#lettura fondi caffè
Explore tagged Tumblr posts
mypickleoperapeanut · 2 years ago
Text
COMUNICATO STAMPA
Tumblr media
Alla Fiera del libro di Vietri sul mare l’Arte incontra la Cultura
Dal 26 al 28 maggio personale di Gilda Pantuliano .Francesco Raimondi realizzerà un’opera esclusiva per Elena Tempestini, madrina della manifestazione.
La 2° edizione della Fiera del Libro “Un libro d’a…MARE, in programma dal 26 al 28 maggio 2023 a Marina di Vietri sul mare,vedrà, oltre alle presentazioni di libri, una importante manifestazione di Arte . Durante tutto il periodo della fiera, Gilda Pantuliano,alias” Fluida”,artista ed attivista per l’ambiente, esporrà il suo nuovo lavoro “Parole in Luce “,con opere realizzate con pagine di libri,presso la Torre Bianchi ,dove avverranno una serie di presentazioni di lavori letterali . La ricerca artistica di Gilda Pantuliano alias Fluida, , è una dichiarazione d’ amore per la lettura. Le opere sono realizzate con le pagine ancora leggibili recuperate da vecchi libri deteriorati a causa dell’umidità - destinati al cassonetto - che vengono dipinte, ritagliate e assemblate seguendo le suggestioni del testo con il quale, di volta in volta, l’artista interagisce. In una Italia che tende alla digitalizzazione culturale e che dedica sempre minor tempo alla lettura, la rivalutazione della parola scritta, in quanto memoria, potrebbe scongiurare il rischio di un impoverimento culturale irreversibile? Questa è la domanda di partenza della ricerca artistica che sottende l’opera. Alla virtualità si può e si deve opporre la matericità dell’oggetto-libro. Leggere è un’esperienza. Di piacere tattile, visivo, olfattivo, mentale, emotivo. Ed è con l’intento di preservare la memoria del libro come identità culturale che Fluida ha trasformato le pagine dei vecchi libri creando installazioni, oggetti e tele con le tecniche tradizionali della carta nelle quali, però, il testo è leggibile. Varie e colte le citazioni che emergono dalle opere. In “Mal d’Africa”, per esempio, il testo de “La mia Africa” è ritagliato in migliaia di strisce trattate con pigmenti e spezie ed è trasfigurato in un enorme collare - tipico delle etnie del Kenia, luogo in cui è ambientato il romanzo della Blixen - fissato su tele dipinte con acrilico e fondi di caffè, in richiamo alla trama. La scelta delle cromie cita la “La zingara addormentata” di Rousseau il Doganiere, capolavoro ambientato nel deserto africano. La poliedrica Fluida, che padroneggia diverse tecniche e che vanta un curriculum costellato da un cospicuo numero di prestigiosi premi e riconoscimenti, in Parole in luce riesce a creare inediti parallelismi artistico-letterari coinvolgendo il fruitore in un viaggio profumato di carta stampata che ha come meta l’Altrove. Ma la ceramica vietrese non poteva mancare alla Fiera del libro ,con uno dei più grandi artisti della scuola vietrese ,Francesco Raimondi,reduce dallo strepitoso successo della sue opere a Venezia ,durante la manifestazione “Homo Faber”,dove è l’uomo artefice di opere e strumenti in grado di trasformare la realtà: con le mani e con l'intelletto, con la capacità di sognare e di trasformare i sogni in oggetti ,un evento dedicato alle eccellenze dei mestieri d'arte contemporanei, con 15 mostre, 22 curatori, oltre 850 manufatti.
Il M.° Francesco Raimondi per la fiera del libro realizzerà una opera esclusiva che sarà donata dall’amministrazione comunale alla madrina della manifestazione ,la giornalista e scrittrice Elena Tempestini ,per rinsaldare ancora di più il rapporto tra Arte e Cultura,ovvero tra Vietri sul mare e Regione Toscana, fil- rouge della fiera, vista la presenza ,importante, della stessa regione , presente alla manifestazione con alcuni suoi autori e case editrici toscane e che vedrà ,inoltre, oltre 20 case editrici da tutta Italia che proporranno a Vietri sul mare moltissimi scrittori e nuove uscite editoriali.
Ricordiamo la la Fiera del libro “Un Libro d’a…MARE “ è realizzata dal comune di Vietri sul mare ,nell’ambito delle manifestazioni di “Vietri Cultura”, con l’organizzazione di Antonio Di Giovanni ,con il patrocinio della Regione Toscana, della Regione Campania, della Provincia di Salerno ,della ProLoco di Vietri sul Mare e dell’Associazione giornalisti Cava dè Tirreni –Costa d’Amalfi “Lucio Barone”
Tumblr media Tumblr media
0 notes
shadowydreamermagazine · 2 years ago
Text
Che sia astrologia, cartomanzia, lettura dei fondi dei caffè, pendolini 'magici' o apparizioni di 'madonne', la truffa è sempre la medesima: ᴄɪʀᴄᴏɴᴠᴇɴᴢɪᴏɴᴇ ᴅɪ ɪɴᴄᴀᴘᴀᴄᴇ a scopo di lucro. I santuari dedicati alla 'madonna' sono TUTTI luoghi dove si truffano le persone.
Tumblr media
0 notes
stickycreatordragon · 2 years ago
Text
Anche nelle religioni 'pagane' esistono testimonianze di 'apparizioni divine', nelle vesti in cui il credente immagina la divinità: ciò significa che è l'uomo a inventare le divinità e a mentire su apparizioni, per scopo politico e di lucro - proprio come avviene con la 'madonna'.
C'è una lunga tradizione di 'apparizioni' a pastori, ben prima del cristianesimo, di entità diverse - come divinità dei boschi. Il cristianesimo, le 'apparizioni mariane' ai pastorelli e gente comune, ma non disinteressata, hanno solo adottato la stessa 'tradizione' menzognera.
Che sia astrologia, cartomanzia, lettura dei fondi dei caffè, pendolini 'magici' o apparizioni di 'madonne', la truffa è sempre la medesima: circonvenzione di incapace a scopo di lucro. I santuari dedicati alle 'madonne' sono TUTTI luoghi dove si truffano le persone.
Se nel 2023 c'è ancora gente che crede ad 'apparizioni' della madonna, più che d'una Cultura è necessaria un'urgente visita a tappeto dallo psicologo, perché è evidente che vi è un grosso problema cognitivo di mancata percezione della Realtà.
E serve incarcerare i truffatori.
0 notes
a--piedi--nudi · 4 years ago
Audio
Tumblr media
@la-randonneuse​
30 notes · View notes
icasblog222 · 2 years ago
Text
Tumblr media
🔮 La divinazione è uno strumento di crescita personale e di aiuto al prossimo da moltissimo tempo.
Questa pratica permette di dare uno sguardo al futuro e di rendere più chiaro il presente.
È un mezzo per sperimentare il Divino che c’è dentro di noi e per portare consapevolezza nel nostro cammino.
È una comunicazione diretta con l’Universo.
I metodi divinatori ci mostrano il nostro ruolo nella creazione del nostro futuro, spronandoci a cambiare interiormente.
Ci insegna che nulla è già scritto lavorando su predizione provabili, quasi mai parla di certezze assolute.
Sono molti gli strumenti di cui l’arte divinatoria si serve:
🔮 I tarocchi sono delle carte che possiedono un significato antico, sacro e magico. Offrono una visione pratica, psicologica e spirituale aiutandovi a mettere chiarezza nelle vostre situazioni.
🔮 Il pendolo è uno strumento molto semplice perché lavora con le energie circostanti. Può essere usato per connettersi con il proprio sé superiore o con altre entità.
🔮 La chiromanzia è l’arte di saper leggere le mani riuscendo a delineare il profilo del soggetto e il suo destino in questa vita.
🔮 La tasseomanzia, ovvero la lettura dei fondi del tè ( o del caffè) , é una pratica antichissima. Ti permette di guardare al tuo futuro tramite delle forme che le foglie del tè lascia al termine della bevanda in fondo alla tazzina.
🔮 L’astrologia è basata sulla posizione dei pianeti, del Sole, della Luna e delle forze che rispettivamente rappresentano. Il tema natale mostra la posizione di ognuno descrivendone la loro influenza sul carattere del soggetto e sulla personalità, permettendoci di capire i nostri talenti, difetti e inclinazioni.
🔮 Le Rune sono un alfabeto oracolare scandinavo, ogni lettera ha un nome, un suono e un significato magico e profetico diverso.
Tramite questi strumenti potresti ricevere delle risposte a delle domande, dei consigli spirituali o un suggerimento pratico.
Ovviamente non sono gli unici, esistono molte altre pratiche divinatorie, se ti piacerebbe scoprirle o vorresti approfondirne qualcuna, fammelo sapere!
Se ti è piaciuto il post e vuoi supportarmi, lascia un like e condividilo
Grazie 🙏🏼🥰
Ig: @__ahata
3 notes · View notes
lucemaria · 6 years ago
Text
CAFFEOMANZIA! SIMBOLI E FORME DALLA A ALLA Z!
CAFFEOMANZIA! SIMBOLI E FORME DALLA A ALLA Z!
Caffeomanzia e interpretazione delle forme in ordine alfabetico!
Dedicato a Federica… A
•ABETE: Ricerca interiore che porta alla solitudine •ACROBATA: Pericoli da considerare se vogliamo allearci con qualcuno •AEREO: Partenza improvvisa. Nuovi rapporti amorosi. •AGO: Liti in amore o sul lavoro, attenzione ai pettegolezzi. •ALBERO: Desiderio di successo. •ALBICOCCA: Conoscenza di una persona ipocrita…
View On WordPress
0 notes
aigiornileggeri · 2 years ago
Note
https://www.caffeborbone.com/it/it/magazine-segreti-di-caffe/la-lettura-dei-fondi-di-caffe-la-caffeomanzia.html
Eccoti un sito che ti spiega un po' di più il rito e, soprattutto con quale tipo di caffè si può fare.
Quando torno dalla passeggiata lo leggo
0 notes
mauriziolorenziscrittore · 4 years ago
Photo
Tumblr media
La caffeomanzia, cioè l’arte di interpretare il futuro dai fondi del caffè, è stata praticata dalle prime popolazioni consumatrici abituali di questa bevanda, cioè africani e mediorientali. Si diffuse quindi in Europa alla fine del XVII secolo, a seguito delle campagne militari ottomane. La lettura dei fondi dal caffè turco, in particolare, prevede che si beva dalla tazzina (rigorosamente bianca) la bevanda e che si utilizzi il residuo della miscela per interpretare il futuro. Il caffeomante, dopo aver bevuto, copre la tazzina utilizzando il piattino come coperchio e capovolge entrambi senza staccarli. A questo punto tiene le mani sopra al fondo della tazzina capovolto e si concentra su una domanda, ruota tre volte la tazzina in senso orario con la mano sinistra e quando sente che il fondo si è raffreddato completamente capovolge nuovamente sul tavolo la tazzina e il piattino per interpretarli. Senza addentrarsi troppo nei dettagli (a ogni figura è abbinato un significato, per es. arco = nuove opportunità o fulmine = sfortuna), vanno letti sia i segni sul piattino che sulla tazzina. Ciò che fuoriesce riguarda il passato, eventuali gocce che cadono sono lacrime versate che, più sono vicine al bordo e più sono recenti. Sul bordo c’è il presente, mentre man mano che si va verso il fondo si sta interpretando il futuro. Altra distinzione: fondo-sfera interiore, bordo-sfera materiale. Insomma, bere un caffè turco è un'esperienza esoterica..🤗 (presso Istanbul, Turkey) https://www.instagram.com/p/CNdG9ugMGQ2/?igshid=u72p5szz67te
0 notes
marikabi · 4 years ago
Text
Lavorare.  Agilmente è meglio
Tumblr media
Il lavoro ai tempi del contagio potrebbe vivere una totale rivoluzione.
Se il confinamento domestico e la distanza sociale ‘per decreto’ continueranno ancora per un bel po’ (sicuramente verrà prorogato oltre il 3 aprile) tutto il sistema produttivo e quello amministrativo pubblico verranno messi alla prova e posti davanti ad un auspicabile cambiamento, anzi stravolgimento che magari comprenda pure il taglio drastico alla burocrazia.
Grazie all’imposizione dello smart working come ordinarietà, attraverso la digitalizzazione completa delle procedure (specialmente nella Pubblica Amministrazione) il Paese avrà l’opportunità di snellire con la pialla la burocrazia cartacea, oltre ad attivare una migliore protezione dei procedimenti dagli errori, riducendo sensibilmente la discrezionalità e quindi la corruzione.
Le tre declinazioni di un lavoro 4.0, attualmente, sono le seguenti: il telelavoro, lo smart working e il co-working (utilizzo in comune di spazi attrezzati, un co-housing ma di scopo).
Di telelavoro se ne parla da decenni. Funziona che si lavora da casa. Molti call centerhanno postazioni casalinghe. In realtà, come lo smart working, è stato finora poco utilizzato, per colpa del digital divide che rende disomogenea e lacunosa la rete dati italiana, ma non solo per questo grave gap geo-tecnologico.
Se ci pensate, anche il vecchio cottimo manifatturiero si reggeva sul telelavoro: mi installavo il telaio/la macchina per cucire/la macchina per maglieria/la overlock a casa e producevo anche più che in fabbrica.
Lo smart working è l’ultima figata. Si tratta di una sorta di telelavoro, ma molto più chic. Si lavora - se organizzato bene - quantitativamente in misura maggiore, raggiungendo finanche migliori risultati a prescindere dal tempo dedicato. Ovviamente, meglio utilizzi il tempo, più ne liberi per te, sei più contento e diventi anche più creativo, in un circolo virtuoso che farebbe bene agli individui e alle aziende/amministrazioni: dipendenti più sereni, contesto lavorativo migliore, oltre alla maggiore produttività e alla migliore qualità, come già detto.
È un modo per voler bene al proprio lavoro. Ovviamente, non tutti i lavori sono adatti allo smart working, ma buona parte sì.
Nella P.A., l’introduzione - pressoché teorica - dello SW risale all’aprile 2015, col Governo Renzi, di cui era Ministro alla Funzione Pubblica Marianna Madia.
Il ‘lavoro agile’ (tradotto in italiano) che fu immaginato cinque anni fa per la pubblica amministrazione italica sarebbe stato suddiviso tra tempo in-house (aziendale) e tempo da lavorare altrove, non importa dove. Le ore totali lavorate devono comunque essere quelle contrattuali (36 per la maggior parte del pubblico impiego). Non si può fare straordinario e non si ha diritto al buono pasto, ma solo nei giorni in SW.
Sarebbe, nei fatti, un grande aiuto per dipendenti con carichi famigliari e di accudimento notevoli, in particolare per le donne (sulle quali da decenni lo smantellamento del welfare state ha caricato il fardello dell’assistenza e della cura), oltre che la miglior forma di distanziamento sociale negli ambienti di lavoro, in questi tempi bui da contagio pandemico per COVID-19. Inoltre, roba non da poco, le amministrazioni risparmiano: pulizia, elettricità, buoni pasto, spazio, liti&conflitti (il che non è davvero da sottovalutare!), sovraffollamento, chiacchiere, pettegolezzi.
Grazie ai decreti d’emergenza varati agli inizi di questo mese, lo smart working - particolarmente per la P.A. - è la regola, come ha dichiarato il Premier Conte. Okay, siamo partiti, con grande handicap indubbiamente, ma abbiamo attivato l’ingranaggio. Manteniamolo in funzione.
Finora, il ‘lavoro agile’ non ha avuto grandi fortune principalmente per via della smania del controllo (come ha anche confermato Milena Gabanelli in un suo recente DataRoom), della coercizione e del taylorismo/fordismo da parte dei capi/dirigenti, attitudini inestirpabili da tutti i nostri luoghi di lavoro, pubblici e privati. Il problema risiede ovviamente in chi organizza il lavoro, perché ci sono tutti gli strumenti da remoto per far ben operare tutti: dal desktop virtuale alle videochiamate anche di gruppo, dai dispositivi a ’uomo morto’, firma digitale, webinar, classi virtuali. Potremmo condire il tutto con qualche incentivo sulla qualità/quantità di lavoro portato a termine et voila la revolution!
Il mancato decollo dello SW - oltre alle carenze strumentali ed infrastrutturali - è dovuto alle inestirpabili cattive attitudini della dirigenza - pubblica e privata - incompatibili con l’auspicabile rivoluzione organizzativa: tutte le difficoltà tecnologiche sono superabili, ma la cazzimma (talvolta la perfidia, ahimè) dei capi, quella no.
Ho letto una cosa molto intelligente di Roberto Cotroneo, il quale, tra le altre riflessioni, ha dedicato (come pure il sociologo De Masi) speranzose parole alla questione: “Per una ossessione del controllo idiota abbiamo dissuaso ogni forma di smartworking. Più della metà dei lavori che si fanno in azienda possono diventare telelavoro. Devono. Anche per la nostra salute. L’unico piccolissimo vantaggio di questo disastro è che l’aria è più pulita. Lo smartworking deve essere obbligatorio. A cominciare dal settore pubblico. Se qualcuno non ha voglia di produrre non lo farà né in un ufficio e neppure a casa sua. Ma a casa sua si noterà di più. Per questo si deve stare in Parlamento. Perché queste sono leggi urgenti. E c’è bisogno di cominciare a lavorare.”
Ben venga lo smart working, anzi “Viva lo smart working!, tuttavia tantissimi dirigenti vogliono rimanere spocchiosi e comandosi a tutte le latitudini. Lessi tempo fa un editoriale sul Time, a firma di Kristin Van Ogtrop (direttrice di Real Simple, periodico dello stesso gruppo editoriale), nel quale ella si ostinava a ribadire che al lavoro i dirigenti devono fare i dirigenti e i sottoposti devono stare zitti e muti: nessuna confidenza, nessuna parità, collaborazione sì ma sempre e solo nell’ambito della piramide gerarchica. Di seguaci di tale orientamento ne son piene le aziende e le amministrazioni pubbliche, borboniche, papaline, sabaude o teresiane (le macro regioni di humus organizzativo del lavoro in Italia) che siano.
In Italia persiste una classe dirigente vanesia e arrogante, nonché spessissimo inesorabilmente raccomandata, circostanza che non rileverebbe se i raccomandati fossero bra­­vi. (Diciamocela tutta, in Italia anche i bravi necessitano di essere raccomandati, perché non se li fila nessuno. Questo è uno dei motivi della fuga dei cervelli all’Estero.)
(Ma una volta non esisteva il sindacato? Già, una volta. Per mille e mille motivi esogeni ed endogeni - o meglio per motivi endogeni che hanno scatenato reazioni esogene - il sindacato italiano è depotenziato. Sono, tuttavia, molto contenta che la saggia decisione di avviare fattualmente lo SW sia stata governativa. Il decreto ’Cura Italia’ predispone fondi per l’ammodernamento telematico della P.A.)
L’unica regola che emerge dalla lettura delle esperienze aziendali non high-tech e di quelle amministrative sullo smart working è l’obbligo del buon senso (da parte dei lavoratori) e fiducia (da parte del management), di cui certamente non bisogna approfittare. È una questione di coscienza individuale, che, però, si può educare, ovvero convogliare sui giusti binari.
Personalmente, lavoro sempre in modalità smart da quando faccio la giornalista. Da pochissimo - e grazie ai DPCM per l’emergenza - ho iniziato lo smart working anche per la mia fondamentalissima attività ordinaria di pubblico dipendente e devo onestamente ammettere che mi si è aperto un mondo.
A cominciare dal fatto che la mia postazione domestica è molto più ergonomica e ho a disposizione tutto il caffè che mi serve per carburare. Mentre mi dedico, posso ascoltare musica, nonché attuare le prescritte pause da videoterminale attenuando lo stress, ciò non di meno mi sono scoperta eccessivamente rigorosa e professionale, a causa della maggiore responsabilità individuale di ciò che faccio. Cloud, teamviever, instant-messaging, firma digitale, video-chiamate: tutte risorse formidabili per un ponderoso switch procedurale nella pubblica amministrazione. Si può fare.
0 notes
theoldbookwormsnest · 7 years ago
Text
Il mio nome è Patty Boom Boom, Silvia Mango
Tumblr media
Scheda del libro
Titolo Il mio nome è Patty Boom Boom
Autore Silvia Mango
1ª ed. originale 15 Gennaio 2015
Editore Rizzoli
Collana You Feel
Pagine 119
Genere Romantico
Lingua originale Italiano
Sinossi Quando un’auto in corsa si porta via la carriera e tutti i suoi sogni, Patricia Clinton, étoile del prestigioso corpo di ballo del New York City Ballet, si alza in piedi e ricomincia a danzare sul palcoscenico della vita, perché è questo che insegnano fin da piccole alle ballerine: rialzarsi, subito. Patty è forte, reagisce a ogni caduta, anche quando si ritrova in un mare di guai e con una condanna ai lavori sociali. Ad affiancarla nel suo percorso ci saranno il fratello e avvocato Bill, la giovane e ribelle Gia, che come tutte le adolescenti impara a crescere in un turbinio di emozioni contrastanti, e soprattutto Andre Miller, il tutor che le viene affidato. Anche con lui il destino non è stato benevolo. Affronteranno il domani insieme, rivelandosi le proprie ferite. Perché non vanno nascoste, ma valorizzate: testimoniano il passato, fanno parte del cammino di ognuno. Proprio come quei vasi orientali che, una volta rotti, vengono ricomposti con l’oro, acquistando una forza e una bellezza che prima non potevano avere.
Un romanzo corale che vi emozionerà. Una storia d’amore che si intreccia al destino di altre vite in una prova da applauso.
Dettagli
Inizio lettura: 29 Luglio (notte)
Fine lettura: 30 Luglio (pomeriggio)
Tempo di lettura: 3 ore (che nessuno mi ridarà mai) per 107 p/m (e ci credo)
Rating: ★
I say...
Questo, insieme a quello della Cani, è il YouFeel che ho apprezzato meno. Il problema è che è incompleto. Mi spiego meglio: la storia sì, ha un inizio ed una fine. È tutto quello che c’è nel mezzo che manca. La storia vorrebbe avere come protagoniste Patty, una spogliarellista finita nei guai per essersi difesa dall’aggressione di un attore di Hollywood e che ora è costretta ai lavori socialmente utili, e Gia, la figlia adolescente di Andre, il tutor di Patty. Invece di Gia si parla pochissimo. E la storia di Patty è trattata male. Questa storia dovrebbe essere emozionante, ma non mi ha lasciato nulla addosso.
Citazioni
Quella mattina si era seduta sullo sgabello della cucina con in mano una tazza di caffè bollente e il libro di letteratura. Aveva scelto lei stessa quella particolare poesia di Spoon River, perché in qualche modo le ricordava sua madre. […] Gia doveva impararla a memoria per giovedì, e intendeva tenersi un giorno buono per ripassarla con calma. «Sarei stata grande quanto George Eliot/ma il destino non volle./Guardate il ritratto che mi fece Penniwit,/col mento appoggiato alla mano/e gli occhi fondi ‒/ e grigi e indaganti lontano…» iniziò a recitare con pathos. Ma il pezzo più toccante stava ancora per arrivare: «Ma c’era il vecchio, l’eterno problema:/celibato, matrimonio o impudicizia?» Eccolo, il dilemma di sua madre. E poi? E poi si era distratta, dimenticando il seguito. Sorseggiò lentamente il suo caffè, concentrandosi sulla poesia più che poteva, ma il secondo, lungo sorso le risultò indigesto. Lanciò uno sguardo alla pagina del libro: «Venne il ricco esercente John Slack, con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio, e io lo sposai, misi al mondo otto figli, e non ebbi più tempo per scrivere». Avrebbe potuto scriverlo sua madre, quell’epitaffio. Con l’unica differenza che lei era ancora viva e vegeta. Peccato che vivesse in chissà quale angolo sperduto del mondo, lontano anni luce da lei.
Nell’attimo di imbarazzo che seguì Patty non poté far altro che ammirare la dignità di quella ragazza caparbia. Se ne stava lì, con addosso quel vestito ridicolo, le braccia lungo il corpo, e non accennava a smettere di recitare. Ricacciava indietro le lacrime a forza ma si rifiutava di piangere. A parte la voce che tremava, il suo sguardo era imperturbabile. Era una che non si sarebbe mai tirata indietro.
«Sto solo cercando di distrarmi un po’» rispose Gia. «Ѐ buffo… Sono capace di distrarmi guardando una farfalla volare per aria, ma non riesco a sottrarmi ai miei pensieri.» ��Non è una cosa così negativa…» le disse Patty. «Soprattutto quando i tuoi pensieri valgono più del volo di una farfalla.» «Lo conosci il proverbio?» domandò Gia. «Quale?» «Quello dello sbattere di ali di una farfalla… dall’altra parte del mondo provoca un tornado.» Finì di bere la bevanda, poi sollevò lo sguardo su Patty. «Come puoi non rimanerne incantata?»
1 note · View note
chantysensity · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Nella vita niente è nessuno capita per caso , e se mi stai leggendo significa che qualche anima ti ha fatta/o arrivare a me....vi chiederete chi sono....sono una cartomante medium sensitiva da oltre trent'anni, fin da piccola vedevo e vedo cose che una persona comune non può immaginare.sicuramente la mia vita non è stata facile ,ma non lo è mai per coloro che hanno dei doni......cosa faccio ...oltre leggere le carte durante i consulti ho dei flash, vedo passato presente e futuro .mi occupo di esorcismo sia per quanto riguarda case e sia alle persone .faccio la telescrittura ,lettura della mano .lettura con il pendolo le rune ecc ....leggo fondi di caffè ....mi occupo di ogni forma di ritualistica .i rituali che svolgo sono attraverso entità con le quali io faccio da tramite ... mi occupo di avvicinamenti ,legamenti ,allontanamenti, sblocchi di ogni genere che sia sentimentale ,lavorativo ,di fortuna .....eliminò il male come fatture o malocchi ....faccio purificazione e protezioni per grandi e piccini....eliminò ogni vecchio rituale che avevate fatto di ogni forma e natura anche quello che vi dicono che è indissolubile. ..prima di ogni rituale , io attraverso la vostra situazione e problematica valuterò se è il caso di fare un rito e che tipo di rituale .....analizzero tutta la vostra storia in modo da trovare la giusta strada da percorrere. ......Non tratto la salute perché per quello ci sono i medici.no tratto con minori a meno che non ci sia consenso da parte di un genitore...questa settimana tutti coloro che non hanno avuto mai modo di parlare con me ,potranno lasciare cinque domande precise con data o date di nascita su wathsapp al costo di 10 euro ,invece se vorranno un consulto potranno prenotarsi al numero 3207158572 ........chiunque invece avesse bisogno di scrivermi può farlo su Messanger oppure può mandare una e-mail a [email protected] sei arrivato alla fine allora significa che hai bisogno di me. https://www.instagram.com/p/B1N3vl6CaHu/?igshid=1gyyq2oa9womw
0 notes
a--piedi--nudi · 4 years ago
Audio
Tumblr media
11 notes · View notes
sarahfreyablake · 8 years ago
Text
Il tuo disegno
 Nel caffè
la caffeomanzia è un’antica arte di divinazione di origine araba che consente di penetrare i misteri dell’avvenire leggendo i fondi del caffè. Per praticarla ci vogliono intuito e chiarezza mentale, poiché non è semplice scrutare le figure in un mucchio di chicchi scuri. In genere, i veggenti possiedono le facoltà necessarie per riuscire nell’interpretazione, ma posso dire che, con un…
View On WordPress
0 notes
enricca · 7 years ago
Text
Il bene e il male davanti al semaforo
Passare con il rosso di notte? È uno dei tanti quesiti che pongono un tema universale. Di questo si occupa la nuova disciplina: l'obiettivo non è guarire l'individuo ma offrirgli una prospettiva diversa - di Federico Capitoni, Robinson la Repubblica.
Tumblr media
Ils vont 📷 Treno Regionale Roma-Fabriano, ottobre 2017
L'associazione della filosofia alla parola "pratica" ancora sorprende molti, abituati a pensare che la madre di tutte le discipline riguardi la pura speculazione, l'accademia e — nel peggiore dei casi — un mondo teorico, ideale, che non trova alcuna applicazione nella realtà. Quando si parla di pratiche filosofiche è dunque naturale essere pronti a spiegare cosa si intende, non solo in termini concettuali, ma anche professionali, visto che quello del filosofo pratico, per quanto ancora poco diffuso, è un mestiere a tutti gli effetti.
Le pratiche filosofiche sono molteplici, ma possono dividersi in due grandi tronconi: quelle individuali e quelle collettive. Nel primo caso si parla prevalentemente di consulenza filosofica, un dialogo tra un consultante (colui il quale espone un suo problema) e un consulente (il filosofo) che ha l'obiettivo di fare luce sulla questione, senza intenzioni risolutive. Può considerarsi una pratica alternativa, ma non affine, alla psicoterapia, sebbene non vengano messi in campo strumenti o modelli psicologici e non si miri alla soluzione del problema, ma soltanto a escogitare nuovi punti di vista per guardarlo e affrontarlo. Non c'è alcuno scopo terapeutico e non esiste la figura del paziente (tanto meno del malato). Se c'è invece un riferimento filosofico, esso non è una scuola, ma una modalità: quella socratica delle continue interrogazioni e messa in discussione di ogni proposizione. Cogliere in fallo logico l'interlocutore spesso tradisce un suo errato posizionamento rispetto alla questione.
Lo stesso approccio socratico, argomentativo, è alla base anche delle pratiche collettive, un mondo più ampio, fatto di tante attività — caffè filosofici, Philosophy for Children, Philosophy for Community, dialoghi in stile filosofico — tutte accomunate però dal medesimo processo, controllato — non diretto! — dal filosofo professionista che assume il ruolo di facilitatore. Normalmente disposti in circolo, per eliminare ogni gerarchia e per fare in modo che lo spazio vuoto creato al centro sia il luogo neutro delle argomentazioni, i partecipanti — facilitatore incluso — iniziano un dialogo che normalmente scaturisce dalla lettura di un testo non filosofico. Più raramente il tema è già deciso prima di iniziare il dibattito, si preferisce utilizzare un testo perché è interessante anche il processo grazie al quale si arriva all'argomento. I partecipanti fanno osservazioni non sul testo, bensì a partire da questo, il che consente di vedere come in un brano, che pure possiede una tematica centrale, la comunità possa individuare un argomento laterale o non palesemente emergente. E ciò mostra l'inevitabile collegamento di temi anche apparentemente lontani. Il testo serve dunque a scatenare, accendere, la riflessione, che prende corpo attraverso la libera circolazione delle opinioni.
Quel che c'è di filosofico sono la pratica dialettica, l'argomentazione e un processo di astrazione che esercita la mente: si parte sempre da casi particolari per arrivare all'universalizzazione del concetto, per quanto il tempo (raramente si superano le due ore) lo consenta. Nessuno, quando si comincia, lo sa, ma è esattamente quello che succede: è naturale che dall'esperienza di vita del singolo, se sia il caso o meno di passare col semaforo rosso anche alle tre di notte quando non c'è nessuno (e magari neanche le telecamere che controllano, cosa che fa spesso la differenza), si giunga a una riflessione più generale prima sulle regole e poi sul rapporto bene/ male. Se il dialogo naviga da solo, il facilitatore quasi non interviene; è chiamato invece a rilanciare il dialogo e a spostare l'asse su cui il pensiero si è disposto se la discussione si arena.
La pratica non è soltanto nel processo dialogico, ma anche nel coinvolgimento esistenziale. Il tema deve essere sentito, la filosofia diventa pratica se ci riguarda. Se nella consulenza ancora resiste un dualismo (il consultante va dal filosofo e non sa di fare filosofia), nelle pratiche collettive, il partecipante diventa subito filosofo egli stesso, anche perché può affrontare una questione che lo concerne senza però che per lui costituisca un problema da risolvere e che lo fa soffrire. Così si può parlare di giustizia, di identità, di regole, di creatività: parole dalle quali sviscerare i contenuti e le manifestazioni nella vita di tutti i giorni. Nulla impedisce di alzare il livello, se il facilitatore lo ritiene opportuno. Nel caso di una discussione sul rapporto tra egoismo e altruismo, per esempio, normalmente vi sono due opposte fazioni: chi crede nell'altruismo vero, assoluto, e chi pensa che questo si fondi comunque sull'egoismo (impossibilità del dono puro: il dare procura comunque soddisfazione e contentezza). Si possono introdurre allora gli ultimi risultati delle ricerche neuroscientifiche secondo cui quello che chiamiamo egoismo non è altro che uno strumento biologico umano per la salvaguardia della specie e di cui siamo naturalmente dotati. Altrimenti dovremmo sentirci in colpa ogni volta che troviamo parcheggio, dacché lo abbiamo sottratto a chi arriva un secondo dopo di noi... E se ognuno cedesse il parcheggio all'altro, quel posto rimarrebbe sempre libero.
Questo filosofare concerne appunto la vita e non ha alcuna ambizione di addivenire a una qualche verità. E benché viga un atteggiamento logico, non c'è una guerra tra tesi opposte, se ne accettano anche di mediane; non esiste la formale polarizzazione di A e B e il tertium, una volta tanto, è possibile. Chi ha voluto argomentare sulla necessità del vaccino obbligatorio dicendo che chi non si vaccina è un pericolo per gli altri, si è ovviamente visto rispondere, logicamente, che chi è vaccinato è protetto, mentre chi non lo è la pensa esattamente come "l'untore"; dunque l'argomentazione cade. Ma poi la realtà ci dice che ci sono bambini che si vorrebbe vaccinare ma che appartengono a una piccola percentuale di individui clinicamente non vaccinabili e si conviene che l'eccezione va tutelata. Eccezione che in un sistema rigorosamente logico non dovrebbe esistere. La filosofia esce così dall'università e entra nell'esistenza di ognuno. Ciò che conta sono le “buone ragioni”, purché sempre argomentate, più che la logica infallibile. E soprattutto che si pensi e si parli non per sentito dire, per studi o per dogmi di pensiero, bensì con la propria testa. È anche il motivo per cui gli incontri funzionano meglio se svolti tra non studiosi: quelli finirebbero altrimenti per citare le teorie dei grandi pensatori e il dialogo assumerebbe le fattezze del convegno universitario.
Invece l'attività, allenamento del pensiero, trova grande successo tra i normali cittadini, nelle scuole, nelle aziende e anche nelle carceri (un libro di recente uscita per Mursia, Filosofia dentro, racconta di esperienze nei penitenziari), cioè tra persone che senza saperlo sollevano i grandi temi della storia della filosofia: una volta, parlando di pregiudizio, è stato detto da un bambino di undici anni che "per non avere pregiudizio bisognerebbe disporre di un giudizio ‘puro', senza un'idea che lo precede", che è esattamente la questione fenomenologica di Cartesio prima e di Husserl poi.
I partecipanti colgono altresì con gioia anche l'aspetto comunitario e sociale degli incontri. La maggior parte di loro confessano che le occasioni per confrontarsi civilmente e mantenere una conversazione a un livello che non sia quello superficiale della chiacchiera sono normalmente scarse. E che si torna a casa stimolati, magari — e per fortuna — con meno certezze, ma con un processo di riflessione ormai innescato che non può far altro che alimentare ulteriori ragionamenti e dialoghi: il motore filosofico è partito.
La filosofia diventa cura, ma non intesa come terapia, bensì come cura di sé, palestra per la mente. Per prendersi cura di sé si può andare a pilates, al cinema, in gelateria e - perché no? - a un dialogo filosofico.
0 notes
adrianomaini · 8 years ago
Text
http://ift.tt/1ik7uKr
In Medio Oriente la tradizione delle danzatrici e delle cantanti (PER APPROFONDIRE, CLICCARE SUI LINK = MI SCUSO PER LE LETTERE MAIUSCOLE MA L' EVIDENZIAZIONE E' VITALE : http://ift.tt/1TNcnbh) spesso estemporanee è antichissima [il francese Visconte di Marcellus (che con l'inglese A. Burnes) fu tra i più grandi esploratori dell' Asia nel XIX sec. registrò ad es. la costumanza delle donne dell'isola di Rodi famose per improvvisare canti d'amore detti "Travondiesi"] ma come anche suggerisce questa RARA STAMPA d'epoca nulla poteva competere con la fama leggendaria delle ALME' = FRA CUI CELEBERRIMA FU GIUDICATA LA BELLISSIMA "ZOBEIDE" AMANTE DEL CALIFFO HARUN-AL-RASCID, le voluttuose danzatrici del Medio Oriente [il Cheshney nel testo appena riportato commentando la stampa parla sia delle almée che di altre danzatrici le gawazee in effetti con qualche discordanza rispetto alla realtà storica modernamente ricostruita = come appena scritto l' interpretazione moderna si distingue da quella sette-ottocentesca qui riportata: per essa infatti le "awalim (sing. alma), note in occidente attraverso il termine almée, che è di origine francese, sarebbero state donne o studiose istruite che scrivevano poesie, componevano musica, improvvisavano e cantavano e danzavano, seppur solo per le donne e non di rado suonavano anche uno strumento per accompagnare le loro canzoni giungendo ad ottenere gran reputazione proprio per la loro capacità di improvvisazione dei Mawal appunto canti improvvisati. Stando alle attuali acquisizioni il Chesney sembrerebbe qui riferirsi soprattutto alle gawazee (sing. gaziyah spesso tradotto con “zingara”) che si ritiene facessero parte di una Cabila o tribù di berberi o beduini del nord Africa e Arabia di cui non è chiara la provenienza (vedi qui integralmente digitalizzata l'opera Nozioni Preliminari intorno allo Stato Politico e Morale della Turchia necessarie per la completa intelligenza delle "Rimembranze" del Visconte di Marcellus e di qualunque opera relativa all'Oriente = Cap. dal Viaggio in Siria ed in Egitto di F. C. Volney e nello specifico dell'argomento trattato il capitolo "Idea degli Arabi Beduini" = vedi ancora qui sempre digitalizzati con indici moderni i Viaggi in Arabia di J. L. Burckardt) . Ritenute donne molto eccentriche (potevano esprimersi anche parlavano anche per via di una una lingua segreta, il sim) eran solite tingersi i capelli con l’hennè, truccarsi e delinearsi alla maniera delle donne classiche gli occhi con l’antimonio, indossando braccialetti, pendenti alle orecchie e portando cerchi d’oro al naso: recavano paecchi anelli alle mani e alle dita dei piedi e collane di perle al collo. Danzavano durante le feste, celebrazioni, per la strada o di fronte ai caffè e risiedevano in quartieri speciali della città. Ma non si dedicavano solo al ballo e al canto; esse esercitavano pure altre attività: oltre a contribuire all'animazione delle feste praticavano il disegno di tatuaggi, la preveggenza tramite conchiglie e sabbia, la lettura dei fondi del caffè e sapevano operare la circoncisione sui bambini = a prescindere dalle moderne constatazioni sugli "Zingari", reperibili on line sul Web, è da dire che gli Zingari e le Zingare furono nell'età intermedia, a giudizio sia di Stato che di Chiesa, furono ascritti ai "diversi" nel senso di mali homines e malae foeminae come qui si legge all'interno dell'enorme silloge di Padre Lucio Ferraris assolutamente da consultare (sotto il profilo etimologico il Battaglia rimanda il lemma "zingaro" a "zingano" con cambio di suff. e per quanto riguarda "zingano" lo fa derivare dalla voce dotta medievale greca athigganos, nella forma popolare atoigganos = "intoccabile" che al plurale avrebbe indicato una setta di manichei frigi: è da precisare che un documento del 4 marzo 1283 emesso dalla magistratura veneziana dei Signori di Notte, che tutelava l'ordine pubblico a Venezia, in cui si ordinava di allontanare dalla città i "gagiuffi" (termine antico che deriva probabilmente da "egiziano" e significava quindi "zingaro" = vedi qui M. Cassese, La chiesa cattolica del Nord-Est ed il suo rapporto con gli zingari, in La chiesa cattolica e gli zingari, Roma, 2000, pagg. 85-119). Al di là di queste considerazioni resta fuor di dubbio il fascino sensuale esercitato da queste cantanti e danzatrici = dal punto di vista storico l'autore propone qualche loro probabile enfatizzazione esotica rimandandone "l'invenzione" all'Antico Egitto dei Faraoni e a Semiramide = la regina sempre al centro delle riflessioni sulla voluttà e la tentazione suscitata dal corpo femminile]. Esse, a prescindere dalla varie possibili precisazioni, nella sostanza eran giudicate dall'epoca medievale -nell'ottica dell'intransigente anacoretismo cristiano delle origini e quindi dei controversisti antislamici- in qualche modo "EREDI" DELLA LASCIVIA E DELLA LUSSURIA DELLE DONNE PAGANE E COME QUESTE ELETTE A SIMBOLO DELLE "CONCUBINE DI BABILONIA" (onde esser per vari aspetti ritenute simbolo supremo della tradizione della provocazione femminile a peccato e lussuria tramite il canto e la danza -aspramente condannata anche dai controversisti cristiani e antislamici- nel mondo classico) = la stampa con il relativo testo è custodita entro il XVIII volume della grande silloge ("Raccolta di viaggi dalla scoperta nel Nuovo Continente fino a' dì nostri") realizzata dal geografo italiano Marmocchi per i tipi dell'editore Giachetti di Prato (1845) ove si trovano queste due opere qui digitalizzate e sunteggiate: 1 - "VIAGGIO NELLE CONTRADE DELLA MESOPOTAMIA DI CALDEA E DI ASSIRIA DEL COLONNELLO CHESNEY" 2 - VIAGGIO A MEROE E IN ETIOPIA DELL'KOSCKINS http://ift.tt/1TNcnbh from Tutto Sapere http://ift.tt/1TNcnbh via IFTTT
0 notes
lucemaria · 6 years ago
Text
CAFFEOMANZIA! SIMBOLI E FORME DALLA A ALLA Z!
CAFFEOMANZIA! SIMBOLI E FORME DALLA A ALLA Z!
Caffeomanzia e interpretazione delle forme in ordine alfabetico!
Dedicato a Federica… A
•ABETE: Ricerca interiore che porta alla solitudine •ACROBATA: Pericoli da considerare se vogliamo allearci con qualcuno •AEREO: Partenza improvvisa. Nuovi rapporti amorosi. •AGO: Liti in amore o sul lavoro, attenzione ai pettegolezzi. •ALBERO: Desiderio di successo. •ALBICOCCA: Conoscenza di una persona ipocrita…
View On WordPress
0 notes