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L'Uomo di Leningrado: un techno-thriller ad alta tensione. Recensione di Alessandria today
Francesco Santoianni ci porta nel cuore delle macchinazioni geopolitiche e delle sfide tecnologiche con un romanzo avvincente e attuale.
Francesco Santoianni ci porta nel cuore delle macchinazioni geopolitiche e delle sfide tecnologiche con un romanzo avvincente e attuale. Un romanzo che esplora i pericoli della tecnologia e della politica globale L’Uomo di Leningrado di Francesco Santoianni è il secondo volume della serie “Techno-thriller e tanto altro”, un’opera che combina azione, spionaggio e intrighi geopolitici in uno…
#Alessandria today#azione e avventura#azione e politica globale#crisi post-sovietica#disaster management#Francesco Santoianni#geopolitica e tecnologia#Google News#intrighi internazionali#italianewsmedia.com#L&039;Uomo di Leningrado#libri bestseller italiani#libri di spionaggio italiano#libri su emergenze#libri su rischi nucleari#narcotrafficanti e terrorismo#narcotraffico e tecnologia#narrativa d&039;azione#narrativa di emergenza#narrativa di tensione#narrativa di tensione internazionale.#narrativa e sicurezza#narrativa italiana contemporanea#narrativa italiana di qualità#narrativa su terrorismo#narrativa thriller#ordigni nucleari#Pier Carlo Lava#romanzi ambientati in Russia#romanzi di Francesco Santoianni
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Scienza, morale e medicina
Scienza, morale, etica e medicina Ho trascorso molto tempo nello studio delle scienze astratte; ma la scarsità di persone con cui è possibile comunicare su tali argomenti mi ha disgustato. Quando ho cominciato a studiare l'uomo, ho visto che queste scienze astratte non sono adatte a lui, e che immergendomi in esse avrei dovuto trovare alcuni compagni nello studio dell'uomo, dal momento che era così specificamente un dovere. Ero in errore. Ci sono meno studenti dell'uomo che della geometria. Blaise Pascal L’ultimo progresso della ragione è di riconoscere che c’è un’infinità di cose che la sorpassano; essa non è che debole cosa, se non giunge fino a conoscere questo. Ma, se le cose naturali la sorpassano, che dire di quelle soprannaturali? Blaise Pascal Vanità delle scienze. La scienza delle cose esteriori non mi consolerà dell’ignoranza della morale, nei momenti di afflizione; ma la scienza dei costumi sempre mi consolerà dell’ignoranza delle scienze esteriori. Blaise Pascal Come ho scritto nel mio articolo sulle emergenze sanitarie in Italia sono anni che mi occupo di testi sulla medicina, la sanità, le malattie, i medici, la salute, la stupidità, il potere, l'autorità e naturalmente la morte. Tra i miei tanti scritti e gli oltre 10.000 aforismi ve ne sono anche parecchi su questi argomenti, tanto è vero che nei primi anni del 2000 avevo pubblicato online il testo Ars Longa, Vita Brevis, aforismi sulla salute, la malattia i medici e la morte. Nel corso degli anni avevo poi approfondito l'argomento e raccolto ulteriore materiale che era confluito in un libro molto più corposo del precedente e che avrei voluto pubblicare. Tuttavia alla fine mi sono reso conto che non ne valeva la pena, i libri di aforismi che avevo stampato non vendevano quasi nulla, per cui era meglio continuare a scrivere nei miei siti, sui miei blogs e nelle pagine dei socials rendendo il tutto liberamente fruibile e grauito. Con l'avvento dell'emergenza dovuta al coronavirus, e alle decine di migliaia di morti che il nostro paese aveva accumulato, mi sono reso conto che la gente, soprattutto i parenti delle vittime, erano interessati a denunciare quanto era loro accaduto finendo nelle mani di un sistema sanitario da anni ormai in una situazione di decadimento, sia per una questione etica e civile, sia per sfogare la propria rabbia, sia forse per rendere un po' di dignità ai loro famigliari, così miseramente venuti a mancare anche a causa di una diffusa e ormi collaudata inefficiente disorganizzazione della sanità italiana. Le responsabilità comunque sono un po' generalizzate, tutti sono colpevoli, partendo dai politici, agli amministratori, ai medici, al personale delle aziende sanitarie, passando per le case farmaceutiche, i distributori, e i cittadini stessi, che sanno solo lamentarsi quando purtroppo è troppo tardi. La sanità e il welfare state sono cose serie che richiedono impegno, responsabilità e conoscenze, ed una organizzazione sociale e professionale molto seria, onesta ed efficace, tutte qualità che sembrano mancare al nostro bel paese. Emergenze sanitarie mondiali Ritornando ai testi brevi sulla salute, la malattia, i medici e la morte, mi sono accorto che pur avendo pubblicato nei miei siti parecchio materiale, alla fine ciò che risultava più evidente nei motori di ricerca erano solo le raccolte di aforismi e battute umoristiche sull'argomento, dimostrazione pratica che la gente, professionisti, intellettuali e scienziati allo stesso modo, non sono tanto interessati all'aspetto etico e morale della questione, risultando ovviamente più attratti dalle questioni economiche, e si vedano a questo proposito le alte rette delle case di riposo, che si abbinano alla scarsità del personale ivi impiegato, e alle modestissime cure che queste strutture sono in grado di garantire, e le corpose parcelle di tanti medici che cercano con profitto di affidare al privato tutte le carenze e le inefficienze del sistema pubblico. Non ho visto in tutti questi anni una grande dedizione alla cura e al rapporto umano con i pazienti, soprattutto quando questi hanno già un'età avanzata e sono ormai vicini alla fine. A peggiorare ulteriormente la situazione i corposi tagli alla sanità e il sempre aumentato carico di lavoro dei poveri sanitari, anch'essi miseri schiavi inconsapevoli di un sistema burocratico, economico e demenziale allo sfascio. In ogni caso avremo modo in vari articoli di approfondire la questione e per il momento vi lascio al testo che segue, tratto appunto dal libro Ars longa Vita brevis del sottoscritto. Io non sono un dottore, o meglio sul certificato di laurea c'è scritto questo termine, ma mi occupo di linguaggio, e per il momento la stupidità non è tra le patologie più riconosciute, per cui non siamo colleghi! Già, la creatività, le forme espressive, le emozioni, la logica, la scienza, i misteri dell'universo. A pensarci bene però, anch'io forse potrei dare il mio contributo alla ricerca, al comportamento, alla medicina, a quell'etica che cerca di alleviare il dolore e le sofferenze. In ogni caso comunque, almeno sono un paziente! In questo forse c'è dunque una seppur labile effige della multidisciplinarità del mondo moderno! Un panorama globale! Poor is that man who has got no patience! E che non ha una biblioteca! Uno dei miei desideri più profondi è sempre stato quello di vedere scomparire la povertà, le ingiustizie, il dolore, ma ciò non è possibile; almeno diffondiamo il sapere e la conoscenza! Tutti dovrebbero essere dei dottori in qualcosa! Essere dottori in poesia però al giorno d'oggi non è molto conveniente, e poi che brutta definizione, dottori in poesia! No, la nostra umanità non può più sopportare tali titoli di studio! E' così, ribadisco il concetto con delle parole di Alda Merini: "Ogni poeta è un sacerdote e sopporta pene indicibili per regalare la propria parola agli altri. E' un improbo recupero di forze per avvertire un po' di eternità. La gente cerca di amalgamarlo col volgo, di confonderlo con il pantano, di farlo morire di asfissia tra polvere e reati, e il poeta muore veramente, vinto dalla stanchezza e dalla preghiera che non riesce più a risorgere. Mai più?" Come sta? Bella domanda! Vorrei parlare a lungo, ma non c'è tempo, e poi la profilassi non lo consente! Per questo ci sono gli psicologi! Ma la natura, dico io, citando Shakespeare, non può scegliere il suo corso! La malattia invece si, e un medico ormai non è più il mago stregone delle origini, ma un perfetto esecutore delle linee guida delle università e della case farmaceutiche, per cui purtroppo non c'è tempo! Si cura il corpo, ma l'anima invece di ristabilirsi sembra che peggiori di pari passo con la terapia! Rimane sconsolato il mio verbo, chissà chi lo ascolterà? Il mestiere del medico, la sua figura che nel momento in cui nasce si identifica e si mescola con quella dello stregone, del mago, del sacerdote rituale, del potente imperatore! Mi ricorda il mitico Paracelso, nato nel cuore della Svizzera in una località tenebrosa, il ponte del diavolo, Teufelsbrucke, che fu allo stesso tempo medico, naturalista e filosofo, uno studioso in grado di interpretare i segreti e i mali dell'uomo come una parte del tutto universale. Ma anche i famosi dottori, furbi e pasticcioni di Molière, capaci solo di svuotare il corpo in un modo o nell'altro, con salassi di sangue e grandi purghe! E poi ancora i grandi medici dell'ottocento, epoca in cui nascono le figure grandiose del "medico condotto" e del medico di famiglia" e dove il concetto della scienza al servizio dell'uomo imponeva al medico di immedesimarsi nel ruolo irrinunciabile di operatore sociale. In un Galateo del Medico apparso nel 1873 si legge infatti: "Il medico si aggira e vive in mezzo al popolo; è depositario di suoi dolori e di sue speranze e anche a non volerlo diviene democratico d'indole". Una professione da amare insomma!
Aforismi e citazioni sulla medicina Basta il morbillo a uccidere i bambini poveri del mondo. Nel rapporto Unicef del 2000 si legge infatti che l'anno scorso undici milioni di giovani vite sono state stroncate da malatie curabili in occidente. Ma del resto questo non è forse il male peggiore, visto che ben 500 milioni di ragazzi e ragazze devono vivere con meno di un dollaro al giorno e sono quindi destinati a subire violenze ed abusi di ogni tipo. Il debito internazionale e la stupidità della specie umana mantengono nella miseria molti popoli e questo ovviamente apre le porte al dolore, alla sofferenza e alla malattia. Nel frattempo però c'è chi dice che tra qualche lustro vinceremo il duello con il male e sconfiggeremo le malattie e continua poi a fare sfoggio del benessere psico-fisico raggiunto dalle popolazioni ricche del mondo. Evidentemente nella sua posizione non può che mostrare un certo ottimismo e tuttavia non manca di elargire consigli per migliorare la situazione globale. Speriamo che ci sia almeno qualcuno che li ascolta! Io da parte mia ho sempre odiato la stupidità del potere, il suo egoismo, la sua assurda mania di autoespansione e la sua ricca arroganza, elementi che di certo contribusicono ad alimentare la povertà del mondo, ma non mi pare che i miei messaggi siano stati molto apprezzati, ed è perciò che ancora una volta sto cercando di ribadire il mio pensiero sotto le spoglie di una raccolta di aforismi che hanno a che fare con il male e la malattia, e con chi cerca ogni giorno di alleviare le sofferenze della specie. Per questo ripeto ancora il mio verbo contro la povertà in favore di una certa creatività, iniziando questo libro con una piccola storiella! "Matthew Lukwiya era un medico nato in uno sperduto villaggio dell'Uganda. Aveva tre master universitari e a Londra dove aveva studiato gli avevano proposto di intraprendere la carriera di insegnante universitario, ma lui si era rifiutato. La sua gente lo aspettava e per la sua gente è morto. Se n'è andato alcuni giorni fa, come migliaia di altre persone destinate a rimanere senza nome, ucciso dal virus Ebola. Era il primario del St. Mary's Lacor Hospital di Gulu, un ospedale fondato da un italiano, un certo Piero Corti che oggi ha ormai 75 anni, pediatra, radiologo e neuropsichiatra, ricco erede di una famiglia di imprenditori di Besana Brianza in Lombardia e da sua moglie Lucille Teasdale, chirurgo canadese di origini piccolo borghesi, morta di Aids nel 1996 dopo aver strenuamente combattuto la malattia e aver rifiutato di tornare in Europa per curarsi. Ma ritorniamo al nostro Matthew, morto soprattutto a causa della sua ostinata determinazione a non lasciare soli i malati a lui affidati, e determinato a combattere fino in fondo la malattia nonostante la drammatica consapevolezza che il contagio sarebbe stato inevitabile. Lukwiya era stato il primo a lanciare l'allarme Ebola nel suo paese, ma non gli avevano creduto. In un paese dove sopravvivono terribili superstizioni e le nosrme igieniche sono massacrate dagli enormi problemi della povertà, era rimasto solo a gridare contro l'indifferenza del potere, più preoccupato di finanziare la guerra per mettere le mani sulle miniere di diamanti della zona che non delle sorti dei poveri reietti della terra. E così il nostro medico è andato in contro al suo calvario ed è morto, moribondo tra i moribondi. Ma non è il solo! Accanto a Piero Corti e al St. Mary Hospital ci sono anche i missionari comboniani e le Piccole Sorelle di Maria Immacolata, loro pure determinati a non abbandonare i malati, nonostante i rischi dell'epidemia. A documentare le tragedie dell'Uganda ci sono soprattutto le loro testimonianze, tra cui si erge quella di padre Elio che sta scrivendo una specie di diario quotidiano del dramma in atto. Dalle sue pagine ho scelto questo resoconto: "Lunedi 5 Novembre. Ieri sera alle 11.30 è morta suor Pierina. Aveva 45 anni. E' la prima suora che muore di Ebola: è rimasta contagiata durante il servizio volontario prestato ai malati nell'ospedale del Governo a Gulu. Purtroppo anche lei è vittima della situazione disastrosa in cui lavoriamo: il personale che si dedica alle persone colpite, infatti, non ha protezioni sufficienti. I burocrati pensano ai numeri e alle statistiche. Gli uffici del governo, ma anche di molte organizzazioni internazionali, sono pieni di persone che pensano solo a questo. Siamo sempre disperati nel riciclare, recuperare. Ma camici lunghi, grembiuli di plastica e mascherine sono sempre meno del necessario. Ebola è un virus che uccide e non si può pretendere che la gente si esponga senza alcuna protezione. Ma, da quando a metà ottobre è cominciata l'emergenza, nessuno ha ancora provveduto a far fronte alle necessità primarie". La morale della favola la lascio dedurre a voi, e qui mi appresto a concludere mentre ripeto scherzosamente a mio padre che un giorno gli uomini non moriranno più, ma al contrario vivranno in eterno con la loro stupidità viaggiando senza meta e senza scopo in un universo sempre più annoiato e gli rimprovero ancora più umoristicamente il fatto che siamo nati troppo presto, in un epoca ancora troppo fragile e troppo torturata dalla malattie e dal male! Tratto dal libro Ars Longa Vita Brevis, aforismi sulla salute, la malattia, i medici e la morte. Read the full article
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LIVELLO BIBLIOGRAFICO: Monografia
TIPO DOCUMENTO: Testo a Stampa
TITOLO: Il Fiume Livenza : Contributo Alla Salvaguardia Del Territorio
A CURA DI: Roberto Guerra – Massimo Mattozzi – Lamberto Uvai
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2003
EDITORE: Roberto Guerra - Tipolitografia Rubino
LUOGO DI PUBBLICAZIONE: San Stino di Livenza
DESCRIZIONE FISICA: 158 Pagine – Illustrazioni – 33 x 23 x 1 cm
FORMATO: Brossura Copertina Flessibile
FOTO AEREE: Roberto guerra
NOTE GENERALI: Volume 2 dell'opera Il Fiume Livenza E I Suoi Principali Affluenti
SOGGETTI: Fiume Livenza
ISBN: 8890128194
CLASSIFICAZIONE DEWEY: 914.53(21.) GEOGRAFIA. ITALIA NORDORIENTALE VENETO
LINGUA DI PUBBLICAZIONE: Italiano
PAESE DI PUBBLICAZIONE: Italia
Il libro "Il fiume Livenza. Contributo alla salvaguardia del territorio", a cura di R. Guerra, M. Mattozzi e L. Uvai richiama nuovamente l'attenzione del lettore sulla particolare importanza del fiume per il territorio. Le diverse voci che raccontano storie e vicende legate al fiume hanno un denominatore comune: l'amore, la sensibilità e l'interesse nei confronti del Livenza, da tutti considerato un asse di riferimento delle vicende sociali, storiche, militari, idrauliche delle regioni del Nord-Est. Devo ringraziare gli Autori, e Roberto Guerra in particolare, per avere compreso che anche le iniziative dell'Autorità di Bacino nei confronti del Livenza fanno parte delle cose da raccontare sul fiume. Proprio pochi giorni fa il Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino ha adottato i piani stralcio per la difesa idraulica del Livenza e per il suo assetto idrogeologico, definendo con precisione gli interventi che lo Stato adotterà per dare sicurezza ai territori attraversati dal fiume, con particolare riferimento al Pordenonese.
E’ anche questa una avventura da raccontare, assieme alle altre testimonianze riguardanti le antiche presenze antropiche e la storia dell'll° Reggimento Genio Guastatori, che spesse volte, in passato, è stato chiamato ad intervenire anche per fronteggiare le emergenze alluvionali del Livenza
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LA PAUSA DEL MALE.
Un giorno mandiamo i bambini a scuola; andiamo a lavoro; ci sediamo al bar con gli amici e i fidanzati; ridiamo e scherziamo insieme ai parenti, e poi... un virus, infiltratosi repentinamente nelle nostre vite; chissà come, ha cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di pensare e il modo di approcciarsi alle persone.
Successivamente esce un decreto che ci costringe a non uscire se non per emergenze e prime necessità; così siamo tutti divisi da schermi per poterci dare la forza di combattere uniti contro questo male nonostante la distanza.
Da ogni parte si vedono cartelloni con "ANDRÀ TUTTO BENE"
accompagnati da grandi arcobaleni vivaci e i vicini che si affacciano dai balconi per cantare all'unisono e portare un po' di serenità.
Ci dicono di lavarci bene le mani e di utilizzare mascherina e guanti quando usciamo.
Il panico si percepisce negli occhi delle persone.
Come il panico, però purtroppo, c'è chi non rispetta le regole e prende sotto gamba la situazione, alcune volte con conseguenze disastrose.
Per quanto mi riguarda, prima di questo "riposo forzato" uscivo tutti i giorni con i miei amici.
È stato strano all'inizio stare in questa casa, la vedevo come una gabbia.
Infatti, mi tenevo impegnata tutto il giorno, facendo una cosa dopo l'altra per paura di annoiarmi:
leggere libri, guardare serie tv, provare ricette nuove, pulire casa da cima a fondo e recuperare del tempo con i miei genitori.
Ma è stato interessante scoprire qualcosa in più su di me, come la passione per cucinare particolarmente i dolci.
Stare a casa, dopotutto, non era la fine del mondo.
In realtà, dopo un po' di tempo mi sono abituata.
Non avevo più tutto quello stress accumulato.
Sarò anche strana, ma penso che forse ci fa stare meglio prenderci una pausa.
Lontano dalle preoccupazioni.
Almeno per me è stato così.
La paura di non essere abbastanza per qualunque cosa si sentiva meno e ho capito che stare un attimo da sola mi piaceva.
Questa quarantena non mi ha cambiato dentro perché in fondo sapevo già chi ero, avevo solo bisogno di ritrovarmi.
Mi sento come prima ma più rilassata e agguerrita forse.
Anche se ad un certo punto stavo impazzendo, non sapevo più che fare e mi mancavano i miei amici e tutte le persone a me care.
Vederli attraverso un telefono non è come averli accanto.
È davvero brutto quando ti tolgono ogni libertà.
Ma siamo stati fortunati a non dover combattere una guerra.
Siamo seduti comodamente nel divano, con la tv, o meglio ancora con Internet, che ci permette di essere il più vicino possibile alla nostra normalità.
Stiamo davvero salvando il mondo mentre siamo in pigiama, assurdo!
È un momento spaventoso ma non dovremmo fare altro che aspettare.
Gli scienziati e i medici faranno il possibile per cancellare ogni traccia di questo virus.
Stiamo facendo la storia.
Facciamo parte di una grande storia.
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Il volontariato che fai tu è per tutti?
Si. Per tutti. Ma tipo tutti, da tuo padre pensionato a tua sorella che dovrebbe anche studiare perché 18enne, ma no farebbe di tutto per stare lontana dai libri.
Questo post lo scrivo su richiesta di @b0ringasfuck per avere delucidazioni sul tipo di volontariato che svolgo e, che per fortuna, faccio per lavoro. Come già detto nel titolo si, lo possono fare tutti indistintamente senza problema alcuno. Basta aver voglia di fare e mettersi in gioco.
Esiste solo la CRI? Si venite da noi abbiamo i biscotti Non esiste solo la Croce Rossa, questa è nata per prima nel 1864 grazie a Henry Dunant e alla battaglia di Solferino (dove scrisse pure il libro Souvenir da Solferino dove narra le barbarie subite dai feriti e dai prigionieri di guerra), ma esistono MOLTISSIME altre associazioni: dalla Misericordia alla Pubblica Assistenza, alle Anfas ecc.
Come si sale in Ambulanza? Coi piedi Per poter salire in ambulanza è facile: basta avere 18 anni e seguire un corso apposito dalla durata variabile a seconda dell'associazione. Per esempio la CRI ha il corso in 2 step: il primo step dura un mese ed è d'avvicinamento a tutte le attività dell'associazione (non esiste solo Ambulanza, ma anche Protezione Civile, Clown alla Patch Adams, staff cucina per emergenze maggiori, distribuzione pacchi viveri, Operatori polivalenti soccorso in Acqua, operatore Nucleare Biologico Chimico Radioattivo, Cinofili per cani da ricerca, Psicologi dei Popoli ECC ECC ECC SON TANTI) mentre il secondo step può essere Sanitario (che dura sui 3-4 mesi più il tirocinio di 60 ore ed esame) o altre specializzazioni che sceglierete. Nelle altre associazioni il corso dura meno, ma ha gli stessi contenuti, visto che questi vengono decisi dalle convenzioni con le varie ASL o USL o chicchessia.
Quanto mi occupa? prendi na chiavetta da 8 gb Il tempo minimo da dare una volta volontari? Dipende da associazione ad associazione: per esempio, nella CRI del mio comitato, bastano 60 ore di attività miste annuali o 115 annuali d'ambulanza (1 turno e 1/4 al mese insomma). Poi dipende sempre dal numero di volontari e dalle attività che si fanno.
Come faccio a trovare un corso vicino a me? Prendi la cornetta Mondial Casa ti aspetta Internet per cercare l'associazione più vicina a te, oppure in Pronto Soccorso chiedi che associazioni ci sono sul territorio, oppure (solo per la CRI) sul portale gaia.cri.it ti registri, dici di dove sei e se ci sono corsi nella tua zona ti arriva subito una mail per confermare l'iscrizione.
Vedrò cose brutte? Se vieni a Rovereto (TN) vedi me. Dipende da molti fattori e dal fattore bicchiere: vedrai cose molto brutte e cose molte belle. Ma in ogni caso i colleghi volontari ti staranno sempre vicini in caso di elaborazione lutto o se pensi di aver sbagliato qualcosa, sia parlando, sia con specialisti del settore o istruttori.
Ma nella storia delle ONG ci siete dentro anche voi? Basta ascoltare la merda che ti propina i TG. Siamo una ONG, aiutiamo persone di qualsiasi etnia colore e provenienza aliena. Se ti fa schifo una persona per il colore della pelle, estinguiti.
Quanto si viene pagati? Cerca volontariato sul dizionario, risponde lui (blabla ma tu vieni pagato è tutto un altro discorso)
Per altre domande basta rebloggare il post e io rispondo. Più circolano informazioni sul volontariato, più la gente smetterà di inventarsi cose
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Mi girano questa cosa interessante ma un po’ lunga... confido nel vostro alfabetismo funzionale.
Il post di Nicola Lagioia a proposito della presenza di un editore vicino a gruppi fascisti al Salone del Libro di Torino era molto ragionevole ed equilibrato: definiva abbastanza chiaramente quello che secondo lui non deve essere tollerato (“l’apologia del fascismo, l’odio etnico e razziale”) ma suggerendo un dibattito e il coinvolgimento delle altre parti responsabili del Salone (“siamo antifascisti anche perché crediamo nella democrazia”) e ricordando di mantenere il senso della misura rispetto alla dimensione della questione (“Senza minimizzare, ma per dare le giuste proporzioni a chi ce lo sta chiedendo: stiamo parlando di circa 10 mq di stand su 60.000 mq di spazio espositivo, e di nessun incontro nel programma ufficiale su circa 1200 previsti. Lo scrivo solo perché ognuno così ha più strumenti per dire la propria”).
Gli auspici di tenere tutto nelle giuste proporzioni, in un paese sproporzionato dal primo suono della sveglia mattutina, sono andati a farsi benedire: e invece che un utile e proficuo dibattito la questione è diventata la consueta riga nel mezzo, e o di qua o di là, con reciproche accuse. Ci sono state ammirevoli eccezioni, come quella di Zerocalcare, che ha motivato la sua scelta facendo attenzione a non farla diventare un’accusa contro nessuno che non la condividesse, né una rivendicazione di maggior purezza antifascista (e aggiungo l’indomani Concita De Gregorio). Ma la discussione generale ha molto ristretto i suoi orizzonti, diciamo.
Invece proviamo a staccarci dal merito occasionale (se proprio devo dire la mia, per evitare che alla fine qualcuno chieda “e quindi?”, sono d’accordo con Enrico Sola) e approfittiamo per capire le ragioni del disaccordo tra persone che si ritengono antifasciste e come mai non ci sia una risposta definita e condivisa su un caso di questo genere. La domanda è: perché non abbiamo una regola? Può valere quella esposta dagli organizzatori del Salone, per i quali ciò che non è sanzionato dalla legge è lecito, in termini di libertà di espressione?
Il fatto è che quello di cui stiamo parlando è un’eccezione alla regola, prima che una regola: la regola è la libertà di espressione – che non è una concessione, ma un principio prezioso – da cui dobbiamo decidere se escludere delle cose, se ci siano cose che invece non si debba permettere di dire. Ed è lo stesso tema dei tabù; o delle “emergenze”, nel senso delle “leggi emergenziali” con cui affrontiamo questioni che dovrebbero essere eccezionali con strumenti che violano le libertà, questioni che le regole consuete non ci permettono di affrontare. Faccio alcuni esempi sparsi di interventi di questo genere: certe leggi antiterrorismo (italiane o americane), certe leggi antimafia, il divieto di rientro dei Savoia, le norme che sanzionano il saluto romano, le leggi in diversi paesi che perseguono il negazionismo sull’Olocausto.
Ora, il dibattito su questa cosa è ricco e antico: da una parte i promotori di queste “eccezioni” alle libertà in genere consentite sostengono che le eccezioni siano uno strumento efficace per limitare o sconfiggere pericoli gravissimi (il terrorismo, la mafia, il fascismo: “emergenze”), dall’altra i loro critici sostengono che in alcuni di questi casi il gioco non valga la candela, in termini di limitazione dei diritti, di eccesso di potere arbitrario attribuito a istituzioni dello Stato, di creazione di precedenti di sovversione delle regole condivise. E ogni caso fa naturalmente storia a sé. Ma io credo che un criterio fondamentale per limitare il più possibile che ogni “eccezione”, che ogni legge emergenziale, generi mostri liberticidi incontenibili (perché ne genera, sempre) sia che ne siano stabiliti e condivisi con grande esattezza i limiti e le applicazioni. Il caso (limite, lo so) più esemplare è quello dell’ormai estinto divieto di rientro in Italia dei Savoia: che lo si condividesse o no, l’eccezione aveva dei termini di applicazione limitatissimi e soprattutto indiscutibili, esenti da quasi qualunque arbitrarietà, estensione indesiderata o pretestuosa, discrezionalità, messa in discussione. Simile è il caso del negazionismo sull’Olocausto. Il problema nasce quando c’è spazio per la domanda “chi decide cosa sia il [quello che vogliamo sia un tabù]?”.
Per fare un esempio contingente: dire “non ci possono essere contenuti o libri fascisti” è molto scivoloso, perché la definizione del fascismo è da sempre sfuggente. “Lo so riconoscere quando lo vedo” non può essere una formula autorevole e condivisa per una cosa – il fascismo – che tanto per cominciare da sempre interpretiamo di volta in volta come un periodo storico specifico e italiano, o un approccio violento e prevaricatore alle cose e agli altri, o un’ideologia dai contorni indefiniti e confusi a sentire i suoi stessi esponenti, o un progetto politico di difficile sintesi e fatto di molte parti, alcune delle quali peraltro condivise con altri progetti invece più tollerati. Qualcuno ha provato a definire il campo dicendo che dobbiamo considerare fascista chi si dica fascista, ma il campo così si riduce molto, più che definirsi: malgrado la legge Scelba, nel dopoguerra ha prosperato in Italia un partito che tutti – dentro e fuori – consideravano fascista, chiamandosi Movimento Sociale (molti lo volevano “fuorilegge”, ma molti di più lo accettarono). La stessa interpretazione della legge Scelba, come dice per esempio l’articolo che ho già linkato, è stata spesso diversa e fragile.
Per questo mi sembra già utile lo spostamento che aveva fatto Lagioia, e poi altri dopo di lui, su “l’apologia del fascismo, l’odio etnico e razziale”, che sono pratiche già più riconoscibili, anche se pure queste con estese zone grigie di dissenso su cosa rientri nella definizione, come sappiamo molto bene di questi tempi per via dei quotidiani casi di perplessità sui contenuti diffusi sui social network e sulla loro sanzionabilità. E peraltro, temo che qualcuno troverebbe in molte opere editoriali del presente o del passato (pure tra quelle vendute al Salone) delle predicazioni di odio: saremmo daccapo a cosa fare col Mein Kampf, per esempio. Certo, a ognuno di noi sembra di avere la capacità di distinguere quali siano i libri “pericolosi” in questo senso e quali no: ma per nessuno sono gli stessi, che sia in buona o in cattiva fede. E proprio perché parliamo di eccezioni, di emergenze, di limiti alla libertà, i criteri devono essere estesamente condivisi, e autorevoli: siamo antifascisti.
Queste ragioni mi suggeriscono – nei miei dubbi – di pensare che quello di cui parliamo non sia un caso che possiamo definire per legge, per regola universale: e che quindi siano rispettabili le posizioni di chiunque affermi sinceramente il proprio antifascismo, che questo lo porti di volta in volta a mettere un limite alla libertà di espressione, o che lo porti a non volerlo mettere. L’unico antifascismo insincero è quello che diventa violento e prevaricatore nei confronti di opinioni diverse, che alza la voce: quello è il fascismo.
E poi c’è un’ultima cosa: le emergenze, i tabù, le eccezioni, proprio perché sono dei sacrifici della libertà da non introdurre a cuor leggero, sono motivati da ragioni di efficacia. Per combattere la mafia, il terrorismo, il fascismo, l’antisemitismo, il razzismo: sono il mezzo, non il fine. Esistono proprio perché servono. Ora, io credo che oggi uno dei fattori di successo del proselitismo fascista, razzista, retrogrado, antintellettuale, antiscientifico e troglodita che in tutte queste sue accezioni sta prevalendo, sia la propaganda falsificatrice vittimista che accusa i sistemi democratici e i principi progressisti di “superiorità morale”, di “pensiero unico”, di “omologazione culturale” e di persecuzione conformista di idee presunte “fuori dal coro”: persino oggi che il pensiero fascista, razzista, retrogrado, antintelletualle, antiscientifico e troglodita in tutte queste sue accezioni è diventato maggioritario, è al potere, è cultura dominante ed estesissima, la sua propaganda continua a raccontarlo vittima, perché costretta da questo proprio messaggio a dipingere il mondo come persecutorio. E per farlo, il suo strumento principale (guardate i quotidiani di destra, leggete i tweet di Salvini o Meloni) è l’esaltazione, l’enfasi e la falsificazione di qualunque marginalissima occasione per dipingere presunte “sinistre violente e persecutorie”. Non ci fermeranno, vogliono chiuderci la bocca, guardateli, eccetera. Sto dicendo, per farla brevissima, che anche i casi più sinceri e benintenzionati di proclama pubblico del proprio boicottaggio del Salone si risolveranno, in termini di efficacia antifascista, in una vittoria della propaganda fascista (insperata, per l’ultimo degli stand presenti). Liberi di pensare il contrario, naturalmente: ma guardate chi vince le elezioni, nel mondo, e guardate se non gli abbiamo fatto la guerra, a parole, appelli e prese di distanza pubbliche (e poco con la costruzione di proposte convincenti alternative).
E ripeto, a scanso di rischi: ogni scelta individuale è legittima e degna, e non bisogna fare tutto per ragioni di efficacia, ma anche per sé (come dice Zerocalcare). “Serve a me”, mi ha risposto giustamente un amico a cui ho chiesto di recente a cosa servisse rispondere con degli insulti a un tweet di Salvini. Però non credo proprio – voglio essere possibilista e sperare di sbagliarmi – che sconfiggeremo l’attecchire quotidiano del fascismo andando via quando ci sono i fascisti, o urlando “vergogna”: quelli si allargano.
Luca Sofri su Wittgenstein
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Sono curdo e questo è un grave problema. Un'intervista a Erol Aydemir
02 AGOSTO 2019 |IN CONFLITTI GLOBALI.
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Riceviamo e pubblichiamo un'itervista che ci ha inviato una compagna a Erol Aydemir, rifugiato curdo, tra i militanti e le militanti che hanno aderito allo sciopero della fame iniziato qualche mese fa contro l'isolamento in cui lo stato turco costringe Abdullah Ocalan da vent'anni nell'isola prigione di Imrali.
Sono curdo e questo è un grave problema. Un'intervista a Erol Aydemir
Sembra quasi impossibile cambiare qualcosa a questo mondo, è più facile voltarsi e continuare la propria vita. La guerra infastidisce, annoia, sposta l’attenzione dal futile all’essenziale, ci costringe ad aprire, a ricordare, ci responsabilizza, perché siamo tutti responsabili, siamo l’insieme di un qualcosa, e in quanto tali, potenzialmente capaci di modificare gli eventi o quantomeno provarci.
Un altro movens al mio interesse è che la guerra arriva all’improvviso, non ti avverte, e anche quando lo fa, quando i governi iniziano a vacillare, quando al potere arrivano i tiranni, gli avidi, i ciarlatani, i dittatori, il peggio del peggio di questo mondo, quando si creano fazioni, è troppo tardi per reagire. Gli storici ci dicono che siamo una specie ancora troppo fragile evolutivamente per evitare che inizino a girare quegli ingranaggi che ci porteranno ad altre politiche depredatorie, occupazioni, stermini, guerre.
Ho deciso di intervistare Erol dietro la precisa richiesta di una combattente curda delle YPJ, ora martire ventenne, rivolta a noi donne occidentali.
Mi interessa, perché se fossi disperata nulla mi getterebbe ancora più nello sconforto che non essere ascoltata.
Erol Aydemir, 30 anni Curdo, in italia da cinque anni, una vita bloccata in attesa di riprendere i suoi studi all’università di Cagliari, imprigionato dal regime di Erdogan per due anni perchè trovato in possesso di alcuni libri del suo leader politico Abdullah Ocalan, e ora rifugiato politico in Italia, in attesa di riprendere il suo percorso di laurea.
Come lui altri milioni di giovani della nostra generazione a cui si aggiungono i milioni di bambini e adolescenti interessati dai conflitti in medio-oriente che vanno avanti da oltre due generazioni con picchi di acutizzazione, lente riprese, e di nuovo repentine ricadute. Città distrutte, rase al suolo, ci abituiamo a tutto, ci abituiamo all’assurdo.
Una delle parti che più mi ha colpita, in quanto ossessionata dall’idea che a questo mondo si possano attuare modelli di cambiamento sociali che vedono al centro le relazioni umane e in definitiva quelle tra i generi, la posizione di Abdullah Ocalan in merito alla questione femminile, e non farò altro che citarlo :
“Nessuna bruttezza può essere disonorevole e disgustosa come unirsi e integrarsi con donne schiave e uomini dominanti.
Nessuna unità e integrità potrebbe essere bella e giusta come vivere una vita libera con donne libere e mascolinità liberata dal dominio.
Ormai da 30 anni tutti i miei sostenitori più importanti sono donne.
Il mio dialogo e accordo con le donne è importante.
Migliorerete il contratto sociale delle donne che deve combattere tutti i tipi di pratiche dal femminicidio alla circoncisione femminile e allo stupro.
Va affrontato in modo approfondito.
Non fidatevi degli uomini e distruggete il dogma maschile.
Fidatevi della vostra femminilità.
Uguaglianza e libertà possono essere ottenute solo a partire dalla questione femminile.
Questa è la ragione del perché la nostra rivoluzione è una rivoluzione delle donne.”
Questo e molto altro, esprimono al meglio il perché ho deciso di ascoltare queste persone.
Un modello sociale definito confederalismo democratico, di stampo dichiaratamente rivoluzionario, femminista, ecosostenibile, che ha al centro l’essere umano e il rispetto dei suoi diritti, teso a liberare i popoli da oppressioni di natura capitalista, nazionalista, politica, religiosa ( quando opprimente e dogmatica ) e patriarcale.
Un modello quasi ancestrale, apparentemente utopico, attuabile solo attraverso una forte determinazione nell’azione rivoluzionaria dei singoli, che è diretta espressione di una volontà collettiva di cambiamento, di trasformazione del reale e delle vite delle persone.
Ed è a te che stai leggendo che mi rivolgo con un sorriso.
Sono stata accolta da Erol al suo settantaduesimo giorno di sciopero della fame condiviso con altre 72.000 persone in vari paesi, rifugiati politici e attivisti del luogo, con lo scopo di ottenere un regime di detenzione affine agli standard internazionali che si basano sul rispetto della dignità del condannato e delle sue necessità. [ Ad oggi, tre mesi dall’intervista è stato raggiunto un semi-compromesso in cui gli è stato permesso di parlare saltuariamente con i suoi parenti e con gli avvocati ].
"Sono curdo e questo è un grave problema, non solo nei confronti del regime dittatoriale del governo turco, ma di tutti i sistemi corrotti del mondo, abbiamo capito bene ciò che vogliamo politicamente, aiutare tutti i popoli, infatti sono stato molto contento che i genovesi abbiano bloccato la nave che avrebbe portato le armi in Yemen, mi hanno dato l’energia per vivere, questa è la nostra visione, unitaria. Allo stesso modo in cui Lorenzo Orsetti è caduto martire in Rojava combattendo l’Isis tra le nostre fila."
Una delle prime cose che mi ha detto in oltre due ore di conversazione davanti agli innumerevoli tè che mi sono stati offerti da un susseguirsi di uomini e ragazzi Curdi e Turchi e Afghani sorridenti è stata "i Curdi fanno una lotta per tutti i popoli, perché c’è un’idea dietro alla difesa di un popolo, combattono per l’unità del popolo della terra."
[ una lotta all’ ISIS, ma per questo vi rimando , così da poter capire bene la situazione geo-politica e i diversi attori operanti nel conflitto in medio oriente e la ripartizione reale delle responsabilità, ma soprattutto i reali interessi economici alla base della guerra attuale a due pubblicazioni: https://www.youtube.com/watch?v=q9s49x_whLw , https://www.infoaut.org/culture/il-fiore-della-rivoluzione
Aggiungo che per una lettura più inerente allo scenario di guerriglia urbana, ma sempre basato su un capitale umano e una motivazione non indifferente, come gli altri autori di cui sopra: http://www.arvultura.it/1845/non-moriro-stanotte-presentazione-libro-di-e-con-karim-franceschi/ ]
Perché dovremmo interessarci al modello del confederalismo democratico?
Perché il modello del confederalismo democratico è prima di tutto un modello umano. Le politiche attuali creano i substrati per sostenere un popolo a discapito di altri popoli, questo non è più accettabile. Questa è una nuova ottica, l’unica possibile.
Se siamo umani dobbiamo proteggere tutti i viventi e l’ambiente.
Dobbiamo curarci dei popoli che sono stati distrutti dalla guerra, perché è quando la guerra finisce che sorgono gli altri problemi, le emergenze umanitarie sono reali. Basta poco per entrare in quest’ottica di auto-aiuto.
[ In merito a questo punto vi invito a seguire le missioni umanitarie operanti sui territori, una che mi ha colplita particolarmente è quella di un gruppo di predicatori critiani, i fortissimi “ Free Burma Rangers “ che se ne vanno in prima linea a recuperare civili intrappolati sotto il fuoco nemico, letteralmente correndo tra il fuoco dei proietili per recuperarli; qui il link del loro intervento a Baghouz, ma ce ne sono veramente molte, da Emergency a MSF passando per attivisti che ciclano intorno ai campi profughi sul territorio Siriano ed Iracheno e che potete trovare anche su Fb nei loro gruppi dedicati
https://www.youtube.com/watch?v=zG_sOW9NvhQ ]
Perché questa necessità di cambiamento nasce nella tua terra?
Sono curdo e questo è un grave problema, viviamo in zone di confine tra Turchia, Iran, Siria ed Iraq da sempre, capisci bene che siamo soggetti come tutti i popoli di confine ad attacchi continui. Non solo nei confronti del regime dittatoriale che combattiamo con il governo turco di Erdogan, abbiamo capito bene ciò che vogliamo, non è uno stato in se che chiediamo, ma la libertà, l’autonomia. Vogliamo aiutare tutti i popoli.
Dimmi quanti popoli si sono uniti per combattere insieme?
Donne e uomini Iracheni, siriani, yezidi, curdi ed internazionalisti italiani, inglesi, americani, tedeschi, spagnoli, dall’Europa del nord e dall’Europa dell’est.
Come possiamo capire il modello del confederalismo democratico?
Pensa ai cantoni del nord Italia, che hanno integrato la loro struttura democratica e autonoma con quella italiana, tedesca e svizzera. Le persone devono essere collettivamente responsabili del territorio in cui vivono, non possono essere soggette ad un ordine superiore, un singolo non può decidere per il futuro di decine, centinaia o milioni di persone. Non possiamo lasciare che una piccola collettività di persone abbia il potere decisionale di sganciare un’altra bomba atomica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Confederalismo_democratico
Come siamo implicati noi italiani in queste dinamiche?
Ad esempio se venti anni fa l’ Italia non avesse venduto le armi alla Libia adesso non sarebbero armata, nemmeno i muri ci salveranno dai migranti, nemmeno i sistemi NATO, ma il problema non è l’Italia in se e per se ma il sistema, e dobbiamo unirci contro il sistema, ad esempio se io non avessi sentito il dolore dei bambini di Afrin non avrei fatto questo sciopero della fame.
[ a questo proposito vi rimando :
https://www.osservatoriodiritti.it/2019/01/23/armi-italiane-nel-mondo-arabia-saudita-in-yemen/
https://www.osservatoriodiritti.it/2019/05/15/export-armi-italia-vendita-nel-mondo-paesi/
per informarvi autonomamente, nell’era dei social è veramente molto semplice ]
Quali sono i reali motivi di questa guerra che vi ha messi in ginocchio, cos’è l’Isis?
L’Isis non è una questione religiosa, l’islam non è questo, tanto è vero che sono proprio altri musulmani che hanno combattuto le forze di Daesh, bisogna informarsi, bisogna pensare ai territori e alle materie prime, a chi ha interesse ad averle, siamo tutti intercalati in questo sistema depredatorio, l’unico strumento che abbiamo è l’informazione corretta, di facile appannaggio al giorno d’oggi.
https://www.eticapa.it/eticapa/wp-content/uploads/2015/03/Il-petrolio-e-la-guerra-dellIsis2.pdf
È difficile capire quanto sia perversa la rete che alimenta i conflitti, come possiamo fare a districarci?
Bisogna informarsi, bisogna parlare, bisogna favorire l’informazione corretta, fedele ai fatti, non bisogna stare in silenzio, il sapere è l’unico modo per contrastare i potenti che opprimono i popoli per i loro interessi, bisogna lasciare una traccia per le nuove generazioni.
In questo momento storico è anche semplice, perché le masse smuovono le coscienze tramite i social, bisogna indignarsi, basta un clic e collettivamente possiamo fare molto.
Il silenzio lascia spazio al male, perché non c’è contrasto alla menzogna.
Lotta non è solo imbracciare le armi, lotta è difendere i popoli che cercano la libertà, per questo c’è una bandiera palestinese nella mia camera, io combatto e sciopero anche per loro con tutta la mia forza. Dobbiamo avere un sogno anche per gli altri, dobbiamo arrivare a vivere senza le guerre.
Non possiamo limitarci a chiedere la pace, tutte le persone del mondo desiderano la pace ma bisogna attivarsi per ottenerla.
La guerra è più facile, sterminare le persone per ottenere qualcosa è più facile che chiedere per favore a questo mondo.
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Più Partecipazione
Ritornano le Commissioni Comunali
organi di promozione della partecipazione dei cittadini alla vita politico – amministrativa a carattere propositivo e consultivo . Vengono così istituite le sotto elencate
Commissioni Comunali permanenti:
1. POLITICHE SOCIALI
2. SCUOLA E ISTRUZIONE
3. OSSERVATORIO GIOVANI
4. CULTURA E BIBLIOTECA
5. COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI
6. AMBIENTE ED ECOLOGIA
7. COMMERCIO ARTIGIANATO INDUSTRIA
8. VIABILITA’ E SICUREZZA
ALLEGATO A
COMMISSIONE POLITICHE SOCIALI
La Commissione Politiche Sociali si propone di esaminare e approfondire argomenti di natura sociale ritenuti di particolare interesse, esprimendo al riguardo pareri e proposte.
In dettaglio, la stessa di occupa di:
1) promuovere iniziative di prevenzione e di sostegno ai singoli, ai minori, agli anziani, ai casi di grave marginalita’, di disabilita’ e al nucleo familiare; 2) indicare e proporre interventi di tipo programmatorio e organizzativo in campo sociale quali, a titolo di esempio, segretariato sociale, interventi socio-assistenziali, di orientamento e supporto per l’accesso ai servizi territoriali, alle strutture residenziali e semiresidenziali e ai contributi economici previsti per legge, supporto domiciliare nella gestione delle attività della vita quotidiana, progetti di reinserimento, collaborazione con i servizi territoriali specialistici, interventi socio-assistenziali di base ed educativi; 3) promuovere azioni per la realizzazione delle pari opportunità e dell’inclusione.
COMMISSIONE SCUOLA E ISTRUZIONE
La Commissione per la Scuola e l'Istruzione, è un organo consultivo e propositivo, esprime parere non vincolante ma orientativo sulle materie di sua competenza per quanto riguarda le problematiche specifiche e attinenti al mondo della scuola. Sono compiti specifici della Commissione Scuola la formulazione di proposte e pareri all’Amministrazione Comunale su tutte le tematiche afferenti alla scuola, allo scopo primario di contribuire al miglioramento qualitativo del servizio scolastico nel territorio del Comune. In particolare, formula proposte volte:
1) alla redazione del Piano annuale del Diritto allo studio;
2) a proporre e collaborare con gli Istituti Scolastici per la realizzazione di progetti mirati da individuare di volta in volta sulla base delle priorità;
3) al miglioramento dei servizi scolastici;
4) ad iniziative volte a favorire il Diritto allo Studio;
5) alla risoluzione di eventuali problemi relativi alle scuole di ogni ordine e grado;
6) a promuovere la sensibilizzazione nelle scuole verso temi ritenuti fondamentali quali l’educazione civica, alimentare, ambientale, stradale , ecc..
COMMISSIONE OSSERVATORIO GIOVANI
La Commissione intende affrontare le questioni emergenti quali reali esigenze del mondo giovanile della nostra comunità cittadina. In particolare la stessa:
1) cercherà di individuare, nei modi ritenuti opportuni, quali sono le primarie esigenze dei giovani Solbiatesi che chiedono di essere soddisfatte dall’azione della Amministrazione Comunale;
2) procederà all’identificazione di un insieme di progetti atti a soddisfare le esigenze espresse, tenendo in considerazione il contenuto di fattibilità degli stessi;
3) cercherà di dare vita ad un gruppo di attività che concorrano con il loro contributo alla realizzazione dei progetti individuati e autogestiti;
4) terrà stretti rapporti con gli assessorati pertinenti per l’implementazione di un determinato progetto, anche al fine del reperimento delle eventuali risorse finanziarie, privilegiando, comunque, il rapporto con l’Assessorato allo Sport, al Tempo Libero e alle Politiche giovanili;
5) promuoverà e favorirà la partecipazione alle proprie riunioni di tutti i giovani; il presidente ha facoltà di dare la parola ai giovani presenti nel pubblico durante le sedute;
6) Individuerà, d’accordo con la Giunta comunale, uno spazio dedicato ai giovani.
COMMISSIONE CULTURA E BIBLIOTECA
La Commissione ha i seguenti compiti:
1) vigilare sul buon andamento della Biblioteca;
2) elaborare e proporre le linee e gli indirizzi della politica culturale della Biblioteca;
3) predisporre, entro il mese di Ottobre di ogni anno, e presentare alla Giunta Comunale una relazione previsionale contenente le proposte di attività da realizzare all’interno della Biblioteca nel corso dell’anno successivo, che verrà consegnata all’Amministrazione comunale. Tale relazione dovrà contenere le proposte di spesa relative alle attività culturali e agli acquisti per migliorie dei locali, per arredamenti ed attrezzature, per collezioni librarie e sussidi didattico-educativi da attivare nel corso dell’anno successivo;
4) proporre eventuali modifiche all’organizzazione delle attività della Biblioteca, tenuto conto delle esigenze dei lettori;
5) favorire in ogni modo gli apporti di enti, associazioni, gruppi di studiosi in grado di fornire concrete prestazioni di animazione culturale;
6) proporre le iniziative opportune per interessare la comunità alla vita della Biblioteca e per farne conoscere i progressi e le necessità;
7) promuovere il Museo Socio Storico;
8) proporre l’acquisto di nuovo materiale (libri e multimediale) e promuovere la raccolta di libri, a titolo gratuito da privati, ove ritenuti di particolare interesse.
COMMISSIONE COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI
La Commissione per il coordinamento delle Associazioni quale organo consultivo e di collaborazione coadiuva l’Amministrazione nelle scelte attinenti la promozione della pratica delle attività sportive e ricreative, sotto il profilo della funzione sociale, dell’educazione e della formazione della persona, coordinando l’attività delle associazioni locali che intendono collaborare in modo sinergico per contribuire al miglioramento dell’offerta di servizi sportivi e ricreativi a favore della cittadinanza.
Principali finalità ed obiettivi della Commissione sono:
1) collaborare con l’Amministrazione comunale per il miglior utilizzo delle strutture e degli impianti comunali esistenti sul territorio, tenendo conto delle specifiche norme regolamentari;
2) favorire e promuovere attività ricreative e di educazione sportiva rivolte alla Cittadinanza e alle scuole;
3) fornire indicazioni e proposte per la definizione di un calendario annuale di manifestazioni sportive e ricreative;
4) sviluppare forme di collegamento e di collaborazione con altre realtà e Commissioni comunali;
5) presentare alla Giunta Comunale, entro il 31 Ottobre di ogni anno, una relazione programmatica, inclusiva degli eventuali impatti finanziari sul bilancio comunale, delle attività che si intendono sviluppare nell’anno successivo.
COMMISSIONE AMBIENTE ED ECOLOGIA
La Commissione Ambiente ed Ecologia ha il compito di esaminare le modalità operative in atto nella gestione ambientale, di identificarne le eventuali carenze e problematiche, di indicare le possibili soluzioni e le priorità di intervento.
Compiti:
1) valutazione e catalogazione dei fattori di impatto ambientale piu’ significativi, come emissioni, rifiuti, rumori, ecc.;
2) esame delle attività in essere o in corso di realizzazione, per definire i punti critici rispetto alla salvaguardia dell’ambiente;
3) verifica degli obblighi imposti da Leggi e regolamenti;
4) individuazione e valutazione delle possibilità di miglioramento ambientale: piano dell’energia sostenibile;
5) formulazione di proposte di intervento per la riduzione o l’eliminazione delle fonti di disagio ambientale;
6) promozione di interventi per diffondere le tematiche ambientali nella cittadinanza;
7) elaborare proposte per sensibilizzare, specialmente le Scuole, sull’argomento Ambiente ed Ecologia;
8) studiare nuovi progetti per rivalutare l’ambiente della Valle Olona;
9) tutela animali e relativo regolamento.
COMMISSIONE COMMERCIO ARTIGIANATO INDUSTRIA
Lo scopo della Commissione Commercio Artigianato Industria è quello di realizzare la promozione di iniziative utili allo sviluppo, nel territorio comunale, delle attività produttive.
In particolare la Commissione persegue le finalità di studio e analisi tendenti a:
1) valorizzare le imprese commerciali, artigianali e industriali esistenti nel territorio solbiatese, con particolare attenzione agli esercizi di vicinato operanti nel centro del Paese;
2) promuovere l'integrazione fra le diverse attività economiche per migliorare i servizi offerti alla popolazione;
3) indicare aree urbane vitali in cui il commercio, l’artigianato e le attivita’ industriali possano rappresentare un elemento di qualificazione;
4) favorire gli insediamenti commerciali, artigianali e industriali destinati allo sviluppo e al recupero delle piccole e medie imprese già operanti sul territorio interessato, anche al fine di aumentare i livelli occupazionali.
COMMISSIONE VIABILITA’ E SICUREZZA
La commissione Viabilita’ e Sicurezza ha funzioni propositive e di supporto alla programmazione di attività e azioni volte alla funzionalita’ del sistema viario del Paese e alla prevenzione e al controllo in materia di sicurezza pubblica. In particolare ha il compito di:
1) Contribuire alla programmazione annuale degli interventi in materia di sicurezza e verificare il buon esito degli interventi proposti;
2) Avanzare proposte per la promozione e la sensibilizzazione civica concernente la sicurezza della persona, del territorio e della viabilità;
3) Portare all’attenzione dell’Amministrazione comunale situazioni di pericolo per i cittadini o eventuali fenomeni che possano destare preoccupazione a livello viario e sociale;
4) Esaminare i problemi normativi ed organizzativi in relazione alla gestione di particolari emergenze in materia di pubblica sicurezza;
5) Promuovere programmi di collaborazione tra Enti e Istituzioni attraverso lo scambio di esperienze nei diversi ambiti di intervento che riguardano la viabilita’ e la pubblica sicurezza.
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Il riscaldamento globale, come tutti gli iperoggetti, è non-locale: distribuito diffusamente nel tempo e nello spazio. Cosa significa? Significa che la mia esperienza del tempo che fa, hic et nunc, è in realtà una falsa esperienza. Non si dà mai il caso che le gocce di pioggia cadano solo sulla mia testa; sono sempre una manifestazione del riscaldamento globale. Nell’epoca delle emergenze ecologiche – epoca in cui gli iperoggetti iniziano a incombere con la loro spaventosa stranezza – siamo costretti ad acclimatarci al fatto che la località è sempre falsa immediatezza. Se guardi attentamente un’immagine dei libri della serie Occhio magico, ti renderai conto che quelli che credevi fossero solo scarabocchi sono in realtà parti di un oggetto di ordine superiore che compare solo se incroci gli occhi: la tazza o il fiore raffigurati sono in realtà entità distribuite nella trama delle piccole chiazze sfocate dell’immagine. L’oggetto è già lì prima che tu lo guardi. Il riscaldamento globale non è una funzione dei nostri strumenti di misurazione. Essendo distribuito nella biosfera, è difficile percepirlo come entità unica. Eppure eccolo, piove su di noi, brucia la nostra pelle, fa tremare la Terra, causa uragani devastanti. Il riscaldamento globale è un oggetto fatto da tanti pezzi diffusamente distribuiti: le gocce di pioggia che mi bagnano in California, lo tsunami che distrugge le città giapponesi, l’incremento dell’attività sismica causata dall’aumento dei valori pressori sul fondo dell’Oceano. Proprio come gli oggetti raffigurati nei libri di Occhio magico, il riscaldamento globale è reale: è solo che per vederlo serve un radicale (e controintuitivo) cambio di prospettiva. Convincere alcune persone della sua esistenza sarebbe come convincere gli abitanti di Flatlandia dell’esistenza delle mele mostrando loro una forma cangiante bidimensionale e circolare. Nel suo libro Hiroshima, John Hersey riporta una serie di testimonianze raccolte tra le persone che vivevano nella città giapponese quando è stata sganciata la bomba. Ogni testimone fornisce un resoconto personale, poiché nessuno di loro ha sperimentato l’esplosione nella sua interezza: nessun testimone era vicino alla bomba, altrimenti sarebbe stato evaporato, fatto a pezzi o incenerito. Per fornire un loro ricordo, i superstiti si raccolgono attorno a qualcosa come un nucleo di silenzio umano. Ogni resoconto è una manifestazione locale (per dirla con Bryant) della bomba. Timothy Morton - Iperoggetti. Filosofia ed ecologia dopo la fine del mondo - Nero, 2018
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9 marzo 2020-9 marzo 2022.
9 marzo 2020-9 marzo 2022.
Sono passati esattamente due anni dallo storico annuncio di Giuseppe Conte, all’epoca presidente del consiglio in carica. Sebbene siano passati solamente due anni, questa data è destinata a passare alla storia, poiché emergenze simili nel “mondo moderno” non si erano mai viste.
“Le nostre abitudini vanno cambiate ora, dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se ci adatteremo a queste norme più stringenti”. Furono queste le parole usate da Giuseppe Conte, che rimbalzarono in ogni dove.
Quello che fino ad allora era stato percepito come una semplice influenza stagionale o poco più, da allora ha iniziato a fare un po’ più paura: supermercati presi d’assalto, gel e mascherine per contrastare l’avanzata del virus che scarseggiavano, o costavano molto più di quanto costassero fino a poco prima.
I primi due casi di covid in Italia furono una coppia di cinesi, di 66 e 67 anni, provenienti proprio dalla zona dell’Hubei, una delle zone della Cina che di più ha subito la stretta del virus.
I due coniugi han messo in allerta in molti, e furono solo i primi di una lunghissima serie di casi. Già da metà febbraio, infatti, la nazione era alle prese con numerosi focolai, distribuiti principalmente nelle regioni settentrionali (la Lombardia è stata la regione tra tutte che nella prima fase di pandemia ha sofferto maggiormente, si ricorderà il comune di Codogno, in provincia di Lodi, che per prima si blindò, non permettendo l’uscita o l’accesso di nessuno, se non per comprovate esigenze).
Quelle che dovevano essere due settimane di quarantena, si sono trasformate, gradualmente, in quasi due mesi. Infatti le prime riaperture hanno iniziato ad esserci solo a partire dal 4 maggio, e venivano concessi spostamenti solo all’interno della propria regione per andare a fare visita agli “affetti stabili”.
Per far fronte all’emergenza sanitaria, da nord a sud si sono moltiplicate le iniziative che avevano come scopo ultimo la beneficenza, da quella lanciata dai “ferragnez” fino ai numerosi aiuti delle piccole realtà, come quella della spesa sospesa, che ha aiutato le persone più in difficoltà alla crisi economica scaturita dalla pandemia.
L’emergenza covid ha finito, come tutte le pandemie e tutti gli eventi che avvengono su larga scala, per influenzare la nostra quotidianità, e anche se si tratta di una storia recente, già molti libri son stati pubblicati in materia. Anche nell’immaginario cinematografico ci sono non pochi rimandi alla pandemia: nel 2020, ad esempio, Enrico Vanzina ha diretto il film Lockdown all’italiana rilasciato il 15 ottobre 2020.
Sebbene il covid-19 fosse un virus nuovo, la comunità scientifica non ha perso tempo sulla realizzazione dei vaccini, e le maggiori cause farmaceutiche hanno portato avanti i loro studi, consentendo le prime vaccinazioni già a fine 2020: la prima persona a vaccinarsi contro il covid è stata la 91enne Margaret Keenan, di Coventry (Inghilterra), mentre in Italia si stratta dell’infermiera 29enne Claudia Alivernini, che ha ricevuto la prima somministrazione in data 27 dicembre 2020.
La domanda che tutti ancora ci poniamo però è come sarà l’Italia del post-pandemia. Una domanda cui, purtroppo, nessuno può riuscire a dare risposte. Con un numero di vaccinazioni abbastanza alto da permettere alle attività di rimanere aperte, a fare paura attualmente è la crescita dei prezzi dei prodotti di prima necessità, dal grano all’acqua, dalla benzina al gasolio (è notizia di poco che la benzina è arrivata a costare ben 2 euro). Prezzi che non aiutano certamente la fascia più debole (economicamente parlando) della società, e che rischiano di acuire ulteriormente tutta una serie di disparità sociali su cui la situazione sanitaria ed epidemiologica da quasi due anni tiene accesi e ben puntati i riflettori.
Sono tante, inoltre, le realtà che continuano a vivere in un clima di totale incertezza: sebbene i locali e le sale da concerto stiano riaprendo, ancora molti sono i tour e gli spettacoli che vengono rimandati perché non si riuscirebbero a rispettare le norme anticovid a causa della elevata capienza dei palazzetti o degli stadi, che vedono ancora un ingresso contingentato.
Attualmente fare previsioni sull’andamento dei contagi è pressoché impossibile, e lo dimostrano ampiamente anche tutte le sparate fatte da politici, conduttori, virologi da tastiera e medici dell’ultima ora: già numerose volte siam caduti nella trappola dell’ottimismo, di cui certamente abbiam bisogno, con annunci che volevano il covid ora “clinicamente morto”, ora sconfitto dai vaccini. Tuttavia, i dati di oggi ci dicono che, dopo numerosi giorni di discesa dei contagi, pare che il numero dei nuovi positivi sia nuovamente in rialzo, seppur di poco: tutto prevedibile, quando si allentano le restrizioni anticovid, una cosa accaduta anche nelle altre nazioni. Al di là della questione vaccini, rimane comunque d’obbligo segnalare che anche con le centinaia di migliaia di nuovi positivi al giorno, ci sia stato un impatto sugli ospedali (e sui cimiteri) decisamente meno gravoso rispetto alle prime ondate, prima della copertura vaccinale con almeno due dosi.
Attualmente fare un bilancio definitivo di questi due anni e della pandemia in generale è ancora troppo presto, né si può dire che il peggio sia ancora passato del tutto. Ma come dice il detto di Khalil Gibran, “per arrivare all’alba, non c’è altra via che la notte”. E l’unica cosa che tutti noi si può fare è lavorare individualmente per un miglioramento graduale e progressivo della società che ci circonda e in cui, un po’ volenti un po’ nolenti, siamo immersi, e sfruttare un periodo non roseo e coglierlo come uno sprono per il cambiamento e per il progresso.
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I DIALOGHI DI ALBERTO ANGELA:
Capitolo 11 - Alberto Angela e Mister Wolf.
Questo dialogo di Alberto Angela è dedicato a tutti coloro che sanno risolvere in maniera brillante e sicura i problemi e le emergenze italiane. Ingegneri strutturali, medici, scienziati, politici, allenatori e nutrizionisti che hanno studiato nella scuola della strada; arrivando all’Università della vita e laureandosi con la lode massima possibile. Insomma a tutti i Mr. Wolf che sanno come risolvere ogni cosa e che nei social proliferano con le loro strategie e post grondanti di verità assolute e accertate che Adam Kadmon levati proprio.
La strada della vita, una strada che ognuno di noi sta percorrendo, chi con sufficiente facilità chi con sufficiente difficoltà, dove si incontrano confrontandosi tanti individui diversi. Su questa strada lastricata dagli antichi romani, perché LUI percorre spesso questo tipo di strade, Alberto Angela incontra uno strano personaggio. Egli in realtà è una figura un po’ mitologica, perché raggruppa molteplici personalità, ed è un po’ virtuale perché si è abituati a leggerla con i suoi post ricchi di sentenze sul web: Imparato Sapienza classico esempio di analfabeta funzionale... andiamo, chi di voi tra i propri contatti non ha un Mr Wolf/Imparato Sapienza, eh? Ecco cosa accade quando si incontrano due menti opposte:
I- Mi scusi, ma lei è Alberto Angela vero? A- Salve, si sono io mi ha proprio riconosciuto. I- Si certo, lei è quello che fa la televisione, che fa libri e fa tante cose la vedo spesso sui giornali. A- Si… sì in effetti, mi tolga una curiosità… lei sa esattamente quello che faccio e cosa sono? I- Certo, che domande, lei fa televisione. A- Si d’accordo su questo non ci piove, ma in televisione cosa dico e cosa faccio, lei lo sa? I- Come piove, le previsioni del tempo dicevano bel tempo. Eh ma con questa geo ingegneria oramai tutto è comandato . A- Interessante, lei è un esperto in materia. I- Guardi non bisogna essere esperti in materia basta vedere la faccia del Giuliacci, quello delle previsioni per capire che è un complotto. Altre emittenti hanno messo delle signorine disinibite alle previsioni, cosi con tette e culi gli ascoltatori non capiscono niente. A- Le do un consiglio, mi permetta, se lei regola il suo orologio un’ora avanti, lei saprà sempre che tempo farà in anticipo. I- Le metto un “Mi piace” cavoli, lo devo dire a mio cuGGino questa si che è una dritta giusta. Che poi la geo ingegneria la usano anche per scatenare i fulmini. Fanno pure crollare i ponti sa? Per quello che è successo a Genova hanno cancellato i video online di denuncia dove si vedeva un fulmine colpire il ponte. Capisce, sono crolli comandati. Basta informarsi. A- Dove posso apprendere queste informazioni e prove? I- Come dove, ma su Facebook… ci sono gruppi segreti apposta. A- E mi dica, lei è un sostenitore delle scie chimiche suppongo. I- Ma certamente – destando stupore – come ha fatto a capirlo? Lei le vede vero? A- Diciamo che l’ho intuito, nulla di che. Si le vedo e pensando a voi un pensiero kantiano mi sorge ogni volta: le scie sopra di me, la gastrite che mi sale dentro di me. I- Anche io avevo il “Kant” da piccolo, mia sorella la Barbie. Comunque la gastrite non è proprio colpa delle scie chimiche. La gastrite ci viene per colpa dei vaccini che ci hanno iniettato da piccoli con le vaccinazioni. A- Ma tu pensa, un no-vax chissà perché la cosa non mi stupisce. Sto giusto scrivendo un libro sull’argomento – sorriso ironico. I- Ecco si è vero lei scrive anche libri, mi ricordo le copertine. Non li ho mai letti perché preferisco vedere il Colosseo e Pompei dal vivo. Che poi i selfie escono meglio con le “pietre” dietro che un libro in mano. Quindi sta scrivendo un libro contro i vaccini, bravo! A che punto è? A- Per ora ho scritto un capitolo del libro che si intitolerà: Vaccinazioni ed Autismo la correlazione dei casi egregiamente spiegata nella chat delle mamme pancine, da chi ha la laurea in casalinga ad honorem; capitolo 1: “Siamo nella merda”. E per i selfie ha ragione sa? Come può farseli se con una mano tiene il telefonino e nell’altra un libro? Con quale mano fa il segno a “V” con le dita? I- Già, se fossi un rettiliano ci riuscirei però. A- Chissà perché me l’aspettavo questa cosa, sa? E a klingoniani come siamo messi? Sa che esistono anche loro, vero? I- Davvero? Mica avrà dei poteri paranormali lei. A- No guardi niente poteri paranormali. Qui l’unica cosa paranormale che vedo è il giornalaio che la mattina mi da il quotidiano che mi spiega, da ingegnere della strada, la staticità dei ponti con la frase “Il calcestruzzo si deteriora, svegliaaaH”; la mia vicina che da brava mamma mi svela che basta fotocopiare un foglio dell’Asl dell’anno precedente e cambiare data, per iscrivere i figli a scuola e che bisogna “svegliarsiH”; l’idraulico che mi ha riparato una perdita nel bagno settimana scorsa, mi ha dato spiegazioni di come gestire lo spread perché noi italiani ci dobbiamo “svegliareH”; il macellaio che mi spiega come risolvere il problema dei migranti mentre batte la carne con un machete, perché noi ci dobbiamo “svegliareH”. Guardi sto mettendo in dubbio la mia laurea in paleontologia e aspetto che la donna delle pulizie mi spieghi come rilevare nei sub-strati di polvere i fossili di acari per risalire ad una datazione certa. Nel frattempo aspetto che si crei quell’effetto sorpresa del non capirci più un beato gladio. I- Le sue sono braccia strappate alla cultura, lo sa? L’ammiro. A- Pensi un po’ pensavo anche io la stessa cosa di lei, anche se alle sue braccia avrei dato un indirizzo più agroalimentare…. Mettiamola così. I- Ma lei fa anche quelle trasmissioni dove spiega e racconta cose, vero? A- Ah – quasi al limite, un tremolio sopra la palpebra destra non preannuncia nulla di buono – ci è arrivato. Si spiego cose… a caso – risatina isterica. I- Ho provato a seguirla, ma racconta troppe cose. Un consiglio ne racconti di meno, tutto nella testa di un essere umano non ci sta. Alla fine quando siamo pieni dobbiamo, come dire… ah si cancellare alcuni file dal cervello. Alla fine tutte quelle cose non ti servono, un po’ come nelle cabine di pilotaggio degli aerei. A- C-cosa c’entra ora la cabina di pilotaggio di un aereo?. I- Vede mio caro, ha presente tutti quei pulsanti, leve, manopole, quadranti e tasti? Mica servono tutti. Poi precipitano gli aerei, per forza i piloti si confondono e non ci capiscono più nulla. Poche cose essenziali come sul cruscotto di un’auto e si è più sicuri. A- Ma queste cose me le dice perché lei è un esperto pilota? I- No, ma ho visto tanti film con scene girate sugli aerei. Si vede chiaramente che usano sempre i medesimi tasti e leve. A- Senta, posso farle io una domanda? Così giusto per darmi un colpo di grazia. A terra piatta come siamo messi? I- Lo sapevo – allargando le braccia come se volesse abbracciarlo – lo sapevo lei è un dei nostri. La terra piatta, è dai tempi di Via Galileo Galilei che ci prendono per i fondelli. A- Perché “Via”? I- Quando leggo in giro quel nome è sempre preceduto da “Via”… A- Sa che le dico? Ha ragione, tutto questo è un complotto di Bigpharma con lo zampino di Soros e del Capitano Findus. La terra è piatta, ha ragione, altrimenti dove andrebbero i calzini che si perdono se non che cadono dal bordo della Terra? I- Lei è il mio idolo, giuro che scaricherò tutti i suoi libri con E-mule. A- Ma guardi, non è il caso. Le consiglio di cominciare con cose più semplici per allenare la materia grigia. Tipo il sudoku. I- No, quei giochi giapponesi dove si suda (sudoku appunto) non mi attirano, sono uno che fa fusioni molecolari. A- Davvero? – sguardo di speranza. I- Si faccio una fusione molecolare tra me e il divano. Da li con il telefonino giro per Facebook e condivido tante cose di “gombloddi” che manco s’immagina. Le consiglio di frequentare di più Facebook. A- E pensare che io ho buttato via tanto tempo della mia vita a studiare, fino alla laurea, girare il mondo e scoprire cose nuove. Quando basta entrare in Facebook. Stavo leggendo “I fiori del male”, mi sa che lascio perdere. I- “I fiori del male”…. Aspetti, si si ho capito. Eh no, sono del male perché li hanno messi nel forno. Invece di friggerli. A- Forno? Friggerli? Di che fiori parla? I- Quelli di zucca ovviamente! A- Già… ovviamente – sguardo rassegnato – ora la saluto devo accompagnarlo per un giro a Roma. I- Oh, accompagnarlo? Chi? – guardandosi attorno. A- Il mio amico immaginario, non è molto sveglio sa? I- Amico immaginario? Mi prende in giro? Mica esistono.. A- Oh lo so, ma per non ferirlo gli ho raccontato che.. si insomma, che è più una concezione proiettata nella mia mente. Così giusto per non ferirlo. Poverino. Imparato Sapienza perplesso saluta Alberto Angela, le strade dei due si separano con la speranza per Alberto di non incontrarlo più. Salvo andare su Facebook e trovare un post condiviso da centinaia di utenti dove si annuncia che Barack Obama in realtà è Osama Bin Laden, ha solo invertito le iniziali e tagliato la barba. Ah se volete…. Condividete anche voi!!!11!!11!!
#alberto angela che fa cose#alberto angela#ironia#tuttologi#analfabetismo funzionale#complotto#terra piatta#rettiliani#idioti
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perlomeno, sono contenta ma non mi riesco a godere questa felicità perché mi sento super in colpa. penso di continuo che non la dovevo comprare perché al momento non ho un lavoro e quindi nessuna entrata di soldi e non me la potevo permettere però alla fine qualcosa per le emergenze lo ho. poi penso di essere influenzata dal giudizio di mia mamma che non ha mai visto di buon occhio i videogiochi e quindi le console. il tema dell'influenza che ha mia mamma su di me l'ho affrontato tanto in terapia, per anni mi sono tolta la possibilità di comprarmi, di fare quello che piace veramente a me e addirittura di vestirmi come più mi piace. ho iniziato da pochi mesi a distaccarmi dal suo pensiero, ho iniziato piano piano comprandomi l'anno scorso dei manga (cosa che avevo smesso di fare a 15 anni perché mia mamma mi diceva che non mi servivano e che erano uno spreco), poi sono passata ai libri, successivamente all'abbigliamento anche se su quello faccio ancora fatica per varie insicurezze e problematiche ma dettagli. e ora? ora che mi sono comprata una console mi sento in colpa perché ho paura del giudizio di mia mamma, ho la sensazione di non aver fatto la cosa giusta e di aver buttato soldi per nulla. devo giustificare in tutti i modi questo acquisto, mi sono detta che questo è il mio autoregalo di compleanno (in tremendo ritardo) o il mio autoregalo di laurea, insomma sto cercando il modo di dirmi "sì te lo sei meritata". che poi in realtà perché devo sempre meritarmi le cose? perché devo sempre trovare che se ho fatto cosa x è perché me la meritavo? anche con il cibo è così ma vabbè il fatto del "mi merito questo" è una cosa a parte. fatto sta che il mio ragazzo sta cercando di tranquillizzarmi e insieme a lui sto cercando tutti i giochi nuovi e vecchi a cui posso finalmente giocare. la volevo questa xbox, sono felice perché l'ho comprato a un prezzo più che buono quindi devo solo scacciare via questo senso di colpa e questa paura.
sarà per i farmaci che sto scalando, sarà il preciclo ma sento tutto più amplificato e anche una stronzata apparente come questa diventa una questione immensa e una ottima base per l'overthinking
ho appena acquistato l'xbox series s su vinted a un prezzo super conveniente ed è super nuova. mi sento in colpa un bel po' però. cioè alla fine la volevo comprare però ora che l'ho comprata anche a un prezzo decisamente più basso mi sento in colpa
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10 Modi In Cui Lo Smartphone Ci Sta Cambiando
L'uso continuativo e morboso dello smartphone ci sta cambiando. E in modi che non riusciamo ad immaginare. Qui troverete una lista di 10 modalità sorprendenti. Nel mondo ci sono 7 miliardi di abitanti e 6 miliardi di cellulari: la tecnologia mobile è oggi più diffusa dei servizi igienici (sono senza toilette 2,4 miliardi di persone).
Un uso smodato dello smartphone ci sta cambiando. Ma soprattutto ci obbliga a chiederci..."Siamo noi che controlliamo i nostri smartphone o sono i nostri smartphone che controllano noi?".
Gli smartphone possono diventare pericolosi, come il matrimonio, la musica e la cucina raffinata, o qualsiasi altra cosa che possa diventare un idolo da esaltare. Sono anche molto utili, come i coltelli o le lamette, o tante altre cose che possono ferire qualcuno. Eppure il matrimonio è una cosa meravigliosa, e tutti usiamo un coltello per cucinare, o una lametta per raderci ogni giorno. Le cose sono peggiorate quando invece che col lume della ragione, abbiamo cominciato a farci strada col display dello smartphone.Comeprincipe, Twitter In attesa di avere una risposta esauriente alla domanda iniziale, l'unica cosa certa che dobbiamo constatare è che l'uso continuativo e morboso dello smartphone ci sta cambiando. E in modi che non riusciamo ad immaginare.
Ecco qui una lista di 10 effetti che lo smartphone ha su noi, il nostro corpo e le nostre abitudini.
SIAMO SEMPRE PIU' CURVI
In media trascorriamo 4,7 ore al giorno a fissare il cellulare: un'abitudine che può imprimere al tratto cervicale una pressione di 27 kg, l'equivalente del peso di un bambino di 8 anni portato sulle spalle. In un anno, si possono superare le 1400 ore di stress cervicale, che sommate al tempo che trascorriamo sui libri o davanti al pc possono comportare un rischio anche serio di lesioni alla colonna (oltre ai dolori che ormai accusiamo un po' tutti).
SIAMO SEMPRE PIU' MIOPI
La diffusione di dispositivi che costringono l'occhio a guardare da vicino e in condizioni di scarsa luminosità, disabituando ad abbracciare, con la vista, spazi aperti ed orizzonti lontani, sarebbe tra le cause principali dell'aumento quasi epidemico della miopia, soprattutto in alcune aree del mondo.
NE SIAMO FORTEMENTE DIPENDENTI
Lo controlliamo in modo compulsivo, in media 110 volte al giorno, 9 volte nelle ore di punta, con un picco tra le 17:00 e le 20:00. Il cervello umano è fatto per essere attratto dalle novità, e il sistema delle notifiche attivate dalle app è fatto apposta per attirare l'attenzione e indurci a controllare che cosa c'è di nuovo. La gratificazione per un messaggio particolarmente gradito attiva il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore implicato nel sistema della ricompensa (e quindi nelle dinamiche di dipendenza associate anche ad alcol e nicotina). Lo stesso fanno anche i piccoli premi elargiti da certi giochi, come Candy Crush.
PUO' RENDERCI FOBICI
Il 93% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni dice di usare lo smartphone come mezzo per sfuggire alla noia, preferendolo ad attività alternative come leggere un libro, o uscire con gli amici. Usare il cellulare come passatempo è diventata un'abitudine così radicata, che esiste persino un termine per definire la sensazione di panico e ansia che deriva dal non averlo con sé: la nomofobia (da No Mobile Phobia). Il termine è un neologismo di recente introduzione, ma questa paura riguarda oltre la metà dei nativi digitali.
DISTURBA IL NOSTRO SONNO
La luce blu degli schermi di smartphone e tablet sopprime la produzione dell'ormone melatonina e interferisce di conseguenza con i ritmi circadiani, riducendo la durata del sonno profondo: i disturbi che ne derivano possono aprire la strada a diabete, cancro e obesità. Ecco perché gli esperti consigliano di evitare di usare dispositivi tecnologici a partire da 2-3 ore prima di andare a dormire.
ANNIENTA LE NOSTRE CONVERSAZIONI
La sola presenza di un cellulare sul tavolo è sufficiente a ridurre la qualità della conversazione e il livello di empatia raggiunto con l'interlocutore (soprattutto nel rapporto di coppia). L'incombere dello smartphone, anche senza che lo si tocchi, riduce il contatto visivo con l'ascoltatore e fa perdere dettagli delle sue espressioni o sul suo tono di voce. Sinceramente? Questo, tra i modi in cui lo smartphone ci sta cambiando, è quello che mi spaventa di più.
INFLUENZA NEGATIVAMENTE LA NOSTRA CAPACITA' DI CONCENTRAZIONE
I nativi digitali sono molto più inclini al multitasking, a saltare più spesso da un'attività all'altra e a una lettura superficiale (per intenderci, "scrollare" una pagina su uno schermo è, per forza di cose, diverso da leggere quella di un libro, o di un giornale cartaceo). Questo influenza sia la nostra capacità di concentrazione, sia l'affidamento che facciamo sulla memoria. Lo span medio di attenzione umano, ossia la capacità di rimanere concentrati su un compito, senza distrarsi, è oggi di 8 secondi; nel 2000, era di 12.
© Photo by Rami Al-zayat
CI HA RESO DISORIENTATI
La tendenza ad affidarci sempre più spesso ai sistemi gps dei cellulari ci ha resi meno inclini ad allenare il nostro senso dell'orientamento. Inoltre, chi conta soltanto sulle mappe di Google o su altri sistemi satellitari per orientarsi, fa più fatica in seguito a orientarsi nelle stesse situazioni, quando la batteria è scarica, la connessione non prende (per esempio, sui sentieri di alta montagna) e non c'è nessuna voce guida a disposizione.
HA CAMBIATO IL NOSTRO MODO DI ANDARE AL MUSEO
Riferendoci alla lettura superficiale, di cui sopra, anche la visione dell'arte è stata modificata dallo smartphone. Questo dilagare di "fotografi improvvisati" ha completamente cambiato il modo in cui si apprezza l'arte, fotografata ancor prima che osservata con attenzione. Per questo molti musei (dagli Uffizi di Firenze al MoMa, al Metropolitan Museum di New York) si sono visti costretti a proibire l'uso del selfie stick - considerato "troppo pericoloso" nei luoghi affollati, nei confronti delle persone, ma soprattutto, delle opere d'arte. Ma non gli autoscatti in sé che, nei musei che permettono foto, sono spesso considerati un importante strumento di autopromozione. LEGGI ANCHE... Smartphone. Ci Serve O Ne Siamo Schiavi?
CI HA RESO TUTTI TESTIMONI IN PRIMA PERSONA
Tra i modi in cui lo smartphone ci sta cambiando, questo ha una valenza differente. Quest'ultimo punto, sinceramente esprime un cambiamento delle nostre abitudine, ma anche un aumento delle possibilità, in senso positivo, di aiutare, condividere e coinvolgere. Tutti possiamo conoscere e possiamo fare qualcosa. Perciò non mi sento di demonizzarlo, anzi la considero una conquista. La diffusione capillare degli smartphone anche nelle aree più povere del mondo ha completamente cambiato il modo di documentare le crisi e gli episodi di violenza. Ma anche la gestione delle emergenze e la capillarità delle ricerche scientifiche. I cellulari possono funzionare come sismografi, sfruttare i social media per diffondere richieste di aiuto (basti pensare a Twitter e alla guerra in Siria), diffondere allerte meteo o informare gli scienziati sulla diffusione di malattie. L’unica cosa che ci dissuade dallo spaccare la sveglia, è che la sveglia è il nostro smartphone.David_isayblog, Twitter Cerchiamo di essere consapevoli di queste cose. Così da riprendere in mano il controllo. Ed utilizzare questo perverso fantastico strumento per le sue funzioni positive e ridurre le sue influenze negative sulla nostra personalità. Ciao da Tommaso! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Condividi il nostro articolo sui tuoi social >> Read the full article
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Corus: Comunicato stampa
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Corus: Comunicato stampa
Il progetto Corus è una piattaforma che vuole essere a supporto della Task Force nazionale per la fase 2, ovvero il superamento del coronavirus.
È un progetto collaborativo e cooperativo aperto a tutte le organizzazioni imprenditoriali, professionali, artigiane, istituzionali, università centri ricerca, start-up, e a tutti i cittadini che vogliano mettersi a disposizione. Il progetto non gode di alcun finanziamento, sponsorizzazione o supporto di alcun genere. Non ci sono pubblicità o altre forme di sostegno. Il progetto nasce sull’esperienza pluriennale di Emergenza24 nella gestione elle emergenze e crisi e dal team che si occupa di comunicazione e superamento delle crisi.
Non è mai successo nella storia che si dovesse far ripartire un paese dopo un fermo prolungato. Non siamo nelle stesse condizioni di un evento post bellico perché la complessità relazionale, economica e finanziaria che abbiamo in questo momento storico non è paragonabile. Far ripartire in paese, in un momento post-globalizzazione, include degli elementi di rara complessità. Abbiamo deciso di avviare questo progetto con un solo e chiaro obiettivo: aiutare le persone. Abbiamo messo a punto un sistema scalabile e replicabile in ogni paese e se per primi abbiamo affrontato in maniera sistematica il coronavirus adesso lo dobbiamo fare con il riavvio del paese.
Nulla sarà come prima.
Oltre la retorica questo fermo peserà in maniera ancora poco quantificabile sui cittadini, sulle imprese, sul sistema politico e finanziario. È immaturo e ingenuo pensare che si possa tornare alle condizioni di vita che avevamo prima del coronavirus.
Il progetto ha preso avvio dall’iniziativa Corus – Cancelliamo il Coronavirus di Emergenza24 dal mese di febbraio 2020. È stata la prima risposta nel paese ad una richiesta di solidarietà locale e sociale. Si sono aiutate migliaia di persone a fare la spesa, acquistare medicine, accertarsi della loro salute. Un progetto che in pochi giorni ha raggiunto il milione di adesioni, persone che hanno scaricato il manifesto ed applicato, condominio su condominio. Subito dopo abbiamo deciso che era importante studiare e pianificare il riavvio dell’intero sistema paese. Andare oltre l’emergenza.
L’obiettivo del progetto Corus è quello di costruire un sistema di conoscenza che, a partire da scenari via via sempre più precisi, possa offrire un reale aiuto ai cittadini, ai lavoratori, alle imprese ed istituzioni per un riavvio efficace e sicuro dopo il dramma del coronavirus
Collaborare per crescere
CorusLab e RiavviaItalia s’incontrano sulla via della condivisione progettuale di idee e progetti per il riavvio del Paese dopo il reset subito per via del contagio da COVID-19. In questi ultimi giorni si percepisce un’effervescenza, anche in contrasto alla deriva della depressione sociale imposta dal lockdown: nell’aria c’è desiderio di mettersi in gioco, non solo con espressioni sodali di volontariato ma con uno slancio vitale per pensare al “dopo”. In tal senso RiavviaItalia ha predisposto una sorta di volano per le idee, una piattaforma in cui riaggregare le tante idee, proposte, progetti e buone pratiche a cui non basta solo la visibilità ma spesso un incentivo progettuale, un’opportunità in più. Nell’interazione collaborativa si attua quell’intelligenza connettiva di cui siamo portatori sani da sempre, non solo dall’avvento del web che ha accelerato i processi di comunicazione ma da quando abbiamo preso consapevolezza che la natura dell’homo sapiens è inscritta in quella di tutti gli ecosistemi. Tutto è interconnesso.
https://www.coruslab.it/
C. Alessandro Mauceri nel Comitato Scientifico di Corus
C. Alessandro Mauceri, dopo la formazione classica ha frequentato la facoltà di ingegneria. Il richiamo della scrittura si era già fatto sentire durante il periodo scolastico: alcuni sui scritti furono pubblicati su “L’Ora”, uno dei maggiori quotidiani siciliani dell’epoca. Nel corso degli anni si è occupato di micro imprenditorialità, di artigianato e dei problemi che da sempre caratterizzano la vita delle piccole e medie imprese, con particolare riguardo ai rapporti tra aziende e pubblica amministrazione: comunale, provinciale, regionale, nazionale e comunitario. Ha scritto numerosi libri: Palermo Produttiva, indagine sul comparto produttivo delle piccole e medie imprese della Provincia di Palermo (Palermo 2005), Pesca Pescato. Opportunità di collaborazione tra imprese del settore ittico siciliane e tunisine (Palermo); Quaderno sull’internazionalizzazione del mondo arabo (Palermo 2002); Artigiani che fanno: che farne? Analisi del comparto produttivo artigiano della provincia di Palermo (Palermo 2007), Analisi delle condizioni di vita degli anziani nella città di Palermo (Palermo 2007) e altri. Per decenni ha tenuto corsi e seminari presso istituti statali, associazioni, enti pubblici e privati e organizzazioni internazionali. Uno degli ambiti in cui si è maggiormente cimentato è stato lo sviluppo sostenibile. È stato membro del gruppo di lavoro ambientale europeo dell’A.E.G.E.E. e ha collaborato più volte con Greencross Italia. Ha scritto centinaia di articoli pubblicati su diversi giornali, in Italia e all’estero: “Dazebaonews”, “Notizie geopolitiche”, “L’Ora”, “La Voce di New York”, “Aneddotica Magazine” e molti altri. Tra i lavori più recenti “La condizione dei bambini dell’Africa sub-sahariana tra sfruttamento delle risorse naturali e degrado sociale” inserito in “Africa: scenari attuali e sfide future”, ed. ASRIE, “Guerra all’acqua” ed. Rosenberg & Sellier e “Lavoro minorile in Eurasia”, ed. ASRIE.
#C.Alessandro Mauceri#Cancelliamo il Coronavirus#Coronavirus#Corus piattaforma#CorusLab#COVID-19#Emergenza24#fase 2#progetto Corus#RiavviaItalia#superamento del coronavirus#Task Force nazionale
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. . . 𝐻𝑒 𝒹𝒾𝑒𝒹 ? . . .
Entrata in quella casa, tanto cupa quanto vuota, si diede un occhiata in giro, senza toccare nulla, almeno non con le mani. Si osservò intorno, e camminando per il lungo corridoio, si ritrovò dinnanzi ad una stanza, di cui la porta era chiusa. Poggiò piano la mano sulla maniglia e lentamente si fece spazio per entrare.. ma anche lì non c’era nessuno, si ritrovava difronte soltanto un enorme scrivania e 10 o più scaffali pieni zeppi di libri, molti dei quali scritti a mano.
‹ C’è nessuno? Ho bisogno di parlare con il signor Singer! ›
La voce di Elena, rimbombò ancora una volta in quell’enorme casa, che a detta sua, era disabitata. Non voleva rovistare tra quelle scartoffie che aveva difronte, ma doveva sapere dove trovare Bobby, doveva assolutamente parlare con lui, così prese tra le mani la rubrica poggiata accanto ad uno dei 6 telefoni appesi alla parete e sfogliando le pagine, si ritrovò nell’elenco delle emergenze.
➥ Dean Winchester : 816768799080
E fu proprio quello il primo numero che lesse, non appena i suoi occhi si posarono su quella rubrica. Non era certa che contattare Dean fosse la scelta più sensata, ma cos’altro avrebbe potuto fare? Era sola, e priva di qualsiasi protezione, non poteva continuare a vivere in quel modo, doveva assolutamente far qualcosa. Così digitando il numero del maggiore dei fratelli Winchester, attese, palpitante, una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
《Pronto?》
《Dean .... sono Elena.. mi trovo a casa di Bobby, ho bisgno del tuo aiuto.》
La voce di Elena uscii cosi velocemente dalle sue labbra, da lasciare Dean, dall’altra parte del telefono completamente di stucco.
《Arrivo.》
La velocità di quella risposta, sorprese molto Elena, che intanto aveva abbandonato il suo zaino ai piedi di una sedia ed aveva iniziato a camminare nervosamente per la stanza, tenendo ancora il cellulare ben stretto nella mano destra. Non sapeva quali emozioni avesse provato nel rivedere Dean dopo tutti quegli anni, non era neanche certa che lui ricordasse ciò che li aveva legati per quel breve, ma intenso, periodo.
#elena gilbert#the vampire diaries#dean winchester#supernatural#winchesterbrothers#new life#new diary
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DONATO SPERONI
per la campagna per la Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
Giornalista e scrittore, responsabile della redazione dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis). Scrive su Numerus, il suo blog sul Corriere della Sera. È stato condirettore di Mondo Economico, vicedirettore del Mondo, direttore di Capitale Sud, capo ufficio studi della Montedison, direttore centrale dell’Eni e dirigente dell’Istat. Ha insegnato Economia e Statistica all’Universtià di Urbino. Tra i suoi libri più recenti: “2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla grande crisi” (Rizzoli 2012), “I numeri della felicità (Cooper 2010).
Qual è per lei il ruolo dell'informazione sul benessere della società?
Il compito dell'informazione è quello di informare correttamente, quindi prima di tutto bisogna capire che cosa si intende con “informazione corretta”, quello è il suo ruolo. Poi di può discutere se l'informazione abbia o non abbia anche una funzione sul benessere della società.
Cos'è per lei una buona notizia?
È quella in grado di creare un senso di soddisfazione nel lettore. Che cosa significa notizia? Significa “informare su qualcosa di nuovo che il lettore non conosce” ad esempio quando dirigevo un settimanale che si occupava di Sud la buona notizia era quella che parlava di un'impresa che funziona, in un contesto generale di difficoltà. Nel caso, ad esempio, della cooperazione internazionale si dovrebbero mettere in luce i piccoli progressi quotidiani, quelli che poi permettono di arrivare a dei risultati positivi. Invece di solito si parla di Africa solo per coprire le emergenze e non si raccontano mai i casi positivi, di progresso. Oppure, quando parliamo dell'Agenda 2030 e dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, di cui oggi tutti parliamo, non possiamo dimenticarci che ci sono voluti due anni di lavoro per arrivarci, e questi due anni non sono più noiosi da raccontare, non fanno notizia. Ecco bisognerebbe avere l'umiltà di raccontare questi aspetti positivi senza teatralizzare quelli negativi.
Può il giornalismo rappresentare uno strumento per aumentare la fiducia e ridurre la conflittualità?
La conflittualità è insita nella società attuale. Ridurla non significa “spalmare un velo rosa su tutto”, ma se si raccontano gli aspetti positivi in un certo senso si riducono le reazioni esasperate, l'impressione che vada tutto male. Bisogna mostrare anche cosa fanno le persone di buona volontà, trovare spazio anche per il positivo.
Dobbiamo anche chiederci che cos'è il giornalismo oggi. C'è una grossa crisi in atto, non si vede più un giovane con un giornale in mano. Vi sono notizie flash, brevi, e l'impatto sul lettore si ha solo drammatizzando. Addirittura i siti di informazioni meteo drammatizzano i titoli più di quanto poi si legge nel resto dell'articolo!
È necessario tornare a un giornalismo di inchiesta che abitui la gente ad andare più a fondo. È un problema di educazione e di complessità. Ad esempio in passato i miei studenti di giornalismo di Urbino dovevano svolgere le loro inchieste nell'arco di giorni, ora l'obiettivo è scrivere una notizia in un'ora per i siti di informazione. Questo giornalismo difficilmente dà spazio alle buone notizie, perché deve colpire l'attenzione.
Qual è il suo contributo per una buona informazione?
Tutto il lavoro del sito Asvis tende a dare notizie da tutto il mondo per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030. Non trascuriamo di parlare di denunce e allarmi (anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres ha recentemente ricordato che siamo in ritardo con il raggiungimento degli Obiettivi e che la fame nel mondo è tornata a crescere, invece di diminuire), ma parliamo anche di casi positivi, studi e buone notizie.
Cosa vuol dire per lei vedere il bicchiere mezzo pieno?
Tendenzialmente sono un ottimista e quindi di natura vedo il bicchiere mezzo pieno, anzi devo correggermi e quando scrivo cerco di raccontare sia gli uni che gli altri aspetti.
Leggi le altre testimonianze per la campagna Parità di Informazione Positiva #mezzopieno
✔ Buone notizie cambiano il mondo. Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
https://www.change.org/p/per-avere-un-informazione-positiva-e-veritiera-in-giornali-e-telegiornali
#giornalismo#parità di informazione positiva#buone notizie#interviste#mezzopieno#giornalismo costruttivo
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