#irrora
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angelap3 · 6 months ago
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La parola di oggi è CALMARE.
Facile a dirsi.
La rabbia, la paura, partono dalle viscere che, aggrovigliate come sono,hanno spazio e vorticosamente attraversano sangue e muscoli fino alla tensione di tutto l'organismo.
Che esplode.
Calma.
La calma nasce dai polmoni.
La calma sa respirare.
A fondo, lentamente, entra dalle narici, si permea nelle cellule, le irrora di pace, le sazia...poi risale e scalda la faringe, i denti, la lingua e silenziosamente esce.
E con essa i fumi velenosi di energie basse ed inutili, quelle che non risolvono, stagnano parassitose nei tessuti evocando la malattia, che, con dita nodose ed unghiute, attende nascosta nel midollo...e poi stritola.
CAlmare.
Animi, passioni, ardori.
COlmare.
Vuoti, solitudini interiori.
E poi rimane lui.
cal MARE.
(Angela P.)
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riflussi · 10 months ago
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Mi sento sciogliere. Non ho più un corpo stesa così, stanca e sfinita da questo continuo rincorrere qualcosa che non c'è. Forse è solo il sangue che irrora i miei indumenti, i pensieri; non capisco dove finisco io e dove comincia quell'assurdo vortice di risentimento e tristezza. Se mi fermo ad ascoltare solo un secondo mi perdo in pianti isterici; se fingo di non sentire rimane un brusio di sottofondo, scomodo e irritante, ma pur sempre brusio.
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mancino · 9 months ago
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Il sangue di una sacerdotessa
irrora le mie vene ,
lo spirito del Dio vive in me ,
mi vestono della loro potenza ,
mi donano poteri ,
spogliata della caducità effimera e terrena
alle soglie della duratura spiritualità,
mi evolvo nei canoni della bellezza eterna
e dell’ Amore
creata per essere “Tua “.
#Paola Turri
Proprietà intellettuale riservata L.G.633/1941
25/02/2020
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susieporta · 1 year ago
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DIARIO DI UN DOLORE SENZA NOME
Non so cosa vorrà fare la vita di me.
Non so se vuole gettarmi via
O usarmi per qualche suo dignitoso scopo.
Non so dove vuole piazzarmi
E non so se vuole che stia sola o in compagnia.
In questo momento è poco chiara,
Dio mi manda segnali astrusi, e a volte ho la sensazione che si sia scordato di me.
Per anni ho avuto alcune granitiche certezze, come querce secolari, sicure e forti e stabili, in piedi a disegnarmi un viale inequivocabile.
Altro che segni.
Ora, non so.
Devo ripetere, 4,5,6 volte non lo so.
Non ho idea.
Di quel che mi succede.
Del perché mi succede.
Di cosa significhi.
Da diverso tempo mi sento come un cubo di argilla che l’esistenza si diverte manipolare, dandogli forme assurde.
Mi sento estranea, a me e a quelli che mi circondano.
Non riconosco nemmeno le mie mani e i miei piedi, e soprattutto i miei piedi, che mi hanno sempre dato un ancoraggio potente col suolo, mi paiono estranei, strani, sfumati.
Permane in me una certa lucidità, che quotidianamente viene inquinata da una tormenta di confusione.
I medici non capiscono un cazzo.
Si contraddicono tra loro come adolescenti che litigano per stare in prima fila al liceo.
Il mio corpo va totalmente per conto suo, è divenuto un mostro ingovernabile.
Nessun cibo mi conforta, nessun farmaco, né chimico, ne’ naturale.
I consigli degli altri, le frasi fatte, i messaggi di inutile compatimento mi irritano come una zanzara che gironzola intorno a un letto pulito.
Irritazione.
La parola chiave:
Signora lo stomaco è irritato
L’intestino è irritato
La vulva è irritata
La bocca è irritata.
Io sono irritata.
Ma non da qualcuno, da me.
Nessuno può farmi nulla, io da sola mi infilo in delle stanze dove vengo irritata.
E non me ne vado.
Rimango in quel luogo d’asfissia, sperando di vincere una battaglia persa.
Ho sempre potuto contare su un’enorme e assurda quantità d’energia.
“Tu hai la forza per fa’ tre guerre figlia mia! “ ripeteva mia nonna mentre si puliva la bocca col fazzoletto; il ridere le provocava qualche salivazione di troppo!
Ho sempre avuto la forza per fa’tre guerre.
Macinavo km, treni, persone, luoghi, alberghi, scambi, cibi, panorami, ho vissuto senza abitudini, ne’rountine, guidata solo dal magnete della vita.
E ne avessi sbagliata una!
Quel fluido invisibile m’ha trascinato qua e là, sempre, e pareva un trascinarsi a caso, ma alla fine mi portava esattamente dove dovevo essere.
“ le sue scelte le capisco sempre dopo qualche anno, Claudia. Li per lì mi sembrano sempre assurde e insensate. Solo dopo un po’ ne riconosco la profonda lungimiranza e saggezza”
Mi disse il mio analista, Maurizio P.
“Vede Dottore, c’e’ qualcosa che costantemente mi parla e a cui sono costantemente collegata.
È quell’intelligenza fine e dorata e supersottile, che cade su dal cielo, entra nella punta della testa e mi scorre dentro, è come una pioggia tropicale calda e quasi impercettibile, che però irrora il mio essere e insieme ad un pasto per l’anima, mi porta anche tante frasi e parole e immagini”
“Deve essere Dio”
“Potrebbe. Non so. Ho avuto modo di toccare con mano la sua esistenza molte volte.
Di Lui, non dubito. Più spesso dubito della mia capacità di comprendere cos’ha da dirmi”
Dio ha spento il suo radar, e non mi trova.
Questo sento.
O forse io non sento lui.
In compenso, quando esco di casa, e cioè pochissime volte, vedo e sento cose di cui non posso dire, e che anche di notte talvolta, mi danno tormento.
So da dove vengono, cosa sono e cosa vogliono. Ma non posso, ora parlare di loro.
Quel viale di querce secolari, si è dissolto, come quando tocchi un mucchio di cenere.
È svanito.
Sono in Arizona.
Circondata da cactus, qualche scorpione, e nessun segnale.
Niente.
Nessun messaggio per te.
Per fortuna non soffro il caldo.
La mia vita, un tempo esageratamente piena di fragorose novità e persone e facce, e olio, pane, pomodori, malibù, olive, soli, buganvillee rosa, pesci, corde di chitarra, ora è circoscritta a un divano, due bottiglie d’acqua di due marche diverse e con diverso sapore, una fiala di cortisone, compresse per la nausea, compresse per il dolore, creme varie, una flebo, bustine di sodio, bustine lassative, bustine reidratanti se l‘effetto lassativo è troppo, una cassa Bluetooth per vedere qualche idiozia su Netflix.
Almeno sei tipi di fermenti lattici.
Una coperta di pile leopardata.
E nessun segnale.
Nessun messaggio.
Nessuna guida, il dolore si mangia tutto.
Questo dolore senza nome, che m’ ha portato dentro un tubo di due metri per vedere meglio da dove veniva, poi dentro un altro tubo, poi a infilare tubi sopra e sotto e davanti e dietro.
E gli aghi:
I maledetti, schifosi, gelidi e terrificanti aghi, che a quantità industriali sono stati introdotti nelle mie vene.
Cosa che per me le vene non dovrebbero essere sfiorate, manco col pensiero; il sangue avrebbe da essere lasciato pulito e fluido pacifico e scorrere come un torrente d’alpeggio in una vallata di montagna.
E invece no.
Tormentiamo queste braccia sottili e fragili come rami di una pianta secca, tormentiamo queste vene, tormentiamo anche e soprattutto le parti invisibili del corpo che ad ogni tubo e ago e altra costrizione, si rannicchiano in un pertugio e si nascondono come un gatto quando sente un rumore.
Vengono letteralmente aspirati via da qualche parte.
E io sono in grado di percepire quando le parti vere di me si tolgono di mezzo che non ne possono più.
E in quel momento, sant’iddio, i poveri infermieri buttano tutto e se ne vanno, se sono un po’ svegli.
Tanti passano attaverso queste trafile con somma tranquillità, la stessa che ho io quando sono su un’amaca a dondolarmi.
O sono illuminati.
O non si rendono minimamente conto dell’impatto che ha sta roba su di loro, a diversi livelli.
Molto più probabile la seconda.
Io reagisco, mi dimeno, come se qualsiasi tentativo di capire e guarire e curare sia allo stesso tempo un pericolo, un nemico, un male ancora più grande.
In questi mesi, ho parlato con sciamani, veggenti, cartomanti, astrologi.
Mi manca solo l’ipnosi.
Perché il dolore fisico non ti da manco una cazzo di bussola.
Ti rendo una barchetta di carta in mezzo a onde di sei metri nell’oceano pacifico.
Quando si placa un attimo quell’ energia che mi è data da Giove e Marte congiunti,vriaffiora, anche solo un pochino, vedo un rivolo d’acqua pulita in quel deserto arso e sperso.
Ho sempre preteso di vivere in un’eterna vacanza.
Ho sempre celebrato, creduto, danzato, ringraziato, non mi è sfuggito nulla di quel che veniva messo sul piatto, mi ci sono riempita la bocca con tutte e due le mani, senza l’accortezza di pulirmi col fazzoletto, come faceva nonna.
E ora sono a digiuno.
Di cibi, di bellezza, e di tutto quel che mi teneva su, come un palloncino senza filo.
Sono sgonfiata.
Sono a terra e non più in aria.
E quelle certezze, tutte volate via.
Gli astrologi dicono che a 43anni a causa dell’opposizione di urano contro se stesso, devi rivedere tutta la tua vita e necessariamente stravolgerla, spingendoti verso una maggiore libertà d’espressione.
Io non lo so cosa vuole da me.
So’qui che come uno dei ragazzi di stranger things, cerca un canale col walkie-talkie che passi qualche messaggio comprensibile.
Tutte le cose di prima, questo lo so, non m’importano più, non destano in me alcun sussulto, ed io senza sussulti, posso stare tranquillamente altri cento anni o anche un mese, su questo divano bollente.
In alcuni giorni, mi sembra di sentire l’aldilà che mi chiama per nome.
E penso che poterebbe essere.
Che ho finito il giro. Che devo andare altrove e che forse non sarebbe male ( no, non sono affatto depressa anzi )
Per la maggior parte del tempo, sto li ad aspettare di capire, cosa vuole Lui o Lei da me.
Speriamo si faccia comprendere meglio nel tempo dello Scorpione, che è quel buio a me congeniale.
Ma forse la cosa migliore è non sperare, lasciarsi trafiggere dall’esistenza anche se fosse l’ultima freccia.
-ClaudiaCrispolti
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Fiction
Lascia andare il primo fantasma di donna
che si presentò al tuo cuore
troppo innocente e al tuo cervello affamato;
lascia andare le fanciulle malate
al loro destino di mutevoli rose;
la Luna tramonta e il mondo resta
oscuro qualche istante
prima che sorga il Sole.
Lascia andare le umbratili contesse
che fuggirono il confronto
con la tua secca sapienza; sappi che fiori,
appartamenti e abiti viola
non suscitano un refolo
dei sospiri che tu stesso annunci
alla mente che ti comprende o vuole farlo.
Torrenti di luce inondano le colline
come la gioia irrora le arterie
dell'anima al tuo cospetto.
Quei pochi istanti - un sipario nero -
li chiameremo Nulla. Se vuoi conoscere
la morte, vivi. Assumila a misura
spaziale dell'Eterno.
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iotnoitutti · 16 days ago
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lollyhabits · 6 months ago
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Il cuore è solo un organo ✔
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Il cuore non è l'organo più importante in un organismo complesso: è solo una pompa, che irrora sangue per permettere la riproduzione e lo sviluppo cellulare; è una pompa che resta attiva, artificialmente anche nei casi di espianto degli organi, quando il cervello del soggetto è morto - perché è il cervello a renderci non solo senzienti, ma anche capaci di sentire e comprendere il dolore. L'embrione, non avendo uno sviluppo cerebrale, non percepisce dolore alcuno.
La biologia che è possibile osservare nello sviluppo di un embrione, all'interno di un utero, fa capire che il lavoro fondamentale viene svolto dal soggetto ospite (dal corpo della donna incinta), che in modo del tutto attivo, ma non dipendente dalla volontà dell'ospite, muta le sue condizioni (persino le ossa cambiano posizione), per adeguarsi ai processi cellulari in corso nell'utero; se si verificano problemi nel corso dello sviluppo, il corpo femminile, nella maggior parte dei casi, non continua il processo, e lo espelle, in un aborto spontaneo - realtà ordinaria e non straordinaria.
Il nostro Diritto riconosce Persone solo i nati, proprio perché è consapevole di tutti i reali meccanismi di una gravidanza - anche dei parti prematuri, che, se non ci sono tecniche adeguate per soccorrere il neonato prematuro, portano alla naturale morte.
Noi salviamo i neonati prematuri, che spesso presentano complicazioni nella crescita, perché abbiamo le conoscenze adeguate e strumenti ospedalieri per farlo; diversamente, il loro destino è, nella maggior parte dei casi, morire, poiché più fragili, in quanto non hanno terminato il loro sviluppo.
Salviamo noi, i neonati prematuri, perché le tecniche mediche sono evolute, ma la "natura" no: ne decreterebbe il decesso (in contraddizione netta con chi continua a sostenere che l'esistenza umana debba essere condotta solo "per natura": se lo fosse, avremmo più decessi di neonati prematuri).
Solo quando il neonato viene staccato del tutto dal corpo materno ed emette il primo vagito, oltre che respirare, possiamo dire che quella è una Persona: prima no, perché le complicanze di una gravidanza sono infinite, compresa la complessità di un parto che può causare la morte del nascituro e/o della donna.
Non è colpevolizzando una donna che la si farà diventare "madre modello": è proprio tutto il contrario.
Le donne abusate, psicologicamente, da compagni e famiglia, per portarle a diventare madri per mero uso e costume, LI ODIANO I FIGLI. Quindi, meglio abortire, quando l'embrione, da potenziale neonato, non effettivo, è equiparabile ad una qualsiasi cellula del nostro corpo, in procinto di svilupparsi e non sviluppata - e non vi è certezza che maturerà; e non vi sono motivi per descrivere l'embrione come senziente: il cervello, capace di ricevere stimoli esterni e tradurre gli stimoli nervosi, non si è sviluppato.
Meglio abortire, perché la GPA non è consentita in questo Paese (chi viene indotto a portare avanti una gravidanza, pur non volendo il figlio, assume la posizione di donna che si fa carico di una gestazione per conto terzi); fintanto che non sarà normata la GPA, diventando un diritto per chiunque, eterosessuali e omosessuali, è l'unica scelta che ci permette, da donne, di non essere conniventi di un traffico illegale di adozioni nazionali di neonati in corso.
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lorenzospurio · 8 months ago
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N.E. 02/2024 - "[Smontare le emozioni]", poesia di Carla Danubio
Smontate le emozioni.ricostruitele a parole, restituitele al verbo. Poi distruggete il primo suono.Fatelo di nuovo vostro, rinnalzatelo a voce piena. La luna è alta, si può ora arare il campo, prima che piova come divinità su un altro tempio. La parola è esatta quando si fa suola, il passo incespica, saggiando l’orizzonte su nuova terra fertile. Il pianto la irrora. Lasciate che piova su…
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incamminoblog · 9 months ago
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P. Gaetano Piccolo S.J. "C’è nessuno? Ritrovarsi all’improvviso nei deserti della vita"
I Domenica di Quaresima (Anno B)  (18/02/2024) Vangelo: Mc 1,12-15  «Ma, affinché non veniamo meno in questo deserto,Dio ci irrora con la rugiada della sua parola,e non ci lascia inaridire del tuttocome meriteremmo se egli esigesse da noi un conto severo».Sant’Agostino, Esposizione sul Salmo 62, 3 Tempeste e deserti La vita è fatta anche di tempeste e di deserti. Tempeste che accadono,…
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MINESTRONE GRATINATO ALLE MANDORLE
1 confezione di minestrone surgelato 1 cipolla 4 cucchiai di curry 50 ml di olio evo 200 gr di farina di mandorle sale pepe Fai soffriggere la cipolla in olio evo. Aggiungi le verdure surgelate e spolvera con il curry, regola di sale e pepe. Travasa tutto in una pirofila da forno. Spolvera con la farina di mandorle, se piace si può aggiungere anche un po di feta sbriciolata. Irrora ancora…
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marcomattiuzzi · 2 years ago
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Un irriverente amorino Venere e Cupido mingenteQuando gli artisti sono liberi di esprimersi, creano dei capolavori: Lorenzo Lotto (1480-1557) unisce elementi della classicità pagana ad elementi della religione cristiana con questo eroto vendemmiatore che irrora di "pipì santa", così è considerata popolarmente l'orina dei bambini, la dea Venere. Probabilmente realizzato in occasione di un matrimonio, "Venere e Cupido mingente" (1530 circa) rappresenta l'allegoria dell'amore fecondo espressa dai vari oggetti inclusi e dal comportamento dell'irriverente Amorino.Possiamo notare in alto a destra la conchiglia, simbolo di fecondità in quanto ricorda il sesso femminile. Vi sono poi i petali di rosa sparsi sul corpo di Venere quale ulteriore simbolo di femminilità, e il velo sul capo a indicare la sposa, sormontato da un diadema quale coronamento dell'amore con il matrimonio.Il getto di pipì che attraversa la corona arborea di mirto, pianta sacra a Venere e ulteriore simbolo del matrimonio fecondo, allude alla sensualità gioiosa e innocente a cui la dea appare accondiscendente oppure potrebbe essere letto proprio come la consumazione del rapporto, suggerito anche dalla frantumazione della rosa in tanti petali.Il drappo rosso alle spalle dei soggetti, riferimento alla rubedo (il rosso considerato dagli alchimisti il colore intermedio tra bianco e nero, tra luce e oscurità, rappresentante il ricongiungimento degli opposti, la chiusura del cerchio, l'unione di spirito e materia, del maschile e femminile), il tronco d'albero quale simbolo della stretta connessione tra la Madre Terra e l'Universo, il piccolo serpentello e il bastone (conoscenza e Hermes) e per finire gli incensi rituali sospesi alla corona di mirto completano questo capolavoro.Da sottolineare che la simbologia legata al panno di colore rosso, alla rubedo, viene avvalorata dal fatto che Lorenzo Lotto era anche un alchimista. Un po' lo erano tutti i pittori dell'epoca, visto che dovevano prepararsi i colori e poi faceva parte della loro cultura generale, ma Lorenzo Lotto pare fosse più di altri versato in questo campo.Purtroppo la lettura di quest’opera sovente si sofferma al solo gesto irriverente del piccolo Cupido, spero che con questo scritto si possa provare il piacere di approfondire la lettura delle opere di questi straordinari artisti, la cui cultura classica e religiosa non ha paragoni con quella dei nostri tempi. Marco Mattiuzzi - 01/01/2019Gruppo Facebook “Pillole d’Arte”
“Venere e Cupido mingente” di Lorenzo Lotto
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fantasmalforces · 3 years ago
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“I thought my feelings would never be returned”   -> Julia and Irrora || @ineffablemuses
. * ・ 。゚☆ Loyalty Sentence Prompts // CLOSED ☆ 。゚・* .
“Never say never.” Irrora murmured, tracing along her jaw with calloused fingertips. “In this mad world at a mad time like this, nothing is impossible.”
The hunter smiled, pressing a kiss to the corner of Julia’s lips before drawing back to lean against the shaded brick of the fortress’ wall. “Though I’ll be sincere- when we were first invited to join the Inquisition, I didn’t imagine anything like this would happen either. I thought we’d just come along, fight demons, help close the rift, and be on our merry way. I still want to close the rift but… well, I’m less clear on what I want to do once this is over. I won’t want to leave you.” She hummed, leaning forward to wrap an arm around Julia’s waist and pull the woman against her. Deft hands skimmed up the curve of her back and played with her hair.
“I don’t know about my family though. I know Lira might be eager to return to the wild. She has never been one for sociability with the civilized world. Folk make her anxious and the wolves aren’t used to being so close to people. Da— Fritjolf— he’ll invariably want to go back. There isn’t a being in all the land so asocial as that dragon. Venta seems on the fence about staying or going, and Lustra is inclined to go wherever her sister goes.” Her fingers paused, the little smirk falling from her lips. “We’ve never seemed so divisive. I find myself at a crossroads where my family is concerned. I suppose what I am trying to ask is, if I could not stay… would you come with me?”
A pause. “I know I should not ask. I could not ask you to leave behind all that you have ever known to live in the wild… among a pack of wolves… and my siblings.” Call her foolish for hoping. “But… would you ever consider it? Even for a moment?”
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tizianacerralovetrainer · 3 years ago
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Spendiamo troppo tempo ad adoperarci a perdifiato e siamo incapaci invece di rimanere immobili ad assaporare il vuoto semplicemente modulando il nostro vibrare. Occorre lasciare accadere, provando a farsi da parte, solo così saremo veri protagonisti. Non sei infelice perchè è inverno, sei infelice perché vivi in attesa della primavera. Chi non prova felicità per la pioggia che irrora i campi, non ne proverà mai davvero per la fioritura dei ciliegi.
Tiziana Cerra
www.tizianacerra.com
#lovetrainertizianacerra #tizianacerralovetrainer #TizianaCerra #lovetrainers #anima #amore #lovetrainer #Eternita #coaching
Bruce Tang, Unsplash
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ninoelesirene · 4 years ago
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Mi sono imbattuto in una canzone che non ascoltavo dagli anni '80 e ho improvvisamente visto un bambino quinquenne ballare in mezzo al salotto con le braccia piegate ad ala di pollo. L'ho sentito sbatterle a ritmo e saltare, facendo lo slalom tra le due poltrone giganti di pelle nera e il tavolo di cristallo, così spesso che sembrava ci fosse il mare dentro. Ho sorpreso sua madre ridere di quella danza convinta e guardato lui rispondere a quel sorriso con tutta la gioia che il suo corpo da mini-adulto, già tutto formato con le spalle e le gambette, poteva contenere; perché è questo che succede ai corpi, è questo che ci succede: conteniamo il nostro passato in una forma fisica e tangibile, che stringe lo stomaco e irrora gli arti di sangue. Fa male e fa bene e fa male e fa bene. Se potessi abbracciarmi all’inverso, rivolgendo le braccia verso ciò che custodisco, lo farei. Li ritroverei entrambi, quei due, e potrei toccarli con le mie mani.
Let's hear it for the boy Let's give the boy a hand Let's hear it for my baby.
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iotnoitutti · 16 days ago
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Giornata mondiale dell'ictus
Oggi 29 Ottobre, si celebra la giornata mondiale dell’ictus (World Stroke Day), malattia cerebrovascolare acuta causata dall’improvvisa ostruzione (da parte di un trombo o di un embolo; ictus ischemico) oppure dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo. Cosa vi devo dire? E’ un’esperienza tremenda, senza pari, che ti porta, almeno nel mio caso e’ stato cosi’,…
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myborderland · 3 years ago
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La vita nella sua interezza e in tutte le sue forme acquista allora significato e sapore in quanto celebrazione gratuita, ‘generazione’, come accennavamo precedentemente, compiuta in se stessa. Il rito dello yoga, non confinato dunque a un ambito esclusivamente rituale, si qualifica come una estasiata espressione della vita in quanto tale. [...]
Contrariamente alla visione del Pātañjala-yoga o yoga classico e di gran parte del pensiero filosofico indiano, dove emozioni, passioni e desideri vengono demonizzati o considerati pericolosi nemici, nel tantrismo non duale del Kaśmīr lo yogin, come l’artista o il fruitore dell’arte, è un rasika, un ragavan o un sahṛdaya ovvero una persona ‘sensibile’, appassionata, che partecipa ‘con tutti i sentimenti’ a ciò che gli è dato di vivere o sperimentare. Potremmo affermare che lo yogin del tantrismo non duale ‘sente esteticamente’, rifacendoci al significato del greco aisthánomai, che è un sentire, comprendere attraverso l’emozione e il sentimento. Lo stato di coscienza estetico è in qualche modo ‘estatico’ per il particolare tipo di gioia che produce nel soggetto, completamente indipendente da un’utilità personale.
[...]
Abhinavagupta chiama camatkāra quel particolare assaporamento meravigliato e consapevole in cui il soggetto lascia sgorgare dall’interno il gesto yogico. Non si tratta di un appagamento per aver finalmente ottenuto un oggetto desiderato o aver raggiunto un obiettivo, ma una felicità del tutto diversa e autosufficiente, non dipendente dall’esterno, ma riconducibile all’intima sensazione di essere vivi, consapevoli dell’inesauribile desiderio della vita di esprimersi come da una fonte che zampilla e irrora tutto lo spazio del corpo e oltre il corpo. Tale attitudine interna è, come dicevamo, l’aspetto centrale di questo yoga, anziché la tecnica, relegata al livello di yoga più grossolano o minimale, ānava-upāya. Ma nella visione di Abhinavagupta anche uno yoga ‘meramente tecnico’ conduce in ultima analisi all’insight che ‘ognuno di noi è Śiva’…. Ognuno di noi è già perfetto così com’è. E ogni livello di yoga conduce naturalmente e imperiosamente a questa evidenza.
La dea che scorre. La matrice femminile dello yoga tantrico di Gioia Lussana
Lo yoga della bellezza di Gioia Lussana
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