#la felicità degli altri
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Non c’è mai un piano generale quando scriviamo qualcosa. Le parole riflettono piuttosto lo stato emotivo di chi le pensa, sperando di trasmetterle a chi le legge.
Chiarito questo, non so, mi sembra che siamo felici.
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Quarant'anni fa esatti, sull'onda dell’improvviso interesse che il basket NBA ed il football NFL suscitano in Italia, dovuto alle partite trasmesse dalle reti Mediaset e commentate da un indimenticabile Dan Peterson, un perfetto Rino Tommasi ed un giovanissimo Guido Bagatta, proprio quest’ultimo pubblica due libretti, distribuiti in edicola, uno intitolato ‘’American Football Superstars’’ e l’altro ‘’American Basketball Superstars’’.
Io giovanissimo pre-adolescente che non si perdeva nemmanco una sola di quelle trasmissioni, risparmio la esorbitante cifra necessaria all’acquisto (i libretti costavano lire 5.000 cadauno, per un totale di lire 10.000: praticamente il budget di un mese) e me li accaparro, passando i pomeriggi a studiarli a memoria, a leggere e rileggere le piccole biografie dei giocatori, suddivisi per squadra, a fantasticare di ipotetiche partite fra le stelle, confrontare cifre statistiche, memorizzare nomi; molti dei miti che tutt’ora ho, legati a quel mondo, derivano dall’averli visti su quei libretti, prima ancora di averli visti giocare in TV: Joe Montana, Ken Anderson, Walter Payton, Julius Erving, Larry Bird, Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar, Moses Malone sono solidamente parte del mio immaginario sportivo, ancora oggi, e da quelle pagine sono usciti: alcuni di loro non sono nemmeno più in vita.
Poi si cresce, si cambia (anche se ci si promette, con amici di cui non ci ricordiamo nemmeno più il nome, di non farlo mai) si studia, lavora, si cambiano case e città, e certe cose che per un periodo consideravamo alla stregua di patrimoni e tesori, vanno irrimediabilmente perdute.
Per me, vanno perduti anche i due libretti, e con loro se ne vanno anche la spensieratezza di quegli anni, la serietà con cui attendevo l’uscita in edicola delle riviste Superbowl e Superbasket, i milioni di sogni ad occhi aperti che avevo fatto.
Ma qualche giorno fa mi tornano alla memoria, e mi travolge, insieme ad una infinita nostalgia, anche una smania di riaverli, di ritrovare quelle pagine, di scoprire che ancora mi ricordo quei nomi, che ancora bene so quali giocatori, quali frasi usate per descriverli, avevano colpito la mia immaginazione e la mia suggestione.
Ebbene, li trovo, usati, in vendita on-line su di un sito che vabbè la sicurezza dei dati, e li ricompro per una cifra di cui mi vergogno.
Sono arrivati oggi, via posta, e quella che vedete è la loro fotografia.
Ed io sono un tredicenne nuovamente, perso dietro un vecchio sogno americano, inebriato dal sapore, dall’odore di quei giorni; e se chiudo gli occhi, Magic porta palla, la passa a Kareem, laggiù appostato in post basso, che, nonostante la strenua difesa di Robert Parish, manda la palla a carezzare il cotone della retina con uno dei suoi memorabili sky hook, una gancio cielo, come avrebbe commentato Dan Peterson.
#cose mie#trascurabili felicità#per un istante#è l'inizio degli anni ottanta#la verità ed altri disastri#foto mia
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👵 Scritto da una 90enne!! ❤️ 🤙
41 lezioni che la vita mi ha insegnato 💖
Dovremmo leggerle almeno una volta a settimana! Assicurati di leggere fino alla fine! Scritto da Regina Brett, 90 anni, del Plain Dealer di Cleveland, Ohio.
Per celebrare l'invecchiamento, una volta ho scritto le 41 lezioni che la vita mi ha insegnato. È la colonna più richiesta che abbia mai scritto. Il mio contachilometri è arrivato a 90 ad agosto, quindi ecco di nuovo la colonna:
1. La vita non è giusta, ma è comunque bella.
2. Quando sei in dubbio, fai semplicemente il prossimo piccolo passo.
3. La vita è troppo breve – goditela.
4. Il tuo lavoro non si prenderà cura di te quando sarai malato. I tuoi amici e la tua famiglia lo faranno.
5. Paga le tue carte di credito ogni mese.
6. Non devi vincere ogni discussione. Rimani fedele a te stesso.
7. Piangi con qualcuno. È più curativo che piangere da soli.
8. Risparmia per la pensione a partire dal tuo primo stipendio.
9. Quando si tratta di cioccolato, resistere è inutile.
10. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerà il presente.
11. È OK lasciare che i tuoi figli ti vedano piangere.
12. Non confrontare la tua vita con quella degli altri. Non hai idea di quale sia il loro viaggio.
13. Se una relazione deve essere segreta, non dovresti esserci dentro.
14. Fai un respiro profondo. Calma la mente.
15. Liberati di tutto ciò che non è utile. Il disordine ti appesantisce in molti modi.
16. Ciò che non ti uccide davvero ti rende più forte.
17. Non è mai troppo tardi per essere felici. Ma dipende tutto da te e da nessun altro.
18. Quando si tratta di inseguire ciò che ami nella vita, non accettare un no come risposta.
19. Accendi le candele, usa le lenzuola belle, indossa la lingerie elegante. Non riservarlo per un'occasione speciale. Oggi è speciale.
20. Preparati in modo eccessivo, poi lascia scorrere le cose.
21. Sii eccentrico adesso. Non aspettare la vecchiaia per indossare il viola. 💖
22. L'organo se*suale più importante è il cervello.
23. Nessuno è responsabile della tua felicità tranne te.
24. Inquadra ogni cosiddetto disastro con queste parole: "Tra cinque anni, avrà importanza?"
25. Scegli sempre la vita.
26. Perdona, ma non dimenticare.
27. Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
28. Il tempo guarisce quasi tutto. Dai tempo al tempo.
29. Per quanto buona o cattiva sia una situazione, cambierà.
30. Non prenderti troppo sul serio. Nessun altro lo fa.
31. Credi nei miracoli.
32. Non fare il revisore della vita. Presentati e sfruttala al massimo ora.
33. Invecchiare è meglio dell'alternativa: morire giovani.
34. I tuoi figli hanno solo un'infanzia.
35. Tutto ciò che conta davvero alla fine è che tu abbia amato.
36. Esci ogni giorno. I miracoli ti aspettano ovunque. (Adoro questa)
37. Se tutti buttassimo i nostri problemi in una pila e vedessimo quelli degli altri, riprenderemmo i nostri.
38. L'invidia è una perdita di tempo. Accetta ciò che hai già, non ciò di cui hai bisogno.
39. Il meglio deve ancora venire...
40. Non importa come ti senti, alzati, vestiti e presentati.
41. La vita non è legata con un fiocco, ma è comunque un dono.
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Non c'è persona più nobile di quella che riesce a gioire per la felicità degli altri, pur avendo la tristezza nel cuore.
Antonio Curnetta
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Lettere e Latino
Anna frequentava l'ultimo anno del liceo classico. Era stata eletta Reginetta d'Istituto per la sua bellezza prorompente. Alta 1,75 per 55 kg di peso; forme distribuite da uno scultore, grazia assoluta nelle movenze e nel porsi con gli altri. Nessun problema con compagne, compagni o altri al mondo. Ma il prof. Sasso, suo insegnante di Lettere e Latino, le stava sulle palle da sempre: inflessibile, distante e asettico. Incorruttibile. Al punto di dare agli allievi del 'lei' durante ogni possibile forma di contatto, interrogazione od occasionale che fosse. Quell'anno fu per lei particolarmente duro, non solo per gli esami di stato, ma soprattutto perché proprio poco prima degli esami perse il padre. Tra tutti, il più comprensivo e cruciale inaspettatamente per lei fu proprio lui: il prof. Sasso.
Che la prese da parte in più occasioni. Cercò di indirizzarla verso un percorso psicologico di recupero e autoanalisi, al fine di re-instradarla su un binario di minima, ritrovata serenità. Il prof. Sasso: cinquantenne, un pizzico di stempiatura e di grigio sulla testa. Bassino: 1,65 di vitalità e con regolare pancetta dell'appagamento, malgrado il molto sport ancora praticato con assiduità. Scapolo riservatissimo: pochi ed esclusivi hobby. Le parlò tra una lezione e l'altra spesso di cose alte e belle. Le consigliò alcuni testi buddisti, tra cui riteneva il più essenziale "The Buddha in daily life" di R. Causton. Non gliene parlò per farle cambiare religione, ma perché sono quelli che ti sussurrano direttamente all'anima. E poi tu metabolizzi. Qualcosa di bello e buono ti resta comunque dentro.
Le indicò poi altri testi fondamentali: “Il Palpito dell'Uno” e “Nel nome dell'Uno” di Angelo Bona. Da confrontare in un secondo tempo con “Molte vite, un'anima sola” e “Molte vite, molti maestri” di Brian Weiss. E altro ancora, di questi e altri autori. Le aveva dato l'incarico, a tempo perso, di fare un parallelo tra l'approccio europeo all'argomento trasmigrazione delle anime, alto e filosofico, rispetto a quello decisamente più terapeutico e concreto, pragmatico del collega americano. Sapeva che poi degli autori suggeriti sicuramente la giovane avrebbe acquistato anche altri titoli. E che così avrebbe allargato molto i suoi orizzonti.
Avrebbe imparato a guardarsi dall'alto. Invitandola a leggere, le parlò a lungo dei percorsi delle anime e le garantì che avrebbe ritrovato il suo papà, prima o poi. Lei bevve letteralmente le parole del prof. Sasso e vi si aggrappò con tutta sé stessa. Iniziò le letture e divorò i libri: era tutto come lui le aveva detto ed era ansiosa di parlargli ogni giorno. Le anime sono assetate di reminiscenza e captano al volo le oasi di pace lungo il percorso terreno, quando le trovano. Sentiva ora per il prof. Sasso un sentimento misto tra attrazione e gratitudine ed era perciò molto sorpresa. Doveva vederlo, toccarlo, parlargli, sorridergli. Voleva affascinarlo. Si recò quindi un pomeriggio a casa sua.
Lui fu molto lieto della visita e gli occhi gli sorrisero, nel vederla. Era oggettivamente un esemplare di donna spettacolare, seppur molto giovane. La fece accomodare in salotto e andò in cucina a prendere qualcosa da bere; quando tornò la trovò come una fiera selvaggia: bellissima e nuda, accovacciata sul divano. Col sesso in bella evidenza! Rimase interdetto e bloccato: “signorina Anna, ma cosa fa… si rivesta immediatamente…” però non mostrava troppa convinzione. Era stupito ma ipnotizzato ed estasiato.
Non poteva credere a un regalo così bello proprio per lui. Non l'avrebbe mai confessato, ma quella ragazza era stata spesso oggetto delle sue fantasie, durante i suoi privatissimi momenti di felicità solitaria. L'aveva desiderata intensamente. Fu lei a sbloccare l'impasse e gli diede del tu: “ma che dici, Sasso: sei matto? Ti sto offrendo la cosa più bella e dolce che ho, qualcosa per cui tutti i ragazzi dell'Istituto farebbero la fila e tu mi dici di rivestirmi? Ti dico io cosa farai: ora ti inginocchierai subito, me la mangerai finché vorrò e poi forse ti regalerò qualcos'altro che gradirai moltissimo…”
Il prof. Sasso come un automa si inginocchiò e non poté fare a meno di obbedire, da studente modello, alla neo-professoressa. Promossa sul campo per meriti erotici. Ella godette dell'uomo e del suo scrupoloso leccarle la passera, ma forse ebbe maggior piacere per il potere che finalmente aveva su di lui. Comunque, dopo una mezz'ora si alzò e lo trascinò in camera da letto. Si fece montare come lei preferiva: a pecorina. Lo fece godere, godere e godere: voleva sinceramente ricambiarlo delle cure avute per la sua anima. Lo rese esausto ma felice. Lo accolse anche nel suo stupendo culo e lui una volta entrato lì dentro, in quel piccolo antro delle delizie, pensò sinceramente di aver così toccato il paradiso. Anche perché mentre la inculava teneva le mani a coppa su quei piccoli seni morbidi e perfetti.
La sorreggeva delicatamente. Subito a seguire, mentre la baciava e scopava in modo più tradizionale, di quelle mammelle acerbe ne avrebbe assaggiato il dolce sapore e annusato l'odore meraviglioso, cose che gli si sarebbero conficcate nell'anima per la vita. Il giorno dopo tutto tornò uguale a prima. Anna finalmente, grazie al prof. Sasso aveva ritrovato un po' di pace e speranza nel domani. L'uomo di converso aveva capito, dopo averlo soltanto studiato e quasi al tramonto del proprio percorso esistenziale, cosa vuol dire veramente innamorarsi. Provava la sensazione frizzante di sentire il cuore che impazzisce dalla voglia di dirle continuamente che lei era la cosa più bella mai capitatagli. E tramite messaggi ringraziava la sua giovane insegnante.
Era lacerato dentro, dalle esigenze del suo cuore, dalla sua brama di possederla nuovamente e dalla paura che qualcosa potesse incrinare la sua rispettabile, integerrima facciata di serio professore mostrata pubblicamente. Quindi, le chiedeva ogni volta di non contattarlo più: non sta bene, la differenza d'età, il decoro, la reputazione, l'etica. Lei se lo rigirava con sapienti capriole di parole e infine concludeva invariabilmente con: "a che ora ci vediamo stasera per… l'ultima volta? Me la vorrai concedere, no?"
E il gioco del "rimorso che fa a tira-la-corda col desiderio" ricominciava uguale il giorno dopo. Ma era il secondo a vincere. Sempre. E la storia andò avanti. Non avrebbero più smesso, fino a che lei non si trasferì in un'altra città per l'università. Però anche Anna sentiva dentro il profondo bisogno del Prof. Sasso e quando tornava a casa, la prima persona che andava a trovare era sempre lui.
Quei due si amavano veramente. Scherzavano di continuo, come sedicenni. Due anime probabilmente legate da secoli, peregrinano nello spazio e nel tempo. Cercandosi inconsciamente. E perciò quando si ritrovano nella contemporaneità di un periodo non si lasciano più. A dispetto di convenzioni, età anagrafica e ostacoli vari che si frappongano sul cammino dell'amore.
RDA
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Buon 2025 a tutti voi🥂🥂🥂🍾💥
Vi auguro sogni a non finire
e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri perché il merito e il valore di
ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita,
all’amore,
perché la vita è una magnifica avventura e niente e nessuno può farci
rinunciare ad essa, senza intraprendere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la
felicità è il nostro vero destino.
Brel
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A te, che sai darti la felicità da sola, ma la cerchi ancora negli occhi degli altri.
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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Ogni giorno, perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno;
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l’assolo.
Perdo parole
che avremmo potuto dirci, non dirci,
dire meglio.
Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un’idea.
E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.
Ogni giorno perdo uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi ancora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza
che esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.
Perdo
il miracolo di un giorno,
l’elemosina del tempo,
lo scialacquio degli attimi,
con la risacca magra
di qualche
felicità.
Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l’ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l’amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi,
e un’ansia del petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno,
mentre perde.
E perde tutto.
Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me,
mentre perdo tutto.
Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un’ala,
a curarmi,
o macerie.
Ogni giorno,
poi,
mi sveglio –
se mi sveglio –
e tutto,
tranne te
e tu con me,
ritrovo.
- Beatrice Zerbini
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I bambini sono bambini dello Stato, così pensa lo Stato e si comporta di conseguenza, provocando da secoli danni devastanti. È lo Stato in realtà che partorisce i bambi-ni, vengono partoriti soltanto bambini di Stato, la verità è questa. Non esiste un solo bambino libero, c'è soltanto il bambino di Stato, di cui lo Stato può fare quello che vuole, è lo Stato che mette al mondo i bambini, alle madri vien solo dato a intendere che siano loro a mettere al mondo i bambini, ma è dal ventre dello Stato che nascono i bambini, la verità è questa. Sono centinaia di migliaia i bambini che ogni anno escono dal ventre dello Stato sotto forma di bambini di Stato, la verità è questa. I bambini di Stato vengono messi al mondo dal ventre dello Stato e vanno alla scuola di Stato, dove sono istruiti dagli insegnanti di Stato. Lo Stato partorisce i suoi bambini nello Stato, la verità è questa, lo Stato partorisce i suoi bambini di Stato nello Stato e non li lascia più uscire. Ovunque ci guardiamo intorno, non vediamo altro che bambini di Sta-to, scuole di Stato, lavoratori di Stato, funzionari di Stato, anziani di Stato, morti di Stato, la verità è questa. Lo Stato produce e autorizza soltanto esseri umani di Stato, la verità è que-sta. Lessere umano secondo natura non esiste più, è rimasto soltanto l'essere umano di Stato, e dove l'essere umano secondo natura esiste ancora, esso viene braccato e perseguitato a morte e/o trasformato in un essere umano di Stato. La mia è stata un'infanzia bella ma nello stesso tempo crudele raccapricciante, penso, un infanzia nel corso della quale quando ero dai nonni potevo essere un essere umano secondo natura, mentre a scuola ero tenuto a essere un essere umano di Stato, a casa dai miei nonni ero un essere umano secondo natura, a scuola ero un essere umano di Stato, per mezza giornata ero secondo natu-ra, per mezza giornata di Stato, per mezza giornata, e cioè di pomeriggio, ero secondo natura e quindi felice, per mezza giornata, e cioè di mattina, ero di Stato e quindi infelice. Di pomeriggio ero l'essere umano più felice che si possa immaginare, di mattina il più infelice. Per molti anni fui di pomeriggio l'essere umano più felice in assolu-to, di mattina il più infelice in assoluto, penso. A casa, dai nonni, ero un essere secondo natura e felice, a scuola, giù nella cittadina, ero un essere innaturale e infelice. Quando scendevo giù nella cittadina andavo nell'infelicità (dello Stato!), quando tornavo a casa dai miei nonni in mon-tagna, andavo nella felicità. Quando andavo dai nonni in montagna, andavo nella natura e nella felicità, quando scendevo giù nella cittadina, a scuola, andavo nell'artificio e nella infelicità.
Entravo, di prima mattina, direttamente nell'infelicità e per mezzogiorno o nel primo pomeriggio ritornavo nella felicità. La scuola è una scuola di Stato, dove i giovani vengono trasformati in esseri umani di Stato, vale a dire in galoppini dello Stato e nient'altro. Quando andavo a scuola andavo nello Stato, e poiché lo Stato annienta gli esseri umani, andavo nell'istituto per l'annientamento degli esseri umani. Per molti anni io sono uscito dalla felicità (dei nonni!) per andare nell'infelicità (dello Stato!) e ritornare, sono uscito dalla natura per andare nell'artificio e ritornare, la mia infanzia è consistita in questo andirivieni e nient'altro. Sono cresciuto in questo andirivieni dell'infanzia. Ma in un simile diabolico gioco, non ha vinto la natura ma l'artificio, la scuola e lo Stato, non la casa dei miei nonni. Lo Stato ha costretto me, come tutti gli altri, a entrare al suo interno e mi ha asservito, lo Stato ha fatto di me un essere umano di Stato, un essere umano irreggimentato e registrato e addestrato e diplomato e pervertito e depresso come tutti gli altri. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato, servi dello Stato, come giustamente si dice, non vediamo esseri umani naturali, ma esseri umani di Stato sotto forma di servi dello Stato che sono ormai in tutto e per tutto innaturali, e per tutta la vita rimangono al servizio dello Sta-to, il che significa per tutta la vita al servizio dell'artificio. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani di Stato sotto forma di esseri umani innaturali, immolati all'ottusità dello Stato. Quando vediamo degli esseri umani, vediamo soltanto esseri umani in balia dello Stato e al servizio dello Stato, ormai vittime dello Stato. Gli esseri umani che vediamo sono vittime dello Stato e l'umanità che vediamo non è altro che il foraggio dello Stato, con cui lo Sta-to, sempre più ingordo, viene appunto foraggiato. L'umanità non è altro, ormai, che un'umanità di Stato, e già da secoli, e cioè da quando esiste lo Stato, essa ha perso, penso, la propria identità. L'umanità oggi non è altro, ormai, che una disumanità, che poi è lo Stato, penso.
Thomas Bernhard
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Un tema che mi sta a cuore il narcisismo, e che non auguro a nessuno di incontrare mai nella vita uomo o donna che sia: gli insospettabili camaleonti.
Ecco cosa fanno.
👇👇👇👇👇👇👇
1. Incolpare Gli Altri:
- Il narcisista sposterà la colpa su di te o su altri, sostenendo che le sue azioni offensive sono state una risposta al tuo comportamento.
2. Esagerando La Loro Sofferenza:
Esagereranno la propria sofferenza, facendo sembrare quelli che sono stati offesi o feriti di più.
3. Fingere l'innocenza:
- Il narcisista agirà in modo completamente innocente e confuso, fingendo di non capire il motivo per cui sei sconvolto/a e accusandoti di reagire in modo eccessivo.
4. Manipolazione delle emozioni:
Useranno la manipolazione emotiva, come piangere o mettere il broncio, per evocare la simpatia degli altri, ritraendo se stessi come la parte fraintesa e maltrattata.
5. GASLIGHTING:
- Il narcisista utilizzerà il gaslighting, negando le sue azioni e distorcendo i fatti per farti dubitare della tua percezione e memoria della situazione, facendoti chiedere se sei tu quello sbagliata.
Cose che guadagni lasciando il narcisista o la narcisista .
1. Libertà: Fuga dalla manipolazione e dal controllo.
2. Pace della mente: Niente più ansia e tensione costanti.
3. Rispetto di sé: riconquista la tua dignità e la tua autostima.
4. Stabilità emotiva: liberati dalle montagne russe emotive.
5. Relazioni autentiche: costruisci connessioni genuine basate sul rispetto reciproco.
6. Crescita personale: concentrarsi sulla scoperta di sé e sul miglioramento.
7. Sicurezza: Proteggiti dai danni emotivi e talvolta fisici.
8. Amore per se stessi: riconnettiti e dai la priorità ai tuoi bisogni e desideri.
9. Energia: Recupera l'energia una volta drenata da interazioni tossiche.
10. Felicità: crea una vita piena di gioia e positività.
11. Confini: Stabilire e mantenere confini sani.
12. Chiarezza: libera la tua mente dalla costante confusione e gaslighting.
13. Opportunità: apriti a nuove possibilità e avventure.
14. Reti di supporto: rafforzare le connessioni con amici e familiari di supporto.
15. Autonomia: Prendi decisioni in base ai tuoi bisogni e valori.
dalla pag fb di Ubaldo Mosca
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Tempus fugit
Il tempo è veloce, subdolo, e già è volato un altro anno. Se non fosse per i botti e lo spumante, se non fosse per tutta questa forzata allegria, nemmeno te ne accorgeresti. Eppure ogni secondo che passa è un secondo in meno a disposizione. Un battito di ciglia, qualcosa che se ne va e non ritornerà più. Ciò che vivi accade una volta sola. Pensaci, ora, e afferra il momento. Potrebbe essere la peggiore tragedia o il miglior capolavoro. Non importa. Godi la vita, stringila e succhiala, ingoiala come un'ostrica e troverai la perla più preziosa. La consapevolezza del tempo che passa e del significato di questa folle corsa regala la bellezza di esistere, al di là di orizzonti e destini più o meno fortunati. Danza il tempo e avvolgiti in un tango, scuotiti, sorridi, agita i fianchi. Vivilo con coraggio e umiltà. Non ne sei padrone, non puoi aggiungere un solo istante a quelli che hai a disposizione, ma solo accogliere, grato, responsabile del miracolo di un respiro o di un'idea, di un'azione o di una scelta. Ama le persone che hai accanto, e quelle che non ci sono amale più forte, perché vivono in una dimensione di pace e di gioia, così lontane dai nostri guai ma così vicine a noi, in modo sottile e meraviglioso. Non smettere di sognare, di credere nell’incredibile, di tentare l’impossibile. Desidera, attendi, spera. Tre azioni per un unico scopo, tre tinte che insieme generano un colore capace di trasformarsi in magia. Sii responsabile di una speranza, come il contadino che semina e si prepara all’attesa, con la certezza che sarà la terra a prendersi cura del seme e a cullare il miracolo. Ama e impara la pazienza, rispetta i ritmi della tua felicità e di quella degli altri. Ogni cosa si rinnova solo se sei capace di attendere, solo se ne hai la forza e il coraggio. Non esiste paura o pigrizia, non c’è noncuranza nell’attesa. Nel silenzio più puro si accende il sorriso del saggio, quello di chi tace aspettando una musica che annienti il frastuono del mondo, sapendo che presto o tardi arriverà. A chi mi ha cercato, voluto, tenuto. A chi mi ha perduto e rimpianto. Buon 2025. Che sia un anno nuovo, ma nuovo davvero. Auguri.
-Guido Mazzolini-
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Un professore ha regalato un palloncino ad ogni studente, che ha dovuto gonfiarlo, scriverci sopra il proprio nome e gettarlo nel corridoio. Il professore ha poi mescolato tutti i palloncini.
Agli studenti sono stati quindi dati 5 minuti per trovare il proprio palloncino. Nonostante una frenetica ricerca, nessuno ha trovato il proprio palloncino.
A quel punto, il professore ha detto agli studenti di prendere il primo palloncino che avessero trovato e di consegnarlo alla persona il cui nome fosse scritto su di esso. In 5 minuti, ognuno aveva il suo palloncino.
Il professore ha detto agli studenti: "Questi palloncini sono come la felicità. Non la troveremo mai se tutti cercano la propria. Ma se ci preoccupiamo della felicità degli altri, troveremo anche la nostra".
Di Danilo Beltrante.
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Jacques Brel 🌹
Vi auguro sogni a non finire
e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
Vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
Vi auguro passioni
Vi auguro silenzi
Vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli
altri perché il merito e il valore di
ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere all'affondamento,
all'indifferenza, alle virtù negative della
nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla
ricerca, all'avventura, alla vita,
all' amore,
perché la vita è una magnifica avventura e
niente e nessuno può farci
rinunciare ad essa, senza intraprendere
una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi,
fieri di esserlo e felici, perché la
felicità è il nostro vero destino.
Jacques Brel
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Non temere mai di essere felice, di lasciarti andare alle emozioni più intense, ai momenti di pura gioia e di libertà assoluta. Non lasciare che le preoccupazioni o le opinioni degli altri ti fermino dal vivere appieno ogni istante di felicità.
La vita è fatta di momenti, alcuni brevi come un battito di ciglia, altri lunghi come un viaggio nello spazio. Ma ognuno di questi momenti è prezioso e merita di essere vissuto a pieno. Non lasciare che la tua felicità sia ostacolata da qualsiasi cosa, perché la felicità è la tua vera essenza.
©Consiglia
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" Io credo aver trovato il senso della vita generale. L'individuo non può esser felice per se stesso, perché in fondo a tutto ciò è la morte. Il segreto dunque della felicità anche per l'individuo mortale è di sentirsi immortale, di sentirsi cioè vivere dentro gli altri, dentro l'umanità, dentro l'Essere universale. La morte dunque non m'importa: ripugna a tutta la compagine che forma il mio essere, ripugna alla vaga coscienza che hanno tutte le mie molecole, tutte le unità elementari che formano di me una colonia; esse anzi mi faranno sentire tutta la loro forza coesiva al momento dell'atto: ma non ripugna alla mia coscienza superiore. Vivere è per me troppo doloroso: ogni sofferenza altrui si ripercuote ora in me con troppa violenza. Io potrei essere il più sfortunato dei miei simili e non soffrirei un millesimo di quello che soffro ora, che mi sento penetrato, inebriato da tutta la sofferenza degli uomini. Fuggire l'agglomeramento, la città, il contatto dei miei simili e rifugiarmi nei campi, isolarmi in mezzo alla natura sana e serena? Ma ora anche le lande, ove gli eremiti si seppellivano, sono proprietà d'alcuno e in nessuna parte tace l'eco della miseria… D'altronde è troppo tardi. "
Giovanni Cena, Gli ammonitori, a cura di Folco Portinari, Einaudi (collana Centopagine n° 43, Collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976¹; pp. 186-187.
NOTA: l'unico romanzo del poeta di Montanaro Canavese fu pubblicato per la prima volta nell'estate del 1903 sulla prestigiosa rivista «Nuova Antologia», della quale Cena era redattore capo.
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