanesi di poesia in musica, con il sosegno di Comune di Torino, Casa Bottega e Rete italiana di cultura popolare, con il patrocinio della Circoscrizione 6. In collaborazione con La scimmia in tasca, Spazio Montanaro, Via Baltea 3, Bagni Pubblici via Agliè, Vernice Fresca, Pietra Tonale, Ventunesimo.
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chez-mimich · 5 years ago
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FEDERICA MICHISANTI, “JEUX DE COULEURS”
Quando ho avuto tra le mani (tra le mani si fa per dire, poiché il web ha purtroppo quasi eliminato la gioia tattile di avere tra le mani qualcosa), l’ultimo disco di Federica Michisanti (mi ostino a chiamarlo disco poiché ho una certa età), mi è tornato alla mente, quasi istantaneamente, un bellissimo libro di Wassily Kandinsky, “Punto, linea, superficie”, libro che è stato una delle colonne portanti delle teorie dell’astrattismo. Ma il bello viene dopo, quando dalle impressioni di pura percezione visiva, si passa all’ascolto di questo incantevole lavoro della giovane contrabbassista e prodotto da “Parco della musica Records”, uscito qualche settimana fa. Nelle otto composizioni che compongono “Jeux de Couleurs”, l’astrattismo e la sua inafferrabile libertà diventano tangibili. Un astrattismo jazz, fatto di pennellate sonore di rara intensità, anche grazie alla sinergica devozione del suo “Horn Trio”, che vede al suo fianco Francesco Bigoni al sax tenore e clarinetto e Francesco Lento alla tromba e filicorno. Li avevo ascoltati dal vivo a Novara Jazz nell’era pre-Covid, quando ascoltare musica dal vivo era un raro privilegio, e pochi se ne rendevano conto, ma questo è un altro discorso... Tornando a “Jeux de Couleurs” è stato curioso, dopo aver indugiato con lo sguardo sulla cover, tutta punti, linee e superfici, scoprire che, i brani, in realtà, portano il nome di colori (con accenni alla filosofia Sufi e ai popoli Aka). E allora che il gioco abbia inizio. Un gioco raffinatissimo, di ricerca ed equilibrio, rigore e misura. Appare evidente che il delicatissimo meccanismo sonoro, fatto di cristalline e controllate scorribande della tromba di Francesco Lento, tenuto a bada dal sax e dal clarinetto di Francesco Bigoni, necessitino della essenziale mediazione del tocco lieve e misurato del contrabbasso di Federica Michisanti. Lo si sente in “Orange”, sesto colore della tavolozza, o in  “Purple” che fa sentire quanto il colore possa essere “Deep”, senza dover necessariamente pensare al rock più spietato o alla grande tela di Pollock. Questa è pittura sonora per orecchie attente e spiriti raffinati, dove l’improvvisazione  è sempre inserita nei “limiti di contenimento” del rigore stilistico. Come nella pittura “lirica” di Kandinsky, non si può affatto dire, “questo lo so fare anch’io”, poiché sotto ad ogni accordo e ad ogni intervallo, si percepisce la trama di una rigorosa ricerca. Un traforo musicale da vedere, oltre che da ascoltare, una tela da guardare nel suo insieme da lontano e poi da osservare da vicino, per godere del segno della pennellata sonora che lascia la sua traccia sulla tela-spartito. La “quasi-suite” finale dal titolo “Improvisation Des Couleurs”, riassume alla perfezione la materia sonora dipinta in tutto l’album. Non lo posso appendere tra le opere della mia piccola collezione d’arte, ma quello sarebbe il suo posto...
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dilebe06 · 5 years ago
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Sospensione dell’incredulità
Il pubblico accetta le limitazioni nella storia presentata, sacrificando realismo e occasionalmente logica e credibilità per il bene del divertimento.
La sospensione dell'incredulità è una componente essenziale del teatro, dell'opera lirica e del musical, dove lo spettatore non ha alcun problema ad accettare comportamenti innaturali che spesso sono necessari alla fruizione dell'opera stessa (come ad esempio il fatto che i personaggi, entrando in scena, si dispongano in una fila orizzontale per essere visibili dal pubblico). È anche un ingrediente fondamentale per le opere di fantasia e di fantascienza, in cui il fruitore – in nome del "senso del meraviglioso" accetta l'esistenza di esseri, poteri soprannaturali o tecnologie inesistenti nel mondo reale e che spesso sono contrari a princìpi scientifici già noti (il superamento della velocità della luce, la gravità artificiale, le esplosioni udibili nello spazio) o alla semplice logica (come il fatto che diverse razze extraterrestri abbiano un aspetto antropomorfo e parlino tutte la stessa lingua).
 L'importante è che tali "violazioni" avvengano all'interno di determinati canoni e che non risultino incoerenti tra di loro. Ad esempio, se in un film di fantascienza ambientato sulla Terra è accettabile la presenza di extraterrestri in grado di volare o comunicare telepaticamente, difficilmente il pubblico può trovare coerente il fatto che anche i terrestri possano presentare poteri simili (in quanto il canone di questi film prevede solitamente che la natura degli esseri umani sia identica a quella reale).
La sospensione del dubbio non implica la soppressione totale della logica e della coerenza, ma un loro adattamento in base al tipo di opera a cui va applicata. In alcune situazioni la spettacolarità di alcune scene è spesso subordinata alla loro scarsa credibilità. È il caso, ad esempio, delle scene d'azione in cui l'eroe protagonista riesce a sconfiggere un'intera squadra di avversari che, pur essendo adeguatamente armata e addestrata, soccombe senza mai riuscire a colpirlo. Vi possono essere situazioni in cui la sospensione dell'incredulità si rende necessaria per poter accettare soluzioni cinematografiche che nascono a loro volta da esigenze tecniche. Un esempio frequente è quello per cui i finestrini anteriori delle auto vengono tenuti costantemente abbassati per evitare che il vetro rifletta la luce o addirittura la troupe che sta filmando la scena, anche se questo implica che l'auto rimanga aperta anche durante i parcheggi o in pieno inverno. Tuttavia l'abuso costante della sospensione può portare alla creazione di cliché che, sebbene siano spesso funzionali all'opera, spesso ne diventano un indice di bassa qualità, essendo oggetto di ironia e parodia.
Grazie Wikipedia.
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Se mi dite ancora una volta che i drama/serie Tv/ film NON DEVONO ESSERE CREDIBILI vi sparo. 
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Natale di Giuseppe Ungaretti: Una Poesia di Solitudine e Calore. Recensione a cura di Alessandria today
Ungaretti e la ricerca di pace interiore nelle pieghe della stanchezza.
Ungaretti e la ricerca di pace interiore nelle pieghe della stanchezza. Recensione : La poesia Natale di Giuseppe Ungaretti è una delle sue opere più intime e riflessive. Con pochi, essenziali versi, Ungaretti ci porta nel cuore di una quiete desiderata e inaccessibile, un riposo che diventa quasi un rifugio dall’agitazione del mondo. Scritta durante la Prima Guerra Mondiale, questa poesia…
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pangeanews · 6 years ago
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“Pound bisognerebbe soltanto leggerlo, ogni pagina è una sorpresa, ma oggi l’interesse langue…”: dialogo con Massimo Bacigalupo
Nonostante Ezra Pound sia morto da quel dì – il primo novembre sono 46 anni – e il suo esordio poetico risalga a più di un secolo fa, era il 1908 – si pagò la ‘placca’, A Lume Spento, a Venezia – basta pronunciare il suo nome per infiammare la Storia. Nessun artista nel Novecento – il secolo che ha rivoltato l’arte fino al suo esaurimento – è stato così decisivo in campo artistico – ha cambiato il modo di fare poesia in Occidente – e così pronto a scendere, pagando tutto, fino all’ultimo, nell’agone del secolo. I Cantos, questa specie di monolite lirico, un totem in pietra lavica, lavacro di ogni sapienza raggiunta, sono il poema ineludibile, l’ultimo tentativo di una poesia ‘totale’, dantesca. Ora, editorialmente, assistiamo a una breve ‘rinascita’ di Pound: Alessandro Rivali ha appena pubblicato con Mondadori Ho cercato di scrivere Paradiso, che è l’esito di un decennio di chiacchierate con la figlia di Pound, Mary de Rachewiltz, mentre Aragno ha in cantiere una raccolta di interviste di Pound; d’altro canto, l’anno scorso, Mondadori ha rimandato in libreria i Cantos scelti, l’editore ‘da collezione’ De Piante ha pubblicato l’inedito di Piero Chiara, Viaggio con Ezra Pound, mentre Guanda ha ristampato i XXX Cantos tradotti da Massimo Bacigalupo, un lavoro essenziale se non altro perché è l’unica traduzione del poema poundiano risolta da uno specialista (I Cantos nei ‘Meridiani’ Mondadori sono per mano della figlia di Pound, Mary). Massimo Bacigalupo, anglista di genio (per i ‘Meridiani’ Mondadori ha curato, tra l’altro, l’opera di Wallace Stevens; curiosità, la nota Wikipedia di Bacigalupo in inglese è assai più densa di quella in italiano…), nato come regista di cinema ‘d’avanguardia’, ha curato i libri più importanti in Italia di Pound, anche per ragioni ‘biografiche’ (a Rapallo, ‘Ez’ giocava a tennis con il papà di Bacigalupo): i Canti postumi (Mondadori, 2002) e il testo esegetico L’ultimo Pound (Edizioni di Storia e Letteratura, 1981). Insomma, è inevitabile invitarlo al dialogo. (d.b.)
110 anni fa, A Lume Spento, a Venezia, la città dove Ezra Pound è sepolto. Come a dire, gli estremi si toccano. Che cosa c’è di ‘poundiano’, già, in quegli esiti d’esordio?
A Lume Spento è fin dal titolo dantesco già un coacervo poundiano, un libretto di versi indifesi che Pound pubblicò a sue spese e che piacque a Yeats per i suoi ritmi insoliti, le mitologie, l’evocazione di menestrelli medievali (Cino, Peire Vidal, Bertran de Born) simili ai suoi rapsodi irlandesi. C’era musica, sensualità, trepidazione… Già l’anno successivo, 1909, molte di quelle poesie tornano in Personae, altro titolo fantasmagorico (mutuato da Browning) che quasi vent’anni dopo sarà il titolo della raccolta d’autore delle liriche poundiane. Raccolta del resto purtroppo mai tradotta integralmente. Il Pound innamorato del passato e il Pound avanguardista al suo meglio, con cose meno riuscite e frivolezze e prosaismi che pure gli valsero il plauso dei nostri lettori più avvertiti, da Montale a Sanguineti. “La poesia deve nascere dalla prosa, questa la sua grande scoperta…”.
Uno dei cuori pulsanti dei Cantos è l’icona del Tempio Malatestiano, se non altro perché lì l’epopea pagana si salda al primo Rinascimento; perché il potere del condottiero si connette con l’impresa artistica; perché c’è il sarcofago di Pletone, maestro del neoplatonismo rinascimentale; perché una analogia c’è tra il romagnolo Malatesta e il romagnolissimo Mussolini. Pound, per altro, torna a Rimini, dopo la gita del 1922-23, insieme a Olga Rudge, nel medesimo Tempio, ad assistere a un concerto, nel cartellone della Sagra Malatestiana. Che cosa c’è di così attrattivo in quel Tempio per Pound? D’altronde, il poeta unisce l’impeto poetico-cosmico di Whitman alla filosofia di Confucio, la parola artistica al fatto politico… Da dove nasce questa facoltà sincretica?
Qui cominciano le infinite storie di Pound, la sua capacità di scoprire e appassionarsi che spesso si comunica al lettore. Sigismondo è un po’ dannunziano, l’esteta armato, e Pound pensava di mettere insieme nei Canti malatestiani (VIII-XI) poesia e filologia, recandosi negli archivi di mezza Italia, trascrivendo e citando. Gli piaceva il sapore del reperto archeologico. Mi sono accanito a seguirne le tracce traducendo per Guanda i XXX Cantos, che appunto comprendono le imprese di Malatesta. Ma che argomento strampalato! Riflettersi in un bandito-condottiero-mecenate-poeta del Quattrocento… Il lettore deve stare al gioco, poiché Pound vede i momenti epici ma anche quelli umoristici ed erotici. Suona la grancassa, poi c’è la vocina stridula del ragazzino innamorato. Le tante voci, i cambi di registro, le tessere del mosaico. Un’esperienza unica per chi ci si immergerà. Fra l’altro nella mia “traduzione” non ritraduco i testi rinascimentali ma li cito dall’originale. C’è da smarrirsi e divertirsi: “Ala capella de li martori non avemo comenzato ancora a metere in opera prede vive per do casione”… E un reperto di cui mi vanto per la chiusa del Canto X: “Loro sonno più giente assai che noi semo, / ma noi semo più homini” (alla vigilia di una battaglia).
In L’ultimo Pound lei riconosce nei Pisani una ‘svolta’ della lirica dei Cantos: la vita e l’opera del poeta, in qualche modo, finalmente, coincidono. Ma l’utopia di Pound, della poesia come maestra di vita politica, è realizzabile, non è un mirabile, tragico fallimento?
Ma certo, l’utopia è caratterizzata dal fallimento. Pound è uno scrittore epidermico, parla di quel che ha sotto gli occhi e gli passa per la testa. Ha la fortuna di imbroccare delle magnifiche trovate, memorabili. Tutto il resto, come dice lui, è zavorra, scoria. Politica, economia, blablah…
Chi fu sinceramente vicino a Pound durante gli anni dell’internamento al St. Elizabeths tra i poeti e gli scrittori del suo tempo?
Quasi in prima fila l’allora giovane Robert Lowell, con problemi psichiatrici suoi. Era assai autorevole e fece avere all’amica indigente Elizabeth Bishop il posto di Consulente per la Poesia alla Library of Congress (che poi si sarebbe chiamato di “poeta laureato”). La Bishop, signora assai per bene, per sdebitarsi visitò spesso Pound. Ne nacque la più bella poesia o critica su di lui scritta, “Visite a St. Elizabeths”. “Questa è la casa dei matti. / Questo è l’uomo che giace nella casa dei matti…”. È uscito di recente un bel libro su quel periodo di deliri e produttività: The Bughouse (cioè il manicomio) di Daniel Swift.
Ne L’ultimo Pound scrive che “il suo progetto irrealizzato d’un paradiso terreste ci è più caro oggi degli esiti pacifici di coloro che non si perdono”. Su questo punto le chiedo: su quale verso Pound intendeva terminare i Cantos? 
L’ultimo Canto è il CXVI, che scrisse a Rapallo verso settembre 1959: “Un po’ di luce, come un fuoco di stoppia, / per ricondurre allo splendore”. Era stato colpito dal nome di una stradina di Rapallo, il Vico dell’Oro. I versi sono citati su una targa sul lungomare rapallese… I testi pubblicati dopo il CXVI nell’edizione ‘Meridiani’ (la migliore in circolazione) sono delle rimanenze.
Che cosa ci resta da indagare nell’opera di Pound, a suo avviso?
Resta da divertirsi (se ci si riesce) a leggerlo. Ogni pagina apre dei percorsi stravaganti, e spesso è poesia. Che c’è e non c’è, si fa aspettare. I Canti postumi da me editi nello Specchio Mondadori sono pieni di sorprese. Decine di pagine in italiano, abbozzi del 1945, su cui nessun italianista si è per ora pronunciato. In realtà l’interesse per Pound langue. Basti dire che l’edizione inglese dei Posthumous Cantos da me curata non ha avuto nessuna recensione o quasi in America, e dire che si trattava di un centinaio di pagine di inediti e testi dispersi di una delle massime figure della storia letteraria americana. La ristampa del 2017 dei Cantos scelti negli Oscar ha una lunga e impegnata prefazione di Giuseppe Montesano, un bel testo, raro in Italia, che mostra come è possibile avvicinare Pound oggi, affacciarsi sul turbine. Ma credo che i Canti postumi diano un’idea migliore del poema in fieri, non raggelato nei testi canonici.
Tra le varie donne che hanno agito nella vita di Pound, ricordo l’evanescente dolcezza de ‘La Martinelli’, con cui Pound fa una pubblicazione per Scheiwiller. Di lei si sa molto poco: ce ne può parlare?
Sheri non era per nulla evanescente, una figlia dei fiori eroinomane a cui Pound pagò uno studio e un processo. (Vedi il memoriale Fine al tormento di H.D./Hilda Doolittle, edito da Archinto.) Era una fonte di poesia intemperante di cui Pound si invaghì e che a suo modo sfruttò per tornare adolescente nell’ospedale psichiatrico, giocare a scambiarsi bigliettini, magari qualche bacio rubato. Tutto perché poi la penna scrivesse quei versi memorabili: “Castalia è il nome di quella fonte nella piega del colle / Il mare sotto, battigia sottile”. Magari la fonte e la piega saranno ciò che la musa porta nel grembo. “Hai trovato nido più soffice del cunnus? (la vagina – Canto XLVII). Tenera Martinelli! Raccontò a Bukowski che quando Pound le lesse il “suo” (di Sheri) Canto, il XC, gli vennero (a Pound) le lacrime agli occhi e le disse. “Questa è una delle più belle poesie d’amore mai scritta”. Bukowski era alquanto scettico. Ma questo era l’adorabile e detestabile Pound.
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alemicheli76 · 4 years ago
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Nuove uscite targate les Flaneurs edizioni da non perdere!!!
Nuove uscite targate les Flaneurs edizioni da non perdere!!!
L’estraneo perfetto di Nicola De Dominicis«Dopo e contro la morte, oggi scrivo così.E questi versi che vedi sono le mie ditain cerca di te, lettore, per abbracciartisporche di tutto l’amore e la vita che posso» A tratti riflessione universale in versi a tratti autobiografia poetica, L’estraneo perfetto si presenta come una raccolta lirica intensa e variegata. Con un linguaggio essenziale…
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D’estate, lo sai, che aspetto la domenica con trepidazione.
Scruto il cielo dalla sera prima.
Leggo nella quantità delle stelle il sereno e il caldo che poi mi avvolgerà come uno scialle importante, lavorato intrecciando alla lana l’immaginazione dell’occasione.
Cerco nel riflesso della luna la calma punteggiata dalle luci dei pescherecci e di luminosi millepiedi che, di tanto in tanto, si antepongono all’orizzonte trasportando il piacere di una vacanza in crociera.
E se mai la sera prima non ci fosse calma, se mai le nubi ingoiassero le stelle nei loro addensamenti, se mai il dubbio che al mattino il sole possa riscaldarmi mi zampillasse disturbandomi, non rinuncerei al nostro appuntamento domenicale.
Mai!
Mi alzo di buon’ora, nonostante dopo una settimana di lavoro, le lenzuola tratterebbero fino a tardi mattinata. Il sonno, però, e la stanchezza svaniscono facilmente all’idea di vivermi una giornata intera tra i colori dei tuoi vestiti, i suoni dei tuoi movimenti, la remissività del tuo darti incondizionatamente. Senza riserve. Tentennamenti. Pretese. Ricatti. Compromessi. Preamboli di conquista.
Tu ti lasci prendere e basta. Totalmente. E so che mi aspetti per l’intera successiva settimana.
Mi aspetterai.
Ed io penserò ai grani dorati che sfuggono tra le dita a contare un tempo che non si vorrebbe fermare, come una clessidra impostata all’infinito.
Penserò all’acqua che si chiama Chiara dagli occhi cangianti e che sfoggia, smorfiosa, lenti a contatto di vari colori a seconda di come cade il raggio di sole sui suoi fondali.
Penserò alla nenia delle onde che culla con tono sommesso ed instancabile uguale a quello di una madre, sulla destra della torre saracena; e alla lirica possente, sulla sinistra, che sovente accompagna lo sfracellare delle acque spinte da forti correnti e da brezze decise.
Penserò alla scogliera dove il mare s’infrange. Dolce. Come una carezza. Violento. A scorticare la roccia. A mangiarne porzioni, scavando crateri, increspando la pietra. Per lasciare croste di sale e una coperta in salsedine di pizzi e ricami.
Penserò alla torre saracena. Essenziale e possente un tempo. Dove, in alto, sfidando il suo sfarinarsi, ho sbirciato al nemico nascosto da qualche parte oltre quel taglio che divide cielo e terra. Troppe miglia. Troppo mare. Misterioso l’orizzonte.
Penserò ai trabucchi. A braccia legnose tese a sostenere le reti. All’attesa dei pescatori. Alle preghiere. Ai guizzi dei pesci. All’esultanza. Al pane sulla loro tavola.
Penserò all’erba che cresce anche sulla sabbia, sfruttando granelli di terra per affondarvi radici ed incastrarsi tra murge aride ed avare.
Penserò agli arbusti, nani e spinosi, che si prostrano al suolo. Servitori fedeli, ubbidienti ai venti. Competitori dei pini tanto da esserne invidiosi. Perché questi svettano e toccano il cielo e spargono intorno profumo di resina…..
Mi aspetterai ed io penserò. Ti penserò perché tu mi aspetti.
Sempre.
Ogni domenica d’estate. Quando di buon’ora mi metto in macchina per raggiungerti.
Sei lì, in un chilometro di costa. Con l’ombrello della luna sulla testa quando è notte. La raggiera del sole, da est ad ovest, a coprirti tutta durante il giorno. Ti sento mia anche se mia non lo sarai mai. Ti dai a tutti ed io ti prendo. Mia però voglio chiamarti.
“Baia Mia”.
Dove l’emozione è una casa che apre porte e finestre.
Dove scoppietta, come tra gli alari, la scintilla che accende il bene per la vita.
Dove la Creazione è un dono senza i fiori della carta e nastri di fiocchi.
Dove i sensi mai sorridono tanto e mai così profonda immane e viscerale è la tranquillità.
Dove, Baia Mia, tra i segreti trasportati dai venti, potrei nuovamente cominciare ad amare.
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culturaoltre · 4 years ago
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"Il limite" di Myriam Ambrosini
“Il limite” di Myriam Ambrosini
La precarietà ci appartiene nella misura in cui, noi esseri umani, ci confrontiamo con l’eternità e ne usciamo consapevoli di essere fragili e in balia di un tempo infinito eppure iclemente nella sua finitezza umana. Una lirica, quella di Myriam Ambrosini, che nella sua essenziale articolazione, incide sulla pelle cicatrici indelebili di forte realismo. Nella sua struttura austera e asciutta,…
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lucaram · 4 years ago
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[populus] duas tantum res anxius optat panem et circenses (Giovenale). Questa locuzione latina è purtroppo veritiera anche oggi. Di tutto ciò che sta accadendo ci stiamo preoccupando se non possiamo andare a cena dopo le 18.00, ma siamo tranquilli che almeno il calcio in tv lo trasmettono. Non ci interessa veramente della sorte dei ristoratori (quelli che conosco essendo veri professionisti hanno arginato il problema organizzando subito il delivery), ma se noi non possiamo andare a divertirci la sera. Giovenale già alla sua epoca parlava di circenses non di teatro per cui probabilmente questa è una situazione endemica (mai parola è più adatta al momento) del popolo italiano. Popolo che se scende in piazza lo fa più per distruggere i beni dei poveracci che per protestare o che sciopera di venerdì così il weekend è sistemato. I teatri possono chiudere senza problemi perché alla maggior parte degli italiani non importa. Lo stato non ha mai realmente tutelato questo settore, le scuole non hanno attività pedagogiche in tal senso e purtroppo spesso per giochi di scambi di favori personali al pubblico sono stati dati spettacoli imbarazzanti da vedere e sentire. Abbiamo "attualizzato", psicoanalizzato l'opera lirica perdendo di vista quella che è la parte essenziale di una messa in scena ovvero lo stupire, il commuovere, il coup de théâtre. Non so cosa accadrà al termine di questa pandemia. So che spero che spazzi via raccomandati, gente posizionata da potere di qualsiasi tipo e che si torni ad amare il teatro. Che questi torni un luogo magico dove quando si spengono le luci di sala e si apre il sipario si torni a vedere mondi magici. #teatro #theatre (presso Colosseo - Roma) https://www.instagram.com/p/CG10xSOFSeb/?igshid=118ogkdeqwjht
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