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Dylan, yesterday
#bob dylan#the times they are a changin'#a hard rain#hank williams#forever young#planet waves#blowing' in the wind#highway 61 revisited#blonde on blonde#bringing it all back home#like a rolling stone#the band#the basement tapes#woody guthrie#john wesley harding#nashville skyline#new morning#blood on the tracks#shadow kingdom#never ending tour#nobel prize#oh mercy#lay lady lay#time out of mind#fallen angels#tarantula
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2:46 PM EDT September 15, 2023:
Bob Dylan - "John Wesley Harding" From the album John Wesley Harding (December 27, 1967)
Last song scrobbled from iTunes at Last.fm
If you've heard Kinky Friedman's version of "Pretty Boy Floyd," you'll recognize that's another folk song like this one, about an arch-criminal and friend to the poor.
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Storia Di Musica #252 - Bob Dylan, John Wesley Harding, 1967
Un’altra caratteristica che inconsciamente hanno le Storie di Musica è che ogni anno da quando è cominciata c’è un disco di Bob Dylan. Siccome nel 2022 Dylan festeggia molti traguardi (80 anni, 60 anni dalle prime registrazioni e altri), ho deciso di dedicare il mese di Dicembre a Storie dylaniane. Cercherò di essere originale, grazie anche alla mole immensa di materiale che sia Dylan sia i suoi ammiratori, una schiera gigantesca, gli ha tributato fino ad oggi. Ho deciso di iniziare da uno dei suoi dischi più misteriosi e affascinanti, che arriva dopo un periodo di riabilitazioni su cui sono nate le più strambe vicende. Tutto inizia nel 1966, quando dopo l’uscita di quel capolavoro infinito di Blonde On Blonde, ha un incidente motociclistico. Nessuno ha mai avuto una descrizione precisa di ciò che accadde, nè una foto, nè altre notizie, tanto è che su questo incidente si rincorrono le storie più interessanti (ed è curioso che una storia simile accadde per il presunto incidente stradale di Paul McCartney, con conseguente morte e sostituzione con un sosia). Anche per Dylan si parlò di gravissime ferite, e qualcuno disse che fosse morto. Altri addirittura che fosse morto e risorto. La cosa sicura è che si ritira in una villa a West Saugerties, vicino New York, a pochi km dal luogo dove qualche anno più tardi si terrà la tre giorni di Woodstock: lì allestisce un rudimentale studio di registrazione nel piano interrato. Lo raggiunge il gruppo canadese che lo aveva accompagnato nei tour precedente, che ha cambiato il nome in The Band, e inizia a scrivere e registrare una quantità enorme di materiale musicale. Quel materiale sarà una miniera d’oro per decine di artisti a cui Dylan regalerà brani, diventerà in parte il primo bootleg della storia, dal titolo immaginifico di The Great White Wonder e una parte verrà pubblicata ufficialmente nel 1975 come The Basement Tapes; solo nel 2014 per la storica collana de The Bootleg Series, verranno pubblicate tutte le registrazioni rintracciabili di quelle sessioni (il Volume 11, un box set di 6 cd da 6 ore e mezza di musica). Quello che salta evidente all’ascolto di quei brani è la svolta, l’ennesima, che Dylan fa alla sua musica: dopo aver elettrificato il folk e cambiato il rock con la somma triade di Bringin’ It All Back Home, Highway 61 Revisited e Blonde On Blonde (nel biennio magico 1965-1966), torna ad una musica per lo più acustica, caratterizzata da canzoni scarne e dirette, dove lavora molto sui testi. Infatti tra chi lo andò a trovare durante il riposo post incidente, ci fu Allen Ginsberg, il grande poeta della Beat Generation: fu con Ginsberg che Dylan discusse su come essere più diretto, più scarno, abbandonando per un periodo le torrenziali descrizioni dei suoi testi. Il disco che segna il suo ritorno è come un risveglio cauto dopo un dolore, un momento in cui Dylan cerca la ripresa: un disco che ha un fascino malinconico e umano altissimo, che svela un Dylan diverso e quasi più intimo. John Wesley Harding esce il 27 Dicembre del 1967: in verità doveva uscire il 17, ma non si sa come mai la distribuzione fu difficoltosa nelle prime due settimane, tanto è che le moderne versioni Cd del disco portano la data originale di rilascio alle stampe nel 1968; la Columbia tentò una qualche promozione, ma Dylan impedì alcun lancio pubblicitario e in pratica non pubblicò nemmeno un singolo per anticipare il disco. Si arrivò ad un compromesso, con Dylan che impose la copertina: una foto in bianco e nero con lui insieme ai fratelli Luxman e a Purna Das, musicista indiano che fu portato ad incontrare Dylan dal suo manager, Albert Grossman. Sulla copertina c’è una strana leggenda: nel tronco alle spalle dei 4 si potrebbero vedere i volti dei quattro Beatles, e secondo molto altri anche il segno di una mano su un altro albero, la mano di Gesù secondo questi osservatori, e sulla copertina c’è una storia scritta da Dylan su tre Re, che aggiunge particolari ai brani del disco. Nonostante tutto questo, il disco arriva al numero 2 negli Stati Uniti e al Numero i in Gran Bretagna, disco d’oro dopo poche settimane, e da allora ha una seguito di affetto da pubblico e critica notevolissimo. Dylan dedica il disco a John Wesley Hardin, famoso fuorilegge dell’800, con un brano omonimo che apre il disco: tuttavia c’è da dire, e non si sa il perchè, Dylan scrive male il nome dell’eroe popolare, Harding quando è Hardin, e questo errore rimane un ulteriore mistero su questo lavoro. Dylan canta, suona chitarra acustica, armonica e piano, ed ha i suoi fidati musicisti sessionisti accanto, Kenneth A. Buttrey alla batteria, Pete Drake seconda chitarra, anche pedal steel in alcuni brani e Charlie McCoy al basso. Le canzoni sono elegie profonde sulla confessione della colpa, come la storica I Dreamed I Saw St.Augustine, oppure sono esplorazioni poetiche sul concetto di grazia, come la meravigliosa As I Went Out One Morning, dal significato profondissimo e che è ispirata ad un lavoro di Auden, As I Walked Out One Evening. Dylan scrive di reietti, I Pity The Poor Immigrant (con echi di certi passaggi del Levitico), ne ha con Grossman, il suo manager, in Dear Landlord, si traveste da vagabondo in I Am A Lonesome Hobo, anche qui con echi biblici, dal libro del Genesi e di Caino e Abele; molti vedranno in tutti questi rimandi la partenza di quel percorso di conversione religiosa che diventerà maturo a metà anni ‘70, anche se è un po’ riduttivo secondo me, dato che anche nei primi lavori i miti biclici sono un punto centrale dei lavori di Dylan. Ammetto che qui abbondano, anche in The Wicked Messenger e in una intervista di quegli anni la mamma di Dylan, Betty, disse: nella sua casa di Woodstock, piena di zeppa, una gigantesca copia della Bibbia era sempre aperta nel suo studio, era il libro a cui dava maggiore attenzione. Una gemma poetica del disco è The Ballad Of Frankie Lee And Judas Priest: Lee chiede a Priest dei soldi, Priest accetta senza condizioni, Lee spende tutti i soldi in un bordello, e dopo 16 giorni muore di sete. Invito a leggere il testo, ricchissimo di significati e rimandi, che finisce così: Bè la morale di questa storia\la morale di questa canzone\è semplicemente che uno non dovrebbe mai stare\dove non si sente a casa\Perciò quando vedi il tuo vicino caricare qualcosa\aiutalo a portare il suo fardello\e non confondere più il Paradiso\con quella casa aldilà della strada. La band heavy metal inglese Judas Priest prenderà nome dal protagonista di questa ballad, Ma se c’è un brano che esprime al meglio l’idea di questo disco, è una canzone di poco più di 2 minuti, che parla di un giullare e di un ladro, che discutono su una strategia per uscire da una situazione spinosa. Il ladro, in uno dei passaggi più suggestivi della poetica dylaniana, dice: non c'è ragione di preoccuparsi (...) che ci sono molti tra di noi\che hanno la sensazione che la vita sia solo una burla\ma tu ed io l'abbiamo sperimentato\e non è questo il nostro destino\quindi adesso non diciamo fandonie\l'ora si sta facendo tarda. La canzone si chiude con la figura di due cavalieri che si avvicinano lungo i muri di guardia, preludio a chissà che cosa: All Along The Watchtower verrà notata da Jimi Hendrix, che qualche settimana più tardi dalla sua uscite ne farà una cover incendiaria e leggendaria, che verrà ritenuta superiore persino dallo stesso Dylan, probabilmente la cover più bella di tutta la storia del rock. E partendo da questo continueremo a raccontare della grande musica di Dylan, da chi l’ha reinterpretata.
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Today in Music History - 11/6
Today in 1968, Bob Dylan released his single "All Along the Watchtower", which he has performed in concert more than any other of his songs. It later appeared on his album "John Wesley Harding" and was covered by many artists, most notably Jimi Hendrix for the album Electric Ladyland.
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In my john wesley harding era fr
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So when you see your neighbor carrying somethin'
Help him with his load
And don't go mistaking paradise
For that home across the road...
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I'm Wrong About Everything
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John Wesley Harding - People Love To Watch You Die
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it’s obviously a good song.
but check out the drums on this track? the fills are amazing.
(The drummer was an Aaron Kenneth Buttrey.)
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Bob Dylan & The Band “All Along The Watchtower” Before The Flood, June 20, 1974.
#Bob Dylan & The Band#Bob Dylan#The Band#All Along The Watchtower#Before The Flood#1974#1970s#Audio#Bob Dylan Audio#John Wesley Harding (1967)#Yesterday was Jimi Hendrix' birthday
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8:44 PM EST January 12, 2024:
Bob Dylan - "John Wesley Harding" From the album John Wesley Harding (December 27, 1967)
Last song scrobbled from iTunes at Last.fm
If you've heard Kinky Friedman's version of "Pretty Boy Floyd," you'll recognize that's another folk song like this one, about an arch-criminal and friend to the poor.
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I am in love with both Bailey and John ❤️ I want that mixed with Angela and Wes!
#The Rookie#im on the last season send help#im going to cry so hard when this is over#ugh#a new favorite#john nolan#bailey nune#angela lopez#wesley evers#couple goals
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Jimi Hendrix - All Along the Watchtower 1968
"All Along the Watchtower" is a song by American singer-songwriter Bob Dylan from his eighth studio album, John Wesley Harding (1967). The song's lyrics feature a conversation between a joker and a thief.
Covered by numerous artists, "All Along the Watchtower" is strongly identified with the interpretation Jimi Hendrix recorded with the Jimi Hendrix Experience for their third studio album, Electric Ladyland (1968). The Hendrix version, released six months after Dylan's original recording, became a Top 20 single in 1968, and received a Grammy Hall of Fame award in 2001. Bob Dylan's live performances have been influenced by Hendrix's cover, to the extent that they have been called covers of a cover.
"All Along the Watchtower" received a total of 77,6% yes votes!
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New today on DA:TV from Game Informer:
"A Deep Dive Into Dragon Age: The Veilguard’s Expansive Character Creator by Wesley LeBlanc on Jun 27, 2024 at 02:00 PM As BioWare prepared to show me the character creator for Dragon Age: The Veilguard in its Edmonton, Canada, offices, I expected something robust – it's 2024, character creators have come a long way, and Bioware has a rich history of good customization. Despite my expectations, I was not prepared for how robust it actually is in Veilguard. Robust enough, even, that BioWare used it to create most of the NPCs in the game, save for mainline characters like companions. Setting hyperbole aside, it is a staggeringly rich creation system, and I look forward to seeing player-created near-replicas of celebrities and monstrous creations that'd be more at home in a horror game. But I'm also looking forward to the community's reaction to the Dragon Age series' best character creator yet. At the heart of it is inclusivity, Veilguard game director Corinne Busche tells me before letting me guide her through creating my own character."
"As is usual, there are four races to choose from: Elves, Qunari, Humans, and Dwarves. After selecting Qunari, Busche pages through various presets, explaining the game allows for more detailed looks at each and the ability to choose pronouns with she/her, he/him, and they/them separately from gender, select different body types, and more. You can view your character, referred to as Rook in-game, in four different lighting scenes at any time, including The Veilguard's keynote purple hue, a bright and sunny tropical day, and a gothic night. I joke with the team that after spending upwards of an hour creating my Dragon Age: Inquisition character in 2014, I immediately restarted the game after seeing him in the first cutscene; the in-game lighting made my hair color look terrible amongst other issues I had with my Inquisitor. Veilguard creative director John Epler says the team is aware of countless stories like that with Inquisition and its green-hued character creator, adding BioWare worked hard to squash that concern in Veilguard. Head and body presets can be selected individually and customized to your liking with 40 different complexions that include smooth, rugged, youthful, and freckled skin tones, skin hues ranging from cool to neutral to warm, undertones to those skin tones, and even a melanin slider. Busche tells me BioWare relied on consultation to represent all people authentically. There's a Vitiligo slider (where you can adjust the intensity and amount of it) and sliders for your forehead, brow, cheeks, jaw, chin, larynx, and scalp. You can select your undergarments, with nudity as well because "this is a mature RPG," Busche adds, and use the "Body Morpher" to select three presets for each corner of a triangle and then move a cursor within it to morph your body or head into a mix of these presets. It's an impressive technology I'd like to see adopted in other games. [link to embedded DA:TV gameplay reveal video]"
"I can keep going: You can adjust height, shoulder width, chest size, glute and bulge size, hip width, how bloodshot your eyes are, how visible cataracts are, the sclera color, how crooked your nose is, how big its bridge is, the size of nostrils and the nose tip, and there are as many sliders, if not more, for things like Rook's mouth and ears. On ears alone, I see you can adjust asymmetry, depth, rotation, earlobe size, and even add cauliflower ear to your Rook. Busche says makeup blends modern stylings with the fantasy of Dragon Age with more than 30 options, including eyeliner intensity, color, glitter, eye shadow, lips, and blush. Tattoos are just as customizable alongside options for scars and paint. Tattoos, scars, and paint are very culturally relevant to some lineages, BioWare tells me, with unique tattoos for elves, for example. You can add tattoos to Rook's face, body, arms, and legs, and you can adjust things like intensity, too. Im most impressed, however, by the hair options on display; there are a ton, and as someone with long hair, I'm especially excited about the fun selections I can make. You can finally dye your hair with non-traditional colors, and it's gorgeous. EA's Frostbite engine uses the Strand system to render each style fully with physics. "The technology has finally caught up to our ambition," Dragon Age series art director Matt Rhodes says. After customizing all of that and selecting our Qunari's horn type and material (of which there are more than 40 options to choose from), it's time to pick a class out of the Rogue, Mage, and Warrior – read more about Veilguard's classes here. Since we built a Qunari, we went with Warrior. For the penultimate step of the character creator, at least during the demo BioWare shows me, we select a faction. Out of the six options, we select the pirate-themed Lords of Fortune."
"Rook ascends because of competency, not because of a magical McGuffin," BioWare core lead and Mass Effect executive producer Michael Gamble tells me in contrast to Inquisition's destiny-has-chosen-you-characterization. "Rook is here because they choose to be and that speaks to the kind of character that we've built," Busche adds. "Someone needs to stop this, and Rook says, 'I guess that’s me.'" Ready to begin our Rook's journey, we select a first and last name and one of four voices out of English masculine, English feminine, American masculine, or American feminine options. There's a pitch shifter for each voice, too, allowing you to tweak it to your liking further. Don't stress too much about locking in your character creations before beginning the game – the Mirror of Transformation, which is found in Veilguard's main hub, The Lighthouse, allows you to change your physical appearance at any time. However, class, lineage, and identity are locked in and cannot be changed after you select them in the game's character creator. From here, we're off to Minrathous, and you can read more about that famed city in our cover story, which is available here. For more about the game, including exclusive details, interviews, video features, and more, click the Dragon Age: The Veilguard hub button below."
[source]
#dragon age: the veilguard#dragon age the veilguard spoilers#dragon age: dreadwolf#dragon age 4#the dread wolf rises#da4#dragon age#bioware#video games#long post#longpost#lgbtq
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