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PRIMA PAGINA La Nuova Sardegna di Oggi lunedì, 29 luglio 2024
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ATAC ti penso. Roma ti amo
what do you guys think when you hear Rome Italy
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Soltanto colleghi, io e Anna
Lavoriamo nella stessa azienda da anni entrambi. Io ho più di cinquant'anni e un po’ di… sana pancetta. Anna, il mio capo, ne ha un po’ meno di cinquanta ma è sempre una vera bellezza: piccolina ma con tutte le sue cose a posto e ben soda. Una vera sportiva. In azienda non c'è nessuno che non le sbavi dietro. Malgrado queste differenze, siamo comunque sempre andati molto d'accordo. Tra noi e con gli altri colleghi: battute, frizzi e lazzi quanti ce ne possono stare in una giornata d'impegno costante. Concentrati ogni giorno fianco a fianco, lavorando molto, ma allo stesso tempo stimandoci e aiutandoci reciprocamente. Ognuno poi a casa con la sua famiglia.
Nell'ambito di cambiamenti di rilievo nella nostra area aziendale di competenza, nell'autunno di due anni fa abbiamo dovuto trasferirci in gruppo in Spagna per un paio di mesi di aggiornamento. Eravamo una decina di colleghi e prendemmo alloggio tutti nella stessa struttura, che offriva stanze attrezzate con cucinino a prezzo conveniente. La sera poi: o tutti al ristorante lì vicino, oppure ci si arrangiava; si comperava qualcosa in rosticceria o al supermercato, quindi si cucinava e mangiava in stanza. Due fili di spaghetti, un petto di pollo, inslata: cose così.
Un sabato, tutti erano più o meno in giro per la città più vicina, tranne noi due, che avevamo deciso di prenderci una pausa. Comperata un po' di roba, ci siamo trovati quindi a spadellare e mangiare nella sua stanza da soli, io e lei. Dopo una buona cena, a dispetto delle minime condizioni organizzative, un po' di ottimo vino spagnolo, abbiamo fatto due chiacchiere in libertà e un certo grado di antica confidenza ci ha portati a superare la sottile linea di confine che separa la normale amicizia tra colleghi da sentimenti esclusivi di intimità a due.
Durante una pausa, le ho chiesto a bruciapelo: "Senti un po’: prima che me ne vada a letto, dopo tanti anni, con tutto l'affetto che c'è tra noi due, lontani da casa… me lo dai un bacio?"
"Ma che cazzo dici? Sei scemo?"
"E dai: che ti costa… non lo saprà mai nessuno…"
"Smettila: mi stai imbarazzando e facendo diventare rossa. Ora mi sto arrabbiando. Seriamente…"
"Che scema che sei… sono tristissimo; vabbè: adesso me ne vado."
"No, dai… Con quel muso da bambino deluso... Porca zozza, dai non mi far sentire in colpa… vieni qua… (e mi diede un bacio veloce e leggerissimo sulla bocca)"
"E quello che era? Che siamo: due scolaretti?"
"Porca troia, stasera… Guarda: basta che la finisci. E mi raccomando: che la cosa resti qui, chiaro?"
Quindi mi gettò le braccia al collo e mi diede un bacio da sballo, succhiandomi la lingua e lavorandosela a lungo.
"Mmmmh… va un po’ meglio…"
"Va un po’ meglio? Cazzo dici: t'ho dato un bacio che avrebbe resuscitato un morto… Mo’ mi incazzo…"
"Ma io per la verità volevo baciarti altro: le tue labbra più private… Quelle in basso…"
"Senti: adesso vai dritto dritto a fare in culo, vai… Stasera propriooo…"
"Va bene, un ultimo disperato tentativo: giuro che se me la fai solo vedere, poi me ne vado nella mia stanza… Cazzo: ci conosciamo da quasi venti anni, che c'è di male a vedersi nudi…"
"Dai, smettila: adesso veramente non sei più divertente. E togliti dalla faccia quell'espressione da cane bastonato… Mannaggia la zozza… (Fissandomi muta per venti secondi) Guarda: solo perché ti stimo, perché mi hai sempre aiutato in mille maniere… poi però ti levi subito dal cazzo, ok? Che stasera mi stai proprio a far girare i coglioni ad elica… Ti faccio licenziare, sai? Mando un'email al Personale appena esci..." A quel punto, seduta sul letto si tolse le scarpe. Guardandomi fisso negli occhi, si sfilò i sexy-jeans a pelle, poi le mutandine che mi gettò in faccia e infine allargò le sue gambe: bellissime e nude. Un miracolo d'erotismo proprio lì, davanti ai miei occhi sgranati.
Io allora scesi in ginocchio come se avessi visto la Madonna e mi avvicinai alla sua fica. Ne sentivo l'odore meraviglioso, che era per me un vero e proprio afrodisiaco.
"Aaaah… devo dire che sei proprio stupenda anche qui sotto… sei una strafica, te l'ho sempre detto… sei un vero capolavoro della natura. Sia benedetta tua madre!"
"Seeee: bonasera… Grazie, scemo… Dai… Adesso smamma…"
Anna aveva le guance rosse come un peperone, mentre si scherniva; ma comunque le si leggeva in viso che era molto lusingata dal mio apprezzamento sincero e che era intrisa di un sottile e sensuale piacere, nel sentirsi così manifestamente desiderata. E non accennava a rivestirsi. Muoveva le gambe a destra e sinistra e così facendo apriva e chiudeva la fica.
Era un gioco erotico sottilissimo, insolito e bellissimo: per me e per lei. Bellissima, Anna: che ora si trovava in una dimensione nuova, per giunta a fica nuda, esposta e con qualcuno che non era suo marito, un uomo certamente buono, ma che la dava per scontata, come mi aveva confessato più volte. E tutto ciò le piaceva: non avrebbe mai voluto che me ne andassi, ne ero sicuro. Era felice di farsi ammirare la fica e l'ano nudi dal suo collega fraterno e protettivo. Era diventata in quel momento una docile e indifesa peccatrice, ma si sentiva tranquilla e al sicuro, con me; pur trovandosi lontana da casa e dalla sua immagine ufficiale integerrima di moglie e madre di famiglia.
"Ora per finire la serata in bellezza, posso baciartela rapidamente? Daiiii…. fammelo fare…"
"Noooooo, pazzo! Ma che cazzo dici… non puoi fare sul serio…"
Intanto, allargava un po’ di più le gambe, alzando contemporaneamente il bacino. Avanzava sul bordo del letto fino quasi a cadere, offrendosi chiaramente al mio viso sempre più vicino a quella meraviglia. Ne percepivo l'odore e la vedevo evidentemente umida, palesemente preda del suo desiderio.
"Guarda, Anna: te le sfioro soltanto e rapidamente con la bocca, queste tue labbra deliziose. Poi mi alzo e me ne vado: giuro… fammelo fare: ti prego… ne ho bisogno, stasera… sono lontano da mia moglie, tu da tuo marito… non puoi farmi morire così: mi struggerò di passione, nel letto…"
"Dai, allora. Uffaaaa… ma tu guarda che cazzo mi tocca fare a me, stasera! Sbrighiamo ‘sta cazzo di faccenda. Vai molto veloce, stronzo…"
Non me lo sono fatto ripetere e ho immediatamente incollato le labbra alla sua fica, mettendo le mie mani sui suoi fianchi nudi per attirarla e stringermela tutta. E non intendevo sfiorarla romanticamente: ho iniziato direttamente a succhiarla forte e a mangiarla. Non mi sarei staccato da quel vero paradiso in Terra per tutto l'oro del mondo. Lei diceva debolmente:
"Dai, su: ma che cazzo fai… non dobbiamo… adesso staccati e vattene… daiii…. oooooh... maledetta testa di cazzo: eravamo d'accordo… suuu… dai: alzati…. aaaah…
E sussurrava quelle parole tenendo ben ferma la mia testa contro il suo bacino, che cominciava deliziosamente e sensualmente a muovere. La adoravo letteralmente. Sarei morto, pur di non staccarmi da lei. L'ho odorata, leccata, succhiata e ingoiata per una buona mezz'ora: se la meritava tutta. Giocavo con le sue grandi e piccole labbra; gliele aspiravo forte e le trattenevo, per poi rilassargliele e continuare a leccarla e mangiarla.
Le infilavo la lingua dentro, la penetravo e guizzavo ovunque. Giocavo con la sua clitoride. In breve, avevo il viso cosparso dei suoi dolcissimi umori ma non riuscivo a saziarmene. Inghiottivo tutto. Respiravo l'aria che sapeva della sua fregna: una vera cura per i polmoni e per l'anima, altro che passeggiata in montagna! Anna mugolava di puro piacere, alzando e abbassando di continuo le anche, pur di farsi leccare dall'alto in basso e in profondità. Mi diceva: “continua, cazzo! Non smettere… si: lecca bene la mia passera e il mio buco del culo. Lo desidero tanto… ooooh, se mi piace... mio marito non me l'ha mai fatto… ma tu d'ora in poi non farmelo mancare mai... ti odioooo… ooooh... bastardo...”
Venne a più riprese, inondandomi ogni volta il viso di puro miele di donna. Poi non ce la feci più: mi alzai e crollata ormai ogni barriera scopammo nudi come se fossimo marito e moglie che non si vedevano da un anno. Ci conoscevamo troppo, per non desiderarlo entrambi. La stimo moltissimo e quindi con estremo rispetto e impegno le sfondai letteralmente quella piccola fregna stupenda che avevo sempre desiderato. Lei si concedeva tutta e godendo mi diceva: “non dovrà saperlo mai nessuno, mi raccomando… intanto ficcamelo tutto bene dentro… mmmmmh… dai, mettici anche i coglioni…” Le dissi che poteva stare tranquilla: non avrei mai corso il rischio di sputtanare entrambi in azienda e di rovinare due famiglie.
A quel punto si girò a pancia in sotto, mise un cuscino sotto il bacino che così si sollevò, e allargò le natiche con le mani per offrirmi il culo. Il suo ano, per la magia che solo una donna d'esperienza e innamorata sa fare, si schiuse da solo davanti ai miei occhi stupefatti: era evidente che voleva essere inculata. Quando si dice “ha un culo che parla.” Avevo dato fuoco a un vero vulcano di passione. Volle che le venissi in culo e le sborrai lentamente dentro non so quanti getti! Una dolcissima, insospettabile, nuova puttana era incredibilmente tutta a mia disposizione! Da allora scopiamo almeno una volta a settimana. Non vi dico quanto è brava a succhiarmelo e a ingoiare tutto il mio cazzo! Riesce a farmi venire quando dice lei. Mi è entrata in testa. Sul posto di lavoro massima formalità: nulla di più delle solite battute e assolutamente nessun contatto fisico. Ci bastano gli sguardi di mezzo secondo. E i messaggi di fuoco tramite la nostra chat segreta su Telegram.
RDA
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I LOVE YOU, THANK U. 😭
WE ARE SLEEP DEPRIVED HERE AND THIS WILL BE THE SITUATION UNTIL SUNDAY 2AM ECT.
I come back to Tumblr expecting to see a bunch of non-book readers to be crying about Luke’s betrayal but instead I’m greeted with Italian women going crazy over whatever the hell is going on over there
@heirofs1ytherin
#this is#sanremo#and we crazy we party#we do memes#that’s it#and we have to shitpost no end so we can be the n.1 in the trending chart#l’Italia ci chiama alla corte e noi lavoriamo per la vittoria#IM LOSING FOLLOWERS BECAUSE PF THIS#LOST 3 (BORING ASSES) TODAY#thank u pookie#my blog stuff
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Una settimana è passata dal mio primo giorno nel nuovo lavoro, e posso dire di essere circondato da quelle che sembrano brave persone, provenienti da ogni parte del mondo. Finalmente si può parlare in inglese tutto il giorno, sentirlo anche nei corridoi, alla pausa caffè, alla mensa. Certo, non è napoletano, ma ci sono diversi livelli, e alcuni possono andar bene.
Ma il punto è che, ed è stata una sorpresa per me, nessuno ha fatto alcuna battuta di merda razzista, ma nemmeno una uscita per fare gli spiritosi, nulla. Non che pensassi che una roba del genere non fosse possibile, ma una cosa è la teoria, una cosa è vederla dal vivo, e sulla propria pelle. La prima settimana in SAP di 6 anni fa fu drammatica, era un continuo, sembrava un raduno dei peggiori stronzi che questo paese fosse in grado di mettere al mondo, e posso garantire che, su questo punto, non c'è limite al peggio. Mi hanno fatto schifare questo paese al punto tale che non penso di tornare mai più indietro su questi sentimenti, mi hanno portato al punto da fare del mio odio verso di loro una forma di equilibrio mentale necessario.
Chissà, forse perché qui la parte tedesca è in minoranza, e non si è mai creata quella massa critica tale per cui un gruppo di persone diventa inconsapevolmente un gruppo di bulli di merda, sembra funzionare. Persone che ti dicono "lavoriamo insieme", anziché lasciarti indietro perché "cazzi suoi che ha cambiato paese ed è venuto qui, ci mancavano pure gli italiani", non ho visto coltelli puntati, gente con la scopa al culo perché devono dimostrare di essere stressati per essere considerati come "performanti", gente che non si riduce a dire "italiani = mafia" per far ridere gli altri, persone che ti salutano!, insomma mi sembra di essere tornato al 2006 in Siemens, dove eravamo provenienti da ogni posto d'Italia e si creò una famiglia più che un team. Non siamo ancora a quel livello lì, ma, oh, la differenza si sente e come.
Anche se ufficialmente tra 6 mesi mi toccherà lasciarli, proverò a farlo funzionare, chissà, magari mi chiedono di restare, e già solo per il fatto di essere seduto affianco a persone così, vale la pena firmare, e forse, se proprio mi andrà di culo, dopo un po' se ne andrà il mio odio perenne verso una terra e un popolo che non mi ha mai, non dico accolto, perché in quello nessuno è capace, ma almeno fatto sentire benvenuto.
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“Tu non vuoi davvero morire,
vuoi vivere, anche se non sai come si fa.
Hai sofferto tanto e ti sei abituata al dolore pensando di meritartelo ma quello che ti hanno fatto non è colpa tua.
Dobbiamo elaborarlo, ci lavoriamo insieme”
-la mia psi
#fate santa quella donna#mi da speranza#salute mentale#mental heath awareness#ansia sociale#sentimenti#compagnia#domandine#fatemi qualche domanda#domande anonime#pensiero mio#sfogo#come distrarsi#tumblr italia#actually autistic#psicoterapia#dca#autismo#neurodivergent#consigli#frasi tumblr#anonimi#frasi vita#frase vera#art#vita#winter#light acamedia#spilled ink
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Dialogo con un (nemmen tanto) piccolo imprenditore delle costruzioni:
"Non troviamo più gente che lavora. Gli italiani, sempre più rari, chiedono quanti giorni di smartworking gli dai, a noi che lavoriamo in cantiere.
I migranti? I nuovi arrivati si licenziano entro pochi mesi per non dover dichiarare redditi: meglio lavoretti in nero, 780 euri a gratis a testa più pronti soccorsi e pensione sociale per i loro vecchi ricongiunti; senza oneri di tasse, contributi e manco d'affitto se non gli va: quando mai puoi mandar via, dopo minimo quattro anni, una famiglia numerosa e disoccupata?".
Stiamo facendo selezione all'incontrario. Stato CRIMINOGENO.
Speriamo nella resipiscienza, sia pur tardiva ma non è mai troppo tardi, degli im-prenditori del decotto arretrato - ci vuole pure quello - e degli affitta ruderi, quei miopi che fino a ieri: "i migranti fanno i lavori che i nostri non vogliono più fare e ci pagheranno le pensioni".
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Noi lavoriamo nelle tenebre - facciamo quel che possiamo - diamo quello che abbiamo. Il nostro dubbio è la nostra passione e la nostra passione, il nostro lavoro. Il resto è la follia dell’arte.
Henry James
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Buon Primo Maggio a Noi che lavoriamo (ancora), buon Primo Maggio a chi ha lavorato, buon Primo Maggio a chi vorrebbe lavorare, buon Primo Maggio a chi vorrebbe non morire di lavoro, ma soprattutto buon Primo Maggio a chi è morto di lavoro.
“Non usciremo mai da questa trincea con uno straccio di bandiera bianca” (Wladimiri Majakovsij)
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Chissà se riusciremo mai a pubblicare il romanzo che io e G. abbiamo tradotto per il progetto di tesi... ormai è da marzo che lavoriamo alla revisione ma stiamo ai tempi e alle richieste della nostra ex relatrice, che ci sta facendo un favore ad aiutarci. Proprio perché è un favore, lo fa nel tempo libero, e quindi aspettiamo e aspettiamo e aspettiamo. Chissà. Sarebbe bello trovare il proprio nome su un libro. Magari pubblicato da una buona casa editrice.
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Tipiche conversazioni al negozio:
Signora: " Madonna che fa caldo qui dentro, perché non mettete un condizionatore".
Io: " signora sarebbe inutile lavoriamo con un bollitore a 90 gradi, il condizionatore non riuscirebbe comunque a rinfrescare il negozio".
Signora: " così si muore".
Io: " lei signora ci sta 5 minuti qui, il tempo di preparare l'ordine, pensi a noi che ci stiamo tutto il giorno ahahahah".
Signora: " vabbè ma tu sei giovane, che vuoi ?!".
Io: " che vuol dí signó? Che me rimbalza il caldo perché so giovane?".
Basita.
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"La fonte...dove ha letto questa cosa?"
Per fortuna dei mie passati meccanismi di dissociazione, ho tenuto l'aspetto positivo "visualizzo, vado avanti e non rispondo".
Ma qualcosa la vorrei dire.
Per fortuna ricevo pochi commenti del genere, ma li leggo spesso nelle pagine di colleghi e professionisti seri.
Ma se andate da un avvocato, commercialista, architetto, medico...
Vi verrebbe mai in mente di chiedere...mi dica dove ha letto questa cosa?
Allora perché farlo sulle pagine di noi psicoterapeuti?
Lavoriamo soprattutto con le parole, ma non solo...
Prima di parlare ci connettiamo con noi stessi, con la persona difronte a noi...
Lavoriamo su percezioni, sensazioni, immagini, archetipi, intuizioni.
Prima di parlare lavoriamo su noi stessi, ci rivolgiamo come calzini e paghiamo altri professionisti per aiutarci a vedere ciò che non possiamo vedere perché ci siamo troppo dentro.
Parliamo dopo aver studiato una vita intera e continuiamo a farlo nonostante la stanchezza e la voglia di riposo.
La psicoterapia è un ARTE che si impara agendo, si affina con gli anni, si manifesta nelle interazioni.
Un mio didatta diceva solo alcuni sono POSSEDUTI DAL DEMONE DELLA PSICOTERAPIA, molti restano legati a libri, teorie e rassicuranti comodità.
Il nostro ruolo è al confine tra scienza, neuroscienze e l'essenza dell'anima che non può rientrare in nessuna categoria mentale limitante.
Bisogna fidarsi del processo, non c'è altra strada.
Altra frase che leggo spesso " Io ho fatto anni di terapia e non è servita a nulla"
E io rispondo "chi ti ha costretto a restare?"
Credo che ogni esperienza porti un insegnamento, ma soprattutto che a volte di vada avanti anni in percorsi più superficiali per prepararsi ad accogliere la verità.
Inoltre la psicoterapia non è magia, la psicoterapia è PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ, AGIRE, CAMBIARE, SCEGLIERE, ANDARE OLTRE, RESPIRARE, FARE ESERCIZI PRATICI, INVII AD ALTRI PROFESSIONISTI ESPERTI IN ALTRO...
Questo nessuno lo può fare al tuo posto!
Hai fatto tutto questo prima criticare la psicoterapia?
Io mi riferisco ai colleghi seri che lavorano come me. Poi non siamo tutti uguali e so che qualcuno di voi non ha avuto esperienza positive e mi dispiace.
Ma dovete saper dividere il grano dalla zizzania per non perdere tutto il raccolto...
Annarita Bavaro
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
🍀
#smokingago
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i cccp salgono sul palco e mi chiedo se sono ancora fedeli alla linea quella linea a cui mi piacque pensare d’esser fedele anche io ma che non seppi davvero mai tracciare o spiegare o spiegarmi e forse come tanti convenuti come me a questa gigantesca festa di classe operaia di chi era vivo negli anni ottanta non mi frega poi troppo della risposta perché giovanni lindo ferretti di adesso fa di tutto per interpretare al meglio il giovanni lindo ferretti di allora ed in fondo è questo quello che volevo quello che volevamo e queste le aspettative che abbiamo prodotto e questo che vogliamo consumare in attesa di crepare e certo non che il magone non sia presente e che sia dovuto al pensare invece alle aspettative che avevamo in quegli anni distanti di mondo da cambiare e di mondo poi in cambiamento quando crollò il muro ed una linea almeno ed intendo quella che separava l’est dall’ovest venne cancellata e dicevo il mondo in cambiamento ed adesso che innegabilmente è cambiato ma non come avremmo voluto cambiarlo noi e lo vediamo cambiato e ce lo diciamo come sei cambiato quando incontriamo qualcuno di quei vecchi amici e lui lo dice a noi ed allora se non altro consapevoli che è un carnevale una festa in maschera una interpretazione alziamo i pugni chiusi al cielo quando compare una bandiera del pci e balliamo e non studiamo non lavoriamo non guardiamo la tv non andiamo al cinema non facciamo sport e chiediamo di essere curati e ammettiamo la paranoia emiliana mentre invitiamo yuri a sparare e se ne vanno due ore e con loro tanto lo strato di polvere che avevamo su certi ricordi quanto l’illusione d’aver contato qualcosa di aver fatto qualcosa ed invece forte sale un gusto amaro di chi ha fallito come uomo e come generazione e del fatto che non ne frega nulla a nessuno noi compresi però tu amami ancora e fallo dolcemente un giorno un mese un’ora che la vita la mia non è ancora finita e ci sarà forse tempo per dare un senso a tutto quanto o se non altro a farsene una ragione che il senso manchi come qui manca la punteggiatura
#la verità ed altri disastri#cccp fedeli alla linea#concerto#senza punteggiatura#senza maiuscole#senza senso#amami ancora
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