#la bellezza della parola
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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"La pioggia non fa rumore" di Natale Scordo – Il silenzio della disillusione. Recensione di Alessandria today
“La pioggia non fa rumore” di Natale Scordo è una poesia che si insinua tra le pieghe dell’anima con la delicatezza della malinconia e la potenza di una verità sussurrata. In questi versi, l’autore esplora il vuoto dell’esistenza, il senso di smarrimento e la perdita della meraviglia che un tempo apparteneva alla vita. La disillusione di un cielo svuotato “Un cielo svuotato giacein un tempo…
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francesco-nigri · 2 months ago
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La Declamazione Poetica
La Declamazione Poetica: Arte, Tecnica e Impatto Emotivo La declamazione poetica è una pratica antica e nobile, che fonde l’arte della parola con l’espressione corporea e vocale. Si distingue dalla semplice lettura perché implica un’interpretazione emotiva e performativa del testo poetico, trasformandolo in un’esperienza sensoriale e comunicativa più intensa. Questa pratica ha attraversato i…
#allitterazioni assonanze per creare effetti sonori coinvolgenti#assimilazione significato dei versi#attraverso voce e corpo declamatore rende testo vivo#avvendto della stampa poesia sempre più verso la scrittura#combinare voce immagini suoni#connessione autentica tra esseri umani#considerare non solo significato delle parole ma anche suono musicalità impatto performativo#corretta gestione respiro controllo ritmo emissione vocale#declamazione come riscoperta della poesia#declamazione efficace suscita emozioni#declamazione poetica arte che richiede consapevolezza testo ritmo voce corpo#declamazione poetica arte che unisce parola voce corpo in esperienza emotiva comunicativa unica#declamazione poetica atto di resistenza e bellezza#declamazione poetica autentica coinvolgente#declamazione poetica contesti culturali artistici#declamazione poetica emozione elemento chiave#declamazione poetica esperienza sensoriale comunicativa più intensa#declamazione poetica espressione corporea#declamazione poetica fisicità#declamazione poetica forma di espressione viva significativa#declamazione poetica implica interpretazione emotiva performativa del testo poetico#declamazione poetica nella letteratuta orale nella performance teatrale poetry slam#declamazione poetica non semplice lettura ad alta voce#declamazione poetica non semplice lettura ad alta voce ma arte che richiede consapevolezza del testo ritmo voce corpo#declamazione poetica non solo recitazione ma atto performativo che coinvolgeva pubblico emotivamente intellettualmente#declamazione poetica nuove forme di comunicazione#declamazione poetica ponte tra poeta e pubblico#declamazione poetica pratica antica nobile#declamazione poetica si distingue dalla semplice lettura#declamazione poetica voce ritmo timbro intensità
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smokingago · 5 months ago
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🍀
Ananthe‌o‌ , Rifiorisco.
Questa parola greca evoca la potenza del cambiamento e della rinascita. Derivato da "fiore", il verbo ci ricorda che anche dopo i momenti più difficili, c’è sempre la possibilità di rifiorire, di ritrovare la vitalità e la bellezza.
Il prefisso ἀνα "di nuovo" aggiunge l'idea del ciclo, del ritorno alla vita dopo un periodo di stagnazione o perdita.
Nella cultura greca, il concetto di rinascita e di fioritura era spesso associato ai cicli naturali della vita e della natura, rendendo ananthe‌o‌ un potente simbolo della resilienza dell’essere umano.
Rifiorire significa permettersi di crescere di nuovo, di sbocciare anche dopo periodi di buio o difficoltà.
È un messaggio universale di speranza e rinnovamento.
Ogni giorno è un'opportunità per rifiorire: come i fiori dopo l'inverno, anche noi possiamo ritrovare la nostra bellezza e forza interiore.
Cit.
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susieporta · 5 months ago
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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angelap3 · 13 days ago
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Ecco la traduzione con la parola "intimità" al posto di "sesso":
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Si racconta che Marilyn disse a Einstein, con una franchezza affascinante:
"Tu ed io potremmo avere un figlio: nascerebbe con la mia bellezza e la tua intelligenza."
Al che il padre della relatività e della bomba atomica rispose:
"Magari nascerà con la mia bellezza e la tua intelligenza."
All’epoca ancora non si sapeva (le prove vennero fatte più tardi) che il quoziente intellettivo di Marilyn Monroe era di 165, cinque punti in più rispetto al “più grande genio di tutti i tempi”!
Marilyn Monroe (Norma Jeane Baker, 1926-1962) era una grande lettrice.
Nella sua casa aveva una biblioteca con circa mille libri e trascorreva molte ore leggendo opere di letteratura, poesia, teatro e filosofia, poiché il suo spirito, oltre ad avere un'irrefrenabile voglia di vivere, era animato da una curiosità insaziabile e una fame incessante di conoscenza.
Ecco alcune delle meravigliose citazioni di questa grande donna:
1. Una delle cose migliori che mi siano capitate è essere una donna. È così che dovrebbero sentirsi tutte le donne.
2. La gente iniziò a dire che ero lesbica. Sorrisi. Non esiste un'intimità sbagliata, se c’è amore.
3. I cani non mordono. Solo gli esseri umani lo fanno.
4. Non mi sento come la primavera. Mi sento come un caldo autunno di colore rosso.
5. Ridi quando sei triste. Piangere è troppo facile.
6. Voglio invecchiare senza lifting. Voglio avere il coraggio di essere fedele al volto che ho costruito.
7. Nessuno mi disse che ero bella quando ero bambina. A tutti i bambini dovrebbe essere detto che sono belli, anche se non lo sono.
8. Un simbolo sessuale diventa un oggetto. Odio essere un oggetto.
9. Essere un simbolo sessuale è un peso difficile da portare, soprattutto quando si è stanchi, feriti e confusi.
10. È meglio stare soli che essere infelici con qualcuno.
11. L'imperfezione è bellezza, la follia è genialità. È meglio essere ridicoli che noiosi.
12. Le delusioni ti fanno aprire gli occhi e chiudere il cuore.
13. Sono una ragazza piccola in un mondo grande che cerca qualcuno da amare.
14. L'intimità fa parte della natura. E io vado d’accordo con la natura.
15. Non ho mai abbandonato nessuno in cui ho creduto.
16. Non ho mai ingannato nessuno. A volte ho lasciato che gli uomini si ingannassero da soli.
17. Se avessi seguito tutte le regole, non sarei mai arrivata da nessuna parte.
18. È più facile amare un uomo che viverci insieme.
19. Tieni la testa alta, il mento in su, mantieni il sorriso, perché la vita è una cosa meravigliosa e ci sono tante ragioni per cui sorridere.
Ricordate di non avere pregiudizi: le persone valgono per ciò che sono, non per ciò che gli altri inventano su di loro.
Buona serata!!!
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raccontidialiantis · 4 months ago
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Smettila!
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Adesso basta flirtare con gli altri uomini di nascosto, con chiunque ti faccia un complimento! Mi fai sentire umiliato, mi fai dannare. Chiunque vorrebbe saltarti addosso solo a un tuo cenno, non lo capisci? O invece lo capisci sin troppo bene! Maledetta ossessione che sei, per me. Perché sei una femmina lussuriosa dentro: io ti conosco benissimo e mi preoccupo. 
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Pubblicamente, al lavoro o nelle occasioni ufficiali in società, tu semplicemente interpreti a perfezione una parte: quella della professionista compassata e seria. Sembri quasi una puritana dall’etica impeccabile e dai rapporti interpersonali cortesi ma molto distaccati. Appari formale, fredda e dall’aspetto algido, distante e sembri addirittura un po’ timorosa di eccessive confidenze. 
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Chi ti osserva professionalmente direbbe che sei una donna sobria, discreta. Ti sanno molto devota, la cattolica praticante che mostra di scandalizzarsi per qualsiasi parola un po’ colorita o espressione appena volgare. Infine, quando siamo in mezzo agli altri, con te non si può neppure accennare a cose di sesso: non si fa, non sta bene. Assumi immediatamente un’espressione inorridita, scandalizzata e cambi subito discorso.
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Arrossisci, addirittura. “Un altro po’ di tè?” Che attrice straordinaria e spudorata! Ma a letto con me invece ti scateni. Ti trasformi completamente e potresti assolutamente dare delle lezioni - e che lezioni! - a un’attrice porno. Te lo vieni a cercare, me lo impugni, te ne impadronisci e ci giochi, ti piace. Lo brami, lo succhi e lo lecchi. Con gran gusto e perizia tecnica, te lo ficchi in due secondi tutto in gola.
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Sei una vera maestra dell’arte. Mi svuoti letteralmente i testicoli. Hai la perfidia negli occhi, mentre ti fai scopare. Mi vuoi, desideri il cazzo più di ogni cosa. Sei una porca magistrale, laureata cum laude. Potresti battere in strada, per la perizia con cui maneggi il cazzo e ne tiri fuori tanta sborra. E ti piace assaporarla, giocarci. Troia schifosa e sporchissima.
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Sei tu quella che conduce i giochi. Vuoi che ti sbatta il cazzo sul viso più volte, a umiliarti. E devo farlo chiamandoti troia e puttana. Si: sei inequivocabilmente una grandissima porca. Quanto mi piace, questo tuo lato! Sul letto, mi ti apri davanti all’improvviso, ti fai vedere da me ovunque, sul corpo: senza alcun pudore e socchiudendo gli occhi gemi contenta.
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Il tuo culo, la tua passera e la tua bocca parlano chiaro e dicono soltanto: “penetrami, fammi godere.” Ti piace da impazzire essere osservata, desiderata, toccata, violata. Con prepotenza ti piace ancora di più. Sei assatanata di sesso: in casa vuoi il mio cazzo sempre e ovunque: in ogni momento, quando siamo soli. Mi vuoi a qualsiasi ora del giorno, se siamo a casa.
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Vuoi che il tuo seno sia adorato e subito dopo leccato, assaggiato, strizzato, odorato, massaggiato. Cerchi di continuo l’uccello. Ne esigi tantissimo. Ami il lusso e gli agi. Ti approfitti della tua bellezza mozzafiato, perché sai che farei di tutto per te, per farti star bene, comoda e viziata. 
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Gli anglosassoni direbbero che sei una “high maintenance woman.” Entrando in camera da letto, come percepisco il tuo sguardo carico di libidine maliziosa, se ti vedo mezza nuda già capisco cosa ti passa per la mente. Non ti resisto e mi precipito su di te. 
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Compiaciuta di essere una femmina bellissima, sensuale e in missione segreta per conto del Dio Eros, mi sussurri all’orecchio dov’è che lo vuoi, dove e come desideri essere adorata, baciata e leccata. A lungo. Mi spompi, ne vuoi sempre di più. Sono pazzo di gelosia, per te: mi piaci da morire, mi sei entrata nel sangue. Ti voglio di continuo.
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Che tu sia dannata, donna: non flirtare, non guardare, non rispondere, non dare confidenza, non sorridere. Capisco che è impossibile, ma fammetelo almeno dire. Sii solo mia, non tradirmi. Mi tradisci? Non ti basto? Dimmelo sinceramente, sgualdrina: tu sei la mia croce e delizia. E non ridere, troia. Senza il tuo profumo in giro per casa io morirei. Ama me e nessun altro. Perché io voglio te e basta. 
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Sei una mia vera e propria fissazione. Porto sempre in tasca con me un tuo paio di slip sporchi. Sono schiavo del tuo odore intimo. Adesso tu starai zitta e sopporterai queste sberle. Voglio vedere il tuo bel culo bianco latteo diventare rosso fuoco. E sentirti implorare pietà, piangere di dolore. Dovrai pur espiare, per tutta la gelosia che mi provochi. 
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Devo pur controllarti, in qualche modo, contenere la carica erotica che spandi attorno a te con non so quanta incoscienza e nonchalance. Sopporta, fallo perché mi ami. E perché... oh, per la miseria: che vera troia sei! Ti vedo che sorridi di nascosto e sembri soddisfatta, mentre ti mordi le labbra e fai finta di sentirti umiliata, ferita nell’onore, arrabbiata. 
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Maledetta: ti piace, essere sculacciata allora, eh? Dio: mi farai impazzire. Sei la mia dolcissima e assolutamente perfida puttana. Dai: ora usa la tua bocca nel modo che sai. Perché ti piace un sacco usarla così e sei capace di compiere veri e propri capolavori di acrobazia, con la tua lingua. Che spero tu usi solo con me. Dai, sbrigati. Succhia forte, puttana e fammiti sborrare dentro. Perché mi urgi e io ti amo troppo.
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RDA
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diceriadelluntore · 1 month ago
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Storia Di Musica #363 - Deftones, Diamond Eyes, 2010
Il barbagianni in copertina, nella sua bellezza candida, ha una sua storia da raccontare: il suo nome scientifico è Tyto Alba (da τυτώ, la parola greca che traduce gufo, e dal latino alba perchè è bianco), il nome comune barbagianni, che usiamo solo noi in Italia, potrebbe derivare dal fatto che le piccole piume ricce attorno agli occhi possono sembrare una barba, oppure in maniera molto più fantasiosa, da barba, che in molte regioni soprattutto settentrionali vale "zio", e Gianni, ipocoristico di Giovanni, quindi "zio Giovanni", un nome parentale dovuto alla credenza che questo uccello abbia una funzione tutelare (è una versione che non mi convince, perchè anche al Sud si chiama solo barbagianni, la approfondirò).
La storia invece della band di oggi inizia quasi per caso nella seconda metà degli anni '80 con un incidente stradale: Stephen Carperter, mentre faceva skateboard, è investito da un'auto. Per questo, è costretto per un po' su una sedia a rotelle, e per passare il tempo un suo amico gli regala una chitarra, con cui inizia a imparare le canzoni dei suoi gruppi heavy metal preferiti. Due suoi amici, Chino Moreno, che ama cantare, e Abe Cunningham, che suona la batteria, vengono a scoprire che Stephen sta imparando a suonare la chitarra, così mettono su un gruppo, l'autista che aveva investito Carpenter fu costretto a rimborsarlo a causa dei danni fisici riportati e questo permise al gruppo di acquistare l'equipaggiamento necessario per cominciare ad esibirsi. A loro un amico di Moreno, Dominic Garcia, si unisce come bassista. Manca solo un nome: Carpenter unisce un termine dello slang dello skateboard e dell'Hip Hop, Def (che vuol dire, bello, figo) con il suffisso Tones, che lui leggeva stupito sulle copertine dei gruppi doo-woop che ascoltavano i genitori. Nascono così i Deftones, tra le realtà più importanti della musica alternativa americana degli ultimi 30 anni.
Dopo le prime registrazioni, dove si lanciano in un furioso heavy metal, piano piano vengono fuori altre influenze, dovute agli stili musicali prediletti dai nostri: Carperter ai gruppi heavy metal come Metallica o Pantera affiancava l'amore per l'Hip Hop degli esordi, Moreno era cresciuto con i gruppi post new wave internazionali (ama i The Cure ma pure i Duran Duran). Dopo un po' Cunningham abbandona, per fondare i Phallacy, e viene sostituito da Chi Cheng, bassista, spostando Garcia alla batteria. Cheng, musicista più formato degli altri all'inizio, porta con sé il suo amore per il blues, il jazz e il reggae di Bob Marley. Garcia se ne va, dopo alcuni batteristi provati ritorna Cunningham e con questa formazione nel 1993 vengono scritturati dalla Maverick, la casa discografica di Madonna, che produce i loro dischi fino al 2006. L'inizio è sorprendente: Adrenaline del 1995 è uno dei primi album nu metal, per le influenze di genere diversi su base metal, e grazie ad un tour di concerti dovunque e all'esibizione di un brano suonato dalla band nel film Il Corvo 2 inizia a passi spediti a farli diventare conosciuti, obiettivo che raggiungono con Around The Fur (1997, la cui iconica copertina è una delle foto musicali più apprezzate di Tumblr), e soprattutto White Pony del 2000, meno estremo e più melodico, il brano Elite vince il Grammy del 2001 per la migliore canzone metal. Sono ormai famosi, e le collaborazioni con Maynard Keenan dei Tool o Serj Tankian dei System Of A Down (in Meline, da Saturday Night Wrist del 2006) testimoniano l'affetto non solo nelle vendite dei fan, ma una grande considerazione tra i musicisti, affascinati dalle contaminazioni delle loro canzoni, potenti quanto ricche di lirismo.
Ma accade una cosa: mentre erano alle prese con le prime registrazioni per il nuovo disco, dal titolo provvisorio di Eros, Chi Cheng ha un terribile incidente stradale. Trasportato in coma in ospedale, nel novembre del 2008, in un primo momento le sue condizioni sembravano migliorare, tanto che la band continua a lavorare su quel materiale con Sergio Vega, ex-membro dei Quicksand, che già nel 1999 lo aveva sostituito per un breve periodo durante un tour con i Deftones. Ma le cose non migliorano, e nel 2009 la band abbandona il progetto Eros. Nel frattempo, per aiutare a raccogliere fondi, si esibirono per due sere consecutive il 20 e 21 Novembre del 2009 con alcuni dei più grandi nomi americani del metal.
Nel Maggio 2010, quasi a sorpresa, la band pubblica Diamond Eyes. Un disco prodotto con Nick Raskulinecz, già in consolle con Foo Fighters, Velvet Revolver, Alice in Chains. È un disco che viene costruito in maniera molto più semplice e immediata, abbandonando i metodi degli ultimi lavori per ritornare alla tecnica dei primi: scrivere insieme, provare tantissimo e cercare la sintonia perfetta nei pezzi. Nonostante l'umore, il disco è pieno di ottimismo, si lascia da parte ogni dolore privato e parla con considerazione di emozioni. Svetta e Royal con riff grezzi che graffiano e raschiano i versi, quindi liberano la voce di Chino Moreno in ritornelli luccicanti e minacciosi. Moreno e il chitarrista Stephen Carpenter si spingono avanti e indietro su CMND/CTRL come se cercassero di sbattersi a vicenda fuori tempo, caricando la tensione e la sfumatura che mancano a così tanti contemporanei hard-rock dei Deftones. You've Seen The Butcher dal video musicale splatter, è anche un omaggio alla band amica dei Jawbox . Come sempre amano spaziare e contaminare, come dimostrano le sfumature trip-hop di Beauty School, ma sanno scrivere granitiche canzoni come Prince. Il primo singolo fu Rocket Skates, che fu una delle prime canzoni distribuite gratuitamente sul sito di una band, cosa che fece andare in tilt il sito internet dei Deftones. Due canzoni rimangono nell'immaginario: la potentissima Diamond Eyes, che apre il disco con la rabbia, ma soprattutto Sextape, meravigliosa ballata che ha un titolo fuorviante rispetto al suo incedere e ai suoi testi, collegati con delicatezza al suono e al movimento delle onde del mare, un grandissimo brano.
Accolto con entusiasmo da critica e fan, rimane uno dei loro dischi migliori e uno dei capisaldi del metal moderno. La band continuerà in questo stato di grazia con Koi no yokan, del 2012, dal titolo in giapponese che descrive più o meno la sensazione di due persone che si stanno innamorando. Pochi mesi dopo la pubblicazione, Chi Cheng muore, dopo un'agonia di 5 anni. Due incidenti stradale legano l'inizio e l'evoluzione di una grande band.
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occhietti · 2 months ago
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Per ogni violenza si canti con ancora più grazia e bellezza l'amore. E più è atroce, cruenta e ingiusta, la violenza, più è macabra e oscura, più si faccia il canto tenero e armonioso.
La mano si colmi di una gota, o di un'altra mano. Si soffermi a sostenere il peso del dolore di un altro. Se siamo noi a soffrire, si offra il nostro dolore per la pace degli altri. E si chieda l'aiuto di altre mani misericordiose.
Diventi la gentilezza il nostro unico stilema, la nostra postura.
Impariamo l'antica e perduta arte del perdono, con disciplina e abnegazione. Non venga la prossima alba senza che i nostri cuori abbiano conosciuto il perdono. Non resti traccia di alcun rancore, si disciolga ogni rabbia. Ogni nostra parola si faccia parola d'amore. Con cura d'innamorati, si coltivi il silenzio. Se ne interrompa la grazia, solo per un canto più bello. Così si vada nelle strade del mondo, senza orgoglio né superbia.
Sia solo l'amore a guidarci, il passo e lo sguardo.
Solo l'amore ci muova la mano,
solo l'amore ci inviti al canto.
Se si deve parlare, siano solo parole d'amore.
Ogni azione sia in nome dell'amore.
Per amore si taccia, per amore si muoia.
Sia ogni nostra danza un incanto d'amore.
Il gesto del lavorare, sia gesto d'amore.
E quando la morte si annuncia, si apra la porta di casa, si spalanchi ogni finestra. Che entri senza fatica. La si accolga come l'amica più cara, fedele e benevola. Ci si prenda cura di lei, della sua premura che dura da sempre. Lei che mai ha mancato un appuntamento, lei sempre presente. Che venga, e non riconosca morenti. Quando viene la morte, ci trovi già innamorati d'amore.
- Massimilano Bardotti
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empito · 2 months ago
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La gentilezza sembra dissolversi nel frastuono del quotidiano. Nel caos delle città, tra volti distratti e sguardi sfuggenti, si avverte l'assenza di gesti sinceri che scaldano il cuore. È come se la fretta avesse offuscato la capacità di fermarsi un attimo, di tendere una mano, di offrire un sorriso spontaneo a uno sconosciuto. Camminiamo accanto a tante persone, eppure il senso di solitudine è palpabile. Basta poco per colmare quel vuoto: una parola di conforto, un atto disinteressato, un ascolto attento. Eppure, queste espressioni di umanità sono diventate preziose come gemme rare, nascoste sotto la superficie di un'indifferenza dilagante. La gentilezza non richiede grandi gesti o sacrifici enormi. Si trova nelle piccole cose: nel cedere il passo, nel condividere un pensiero positivo, nel mostrare comprensione. È un linguaggio universale che attraversa le barriere, che unisce gli animi al di là delle differenze. Ma spesso ce ne dimentichiamo, persi nelle nostre preoccupazioni, chiusi nei nostri mondi. Forse è tempo di riscoprire la bellezza dell'empatia, di ricordare che ogni persona che incrociamo porta con sé una storia, una lotta invisibile. Offrire gentilezza non solo arricchisce chi la riceve, ma illumina anche chi la dona. È un seme che, piantato nel terreno giusto, può germogliare e diffondere nuova vita. In un'epoca in cui tutto sembra accelerare, fermarsi per un atto di cura verso l'altro diventa un atto rivoluzionario. La gentilezza è una forza silenziosa, ma potente, capace di trasformare una giornata, di cambiare una prospettiva, di tessere legami profondi. È il filo che può ricucire le strappi nel tessuto della nostra società. Ricominciare da gesti semplici può fare la differenza. Sorridere a chi incrocia il nostro cammino, offrire aiuto senza esitare, ascoltare con il cuore aperto. Così, passo dopo passo, la gentilezza potrebbe smettere di essere una rarità e diventare la melodia di sottofondo delle nostre vite, ricordandoci che, in fondo, siamo tutti parte di un'unica umanità.
Empito
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falcemartello · 1 year ago
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(Caprichos di Francisco Goya, l’Asino)
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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canesenzafissadimora · 8 days ago
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La felicità è imparare ad aprire la porta al vento, anche se entra portando rumore.
La felicità è quando il corpo si fa canto silenzioso nella tempesta dei giorni.
Felicità è il respiro profondo che non teme il buio, né il vuoto.
Felicità è abitare il presente, con l’innocenza di chi non ha mai smesso di stupirsi.
La felicità arriva quando cuore e pensiero firmano una pace segreta.
Felicità è camminare scalzi sul filo sottile delle domande senza fretta di risposta.
Felicità è ascoltare la pioggia che cade lieve sui tetti della paura.
Felicità è amare forte, forte quanto il cuore riesce a sopportare.
Felicità è raccogliere con cura le piccole briciole di bellezza che la vita lascia cadere.
Felicità è guardare il mondo senza l’urgenza di possederlo.
La felicità è quel silenzio che a volte è più chiaro, più forte di ogni parola.
Felicità è allearsi con ciò che sfugge alla mente e accoglierlo nel cuore.
Felicità è sentire che la vita non ti abbandona, che ti stringe sempre la mano.
Felicità è un tremore delicato che danza appena sotto la pelle.
Felicità è ringraziare il giorno nuovo come fosse un dono prezioso.
Felicità è stringere tra le mani qualcosa che nessun denaro può comprare.
Felicità è accettare con dolcezza la propria fragilità, farne una forza delicata.
Felicità è lasciare aperta una porta verso l’invisibile, aspettare che entri la luce.
Felicità è incontrarsi nello specchio e sorridersi come se fosse la prima volta.
La felicità è sentirsi interi, qui e ora, senza che manchi nulla, nemmeno se stessi.
giornata mondiale della felicità
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Lucio Zaniboni, gigante della poesia e della cultura: l’omaggio del Prof. Carmelo Aliberti al Maestro di vita e di parole
Alla cortese attenzione della DS e DOCENTI. Per il lodevole e proficuo risultato, concretamente e magistralmente conseguito, con una strategia comunicativa, imperniata nell’abilità di coniugazione tra cultura specifica della disciplina e negli individuali percorsi curriculari e nella realizzazione di stesure di testi interpretati e articolate in proiezioni singolari della soggettività, nel…
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ambrenoir · 5 months ago
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Sapevate che… nella Divina commedia c’è una frase che pochi conoscono ma è la più bella definizione di amore mai data in tutta la storia della letteratura!
Ecco, siamo nel terzo Cielo del Paradiso. E a un certo punto Dante mentre parla con lo spirito di un beato, Folchetto da Marsiglia, usa questa parola «intuarsi»: «s’io m’intuassi, come tu t’inmii». Intuarsi è una parola straordinaria! Ma cosa significa?
Significa entrare nel cuore e nella mente dell’altra persona. Da due diventare uno. Intuarsi non significa annullarsi nell’altra persona, ma indossare, anche per un istante, la sua pelle, la sua anima. E permettere all’altro di fare lo stesso con noi. Perché l’amore è questo: reciprocità. Tendere la mano verso l’altro. Entrare dentro l’altro. Solo chi ama conosce e solo chi conosce ama. Intuarsi esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le persone. La forza del «noi». In una società che sa dire soltanto «io», abbiamo bisogno di tornare a «intuarci» l’uno nell’altro.
Ma questa parola racchiude anche un altro segreto, come «Inforsarsi». O «il bellissimo «insemprarsi», star dentro l’eternità, o ancora «incielarsi»diventare tutt’uno con il cielo. Cosa hanno in comune queste parole? Ecco, quando Dante usa la parola «inforsarsi» non dice soltanto sono in forse ma sono «dentro» il forse. Perché l’unico modo per capire e amare è essere «dentro» le cose.
Come quando fai l’amore. Essere dentro una sensazione, uno stato d’animo, un’emozione con tutto te stesso, fino a diventare quell’emozione. Fino a sentirla con ogni fibra del tuo essere, della tua mente e del tuo cuore. Capite ora la bellezza di queste parole? In un’epoca di superficialità estrema, di relazioni poco profonde, di sentimenti vuoti, in un’epoca in cui ci teniamo sempre a distanza e siamo lontani dal cuore delle cose, Dante ci ricorda l’importanza di sentire intensamente. Di amare fortissimamente. Straordinario, no?
Guendalina Middei - Professor X
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angelap3 · 8 months ago
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"Magnifico "scritto"
"Donne stiamo attente, ci stanno levando tutto! Se ci levano anche la vecchiaia siamo fritte. Voglio restauraurare una parola fuori moda, fuori legge: vecchiaia.
La vecchiaia è un'età anche interessante, la vecchiaia è un'età molto anarchica e romantica. Perché ogni giorno può essere l'ultimo, perché sei in fuga dalla morte e ogni giorno in più dici: tié, ti ho fregato. È un età molto fervida, è un'adolescenza senza domani. E sarebbe un'età interessante se non fosse che poi si muore.
Cioè, io la retorica sulla bellezza della vecchiaia la lascio al mercato che ci adula a noi vecchi per venderci i suoi schifosi prodotti. Mi secca essere vecchia, perché è la porta della morte ed è, e resta, una maledizione biblica. Però non è mai stata così brutta da quando si cerca di nasconderla, da quando non si nomina più, cioè, non è una parolaccia è il nome di una stagione, perché esistono le stagioni e c'è una grande durezza, ma anche una grande dolcezza in questo.
Terza età, anziano, mi fa sentire in fin di vita mentre vecchio ha un bel suono di battaglia, vecchio! La vecchiaia femminile è stata abrogata dal mercato e la donna è stata demonizzata: la donna accetta la farsa della giovinezza obbligatoria, la plastica è il nostro burqua.
Ci fosse il filtro di giovinezza ti credo correrei! Farei qualsiasi bassezza, vorrei avere sedici anni in tutto, specie nella mente, ma anche in corpo, nel fegato... E se non mi sono rifatta non è perché non sono vanitosa, ma è perché sono vanitossissima, di una vanità ributtante, e non voglio aggiungere l'oltraggio del bisturi a quello del tempo. Certo, ci vuole un senso dell'umorismo sempre più spiccato per portare in giro la propria faccia, però mica sei vecchio sempre. La persona libera cambia età molte volte al giorno: siate nonne a quindici anni, fidanzate a ottanta, ma non siate mai quelle che gli altri vogliono.
La donna oggi: in una mano la ramazza nell'altra il biberon nell'altra il computer nell'altra la biancheria sexy nell'altra i vecchi da curare. Ma quante mani ha una donna? E adesso bisogna pure essere fighe fino a ottant'anni. Ma perché? Non facevamo già abbastanza?"
BARBARA ALBERTI
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mucillo · 21 days ago
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La donna del "sempre" 8 marzo La vedo così "libera"
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" CHIAMATEMI STREGA"
( Monologo di Barbara Giorgi scritto per Franca Rame tratto dal libro omonimo ‘Chiamatemi)
Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
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avereunsogno-62 · 2 months ago
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🌻Voltati indietro, ma solo per guardare le cose belle, quelle che ti hanno fatto crescere; voltati indietro  per guardare le persone che ti hanno dato un motivo per sorridere quando eri in mezzo al pianto; che non ti hanno riempito di parole inutili ma di quelle che servivano; che ti hanno saputo rivolgere anche solo una attenzione quando tutti ti ignoravano; che ti hanno fatto rinascere quando eri morto e non sentivi più l’odore del vento o il sapore della pioggia; che hanno rispettato i tuoi silenzi quando ogni parola risultava pesante; che ti hanno reso libero per vivere il presente quando il passato non ti mollava; che si sono resi gentili quando tutti non capivano la tua fragilità; che sono entrate dentro le tue ferite per portare un po’ di luce quando gli altri ti giudicavano; che ti hanno tenuto insieme quando cadevi a pezzi; che ti hanno restituito un senso quando il mondo ti crollava addosso; che ti hanno ricordato che sei vivo per coltivare sogni e non per bruciarli; che hanno creduto nella tua bellezza quando in te non vedevi nulla di bello.
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