#lavoro Bari
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aldo1966 · 2 years ago
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Questa sera #23gennaio alle 22.30 il Segretario cittadino della #cisl di #Bari e #Bat Giuseppe Boccuzzi sarà ospite dell'approfondimento di #AntennaSud, canale 14 DTT. Anche in #streaming su www.antennasud.com . #lavoro #lavoratori #sindacati #sindacato #economia #politica #Puglia #giovani #disoccupazione #futuro (presso Bari, Italy) https://www.instagram.com/p/CnxLSO3Kj9Y/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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mezzopieno-news · 28 days ago
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IL CONSERVATORIO DI TRIESTE DIVENTA IL PRIMO ACCESSIBILE AI NON VEDENTI
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Il Conservatorio Tartini di Trieste è il primo in Italia a dotarsi di una tecnologia che permette alle persone con disabilità visiva di muoversi e di operare autonomamente all’interno della sua sede, senza la necessità di un accompagnatore.
L’accademia musicale triestina è la prima ad installare la nuova tecnologia LETIsmart che rende possibile la piena accessibilità dell’intero istituto di alta formazione musicale ai non vedenti e agli ipovedenti, studenti, insegnanti e pubblico. Il sistema permette l’utilizzo totalmente inclusivo di tutti i servizi, dagli spazi di studio, alle biblioteche, le sale di musica e per i concerti, i servizi igienici e i locali per il ristoro. Il sistema LETIsmart funziona grazie a un sistema di radiofari localizzatori installati in diversi punti dell’edificio. Questi segnalatori sono in grado di comunicate con il bastone bianco degli ipovedenti e fornire loro indicazioni in tempo reale sull’ambiente circostante, attraverso messaggi vocali o sensoriali.
Trieste è la prima città ad aver sperimentato il sistema LETIsmart su tutti i mezzi pubblici, gli attraversamenti semaforici sonori, i punti di interesse e le informazioni urbane e commerciali. 17 città altre città italiane hanno adottato questo sistema, tra cui Torino, Novara, Milano, Udine, Como, Bologna, Bari, Matera e Alghero. Il sistema è facilmente espandibile con un modello a rete di segnalatori che possono essere attivati da un dispositivo personale portatile, piccolo, leggero e facile da usare anche da persone anziane e senza una preparazione specifica che rende indipendenti i disabili visivi.
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Fonte: Conservatorio Tartini Trieste; LETIsmart; foto di Ivan Samkov
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t4merici · 5 months ago
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Hanno chiamato Andrea a Bari a suonare per tutto il mese di luglio ed è una settimana che è combattutissimo e fa fatica a dormire perché non sa se accettare 1. all'inizio pensava coincidesse con altri impegni di lavoro 2. dovrebbe partire il giorno del compleanno del papà e non vuole saltarlo 3. ha lo sbatti di dover cercare casa nuova (nella solita sono cambiate alcune cose e non ci torna), fare abbonamento in palestra lì, partire in macchina invece che col treno ecc ecc insomma, tante cose messe insieme. Allora, da brava fidanzata, l'ho aiutato in tutto e sebbene non vorrei separarmi da lui per un mese intero visto l'andazzo qui l'ho supportato e incitato ad accettare. Sembrava avesse deciso di non andare, stamattina stava per scrivere quella mail di rifiuto ma non la inviava. Allora ci siamo messi a rivedere perché dovrebbe accettare e perché no e mi dice che sì, ci sono altre cose, ma non sa nemmeno lui se vuole separarsi da me per un mese intero perché gli mancherei (ormai con la convivenza abbiamo preso i nostri ritmi). Per scherzare gli dico: "ma che ti sei rammollito tutto insieme?" e poi "e se in futuro ti chiamano e abbiamo un piccolo marmocchio in casa, non accetti a prescindere perché ti mancheremmo?". E lui dice che stava pensando alla stessa cosa. Abbiamo chiuso lì e prima di pranzo se n'è andato a suonare nel suo studio. Quando torna si prende decisione definitiva. Gli voglio un mondo di bene.
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nonamewhiteee · 6 months ago
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sono stato assente per un bel po', ed era da tanto che non capitava. d'altronde ho vissuto questo periodo come quando hai voglia di vedere qualcosa, ma passi l'intera serata scegliendo un film che non riuscirai a vedere più, perché ormai è troppo tardi e il mattino dopo devi andare a lavoro. l'unica nota positiva è stato lo scorso weekend a Bari fra canne, Peroni, panzerotti, filtri e cartine rosa. pasti saltati, drum lasciati a metà, stanchezza, bestemmie e pianti. tra le altre ho finito il fumo, e l'idea di passare un weekend da solo, in sto buco di paese mi fa solo esasperare. sono fottutamente stanco di sta vita.
#me
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Mia cara Francesca, le tue lettere arrivano, per lo più, alla sera. Verso le nove. Una mano entra nel buco, dicono "posta", poi le aprono e me le danno. Così le tue parole sono le ultime che ricevo: e me le porto in sogno. [...] Ho lavato i piatti (una ciotola di plastica, un piatto di plastica, delle posate idem) e le pulizie le farò nel pomeriggio, nell'interminabile viaggio che va dalle 15 al mattino dopo. Oggi è giorno di doccia (qui ci si lava un giorno sì e uno no) e aspetto il mio turno. Poi mi vestirò, e andrò all'aria. Girerò in tondo fino alle 11. In questa giostra assurda s'incontra ogni genere di uomini: falsari, spacciatori, zingari, bancarottieri; è un mondo tutto suo, credimi. E pieno di assurde favole, di storie incredibili; è impressionante il numero di giovani, di ragazzi, quasi. Da fuori, non si ha la sensazione di quello che accade qui, e di come enormi siano oggi i problemi della giustizia. Mi chiedi se desidero un libro. Sì. Di Dostoevskij "Memorie da una casa morta": attenzione, non "Memorie dal sottosuolo", che è un altro suo libro. Dico quello (alcuni lo traducono "M dalla casa dei morti") che parla della sua prigionia a Semipalatinsk, in Siberia. Lo lessi anni fa, e siccome è pieno di pensieri sulla pena, la prigione, e altro, vorrei rileggerlo. Davvero. Va bene? E io che posso restituirti? Senti, sbaglio o con Renata sei in freddo? Non so, mi è parso di capire che, in quel suo tirarsi indietro ti desse della pena. Guarda: succede, e alle volte è meglio che un amico dica francamente il suo pensiero piuttosto che vederlo accettare per forza. E il resto del lavoro? E la vita? E Milano? Io sono disgustato all'idea che esistano "giornalisti" del tipo attualmente in circolazione: criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili, folli. Adesso è di moda chiamare questo "il carcere dei vip": perché non vengono, per sette giorni, a questo Portofino delle manette? Credimi: il nostro non è un Paese. Ho gioito al ritrovamento delle reliquie del tuo S. Francesco: non avevo dubbi, credi, che il finale fosse quello. E troveranno il resto. Vuoi scommettere? Mi chiedi dei sogni? Beh, sono molto teneri, dolcissimi. Mi pare di essere accanto a te, e di perdermi nei tuoi occhi. È delizioso. Anche se è la sbiadita, pallida immagine del vero. Ma ti sogno spesso. Ti ho detto: ora sono sereno, niente può più toccarmi. Mi metterò a studiare storia, che e la mia passione. Storia italiana. Poi, mi interessa enormemente la "comune coscienza del peccato", che è cosa ancora più debole, da noi, del "comune senso del pudore". Parlo con delinquenti veri, Cicciotta: e mi interessa la loro psicologia, la loro relatività, il loro codice, che è, in molti casi, anche se patologico, regolato da leggi ferree. Sì, ho vissuto molte vite: so e conosco cose che nessun viaggiatore vede e vedrà mai, avrò da riempire sere e sere d'inverno. Non andrò mai più allo zoo: l'idea di una gabbia mi darà, per sempre, un fremito di disgusto. Tu dici che sono forte: io non lo so, Cicciotta. Sento che mi sentirei indegno di vivere, se fossi diverso. Non si può concedere loro niente: sono dei bari, capisci? Questo Paese ha sempre piegato la schiena, baciando la mano di chi lo pugnalava. E non ci sarebbero tiranni, se non ci fossero schiavi. Il vero patrono d'Italia (e non capisco perché non lo facciano) dovrebbe essere Don Abbondio. San Francesco poteva nascere benissimo in qualunque altra parte del mondo. Solo Don Abbondio è irresistibilmente, disgustosamente italiano. A me spiace parlar male del mio Paese: ma deve cambiare. È l'"odi et amo" di Catullo (traduzione di Ceronetti): e se vuoi un ritratto, che condivido, dell'Italia, leggi, sempre di Ceronetti "Viaggio in Italia" (Einaudi). È una barca cariata, un guscio vuoto, pieno di vermi, che galleggia su un mare inquinato. E per le anime, è peggio. Ti abbraccio, Cicciotta. Tanto tanto Enzo [Bergamo, domenica 9 Ottobre '83] “
Enzo Tortora, Lettere a Francesca, Pacini Editore, 2016¹; pp. 82-84.
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situazionespinoza · 2 years ago
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un giorno
Un giorno io avrò la Partita Iva e pagherò un sacco di tasse, ma avrò anche i miei bigliettini da visita e un portfolio da spavento che porterò in tutti i posti di Bari.
Bar, ristoranti, edicole, scuole, parrucchieri, studi medici, fruttivendoli, supermercati, bancarelle: qualunque cosa o persona abbia bisogno di vendere avrà il mio biglietto da visita sotto il naso e il mio sito web nella cronologia di Google.
Un giorno, anche se tra dieci anni, io sarò una delle migliori copywriter della mia regione e per ogni svolazzo su un foglio sarò pagata migliaia di euro.
Un giorno potrò chiudere il computer alle 18 spaccate e non dovrò più annuire e sorridere a nessuno.
Un giorno avrò dei dipendenti, sarò nella posizione di insegnare a nuove persone tutto quello che ho imparato io. E quel giorno non farò ostruzionismo, non lascerò che loro navighino nell'incertezza e nei dubbi e nella paura.
Un giorno sarò una buona datrice di lavoro: farò contratti, contratti veri, e pagherò le tasse che devo pagare. I miei dipendenti avranno accesso alle risorse formative più eccellenti, conosceranno a menadito tutti i tool gratuiti esistenti e mai, mai, mai riceveranno una mia chiamata o un mio messaggio nel fine settimana.
Un giorno dimostrerò a tutte le persone per cui ho lavorato che non sono io quella pazza, non sono io quella stupida, non sono io quella cocciuta e non sono io quella che ha sempre la luna storta. Dimostrerò a tutte le persone per cui ho lavorato e da cui ho ricevuto stipendi da fame, gatekeeping, lassismo, menefreghismo e mancanza di rispetto mascherata da retorica spiccia che si può offrire un modello di lavoro migliore.
Si può e si deve.
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libriaco · 7 months ago
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Indolenza
Mentre studiamo con attenzione la vanità della vita umana, e volgiamo tutti i pensieri alla natura vuota ed effimera delle ricchezze e degli onori, forse non facciamo che lusingare senza sosta la nostra indolenza naturale, la quale, odiando il trambusto del mondo ed il lavoro aspro ed estenuante degli affari, cerca un pretesto ragionevole per darsi una piena ed incontrollata indulgenza.
D. Hume, [An Enquire concerning Human Understanding, 1748], Ricerca sull'intelletto umano, Bari, Laterza, 1996 [Trad. M. Dal Pra]
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Juice Sanguinis
Francesco Paolo de Ceglia è stato già protagonista di uno dei miei post bibliofili, qualche anno fa, quando scrisse un libro eccezionale sulla Storia del Miracolo di San Gennaro, che fu una lettura entusiasmante. È con lo stesso spirito di curiosità che ho comprato il suo ultimo, lavoro, dal titolo, non si può dire altro, gotico:
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Anche in questo caso si tratta di una Storia Naturale, intesa come studio e descrizione dei componenti della natura, che stavolta riguarda i vampiri. Dico subito una cosa: non esiste una traduzione precisa del concetto di “vampiro” e persino la sua etimologia è oscura e misteriosa (va da sé, visto l’argomento, si potrebbe pensare), ma è chiaro che la nostra idea di “Vampiro” un succhiasangue spesso ben vestito che abita un castello terrificante sta al termine come Babbo Natale sta alla Coca-Cola. E lo spiega, con la sua scrittura precisa e barocca, il professore de Ceglia, che insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari, intraprendendo un percorso affascinante che parte da un dato storico: a metà del 1700, un po’ per pruderie editoriali un po’ per motivi politici, alcuni resoconti di ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico, mandati da Vienna in sperduti angoli orientali dell’Impero, scoprirono che le popolazioni locali avevano “problemi” riguardanti dei “ritornati”, persone cioè morte ma che continuavano a disturbare la popolazione, soprattutto i familiari. Si fecero indagini, autopsie, e tra il preoccupato e lo scettico quei documenti arrivarono a Vienna, e segretamente poi pubblicati e ripresi da numerose Riviste Scientifiche e letterarie che accesero la miccia sui morti viventi dell’Europa orientale. Da qui, con un lavoro filologico e storico impressionante (oltre 1000 note, più di 400 tra Autori e Testi citati) de Ceglia indaga a ritroso sulle tradizioni legate a queste presenze, al ruolo che la Chiesa ha giocato sulla loro diffusione o sul loro confinamento, sulle problematiche teologiche, storiche e persino economiche. E si scopre che sotto la definizione vampiro si annidano figure che adesso definiamo con altri nomi, come gli zombie, ma che a seconda del contesto avevano caratteristiche specifiche, e molte altre comuni, che attraversano per centinaia di anni alcune zone dell’Europa. La storia è, il più delle volte, sempre la stessa: dopo il suo decesso, un membro marginale della comunità, spesso segnato da caratteristiche fisiche peculiari, ritorna col proprio corpo (e non semplicemente come spettro evanescente) a tormentare la popolazione del proprio villaggio, del tutto indifferente alla ratio che vorrebbe un corpo sepolto, e riesumato solo per accertarne l’assenza di decomposizione o eventualmente arderlo, inamovibile e del tutto incapace di vagare quando cassa e terra lo abbracciano. Ma non fu sempre così, e la categorizzazione delle varie differenze è meravigliosa, come lo scoprire perchè, e nel libro è prontamente spiegato, ci sono intere fasce di territorio europeo dove questo fenomeno non si riscontra. 
Ma Dracula? Beh, questo lo posso svelare: fu un bellissimo ma cagionevole di salute scrittore irlandese, che nel 1890 stava scrivendo un libro, dal titolo provvisorio di Conte Wampyr lo inventò. Si imbattè in un libello nascosto in una biblioteca, Resoconto sui principati di Valacchia e Moldavia, nel quale aveva letto: “Dracula in lingua valacca significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio,. azioni crudeli o abilità”. Persino il riferimento a Vlad III Dracula, detto l’Impalatore (Tepes,  nomignolo che si sarebbe affermato dopo la sua morte) è piuttosto occasionale. Quando uscì il suo romanzo, nel 1897, il clamoroso successo e l’imperitura trasfigurazione in opere teatrali e soprattutto cinema e televisione (potere dell’immagine, punto dell’era contemporanea) Dracula si trasformò in un elegante mordicollo, che odia la luce, che preferisce le tenebre e che trasforma chi morde in vampiro (che leggendo il libro sono caratteristiche che non si riscontrano, se non in minima parte, nelle storie dei vampiri “naturali” e sono tutta farina del sacco di Stoker).
Soprattutto, e qui sta la bellezza secondaria, è un grande affresco sul ruolo storico, culturale, politico e simbolico del rapporto con l’altro, con il diverso e, en passant, con la morte. E ci sono delle osservazioni che davvero entusiasmano (per chi leggerà il libro, raccomando particolare attenzione all’introduzione dell’idea del Purgatorio o come, per evitare pericolose contaminazioni, i segnali di santità sui corpi cambino repentinamente per non confondersi con quelli dei “non morti”).
È una lettura impegnativa, sia per l’argomento, per il tono da pubblicazione accademica (ma molto ironica e in alcuni passaggi esilarante) e anche per il prezzo del volume (34€) ma che scandaglia la storia dai miti greci fino a Buffy L’ammazzavampiri e True Blood o Twilight, nuovi fenomeni che cambiano ancora radicalmente la figura del vampiri, regalandole nuove e inaspettati rappresentazioni. D’altronde il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. C’è sempre più mistero (Anaïs Nin).
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Sartoria Italiana
Uno sguardo nel mondo dei grandi sarti italiani
Yoshimi Hasegawa
Fotografie di Luke Carby
Skira, Milano 2018, 209 pagine
euro 42,00
email if you want to buy :[email protected]
L’alta sartoria italiana e i suoi maggiori protagonisti: un viaggio nella storia di un’eccellenza italiana.L’alta sartoria è una tradizione d’eccellenza del nostro paese. Gli abiti, soprattutto quelli di sartoria maschile, sono infatti vere e proprie opere d’arte, che celano in sé i segreti e la storia della città in cui sono prodotti e sono il risultato di una lunga tradizione sartoriale fatta di eleganza e gusto, dove anche il minimo dettaglio è eseguito con la massima cura e attenzione. Gli abiti e le scarpe realizzati su misura comportano infatti la minuziosa esecuzione delle misurazioni sul cliente e la trasformazione di quelle misure in un capo perfetto, grazie alla sapiente manualità dei sarti e alla raffinatezza delle stoffe. Un lavoro lungo e di grande maestria per uno stile unico che si riconosce al primo sguardo. Introdotto dal capitolo dedicato a Vitale Barberis Canonico (la celebre azienda del Made in Italy che produce tessuti dal 1663) e suddiviso in quattro sezioni (Italia settentrionale, Italia centrale, Italia meridionale Napoli e Italia meridionale Bari e Palermo), il libro presenta 27 sartorie storiche in Italia e i loro maggiori protagonisti (da Donnadio a Musella Dembech, da Liverano&Liverano a Rubinacci e Attolini, da A. Caraceni a Ciardi e Pirozzi) in una guida completa attraverso l’Italia, da nord a sud, alla scoperta dell’alta sartoria e dei sarti che hanno plasmato lo stile italiano conosciuto in tutto il mondo. Giornalista freelance, Yoshimi Hasegawa è rimasta stregata dal fascino della cultura europea, in particolare quella britannica, di cui scrive abitualmente.
14/01/23
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benzedrina · 1 year ago
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Da quando ho smesso di andare a Bari per lavoro, ho scroccato pranzi quasi ogni giorno dai miei. Più che altro mi sveglio tardi e non faccio quasi mai la spesa per me, ma vabbè vivono a 2 passi da me e ormai sono presenza fissa da loro. Ho notato come mia madre odi cucinare, dal profondo. Lo fa per sopravvivenza e perché mio padre non fa na ceppa. E più di tutto ho notato come nei giorni in cui mio padre salta lavoro, lei odi cucinare e sedersi a tavola alle 13 precise, spaccato il secondo.
Di solito funziona così, ti siedi e in dieci minuti hai mangiato primo, secondo, frutta e dolce. Quindici minuti al massimo. Credo che per entrambi il cibo sia un semplice fatto di sopravvivenza e poco gusto. Oggi tipo di secondo c'era la parmigiana confezionata di Giovanni Rana (insapore) ma non dico nulla, l'hanno comprata loro, io non ho uscito un euro. Oggi era anche il giorno in cui mio padre e mio fratello sono andati all'all you can eat, loro due soli mentre io mio padre lo vedo con un binocolo mentre sto sul faro di quell'isolotta lontana tanto è distante emotivamente da me. E oggi mia madre ha sfruttato la cosa per poter mangiare alle 14 e vedersi con me 2 puntate della nuova di zerocalcare. Non c'ha capito nulla, dovevo spiegare i temi, il perché so nazisti, che vuol dire stare a rota, però oh, 2 puntate filate seduti a tavola a mangiare lenti. Mai successo.
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co-arch · 2 years ago
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CESARIN SHOWCOOKING
Uno spazio teatrale per lo showcooking in legno all’interno di una fabbrica produttiva di frutta candita. Ci troviamo all’interno di una fabbrica che produce frutta candita, da più di cent’anni, nella Valdalpone, area agricola tra Verona e Vicenza famosa per le piantagioni di Prunus Avium, gli alberi di ciliegie. L’intervento è al primo piano di una palazzina produttiva con tetto a falda, un’altezza interna di circa cinque metri e doppie finestre sul perimetro. L’esigenza era quella di realizzare uno spazio showcooking dove poter girare video dimostrativi per l’impiego dei loro prodotti di pasticceria, una cucina con i relativi servizi e una nuova sala riunioni. Data l’altezza dello spazio interno, la strategia è stata quella di inserire un nuovo volume in legno a doppia altezza che si distaccasse dall’interno esistente industriale e che potesse ospitare tutte le funzioni richieste. L'eredità industriale è visibile nelle putrelle a vista sulle pareti perimetrali, che, verniciate come le pareti, sono come una tela bianca che mette in risalto le linee del progetto. Il volume in legno mette in evidenza l'altezza del soffitto, definendo con giochi di pieni e di vuoti il ritmo degli spazi e creando visuali interne inedite. Il nuovo volume è stato progettato come un grande mobile, ispirato al quadro di Antonello da Messina “San Girolamo nello studio”, vera e propria ossessione, in cui un uomo rinascimentale lavora all’interno di un mobile abitabile. Dipinto noto anche per l’uso impeccabile della prospettiva, restituendo l’immagine di uno spazio vissuto ma insieme utopico e rigoroso. L’altro richiamo è al teatro dovendo realizzare un’area scenica non immediatamente visibile entrando. Per enfatizzare l’aspetto teatrale dello spazio sono state utilizzate, per oscurare le numerose finestre, tende chiare ondulate, che ricordano il sipario. Il volume è stato progettato come una vera e propria casa in legno, con struttura a balloon frame con pilastri e travi in abete, rivestiti in legno di Okumè, che ricorda nel colore il legno del ciliegio; infatti, il prodotto di punta dell’azienda sono le ciliegie. La tecnologia di costruzione è stata scelta per la leggerezza e per facilitare il trasporto e il montaggio. Gli interni del nuovo volume sono stati progettati per contenere tutte le funzioni richieste: a piano terra vicino all’ingresso una piccola area caffè, una seduta e una zona guardaroba, poi proseguendo lungo il corridoio una scala porta al piano soppalco, dietro una porta a filo muro ci sono i bagni dei clienti e proseguendo si apre la sala principale dove si trova il bancone, la cucina con il magazzino e il bagno del personale. Al piano soppalco una sala riunioni con un grande tavolo centrale. La struttura in legno è stata realizzata da una carpenteria dell’Alto Adige. Con cui è stato fatto un lavoro molto interessante sulla prefabbricazione degli elementi strutturali, che ha consentito oltre a velocità e precisione, una qualità altrimenti impossibile. Brand ARREDI E RIVESTIMENTO – Furniture and wood - Rabatto S.r.l. STRUTTURA LEGNO – Wood structure Idealhouse SRL – GMBH / Ainhauser GMBH TENDE – Curtains B&B Group srl PAVIMENTI E RIVESTIMENTI - Flooring Forbo S.r.l. INSTALLAZIONE RIVESTIMENTI DA – Flooring Biraschi S.r.l. IMPIANTO ELETTRICO – Electrical and light Flli Bari S.r.l. IMPIANTO IDRAULICO – HVAC Termoidraulica Valdalpone S.r.l. Luci / Lights Rossini Group S.r.l. https://rossinigroup.it/serie/hole/ Creative Cable https://www.creative-cables.it/sospensioni-con-paralume/19544-lampada-a-sospensione-made-in-italy-completa-di-lampadina-cavo-tessile-paralume-tub-e14-e-finiture-in-metallo.html Sedute / Seating Bd15 chairs – Equilibri Furniture ( design co.arch studio) https://www.equilibri-furniture.com/prodotti/bd15/ PROGETTO DEFINITIVO ESECUTIVO E DIREZIONE LAVORI A project by co.arch studio ARCHITECTURE Principal architects Andrea Pezzoli and Giulia Urciuoli team Matteo Torti, Deniz Agaoglu http://coarchstudio.it https://www.instagram.com/co.arch.studio/ ENGENEERING Ing Emanuele Fornalè https://studiofornale.it/ Photos by SIMONE BOSSI https://www.simonebossi.it/photographer/ https://www.instagram.com/simonebossiphotographer/ RASSEGNA STAMPA https://www.archdaily.com/997399/cesarin-showcooking-crch-studio https://divisare.com/journals/940 https://decor.design/it/cesarin-showcooking-studio-co-arch/ https://divisare.com/projects/475901-co-arch-simone-bossi-cesarin-showcooking https://homeadore.com/2023/04/21/cesarin-showcooking-industrial-design-meets-wooden-elegance/ https://www.gooood.cn/cesarin-showcooking-by-co-arch-studio.htm https://www.archiportale.com/news/2023/04/case-interni/uno-spazio-teatrale-per-il-cesarin-showcooking_93424_53.html https://wooooooow.cn/cesarin-showcooking-italy-co-arch-studio/ https://www.matrix4design.com/it/architettura/co-arch-uno-spazio-teatrale-per-lo-showcooking-in-azienda/ https://www.thisispaper.com/mag/cesarin-project-co-arch
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mezzopieno-news · 4 months ago
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GLI STUDENTI UNIVERSITARI CREANO CITTÀ A MISURA D’API
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Oasi urbane di biodiversità per le api, sparse nel cuore delle città, con fiori nutrienti, piante aromatiche per l’impollinazione e casette rifugio i piccoli insetti impollinatori.
Migliaia di studenti distribuiti in 5 campus universitari italiani sono diventati custodi di centinaia di colonie di api e dell’equilibrio naturale dell’ambiente, attraverso un progetto diffuso che coinvolge i campus di Roma, Bari, Chieti, Firenze e Torino e una popolazione di 5.300 universitari fuori sede. In collaborazione con la startup agri-tech 3Bee specializzata nello sviluppo di sistemi di monitoraggio per la salvaguardia e la protezione delle api, hanno realizzato il progetto “Oasi Urbane di Biodiversità” una serie di aree dedicate, all’esterno dei campus studenteschi in cui vivono, per sostenere la protezione, il benessere e la riproduzione delle api. All’interno dei CX Campus&Hotel e con il supporto della Fondazione Experience, ente filantropico impegnato sul fronte della mobilità studentesca e del diritto allo studio e su quello dell’ecosostenibilità, il programma si estenderà anche ai campus di Trieste, Milano Bicocca e Milano Novate dove gli studenti e le studentesse potranno unire lo studio alla lotta per la salvaguardia delle api, ricreando habitat ideali con risorse mellifere fondamentali.
Spostandosi da un fiore all’altro, le api impollinano oltre 170mila specie vegetali, garantendo così la biodiversità nei vari ecosistemi e permettendo lo sviluppo e la rigenerazione della natura. In un giorno le api di un alveare possono visitare fino a 225mila fiori.
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Fonte: Fondazione Experience; 3Bee
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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La notizia della morte di Ernesto Ferrero addolora chiunque in questo paese si sia occupato di libri negli ultimi cinquant’anni. L’editoria in Italia, a dispetto di ogni pregiudizio, è un’arte più evoluta delle dimensioni del mercato in cui si rispecchia. Ernesto Ferrero di quest’arte conosceva tutto, ne era un maestro.
Ero sempre ammirato quando leggevo i suoi libri (l’ultimo, su Italo Calvino, è bellissimo), ma su di me, su di noi, lui ha esercitato un’influenza anche attraverso i libri altrui, i libri che ha consigliato o pubblicato – grazie al suo lavoro in Einaudi, in Garzanti, in Mondadori, in Bollati Boringhieri –, e attraverso le sue traduzioni.
Qui un primo ricordo personale. Era il 1992, avevo diciannove anni, facevo l’università a Bari. Studiavo giurisprudenza. Venni costretto a letto da un’epatite. Non so chi, per farmi passare il tempo, mi regalò la nuova edizione di Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, che io non avevo mai letto. Non ne fui semplicemente colpito, ma scartavetrato, devastato, e poi restituito al mondo in una nuova forma. Non sapevo nulla di editoria, ma ero un lettore abbastanza sensibile per capire che si trattava di un romanzo impossibile da tradurre. Eppure qualcuno era riuscito a farlo, in modo mirabile. Da quel giorno Ernesto Ferrero divenne per me una sorta di amuleto. Non sapevo neanche che faccia avesse, pensavo a lui quando avevo bisogno di rassicurazioni: c’era gente strepitosamente brava in giro, nel mio paese e nel mio stesso tempo. C’erano maestri da cui imparare.
Nicola Lagioia, Facebook
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t4merici · 1 year ago
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Andrea passerà il mese di giugno a Bari per lavoro, a parte qualche giornata di buco in cui magari tornerà a casa, e già mi ha detto che potrei raggiungerlo qualche giorno per stare un po' di più insieme ma per me giugno = ultima sessione estiva della mia vita (sicuro a settembre ci va almeno un esame). Mi dispiacerebbe non raggiungerlo perché Bari mi piace e tutte le volte che ci sono stata, mi sono trovata benissimo. E poi non ci sono mai stata in piena estate, non sono mai andata al mare con lui tipo a Monopoli o dintorni, dove va di solito con altri musicisti. Quindi, visto che anche a luglio lavorerà, spero ci sia bisogno di lui a Bari, che ci siano bei programmi anche per i percussionisti, così lo raggiungo sul serio, mi faccio un po' di mare lì e torno al Petruzzelli ad ascoltarlo (l'ultima volta è stata autunno scorso).
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situazionespinoza · 8 months ago
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L'aspetto più ridicolo del mio lavoro è che dieci anni fa, quando ancora sognavo di lavorare con la mia scrittura, componevo temi su Dante, sul De Rerum Natura di Lucrezio e sulle Baccanti di Euripide.
Adesso, che con la scrittura ci lavoro, mi trovo ad architettare articoli sui trend eyewear, i rimedi naturali contro il mal di testa, i 5 panifici più in di Bari e sul benessere olistico e integrato del pavimento pelvico.
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carmenvicinanza · 14 days ago
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Marilù Mastrogiovanni
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Gli unici padroni per un giornalista sono i lettori, il nostro Codice deontologico e la Costituzione italiana, la nostra Bibbia laica.
Marilù Mastrogiovanni, autrice di inchieste investigative sulla mafia e di numerosi libri e documentari, è giornalista, regista specializzata in linguaggi visuali, semiologa della comunicazione, ecofemminista esperta di linguaggio di genere e docente al Master di Giornalismo dell’Università di Bari.
Collabora con Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Il Fatto quotidiano, Left e Narcomafie ed è consulente per Presa diretta (Rai3) e Euronews.
Da oltre vent’anni, dirige la rivista Il Tacco d’Italia giornale d’inchiesta scomodo e necessario.
Fa parte del team composto da dodici persone esperte in diritti umani selezionate dal Parlamento italiano per il Comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d’Europa.
È nel direttivo nazionale di Giulia giornaliste, associazione impegnata nella rimozione di discriminazioni e stereotipi contro le donne, veicolati attraverso un uso distorto del linguaggio e delle immagini. Tiene corsi di formazione di aggiornamento professionale per un uso non sessista della lingua.
Numerosi i premi nazionali e internazionali vinti per il suo impegno professionale.
La sua ricerca della verità ha scatenato pericolose reazioni da parte della Sacra Corona unita, la mafia del Salento. Ha scritto, facendo nomi e cognomi, descrivendo la gerarchia dell’organizzazione, indicando le aziende in cui i proventi dello spaccio di droga venivano reinvestiti, scoprendo una fitta rete di fiancheggiatori insospettabili tra i colletti bianchi.
Il suo nome completo è Maria Luisa Mastrogiovanni ed è nata a Casarano, in provincia di Lecce, il 31 ottobre 1969.
Si è laureata, nel 1998, in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano con la specializzazione in Comunicazioni sociali con una tesi in Semiotica sulle figure femminili del fumetto popolare. E successivamente si è diplomata in regia e sceneggiatura cinematografica e televisiva.
In quegli anni ha fondato e curato la rivista di teorie delle comunicazioni sociali Quaderni Eventuali e partecipato alla sceneggiatura, drammaturgia e regia di documentari, cortometraggi e spettacoli teatrali.
Nel 2001 è rientrata in Puglia dove ha conseguito il Master in comunicazione culturale e ambientale presso l’Università di Lecce.
Nel 2003 ha fondato e dirige il mensile d’inchiesta Il Tacco d’Italia, che fino al 2011 è stato in edizione cartacea per poi trasferirsi sul web dove è stato inattivo per un anno e mezzo a causa di un attacco hacker.
Tra il 2007 e il 2012 ha subito minacce e intimidazioni dalla criminalità organizzata per le sue inchieste sul business dei rifiuti e sulle speculazioni edilizie in zone protette.
Ha ricevuto decine di querele, tutte archiviate, da mafiosi, imprenditori e politici. Per motivi di sicurezza è stata costretta a trasferire la sua residenza a Bari.
Nel 2017 è stata tra le estensore del Manifesto di Venezia, che ha portato, nel 2021, alla modifica del Codice unico deontologico per la professione giornalistica, con l’introduzione dell’articolo 5 bis.
Nel 2019 l’OCSE (L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’ha inserita nel panel di esperte internazionali del SOFJO (Safety of Female Journalists Online).
Dal 2021 è presidente della giuria del premio internazionale UNESCO sulla libertà di stampa “Guillermo Cano World Press Freedom Prize“. Nella prima edizione ha premiato Maria Ressa, che insieme a Dimitri Muratov è stata insignita, pochi mesi dopo, del Nobel per la Pace che, per la prima volta, ha riconosciuto il lavoro giornalistico come presidio di democrazia e pace.
Nel 2022 ha fondato il Consorzio editoriale XQ e l’anno seguente il giornale multimediale multilingue XQ the why of the news, finanziato dalla Commissione europea.
Fa parte della redazione di Ossigeno per l’Informazione e Reporters Without Borders. Ha ideato e coordina il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo. È socia fondatrice di CREIS (Centro di ricerca europeo per l’innovazione sostenibile) e fa parte del Centro di ricerca S/murare il Mediterraneo.
Il suo impegno è citato nei libri La donna che morse il cane di Gerardo Adinolfi, nel 2012, nel libro e Il meglio sud, del 2015 di Lino Patruno.
La sua voce libera e dissidente è un faro per le donne, per il Sud, per l’informazione, per i diritti umani e per le nuove generazioni, a cui dedica molto tempo e impegno convinta che è dalle scuole che bisogna ripartire per insegnare il valore dell’informazione come fondamento della Democrazia. 
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