#le leggende degli ebrei
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bollettino apocalittico: previsto traffico intenso
Al tempo stesso il patriarca aveva ottime ragioni per desiderare d'essere inumato nella Terra Promessa: al tempo del Messia, quando i morti risorgeranno, coloro che riposano in quel suolo saranno i primi a ridestarsi a nuova vita, mentre agli altri toccherà rotolare nella terra da una landa all'altra, passando per buche e canali sotterranei che il Signore scaverà all'uopo, prima di raggiungere la destinazione e poter uscire dalle tombe. da L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, Vol. III
(poi non dite che non ve l'avevo detto)
#citazioni#ebrei#ginzberg#louis ginzberg#le leggende degli ebrei#apocalisse#messia#resurrezione dei morti#traffico#bollettino
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Origini dell’Oreo
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Ma questa, dicevamo, è solo la storia più recente del biscotto, ricamata su un successo solido e decennale che ha radici, come in tutti i miti che si rispettino, in un dissidio familiare. Gli Oreo vennero inventati dalla National Biscuit Company, successivamente chiamata Nabisco, che nel 1993 venne comprata da Kraft e che ora fa parte della multinazionale degli snack Mondelēz International. L’azienda nacque nel 1898 in New Jersey dalla fusione di tre biscottifici, tra cui la American Biscuit and Manufacturing Company, che era guidata da due fratelli, Jacob e Joseph Loose. Jacob Loose non condivideva l’operazione: se ne andò e fondò una fabbrica di dolci e biscotti tutta sua, la Loose-Wiles Biscuit Company (poi diventata Sunshine Biscuits). I due fratelli Loose guerreggiavano dall’alto delle due aziende rivali.
Fu Jacob a mettere in commercio, nel 1908, un biscotto con due cialde al cioccolato e un ripieno di vaniglia: si chiamava Hydrox – dall’unione di idrogeno e ossigeno, per dare un’idea di purezza come quella dell’acqua – e aveva impresso un elegante e, per l’epoca, avanzatissimo disegno floreale. Vendette molto e divenne estremamente popolare, favorito anche dall’essere kosher (cioè adatto alla dieta degli ebrei osservanti): nel 1912, la National Biscuit Company festeggiò il decimo anniversario dell’azienda rivale copiandoglielo. In quell’anno, infatti presentò, tre nuovi biscotti sotto il nome di Trio, che presentava così: il Mother Goose Biscuit «un classico biscotto, ricco e di alta qualità con impresse sopra le leggende di Mamma Oca, a 20 centesimi a libbra», il Veronese Biscuit «un biscotto dolce, compatto e con un bel disegno, a 20 centesimi a libbra» e «il biscotto Oreo, due cialde al cioccolato splendidamente goffrate con un ricco ripieno cremoso, a 30 centesimi a libbra».
Era molto simile allo Hydrox, di cui riproponeva anche il disegno articolato: il nome Oreo era inscritto in un cerchio con l’antenna tv (simbolo di Nabisco) ed era circondato da quadrifogli; il bordo era zigrinato per abbellirlo e facilitarne la presa. Negli anni Cinquanta, il disegno cambiò momentaneamente e i quadrifogli vennero sostituiti da petali ancora più somiglianti a quelli impressi sugli Hydrox.
La ricetta degli Oreo è di Sam Porcello, una sorta di star di Nabisco che in 30 anni e più di carriera ne brevettò diverse versioni e trovò anche la copertura al cioccolato perfetta per gli Oreo; in particolare Porcello perfezionò il ripieno alla vaniglia. Nonostante il suo contribuito, è innegabile che l’ispirazione fossero gli Hydrox: pur avendo più zucchero hanno un sapore nel complesso più amaro (non avevano per esempio lo sciroppo di mais) e sono più croccanti.
Gli Hydrox non potevano reggere la competizione degli Oreo: la National Biscuit Company era un gigante e aveva molti più dollari da spendere nelle campagne di marketing. La scelta del nome Hydrox si rivelò inoltre rovinosa, perché venne usata anche dalle aziende chimiche e i clienti iniziarono ad associarla a qualcosa di artificiale e insano; a un certo punto cercarono di cambiare nome in Droxies, ma non funzionò. Gli Hydrox restarono un prodotto di nicchia mentre gli Oreo conquistavano le masse, convinte che i primi fossero una brutta copia dei secondi, e non il contrario. Alla fine andarono fuori produzione: nel 2015 Kellogg’s, che nel frattempo aveva acquistato la Sunshine Biscuits, li ripropose brevemente, anche facendo buone vendite. Nel 2014 il dolciumificio Leaf Brands registrò il marchio Hydrox e l’anno dopo li rimise in produzione. Per risalire alla ricetta originale contattò operai delle fabbriche Sunshine Biscuits, suoi fornitori e appassionati divoratori del biscotto.
A proposito di nomi, l’origine di Oreo è sconosciuta. Un’ipotesi molto condivisa è che derivi dal greco oros, che significa collina, oppure dal francese or (oro), perché i primi erano venduti in minuscoli pacchettini con il nome scritto in caratteri dorati, come riporta l’Enciclopedia del cibo e delle bevande americane, uscita nel 1999. Un’altra ipotesi è che il nome sia una traduzione grafica della composizione del biscotto: le O sarebbero le due cialde che racchiudono la crema, cream, simboleggiata da R-E. La storica Stella Parks scrive nel libro BraveTart: Iconic American Desserts (2018) che i biscottifici, e soprattutto la National Biscuit Company, chiamavano spesso i dolci con nomi di fiori e piante: Lotus, Avena, Zaytona (arabo per oliva), Anola perché l’ingrediente principale era la canola, un olio vegetale. Oreo starebbe quindi per Oreodaphne, una pianta dalle foglie simili a quelle dell’alloro: da qui deriverebbe anche il disegno vegetale sul biscotto, disegnato da William Turnier.
Sempre Parks racconta che i primi Oreo furono venduti a un droghiere di nome S. C. Thuesen a Hoboken, in New Jersey, il 6 marzo del 1912. Gli altri due biscotti del Trio non ebbero fortuna e vennero abbandonati, ma gli Oreo conquistarono presto il mercato e già nel 1928 venivano esportati in America Centrale e in America Latina. C’è anche una strada intitolata Oreo Way: è un tratto della Ninth Avenue, tra la 15esima e la 16esima strada, nel Chelsea Market a New York, dove si trovava la prima fabbrica della National Biscuit Company, per cui gli Oreo rappresentavano il prodotto di punta.
Da allora non sono cambiati tantissimo: si sono ingranditi e rimpiccioliti fino ad assumere le dimensioni attuali (una buona via di mezzo), hanno fatto qualche esperimento di disegno (poi sempre rientrato alla versione originale, che oggi sembra un po’ kitsch e un po’ retro) e di nome, passando da Oreo Biscuit a Oreo Sandwich (1921) a Oreo Creme Sandwich (1948) e giocando un po’ coi gusti (negli anni Venti uscì una versione con la cialda alla vaniglia e una con ripieno al limone). Negli anni Novanta, le preoccupazioni salutiste dell’opinione pubblica portarono all’abbandono dello strutto a favore di oli vegetali non idrogenati, che rendono gli Oreo un biscotto adatto anche per le persone vegane: e anche questo ha contribuito alla loro popolarità.
(via Cosa c'è dentro un Oreo - Il Post)
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Storia del Ciclismo Italiano: Una Passione Che Pedala nel Tempo
Il ciclismo italiano ha una storia ricca e affascinante che abbraccia più di un secolo di competizioni, eroi e momenti memorabili. L'Italia è stata una delle nazioni dominanti in questo sport, contribuendo a definire il ciclismo come lo conosciamo oggi. In questo articolo, esploreremo la storia del ciclismo italiano, dalle sue radici agli iconici ciclisti e alle competizioni che hanno segnato il panorama ciclistico. Le Radici del Ciclismo Italiano Le prime biciclette furono introdotte in Italia verso la fine del XIX secolo, e subito catturarono l'immaginazione del pubblico. Nel 1885, l'italiano Luigi Vittoria vinse la prima gara ciclistica su strada a Milano. Questo evento segnò l'inizio del ciclismo competitivo in Italia. La Gazzetta dello Sport e il Giro d'Italia Nel 1909, La Gazzetta dello Sport, un giornale sportivo italiano, organizzò la prima edizione del Giro d'Italia. Questa gara a tappe è diventata rapidamente una delle competizioni ciclistiche più prestigiose al mondo. Il Giro d'Italia ha sfidato i ciclisti con percorsi epici attraverso le montagne italiane, il che lo ha reso una sfida temuta e ammirata. Ciclisti italiani come Fausto Coppi, Gino Bartali e Felice Gimondi hanno dominato la competizione, guadagnando il rispetto e l'ammirazione di fan di tutto il mondo. La Rivalità tra Coppi e Bartali La rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali è una delle storie più leggendarie nella storia del ciclismo italiano. Questi due ciclisti hanno dominato il ciclismo negli anni '40 e '50 e rappresentano due diverse personalità e stili di guida. Coppi era noto per la sua eleganza sulle montagne, mentre Bartali era un uomo di fede profonda, famoso per aver nascosto documenti falsi nella sua bicicletta durante la Seconda Guerra Mondiale per aiutare gli ebrei a sfuggire alla persecuzione nazista. La loro rivalità ha catturato l'immaginazione del pubblico e ha reso il ciclismo un evento seguito con passione in tutta Italia. Il Campionato del Mondo Il Campionato del Mondo di ciclismo su strada è un'altra importante tappa nella storia del ciclismo italiano. L'Italia ha ospitato il Campionato del Mondo diverse volte e i ciclisti italiani hanno conquistato numerosi titoli mondiali. Campioni come Alfredo Binda, Fiorenzo Magni, Gianni Bugno e Paolo Bettini hanno portato l'onore italiano in questa prestigiosa competizione. Il Ciclismo Contemporaneo L'Italia continua a essere una forza importante nel ciclismo contemporaneo. Il ciclista Vincenzo Nibali, noto come "Lo Squalo dello Stretto," ha vinto il Giro d'Italia, il Tour de France e la Vuelta a España, dimostrando la versatilità e il talento degli atleti italiani. Inoltre, il ciclismo su strada italiano ha una forte tradizione nelle classiche delle Ardenne e nelle gare di un giorno come la Milano-Sanremo. Il Futuro del Ciclismo Italiano Il ciclismo italiano continua a prosperare e ad attrarre nuovi talenti. Le squadre italiane sono ben rappresentate nelle competizioni internazionali, e il paese rimane una delle destinazioni più popolari per gli allenamenti e le gare ciclistiche. L'Italia ha anche una forte tradizione nel ciclismo su pista e nel ciclocross. In conclusione, la storia del ciclismo italiano è una storia di passione, talento e dedizione. Le leggende del passato e gli eroi contemporanei hanno contribuito a definire il ciclismo come uno sport di prestigio in Italia e nel mondo. Con una base di fan appassionata e ciclisti talentuosi, il futuro del ciclismo italiano sembra essere promettente, con ulteriori successi e vittorie in attesa di essere scritte sulla strada. Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay Read the full article
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Fui educata alla conoscenza della magia. Mio padre era della Mesopotamia e mia madre dell'Egitto. Prima che io nascessi aveva invocato Iside affinché la benedisse con una figlia. Io sono quella figlia. E sono conosciuta come Maria Maddalena. Quando avevo dodici anni fui inviata a studiare presso una confraternita segreta di Iniziati, sotto le ali di Iside. Venni istruita: ai segreti di Egitto, alle Alchimie di Horus e alla Magia Sessuale del culto di Iside. Quando mi incontrai con (colui che chiamate) Yeshua, avevo completato tutte le mie iniziazioni. Ero pronta all'incontro con Lui nel pozzo. I Vangeli si riferiscono a me come una prostituta, perché tutti gli Iniziati del mio ordine portano un braccialetto d'oro che raffigura un serpente; ed era risaputo che praticavamo la magia sessuale; e agli occhi degli Ebrei eravamo prostitute. Quando vidi Yeshua e i nostri sguardi si incrociarono, seppi che eravamo stati destinati uno per l'altro. Ciò che vi racconterò non è stato rivelato, salvo coloro che sono stati con me. Esistono molte leggende rispetto a quanto successo. Ma per me è una storia del più profondo amore. La visione del mondo che aveva Yeshua non mi compete. La mia storia è una storia di amore. Molta gente seguiva Yeshua. E le opportunità che avemmo per poter stare soli, in solitario, furono molto poche. Non c'è scritto nei Vangeli (canonici) perché nessuno lo seppe, solo i più vicini a noi. Prima che Yeshua si recasse al giardino di Getsemani, concepimmo una figlia, ed il suo nome fu Sar'h...
[È un passo del Vangelo gnostico della Maddalena, che fa parte dei papiro Berolinensis conservato a Berlino. È il più tardo tra quelli che hanno tramandato il Vangelo, anche se il più completo. È gnostico e parla dei Culti Misterici di Iside proprio per questo, proviene dall'Egitto e prima di avvalorarne il contenuto, va contestualizzato e studiato. Tutta la figura della Maddalena va' ricercata e studiata, anche se alcuni tratti anche qui intellegibili, che rimandano alla falsità del fatto che fosse una prostituta, sono presumibilmente veri. L'identità stessa della Maddalena ha necessitato di 2000 anni, prima di trovare i biblisti concordi nel fatto che fosse la Maria sorella di Marta e di Lazzaro, residenti a Betania. Il riferimento al serpente, un simbolo facente parte del culto di Osiride, è ripreso dal legame che unisce l'esoterismo misterico ed egizio a quello ariano che ha originato il Tantrismo yogico. È infatti il simbolo della Kundalini, dell'Energia Sessuale collegata ai Chakra nella fisiologia dei Corpi Sottili]
foto Rooney Mara dal film Maria Maddalena di Garth Davis - 2018
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┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊˚✩ ⋆。˚ ✩ ┊ ┊ ┊ ✫ ❝Guardami dall'alto e vedrai in me un pazzo. Guardami dal basso e vedrai in me un dio. Guardami dritto negli occhi e vedrai te stesso ❞ ┊ ┊ ✯ ┊ . ˚ ˚✩ ✷ ✧. ˚ * . * ⋆ ✧ ✵ • ⋆ . · • + . ° ✦ *. . ° . [C] ╭══• ೋஜ•✧๑🌀๑✧•ஜೋ •══╮ [C] ೫๑》Ꮚ Ꮛ Ꮮ Ꮳ Ꮎ Ꮇ Ꮛ《๑೫ [C] *you're in [nome]’s file [C] ╰══• ೋஜ•✧๑🌀๑✧•ஜೋ •══╯ [C] ╔═.❥ .═════════════════╗ [C] ❙⌦ *ᥕ᥆ᥙᥣd ᥡ᥆ᥙ ᥣιkᥱ t᥆ ᥴ᥆ᥒtιᥒᥙᥱ? [C] ๏ yes! ◎ no [C] ╚══════. ❥.════════════╝ [C] * e ʅσαԃιɳɠ Ꭷ •••ρʅҽαʂҽ ɯαιƚ :・゚✧ *:・゚✧ *:・゚✧ *:・゚✧:・゚✧ *:・ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ┊ ❀ ┊ ┊ ✧ ┊ ❀ ✧. ‧₊ ❁ཻུ۪۪.⋮⌇hᥱᥣᥣ᥆ ! ﹀﹀﹀﹀ ▃▃▃▃▃▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃▃▃▃▃▃ [C] ↳🖇್
【 ιиfσямαzισиι вαѕє 】
⌦ ɳσɱҽ ➪ Saeed Bin Saeed ⌦
ҽƚà XIII secolo, 7 agosto 1391 AC. (data di nascita) .
Più di mille anni dall'epoca di Mosè e dei faraoni (età reale) 25 anni (solo fisicamente)
⌦ ɠҽɳҽɾҽ ➪ Maschio
⌦ ɾαȥȥα🧬
➪ Ibrido (Maggior parte umano e solo il 2-4% demone
) ⌦ σɾιҽɳƚαɱҽɳƚσ ʂҽx. Bisessuale
⌦ ʂƚαƚσ ʂҽɳƚιɱҽɳƚαʅҽ Single ▃▃▃▃▃▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃▃▃▃▃▃
╔═════════∘◦ 💮◦∘═════════╗ ┊┊┊┊┊ ┊┊┊┊┊ ┊┊┊┊┊ ┊┊┊┊ ↳ 🖇್αѕρєттσ fι��ι¢σ: ┊┊┊ ┊┊┊ ↳ ➪ ˢ̶ᵉ̶ᵉ̶ ̶ᵗ̶ʰ̶ᵉ̶ ̶ᵍ̶ᵃ̶ˡ̶ˡ̶ᵉ̶ʳ̶ʸ̶ ̶ ┊┊┊ ┊┊♛ ┊♟ ♞ ♘ ♖
⌦ αʅƚҽȥȥα ➪ 1.60 cm
⌦ ρҽʂσ
➪Sconosciuto
⌦ ƈαρҽʅʅι ➪ I suoi capelli possono essere sia lunghi che corti, di colore scuro
⌦ σƈƈԋι azzuri
⌦ ρҽʅʅҽ bianca
[C] ▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃ ↳🖇್
αввιgℓιαмεηтσ ➪ Indossa vestiti tipici ebrei [C] ╭══• ೋஜ•✧๑🌀๑✧•ஜೋ •══╮[C] ╰══• ೋஜ•✧๑🌀๑✧•ஜೋ •══╯ ▃▃▃▃▃▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃▃▃▃▃▃ ↳
🖇್ρєяѕσиαℓιтá ➪
Saeed Bin Saeed è un uomo molto carismatico capace di attrarre l'attenzione di tutti e fare commettere le persone il male e la misicredenza. È anche molto intelligente e riesce convicere le persone di ciò che lui ritiene giusto. Infine lui è anche un uomo blasfemo che bestemmia in diversi modi il nome di Dio e gli abitanti del cielo ma che nessun umano comune riesce a percepire i suoi messaggi. Si comporta come un uomo umile e gentiluomo per ingannare facilmente le persone ma non diventa ostile se i comuni umani si schierano dalla sua parte
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❥I suoi principali nomi sono: Anticristo,falso Messia,la Bestia,Dajjal,l'uomo dell'iniquità,figlio della perdizione, A'war,avversario degli ultimi tempi e Messia Ben Joseph o Ben Efraim.
❥Lui parla e comprende molte lingue
❥ È sterile quindi significa che è impossibilitato ad avere figli.
❥ Sembra che vede con entrambi gli occhi ma in realtà vede soltanto con quello sinistro mentre quello destro non è vedente.
❥ E' stato creato da Dio dopo che Lucifero ha accordato di avere un figlio ibrido ma Saeed crescendo si è rivoltato contro di Dio.
❥Gli umani comuni non l'hanno mai visto, solo i demoni e i suoi servitori fedeli umani lo conoscono
❥ Nessun umano può ucciderlo, solo il vero Messia ha il potere di ucciderlo
❥ I suoi servitori più fedeli sono gli ebrei perchè infatti loro non riconoscono il vero Messia ▃▃▃▃▃▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃▃▃▃▃▃ ↳ 🖇್αℓтяσ
⌦ pregi: ➪ Intelligente e carismatico
⌦ difetti: ➪ Troppo arrogante e megalomane
⌦ hobby: ➪ ingannare e giocare con comuni umani
⌦ αɾɱι/αႦιʅιƚà ➪ Può fare tutti i miracoli che faceva il vero Messia come resuscitare i morti, camminare sull'acqua,guarire i malati e molti altri.
▃▃▃▃▃▃˚₊‧ + ·:₊·❀*ೃ。:✧ ˚₊♛‧ ੈ ❁ཻུ۪۪.‧₊˚▃▃▃▃▃▃ »»------------------------------«« »»-------☣️-------«« ↳ 🖇್ вαcк sтσяү ➪ ˢ̶ᵉ̶ᵉ̶ ̶ᶤ̶ᶰ̶ᶠ̶ᵒ̶ʳ̶ᵐ̶ᵃ̶ᵗ̶ᶤ̶ᵒ̶ᶰ̶ˢ̶ ̶↷
Il Messia degli ebrei Il Messia nell’ebraismo (in ebraico: מָשִׁיחַ?, Mašīaḥ, pronunciato mashiach, mashiah o moshiah, moshiach nella dizione ashkenazita; "unto") è un re futuro che porterà la salvezza a Israele e all’umanità ed insegnerà la Torah. La parola ebraica mashiach si riferisce appunto alla figura del Messia, "l’unto del Signore", nella religione ebraica, insieme alle idee e tradizioni ebraiche incentrate su di esso. Nel Tanakh il rito dell’unzione di un re viene citato tutte e sole le volte che c’è un cambio di dinastia: esso perciò esprime approvazione divina e conferisce legittimità. Analogamente il rito viene eseguito per conferire la carica di sommo sacerdote; figura spesso indicata come "il sacerdote, quello unto" (Cohen ha-Mašīaḥ). L’unico personaggio, non rientrante in queste due categorie, a cui viene attribuito questo titolo è l’imperatore Ciro il Grande (Isaia 45:1), il cui ruolo di liberatore del popolo ebraico lo rende quasi un prototipo del messia escatologico. Nell’Era Talmudica il titolo Mashiach o Méleḫ ha-Mašīaḥ (in ebraico: מלך המשיח?, nella vocalizzazione tiberiense pronunciato Méleḵ haMMāšîªḥ), letteralmente significa "il Re unto", e si riferisce al leader umano e re ebraico che riscatterà Israele nella "Fine dei giorni" e che la condurrà verso un’era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti. Il Messia ebraico, quindi, si riferisce a un leader umano, discendente fisicamente dalla stirpe di Re Davide, che governerà e unirà il popolo di Israele e che lo condurrà verso l’Era Messianica di pace globale e universale. Il Messia ebraico, a differenza di quello cristiano, non viene considerato divino e non corrisponde alla figura di Gesù di Nazaret. Bensì, esso viene visto come un Re che dovrà regnare
Anticristo nel cristianesimo
Altri passi apocalittici del Nuovo Testamento, tuttavia, descrivono l’azione di un oppositore che si dovrebbe sollevare contro l’avverarsi dei progetti di Dio per l’umanità. Pur senza usare la parola "anticristo", il passo dell’apostolo Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2,1-12) è stato generalmente interpretato come una descrizione di questa figura antagonista (ὁ ἄνθρωπος τῆς ἀνομίας, ὁ υἱὸς τῆς ἀπωλείας, "l’uomo della iniquità, il figlio della perdizione", un chiaro semitismo per indicare una "persona estremamente iniqua, destinato alla rovina"). Ciò che sottolinea maggiormente il suo agire è l’esaltazione: egli siede nel tempio di Gerusalemme, il più sacro dei luoghi. Con questo gesto provocatorio, intende rifiutare a Dio il riconoscimento di essere l’unica autorità degna di stare nel tempio, anzi, sedendo nel tempio egli si arroga una dignità divina, pretendendo anche un culto. Succedono cose soprannaturali. Separazione del mare, Camminare sull’acqua, Acqua al vino, Fuoco dal cielo, Bastone ai serpenti, Acqua al sangue. E molti altri. Satana che è un essere soprannaturale, un angelo caduto, avrà davvero il potere e consentirà all’anticristo di avere il potere di compiere atti soprannaturali.
Anticristo dell’Islam
Viaggiava per il mondo intero entrando in ogni città tranne la Mecca e la Medina. Come falso Messia, si ritiene che molti saranno ingannati da lui e si uniranno ai suoi ranghi, tra cui ebrei, beduini, tessitori, maghi. Inoltre è assistito da un esercito di demoni. Tuttavia, i sostenitori più affidabili saranno gli ebrei, per i quali sarà l’incarnazione di Dio. La nozione di ebrei che comprende la maggior parte dei seguaci di Dajjals è probabilmente un residuo delle leggende dell’anticristo cristiano. Il Dajjal sarà in grado di compiere miracoli, come guarire i malati, risuscitare i morti (anche se sembra solo quando supportato dai suoi seguaci demoniaci), facendo sì che la terra cresca la vegetazione, facendo prosperare il bestiame e morire e fermando il movimento del sole . I suoi miracoli ricordano quelli compiuti da Gesù
❝In Dio è dichiarata inimicizia alla vita, alla natura, alla volontà di vivere! Dio, la forma di ogni calunnia dell'aldiquà, di ogni menzogna dell'aldilà. In Dio è divinizzato il nulla, è consacrata la volontà del nulla! ❞
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È risaputo che l'eschatologia ebraica riconosce ancora due messia futuri, che avrebbero svolto la missione di redenzione del popolo ebraico e di restauro del regno di Israele annunciata dai Profeti nel Tanakh (Antico Testamento per i cristiani). Uno di loro è conosciuto come Messiah ben Joseph (Mashiach ben Yoseph), cioè una figura umana, un guerriero o un leader militare che avrebbe combattuto per conto di Israele nella guerra degli ultimi giorni. Egli è chiamato così (ben Joseph) perché si ritiene che sarebbe stato un discendente del patriarca biblico Joseph, attraverso suo figlio Efraim, (perché è anche conosciuto come Messia ben Efraim).
L'altro messia è conosciuto come Messia ben David (Mashiach ben David), e può essere la concezione di Gesù alla Sua Parousia o Seconda Venuta (Apocalisse 19:11-21; Giuda 1:14-15).
È importante notare questa teoria dei due Messia, perché è fonte di confusione. L'eschatologia ebraica stabilisce la futura venuta di due Messia che porrebbero fine all'esodo e alla diaspora del popolo ebraico, ma non è chiaro quando ciò si verificherebbe o dove questi personaggi apparirebbero. C'è una tradizione ebraica (una delle tante) che afferma che la redenzione avrebbe avuto inizio in Tiberia e il Sinedrio sarebbe stato ricostituito lì (la città dove ha avuto la sua ultima sessione clandestina e dove è stato finalmente sciolto). Secondo questa teoria della tradizione, il messia sarebbe emerso dal lago Tiberias, entrare in città e poi marciare verso Safed dove sarebbe stato intronizzato o riconosciuto come un messia. Va ricordato che Tiberias e Safed sono due delle quattro città sante dell'ebraismo (insieme a Gerusalemme e Hebron). Un'altra tradizione nell'ebraismo (qui e qui) afferma che il messia sarebbe emerso dalla tomba di Shimon bar Yochai sul Monte Meron da dove avrebbe marciato su un asino bianco a Gerusalemme attraverso la città di Safed. È proprio alla tomba di Shimon bar Yochai sul Monte Meron che la festa di Lag BaOmer è stata celebrata fin dal XVI secolo, istituita lì dal cabalista sefardito Isaac Luria e che commemora due eventi: la cessazione della peste scoppiata tra i discepoli di ARabbikiva, e la seconda è quella data segna l'anniversario della morte del rabbino Shimon Ychai.
il primo (quello che emerge dal lago Tiberia) come l'Anticristo o la bestia che sorge dall'abisso (Apocalisse 11:7; Rivelazione 13:1-8); che egli "emerge" dal lago Tiberia potrebbe alludere al fatto che avrebbe cercato di imitare il battesimo di Cristo nel fiume Giordano, poiché si ritiene che questo messia sarebbe davvero venuto da est:
Le leggende abbondano sul perché Solimano chiuse la Porta. Il più credibile è che mentre le mura venivano ricostruite, una voce travolse Gerusalemme che il Messia stava arrivando. Solimano chiamò alcuni rabbini ebrei e chiese loro di parlargli del Messia. Essi descrissero il Messia come un grande capo militare che sarebbe stato inviato da Dio dall'est. Entrava nella Porta Orientale e liberava la città da un contr straniero, "Coincidentalmente"" c'è un hadith nell'Islam dove si dice quanto segue:
Anas b. Malik riferì che il Messaggero di Allah (che la pace sia su di lui) disse: Il Dajjal sarebbe stato seguito da settantamila ebrei di Isfahan con gli scialli persiani.
Mentre il numero "70.000" degli ebrei non dovrebbe essere preso alla lettera, ma potrebbe riferirsi a "un gran numero", è degno di nota il modo in cui si parla della città di Esfahan, una città iraniana dove attualmente risiedono circa 1.500 ebrei persiani e molti di loro affermano di essere discendenti della tribù di Efraim (ricordate che l'Anticristo nell'ebraismo è conosciuto come "Messiah Joseph" o "Messiah ben Ephraim"). Questo riferimento è fatto al Dajjal (falso Messia/Anticristo).
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Nel censimento biblico del Libro dei numeri, la tribù di Dan è raffigurata come la seconda tribù israelita più grande (dopo Giuda).
Alcuni studiosi testuali considerano il censimento come proveniente dalla Fonte sacerdotale, risalente al VII secolo a.C., e più probabilmente rifletterà i pregiudizi dei suoi autori.
Nella benedizione di Mosè, che alcuni studiosi testuali considerano risalire solo leggermente prima del deuteronomo, a Dan viene profetizzato di "saltare da Bashan"; gli studiosi non sono sicuri del perché ciò avvenga poiché la tribù non viveva nella pianura di Bashan, a est del fiume Giordano.
Conquista e territorio
Secondo la narrazione biblica, dopo il completamento della conquista di Canaan da parte delle tribù israelite dopo il 1200 a.C. circa, Giosuè assegnò la terra alle dodici tribù. Dan fu l'ultima tribù a ricevere la sua eredità territoriale. La terra originariamente assegnata a Dan era una piccola enclave nella zona costiera centrale di Canaan, tra Giuda, Beniamino, Efraim e i Filistei.
A nord il territorio di Dan confinava con Joppa, il moderno Jaffa. Questo territorio, non molto esteso in origine, fu presto ridotto dai suoi pericolosi vicini, i Filistei.
La tribù fu in grado di accamparsi solo nella regione collinare che domina la valle di Sorek, la posizione del campo divenne nota come Mahaneh Dan ("Campi di Dan"). (Giosuè 19) La regione che stavano cercando di stabilirsi si estese a sud nella Shephelah nella zona di Timnah; di conseguenza, il moderno stato di Israele si riferisce alla regione come Gush Dan (la zona di Dan). Da dopo la conquista della terra da parte di Giosuè fino alla formazione del primo Regno Unito di Israele nel c. Nel 1050 a.C., la Tribù di Dan faceva parte di una confederazione libera di tribù israelite. Non esisteva alcun governo centrale e in tempi di crisi il popolo era guidato da leader ad hoc noti come giudici. Il più celebre Danita fu Sansone, un giudice Danaita del periodo di insediamento nelle terre assegnate da Giosuè. Pnina Galpaz-Feller vede somiglianze tra la storia di Samson e le leggende tribali di Denyen. Come conseguenza delle pressioni dei Filistei, la tribù abbandonò le speranze di stabilirsi vicino alla costa centrale, migrando invece verso il nord del territorio filisteo e dopo aver conquistato Laish, la rifondò come capitale (ribattezzandola Dan) (Giudici 18). Così il loro territorio alla fine si trovava a nord-est di quello di Neftali, ad est del fiume Giordano superiore, vicino alle sue fonti orientali, e definendo l'estensione settentrionale della terra degli israeliti. Numerosi testi biblici si riferiscono quindi a "Tutto Israele, da Dan a Beersheba".
Discendenti
Etiopi ebrei
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La teoria della montagna di merda®
A grande richiesta, mi chiedono di ripostare la “Teoria della montagna di merda” dal vecchio blog. Essa risale a qualche anno fa. Eccola qui.
Alcune persone godono nel particolare hobby di fare “debunking“. Il debunking e’ l’abitudine di dimostrare, punto per punto, che le teorie cospirazioniste (UFO,HAARP, rettiliani & co) siano false.
Non ho voglia di spiegare che la cosa piu’ difficile da dimostrare al mondo sono proprio le verita’ piu’ semplici, direi quasi gli assiomi, se non fosse che non si dimostrano affatto, ci si limita a constatare che siano assiomi e che siano necessari o presenti, per chi si occupa di matematica inversa.
Quanto piu’ vicini siamo alle evidenze ed agli assiomi, quanto piu’ complesso sara’ dimostrare qualcosa, nella media. I problemi sulle qualita’ di base dei numeri sono quelli che, come la congettura di Riemann, resistono di piu’ all’assalto intellettuale dei dimostratori.
Allo stesso modo, dimostrare che nessuna industria farmaceutica ci stia irrorandogratis di anticoncezionali perche’ agli azionisti piace venderli, e’ di una complessita immensa; entrerebbero in gioco Peano e Pareto, e come scrive qualcuno tutti mi darebbero immediatamente del fascista.
Il guaio e’ un altro: cento milioni di scimmie che battano tasti a casaccio su cento milioni di macchine da scrivere per cento milioni di anni probabilmente scriveranno l’opera magna della letteratura di ogni tempo e luogo.
Il problema e’ che produrranno anche una cataclismica, spaventosa, leviatanica, galattica Montagna di Merda.
La proporzione tra le due cose, catastroficamente a favore della merda, e’ tale che normalmente si danno le macchine da scrivere in mano a persone delle quali si presume che scriveranno qualcosa di buono.
Il motivo e’ molto semplice: se anche le nostre scimmie scrivessero l’opera magna di ogni tempo e di ogni luogo, il tempo necessario a scartare tutte le altre opere sarebbe infame.
Questo e’ alla base di quella che io chiamo “La teoria della montagna di merda“. Essa dice, in sostanza, che un idiota puo’ produrre piu’ merda di quanta tu non possa spalarne.
Prendiamo per esempio il famoso motore di Schietti.
Si tratta di una bufala catastrofica; e’ vero che i palloncini saliranno in alto, ma per gonfiarli in fondo al cilindro abbiamo usato piu’ dell’energia che otterremo.
Questa cosa e’ stata fatta presente a chietti, dicendogli che un certo Boyle e un certo Mariotte hanno detto delle cose sensate qualche tempo fa.
Il risultato e’ stato che lo Schietti se n’e’ uscito con un ulteriore delirio “Schietti dimostra falsa la legge di Boyle-Mariotte“.
La cosiddetta dimostrazione consiste nell’introdurre ulteriore complessita’: una macchina fatta di due componenti e’ difficile da falsificare, una macchina composta da stantuffi, leve, ingranaggi, miliardi di circuiti logici, eccetera, e’ dialetticamente impossibile da debunkare completamente, perche’ mancano le competenze.
Prendiamo per esempio il processore del vostro PC: si potrebbe dire che possa parlare con l’aldila’. Se siamo ciarlatani, intendo. A quel punto arriverebbe un tizio che lavora in Verilog o in VHDL e ci spiegherebbe che niente in un processore parla con l’aldila’.
La risposta del cialtrone a quel punto sara’ qualcosa di relativo alla fisica del silicio. Il guaio e’ che a quel punto l’esperto di Verilog esaurisce la sua competenza, perche’ la parte al silicio gli e’ nota solo in parte (quel tanto che serve a scrivere codice eseguibile dall’hardware nei tempi previsti), ma se andiamo allo stato dell’arte ci saranno esperti di fisica della materia che passano la vita sul silicio, e chi ha visto la modellazione matematica di un singolo nucleo di idrogeno (un delirio di operatori hermitiani) sa bene che “l’atomo di Silicio” non e’ per nulla una cosa semplice.
In pratica, se facciamo affermazioni riferite allo stato dell’arte ci vorra’ un intero team di esperti per contraddirci, a patto di riferirci ad una complessita’ abbastanza grande di fenomeni fisici. Non esiste una sola persona in grado di discutere allo stato dell’arte di una CPU, ci vuole una squadra intera.
Il problema e’ che radunare la suddetta squadra ci costera’ uno sforzo immenso rispetto a quello che costa al cialtrone affermare di pingare la madonna in persona attraverso la sua VPN.
In pratica, economicamente parlando vinceranno sempre i cialtroni, perche’ la competenza costa piu’ dell’incompetenza.
Ma c’e’ un motivo di tipo umano che mi impedisce di darmi a quest’attivita’. Il fatto, cioe’, che queste persone siano arrabbiate.
Oh, non arrabbiate come mi arrabbio io con il cane se mi scava una pianta di susini per seppellirci il pane.
Sono arrabbiate come stile di vita, nel senso adleriano del termine. (1) La rabbia per loro e’ una condizione permanente, ontologica, e’ un metodo di ricerca: la tal cosa e’ vera nella misura in cui pensarla sostiene la mia rabbia.
Poiche’ molte delle verita’ che sono passate alla storia sono state inizialmente scomode (2), queste persone ritengono che ogni affermazione che suscita rabbia sia scomoda, ergo vera.
Il problema e’ che esse non suscitano una vera e propria rabbia, e non sono nella media nemmeno “scomode“: si tratta quasi esclusivamente di affermazioni fastidiose. Fastidiose perche’ il buon Schietti si ostina ad ammorbare i commenti dei blog di mezzo mondo con la sua parafilosofia.
La strategia di queste persone e’ di ammorbare la vita alla gente con la propaganda delle loro idiozie. Poiche’ ad un certo punto ricevono una reazione di fastidio, deducono che la loro “verita‘” sia “scomoda” anziche’ capire che il problema sta nella loro fastidiosa presenza, e non nella loro scomoda verita’.
Lo scopo e’ quello di arrivare ad uno scontro, appunto, rabbioso. E questo e’ dovuto molto semplicemente al fatto che, come ho gia’ scritto, la rabbia e’ la loro condizione esistenziale: rabbia perche’ si sentono impotenti di fronte a banche e multinazionali, rabbia perche’ non riescono a realizzarsi, rabbia perche’ si sentono maltrattati dalla societa’, eccetera.
La colpa di tutto questo, ovvero delle loro disgrazie ultime, sta proprio nelle leggende, nei mulini a vento che combattono; e verso i quali rivolgono la loro rabbia. Ma il fatto che la rabbia sia la loro condizione ontologica fa si che essa non sia l’effetto dei mulini a vento,ma la causa.
La loro condizione esistenziale e’ di essere arrabbiati, soprattutto, prima di ogni cosa ed a prescindere. Di fatto questi individui si sono aggirati per il mondo, digrignando bile e vomitando odio astioso, con una vocina dentro che chiedeva loro “perche’ tanto odio?”
Perche’ tanta ingiustificata rabbia?
Improvvisamente arriva il ciarlatano e gli dice: ecco qui, puoi scegliere tra “sono arrabbiato perche’ mi nascondono la verita’ sull’ 11 settembre“, “sono arrabbiato perche’ ci stanno uccidendo con le scie chimiche“, “sono arrabbiato perche’ la free energy viene nascosta al mondo“, eccetera.
In altre parole, le teorie cospirazioniste sono solo un vestito, una copertura che serve a dare una motivazione apparente per una rabbia che altrimenti non si spiega;Blondet e’ arrabbiato perche’ come giornalista e’ una sega fritta, perche’ non ha credito in alcun ambiente giornalistico serio, denunciare il grande complotto degli ebrei gli serve perche’ dire “sono arrabbiato perche’ la mia carriera di giornalista e’ una montagna di letame” suona male, mentre “sono arrabbiato perche’ gli ebrei dominano il mondo e vogliono tagliare un pezzo di pisello a tutti” suona meglio: non contiene un’ammissione di implicito fallimento esistenziale.
Ora, qual’e’ la realizzazione massima della rabbia? Contrariamente a quanto si pensa, la massima realizzazione e’ la sua stessa diffusione; perche’ ogni volta che l’arrabbiato vede che qualcuno si arrabbia con lui trae conferma del fatto che fa bene ad arrabbiarsi, e quando qualcuno si arrabbia contro di lui, ha conferma del fatto che le sue teorie sono scomode (quando invece e’ la sua presenza ad essere fastidiosa).
Come scriveva Adler in Psicologia Individuale, “il nevrotico trovera’ nella propria nevrosi le energie per sostenere la nevrosi stessa, per quante ne siano necessarie“. (3) O, tradotto in soldoni, essi produrranno sempre piu’ rabbia di quanta ne possiate sopportare; piu’ provocazioni di quanto possiate mantenere la calma, piu’ fastidio di quanto possiate tollerare: l’energia libidica a loro disposizione, la grandezza della forza che li spinge in questo processo ha la cardinalita’ del continuo.
C’e’ un solo modo di neutralizzare questa gente: stabilito che lo scopo principe di queste persone sia di perpetuare e di diffondere lo stato di rabbia “a priori” che produce il loro stato esistenziale, il solo modo di fermarli e’ di evitare i contatti con loro.
Essi sono profondamente malati, di una malattia invisibile che si chiama rabbia. Lo scopo ultimo di questa malattia e’ il contagio, e nient’altro che il contagio; non cambierebbe nulla nell’esistenza materiale di queste persone se si scoprisse che la CIA ha demolito le torri gemelle, ne’ se si scoprisse che gli USA vogliono sacrificare la quinta flotta alla guerra contro l’Iran come dice Blondet, in entrambi i casi la nostra italianissima esistenza ne sarebbe inficiata assai poco, ne sarebbero inficiati poco i nostri successi ed insuccessi personali, eccetera.
Lo scopo ultimo della rabbia e’ propagarsi.
E la sua sconfitta e’ il fatto che gli altri abbiano una vita serena, gioiosa, per nulla arrabbiata.
Quindi, caro Schietti, ti dico una cosa: il tuo motore funziona alla perfezione, la free energy e’ alla portata di tutti, la pila di Zamboni potrebbe produrre energia gratis per tutti, (4) ma io sono felice cosi’.
E siccome sono felice, non voglio nulla di quanto dici.
E sempre sia lodato iptables. Uriel
(1) Ok, ok. Ho conosciuto psicologi adleriani capaci di mettere a posto, in pochi mesi, anni di disastri di apprendisti stregoni. Siccome sono un tecnico, la prima cosa che ho fatto e’ stata di ficcare le mani nella scatola, e ho letto un sacco di cose di Adler.
(2) Nella maggior parte dei casi la verita’ e’ comodissima. Sono salito sulla metro stamattina pensando che mi avrebbe portato qui. Era vero. Sarebbe stato peggio se fosse stato falso, e io sbagliando il senso di marcia mi fossi trovato a Cascina Gobba. In questo caso, la verita’ sarebbe comoda mentre la falsita’ sarebbe un rompimento di coglioni.
(3) Adler contestava l’affermazione freudiana secondo la quale la rappresentazione della nevrosi di fronte all’analista fosse uno sfogo energetico, un calo libidico sufficiente a fermarla.
(4) Non lo penso davvero, ma si tratta di un’affermazione che Schietti non puo’ contestare, visto che gli da’ ragione. La sua rabbia non avra’ quindi espressione, e il meccanismo di tossicita’ della rabbia sara’ fermato.
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...libro coinvolgente e affascinante per l'incontro di culture che si nota praticamente ad ogni pagina, per la descrizione dei personaggi, per l'ambientazione in un'epoca che attualmente viene percepita come ammantata di leggende o precipitata nell'oscurantismo più profondo...Per coloro che credono sia ancora possibile imparare dalla Storia, questo viaggio, immerso nella profondità della storia ebraica, traccia un mirabile affresco del clima di fine Millennio quando la civiltà mediorientale vive uno dei massimi momenti di splendore e l'occidente deve ancora "rinascere" dopo le grandi e successive crisi dei secoli precedenti. Il viaggio si colloca temporalmente in un periodo particolarmente significativo per la storia del popolo ebraico con l'inizio della divisione tra sefarditi, ebrei che vivevano nelle terre dell'Islam dove era concentrata la maggior parte degli israeliti, e ashkenaziti che vivevano invece nelle terre dei cristiani e rappresentavano una sparuta minoranza. Il miracolo dello stile di Yehoshua è riuscire a mantenere un ritmo rapido e a riempire parimenti il libro di dettagli, di aggettivi. Splendido il discorso, mai diretto, sempre riportato, vivissimo nonostante quasi mai si leggano le parole dei personaggi. Splendido il continuo miscelarsi delle fedi, specie di quella ebraica, carica di precetti ai limiti dell'inverosimile. Così come le fedi, anche le lingue si mischiano, anche se il lettore non le legge mai, perché non c'è discorso diretto. E allora sta al lettore immaginarsi i suoni del francese, del tedesco, dell'arabo, del latino, della "lingua sacra". Una storia che rivela tutta la fragilità dell'essere umano, il suo essere in balia di fattori non controllabili. Una fragilità che non accettiamo più nel mondo ricco ad alta tecnologia e ad alte prestazioni...Assolutamente da leggere...#ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #narrativa #abrahamyehoshua (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/Ch_eeWdIb_l/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Cari amici del web, oggi vi presento uno dei primi demoni presenti ne La bilancia dei Mondi divisi. Conoscete questo demone? Nella storia: Lilith è una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella religione ebraica, che potrebbe averla appresa dai babilonesi assieme ad altri culti e miti come il diluvio universale presente nell'epopea di Gilgameš, durante la prigionia di Babilonia. Nella religione mesopotamica Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. La figura di Lilith appare inizialmente in un insieme di demoni e spiriti legati al vento e alla tempesta, come è il caso nella religiosità sumerica di Lilitu, circa nel 3000 a.C.. Per gli ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo, quindi precedente ad Eva, fuggì da Adamo rifugiandosi nel Mar Rosso[1]. Pretendeva di godere degli stessi privilegi del suo consorte in quanto nata anch'essa dalla polvere del suolo. Sebbene alcuni studiosi datassero l'origine verso l'VIII secolo a.C.[2], le trascrizioni mesopotamiche accennano a questa figura già dal III millennio a.C. Lilith compare nell'insieme di credenze dell'Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di re Giacomo. Invece secondo la tradizione della cabala ebraica è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente a Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell'immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e caratterizzata dagli aspetti della femminilità considerati 'negativi' dalle religioni monoteiste patriarcali: adulterio, stregoneria e lussuria. (Font Wikipedia) #libro #libri #libridaleggere #book #books #bibliophile #bookstagram #instabook #bookme #bookish #bookshelf #booklover #bookworm #booknerd #bookaddict #bookaholic #bookmark #booklove #bookbloggerlibri #leggere https://www.instagram.com/p/CKQtogjH1eG/?igshid=11cd73itw18xm
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esequie senza requie
Vedendo che la salma [di Giacobbe] stava per essere inumata nella grotta di Macpela, Esaù tentò di impedirlo sostenendo che il patriarca aveva già occupato la parte che gli spettava seppellendovi la moglie Lia, e che quella ancora libera spettava di diritto a lui [...] I figli di Giacobbe, però, sapevano che il loro padre aveva comprato il lotto di Esaù, e che di questa transazione esisteva un atto scritto, del quale l'empio ebbe buon gioco a negare l'esistenza, supponendo, non a torto, che fosse rimasto in Egitto. Ma Esaù non aveva fatto i conti con il corridore Naftali, subito inviato dai fratelli in quella terra a prendere il documento probante. Mentre le due parti litigavano animatamente, Usim figlio di Dan insorse e domandò come mai non si fosse ancora proceduto alle esequie: essendo sordo, infatti, non aveva afferrato una sola parola della diatriba fra Esaù e i figli di Giacobbe. Quando finalmente seppe che cos'era accaduto e capì che per la sepoltura si doveva attendere il ritorno di Naftali dall'Egitto, esclamò indignato: "Non sia mai che mio nonno debba aspettare tutto questo tempo prima di trovare degno riposo nella terra!", e, ciò detto, colpì Esaù con la spada tranciandogli di netto la testa, con tale vigore che gli occhi furono proiettati fuori dalle orbite e caddero proprio sulle ginocchia di Giacobbe, il quale per un istante aprì i suoi e sorrise. da L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, vol. III
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Inquisizione in Italia. Introduzione
L'Inquisizione in Italia Introduzione
Criteri e prospettive per una nuova storia dell'Inquisizione
Galileo Galilei
Il 13 febbraio 1278, una domenica, nell'arena di Verona ci fu uno spettacolo impressionante: le fiamme dei roghi divorarono un numero imponente di eretici, forse 200, il più alto in assoluto di tutta la storia italiana per un'unica esecuzione. Erano catari. Erano stati presi qualche mesi prima a Sirmione sul lago di Garda, dal vescovo, il domenicano ed ex inquisitore fra Timidio, dai signori Pinamonte Bonacolsi e Alberto della Scala e dall'inquisitore fra Filippo Bonacolsi con lo scopo di debellare la consistente comunità ereticale che preoccupava le autorità ecclesiastiche e quelle secolari. Si conoscono le autorità che li presero, l'inquisitore che eseguì le condanne a morte, ma dei catari non è rimasto nemmeno un nome, né una riga di verbale, neppure la certezza che fossero stati regolarmente processati. Di indubbio sono rimasti soltanto una data, un famoso luogo di spettacolo e un grande rogo. Il 10 agosto 1553 fu ucciso con il fuoco, a Ginevra, l'antitrinitario Michele Serveto, medico e umanista di origine spagnola, scopritore della circolazione polmonare del sangue. Ricercato da qualche anno dall'Inquisizione rimana, si era recato nella città di Calvino per trovare un rifugio, ma le sue idee contro la Trinità che circolavano in Europa in un volume stampato nel 1531, De Trinitatis erroribus, e in uno uscito all'inizio del 1553, Christianismi restitutio, lo avevano reso famoso e temibile tra i protestanti. Il rogo, accese la fiamma di un dibattito che avrebbe fatto superare in Europa l'idea dell'intolleranza in nome di Dio. Un altro eretico, Sebastiano Castellione, pubblicò subito dopo un libro che come titolo aveva una domanda: De haereticis an sint persequendi. Le idee e i dubbi che vi esprimeva, dopo secoli sono diventati le nostre convenzioni: lo stato non deve sopprimere nessuno per le sue idee religiose, Dio non chiede la morte dell'eretico, ma ne riserva a sé il giudizio alla fine del mondo. Il 22 giugno 1633 nella sala delle udienze del palazzo del Sant'Ufficio i cardinali inquisitori condannavano all'abiura e al carcere perpetuo come sospetto di eresia Galieo Galilei, perché aveva sostenuto con argomenti "scientifici" nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, la rotazione della terra attorno al sole, secondo la teoria copernicana, già dichiarata contraria alla Sacra Scrittura nel 1616. Galileo morì in domicilio coatto nella casa di campagna di Arcetri l'8 gennaio 1642. Galileo non aveva torto, anche se non aveva fornito vere prove, e perché la Bibbia non è un testo scientifico ma un libro che parla di Dio. Questi tre casi-simbolo, suscitano la nostra emozione, ma fanno anche misura e i grandi cambiamenti storici che ci separano da questo passato. I processi e e sentenze capitali per questioni di fede non furono opera solo di cattolici, ma anche dai protestanti e, nel caso delle donne e degli uomini accusati di stregoneria diabolica, furono soprattutto i tribunali secolari degli stati protestanti del Centro Europa, piuttosto che le Inquisizioni cattoliche, a emettere tali condanne. Il controllo delle opinioni religiose nella storia europea mostra come la società cristiana sia stata per molti secoli intollerante con le minoranze etnico-religiose e crudele con i dissidenti e i più deboli. Si comportavano in questo modo le autorità ecclesiastiche, quelle statali e perfino la gente comune, con rare eccezioni. I giudici ecclesiastici talvolta assolvevano i dissidenti, spesso li riconciliavano e li reinserivano nella comunità con pene di vario genere, ma sempre in nome del Vangelo. Tutte le sentenze dell'Inquisizione, erano emesse in nome di Gesù Cristo, secondo il formulario usuale, che all'inizio diceva: <<In Christi nomine amen...>> e riprendeva per maggior chiarezza prima del dispositivo finale: <<Christi nomine repetito, pro tribunali sedentes et solum Deum prae oculis habentes>> (Ripetuto il nome di Cristo, sedendo ufficialmente in tribunale e avendo soltanto Dio davanti agli occhi...). La predicazione del messaggio evangelico fu sempre accompagnata dalla difesa della sua purezza, fin dai tempi della chiesa primitiva. Lo stesso san Paolo la sostenne con parole infuocate: <<Orbene se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che noi abbiamo predicato, sia anatema!>>, ma testimoniò la sua fede con la vita. La preservazione delle verità cristiane contro ogni deviazione sin è molto trasformata nei secoli: scomuniche ed esili nell'età preistorica e nell'alto medioevo; controllo giudiziario delle credenze, costrizione con la forza e condanne a morte nel basso medioevo e nell'età moderna. Nei secoli dopo il Mille furono prima i vescovi ad agire nelle proprie diocesi e quindi gli inquisitori in sedi sparse; in epoca moderna furon creati tra i più efficienti organismi centralizzati in Spagna, Portogallo e Italia. Dall'Ottocento in poi agì unicamente la Congregazione del Sant'Ufficio, oggi la fede cattolica è sostenuta e controllata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Una doppia leggenda, nera e bianca
Il rogo di Giordano Bruno
San Pietro d'Arbues
San Pietro Martire
Le leggende dell'Inquisizione hanno investito la storia europea e poi intercontinentale per un tempo molto lungo. Queste vicende complesse, hanno sempre provocato una scelta a favore o contro l'Inquisizione, creando una biforcazione nella stessa tradizione storiografica: nell'età moderna, alla leggenda nera, accusatrice, si contrappone una leggenda bianca, giustificatrice, entrambe basate su fatti e documenti, ma orientate a priori da una scelta di campo. Due libri possono essere presi a simbolo di questa bivalenza: quello di un inquisitore e quello di un teologo protestante. L'inquisitore spagnolo Luis de Pàramo nel libro De origine et progressu officii Sanctae Inquisitionis, stampato a Madrid nel 1598, fu il primo a tratteggiare una storia dell'istituzione e spiegò che essa era nata con il peccato di Adamo nel paradiso terrestre e che Dio stesso era stato il primo inquisitore nell'interrogatorio di Aadamo ed Eva dopo che avevano mangiato il frutto proibito. L'Inquisizione aveva difeso la vera fede dai suoi nemici terreni, gli ebrei, le streghe, gli eretici e dal vero nemico ultraterreno, il diavolo. La sua espansione fu voluta dalla Provvidenza divina ed ebbe un'efficacia impressionante, elevando molto il numero delle condanne a morte, che erano volute da Dio stesso a sua gloria. Dall'altra parte un teologo riformato arminiano, Philip van Limborch, pubblicò ad Amsterdam nel 1692 una Historia Inquisitionis, nella quale mostrava che l'istituzione non era eterna, ma recente, anticristiana, crudele e ingiusta. L'Inquisizione era stata creata nel secolo XIII, aveva occupato gran parte del mondo cristiano, rovesciato la logica evangelica del perdono per attuare una logica giudiziaria estranea al Vangelo, era stato un tribunale sanguiraio e crudele, perché dall'esterno aveva imposto un obbligo alle coscienze. Per i sostenitori dell'ufficio inquisitoriale il domenicano San Pietro da Verona, inquisitore in Lombardia, ucciso in un'imboscata a Seveso nel 1252, divenne san Pietro Martire e così pure fu santificato Pietro de Arbués, inquisitore di Aargona, assassinato nella cattedrale di Saragozza nel 1485; per gli storici liberali dell'Ottocento tutti i perseguitati dall'Inquisizione divennero i martiri del protestantesimo o del libero pensiero. Nella grande stagione della riscoperta della ragione, durante il Settecento, l'Inquisizione divenne uno dei bersagli degli illuministi e assurse a simbolo dell'oscurantismo religioso. Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza, (1763), la collocò tra i segni dell'intolleranza e mostrò come fosse in netto contrasto con l'insegnamento di Gesù Cristo, con parole molto forti: <<Vediamo ora se Gesù Cristo ha stabilito leggi sanguinarie e ha ordinato l'intolleranza, se ha fatto costruire le segrete dell'Inquisizione, se ha istituito i carnefici degli autodafé>>. E dopo aver spiegato il significato di alcune parabole evangeliche, così continua e conclude: "Quasi tutte le parabole e azioni di Gesù Cristo predicano la dolcezza, la pazienza, l'indulgenza. E' il padre di famiglia che riceve il figliol prodigo, è l'operaio che viene all'ultima ora ed è pagato come gli altri, è il samaritano caritatevole; Gesù stesso giustifica i suoi discepoli che non digiunavano, perdona alla peccatrice, si accontenta di raccomandare la fedeltà all'adultera, si degna anche di cedere alla gioia innocente dei convitati di Cana. Non si scaglia nemmeno contro Giuda che lo avrebbe tradito; ordina a Pietro di non servirsi mai della spada; rimprovera i figli di Zebedeo che, sull'esempio di Elia, volevano far scendere il fuoco dal cielo su una città che non aveva voluto accoglierli. Infine, muore vittima dell'invidia. Chiedo ora se è la tolleranza o l'intolleranza a essere il diritto divino. Se volete somigliare a Gesù Cristo, siate martiri e non carnefici. " I cattolici per molto tempo cercarono di difendere l'operato dell'Inquisizione, tenendo segreti i documenti e arrivando talora a negare i fatti. Alla fine dell'Ottocento un professore francese di filosofia scrisse un libretto per dimostrare che il rogo di Giordano Bruno era una leggenda, ma venticinque anni fa uno storico italiano cercò di sostenere che il vescovo Vittore Soranzo, condannato formalmente per eresia dal papa, forse non era stato in effetti eretico.
Cambiamenti istituzionali e rinnovamento storiografico
Questo atteggiamento apologetico iniziò a declinare in seguito al grande cambiamento epocale che avvenne nella posizione della Chiesa cattolica verso gli altri cristiani e le religioni non cristiane durante il pontificato di Giovanni XXIII e il concilio Vaticano II. Alla fine del concilio il 7 dicembre 1965, fu approvata la dichiarazione sulla libertà religiosa e lo stesso giorno Paolo VI con un motu proprio modificò nome e segni della Congregazione del Sant'Ufficio, trasformandola nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Secondo le parole del documento, bisognava promuovere non difendere la fede, correggere gli errori ma trattare con soavità chi errava. Cominciò così, una nuova storiografia soprattutto sull'Inquisizione spagnola, propiziata dalla ricorrenza del quinto centenario della fondazione (1478) e dalla fine del regime franchista. Il Sant'Ufficio in Spagna non fu così sanguinario come si era creduto e dopo i primi decenni del Seicento fu molto cauto nella persecuzione delle streghe. In Italia invece gli inquisitori continuarono a restare ignorati dalle ricerche e i loro archivi divennero la fonte per una storia innovativa degli inquisitori e delle culture popolari represse, in particolare a opera di Carlo Ginzburg. Il rinnovamento degli studi negli ultimi decenni si è allargato quindi all'Inquisizione romana e a quella portoghese, delle quali si comincia ad approfondire in modo nuovo la storia istituzionale, mentre si continuano a indagare i settori tradizionali, come la censura dei libri, le idee della Riforma, la magia e stregoneria e altri settori più recenti, come la santità simulata e la storia delle donne. Il modo di considerare queste storie di repressione è stato influenzato dalla crisi dell'idea di progresso e dalla constatazione degli efferati delitti contro l'umanità compiuti dai regimi totalitari nel corso del primo Novecento e dalle atroci pulizie etniche attuate negli ultimi decenni. Le nuove questioni storiografiche sono state esposte e discusse in libri, ma anche i convegni internazionali sull'Inquisizione, che hanno avuto inizio negli anni '70 e si sono susseguiti numerosi in Europa e nelle due Americhe. Le ricerche sulle Inquisizioni iberiche hanno potuto avvalersi fin dall'Ottocento dei rispettivi archivi centrali, quelle sull'Inquisizione romana erano gravemente limitate dalla inaccessibilità dei fond delle Comgregazione del Sant'Ufficio e dell'Indice. L'apertura della Chiesa cattolica agli altri cristiani e al mondo contemporaneo avvenuta con il concilio Vaticano II non si tramutò subito nell'apertura degli archivi inquisitoriali centrali. L'ammissione di storici qualificati avvenne silenziosamente soltanto alla fine degli anni '90 e nel gennaio del 1998 l'apertura fu solennizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dell'Accademia dei Lincei, che a suo tempo aveva ospitato e sostenuto da Galileo. La consultabilità dell'ultimo archivio tenuto segreto in Vaticano è stata una scelta autonoma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, va messa in relazione con le riflessioni pubbliche che negli anni precedenti Giovanni Paolo II aveva proposto sugli errori, sulle manchevolezze e sui condizionamenti della Chiesa nell'ultimo millennio, in vista di una richiesta di perdono, durante il Giubileo del 2000. La Commissione teologico-storica del Comitato Centrale per il Grande Giubileo organizzò un simposio internazionale sull'Inquisizione, che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre 1998 con la partecipazione di una quarantina di storici di tutto il mondo e di altrettanti professori di teologia delle università ecclesiastiche. Il cardinale Roger Etchegaray nell'allocuzione collegò espressamente lo straordinario simposio alle riflessioni del papa nell'enciclica Tertio millennio adveniente: L'itinerario spirituale di preparazione al Giubileo deve infatti passare anche attraverso una approfondita e sincera riflessione sugli <<errori, infedeltà incoerenze, ritardi>> dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà ad una autentica purificazione della memoria del pentimento. Alla luce della dimensione ecumenica che caraterizza fortemente l'intero documento, il pontefice ha specificato, fra gli altri punti, che vi è << un capitolo doloroso sul quale i figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento>> e cioè <<l'acquiscenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di tolleranza e persino di violenza nel servizio della verità>>. Sebbene esso non venga nominato in maniera esplicita è chiaro che in questo paragrafo Giovanni Paolo II si riferisce principalmente, anche se non esclusivamente, a quel particolare ecclesiastico, competente a giudicare i delitti in materia di eresia, conosciuto sotto io nome di Inquisizione. Nella solenne cerimonia svoltasi in San Pietro la prima domenica di quaresima del terzo millennio cristiano, il 12 marzo 2000, l'Inquisizione venne tacitamente compresa nella seconda richiesta di perdono, recitata dal cardinale Ratzinger. Un altro segno del cambiamento si può notare negli interessanti seminari internazionali realizzati per la prima volta dall'Istituto storico dei domenicani, l'ordine che fornì il maggior numero di inquisitori, sui propri rapporti con l'Inquisizione medievale (Roma 23-25 febbraio 2002), con le Inquisizioni iberiche (Siviglia, 3-6 marzo 2004) e con l'Inquisizione romana (Roma, 15-18 febbraio 2006).
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A grande richiesta, mi chiedono di ripostare la “Teoria della montagna di merda” dal vecchio blog. Essa risale a qualche anno fa. Eccola qui. Alcune persone godono nel particolare hobby di fare “debunking“. Il debunking e’ l’abitudine di dimostrare, punto per punto, che le teorie cospirazioniste (UFO,HAARP, rettiliani & co) siano false. Non ho voglia di spiegare che la cosa piu’ difficile da dimostrare al mondo sono proprio le verita’ piu’ semplici, direi quasi gli assiomi, se non fosse che non si dimostrano affatto, ci si limita a constatare che siano assiomi e che siano necessari o presenti, per chi si occupa di matematica inversa. Quanto piu’ vicini siamo alle evidenze ed agli assiomi, quanto piu’ complesso sara’ dimostrare qualcosa, nella media. I problemi sulle qualita’ di base dei numeri sono quelli che, come la congettura di Riemann, resistono di piu’ all’assalto intellettuale dei dimostratori. Allo stesso modo, dimostrare che nessuna industria farmaceutica ci stia irrorandogratis di anticoncezionali perche’ agli azionisti piace venderli, e’ di una complessita immensa; entrerebbero in gioco Peano e Pareto, e come scrive qualcuno tutti mi darebbero immediatamente del fascista. Il guaio e’ un altro: cento milioni di scimmie che battano tasti a casaccio su cento milioni di macchine da scrivere per cento milioni di anni probabilmente scriveranno l’opera magna della letteratura di ogni tempo e luogo. Il problema e’ che produrranno anche una cataclismica, spaventosa, leviatanica, galattica Montagna di Merda. La proporzione tra le due cose, catastroficamente a favore della merda, e’ tale che normalmente si danno le macchine da scrivere in mano a persone delle quali si presume che scriveranno qualcosa di buono. Il motivo e’ molto semplice: se anche le nostre scimmie scrivessero l’opera magna di ogni tempo e di ogni luogo, il tempo necessario a scartare tutte le altre opere sarebbe infame. Questo e’ alla base di quella che io chiamo “La teoria della montagna di merda“. Essa dice, in sostanza, che un idiota puo’ produrre piu’ merda di quanta tu non possa spalarne. Prendiamo per esempio il famoso motore di Schietti. Si tratta di una bufala catastrofica; e’ vero che i palloncini saliranno in alto, ma per gonfiarli in fondo al cilindro abbiamo usato piu’ dell’energia che otterremo. Questa cosa e’ stata fatta presente a chietti, dicendogli che un certo Boyle e un certo Mariotte hanno detto delle cose sensate qualche tempo fa. Il risultato e’ stato che lo Schietti se n’e’ uscito con un ulteriore delirio “Schietti dimostra falsa la legge di Boyle-Mariotte“. La cosiddetta dimostrazione consiste nell’introdurre ulteriore complessita’: una macchina fatta di due componenti e’ difficile da falsificare, una macchina composta da stantuffi, leve, ingranaggi, miliardi di circuiti logici, eccetera, e’ dialetticamente impossibile da debunkare completamente, perche’ mancano le competenze. Prendiamo per esempio il processore del vostro PC: si potrebbe dire che possa parlare con l’aldila’. Se siamo ciarlatani, intendo. A quel punto arriverebbe un tizio che lavora in Verilog o in VHDL e ci spiegherebbe che niente in un processore parla con l’aldila’. La risposta del cialtrone a quel punto sara’ qualcosa di relativo alla fisica del silicio. Il guaio e’ che a quel punto l’esperto di Verilog esaurisce la sua competenza, perche’ la parte al silicio gli e’ nota solo in parte (quel tanto che serve a scrivere codice eseguibile dall’hardware nei tempi previsti), ma se andiamo allo stato dell’arte ci saranno esperti di fisica della materia che passano la vita sul silicio, e chi ha visto la modellazione matematica di un singolo nucleo di idrogeno (un delirio di operatori hermitiani) sa bene che “l’atomo di Silicio” non e’ per nulla una cosa semplice. In pratica, se facciamo affermazioni riferite allo stato dell’arte ci vorra’ un intero team di esperti per contraddirci, a patto di riferirci ad una complessita’ abbastanza grande di fenomeni fisici. Non esiste una sola persona in grado di discutere allo stato dell’arte di una CPU, ci vuole una squadra intera. Il problema e’ che radunare la suddetta squadra ci costera’ uno sforzo immenso rispetto a quello che costa al cialtrone affermare di pingare la madonna in persona attraverso la sua VPN. In pratica, economicamente parlando vinceranno sempre i cialtroni, perche’ la competenza costa piu’ dell’incompetenza. Ma c’e’ un motivo di tipo umano che mi impedisce di darmi a quest’attivita’. Il fatto, cioe’, che queste persone siano arrabbiate. Oh, non arrabbiate come mi arrabbio io con il cane se mi scava una pianta di susini per seppellirci il pane. Sono arrabbiate come stile di vita, nel senso adleriano del termine. (1) La rabbia per loro e’ una condizione permanente, ontologica, e’ un metodo di ricerca: la tal cosa e’ vera nella misura in cui pensarla sostiene la mia rabbia. Poiche’ molte delle verita’ che sono passate alla storia sono state inizialmente scomode (2), queste persone ritengono che ogni affermazione che suscita rabbia sia scomoda, ergo vera. Il problema e’ che esse non suscitano una vera e propria rabbia, e non sono nella media nemmeno “scomode“: si tratta quasi esclusivamente di affermazioni fastidiose. Fastidiose perche’ il buon Schietti si ostina ad ammorbare i commenti dei blog di mezzo mondo con la sua parafilosofia. La strategia di queste persone e’ di ammorbare la vita alla gente con la propaganda delle loro idiozie. Poiche’ ad un certo punto ricevono una reazione di fastidio, deducono che la loro “verita‘” sia “scomoda” anziche’ capire che il problema sta nella loro fastidiosa presenza, e non nella loro scomoda verita’. Lo scopo e’ quello di arrivare ad uno scontro, appunto, rabbioso. E questo e’ dovuto molto semplicemente al fatto che, come ho gia’ scritto, la rabbia e’ la loro condizione esistenziale: rabbia perche’ si sentono impotenti di fronte a banche e multinazionali, rabbia perche’ non riescono a realizzarsi, rabbia perche’ si sentono maltrattati dalla societa’, eccetera. La colpa di tutto questo, ovvero delle loro disgrazie ultime, sta proprio nelle leggende, nei mulini a vento che combattono; e verso i quali rivolgono la loro rabbia. Ma il fatto che la rabbia sia la loro condizione ontologica fa si che essa non sia l’effetto dei mulini a vento,ma la causa. La loro condizione esistenziale e’ di essere arrabbiati, soprattutto, prima di ogni cosa ed a prescindere. Di fatto questi individui si sono aggirati per il mondo, digrignando bile e vomitando odio astioso, con una vocina dentro che chiedeva loro “perche’ tanto odio?” Perche’ tanta ingiustificata rabbia? Improvvisamente arriva il ciarlatano e gli dice: ecco qui, puoi scegliere tra “sono arrabbiato perche’ mi nascondono la verita’ sull’ 11 settembre“, “sono arrabbiato perche’ ci stanno uccidendo con le scie chimiche“, “sono arrabbiato perche’ la free energy viene nascosta al mondo“, eccetera. In altre parole, le teorie cospirazioniste sono solo un vestito, una copertura che serve a dare una motivazione apparente per una rabbia che altrimenti non si spiega;Blondet e’ arrabbiato perche’ come giornalista e’ una sega fritta, perche’ non ha credito in alcun ambiente giornalistico serio, denunciare il grande complotto degli ebrei gli serve perche’ dire “sono arrabbiato perche’ la mia carriera di giornalista e’ una montagna di letame” suona male, mentre “sono arrabbiato perche’ gli ebrei dominano il mondo e vogliono tagliare un pezzo di pisello a tutti” suona meglio: non contiene un’ammissione di implicito fallimento esistenziale. Ora, qual’e’ la realizzazione massima della rabbia? Contrariamente a quanto si pensa, la massima realizzazione e’ la sua stessa diffusione; perche’ ogni volta che l’arrabbiato vede che qualcuno si arrabbia con lui trae conferma del fatto che fa bene ad arrabbiarsi, e quando qualcuno si arrabbia contro di lui, ha conferma del fatto che le sue teorie sono scomode (quando invece e’ la sua presenza ad essere fastidiosa). Come scriveva Adler in Psicologia Individuale, “il nevrotico trovera’ nella propria nevrosi le energie per sostenere la nevrosi stessa, per quante ne siano necessarie“. (3) O, tradotto in soldoni, essi produrranno sempre piu’ rabbia di quanta ne possiate sopportare; piu’ provocazioni di quanto possiate mantenere la calma, piu’ fastidio di quanto possiate tollerare: l’energia libidica a loro disposizione, la grandezza della forza che li spinge in questo processo ha la cardinalita’ del continuo. C’e’ un solo modo di neutralizzare questa gente: stabilito che lo scopo principe di queste persone sia di perpetuare e di diffondere lo stato di rabbia “a priori” che produce il loro stato esistenziale, il solo modo di fermarli e’ di evitare i contatti con loro. Essi sono profondamente malati, di una malattia invisibile che si chiama rabbia. Lo scopo ultimo di questa malattia e’ il contagio, e nient’altro che il contagio; non cambierebbe nulla nell’esistenza materiale di queste persone se si scoprisse che la CIA ha demolito le torri gemelle, ne’ se si scoprisse che gli USA vogliono sacrificare la quinta flotta alla guerra contro l’Iran come dice Blondet, in entrambi i casi la nostra italianissima esistenza ne sarebbe inficiata assai poco, ne sarebbero inficiati poco i nostri successi ed insuccessi personali, eccetera. Lo scopo ultimo della rabbia e’ propagarsi. E la sua sconfitta e’ il fatto che gli altri abbiano una vita serena, gioiosa, per nulla arrabbiata. Quindi, caro Schietti, ti dico una cosa: il tuo motore funziona alla perfezione, la free energy e’ alla portata di tutti, la pila di Zamboni potrebbe produrre energia gratis per tutti, (4) ma io sono felice cosi’. E siccome sono felice, non voglio nulla di quanto dici. E sempre sia lodato iptables. Uriel
A grande richiesta, mi chiedono di ripostare la “Teoria della montagna di merda” dal vecchio blog. Essa risale a qualche anno fa. Eccola qui. Alcune persone godono nel particolare hobby di fare “debunking“. Il debunking e’ l’abitudine di dimostrare, punto per punto, che le teorie cospirazioniste (UFO,HAARP, rettiliani & co) siano false. Non ho voglia di spiegare che la cosa piu’ difficile da dimostrare al mondo sono proprio le verita’ piu’ semplici, direi quasi gli assiomi, se non fosse che non si dimostrano affatto, ci si limita a constatare che siano assiomi e che siano necessari o presenti, per chi si occupa di matematica inversa. Quanto piu’ vicini siamo alle evidenze ed agli assiomi, quanto piu’ complesso sara’ dimostrare qualcosa, nella media. I problemi sulle qualita’ di base dei numeri sono quelli che, come la congettura di Riemann, resistono di piu’ all’assalto intellettuale dei dimostratori. Allo stesso modo, dimostrare che nessuna industria farmaceutica ci stia irrorandogratis di anticoncezionali perche’ agli azionisti piace venderli, e’ di una complessita immensa; entrerebbero in gioco Peano e Pareto, e come scrive qualcuno tutti mi darebbero immediatamente del fascista. Il guaio e’ un altro: cento milioni di scimmie che battano tasti a casaccio su cento milioni di macchine da scrivere per cento milioni di anni probabilmente scriveranno l’opera magna della letteratura di ogni tempo e luogo. Il problema e’ che produrranno anche una cataclismica, spaventosa, leviatanica, galattica Montagna di Merda. La proporzione tra le due cose, catastroficamente a favore della merda, e’ tale che normalmente si danno le macchine da scrivere in mano a persone delle quali si presume che scriveranno qualcosa di buono. Il motivo e’ molto semplice: se anche le nostre scimmie scrivessero l’opera magna di ogni tempo e di ogni luogo, il tempo necessario a scartare tutte le altre opere sarebbe infame. Questo e’ alla base di quella che io chiamo “La teoria della montagna di merda“. Essa dice, in sostanza, che un idiota puo’ produrre piu’ merda di quanta tu non possa spalarne. Prendiamo per esempio il famoso motore di Schietti. Si tratta di una bufala catastrofica; e’ vero che i palloncini saliranno in alto, ma per gonfiarli in fondo al cilindro abbiamo usato piu’ dell’energia che otterremo. Questa cosa e’ stata fatta presente a chietti, dicendogli che un certo Boyle e un certo Mariotte hanno detto delle cose sensate qualche tempo fa. Il risultato e’ stato che lo Schietti se n’e’ uscito con un ulteriore delirio “Schietti dimostra falsa la legge di Boyle-Mariotte“. La cosiddetta dimostrazione consiste nell’introdurre ulteriore complessita’: una macchina fatta di due componenti e’ difficile da falsificare, una macchina composta da stantuffi, leve, ingranaggi, miliardi di circuiti logici, eccetera, e’ dialetticamente impossibile da debunkare completamente, perche’ mancano le competenze. Prendiamo per esempio il processore del vostro PC: si potrebbe dire che possa parlare con l’aldila’. Se siamo ciarlatani, intendo. A quel punto arriverebbe un tizio che lavora in Verilog o in VHDL e ci spiegherebbe che niente in un processore parla con l’aldila’. La risposta del cialtrone a quel punto sara’ qualcosa di relativo alla fisica del silicio. Il guaio e’ che a quel punto l’esperto di Verilog esaurisce la sua competenza, perche’ la parte al silicio gli e’ nota solo in parte (quel tanto che serve a scrivere codice eseguibile dall’hardware nei tempi previsti), ma se andiamo allo stato dell’arte ci saranno esperti di fisica della materia che passano la vita sul silicio, e chi ha visto la modellazione matematica di un singolo nucleo di idrogeno (un delirio di operatori hermitiani) sa bene che “l’atomo di Silicio” non e’ per nulla una cosa semplice. In pratica, se facciamo affermazioni riferite allo stato dell’arte ci vorra’ un intero team di esperti per contraddirci, a patto di riferirci ad una complessita’ abbastanza grande di fenomeni fisici. Non esiste una sola persona in grado di discutere allo stato dell’arte di una CPU, ci vuole una squadra intera. Il problema e’ che radunare la suddetta squadra ci costera’ uno sforzo immenso rispetto a quello che costa al cialtrone affermare di pingare la madonna in persona attraverso la sua VPN. In pratica, economicamente parlando vinceranno sempre i cialtroni, perche’ la competenza costa piu’ dell’incompetenza. Ma c’e’ un motivo di tipo umano che mi impedisce di darmi a quest’attivita’. Il fatto, cioe’, che queste persone siano arrabbiate. Oh, non arrabbiate come mi arrabbio io con il cane se mi scava una pianta di susini per seppellirci il pane. Sono arrabbiate come stile di vita, nel senso adleriano del termine. (1) La rabbia per loro e’ una condizione permanente, ontologica, e’ un metodo di ricerca: la tal cosa e’ vera nella misura in cui pensarla sostiene la mia rabbia. Poiche’ molte delle verita’ che sono passate alla storia sono state inizialmente scomode (2), queste persone ritengono che ogni affermazione che suscita rabbia sia scomoda, ergo vera. Il problema e’ che esse non suscitano una vera e propria rabbia, e non sono nella media nemmeno “scomode“: si tratta quasi esclusivamente di affermazioni fastidiose. Fastidiose perche’ il buon Schietti si ostina ad ammorbare i commenti dei blog di mezzo mondo con la sua parafilosofia. La strategia di queste persone e’ di ammorbare la vita alla gente con la propaganda delle loro idiozie. Poiche’ ad un certo punto ricevono una reazione di fastidio, deducono che la loro “verita‘” sia “scomoda” anziche’ capire che il problema sta nella loro fastidiosa presenza, e non nella loro scomoda verita’. Lo scopo e’ quello di arrivare ad uno scontro, appunto, rabbioso. E questo e’ dovuto molto semplicemente al fatto che, come ho gia’ scritto, la rabbia e’ la loro condizione esistenziale: rabbia perche’ si sentono impotenti di fronte a banche e multinazionali, rabbia perche’ non riescono a realizzarsi, rabbia perche’ si sentono maltrattati dalla societa’, eccetera. La colpa di tutto questo, ovvero delle loro disgrazie ultime, sta proprio nelle leggende, nei mulini a vento che combattono; e verso i quali rivolgono la loro rabbia. Ma il fatto che la rabbia sia la loro condizione ontologica fa si che essa non sia l’effetto dei mulini a vento,ma la causa. La loro condizione esistenziale e’ di essere arrabbiati, soprattutto, prima di ogni cosa ed a prescindere. Di fatto questi individui si sono aggirati per il mondo, digrignando bile e vomitando odio astioso, con una vocina dentro che chiedeva loro “perche’ tanto odio?” Perche’ tanta ingiustificata rabbia? Improvvisamente arriva il ciarlatano e gli dice: ecco qui, puoi scegliere tra “sono arrabbiato perche’ mi nascondono la verita’ sull’ 11 settembre“, “sono arrabbiato perche’ ci stanno uccidendo con le scie chimiche“, “sono arrabbiato perche’ la free energy viene nascosta al mondo“, eccetera. In altre parole, le teorie cospirazioniste sono solo un vestito, una copertura che serve a dare una motivazione apparente per una rabbia che altrimenti non si spiega;Blondet e’ arrabbiato perche’ come giornalista e’ una sega fritta, perche’ non ha credito in alcun ambiente giornalistico serio, denunciare il grande complotto degli ebrei gli serve perche’ dire “sono arrabbiato perche’ la mia carriera di giornalista e’ una montagna di letame” suona male, mentre “sono arrabbiato perche’ gli ebrei dominano il mondo e vogliono tagliare un pezzo di pisello a tutti” suona meglio: non contiene un’ammissione di implicito fallimento esistenziale. Ora, qual’e’ la realizzazione massima della rabbia? Contrariamente a quanto si pensa, la massima realizzazione e’ la sua stessa diffusione; perche’ ogni volta che l’arrabbiato vede che qualcuno si arrabbia con lui trae conferma del fatto che fa bene ad arrabbiarsi, e quando qualcuno si arrabbia contro di lui, ha conferma del fatto che le sue teorie sono scomode (quando invece e’ la sua presenza ad essere fastidiosa). Come scriveva Adler in Psicologia Individuale, “il nevrotico trovera’ nella propria nevrosi le energie per sostenere la nevrosi stessa, per quante ne siano necessarie“. (3) O, tradotto in soldoni, essi produrranno sempre piu’ rabbia di quanta ne possiate sopportare; piu’ provocazioni di quanto possiate mantenere la calma, piu’ fastidio di quanto possiate tollerare: l’energia libidica a loro disposizione, la grandezza della forza che li spinge in questo processo ha la cardinalita’ del continuo. C’e’ un solo modo di neutralizzare questa gente: stabilito che lo scopo principe di queste persone sia di perpetuare e di diffondere lo stato di rabbia “a priori” che produce il loro stato esistenziale, il solo modo di fermarli e’ di evitare i contatti con loro. Essi sono profondamente malati, di una malattia invisibile che si chiama rabbia. Lo scopo ultimo di questa malattia e’ il contagio, e nient’altro che il contagio; non cambierebbe nulla nell’esistenza materiale di queste persone se si scoprisse che la CIA ha demolito le torri gemelle, ne’ se si scoprisse che gli USA vogliono sacrificare la quinta flotta alla guerra contro l’Iran come dice Blondet, in entrambi i casi la nostra italianissima esistenza ne sarebbe inficiata assai poco, ne sarebbero inficiati poco i nostri successi ed insuccessi personali, eccetera. Lo scopo ultimo della rabbia e’ propagarsi. E la sua sconfitta e’ il fatto che gli altri abbiano una vita serena, gioiosa, per nulla arrabbiata. Quindi, caro Schietti, ti dico una cosa: il tuo motore funziona alla perfezione, la free energy e’ alla portata di tutti, la pila di Zamboni potrebbe produrre energia gratis per tutti, (4) ma io sono felice cosi’. E siccome sono felice, non voglio nulla di quanto dici. E sempre sia lodato iptables. Uriel
A grande richiesta, mi chiedono di ripostare la “Teoria della montagna di merda” dal vecchio blog. Essa risale a qualche anno fa. Eccola qui.
Alcune persone godono nel particolare hobby di fare “debunking“. Il debunking e’ l’abitudine di dimostrare, punto per punto, che le teorie cospirazioniste (UFO,HAARP, rettiliani & co) siano false.
Non ho voglia di spiegare che la cosa piu’ difficile da…
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Jiří Langer: i segreti della mistica ebraica, e quelle notti, a Praga, favoleggiando con Kafka
Chissà cosa si dicevano – è detto che le parole spese di notte brillano, a mezz’aria, come angeli in fiamme. “Durante la guerra aveva fatto amicizia con Franz Kafka e spesso passeggiavano insieme sino a notte alta per la vecchia Praga”, racconta il fratello di Jiří Langer, František, drammaturgo di una certa fama, fisico, generale di brigata dell’esercito cecoslovacco. Che spunto romanzesco: ricostruire gli enigmatici dialoghi notturni tra Langer, risorto dal fervore per la mistica ebraica, e Kafka. Secondo i ricordi del fratello, l’amicizia tra Jiří e Kafka inizia nel 1915: da quell’anno Kafka comincia a scrivere i grandi racconti – Un messaggio dell’imperatore, Una relazione per un’Accademia, La metamorfosi – e a ipotizzare Il castello. Forse, in un crocevia romanzesco, Langer potrebbe fungere da ispiratore occulto di Kafka. Chissà cosa si sono detti nelle enigmatiche notti di Praga, quei due. Ciò che si sa è che, sfollato in Palestina nel 1939, Langer entrò in contatto con Max Brod. “I suoi amici migliori furono lo scrittore Max Brod e sua moglie. Con Brod si capivano, un’eguale nostalgia per la Boemia e per Praga li accomunava”. Israele è fondata per riguardo al Testo, ma il suo cemento è la nostalgia. Langer morì il 22 marzo del 1943, “E Brod gli rimase fedele; quando mio fratello fu sepolto nel cimitero di Tel Aviv, egli ebbe cura della sua tomba, della sua eredità letteraria… era in agonia, seppure in piena coscienza, quando Brod gli portò le bozze del volume in cui mio fratello aveva raccolto le poesie ebraiche scritte in Palestina”.
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La storia di Jiří Langer non sembra tratta da un racconto di Kafka. La gnosi di Kafka è un colpo d’unghia sul nulla, non possiede lo sguaiato fervore della mistica, che ha sudore e odi. Piuttosto, Langer pare un compagno di sbronze di Isaac B. Singer, che dal padre, rabbino, ha ricevuto la benedizione della parola che incatena e incanta: “A casa nostra, la venuta del Messia veniva presa assolutamente alla lettera. Moshe, mio fratello minore, e io ne parlavamo spesso. Prima, si sarebbe sentito il suono del corno d’ariete. A suonarlo sarebbe stato il profeta Elia…”, attacca a scrive in Ricerca e perdizione, titolo che andrebbe bene per celebrare la vita di Langer, in effetti.
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Figlio di ebrei assimilati, Langer, testa appropriata allo studio e all’estasi, si getta alla ricerca delle origini recise. Studia l’ebraico antico, impara la Torah, il Talmud. Propende per l’ascesi, Praga gli pare un covo di idoli e di demoni, lascia tutto, nel 1913, per Belz, estremo villaggio – oggi fa poco più di duemila abitanti – nell’oblast di Leopoli, Ucraina. Lì, si dice, c’è un cuore di ebrei mistico-ortodossi, i chassid, i giusti, i pii, che vivono secondo la Legge, che conoscono i labirinti della Cabbala, che orientano ogni gesto in onore di Dio. Arrivato a Belz, Langer sperimenta la disillusione dalle morgane costruite in una stanza della balla casa in città. Il villaggio dei ‘giusti’ non ha la cristallina limpidezza di una Gerusalemme celeste: è un opificio del bene sorto nel fango, “i paesi della Galizia orientale hanno tutti lo stesso carattere, da secoli. Miseria e sporcizia sono i loro più tipici segni esteriori”. Dai chassidim, Langer è visto con diffidenza: Dio non si studia, si segue praticando, si esegue; la via non è quella della mente, ma del cuore. “Il viaggio nel regno dei chassidim è arduo. Un esploratore che si apra il varco in una fitta foresta, insufficientemente armato, non è più coraggioso dell’uomo che decide di penetrare nel mondo chassidico, in apparenza oscuro, fin ripugnante nella sua stranezza”.
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La dimensione dello spirito pretende dedizione, prova, costanza; la paura deve volgersi in gloria, lo scoramento in gioia. Quando parte per Belz, Langer non ha neanche 20 anni, vivere nell’alveo della mistica ebraica è la sua rivolta all’Europa priva di anima. “Un ragazzo educato come tutta la gioventù di allora nelle morenti tradizioni della sua generazione di anteguerra, abbandona Praga nell’anno 1913, spinto da un misterioso desiderio che nemmeno oggi, a distanza di tanti anni, riesce a spiegarsi… Immagina forse ciò che quel giorno sta perdendo? La civiltà europea, le sue comodità e le sue conquiste, quei successi nella vita che hanno nome carriera? Immagina che la sua anima non sarà più capace di gustare pienamente i versi prediletti, che dal momento in cui sentirà per la prima volta i ritmi dei canti chassidici, tutti gli incanti della musica ne saranno come soffocati, e che tutta la bellezza finora percepita dal suo occhio sarà d’ora in poi offuscata dal velo mistico della conoscenza del Bene e del Male?”.
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Langer non è uno scrittore, non è uno studioso: soprattutto, è un ispirato. Dal 1906 è Martin Buber, pubblicando Le storie di Rabbi Nachman, a compilare l’immenso repertorio delle storie chassidiche, spesso riscrivendole (in questo caso è necessario: Martin Buber, Storie e leggende chassidiche, a cura di Andreina Lavagetto, Mondadori, 2008). “Il chassidismo è kabbala divenuta ethos. Ma la vita che esso insegna non è ascesi, bensì gioia in Dio. Chassid significa pio; ma il chassidismo non è pietismo… Porta l’aldilà nell’aldiqua, e lascia che in esso agisca e lo formi, così come l’anima forma il corpo. Il suo nocciolo è un’introduzione all’estasi – sommamente pervasa di Dio e sommamente realistica – come senso e culmine dell’esistenza”, scrive Buber.
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Nel chassidismo, propaggine estrema della mistica ebraica, moto di ‘entusiasti’ più che di filologi, ha importanza cardinale il Testo (“Se per disgrazia la Torah cadesse per terra, dovremmo digiunare sette volte per lavare il sacrilegio. Se il rotolo diventa illeggibile, lo seppelliamo al cimitero coi dovuti onri. Dio si è incarnato nella Torah e nelle sue sante lettere, e in tal modo Si è offerto a noi. Prima che nascesse il mondo, c’era la Torah, la segreta Legge di Dio”, scrive Langer), incarnato nel Santo, la guida spirituale della comunità. Il Santo ha spesso atteggiamenti che vagliati dalla ragione sembrano incongruenti, inconsueti, folli: il gergo di Dio non è quello umano, reso corrusco, oscuro, dalla caduta. Il Santo è l’unghia di Dio, la feritoia tramite cui il mondo di là accade di qua. “La personalità prende interamente il posto della dottrina e quel che in tal modo è perduto in razionalità, è guadagnato in efficacia… La sua persona rappresenta la Torah divenuta realtà vivente”, scrive Gershom Scholem in Le grandi correnti della mistica ebraica.
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Langer, ragazzo inquieto, infine, tornò a casa. Era scoppiata la Prima guerra, fu arruolato, ma egli anteponeva la preghiera alla guerra e questo gli diede noie, compreso il carcere. Incontrò Kafka. Tornò dal Rabbi di Belz, finché capì che il suo talento era quello del testimone. Nel 1920 è a Praga, definitivamente. Studia Freud, scrive un saggio sull’Erotismo della Cabbala. Nel 1935 consegna al fratello – più pratico che mistico – il manoscritto del suo capolavoro, Le nove porte, con l’idea di narrare più che “i segreti del chassidismo”, l’atmosfera di un mondo perduto, la possibilità di una vita in cui il celeste abbia preponderanza sul terrestre e l’invisibile domini ogni atto. Il libro fu pubblicato da Adelphi nel 1967, e costantemente ristampato, nella traduzione di Ela Ripellino Hlochova, moglie dello straordinario slavista Angelo Maria Ripellino.
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Dallo scritto di Langer il mondo ebraico appare a noi con il frugale splendore di un gioco di prestigio, pare la sintesi spericolate di ogni pensiero mai pensato: “Come i pitagorici, anche i cabbalisti credono nella forza creativa dei numeri e delle lettere, e nella dottrina della trasmigrazione delle anime. C’è anche un’evidente coincidenza col brahmanesimo e col buddhismo. Solo che, a differenza di questi sistemi, la cabbala luriana insegna che l’anima umana si può incarnare non solo negli animali, ma anche nelle piante, nelle acque e nelle pietre. Con le Upanishad indiane la cabbala ha forse in comune la dottrina sui mondi che hanno preceduto la creazione del nostro, mentre ne sottolineare i principi cosmogenici dell’elemento maschile e di quello femminile rimanda alla mistica cinese di Lao-Tze. Il pensiero che l’uomo è creato a immagine di Dio porta i cabbalisti a una visione del microcosmo simile a quelle che troviamo presso Aristotele e Platone o, per esempio, nl mistico cattolico Nicola Cusano. Il risalto costante dato alla gioia, come massimo principio etico vitale, collega d’altronde il chassidismo alla mistica dei sufi maomettani, mentre la funzione preminente che hanno i ‘nomi’ segreti di Dio e degli angeli nella cabbala ci avvicina infine anche alla magia etiopica e forse anche a quella antico-babilonese”.
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Da questo concetto traggo l’idea che del testo va considerato soprattutto il bianco, ciò che è taciuto, che si scorge tra ombre e capodogli. Il lettore, quindi, ha il compito di co-creare, di allargare l’orizzonte della parola – di annegare. “Ogni lettera della Torah nasconde un segreto profondo. I segreti più grandi sono contenuti nelle vocali e quelli ancora più grandi nelle annotazioni. Ma il segreto più eccelso è sommerso nel mare bianco che circonda da tutte le parti le lettere. Nessuno sa decifrarlo, nessuno lo penetra. Il segreto del bianco della pergamena è così immenso che tutto questo mondo non è capace di contenerlo. Nulla esiste che possa contenerlo”. Il segreto più grande è nel luogo che molti danno per dato, accontentandosi dello scritto, che ne è l’ornamento, il ‘di più’.
*
Ecco di cosa parlavano, Langer e Kafka, nella fantasticheria di una notte, a Praga. Il segreto del bianco. L’opera di Kafka è tutta lì. L’esegesi del segreto del bianco. (d.b.)
*In copertina: Isidor Kaufmann, “Rabbino con il talled”
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Il Messia degli ebrei
Il Messia nell’ebraismo (in ebraico: מָשִׁיחַ?, Mašīaḥ, pronunciato mashiach, mashiah o moshiah, moshiach nella dizione ashkenazita; "unto") è un re futuro che porterà la salvezza a Israele e all’umanità ed insegnerà la Torah. La parola ebraica mashiach si riferisce appunto alla figura del Messia, "l’unto del Signore", nella religione ebraica, insieme alle idee e tradizioni ebraiche incentrate su di esso.
Nel Tanakh il rito dell’unzione di un re viene citato tutte e sole le volte che c’è un cambio di dinastia: esso perciò esprime approvazione divina e conferisce legittimità. Analogamente il rito viene eseguito per conferire la carica di sommo sacerdote; figura spesso indicata come "il sacerdote, quello unto" (Cohen ha-Mašīaḥ). L’unico personaggio, non rientrante in queste due categorie, a cui viene attribuito questo titolo è l’imperatore Ciro il Grande (Isaia 45:1), il cui ruolo di liberatore del popolo ebraico lo rende quasi un prototipo del messia escatologico.
Nell’Era Talmudica il titolo Mashiach o Méleḫ ha-Mašīaḥ (in ebraico: מלך המשיח?, nella vocalizzazione tiberiense pronunciato Méleḵ haMMāšîªḥ), letteralmente significa "il Re unto", e si riferisce al leader umano e re ebraico che riscatterà Israele nella "Fine dei giorni" e che la condurrà verso un’era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti. Il Messia ebraico, quindi, si riferisce a un leader umano, discendente fisicamente dalla stirpe di Re Davide, che governerà e unirà il popolo di Israele e che lo condurrà verso l’Era Messianica di pace globale e universale. Il Messia ebraico, a differenza di quello cristiano, non viene considerato divino e non corrisponde alla figura di Gesù di Nazaret.
Bensì, esso viene visto come un Re che dovrà regnare
Anticristo nel cristianesimo
Altri passi apocalittici del Nuovo Testamento, tuttavia, descrivono l’azione di un oppositore che si dovrebbe sollevare contro l’avverarsi dei progetti di Dio per l’umanità. Pur senza usare la parola "anticristo", il passo dell’apostolo Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2,1-12) è stato generalmente interpretato come una descrizione di questa figura antagonista (ὁ ἄνθρωπος τῆς ἀνομίας, ὁ υἱὸς τῆς ἀπωλείας, "l’uomo della iniquità, il figlio della perdizione", un chiaro semitismo per indicare una "persona estremamente iniqua, destinato alla rovina").
Ciò che sottolinea maggiormente il suo agire è l’esaltazione: egli siede nel tempio di Gerusalemme, il più sacro dei luoghi. Con questo gesto provocatorio, intende rifiutare a Dio il riconoscimento di essere l’unica autorità degna di stare nel tempio, anzi, sedendo nel tempio egli si arroga una dignità divina, pretendendo anche un culto.
Succedono cose soprannaturali. Separazione del mare, Camminare sull’acqua, Acqua al vino, Fuoco dal cielo, Bastone ai serpenti, Acqua al sangue. E molti altri. Satana che è un essere soprannaturale, un angelo caduto, avrà davvero il potere e consentirà all’anticristo di avere il potere di compiere atti soprannaturali.
Anticristo nell’Islam
Viaggiava per il mondo intero entrando in ogni città tranne la Mecca e la Medina. Come falso Messia, si ritiene che molti saranno ingannati da lui e si uniranno ai suoi ranghi, tra cui ebrei, beduini, tessitori, maghi. Inoltre è assistito da un esercito di demoni. Tuttavia, i sostenitori più affidabili saranno gli ebrei, per i quali sarà l’incarnazione di Dio. La nozione di ebrei che comprende la maggior parte dei seguaci di Dajjals è probabilmente un residuo delle leggende dell’anticristo cristiano. Il Dajjal sarà in grado di compiere miracoli, come guarire i malati, risuscitare i morti (anche se sembra solo quando supportato dai suoi seguaci demoniaci), facendo sì che la terra cresca la vegetazione, facendo prosperare il bestiame e morire e fermando il movimento del sole . I suoi miracoli ricordano quelli compiuti da Gesù
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5 dic 2018 10:26
"DIO? È L' ESPRESSIONE E IL RISULTATO DELLA DEBOLEZZA UMANA” LA LETTERA DI EINSTEIN ALL' ASTA PER QUASI 3 MILIONI - NEL DOCUMENTO VENDUTO DA CHRISTIE’S A NEW YORK IL GRANDE SCIENZIATO PARLA ANCHE DELLA BIBBIA: “UNA RACCOLTA DI LEGGENDE VENERABILI MA COMUNQUE PIUTTOSTO PRIMITIVE”
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Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
«Per me la parola "Dio" non è altro che l' espressione e il risultato della debolezza umana». Firmato Albert Einstein, 3 gennaio 1954, Princeton, New Jersey. È il passaggio chiave di una delle lettere più famose del grande scienziato. E oggi anche la più preziosa, visto che Christie' s ieri l' ha venduta per 2 milioni e 892.500 dollari, compresi i diritti d' asta, a New York. La quotazione iniziale era di 1-1,5 milioni di dollari.
È un testo in tedesco di due pagine, con qualche correzione, indirizzato a Eric Gutkind, autore del libro «Choose Life: The Biblical Call to Revolt». L' appello è agli ebrei, partendo dalla «incorruttibilità» di Israele.
A quell' epoca Einstein aveva già 74 anni. Aveva ottenuto il Nobel nel 1922, rivoluzionato la fisica, e non solo, con la teoria della relatività. Da almeno vent' anni era uno dei pensatori più importanti e più popolari del pianeta. Merito anche del suo stile diretto, della sua libertà di pensiero che imponevano il confronto, se non la polemica.
La «Lettera su Dio» ne è un esempio. Einstein aveva letto l' opera di Gutkind e l' aveva bocciata su tutta la linea: «La Bibbia è una raccolta di leggende venerabili ma comunque piuttosto primitive. Non c' è un' interpretazione, per quanto sottile possa essere, che mi faccia cambiare idea». E ancora: «Per me la religione ebraica nella sua versione originale è, come tutte le altre religioni, un' incarnazione di superstizioni primitive.
E la comunità ebraica, di cui faccio parte con piacere e alla cui mentalità sono profondamente ancorato, per me non ha alcun tipo di dignità differente dalle altre comunità. Sulla base della mia esperienza posso dire che gli ebrei non sono meglio degli altri gruppi umani, anche se la mancanza di potere evita loro di commettere le azioni peggiori. In ogni caso non sono in grado di distinguere alcun "eletto" tra loro».
La notizia dell' asta ha rilanciato la discussione sulla spiritualità di Einstein, che di sé aveva detto: «Sono un religioso, non un credente». In questa stessa lettera lo scienziato cita «il nostro meraviglioso Spinoza», il filosofo ebreo olandese del diciassettesimo secolo che concepiva la figura di Dio come un essere senza forma, impersonale: l' artefice dell' ordine e della bellezza visibili nell' universo.
Idea ripresa da Einstein anche nel celebre dibattito all' Hotel Metropole di Bruxelles con il fisico Niels Bohr che sosteneva il «principio di indeterminazione», l' impossibilità di stabilire quale sia la legge fondante del cosmo.
«Dio non gioca a dadi con l' universo», disse Einstein.
Ma la «Lettera su Dio» conferma, più prosaicamente, il crescente valore di mercato dell' epistolario di Einstein.
Fino a qualche anno fa era di proprietà della famiglia Gutkind. Nel 2009 passò di mano per la prima volta in un' asta per 400 mila dollari.
Ora vale sette volte tanto.
L' anno scorso a Gerusalemme fu venduta per 1,56 milioni un' altra sua nota: «Una vita tranquilla e umile porta più felicità che l' inseguimento del successo e l' affanno senza tregue che ne è connesso».
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