#la felicità degli altri
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Non c’è mai un piano generale quando scriviamo qualcosa. Le parole riflettono piuttosto lo stato emotivo di chi le pensa, sperando di trasmetterle a chi le legge.
Chiarito questo, non so, mi sembra che siamo felici.
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Quarant'anni fa esatti, sull'onda dell’improvviso interesse che il basket NBA ed il football NFL suscitano in Italia, dovuto alle partite trasmesse dalle reti Mediaset e commentate da un indimenticabile Dan Peterson, un perfetto Rino Tommasi ed un giovanissimo Guido Bagatta, proprio quest’ultimo pubblica due libretti, distribuiti in edicola, uno intitolato ‘’American Football Superstars’’ e l’altro ‘’American Basketball Superstars’’.
Io giovanissimo pre-adolescente che non si perdeva nemmanco una sola di quelle trasmissioni, risparmio la esorbitante cifra necessaria all’acquisto (i libretti costavano lire 5.000 cadauno, per un totale di lire 10.000: praticamente il budget di un mese) e me li accaparro, passando i pomeriggi a studiarli a memoria, a leggere e rileggere le piccole biografie dei giocatori, suddivisi per squadra, a fantasticare di ipotetiche partite fra le stelle, confrontare cifre statistiche, memorizzare nomi; molti dei miti che tutt’ora ho, legati a quel mondo, derivano dall’averli visti su quei libretti, prima ancora di averli visti giocare in TV: Joe Montana, Ken Anderson, Walter Payton, Julius Erving, Larry Bird, Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar, Moses Malone sono solidamente parte del mio immaginario sportivo, ancora oggi, e da quelle pagine sono usciti: alcuni di loro non sono nemmeno più in vita.
Poi si cresce, si cambia (anche se ci si promette, con amici di cui non ci ricordiamo nemmeno più il nome, di non farlo mai) si studia, lavora, si cambiano case e città, e certe cose che per un periodo consideravamo alla stregua di patrimoni e tesori, vanno irrimediabilmente perdute.
Per me, vanno perduti anche i due libretti, e con loro se ne vanno anche la spensieratezza di quegli anni, la serietà con cui attendevo l’uscita in edicola delle riviste Superbowl e Superbasket, i milioni di sogni ad occhi aperti che avevo fatto.
Ma qualche giorno fa mi tornano alla memoria, e mi travolge, insieme ad una infinita nostalgia, anche una smania di riaverli, di ritrovare quelle pagine, di scoprire che ancora mi ricordo quei nomi, che ancora bene so quali giocatori, quali frasi usate per descriverli, avevano colpito la mia immaginazione e la mia suggestione.
Ebbene, li trovo, usati, in vendita on-line su di un sito che vabbè la sicurezza dei dati, e li ricompro per una cifra di cui mi vergogno.
Sono arrivati oggi, via posta, e quella che vedete è la loro fotografia.
Ed io sono un tredicenne nuovamente, perso dietro un vecchio sogno americano, inebriato dal sapore, dall’odore di quei giorni; e se chiudo gli occhi, Magic porta palla, la passa a Kareem, laggiù appostato in post basso, che, nonostante la strenua difesa di Robert Parish, manda la palla a carezzare il cotone della retina con uno dei suoi memorabili sky hook, una gancio cielo, come avrebbe commentato Dan Peterson.
#cose mie#trascurabili felicità#per un istante#è l'inizio degli anni ottanta#la verità ed altri disastri#foto mia
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👵 Scritto da una 90enne!! ❤️ 🤙
41 lezioni che la vita mi ha insegnato 💖
Dovremmo leggerle almeno una volta a settimana! Assicurati di leggere fino alla fine! Scritto da Regina Brett, 90 anni, del Plain Dealer di Cleveland, Ohio.
Per celebrare l'invecchiamento, una volta ho scritto le 41 lezioni che la vita mi ha insegnato. È la colonna più richiesta che abbia mai scritto. Il mio contachilometri è arrivato a 90 ad agosto, quindi ecco di nuovo la colonna:
1. La vita non è giusta, ma è comunque bella.
2. Quando sei in dubbio, fai semplicemente il prossimo piccolo passo.
3. La vita è troppo breve – goditela.
4. Il tuo lavoro non si prenderà cura di te quando sarai malato. I tuoi amici e la tua famiglia lo faranno.
5. Paga le tue carte di credito ogni mese.
6. Non devi vincere ogni discussione. Rimani fedele a te stesso.
7. Piangi con qualcuno. È più curativo che piangere da soli.
8. Risparmia per la pensione a partire dal tuo primo stipendio.
9. Quando si tratta di cioccolato, resistere è inutile.
10. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerà il presente.
11. È OK lasciare che i tuoi figli ti vedano piangere.
12. Non confrontare la tua vita con quella degli altri. Non hai idea di quale sia il loro viaggio.
13. Se una relazione deve essere segreta, non dovresti esserci dentro.
14. Fai un respiro profondo. Calma la mente.
15. Liberati di tutto ciò che non è utile. Il disordine ti appesantisce in molti modi.
16. Ciò che non ti uccide davvero ti rende più forte.
17. Non è mai troppo tardi per essere felici. Ma dipende tutto da te e da nessun altro.
18. Quando si tratta di inseguire ciò che ami nella vita, non accettare un no come risposta.
19. Accendi le candele, usa le lenzuola belle, indossa la lingerie elegante. Non riservarlo per un'occasione speciale. Oggi è speciale.
20. Preparati in modo eccessivo, poi lascia scorrere le cose.
21. Sii eccentrico adesso. Non aspettare la vecchiaia per indossare il viola. 💖
22. L'organo se*suale più importante è il cervello.
23. Nessuno è responsabile della tua felicità tranne te.
24. Inquadra ogni cosiddetto disastro con queste parole: "Tra cinque anni, avrà importanza?"
25. Scegli sempre la vita.
26. Perdona, ma non dimenticare.
27. Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
28. Il tempo guarisce quasi tutto. Dai tempo al tempo.
29. Per quanto buona o cattiva sia una situazione, cambierà.
30. Non prenderti troppo sul serio. Nessun altro lo fa.
31. Credi nei miracoli.
32. Non fare il revisore della vita. Presentati e sfruttala al massimo ora.
33. Invecchiare è meglio dell'alternativa: morire giovani.
34. I tuoi figli hanno solo un'infanzia.
35. Tutto ciò che conta davvero alla fine è che tu abbia amato.
36. Esci ogni giorno. I miracoli ti aspettano ovunque. (Adoro questa)
37. Se tutti buttassimo i nostri problemi in una pila e vedessimo quelli degli altri, riprenderemmo i nostri.
38. L'invidia è una perdita di tempo. Accetta ciò che hai già, non ciò di cui hai bisogno.
39. Il meglio deve ancora venire...
40. Non importa come ti senti, alzati, vestiti e presentati.
41. La vita non è legata con un fiocco, ma è comunque un dono.
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Non c'è persona più nobile di quella che riesce a gioire per la felicità degli altri, pur avendo la tristezza nel cuore.
Antonio Curnetta
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A te, che sai darti la felicità da sola, ma la cerchi ancora negli occhi degli altri.
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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Ogni giorno, perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno;
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l’assolo.
Perdo parole
che avremmo potuto dirci, non dirci,
dire meglio.
Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un’idea.
E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.
Ogni giorno perdo uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi ancora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza
che esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.
Perdo
il miracolo di un giorno,
l’elemosina del tempo,
lo scialacquio degli attimi,
con la risacca magra
di qualche
felicità.
Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l’ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l’amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi,
e un’ansia del petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno,
mentre perde.
E perde tutto.
Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me,
mentre perdo tutto.
Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un’ala,
a curarmi,
o macerie.
Ogni giorno,
poi,
mi sveglio –
se mi sveglio –
e tutto,
tranne te
e tu con me,
ritrovo.
- Beatrice Zerbini
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I bambini sono bambini dello Stato, così pensa lo Stato e si comporta di conseguenza, provocando da secoli danni devastanti. È lo Stato in realtà che partorisce i bambi-ni, vengono partoriti soltanto bambini di Stato, la verità è questa. Non esiste un solo bambino libero, c'è soltanto il bambino di Stato, di cui lo Stato può fare quello che vuole, è lo Stato che mette al mondo i bambini, alle madri vien solo dato a intendere che siano loro a mettere al mondo i bambini, ma è dal ventre dello Stato che nascono i bambini, la verità è questa. Sono centinaia di migliaia i bambini che ogni anno escono dal ventre dello Stato sotto forma di bambini di Stato, la verità è questa. I bambini di Stato vengono messi al mondo dal ventre dello Stato e vanno alla scuola di Stato, dove sono istruiti dagli insegnanti di Stato. Lo Stato partorisce i suoi bambini nello Stato, la verità è questa, lo Stato partorisce i suoi bambini di Stato nello Stato e non li lascia più uscire. Ovunque ci guardiamo intorno, non vediamo altro che bambini di Sta-to, scuole di Stato, lavoratori di Stato, funzionari di Stato, anziani di Stato, morti di Stato, la verità è questa. Lo Stato produce e autorizza soltanto esseri umani di Stato, la verità è que-sta. Lessere umano secondo natura non esiste più, è rimasto soltanto l'essere umano di Stato, e dove l'essere umano secondo natura esiste ancora, esso viene braccato e perseguitato a morte e/o trasformato in un essere umano di Stato. La mia è stata un'infanzia bella ma nello stesso tempo crudele raccapricciante, penso, un infanzia nel corso della quale quando ero dai nonni potevo essere un essere umano secondo natura, mentre a scuola ero tenuto a essere un essere umano di Stato, a casa dai miei nonni ero un essere umano secondo natura, a scuola ero un essere umano di Stato, per mezza giornata ero secondo natu-ra, per mezza giornata di Stato, per mezza giornata, e cioè di pomeriggio, ero secondo natura e quindi felice, per mezza giornata, e cioè di mattina, ero di Stato e quindi infelice. Di pomeriggio ero l'essere umano più felice che si possa immaginare, di mattina il più infelice. Per molti anni fui di pomeriggio l'essere umano più felice in assolu-to, di mattina il più infelice in assoluto, penso. A casa, dai nonni, ero un essere secondo natura e felice, a scuola, giù nella cittadina, ero un essere innaturale e infelice. Quando scendevo giù nella cittadina andavo nell'infelicità (dello Stato!), quando tornavo a casa dai miei nonni in mon-tagna, andavo nella felicità. Quando andavo dai nonni in montagna, andavo nella natura e nella felicità, quando scendevo giù nella cittadina, a scuola, andavo nell'artificio e nella infelicità.
Entravo, di prima mattina, direttamente nell'infelicità e per mezzogiorno o nel primo pomeriggio ritornavo nella felicità. La scuola è una scuola di Stato, dove i giovani vengono trasformati in esseri umani di Stato, vale a dire in galoppini dello Stato e nient'altro. Quando andavo a scuola andavo nello Stato, e poiché lo Stato annienta gli esseri umani, andavo nell'istituto per l'annientamento degli esseri umani. Per molti anni io sono uscito dalla felicità (dei nonni!) per andare nell'infelicità (dello Stato!) e ritornare, sono uscito dalla natura per andare nell'artificio e ritornare, la mia infanzia è consistita in questo andirivieni e nient'altro. Sono cresciuto in questo andirivieni dell'infanzia. Ma in un simile diabolico gioco, non ha vinto la natura ma l'artificio, la scuola e lo Stato, non la casa dei miei nonni. Lo Stato ha costretto me, come tutti gli altri, a entrare al suo interno e mi ha asservito, lo Stato ha fatto di me un essere umano di Stato, un essere umano irreggimentato e registrato e addestrato e diplomato e pervertito e depresso come tutti gli altri. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato, servi dello Stato, come giustamente si dice, non vediamo esseri umani naturali, ma esseri umani di Stato sotto forma di servi dello Stato che sono ormai in tutto e per tutto innaturali, e per tutta la vita rimangono al servizio dello Sta-to, il che significa per tutta la vita al servizio dell'artificio. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato sotto forma di esseri umani innaturali, immolati all'ottusità dello Stato. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani in balia dello Stato e al servizio dello Stato, ormai vittime dello Stato. Gli esseri umani che vediamo sono vittime dello Stato e l'umanità che vediamo non è altro che il foraggio dello Stato, con cui lo Sta-to, sempre più ingordo, viene appunto foraggiato. L'umanità non è altro, ormai, che un'umanità di Stato, e già da secoli, e cioè da quando esiste lo Stato, essa ha perso, penso, la propria identità. L'umanità oggi non è altro, ormai, che una disumanità, che poi è lo Stato, penso.
Thomas Bernhard
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Un tema che mi sta a cuore il narcisismo, e che non auguro a nessuno di incontrare mai nella vita uomo o donna che sia: gli insospettabili camaleonti.
Ecco cosa fanno.
👇👇👇����👇👇👇
1. Incolpare Gli Altri:
- Il narcisista sposterà la colpa su di te o su altri, sostenendo che le sue azioni offensive sono state una risposta al tuo comportamento.
2. Esagerando La Loro Sofferenza:
Esagereranno la propria sofferenza, facendo sembrare quelli che sono stati offesi o feriti di più.
3. Fingere l'innocenza:
- Il narcisista agirà in modo completamente innocente e confuso, fingendo di non capire il motivo per cui sei sconvolto/a e accusandoti di reagire in modo eccessivo.
4. Manipolazione delle emozioni:
Useranno la manipolazione emotiva, come piangere o mettere il broncio, per evocare la simpatia degli altri, ritraendo se stessi come la parte fraintesa e maltrattata.
5. GASLIGHTING:
- Il narcisista utilizzerà il gaslighting, negando le sue azioni e distorcendo i fatti per farti dubitare della tua percezione e memoria della situazione, facendoti chiedere se sei tu quello sbagliata.
Cose che guadagni lasciando il narcisista o la narcisista .
1. Libertà: Fuga dalla manipolazione e dal controllo.
2. Pace della mente: Niente più ansia e tensione costanti.
3. Rispetto di sé: riconquista la tua dignità e la tua autostima.
4. Stabilità emotiva: liberati dalle montagne russe emotive.
5. Relazioni autentiche: costruisci connessioni genuine basate sul rispetto reciproco.
6. Crescita personale: concentrarsi sulla scoperta di sé e sul miglioramento.
7. Sicurezza: Proteggiti dai danni emotivi e talvolta fisici.
8. Amore per se stessi: riconnettiti e dai la priorità ai tuoi bisogni e desideri.
9. Energia: Recupera l'energia una volta drenata da interazioni tossiche.
10. Felicità: crea una vita piena di gioia e positività.
11. Confini: Stabilire e mantenere confini sani.
12. Chiarezza: libera la tua mente dalla costante confusione e gaslighting.
13. Opportunità: apriti a nuove possibilità e avventure.
14. Reti di supporto: rafforzare le connessioni con amici e familiari di supporto.
15. Autonomia: Prendi decisioni in base ai tuoi bisogni e valori.
dalla pag fb di Ubaldo Mosca
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Un professore ha regalato un palloncino ad ogni studente, che ha dovuto gonfiarlo, scriverci sopra il proprio nome e gettarlo nel corridoio. Il professore ha poi mescolato tutti i palloncini.
Agli studenti sono stati quindi dati 5 minuti per trovare il proprio palloncino. Nonostante una frenetica ricerca, nessuno ha trovato il proprio palloncino.
A quel punto, il professore ha detto agli studenti di prendere il primo palloncino che avessero trovato e di consegnarlo alla persona il cui nome fosse scritto su di esso. In 5 minuti, ognuno aveva il suo palloncino.
Il professore ha detto agli studenti: "Questi palloncini sono come la felicità. Non la troveremo mai se tutti cercano la propria. Ma se ci preoccupiamo della felicità degli altri, troveremo anche la nostra".
Di Danilo Beltrante.
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" Io credo aver trovato il senso della vita generale. L'individuo non può esser felice per se stesso, perché in fondo a tutto ciò è la morte. Il segreto dunque della felicità anche per l'individuo mortale è di sentirsi immortale, di sentirsi cioè vivere dentro gli altri, dentro l'umanità, dentro l'Essere universale. La morte dunque non m'importa: ripugna a tutta la compagine che forma il mio essere, ripugna alla vaga coscienza che hanno tutte le mie molecole, tutte le unità elementari che formano di me una colonia; esse anzi mi faranno sentire tutta la loro forza coesiva al momento dell'atto: ma non ripugna alla mia coscienza superiore. Vivere è per me troppo doloroso: ogni sofferenza altrui si ripercuote ora in me con troppa violenza. Io potrei essere il più sfortunato dei miei simili e non soffrirei un millesimo di quello che soffro ora, che mi sento penetrato, inebriato da tutta la sofferenza degli uomini. Fuggire l'agglomeramento, la città, il contatto dei miei simili e rifugiarmi nei campi, isolarmi in mezzo alla natura sana e serena? Ma ora anche le lande, ove gli eremiti si seppellivano, sono proprietà d'alcuno e in nessuna parte tace l'eco della miseria… D'altronde è troppo tardi. "
Giovanni Cena, Gli ammonitori, a cura di Folco Portinari, Einaudi (collana Centopagine n° 43, Collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976¹; pp. 186-187.
NOTA: l'unico romanzo del poeta di Montanaro Canavese fu pubblicato per la prima volta nell'estate del 1903 sulla prestigiosa rivista «Nuova Antologia», della quale Cena era redattore capo.
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Jacques Brel 🌹
Vi auguro sogni a non finire
e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
Vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
Vi auguro passioni
Vi auguro silenzi
Vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli
altri perché il merito e il valore di
ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere all'affondamento,
all'indifferenza, alle virtù negative della
nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla
ricerca, all'avventura, alla vita,
all' amore,
perché la vita è una magnifica avventura e
niente e nessuno può farci
rinunciare ad essa, senza intraprendere
una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi,
fieri di esserlo e felici, perché la
felicità è il nostro vero destino.
Jacques Brel
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Ci sarà sempre qualcuno lì pronto a sminuirvi, a dirvi che non sarete capace a fare qualcosa. Non credetegli... Non fate diventare limiti le insicurezze che vi mettono gli altri, non fate diventare i limiti e le insicurezze che vi mettono gli altri i vostri limiti e le vostre insicurezze perché solo voi siete consapevoli di ciò che potete e di ciò che non potete fare. Voi e nessun altro. Ogni passo che fate verso i vostri sogni potrebbe essere ostacolato da chi non ha il coraggio di sognare. Non lasciate che le loro parole vi imprigionino. Siate audaci, abbracciate le vostre ambizioni e ricordate che ogni grande conquista inizia con un piccolo gesto di fede in voi stessi. Gli altri possono giudicare, ma solo voi potete definire il vostro cammino. Non abbiate paura di brillare, di fallire e di rialzarvi, perché ogni esperienza, bella o brutta, contribuisce a rendervi unici. Seguite il vostro cuore, e trasformate le critiche in carburante per la vostra crescita. Ed... a chi non sa godere delle gioie altrui si deve augurare il meglio perché chi non è in grado di condividere la felicità degli altri è sicuramente in uno stato di profonda insoddisfazione, frustrazione, delusione o sofferenza.
Tutti, in fondo, hanno bisogno di supporto e amore vero.❤️
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Avrei un mondo da scrivere. Un fiume di parole, una punteggiatura che darebbe senso a questo impetuoso fiume inutile che scorre nelle mie vene. Avrei indistintamente gioia e felicità oppure disperazione e impotenza. Potrei trovare tratteggi e andare a cercare parole più sofisticate e meno semplici, potrei dare sfoggio di intelligenza e cultura oppure sedermi serena sulla mia semplicità. Ma mentre questa pioggia incessante scorre per fare in modo che sotto alla terra possano vivere e rinascere i fiori che presto traboccheranno primavera , sento il silenzio farsi spazio e divorarmi viva. Un silenzio che è come un drappeggio funebre o una finestra spalancata di sole e orizzonti, ho mari e ancora azzurri che mi stringono la gola. Ho semi di fiori che fanno fatica a sbocciarmi e tengo stretti nel mio ventre sterile. Ho nervature dolorose come la corteccia di un albero che reclama ossigeno. Ho tutto compresso in una scatola cinese che mi scolora e nel contempo mi dipinge di un rosso che non ha sfumature , è soltanto rosso e la liberazione mia intima è che ognuno può dipingermi o vedere questo rosso come vorrà. Finalmente la mia natura mi fa sentire che a nulla vale intingere il pennello e darsi forma: tutto avviene attraverso la traduzione degli altri e mai nostra. Noi probabilmente dobbiamo essere solo il silenzio che ci ripara. Tatiana Andena 2019
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Dovevo essere una figlia, una moglie, una madre e una lavoratrice perfette e instancabili, tutto doveva funzionare insieme senza intoppi, piuttosto preferivo arrivare la sera col batticuore e mal di testa, ma dovevo dirmi a fine giornata: "Brava, non hai deluso nessuno, nemmeno te stessa!
E quindi rinunce su rinunce negando i miei desideri.
Poi il mio corpo ha iniziato a darmi dei segnali importanti di disagio.
Ho capito che dovevo cambiare rotta, che perfezione e razionalità non vogliono dire felicità.
"Si può passare l'intera vita a dire: "Devo essere così", a inseguire un modello. E a rimproverarsi: "Sono una sciocca, perché non ci riesco? Perché sbaglio?"
Ma è proprio il modello di perfezione che non ci appartiene a creare tutte le lotte interiori e a farci stare male con noi stessi.
I più pericolosi sono i percorsi di vita innaturali, gli obblighi presi per non deludere, i gesti che trattieni per paura del giudizio degli altri.
Per adeguarci al modo di essere che pensiamo sarà accettato dagli altri, spesso finiamo per valutare come inadeguato ciò che emerge in noi: istinti, emozioni, desideri, parole, gesti...
Ci sorvegliamo, ci vergogniamo, ci controlliamo, ci giudichiamo.
Ma controllarsi per non sgarrare innesca una guerra interna che può sfociare in attacchi d'ansia e panico o depressione.
Se c'è troppa distanza tra quel che ti piace e quel che fai, vuol dire che ciò che fai non è dettato da ciò che ti piace, ma dal tipo di persona che pensi di essere, e non sei.
La più grande malattia è proprio imporsi percorsi di vita innaturali.
Ma dove c'è troppa forza, si innescherà la resistenza.
Più cerco di guidarmi in modo forzato lontano dalla mia strada, più emergeranno disagi e sofferenza che cercano di riportarmi sul mio percorso. Perché l'inconscio cerca sempre la completezza e non tollera che qualche parte di noi vada perduta.
"Doveri, doveri, doveri...
Poi mi sono chiesta: e io?
- Raffaele Morelli
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So dove stare...
... Me l’ha insegnato la vita. Il posto migliore - nella vita degli altri - è sempre in qualche angolo di anima, all’ombra, dove è più semplice guardare senza essere visti. Quell’esserci silenzioso che non prevede la ribalta. Quel frammento di cuore a ritmo cadenzato che batte a tempo delle emozioni. So stare nel verso di una canzone, in uno scampolo di cielo al tramonto, in quello stralcio di conversazione che porta a me e fa nascere sorrisi di ricordo… So rimanere attaccata alla pelle senza per forza stringere in abbracci a morsa d’aria. Ho imparato che in quegli spazi di ombre risiedono i mondi segreti delle persone: i desideri più audaci, le paure inconfessate, le vite parallele, gli amori sbagliati più giusti del mondo, i sogni che facciamo fatica a raccontare a noi stessi… E a me piace stare lì. Ad ascoltare. A condividere. Ad accarezzare. A stare in silenzio. A dedicarmi. È come le prime note di “Clair de Lune” di Debussy. È come un palloncino colorato che ondeggia verso il cielo. È come quell’istante prezioso di felicità perfetta. È quello che vedi anche a occhi chiusi.
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LETIZIA CHERUBINO
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