#joe foss
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politicaldilfs · 8 months ago
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South Dakota Governor DILFs
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Dennis Daugaard, Nils Boe, Richard F. Kneip, Walter Dale Miller, Leslie Jensen, Bill Janklow, Archie M. Gubbrud, George T. Mickelson, George S. Mickelson, Frank Farrar, Harlan J. Bushfield, Mike Rounds, William H. McMaster, Ralph Herseth, Carl Gunderson, Merrell Q. Sharpe, Joe Foss, Sigurd Anderson
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lesbiancolumbo · 1 year ago
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just bc matty matheson is exec producing the bear doesn't mean you guys had to let him act in it as well 😭
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dk-thrive · 1 year ago
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after three decades of furious work, he wants to write less, and more slowly
— Andrew Dickson, from "Jon Fosse: 'The idea of writing another play doesn't give me pleasure'", The Guardian, March 12, 2014. Fosse was awarded the Nobel Prize in Literature in 2023.
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wosocomix · 2 years ago
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Sinceramente riguardo il Pomigliano non so nulla.
Se la Federazione ha fatto partire un'inchiesta il tizio lo devono ascoltare (imho) dato che è partito tutto da un suo tweet e che io sappia ad oggi è l'unica fonte che ha riportato questo fatto.Lanciare il sasso e nascondere la mano anche no.
Che poi è mai possibile che queste polemiche avvengano sempre e solo in occasione delle partite tra roma e juve???
Tizio era a casa sua quindi c'è questa possibilità che qualche juventino che era lì (parte opposta del campo tra l'altro) ha sospettato che ci fosse stato uno sputo da parte di un fan della Roma e lo abbia riferito privatamente per creare polemica. Magari la cosa finirà lì per mancanza di prove concrete, però un piccolo danno d'immagine è stato fatto.
Ogni volta che la Juve perde contro le big succede sempre qualcosa. Succedeva con la Fiorentina prima, poi Milan e ora è toccata alla Roma. 🤔
La cosa del Pomi è dell'anno scorso, successo proprio sugli spalti e filmato pure da qualcuno. Ha fatto rumore per qualche secondo poi la cosa era finita lì.
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angelap3 · 2 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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slaygentford · 7 months ago
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last thirty minutes of all that jazz are some of the most nausea inducing thirty minutes of cinema. and then just when you think it couldn't get worse you remember that ten years later fosse died exactly the way that joe dies
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mrfilippa · 23 days ago
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penso sia ora di fare i conti con tutto il casino che è ed è stato il fandom di PO e mettere mano anche in particolare sulla situazione del mio heritage blog che ho.
Non voglio fare nessun callout, semplicemente voglio solo sfogarmi di tutto quello che è successo.
In a nutshell: mesi fa il fandom di tumblr di PO si era spaccato in due con io in mezzo (ma come tutte le cose io sto sempre in mezzo ;_;), e penso anche altra gente, per le solite ship wars e frecciatine (povero Glass Joe, tipo Gesù in croce). Quindi abbiamo le fazioni di C e di B.
C mi ha spesso contattato per mediare con B, ma già in quel periodo mi ero allontanato da tutti, anche perché in fondo non mi sono mai sentito parte del fandom:
diciamo che a C avevo chiesto come mai ci fosse hetalia come tw nel server e scovando un po' avevo scoperto che la persona che aveva chiesto il tw aveva un post del 2020 che diceva che i fan di hetalia fossero dei nazi. Capirei il tw per altre ragioni, ma non questa. Hetalia non è mai stato content per estrema destra. Di questa cosa non l'ho mai accennata perché non mi sembra il caso di far ragionare gente che fa hetalia = nazi. Ho preferito lasciare perdere pensando che C forse in fondo gli stia bene che ci sia gente del genere e non penso sia così sciocco da farsi passare inosservato il fatto che quella persona avesse certi post nel suo blog principale... Vabbè, io ci sarò se quella persona volesse cambiare idea su hetalia.
B aveva iniziato a interagire di meno con noi di PO e quindi il suo server era tipo il deserto e sinceramente non mi piaceva il fatto che attaccasse molto ship diverse dalla sua e che fosse pesa nei confronti di Glass Joe e i suoi fans.
Poi è successo che B è stata na stronza nei confronti di un minorenne (scrivendogli roba zozza e insultandolo) e questa capa si è buttata fuori dal fandom giustamente perché anche le sue amicizie più strette si sono rese conto dell'andazzo (l'ha mandata a cagare persino la sua amica più stretta, facendo persino chiudere il server che avevano insieme di PO). Era già una persona esagerata per certi pov, però con sta storia ha esagerato, perché ha fatto del male a una persona, in particolare un minorenne.
Che poi lo strano che era una persona contro le ship little mac (17 anni) x gli altri boxer e aveva un atteggiamento molto duro nei confronti di ship con Glass joe e capisco che sia tipo un nonnino, ma quando si tratta di adulti, lascia vivereeeeeeee. Cosa ti ha fatto di male la Burnt Bread (glass joe x aran ryan)?
Ci sono rimasta male per il suo comportamento perché in generale non stavo malissimo in sua compagnia, visto che nei miei confronti era più aperta di altri fan di PO ed era con lei che realizzavo i meme o le art più divertenti.
Purtroppo le interazioni sociali sono sempre una roulette russa, non sai mai se il mutual con cui parli spesso e crei roba bella sia una persona decente o meno.
Già quando si accaniva per certe ship avrei dovuto capire che qualcosa non andava in B, ma il fatto che avessi anche una vita al di fuori di internet non mi ha dato modo di riflettere su quello che succedeva qui. Come i miei amici irl che usano tumblr sanno (penso), da quando mi sono trasferito mi piace di più stare nel mondo reale che online, anche perché da giovane ho sofferto tantissimo la solitudine e sinceramente mi rendo conto che il mondo online è troppo tosto da gestire e che faccio super fatica ad interagire e spesso leggo i messaggi senza mai interagire nei vari server.
So che B non potrà mai leggere sto post perché ha smesso di seguirmi su Deviantart, instagram e tumblr e perché non conosce l'italiano, però... perché l'hai fatto? Perché hai buttato benzina su sto fuoco? Perché quando te la prendevi con quello che non piaceva (ship con glass joe, glass joe stesso, meme fatti male di deviantart, etc...) oppure quando influenzavi la gente a shippare/fare headcanons con personaggi o serie a cui non fregava una beata minchia non ti sei fermata subito? Perché hai fatto del male a quel ragazzino? Sinceramente di preciso non so cosa gli hai fatto, ma deve essere stato qualcosa di traumatico per avere avuto poi contro persino la tua amica più stretta. E nemmeno hai detto nulla, semplicemente te ne sei andata in un altro fandom. Perché?
Perché... perché...?
Da tua mutual dal 2021 sono rimasta sconvolta ma sinceramente è, purtroppo, il gioco delle interazioni sociali, non sai mai chi hai davanti, specialmente dietro uno schermo.
Per quanto riguarda C, sarei tentata di nuovo di togliermi da quel server, ogni volta che ci entro sto male.
Solo B di tutto il fandom, spero per lei che l'abbia tenuto con sé, sa qual è la mia OTP (niente di ché, due adulti consenzienti) e vi anticipo a chi leggerà che si, il motivo per cui sto male a stare in quel diamine di server di C è per via di questa ship.
Io vorrei tanto disegnare, scrivere, parlare della mia ship, ma quando so che in quel server c'è qualcuno che vuole che hetalia, solo perché la ritiene roba nazi, sia trigger warnata, allora io mi blocco. Mi sento sbagliato nell'amare sto anime e mi sento schifata dagli altri.
Io purtroppo shippo crosshipping, ovvero shippo persone di serie, anime, videogiochi diversi. E la mia otp di adesso, di cui ne avevo parlato con B, c'entra Hetalia.
Finisco qua la confidenza sulla mia OTP perché è già tanto dire tutto ciò e penso che i più attenti di voi si siano accorti chi shippo, ammetto di non essere capace di nasconderlo...
Vorrei tanto che il fandom di PO fosse più chill e con meno casini...
e parlando sempre di B, devo capire che fare con tutta la roba che negli anni ha fatto per Aran Ryan, visto che ho un heritage blog su di lui. Che fare?
rebloggare tutto ma mai pubblicare niente, damnatio memoriae?
oppure mettere tw e spiegare la mia scelta? avrei la collera di chi è stato ferito da lei.
che fare?
che fare?
non vorrei che questa scelta decreti la fine di quel heritage blog.
avevamo fatto tante cose insieme e non mi hai mai giudicato per quello che sono. perché l'hai fatto? B, perché?
Caro S, nemmeno tu leggerai questa lettera aperta, ma mi dispiace per il male che ti hanno fatto, sia prima che dopo. Non meritavi tutto sto odio solo perché postavi roba diversa dalla nostra e nemmeno l'odio di B. Spero che la vita sia meno stronza con te.
ultima cosa: internet non è la vita vera, le ship altrui non sono problemi, così come i personaggi preferiti di altri. Trattate la gente con riguardo, uno schermo e il fatto di stare in continenti diversi non vi da motivo in più di fare del male.
Uscite a toccare l'erba
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misshcrror · 6 months ago
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         𝐇𝐎𝐔𝐒𝐄 𝐎𝐅 𝐇𝐎𝐑𝐑𝐎𝐑: ──── YASEMIN's instagram stories !!!
É claro que Yasemin não deixaria o aniversário de @d4rkwater passar em branco. Ela lembrou do aniversário do filho de Poseidon dias antes. O que lhe deu tempo o suficiente para pensar em um presente legal para entregar ao rapaz na mesma altura do que foi entregue a si nos meses antes. A ruiva passou dias pensando até finalmente entrar na sala de artes e ofícios, deixando toda a personalidade rabugenta fluir enquanto resmungava entre as mesas e recusava ajuda de quem quer que se aproximasse para finalizar seu presente artesanal. Os dois primeiros ficaram tão feios que Yas não viu outra alternativa a não ser jogar fora porque não ousaria entregar algo assim para ninguém. Enfim, quando estava prestes a desistir, ela teve uma outra ideia e passou a confeccionar o mesmo com cuidado e com a ajuda de @mindkiler e @maximeloi agora sim estava satisfeita. No dia do aniversário em questão, Yas deixou que o homem fosse mimado por seus amigos e irmãos. Claro que enviou uma mensagem parabenizando e até postou uma foto antiga de ambos no stories, mas evitou o semideus de propósito até o entardecer. Foi quando enviou outra mensagem para Joseph, pedindo para que ele encontrasse a semideusa na praia para entregar seu presente. Ela imaginou que ele estava sentindo falta de casa, então tentou fazer algo que Joe se lembrasse da California: Um aquário enfeitado com coisas que remetiam a sua casa, incluindo um pequeno cachorro e uma bonequinha remetendo a sua mãe.
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intotheclash · 1 month ago
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Era un cacciatore tanto vorace che mio padre lo adoperava come esempio per farmi capire come non sarei dovuto diventare. Era ferma convinzione di mio padre (e ora la penso esattamente come lui) che la caccia non fosse uno sport. Se gli animali potessero rispondere al fuoco, allora lo sarebbe. È giustificabile soltanto per procacciarsi il cibo, nient'altro. Altrimenti, è soltanto voglia di uccidere.
Joe R. Lansdale - Il mambo degli orsi
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hwathai · 3 months ago
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se a vida de hathai “love” ritthirong fosse virar um filme, moving on da banda asking alexandria com certeza faria parte da trilha sonora, tocando em seu aniversário de vinte e seis anos e acompanhando-a durante sua rotina como produtora e compositora musical. quem sabe até não justificaria o motivo dela ser tão charmosa, mas ao mesmo tempo tão insensível? isso eu já não sei, mas acho que mookda narinrak ficaria ótima no papel!
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nome completo: hathai “love” ritthirong (หทัย ฤทธิรงค์). apelidos: tata, thi, vee. orientação sexual: bissexual. alinhamento moral: caótico e neutro (espírito livre). data de nascimento: 26/07/1998. local de nascimento: bangkok, tailândia. local onde mora atualmente: bray, irlanda. nacionalidade: tailandesa. gênero: mulher cis. pronomes: ela/dela. estado civil: solteira. estilo de vestimenta: roupas escuras, uma vibe meio grunge e punk. atividades que participa: aulas de yoga e clube do livro. animais de estimação: 2 gatos (kurt e sebastian) e 1 cachorro (billie joe), todos SRD adotados.
aesthetic: pernas balançando inquietas, dedos batucando em qualquer superfície, joelhos ralados, lápis mastigados, cheiro de café, blusa de banda de rock, o caos de um furacão, boiar em meio ao oceano.
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personalidade.
uma imagem fria e distante é o que hathai passa para as pessoas que a conhecem, dificilmente se expõe sobre assuntos pessoais ou desabafa, tendo o hábito ruim de guardar e lidar com tudo sozinha. é extremamente determinada e inteligente, não tem dificuldades para solucionar problemas ou se virar. em contrapartida, é tomada por uma inconsequência e impulsividade que muitas vezes a faz tomar decisões baseada puramente no que ela mais estava afim de fazer naquele momento. tem o costume de se isolar com frequência, o que a faz ter poucos amigos e dificuldades para criar vínculos, apesar disso não quer dizer que não goste de se divertir, vez ou outra aparecendo em festas por clubes noturnos para beber e se soltar um pouco mais. pode ser que a tailandesa seja insensível muitas vezes, por não ter qualquer filtro na hora de se portar com outra pessoa, porém ela também consegue ser uma ótima amiga se você tiver paciência para a fazer se sentir confortável. love é muito protetora e cuidadosa com quem ama, do tipo que faria de tudo para ver aquela pessoa sorrir.
biografia.
desde que hathai nasceu lá no coração da tailândia, em bangkok, toda a sua família sempre a viu como uma grande promessa. era a garota prodígio, a menina extremamente inteligente e talentosa, aquela que conseguia fazer tudo com perfeição mesmo com pouco treino, a integrante da família que fazia os outros a odiarem e invejarem por sempre conseguir tudo que queria e fazer parecer tão fácil. e, de fato, ela era especial. sempre tinha um sorriso carismático em seu rosto, todos conseguiam se aproximar facilmente da pequena por ela ser tão divertida e gentil. só que, conforme o tempo passava, sua personalidade também mudava.
seus pais viram nela não só uma filha perfeita, mas uma oportunidade de lucrar. desde cedo foi colocada em aulas de dança, canto, instrumentos diversos. era levada para competições locais, mesmo que estivesse cansada ou quisesse fazer outras coisas que crianças e adolescentes da sua idade faziam, ela não podia. precisava treinar e precisava ser a melhor no que eles queriam que ela fosse. ganhou concursos aqui e ali, inclusive os de beleza onde seus pais a forçaram a estar. sua alimentação era regrada e tinha dias que ela se sentia a ponto de explodir, porém precisava manter as aparências. precisava continuar sendo a garota simpática e princesa que não só sua família mas agora a mídia também esperava que ela fosse. tudo ficou mais complicado quando ela conseguiu debutar em um grupo musical junto com outras três garotas. elas ganharam uma fama grande e imediata não só pela tailândia como por toda a ásia, não demorando muito para a empresa as lançar globalmente e elas cantarem músicas em inglês para conquistar um público diferente, o que funcionou, elas realmente alcançaram o mundo.
tudo isso tinha um preço. hathai, agora mais conhecida como love, precisou crescer em meio aos holofotes e tudo isso contra a sua real vontade. ela precisou se ver sendo comercializada como um produto durante um período onde tudo que ela queria era ter uma vida colegial normal e ir para festa com seus amigos. não é como se ela odiasse a carreira musical, na verdade gostava bastante. sempre gostou de compor, produzir, só que isso não era o que ela fazia em seu grupo. seu trabalho era cantar, dançar e ser bonita. aos poucos, toda essa pressão, todas as ordens que ela precisava seguir, a rotina extremamente regrada que tinha, tudo isso começou a pesar nos ombros da tailandesa que se rendeu ao conforto mais fácil.
de início, ela usava apenas drogas leves como a maconha. mas aos poucos ela foi evoluindo, passando para o ecstasy, lsd e terminando na cocaína. tentava fazer tudo escondido, algo que ela não queria que nem suas colegas de grupo soubessem, até que a situação começou a ficar impossível de esconder. tinha crises de abstinência quando ficava tempo demais sem, começou a perder peso, sua resistência não era mais a mesma, mal aguentava terminar um show sem passar mal, era constantemente agressiva com os outros ao seu redor… até o dia em que ela teve uma overdose, sendo encontrada pela sua manager no quarto de hotel, por sorte conseguindo chegar no hospital a tempo para que o pior não acontecesse. por muitos dias a garota se perguntou por qual motivo não simplesmente a deixaram ir. 
a partir dali as coisas apenas decaíram. sua família passou a odiar qualquer coisa relacionada a pequena, não servindo de nenhum apoio para a tailandesa que estava em processo de reabilitação, apenas dizendo para ela que não queriam nunca mais que ela os procurasse. seus amigos ela descobriu nunca terem sido amigos de verdade, já que praticamente todos viraram as costas para ela naquele momento. a mídia a pintava como maluca, inventava histórias sobre relações suas com outros artistas e fazia parecer que ela era a vilã, não a vítima. isso a deixava enjoada.  
quando enfim recebeu alta, hathai decidiu que queria ir embora. queria ir para o mais longe possível de tudo e todos que a conheciam. começou a viajar por lugares da europa, pulando de cidade em cidade até que chegou na irlanda, em uma pequena cidade chamada bray. ela parecia perfeita para si, imaginava que ninguém ali a reconheceria na rua e isso era exatamente o que ela precisava agora. abriu um estúdio para si própria em casa, continuando a trabalhar com música, mas dessa vez apenas nos bastidores. usava um pseudônimo para compor e produzir, vendendo seus trabalhos para outros artistas. no fundo, ainda sente vontade de voltar a mostrar sua paixão para o mundo usando sua própria voz, só que sente um bloqueio enorme ao pensar sobre e isso lhe gera crises de pânico e ansiedade constantes. 
atualmente, a tailandesa já mora em bray vai fazer um ano, se acostumou com a cidade e com seus habitantes, sentindo que ali está finalmente conseguindo respirar e podendo construir sua própria vida sem outros a dizendo o que fazer. costuma frequentar muito o clube do livro e as aulas de yoga, duas atividades que ajudaram muito a mulher a se distrair e ser mais paciente e cuidadosa consigo mesma. é claro que ela ainda luta com diversos demônios internamente, além de precisar se manter longe de vícios para não cair em tentação. só que aos poucos hathai sente que está conseguindo, finalmente, viver.
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kcrev · 2 months ago
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defending them from getting teased because "you're the only one allowed to laugh at them” // emily & wes
Com o casamento de Lauren e Joe cada vez mais perto, alguns dos compromissos envolvendo os padrinhos começavam a chegar ao fim. Naquela noite, finalmente fizeram a última das aulas de dança e, para comemorar, decidiram ir todos ao Black Leaf beber alguma coisa. Era quinta-feira, então todos precisariam trabalhar no dia seguinte, mas ninguém havia conseguido dizer não quando Joe insistiu em pagar uma rodada de shots, muito menos quando pediu a Finn que repetisse. E, somando com as bebidas que já estavam tomando, todos estavam no mínimo um pouco alcoolizados. Só se ouviam risadas altas na enorme mesa que comportava todos os padrinhos, naquele momento especificamente por uma história idiota contada por Dominic. Não estava prestando tanta atenção, porém, porque estava atento à Emily. Ela era teimosa demais para negar um shot quando alguém a desafiava a tomar, então tomava um pouco além do que conseguia aguentar. E, por alguma razão, Wes achava que cuidar dela era um problema dele. Não podia deixar sua dupla passar mal, afinal de contas. E era só por isso que a observava para saber se estava bem.
Distraiu-se por alguns segundos com o seu celular, mas uma risada um pouco mais alta que todas as outras o fez elevar a cabeça. Foi nesse momento que percebeu algo errado. Emily fuzilava Philip com o olhar e ele dava risada. Imaginou que fosse uma coincidência, mas as palavras seguintes dele o deixaram atento à conversa que se desenrolava: "Qual é, Emily. Você se ofende por qualquer coisa. Só falei que essa é uma coisa de menininha." Wes franziu o cenho, sentindo-se estranhamente incomodado com a fala de Philip. "Não tá vendo que ela não achou graça, cara? Pelo amor de deus, vê se cresce." falou em tom de voz alto, chamando a atenção de todos. Não sabe de onde surgiu aquilo, nem por que estava defendendo a ela. "Se é ou não coisa de menininha, não é problema seu." deu de ombros, dando um gole em sua bebida. Antes que Philip pudesse respondê-lo, Joe se meteu na conversa. "Ei, sem briga. Vamos se acalmar aí." Wes apenas assentiu com a cabeça, enquanto Philip murmurou um pedido de desculpas ridículo e Emily o encarou com uma expressão que Wes não conseguiu decifrar.
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carriessotos · 3 months ago
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❝ you’re clearly exhausted. you can go in the morning. ❞ (wesley&emily)
normalmente, desdenharia de uma sugestão vinda de wesley com uma facilidade nada surpreendente a qualquer um familiarizado com a dinâmica de ambos. estava tarde, sim, e deveriam esta em meio à sua organização de certas tarefas do casamento de lauren há cerca de três horas; a principal razão de sua demora sendo os assuntos irritantemente aleatórios que continuavam a surgir entre os dois, embora emily continuasse a insistir para si mesma que não existia vantagem alguma em passar um minuto além do necessário na companhia daquele homem. originalmente tinham o plano de somente repassar as informações para lauren e ajudar a conferir algumas amostras que a sua decoradora havia enviado diretamente para o apartamento dela e de joe, entretanto, uma emergência de última hora do casal os deixou completamente sozinhos após pouco mais de vinte minutos - ainda que a sharpe achasse que era uma coincidência consideravelmente estranha joe e lauren terem de ir para o jantar de aniversário de última hora de uma avó dele, quando o próprio parecia estar tão surpreso com isso quanto emily e wes. durante aquele tempo, cuidaram de desencaixotar as sugestões de decoração e cuidaram de todas as confirmações dos convidados e seus acompanhantes - opinando sobre todos os envolvidos, óbvio -, acabando por pedirem uma pizza da atwood’s durante o trabalho e se distraindo ainda mais enquanto a conversa acontecia daquela maneira estranhamente natural que ocorria ocasionalmente com os dois.
o problema de emily surgia, no entanto, com a exaustão em que se encontrava naquela noite. não havia dormido muito bem durante a noite, e um vizinho iniciando reformas tão cedo naquela manhã fora um empecilho igualmente terrível. estava certa de não ter passado mais de três horas dormindo durante sua noite, e tivera afazeres o suficiente no trabalho para não ter conseguido descansar nada durante o dia. e estava certa de que somente havia aguentado até aquele ponto da noite pelo copo enorme de café que comprou na blue bottle antes de ir para o apartamento da amiga. estava cada vez mais difícil ficar bem acordada, e a ideia de ter de dirigir em uma hora daquelas não poderia ser mais desagradável. portanto, a sugestão de wes estava longe de ser tão absurda assim. mas, não conseguia simplesmente concordar em passar a noite no apartamento dos amigos com ele. “sabe que o uber existe aqui, né? a gente não mora no meio da roça, wesley.” retrucou em deboche, acomodando o corpo no sofá. aos poucos, ela parecia entrar cada vez mais em uma posição horizontal - estava muito perto de deixar de lado a noção e esticar as suas pernas no colo dele. “não tô exausta, nem dormindo. só… tentando descansar os olhos.” a desculpa mais esfarrapada inventada para quem estava fechando os olhos com frequência, e parecendo cada vez mais confortável em encostar o corpo na almofada do sofá. o bocejo que escapou de seus lábios não colaborou em nada para a sua argumentação. “fora que eu posso só me encostar e ir depois. não é como se eu não fosse acordar com o joe andando igual um hipopótamo por aí.” o noivo da amiga era muito querido, mas certamente não conhecia a palavra sutileza. “não entendi qual é a sua preocupação. novamente, eu posso pegar um carro. segundo, não sei de onde sai essa sua nóia de tentar me assessorar quando eu quero dormir. vai fazer o quê, me vigiar aqui pra saber se fiquei mofando no sofá da ren ao invés de ir pra sua casa?” ergueu as sobrancelhas. não se conteve, porém, de acrescentar em sequência: “como se você não fosse sair no minuto em que achar que eu fechei os olhos. eu sei que você gosta disso.” a voz saiu um pouco mais ácida que deveria. encarou o davies por um instante, engolindo em seco ao tentar analisar a sua reação à uma indireta que somente o próprio compreenderia. então, se obrigou a levantar e ir atrás de onde lauren deixava os travesseiros e lençois extras. “bom, faça o que quiser, e eu faço o mesmo. fica, não fica, eu fico, não fico. tanto faz.” deu de ombros. “me conta depois se tem a mesma graça quando eu já sei o que você vai fazer.”
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arthrfrts · 5 months ago
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Devan Suber, para a Polygon:
The much-beloved AMC show made no secret of the fact that it was never really about the technology covered in a season; in the words of Joe MacMillan (Lee Pace), the computer was always ��the thing that gets us to the thing,” a vector for connection, expression, or some other deeper human need.
Uma encapsulação perfeita de uma das minhas séries favoritas. Halt and Catch Fire sempre capturou muito bem seus personagens como os desbravadores do início da computação pessoal: querendo criar tecnologia para conexão e expressão, e a empolgação deles de encontrar aquela nova fronteira -- como se fosse a criação de um novo idioma, a descoberta de um novo continente. Já dá vontade de rever.
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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Scandalo Burisma: il socio di Biden incomincia a cantare davanti alla commissione parlamentare
L’ex socio in affari di Hunter Biden, Devon Archer, ha parlato davanti al Congresso, confermando ai legislatori, in una sessione a porte chiuse, che Burisma Holdings ha fatto pressioni su Hunter Biden nel dicembre 2015 per “trattare” con un procuratore ucraino che stava indagando l’azienda per corruzione.
Poco dopo il vicepresidente Joe Biden minacciò l’Ucraina di interrompere gli aiuti finanziari se non fosse stato licenziato il procuratore.
(Quei finanziamenti che vanno e vengono in base agli interessi personali...)
Archer ha anche contraddetto le affermazioni di Joe Biden secondo cui non aveva mai incontrato i soci in affari stranieri di Hunter Biden – affermando al comitato che Joe Biden si era messo in vivavoce più di 20 volte con i clienti aziendali di suo figlio – per non impegnarsi in affari specifici, ma “è stato messo in il telefono per vendere ‘il nome'”.
(Ops... The President of The United States DICE LE BUGIE?)
Tutto da leggere 😂
(La notizia è di 11 mesi fa, ma dato che non se ne è più saputo nulla, ci piace ricordarla prima del testa a testa con Trump di questa notte)
GLI AGGIORNAMENTI RECENTI QUI 👉 https://sharylattkisson.com/2024/06/emails-show-joe-biden-adviser-had-contact-with-burma-at-height-of-corruption-probe/
👉 Su Scenari Economici
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kutyozh · 5 months ago
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list of artists that sing in nynorsk and/or their dialect from the vk group @/vestlandet (nynoreg)
— nynorsk
artists that sing (almost) exclusively in nynorsk or in nynorsk and their dialect
• metal
aasen — oslo
blodsmak — drammen, buskerud
drittmaskin— bergen, hordaland
liksminke — sandnes, rogaland
rammsund — oslo
staal — oslo
storm — oslo. the band has only one album: "nordavind" (1995)
• rock
bergtatt — risør, aust-agder
gåte — sør-trøndelag
h.s.d.— odda/skare, hordaland
olav stedje — sogndal, sogn og fjordane
• folk
audithor —
daniel sanden-warg— valle, agder
dei nye kapellanane — oslo?
eldrim —
hallvard t. bjørgum— valle, agder
oddvar torsheim — bergen, hordaland
olav flatastøyl—
sigurd brokke — valle, agder
sol i skuggeskog —
stanley jacobsen — sveio, sunnhordland
wardruna — bergen, hordaland
ivar bjørnson & einar selvik — bergen, hordaland
— dialect
artists that sing (almost) exclusively in their dialect 
• metal
myrkgrav — ringerike, buskerud
nifrost — jølster, sogn og fjordane
windir — sogndal, sogn og fjordane
cor scorpii — sogndal, sogn og fjordane
vreid — sogndal, sogn og fjordane
• rock
baksi'a — harpefoss, oppland
beist — orkdal, trøndelag
daniel kvammen— geilo, buskerud
d.d.e.— namsos, trøndelag
fjorden baby!— loddefjord, bergen, hordaland
hellbillies— ål, buskerud
jon olav—
leidulf hafsmo & håvard kvarvings orkester — trondheim, trøndelag
mods — stavanger, rogaland
leif & kompisane— stavanger, rogaland
nøkken — bergen, hordaland
publiners — brønnøysund, nordland
rotlaus — ørsta, møre og romsdal
senjahopen — senjahopen, troms
skambankt — klepp, rogaland
sunnmøre baarelag — ørsta, møre og romsdal
terje tysland — namsos, trøndelag
vømmøl spellmannslag— verdal, trøndelag
arbeidslaget hass k. vømmølbakken— verdal, trøndelag
hans rotmo— verdal, trøndelag
åge aleksandersen — namsos, trøndelag
åsmund åmli band — valle, agder
• folk
agnes buen garnås— bø, telemark
askøystrilane — askøy, hordaland
aslak høgetveit — telemark (?)
bergen mandolinband — bergen, hordaland
boknakaran — tromsø, troms
bukkene bruse — oslo
arve moen bergset — sandnessjøen, nordland
camilla granlien— elverum, hedmark
e-76 — vinje, telemark
eivind bjørke—
magnhild aaker gundersen—
fjøllmannjentun — telemark
folkemusikk frå møre og romsdal—
gitarkameratene —
halvdan sivertsen— bodø, nordland
hallingdal kraftlag — hallingdal, buskerud
harald foss —
inger marie lien rust—
ivar medaas — alversund, hordaland
johannes kleppevik — sotra, hordaland
ausekarane — bergen, hordaland
jon anders halvorsen— lunde, telemark
kristian p. åsmundstad —
liv tanche-larsen — sandnes, rogaland
lothepus— odda, hordaland
odd nordstoga — vinje, telemark
ola måsafinn — voss, hordaland
ole ivars— hamar, hedmark
reidar svare med svermere—
rett vest — karmøy, rogaland
salhuskvintetten — salhus, bergen, hordaland
vinskvetten — salhus, bergen, hordaland
sondre bratland— vinje, telemark
spyttmyra tjuvjakt & spellemannslag— gullverket, akershus
staut — valdres, oppland
stein torleif bjella — ål, buskerud
talleiv røysland — lårdal, telemark
tiriltunga — telemark/buskerud (?)
torolf nordbø — finnøy, rogaland
tove karoline knutsen— senja, troms
trygve hoff— rognan, nordland
tønes — sokndal, rogaland
unni løvlid — hornindal, sogn og fjordane
vamp — haugesund, rogaland
verdal mannskor —
vind i gardhol— obrestad, rogaland
vindrosa —
3 busserulls — karmøy, rogaland
• hip-hop
balestrand badeklubb — balestrand, sogn og fjordane
bald bros
guddfaren
hagle
kjartan lauritzen — balestrand, sogn og fjordane
kompani 69—harstad, troms
lars vaular — bergen, hordaland
ogobor — dovre, oppland
dåm— dovre, oppland
rsp & thomax
shitrich
side brok — ørsta, møre og romsdal
sirkel sag — ørsta, møre og romsdal
skolekorps—
tuveia — dalsbygda, hedmark
yoguttene — bergen, hordaland
• misc
ane brun—
bjørn eidsvåg—
byting—
‎bømlingen band—
dag kajander—
gunslingers — tørvikbygd, hordaland. pop-country
joe bjørnars — vallset, hedmark. danseband
jon martin skauge — tørvikbygd/kvingo(?), hordaland
kari bremnes
ketil stokkan
knut anders sørum — østre toten
moddi—
sie gubba —
stein torleif bjella —
synne vo —
tove knutsen—
vassendgutane — møre og romsdal. danseband
zoo
— nynorsk/dialect + misc
artists whose discography is only partially nynorsk/dialectical (a significant part is in bokmål, english, etc)
• metal
glittertind («blåne for blåne» 2015)
kvelertak
lumsk («åsmund frægdegjevar» 2003, «troll» 2005)
nàttsòl— ålesund, møre og romsdal. альбом «stemning» (2010)
solefald («norrøn livskunst» 2010, «norrønasongen. kosmopolis nord» 2014)
sorgsvart
svadilfare
sylvaine— oslo. («eg er framand» 2024)
taake — bergen, hordaland
ulvhedner— sauda, rogaland
• rock
vazelina bilopphøggers
• folk
bare egil spellemannslag —bøler, oslo
børt-erik thoresen
erik bye
henning sommerro
kajsa balto
kirsten bråten berg
kong lavring
lillebjørn nilsen—
slogmåkane sjantikor— karmøy, rogaland
songleikr — københavn, danmark
valkyrien allstars —
vestlandsfanden—
• misc
den norske studentersangforening— oslo
gunstein draugedalen — kviteseid, telemark
kenneth sivertsen—
marianne beate kielland («veslemøy synsk» 2011, «grieg» 2014, «songs: olav kielland & arne dørumsgaard» 2017, «do you believe in heather?» 2019)
— groups of one song
songs in nynorsk/dialect of artists that generally don't sing in it + bloggers' music videos 
arcturus— raudt og svart
bergen raudt kor — el pueblo armado  https://www.youtube.com/watch?v=muode9ojuck 
brotsmannskvad  https://www.youtube.com/watch?v=noizzy1q3jc 
carina dahl & adrian jørgensen— despacito  https://www.youtube.com/watch?v=7xojkkol (trøndersk)
dj krogh — knusarball  https://www.youtube.com/watch?v=oirpxougpq4  (a miley cyrus — wrecking ball parody)
ein drakefødd kjem  https://www.youtube.com/watch?v=jdvrcuy1c8y  («the dragonborn comes» in nynorsk)
elisabeth vik — heiemo og nykkjen
ingrid wigernæs — gulljentutn våre  https://www.youtube.com/watch?v=jralnlrbuze 
isengard — i kamp med kvitekrist
kalandra— helvegen (wardruna cover)  https://www.youtube.com/watch?v=o6by9cl24cw 
kalenda maya — iddan hermund  https://www.youtube.com/watch?v=hpmmallje-i 
kati rán— blodbylgje
kling & de— fy faen så deiligt. karmøy, rogaland
hemne songlag — kan du høyre folket syng  https://www.youtube.com/watch?v=j4upv-13arq  («do you hear the people sing» from the musical les miserables)
her er kvivsvegen  https://www.youtube.com/watch?v=hfbk1ghkn1i . gangnam style in nynorsk.
njål sparbo — mellom bakkar og berg
nordmannen-rap  https://www.youtube.com/watch?v=dbf_krvikvq 
sandnes ghetto — byen vår  https://www.youtube.com/watch?v=wajmlcvsf9c 
sandnes ghetto — min beste homie  https://www.youtube.com/watch?v=uc_ova91gba 
slepp deg laus  https://www.youtube.com/watch?v=ituo_fi-9c0  («let it go» in nynorsk)
suldal billag - me kjøre' buss  https://www.youtube.com/watch?v=pgwa0lqdl9g 
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i already told you but again omg what a treasure. i hope to have more capacities for music exploring soon so i can go through all these amazing recs 🥺 thank you so much !! 🩵
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thebusylilbee · 1 month ago
Text
"L’absence de réaction de l’Occident face aux actions israéliennes et aux dizaines de milliers de civils tués se situe au-delà du double standard dénoncé depuis des mois. Il s’agit bien de complicité active de crimes de guerre et de crimes contre l’humanité commis par un État voyou.
La rapidité et la violence des bombardements sur Beyrouth créent une forme de sidération, au Liban comme ici. Et la litanie des morts sans nom et sans sépulture, souvent civils, qui s’amoncèlent sous les frappes prétendument ciblées de l’armée israélienne, possède désormais un effet anesthésiant.
Comme le notait l’historien Vincent Lemire le 4 septembre au micro de France Inter, quelques jours avant l’offensive sur le Sud-Liban et Beyrouth : « On ne connaît pas les histoires et les visages des morts à Gaza. Au moins 40 000 morts, dont au moins 30 000 femmes et enfants à Gaza, innocents par définition… Ces chiffres ont pratiquement une capacité anesthésiante sur nous. Il y a quelques mois, on programmait des émissions parce qu’on parlait de 30 000 morts et non plus de 20 000. Mais aujourd’hui ces chiffres ne nous disent plus rien. On est obligé de les rapporter à une réalité française pour qu’ils continuent de nous frapper. »
Un mois après les massacres du 7 octobre, nous écrivions que « rapportés à la population israélienne, il a été dit que les massacres du 7 octobre ayant fait plus de 1 300 victimes équivalaient, en France, à un Bataclan qui aurait coûté la vie à 9 500 personnes. Si l’on prolonge ces calculs sordides, et qu’on rapporte les 9 000 morts de Gaza à une population totale d’environ 2,3 millions d’habitant·es, c’est comme si, en quatre semaines, la France avait perdu 264 000 habitants, dont plus de 100 000 enfants ».
Si l’on poursuit encore l’extrapolation macabre et que l’on se base sur un chiffre de désormais 41 000 morts à Gaza, la population palestinienne gazaouie engloutie depuis un an équivaut donc à 1,2 million de tués rapportés à la population française, soit à peine moins que le nombre de Français tués pendant la boucherie de la Première Guerre mondiale.
Guerre de vengeance
Mais puisqu’il n’est pas certain que même cette comparaison suffise à frapper les esprits, sans doute faut-il oser un autre parallèle. Si on se base sur les chiffres donnés par les ministères de la santé à Gaza et au Liban et qu’on ajoute une estimation basse des victimes sans nom ni sépulture qui se trouvent encore sous les décombres, on atteint au moins 60 000 morts directes dans les frappes de l’artillerie et de l’aviation israélienne.
Ce qui revient à dire qu’Israël a commis, depuis un an, l’équivalent d’un massacre du 7 octobre chaque semaine. Pourtant, aucun dirigeant occidental ne s’est précipité à Ramallah ou à Beyrouth pour exprimer son horreur devant le carnage. Aucun chef d’État ou de gouvernement n’a assuré les peuples palestinien et libanais de son soutien total face aux agressions. [...]
Cette guerre menée par Israël – guerre de représailles et de dissuasion mais aussi de vengeance – fait couler des rivières de sang dont les mains des dirigeants occidentaux – et avant tout étatsunien, c’est-à-dire Joe Biden mais aussi Kamala Harris en tête – sont entachées, tant ils partagent de responsabilités avec les criminels qui gouvernent Israël.
L’effacement des civils
Dans le monde post-7 octobre, bien préparé par le monde post-11 septembre et les centaines de milliers de morts d’Irak ou d’Afghanistan, c’est ainsi la notion même de population civile qui s’efface, en tout cas si ces civils ont le malheur d’être arabes ou musulmans.
Ce n’est pas seulement que les morts et les prisonniers israéliens ont des noms, des visages et des histoires, contrairement aux corps pourrissant dans les fosses communes de Gaza, enfouis dans les décombres de la banlieue sud de Beyrouth ou retenus dans les geôles inaccessibles du Néguev.
C’est qu’un corps palestinien ou chiite ne vaut plus rien aux yeux des Israéliens en particulier, et des Occidentaux en général, comme le manifeste la démesure des chiffres que l’on peut aujourd’hui mettre en regard.
Si l’on mesure non seulement les morts provoquées directement par les bombardements israéliens à Gaza, mais aussi toutes les victimes indirectes, notamment du fait des maladies et du manque d’accès aux soins, on peut sans doute facilement doubler le chiffre de 60 000 victimes, sans aller jusqu’aux 186 000 victimes comptabilisées par une publication récente du Lancet.
Ce qui signifierait qu’avec une estimation plausible de 120 000 morts à Gaza, on aurait déjà une centaine de morts palestiniens, pour un mort israélien le 7 octobre. Des chiffres effarants, à comparer avec un rapport de 7 à 1 pendant la première Intifada et de 3 à 1 pendant la seconde.
Autre exemple du décalage profond entre l’importance des corps et des vies d’un côté à l’autre de la barrière de Gaza ou du fleuve Litani : l’offensive israélienne au Liban a été justifiée par son gouvernement par la nécessité de permettre aux 60 000 déplacés du nord d’Israël de retourner dans leurs maisons.
Sans sous-estimer la vie devenue invivable de ses populations, que nous avions d’ailleurs documentée dans un reportage récent, comment est-il possible d’accepter une telle justification alors qu’elle se paye de l’exil forcé de déjà plus d’un million de Libanais ?
Les complicités occidentales
De cet effacement des civils libanais et palestiniens, l’Occident est comptable à plus d’un titre. D’abord en fournissant les armes et les devises nécessaires à ce carnage. Au moment même où il frappait Beyrouth et où les États-Unis affirmaient n’avoir pas été mis au courant, le gouvernement israélien se faisait un malin plaisir d’annoncer une nouvelle aide de 8,7 milliards de dollars en provenance de l’allié américain.
Dans quel monde peut-on trouver logique, comme ce fut le cas en avril dernier avec la levée du véto républicain au Congrès, de débloquer une « aide » comparable pour l’Ukraine attaquée par le régime de Poutine ; pour Taïwan sous la pression du régime chinois et pour Israël capable de détruire en quelques jours la menace du Hezbollah libanais après avoir réduit en miettes les infrastructures du Hamas ?
Ensuite, en refusant de reconnaître un État palestinien, à quelques rares exceptions près, telles la Norvège, l’Irlande et l’Espagne. Le Moyen-Orient est de fait bouleversé par la décapitation du Hezbollah – une action en passe de prouver que la menace iranienne sur Israël demeure circonscrite, tant le régime des mollahs est contesté en interne et incapable de rivaliser militairement avec un État hébreu soutenu par les États-Unis.
Dans ce moment majeur de redistribution des cartes, l’urgence est pourtant à une action diplomatique imposant la création d’un État palestinien sans lequel les logiques meurtrières et génocidaires à l’œuvre ne pourront que difficilement connaître de répit. [...]"
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