#lavoro Bari
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mezzopieno-news · 2 months ago
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IN ITALIA ANCHE I SENZATETTO POTRANNO AVERE DIRITTO ALL’ASSISTENZA SANITARIA
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L’Italia ha approvato la legge che rende disponibile l’assistenza sanitaria anche ai senza fissa dimora.
Il provvedimento colma un vuoto di tutela che si pone in contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione e con i princìpi ispiratori della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, in base ai quali l’assistenza sanitaria andrebbe garantita a tutti coloro che risiedono o dimorano “nel territorio della Repubblica, senza distinzione di condizioni individuali o sociali”. I senza dimora attualmente sono nell’impossibilità di essere iscritti al Servizio sanitario nazionale e di scegliersi un medico di medicina generale. La nuova legge e il programma sperimentale mirano ad “assicurare progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria” ai senza dimora e per consentirgli di iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, di scegliersi un medico, di accedere ai LEA (le prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza).
“La norma recepisce la richiesta, avanzata anche con la nostra Carta civica della salute globale, di garantire l’assistenza sanitaria di base ai più fragili e agli invisibili, svincolandola dalla residenza anagrafica. Un esempio importante anche di quello che istituzioni, organizzazioni civiche e singoli cittadini possono fare insieme per migliorare le politiche pubbliche del nostro Paese e renderle sempre più vicine ai bisogni delle persone, a partire dai più fragili”, commenta Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. Secondo le rilevazioni e gli indirizzi dell’ISTAT, il provvedimento sarà avviato inizialmente in 14 città metropolitane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
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Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Cittadinanzattiva; immagine di Mart Production
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BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
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t4merici · 8 months ago
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Hanno chiamato Andrea a Bari a suonare per tutto il mese di luglio ed è una settimana che è combattutissimo e fa fatica a dormire perché non sa se accettare 1. all'inizio pensava coincidesse con altri impegni di lavoro 2. dovrebbe partire il giorno del compleanno del papà e non vuole saltarlo 3. ha lo sbatti di dover cercare casa nuova (nella solita sono cambiate alcune cose e non ci torna), fare abbonamento in palestra lì, partire in macchina invece che col treno ecc ecc insomma, tante cose messe insieme. Allora, da brava fidanzata, l'ho aiutato in tutto e sebbene non vorrei separarmi da lui per un mese intero visto l'andazzo qui l'ho supportato e incitato ad accettare. Sembrava avesse deciso di non andare, stamattina stava per scrivere quella mail di rifiuto ma non la inviava. Allora ci siamo messi a rivedere perché dovrebbe accettare e perché no e mi dice che sì, ci sono altre cose, ma non sa nemmeno lui se vuole separarsi da me per un mese intero perché gli mancherei (ormai con la convivenza abbiamo preso i nostri ritmi). Per scherzare gli dico: "ma che ti sei rammollito tutto insieme?" e poi "e se in futuro ti chiamano e abbiamo un piccolo marmocchio in casa, non accetti a prescindere perché ti mancheremmo?". E lui dice che stava pensando alla stessa cosa. Abbiamo chiuso lì e prima di pranzo se n'è andato a suonare nel suo studio. Quando torna si prende decisione definitiva. Gli voglio un mondo di bene.
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nonamewhiteee · 8 months ago
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sono stato assente per un bel po', ed era da tanto che non capitava. d'altronde ho vissuto questo periodo come quando hai voglia di vedere qualcosa, ma passi l'intera serata scegliendo un film che non riuscirai a vedere più, perché ormai è troppo tardi e il mattino dopo devi andare a lavoro. l'unica nota positiva è stato lo scorso weekend a Bari fra canne, Peroni, panzerotti, filtri e cartine rosa. pasti saltati, drum lasciati a metà, stanchezza, bestemmie e pianti. tra le altre ho finito il fumo, e l'idea di passare un weekend da solo, in sto buco di paese mi fa solo esasperare. sono fottutamente stanco di sta vita.
#me
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Mia cara Francesca, le tue lettere arrivano, per lo più, alla sera. Verso le nove. Una mano entra nel buco, dicono "posta", poi le aprono e me le danno. Così le tue parole sono le ultime che ricevo: e me le porto in sogno. [...] Ho lavato i piatti (una ciotola di plastica, un piatto di plastica, delle posate idem) e le pulizie le farò nel pomeriggio, nell'interminabile viaggio che va dalle 15 al mattino dopo. Oggi è giorno di doccia (qui ci si lava un giorno sì e uno no) e aspetto il mio turno. Poi mi vestirò, e andrò all'aria. Girerò in tondo fino alle 11. In questa giostra assurda s'incontra ogni genere di uomini: falsari, spacciatori, zingari, bancarottieri; è un mondo tutto suo, credimi. E pieno di assurde favole, di storie incredibili; è impressionante il numero di giovani, di ragazzi, quasi. Da fuori, non si ha la sensazione di quello che accade qui, e di come enormi siano oggi i problemi della giustizia. Mi chiedi se desidero un libro. Sì. Di Dostoevskij "Memorie da una casa morta": attenzione, non "Memorie dal sottosuolo", che è un altro suo libro. Dico quello (alcuni lo traducono "M dalla casa dei morti") che parla della sua prigionia a Semipalatinsk, in Siberia. Lo lessi anni fa, e siccome è pieno di pensieri sulla pena, la prigione, e altro, vorrei rileggerlo. Davvero. Va bene? E io che posso restituirti? Senti, sbaglio o con Renata sei in freddo? Non so, mi è parso di capire che, in quel suo tirarsi indietro ti desse della pena. Guarda: succede, e alle volte è meglio che un amico dica francamente il suo pensiero piuttosto che vederlo accettare per forza. E il resto del lavoro? E la vita? E Milano? Io sono disgustato all'idea che esistano "giornalisti" del tipo attualmente in circolazione: criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili, folli. Adesso è di moda chiamare questo "il carcere dei vip": perché non vengono, per sette giorni, a questo Portofino delle manette? Credimi: il nostro non è un Paese. Ho gioito al ritrovamento delle reliquie del tuo S. Francesco: non avevo dubbi, credi, che il finale fosse quello. E troveranno il resto. Vuoi scommettere? Mi chiedi dei sogni? Beh, sono molto teneri, dolcissimi. Mi pare di essere accanto a te, e di perdermi nei tuoi occhi. È delizioso. Anche se è la sbiadita, pallida immagine del vero. Ma ti sogno spesso. Ti ho detto: ora sono sereno, niente può più toccarmi. Mi metterò a studiare storia, che e la mia passione. Storia italiana. Poi, mi interessa enormemente la "comune coscienza del peccato", che è cosa ancora più debole, da noi, del "comune senso del pudore". Parlo con delinquenti veri, Cicciotta: e mi interessa la loro psicologia, la loro relatività, il loro codice, che è, in molti casi, anche se patologico, regolato da leggi ferree. Sì, ho vissuto molte vite: so e conosco cose che nessun viaggiatore vede e vedrà mai, avrò da riempire sere e sere d'inverno. Non andrò mai più allo zoo: l'idea di una gabbia mi darà, per sempre, un fremito di disgusto. Tu dici che sono forte: io non lo so, Cicciotta. Sento che mi sentirei indegno di vivere, se fossi diverso. Non si può concedere loro niente: sono dei bari, capisci? Questo Paese ha sempre piegato la schiena, baciando la mano di chi lo pugnalava. E non ci sarebbero tiranni, se non ci fossero schiavi. Il vero patrono d'Italia (e non capisco perché non lo facciano) dovrebbe essere Don Abbondio. San Francesco poteva nascere benissimo in qualunque altra parte del mondo. Solo Don Abbondio è irresistibilmente, disgustosamente italiano. A me spiace parlar male del mio Paese: ma deve cambiare. È l'"odi et amo" di Catullo (traduzione di Ceronetti): e se vuoi un ritratto, che condivido, dell'Italia, leggi, sempre di Ceronetti "Viaggio in Italia" (Einaudi). È una barca cariata, un guscio vuoto, pieno di vermi, che galleggia su un mare inquinato. E per le anime, è peggio. Ti abbraccio, Cicciotta. Tanto tanto Enzo [Bergamo, domenica 9 Ottobre '83] “
Enzo Tortora, Lettere a Francesca, Pacini Editore, 2016¹; pp. 82-84.
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situazionespinoza · 2 years ago
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un giorno
Un giorno io avrò la Partita Iva e pagherò un sacco di tasse, ma avrò anche i miei bigliettini da visita e un portfolio da spavento che porterò in tutti i posti di Bari.
Bar, ristoranti, edicole, scuole, parrucchieri, studi medici, fruttivendoli, supermercati, bancarelle: qualunque cosa o persona abbia bisogno di vendere avrà il mio biglietto da visita sotto il naso e il mio sito web nella cronologia di Google.
Un giorno, anche se tra dieci anni, io sarò una delle migliori copywriter della mia regione e per ogni svolazzo su un foglio sarò pagata migliaia di euro.
Un giorno potrò chiudere il computer alle 18 spaccate e non dovrò più annuire e sorridere a nessuno.
Un giorno avrò dei dipendenti, sarò nella posizione di insegnare a nuove persone tutto quello che ho imparato io. E quel giorno non farò ostruzionismo, non lascerò che loro navighino nell'incertezza e nei dubbi e nella paura.
Un giorno sarò una buona datrice di lavoro: farò contratti, contratti veri, e pagherò le tasse che devo pagare. I miei dipendenti avranno accesso alle risorse formative più eccellenti, conosceranno a menadito tutti i tool gratuiti esistenti e mai, mai, mai riceveranno una mia chiamata o un mio messaggio nel fine settimana.
Un giorno dimostrerò a tutte le persone per cui ho lavorato che non sono io quella pazza, non sono io quella stupida, non sono io quella cocciuta e non sono io quella che ha sempre la luna storta. Dimostrerò a tutte le persone per cui ho lavorato e da cui ho ricevuto stipendi da fame, gatekeeping, lassismo, menefreghismo e mancanza di rispetto mascherata da retorica spiccia che si può offrire un modello di lavoro migliore.
Si può e si deve.
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libriaco · 10 months ago
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Indolenza
Mentre studiamo con attenzione la vanità della vita umana, e volgiamo tutti i pensieri alla natura vuota ed effimera delle ricchezze e degli onori, forse non facciamo che lusingare senza sosta la nostra indolenza naturale, la quale, odiando il trambusto del mondo ed il lavoro aspro ed estenuante degli affari, cerca un pretesto ragionevole per darsi una piena ed incontrollata indulgenza.
D. Hume, [An Enquire concerning Human Understanding, 1748], Ricerca sull'intelletto umano, Bari, Laterza, 1996 [Trad. M. Dal Pra]
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Juice Sanguinis
Francesco Paolo de Ceglia è stato già protagonista di uno dei miei post bibliofili, qualche anno fa, quando scrisse un libro eccezionale sulla Storia del Miracolo di San Gennaro, che fu una lettura entusiasmante. È con lo stesso spirito di curiosità che ho comprato il suo ultimo, lavoro, dal titolo, non si può dire altro, gotico:
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Anche in questo caso si tratta di una Storia Naturale, intesa come studio e descrizione dei componenti della natura, che stavolta riguarda i vampiri. Dico subito una cosa: non esiste una traduzione precisa del concetto di “vampiro” e persino la sua etimologia è oscura e misteriosa (va da sé, visto l’argomento, si potrebbe pensare), ma è chiaro che la nostra idea di “Vampiro” un succhiasangue spesso ben vestito che abita un castello terrificante sta al termine come Babbo Natale sta alla Coca-Cola. E lo spiega, con la sua scrittura precisa e barocca, il professore de Ceglia, che insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari, intraprendendo un percorso affascinante che parte da un dato storico: a metà del 1700, un po’ per pruderie editoriali un po’ per motivi politici, alcuni resoconti di ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico, mandati da Vienna in sperduti angoli orientali dell’Impero, scoprirono che le popolazioni locali avevano “problemi” riguardanti dei “ritornati”, persone cioè morte ma che continuavano a disturbare la popolazione, soprattutto i familiari. Si fecero indagini, autopsie, e tra il preoccupato e lo scettico quei documenti arrivarono a Vienna, e segretamente poi pubblicati e ripresi da numerose Riviste Scientifiche e letterarie che accesero la miccia sui morti viventi dell’Europa orientale. Da qui, con un lavoro filologico e storico impressionante (oltre 1000 note, più di 400 tra Autori e Testi citati) de Ceglia indaga a ritroso sulle tradizioni legate a queste presenze, al ruolo che la Chiesa ha giocato sulla loro diffusione o sul loro confinamento, sulle problematiche teologiche, storiche e persino economiche. E si scopre che sotto la definizione vampiro si annidano figure che adesso definiamo con altri nomi, come gli zombie, ma che a seconda del contesto avevano caratteristiche specifiche, e molte altre comuni, che attraversano per centinaia di anni alcune zone dell’Europa. La storia è, il più delle volte, sempre la stessa: dopo il suo decesso, un membro marginale della comunità, spesso segnato da caratteristiche fisiche peculiari, ritorna col proprio corpo (e non semplicemente come spettro evanescente) a tormentare la popolazione del proprio villaggio, del tutto indifferente alla ratio che vorrebbe un corpo sepolto, e riesumato solo per accertarne l’assenza di decomposizione o eventualmente arderlo, inamovibile e del tutto incapace di vagare quando cassa e terra lo abbracciano. Ma non fu sempre così, e la categorizzazione delle varie differenze è meravigliosa, come lo scoprire perchè, e nel libro è prontamente spiegato, ci sono intere fasce di territorio europeo dove questo fenomeno non si riscontra. 
Ma Dracula? Beh, questo lo posso svelare: fu un bellissimo ma cagionevole di salute scrittore irlandese, che nel 1890 stava scrivendo un libro, dal titolo provvisorio di Conte Wampyr lo inventò. Si imbattè in un libello nascosto in una biblioteca, Resoconto sui principati di Valacchia e Moldavia, nel quale aveva letto: “Dracula in lingua valacca significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio,. azioni crudeli o abilità”. Persino il riferimento a Vlad III Dracula, detto l’Impalatore (Tepes,  nomignolo che si sarebbe affermato dopo la sua morte) è piuttosto occasionale. Quando uscì il suo romanzo, nel 1897, il clamoroso successo e l’imperitura trasfigurazione in opere teatrali e soprattutto cinema e televisione (potere dell’immagine, punto dell’era contemporanea) Dracula si trasformò in un elegante mordicollo, che odia la luce, che preferisce le tenebre e che trasforma chi morde in vampiro (che leggendo il libro sono caratteristiche che non si riscontrano, se non in minima parte, nelle storie dei vampiri “naturali” e sono tutta farina del sacco di Stoker).
Soprattutto, e qui sta la bellezza secondaria, è un grande affresco sul ruolo storico, culturale, politico e simbolico del rapporto con l’altro, con il diverso e, en passant, con la morte. E ci sono delle osservazioni che davvero entusiasmano (per chi leggerà il libro, raccomando particolare attenzione all’introduzione dell’idea del Purgatorio o come, per evitare pericolose contaminazioni, i segnali di santità sui corpi cambino repentinamente per non confondersi con quelli dei “non morti”).
È una lettura impegnativa, sia per l’argomento, per il tono da pubblicazione accademica (ma molto ironica e in alcuni passaggi esilarante) e anche per il prezzo del volume (34€) ma che scandaglia la storia dai miti greci fino a Buffy L’ammazzavampiri e True Blood o Twilight, nuovi fenomeni che cambiano ancora radicalmente la figura del vampiri, regalandole nuove e inaspettati rappresentazioni. D’altronde il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. C’è sempre più mistero (Anaïs Nin).
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benzedrina · 2 years ago
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Da quando ho smesso di andare a Bari per lavoro, ho scroccato pranzi quasi ogni giorno dai miei. Più che altro mi sveglio tardi e non faccio quasi mai la spesa per me, ma vabbè vivono a 2 passi da me e ormai sono presenza fissa da loro. Ho notato come mia madre odi cucinare, dal profondo. Lo fa per sopravvivenza e perché mio padre non fa na ceppa. E più di tutto ho notato come nei giorni in cui mio padre salta lavoro, lei odi cucinare e sedersi a tavola alle 13 precise, spaccato il secondo.
Di solito funziona così, ti siedi e in dieci minuti hai mangiato primo, secondo, frutta e dolce. Quindici minuti al massimo. Credo che per entrambi il cibo sia un semplice fatto di sopravvivenza e poco gusto. Oggi tipo di secondo c'era la parmigiana confezionata di Giovanni Rana (insapore) ma non dico nulla, l'hanno comprata loro, io non ho uscito un euro. Oggi era anche il giorno in cui mio padre e mio fratello sono andati all'all you can eat, loro due soli mentre io mio padre lo vedo con un binocolo mentre sto sul faro di quell'isolotta lontana tanto è distante emotivamente da me. E oggi mia madre ha sfruttato la cosa per poter mangiare alle 14 e vedersi con me 2 puntate della nuova di zerocalcare. Non c'ha capito nulla, dovevo spiegare i temi, il perché so nazisti, che vuol dire stare a rota, però oh, 2 puntate filate seduti a tavola a mangiare lenti. Mai successo.
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co-arch · 2 years ago
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CESARIN SHOWCOOKING
Uno spazio teatrale per lo showcooking in legno all’interno di una fabbrica produttiva di frutta candita. Ci troviamo all’interno di una fabbrica che produce frutta candita, da più di cent’anni, nella Valdalpone, area agricola tra Verona e Vicenza famosa per le piantagioni di Prunus Avium, gli alberi di ciliegie. L’intervento è al primo piano di una palazzina produttiva con tetto a falda, un’altezza interna di circa cinque metri e doppie finestre sul perimetro. L’esigenza era quella di realizzare uno spazio showcooking dove poter girare video dimostrativi per l’impiego dei loro prodotti di pasticceria, una cucina con i relativi servizi e una nuova sala riunioni. Data l’altezza dello spazio interno, la strategia è stata quella di inserire un nuovo volume in legno a doppia altezza che si distaccasse dall’interno esistente industriale e che potesse ospitare tutte le funzioni richieste. L'eredità industriale è visibile nelle putrelle a vista sulle pareti perimetrali, che, verniciate come le pareti, sono come una tela bianca che mette in risalto le linee del progetto. Il volume in legno mette in evidenza l'altezza del soffitto, definendo con giochi di pieni e di vuoti il ritmo degli spazi e creando visuali interne inedite. Il nuovo volume è stato progettato come un grande mobile, ispirato al quadro di Antonello da Messina “San Girolamo nello studio”, vera e propria ossessione, in cui un uomo rinascimentale lavora all’interno di un mobile abitabile. Dipinto noto anche per l’uso impeccabile della prospettiva, restituendo l’immagine di uno spazio vissuto ma insieme utopico e rigoroso. L’altro richiamo è al teatro dovendo realizzare un’area scenica non immediatamente visibile entrando. Per enfatizzare l’aspetto teatrale dello spazio sono state utilizzate, per oscurare le numerose finestre, tende chiare ondulate, che ricordano il sipario. Il volume è stato progettato come una vera e propria casa in legno, con struttura a balloon frame con pilastri e travi in abete, rivestiti in legno di Okumè, che ricorda nel colore il legno del ciliegio; infatti, il prodotto di punta dell’azienda sono le ciliegie. La tecnologia di costruzione è stata scelta per la leggerezza e per facilitare il trasporto e il montaggio. Gli interni del nuovo volume sono stati progettati per contenere tutte le funzioni richieste: a piano terra vicino all’ingresso una piccola area caffè, una seduta e una zona guardaroba, poi proseguendo lungo il corridoio una scala porta al piano soppalco, dietro una porta a filo muro ci sono i bagni dei clienti e proseguendo si apre la sala principale dove si trova il bancone, la cucina con il magazzino e il bagno del personale. Al piano soppalco una sala riunioni con un grande tavolo centrale. La struttura in legno è stata realizzata da una carpenteria dell’Alto Adige. Con cui è stato fatto un lavoro molto interessante sulla prefabbricazione degli elementi strutturali, che ha consentito oltre a velocità e precisione, una qualità altrimenti impossibile. Brand ARREDI E RIVESTIMENTO – Furniture and wood - Rabatto S.r.l. STRUTTURA LEGNO – Wood structure Idealhouse SRL – GMBH / Ainhauser GMBH TENDE – Curtains B&B Group srl PAVIMENTI E RIVESTIMENTI - Flooring Forbo S.r.l. INSTALLAZIONE RIVESTIMENTI DA – Flooring Biraschi S.r.l. IMPIANTO ELETTRICO – Electrical and light Flli Bari S.r.l. IMPIANTO IDRAULICO – HVAC Termoidraulica Valdalpone S.r.l. Luci / Lights Rossini Group S.r.l. https://rossinigroup.it/serie/hole/ Creative Cable https://www.creative-cables.it/sospensioni-con-paralume/19544-lampada-a-sospensione-made-in-italy-completa-di-lampadina-cavo-tessile-paralume-tub-e14-e-finiture-in-metallo.html Sedute / Seating Bd15 chairs – Equilibri Furniture ( design co.arch studio) https://www.equilibri-furniture.com/prodotti/bd15/ PROGETTO DEFINITIVO ESECUTIVO E DIREZIONE LAVORI A project by co.arch studio ARCHITECTURE Principal architects Andrea Pezzoli and Giulia Urciuoli team Matteo Torti, Deniz Agaoglu http://coarchstudio.it https://www.instagram.com/co.arch.studio/ ENGENEERING Ing Emanuele Fornalè https://studiofornale.it/ Photos by SIMONE BOSSI https://www.simonebossi.it/photographer/ https://www.instagram.com/simonebossiphotographer/ RASSEGNA STAMPA https://www.archdaily.com/997399/cesarin-showcooking-crch-studio https://divisare.com/journals/940 https://decor.design/it/cesarin-showcooking-studio-co-arch/ https://divisare.com/projects/475901-co-arch-simone-bossi-cesarin-showcooking https://homeadore.com/2023/04/21/cesarin-showcooking-industrial-design-meets-wooden-elegance/ https://www.gooood.cn/cesarin-showcooking-by-co-arch-studio.htm https://www.archiportale.com/news/2023/04/case-interni/uno-spazio-teatrale-per-il-cesarin-showcooking_93424_53.html https://wooooooow.cn/cesarin-showcooking-italy-co-arch-studio/ https://www.matrix4design.com/it/architettura/co-arch-uno-spazio-teatrale-per-lo-showcooking-in-azienda/ https://www.thisispaper.com/mag/cesarin-project-co-arch
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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La notizia della morte di Ernesto Ferrero addolora chiunque in questo paese si sia occupato di libri negli ultimi cinquant’anni. L’editoria in Italia, a dispetto di ogni pregiudizio, è un’arte più evoluta delle dimensioni del mercato in cui si rispecchia. Ernesto Ferrero di quest’arte conosceva tutto, ne era un maestro.
Ero sempre ammirato quando leggevo i suoi libri (l’ultimo, su Italo Calvino, è bellissimo), ma su di me, su di noi, lui ha esercitato un’influenza anche attraverso i libri altrui, i libri che ha consigliato o pubblicato – grazie al suo lavoro in Einaudi, in Garzanti, in Mondadori, in Bollati Boringhieri –, e attraverso le sue traduzioni.
Qui un primo ricordo personale. Era il 1992, avevo diciannove anni, facevo l’università a Bari. Studiavo giurisprudenza. Venni costretto a letto da un’epatite. Non so chi, per farmi passare il tempo, mi regalò la nuova edizione di Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, che io non avevo mai letto. Non ne fui semplicemente colpito, ma scartavetrato, devastato, e poi restituito al mondo in una nuova forma. Non sapevo nulla di editoria, ma ero un lettore abbastanza sensibile per capire che si trattava di un romanzo impossibile da tradurre. Eppure qualcuno era riuscito a farlo, in modo mirabile. Da quel giorno Ernesto Ferrero divenne per me una sorta di amuleto. Non sapevo neanche che faccia avesse, pensavo a lui quando avevo bisogno di rassicurazioni: c’era gente strepitosamente brava in giro, nel mio paese e nel mio stesso tempo. C’erano maestri da cui imparare.
Nicola Lagioia, Facebook
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mezzopieno-news · 4 months ago
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IL CONSERVATORIO DI TRIESTE DIVENTA IL PRIMO ACCESSIBILE AI NON VEDENTI
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Il Conservatorio Tartini di Trieste è il primo in Italia a dotarsi di una tecnologia che permette alle persone con disabilità visiva di muoversi e di operare autonomamente all’interno della sua sede, senza la necessità di un accompagnatore.
L’accademia musicale triestina è la prima ad installare la nuova tecnologia LETIsmart che rende possibile la piena accessibilità dell’intero istituto di alta formazione musicale ai non vedenti e agli ipovedenti, studenti, insegnanti e pubblico. Il sistema permette l’utilizzo totalmente inclusivo di tutti i servizi, dagli spazi di studio, alle biblioteche, le sale di musica e per i concerti, i servizi igienici e i locali per il ristoro. Il sistema LETIsmart funziona grazie a un sistema di radiofari localizzatori installati in diversi punti dell’edificio. Questi segnalatori sono in grado di comunicate con il bastone bianco degli ipovedenti e fornire loro indicazioni in tempo reale sull’ambiente circostante, attraverso messaggi vocali o sensoriali.
Trieste è la prima città ad aver sperimentato il sistema LETIsmart su tutti i mezzi pubblici, gli attraversamenti semaforici sonori, i punti di interesse e le informazioni urbane e commerciali. 17 città altre città italiane hanno adottato questo sistema, tra cui Torino, Novara, Milano, Udine, Como, Bologna, Bari, Matera e Alghero. Il sistema è facilmente espandibile con un modello a rete di segnalatori che possono essere attivati da un dispositivo personale portatile, piccolo, leggero e facile da usare anche da persone anziane e senza una preparazione specifica che rende indipendenti i disabili visivi.
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Fonte: Conservatorio Tartini Trieste; LETIsmart; foto di Ivan Samkov
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t4merici · 2 years ago
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Andrea passerà il mese di giugno a Bari per lavoro, a parte qualche giornata di buco in cui magari tornerà a casa, e già mi ha detto che potrei raggiungerlo qualche giorno per stare un po' di più insieme ma per me giugno = ultima sessione estiva della mia vita (sicuro a settembre ci va almeno un esame). Mi dispiacerebbe non raggiungerlo perché Bari mi piace e tutte le volte che ci sono stata, mi sono trovata benissimo. E poi non ci sono mai stata in piena estate, non sono mai andata al mare con lui tipo a Monopoli o dintorni, dove va di solito con altri musicisti. Quindi, visto che anche a luglio lavorerà, spero ci sia bisogno di lui a Bari, che ci siano bei programmi anche per i percussionisti, così lo raggiungo sul serio, mi faccio un po' di mare lì e torno al Petruzzelli ad ascoltarlo (l'ultima volta è stata autunno scorso).
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pietroalviti · 17 days ago
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Musa Lezha ci ha lasciati, è stato il riferimento per la comunità albanese di Ceccano
Lo conoscevano tutti, per anni era stato una sorta di mediatore culturale per i suoi connazionali in cerca di lavoro in Italia. Era andato via da Tirana, la sua città in Albania, con la nave che aveva attraccato a Bari nel 1991. Non so come fosse arrivato a Ceccano. So soltanto che aveva capito che la scuola era il vero elevatore sociale per i ragazzi albanesi che ora dimoravano a Ceccano. Tante…
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situazionespinoza · 11 months ago
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L'aspetto più ridicolo del mio lavoro è che dieci anni fa, quando ancora sognavo di lavorare con la mia scrittura, componevo temi su Dante, sul De Rerum Natura di Lucrezio e sulle Baccanti di Euripide.
Adesso, che con la scrittura ci lavoro, mi trovo ad architettare articoli sui trend eyewear, i rimedi naturali contro il mal di testa, i 5 panifici più in di Bari e sul benessere olistico e integrato del pavimento pelvico.
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yesblognews · 23 days ago
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Cucina Regionale: 11 piatti tipici baresi
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Il nostro percorso nella cuna regionale ci fa tornare in Puglia dove vi presenteremo i piatti tipici baresi. Sapete che questa Regione è famosa sia per il suo magnifico territorio che per il cibo e la tradizione culinaria? Scopriamo insieme cosa mangiare almeno una volta nella vita a Bari, capoluogo di Regione.
Bari...l'essenza della tradizione
  La Puglia, oltre che essere una terra ricca di monumenti, storia e paesaggi mozzafiato, è anche una terra ricca di importanti tradizioni culinarie e con piatti tipici baresi che tutti ci invidiano. La città per eccellenza della tradizione è Bari che è l'essenza della tradizione pugliese con piatti tipici e gustosi che lasciano sempre un'acquolina in bocca anche solo a sentirne parlare. Quindi chi visita la Puglia, deve assolutamente fare "capolino" nella bellissima Bari per degustare i suoi piatti tipici conosciuti in tutto il mondo. I piatti della cucina barese sono delle prelibatezze che derivano da una lunga tradizione e, spaziano, dai primi ai secondi comprendendo anche spuntini ed "antipasti speciali" di cui solo i baresi conoscono la "soddisfazione" che lasciano in bocca rendendo il palato "felice" di averli assaporati. La cucina barese è semplice, composta da ingredienti genuini e facilmente reperibili, che danno un sapore straordinario ad ogni piatto. In questa categoria potrai trovare tutti i piatti tipici italiani.
Visitare Bari tra le viuzze tipiche
  Per conoscere le prelibatezze baresi, bisognerebbe farsi una bella passeggiata per Bari, soprattutto in Bari vecchia, dove il profumo della cucina e del cibo, rimanda indietro ai tempi che furono ed ai ricordi di una volta. Le strade di Bari vecchia "parlano" di tradizione della buona cucina fatta di passione e di amore per la cucina della propria città.
11 piatti tipici baresi
  I piatti tipici della tradizione pugliese sono vari ma, sicuramente, ce ne sono alcuni che sono i classici della tradizione conosciuti anche a livello mondiale. Vediamo insieme 11 piatti tipici baresi, quali sono quelli più conosciuti e popolari anche nel mondo: - Le orecchiette: è il piatto simbolo della cucina barese. Si tratta di pasta di grano duro con una forma arrotondata e concava al centro proprio come la forma di un orecchio. Sono chiamate in dialetto barese "récchietèdde (per la somiglianza all'orecchio) o strasc’nat (perchè per dare la forma l'impasto viene trascinato)". La loro storia è molto antica: risale alla dominazione Normanno-sveva... Si possono assaporare con le cime di rapa o con il ragù di cavallo e le braciole; - La tiella patate, riso e cozze: è un piatto della tradizione contadina e si somiglia alla paella spagnola. Si trattava di un piatto veloce da preparare e serviva per far mangiare i contadini dal ritorno dal lavoro nei campi. Inizialmente non si usavano solo le patate, riso e cozze ma anche altri tipi di verdure che si avevano in casa. Infatti era un piatto di recupero per consumare ciò che si aveva unendo terra e mare...; - Gli spaghetti all’assassina: un piatto in voga negli ultimi che ha origine proprio a Bari. Sono stati inventati nel 1967 dal cuoco Enzo Francavilla...si tratta di un piatto dai sapori piccanti da cui ha origine il nome per l'abbondanza del peperoncino con cui il piatto è condito. Vengono cotti in una padella di ferro affinché siano croccanti e bruciacchiati; - La focaccia barese: ottimo spuntino inventato dai Fenici. E' arrivata a Bari durante la colonizzazione greca e, con cui baresi e non, si deliziano tutte le volte che ne hanno voglia. Nel 2001, ha battuto i cibi del McDonald’s, perchè ad Altamura era stata aperta una sede del fast food, accanto al "Panificio Di Gesù", specializzato nella produzione della focaccia. Sapore inconfondibile con il suo impasto fragrante, pomodoro fresco e tanto tanto olio d’oliva, è diventata celebre in tutto il mondo; - Sgagliozze e popizze: si tratta di "finger food" che non mancano mai negli aperitivi baresi. Le sgagliozze sono cubetti di polenta fritti e conditi con una spolverata di sale mentre le popizze sono frittelle dalla forma piccola ed  irregolare; - I taralli pugliesi: anche i taralli sono uno spuntino da non perdere in quanto sono una vera bontà. Sono a base di farina, olio d’oliva, sale e vino bianco... Una leggenda narra che furono inventati nel 1400 da una giovane donna che doveva sfamare i suoi figli. Invece, il nome "tarallo", deriva dalla parola greca "daratos" che significa “variante del pane”. Oltre alla variante classica, ci sono anche quelli al peperoncino, alla cipolla, al curry, alla curcuma, ecc.; - Pesce e frutti di mare crudi: per i baresi, questo piatto, è un orgoglio non da poco che più li rappresenta! E' un piatto "patrimonio dell'umanità", che non si potrà non assaggiare. Il crudo di mare, è definito la “colazione dei pescatori”. Il piatto, da consumare assolutamente crudo con un pò di limone, è composto da: cozze, allievi, tartufi, ostriche, ricci di mare e polpo. Quindi, i viaggiatori che vogliono assaporare le tradizioni culinarie baresi, devono godersi questo piatto di fronte al mare con una birra. In questo modo "entreranno" in simbiosi con la cultura e la tradizione barese.
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allianzagenziabari · 1 month ago
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