#irene foglio
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nicoleccte · 1 year ago
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ricordandoti-blog · 1 year ago
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E rieccoci qui, un foglio bianco e mille frasi per la testa. Da dove dovrei iniziare?
E' ufficialmente un anno che ho cambiato totalmente vita e non mi sembra ancora vero: andare lontano da casa, mollare l'università, iniziare un nuovo percorso di studi, lasciare andare un sacco di persone. Così è la vita, a quanto pare. Ma cosa diavolo posso saperne io di come va la vita?
Ricordo tutto di quel periodo buio, ricordo ogni odore e ogni sensazione sulla pelle; ricordo persino il dolore alla gola dopo aver pianto in silenzio per ore; ricordo dei giorni passati a fissare il soffitto, ricordo di quando non avevo nemmeno la forza di andare a lavare i capelli, ricordo il peso che saliva e scendeva continuamente, ricordo dei giorni stesa a letto, a pensare "magari domani non mi sveglio", a sentirmi in colpa per esserci, a fingere di esserci per fare un piacere agli altri, ma gli altri lo vedevano? Lo vedevano che stavo così? Di quei giorni fortunatamente ricordo l'arrivo di Pako, quelle 4 zampette in giro per casa a cui dovevo badare che mi facevano alzare dal letto, non avete idea di quanto ho pianto guardandolo sapendo che avevo un amico e che non sarei mai più stata sola. Lui c'è sempre stato ad ogni crisi, si metteva nell'angolo opposto a dove mi mettevo io e aspettava, aspettava e aspettava, poi appena cercavo di riprendere il respiro regolare si avvicinava piano piano come per dirmi che tutto era passato. Se sono ancora qui a scrivere è solo grazie a lui ed è la cosa più preziosa che ho.
Piccola Irene sarò sincera con te, non ci credevo che in un anno tu potessi cambiare così tanto, hai fatto così tanti progressi e così tante cose belle che è come se stessi vivendo una nuova vita da sola. Si, da sola è la parola giusta perchè adesso basti a te stessa e fai qualsiasi cosa per i fatti tuoi. Ora invece fai più cose da sola che con chi ti sta attorno, cambiando casa e paese hai fatto il salto nel vuoto, hai scoperto l'adrenalina e ad oggi ne sei totalmente dipendente.
Questo è sempre stato il tuo spazio, il tuo "non posto sicuro", dove potevi essere come volevi essere, dove se avevi troppi pensieri per la testa li buttavi giù senza rileggere e senza troppe pretese. Questo posto ti ha visto nelle peggio condizioni dopo l'ennesimo attacco d'ansia; hai sempre cercato qualcuno qui, non perchè volessi veramente qualcuno, ma perchè non volevi stare da sola con te stessa.
Ricordandoti è sempre stato il posto dove mettere in fila i pensieri, dove chi sei è più importante di con chi sei e dove tu vieni prima di qualsiasi altra cosa. Ricordandoti non è solo un blog, sei tu che hai lasciato parti di te per ricordarti che c'era anche quello.
Ricordandoti eri e sei tu.
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silviatorani · 1 month ago
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Saremo noi: Giorno 18
Nonostante quello che pensavo, oggi è stata una giornatina bella tosta e ho potuto ritagliarmi uno spazietto per scrivere solo alla sera, anche se non amo farlo. Speravo di riuscire ad accelerare un po' il ritmo, ma comunque mi ritengo soddisfattɘ del lavoro che ho fatto. Ho superato il traguardo delle 20mila parole, che è di solito è uno dei passaggi più difficili da affrontare, e invece con questo libro si sta rivelando uno dei più trascinanti.
Quante parole ho scritto: 667 // 20655 (totale)
Quando ho scritto: dalle 21:00 alle 22:00.
Che musica ho ascoltato: Oggi soltanto la playlist del romanzo.
Osservazioni: La scena che ho scritto mi ha messo i brividi. Sono ancora nel punto di vista di Irene e si trattava di un dialogo tra lei e Karl, il suo agente/fidanzato, un tipo da sogno sulla carta, ma incredibilmente tossico nella realtà. Non ho avuto paura di mostrare i lati oscuri di questa relazione nei capitoli precedenti (anzi, forse ho esagerato: troppo e troppo presto), ma in questa scena si sono davvero toccati nuovi livelli.
Estratto di oggi:
«Che ti dicevo? Cielo non è un ostacolo. Se continuiamo così possiamo puntare entrambe a Sanremo. Anzi, non sarebbe male andarci con un’amica.» È la prima volta che mi riferisco a lei in questi termini. Karl sorride, riprende il foglio e lo ripiega con cura. «Ti piace, eh?» «Cosa?» La voce mi trema. Sento le guance avvampare e il cuore prende a battere più forte. «Cielo ti piace.» Mi sfiora dolcemente il mento per spingermi a guardarlo. «Sai che puoi dirmelo, ne abbiamo già parlato… Non ho problemi se ti piace una ragazza.» Lo stomaco mi affonda nella pancia. «Lo so, lo so, ma non è così con lei, te lo assicuro.» Karl continua a sorridere. «L’hai convinta a restare con voi a mangiare stavolta?» «Sì.» La voce mi trema ancora. «Molto bene.» Mi accarezza i capelli. «Passa insieme a lei più tempo che puoi. Fai quello che devi, hai il mio permesso.» Apro la bocca per replicare, ma mi appoggia delicatamente l’indice sulle labbra prima che riesca a parlare. «Ricorda, però: c’è solo un posto in cima. Non scordartelo.»
Non starò esagerando con questi estratti? Mi sembra di starvi spoilerando tutta la trama... Come facevo con gli altri romanzi? Boh. A domani con altri spoiler!
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diariovisivo · 1 year ago
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Quelle come me - Le artiste di Plinio il Vecchio
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Le testimonianze della pittura greca sono andate in gran parte perdute: resta qualche traccia di quella murale ma della pittura da cavalletto non è giunto a noi nulla poiché era uso dipingere su legno, un materiale molto deperibile. Questa perdita ha portato con sé la scomparsa dei capolavori di cinque pittrici greche classiche ed ellenistiche. È Plinio il Vecchio (23 - 79 d.C.) nel suo Naturalis Historia a parlarci di loro e a descrivere le loro opere. Si tratta di figlie d'arte, cresciute nelle botteghe del padre. Esse si dedicarono alla pittura di temi sacri ma anche a ritratti, nature morte e scene di genere. Timarete, figlia di Mikon il Minore, pittore siracusano vissuto nel III sec. a.C., dipinse un quadro dedicato ad Artemide, dea della caccia, degli animali selvatici e della foresta.Miniatura di Timarete tratta dalle illustrazioni del De mulieribus claris di Giovanni BoccaccioMiniatura di Irene tratta dalle illustrazioni del De mulieribus claris di Giovanni BoccaccioAristarete, figlia di Nearkos, dipinse Esculapio, dio della Medicina: Plinio non riporta alcun dato biografico su di lei.  Irene, figlia di Cratino, visse tra il III e il II sec. a.C. e dipinse il ritratto di una fanciulla, forse Proserpina. Kalypso si specializzò nel ritratto di anziani, maghi e ballerini che seppe connotare rappresentando le emozioni e quindi il loro lato più umano. Iaia di Cizico, forse una sacerdotessa, attiva a Roma nel I sec. a.C., divenne famosa per la velocità con cui sapeva fare i ritratti.  Olympias è ricordata perché divenne insegnante di pittura ed ebbe allievi maschi, cosa talmente straordinaria che Plinio ritenne importante segnalarlo sul suo testo. Di Timarete e di Irene parla anche Giovanni Boccaccio nel suo De mulieribus claris (italiano: Le donne famose), opera composta in latino tra il 1361 e il 1362, che raccoglie le biografie di 106 donne famose dell'Antichità e del Medioevo. Chissà di quante altre artiste avrebbero potuto parlarci Plinio e Boccaccio. Chissà quante delle opere che ammiriamo nei musei furono realizzate da donne. Il dubbio diventa certezza se ci soffermiamo ad osservare il vaso a figure rosse su fondo nero attribuito al cosiddetto Pittore di Leningrado e datato al V sec. a.C.. Egli raffigurò una bottega d’artista e incluse tra gli artigiani intenti a decorare i vasi anche una donna: impegnata a dipingere, capelli raccolti sulla nuca, comodamente seduta nella stanza di una vasaio (e infatti sulla sua testa sono appesi diversi vasi), questa figura femminile ci conferma e documenta la presenza delle donne al fianco degli uomini protagoniste della produzione artistica.Pittore di Leningrado, Hydria attica a figure rosse, 470-460 a.C., Vicenza, Collezione privata Banca Intesa San Paolo
Laboratorio
Qui sotto trovate la sesta scheda del colouring book "Quelle come me", stampabile su un foglio A4. Nell'immagine a sinistra potete vedere un particolare della miniatura dedicata a Timarete, tratta dal De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio (1361-1362). Nell'immagine a destra, tratta dal medesimo testo, l'immagine di Irene. Ora che conoscete la storia delle artiste di Plinio il Vecchio, potete divertirvi a colorare questi due disegni e fare una piccola galleria d'arte in classe dedicata a "Quelle come me", o una doppia pagina nel vostro Diario Visivo. In questo modo le artiste invisibili che scegliamo di conservare staranno con noi e dentro di noi e favoriremo la diffusione di una storia dell'arte fondata su una vera parità di genere. Buon lavoro!
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susieporta · 3 years ago
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L’abbandono è quella capacità, di farsi da parte per lasciare spazio ad altro, di stare in profondo ascolto, senza giudizi, senza velleità, la capacità di essere e di stare a totale disposizione.
Come il Tao – non si può essere qualcuno, inteso come un piccolo me, e incorporare la grazia, gli dei e le Forze. Per fare questo devo DIMENTICARMI DI ME. Dimenticarmi del peso della mia storia, delle mie malattie, delle mie incombenze e necessità, devo farmi foglio bianco, schermo senza immagini, pronta, vigile, attenta, indagatrice, scrutatrice e divina creatrice.
Quello che mi passerà attraverso potrà essere qualcosa di terribile e spaventoso, non me ne dovrò io stessa spaventare, ne mi dovrò identificare con quelle forze, non sarà qualcosa che riguarda me nello specifico, non sarò “bravo o brava”, ne avrò fallito, sarò semplicemente un canale, UNA MEDIUM.
Irene Curto
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bangtanitalianchannel · 4 years ago
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[TRAD ITA] 201117 TWEET DEI BT21:
“Pagine che girano. La matita sul foglio.
Questa atmosfera è serena.
<Studia con KOYA (in modalità) ASMR>
#Prossimamente il 19 novembre 2020
#KOYA #STUDIACONME #STUDIA #ASMR #BT21″
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Irene)
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dpcmproject · 4 years ago
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"𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒈𝒍𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒊𝒏𝒊𝒛𝒊𝒐"
Massimo Luciani condivide con DPCMproject il suo incidente creativo!
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Un foglio bianco mi ha sempre messo a disagio. È come una casa vuota. Come la nebbia. Si sente il bisogno di fare rumore come a ribadire che esistiamo. Ho sempre pensato che fossero gli incidenti a rendere interessanti le cose. Tipo le balene che interrompono la monotonia di un mare piatto o una tazza di caffè che si rovescia. In quei liquidi agitati riconosco che succedono le cose. Abbiamo bisogno che le cose"succedano". Succedano a qualche cosa di precedente. Da qualche cosa di inaspettato; da un inizio. Tutti gli incidenti sono un inizio. E servono a cominciare. Come versare il caffè su un foglio. Grazie Massimo
https://www.facebook.com/massimonenellarete
DPCMproject:
Irene Malfanti
Maria Giglio
Simona De Luca
https://www.facebook.com/dpcmproject/
https://www.instagram.com/d_p_c_m/
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spettriedemoni · 6 years ago
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Una storia di scuola
Ve lo dico subito, è lungo.
Altrettanto subito, chissene frega.
Scusate la franchezza, ma in un momento in cui il ministro dell'orrore si esprime e vomita odio con i contati caratteri di un tweet, io ho la necessità di raccontare, con tutto lo spazio necessario, il suo fallimento.
Sparare è un attimo, un secondo, quello necessario per l'esplosione ed è tutto finito. Il danno, sicuramente maggiore ed evidente, fatto con l'immediatezza della brutalità. No, io voglio parlare, ho bisogno di immagini come il pugno chiuso di Pertini, il sorriso di Rosa Parks, il viso sereno di Peter Norman mentre cambia la storia, ho bisogno di sentire fino in fondo il racconto del sogno di Martin Luther King, quello di Nonno Titta mentre cucinava il cane del comandante tedesco, le voci metalliche degli ufficiali nazisti secondo Liliana Segre.
Serve tempo per la memoria.
Servono persone.
Come Gregorio Cortez, nome di fantasia, professore di Geostoria nel liceo linguistico frequentato da Irene, la mia figlia più piccola. Non ho la possibilità di chiedergli il permesso per raccontare questa vicenda, preferisco quindi, almeno per il momento, rispettare la sua privacy. Magari in seguito.
Chiamata mentre sono a lavoro.
Irene Cell.
Ovviamente mi preoccupo, rispondo senza badare alle persone davanti a me.
"Tesoro, che succede?"
"Nulla, ma devo raccontarti una storia. Quello che oggi è successo in classe".
E inizia.
Parla lei.
Ero seduta al banco e aspettavo, come tutti gli altri. Le solite chiacchiere, chi parla di ragazzi, chi di musica sempre più assurda, chi dei problemi con i propri genitori, quando ecco che entra il professore. Aveva una faccia diversa dal solito, non riuscivo a capire perché, sembrava felice e preoccupato insieme, nervoso ma deciso. Si siede alla cattedra, strano anche questo, visto che preferisce fare lezione in piedi.
"Ragazzi, devo leggervi una circolare, fate silenzio"
Non è stata certo la frase, ne ha lette tante altre da quando è iniziato l'anno, ma stavolta tutti hanno capito che c'era qualcosa di diverso. E avevamo ragione.
Si sistema gli occhiali, schiarisce la voce.
"Con effetto immediato, da oggi, 16 ottobre 2018, in tutte le scuole italiane..."
E si ferma.
Lo vediamo nervoso, si passa più volte la mano tra i capelli e sul viso, non capiamo e vogliamo saperne di più: salta il campo scuola? Si è allagata la palestra? Che diamine succede, parli!
Lui invece si alza, si poggia contro la scrivania nella sua consueta posizione, butta ancora l'occhio sul foglio da cui stava leggendo e lo posa.
Prende aria, e finalmente parla.
"Tutti quelli che hanno i genitori stranieri, o anche un solo genitore straniero, alzino la mano".
Ci guardiamo in faccia, le teste si girano velocemente nel cercare impossibili risposte nei visi dei compagni, chiaramente, nessuno sa e nessuno può sapere.
"Alzate le mani!" stavolta alza la voce, questo serve allo scopo.
14 braccia alzate.
Su 26 persone che compongono la prima E.
Mi giro e vedo le mani alzate di Margherita, africana, e Lu, cinese: si guardano intorno senza capire, spaventate ancora no ma certamente intimorite. Nella sorpresa generale c'è in alto anche la mano di Ludovica.
"Mamma è moldava..."
In classe ci sono solo quattro ragazzi. Uno di loro alza la mano e Sandro, vicino di banco con cui ha una bromance meravigliosa, trattiene il respiro.
"Polonia, la mia famiglia viene da lì, sono tanti anni ormai che siamo qui in Italia, io sono nato al San Filippo Neri..."
Quando tutte le mani sono alzate, il professore torna a parlare.
"Raccogliete le vostre cose, fate gli zaini e andate al terzo piano, lì troverete la vostra nuova classe, dove resterete per tutta la durata del liceo"
Immediatamente ci sono state due reazioni: lacrime e rabbia. La situazione non era chiara ma è come se vedi qualcuno a terra e cinque persone che lo prendono a calci, ti fai un'idea di chi abbia ragione e chi no. Quindi chiediamo spiegazioni, subito, vogliamo capire, dobbiamo capire cosa diamine sta succedendo, la rabbia aumenta per le lacrime dei nostri compagni, sia di chi deve andare via, sia di chi non vuole che l'altro o l'altra se ne vada.
"Silenzio! Fate silenzio! È fatto obbligo per chi non ha alzato la mano di non interferire e ASSOLUTAMENTE - e qui ha alzato la voce, ho sentito il maiuscolo - non devono più esserci contatti di nessun tipo tra voi e LORO, da ora e per tutti i prossimi anni scolastici. Così è stato deciso, avanti, sbrigatevi"
Apriti cielo.
La classe si divide tra chi abbraccia e chi resta impietrito, il professore non dice nulla.
Io mi alzo e vedo tanti altri che lo fanno, abbiamo la faccia da guerra e, cazzo, tutta l'intenzione di usarla.
Facciamo un passo verso di lui, quando il professore alza le mani, sorride e invita alla calma.
"Calma ragazzi, calma"
La voce è totalmente diversa, il colpo non è passato e tanti ancora piangono ma nella sua voce c'è qualcosa, qualcosa che ci calma.
"Sapete che giorno è oggi?"
Ci guardiamo attorno, nessuno vuole essere il primo a rispondere banalmente "martedì".
"Settantacinque anni fa, qui a Roma, c'è stato il rastrellamento del ghetto. Voi avete provato solo una minima parte di quello che sentirono centinaia di persone, molte di queste non furono solo trasferite in un altro piano, ma portate nei campi di concentramento e uccise barbaramente"
La tensione si allenta, alcuni compagni cadono letteralmente sulla sedia, gli abbracci sono più forti, Mario e Claudio ridono, piangono, si abbracciano, sputano a terra e ruttano, tutto il repertorio maschile, insomma.
"Ecco, voi avete reagito consolando i vostri compagni, chiedendo spiegazioni, stavate venendo qui da me belli carichi. Beh, tutto questo è bellissimo. E siete solo una prima. Ho fatto lo stesso in una quinta poco fa, e lì li ho fatti arrivare fino alla porta prima di fermarli. Due ragazzi hanno alzato la mano anche se prima non lo avevano fatto, mentendo sulla nazionalità dei genitori, la sorella di Franca - indica una ragazza che sta sempre sulle sue e parla pochissimo - mi è letteralmente saltata addosso e ha voluto leggere per filo e per segno la circolare, strappandola. Giorgio, un ragazzo della Sierra Leone stava preparando lo zaino quando si è alzata la sua ragazza e gli ha detto che se andava via lui sarebbe andata via anche lei. Tutti urlavano e i ragazzi rimasti indifferenti erano una risibile minoranza. Sapete cosa significa questo?"
"Che prima o poi se becca du' pizze, professò?", Lucia, come al solito, risponde da par suo.
"No. Che siete migliori di come vi raccontano. Che possono avere il consenso delle vecchie generazioni ma non il vostro. Non sapevate che giorno fosse oggi ma ne avevate comunque dentro di voi il significato, avete sentito l'ingiustizia nonostante tutto intorno a voi gridi di allontanare chi è straniero, chi è diverso secondo parametri tutti da stabilire, che l'integrazione è sbagliata. Nessuno di voi ha visto uno straniero: avete visto un amico o un compagno, e questo è bellissimo"
"Significa che c'è speranza, professore"
"Esatto, Mauro"
"Significa che se la pijano n'der culo e che nessuno ce deve da rompe er cazzo, professò, semo come er cavaliere nero!"
"Lucia, anche meno"
La lezione è continuata sulle leggi razziali e raccontando l'olocausto, i campi, evocando nomi duri come Auschwitz.
Ecco, io vorrei ringraziare il professore di Geostoria di mia figlia. Vorrei ringraziarlo per essere così nonostante le migliaia di difficoltà che incontra, lui e tutti i suoi colleghi, nell'insegnare, nel formare, nel far crescere i nostri ragazzi nonostante tutti i paletti e le difficoltà messi da chi considera i professori un peso, da chi dice che fanno tre mesi di vacanza e lavorano mezza giornata.
Lo ringrazio per il suo non arrendersi ed essere riuscito a far sentire la bellezza dell'amore, dell'unità.
Questa è la scuola che voglio per mia figlia.
Non mense separate, nessun noi contro loro.
Prof. Al primo consiglio di classe sarò quello con la maglietta "sei il mio eroe".
Grazie. Davvero.
Ora e sempre, resistenza.
Paolo Longarini, via Facebook
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gimecastudio · 5 years ago
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Curatela Mostra
Membra/o | a cura di Valentina Barbagallo e Giuseppe Mendolia Calella
Artisti: Francesco Balsamo | Giovanna Brogna Sonnino | canecapovolto |
Laura Cantale | Simone Caruso | Rita Casdia | Irene Catania |
Alice Grassi | Gianluca Normanno | Maurizio Pometti
Edizione di Roberta Normanno + Marco Magió by Sartoria Editoriale
Sartoria Editoriale | Via Vecchia Ognina 85, Catania | 23/26 Maggio 2019 
Apertura in occasione del Vieni? - Catania PornFest 24/26 Maggio 2019 
In occasione della prima edizione del Vieni? - Catania PornFest 2019, Balloon Project e l’associazione culturale AVAJA presentano la mostra collettiva “Membro/a” a cura di Valentina Barbagallo e Giuseppe Mendolia Calella.
I dieci artisti invitati: Francesco Balsamo, Giovanna Brogna/Sonnino, canecapovolto, Laura Cantale, Simone Caruso, Rita Casdia, Irene Catania, Alice Grassi, Gianluca Normanno, Maurizio Pometti attraverso diversi medium, analizzano e raccontano visivamente il corpo umano dal punto di vista dell’erotismo e nel contesto pornografico.
Il corpo è presentato come oggetto/soggetto sensibile alle sollecitazioni amorose e carnali. Il corpo è, dunque, membro, ossia, oggetto visivo e tangibile del desiderio che allude alla sfera attiva e riproduttiva ma anche a quella puramente fisica e passionale. Il corpo è composto da membra, attivate da azioni e condizioni di desiderio e piacere.
Questo progetto espositivo diviene emblema della funzione stessa della pornografia: rendere esplicito / macro l’atto sessuale e alcuni aspetti dell’amplesso su cui la macchina da presa (o fotografica) si sofferma invitandoci a osservarli più da vicino. L’incontro sessuale diventa immagine pura: grandangolo che consente a soggetti esterni di osservare da una prospettiva privilegiata e di compartecipare alla scena, condividendone il godimento.
Balsamo presenta un dittico di disegni acquerellati in cui al centro di ognuno ritrae una figura dai contorni cifrati e indefiniti. Il corpo si nega, sfoca, sparisce e nell’assenza l’artista tenta di stabilirne l’essenza. I tratti leggeri del disegno si confondono con il candore del foglio ma le forme non dimostrano una relazione o una connessione, chiuse nel perimetro spesso della cornice si sforzano di esprimere, incerte, la loro individualità.
La Brogna/Sonnino riflette sui concetti di tatto/contatto e possessione e lo fa alla sua maniera. l’artista presenta una serie di fotografie di mani, maschili e femminili, scattate a più riprese negli anni ’80 che attorniano un corpo nudo posto al centro di un grande collage. La stessa artista cita questi versi che riassumono il senso del suo lavoro, ovvero, la ricerca dell’essenza interiore ed esteriore: “PER TE... vorrei levarmi il corpo come si leva un vestito per essere quella che sono veramente per te...” (Roma 1979).
GAY FILM di canecapovolto è una sorta di atlante omoerotico i cui protagonisti sono un colonnello cieco e la confraternita dei ginnasti nudi, uomini immersi nella vegetazione, osservati da un l'occhio affaticato. L’assenza della divisa e l’esibizione del membro, quale apparente atto di sovversione dell’ordine imposto dalla disciplina militare e sportiva, si conclude in un macabro gioco simbolico su ciò che resta di un corpo inerme.
La Cantale propone un’unica fotografia che raffigura un letto bagnato di urina e una maschera d’oro, invitandoci a riflettere sulla pratica sessuale dell’urofilia conosciuta anche come pissing, pratica legata inequivocabilmente al feticismo. L’atto di liberarsi dei rifiuti corporei nell’ambito dell’incontro erotico diviene azione di compenetrazione e godimento trasformando il rifiuto in prezioso liquido dorato capace di esaltare il piacere mediante la sottomissione.
CARUSO presenta una composizione audio prodotta dall’accostamento di tracce sonore estrapolate da alcuni video recuperati dal web; video che mostrano dei personaggi femminili che stimolano con le mani la gola. Una sorta di masturbazione orale che genera suoni ritmati e disturbanti.
Come attrazioni di una giostra perduta nel vuoto, in un bianco incandescente e artificiale, vertiginoso e spaesante, muovono le figure d’argilla della Casdia: fanciulle seminude, truccate e provocanti, fanno il loro numero; a turno, ad occhi chiusi scorrono sulla ruota recitando un gesto macchinico di desiderio fisico. L’artista con questo lavoro riflette sul doppio vincolo cui è esposta la ricerca del desiderio nel tempo contemporaneo: un balletto meccanico di pose stereotipate e inconsce nel contesto raggelante di un’atmosfera che non conosce alterità.
Irene Catania realizza delle illustrazioni naif strettamente legate alla sua più recente ricerca pittorica. Creature metà animalesche, esseri ammiccanti che cercano di unirsi fra di loro con fare violento. I clichè delle pose e dei vestimenti così come l’atteggiamento e le espressioni dei volti richiamano all’istintività del bisogno sessuale, alla volontà liberatoria e trasgressiva. A supporto delle immagini di Irene Catania è esposto un favolistico testo di Leda Gheriglio.
Il progetto Pink Flamingos della Grassi rifletta sul concetto di assenza. All'interno della società contemporanea, la paura del coinvolgimento emotivo genera oggetti-membrana progettati per tenere da parte, proteggere e radicalmente soppiantare le relazioni umane. Tutte le contaminazioni e le fusioni sono così evitate: le relazioni sentimentali vengono percepite come pericolose, ecco perché bisogna mettere “un filtro” che sia in grado di anestetizzare tutte le emozioni positive e negative. La luce che illumina le immagini diventa un ulteriore filtro che visivamente allontana e conforta.
Normanno presenta immagini taglienti che rivelano l’energia fisica dei corpi, un’energia che produce alterazioni, attrazioni, malessere, piacere e smarrimento. Nell’attimo di un abbraccio, nel viscido realismo di un bacio, nella bocca insanguinata di una rissa, un legame effimero li tiene stretti, mentre la notte scorre e la musica li trascina. Riprese ravvicinate che esaltano una pulsione collettiva che annulla l’identità e trasforma i soggetti in oggetti.
La grande tela di Pometti ritrae un gruppo di corpi dai volti mascherati, nell’ombra di un segno materico e stratificato. La maschera, emblema della trasformazione e della finzione, allude alle molteplici fantasie sessuali e ai ruoli che gli amanti interpretano nell’amplesso, ruoli che rispetto alla realtà sono spesso modificati o alterati per aumentare il desiderio e il piacere.
Alcune immagini risultano esplicite mentre altre sono solo accennate o allusive, ma le/il membra/o diventano segno e senso. Il corpo e i suoi feticci, il corpo e la sua bellezza, il corpo e la sua naturalezza è svelato e rilevato nel climax della passione e del godimento o altresì nella volontà ammiccante e sensuale del corteggiamento.
Come da consuetudine per Sartoria Editoriale è stata prodotta un’edizione a tiratura limitata stampata e rilegata in proprio con disegni e illustrazioni di Roberta Normanno e Marco Magió.
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Urbanistica in terra d’Otranto. Il caso di Francavilla (seconda parte)
di Mirko Belfiore
Nel 1575, gli Imperiale, nobili di origine genovese, entrano nella proprietà del marchesato d’Oria e, quindi, del feudo di Francavilla a esso annesso, risiedendovi definitivamente dal 1593.
Fu, da questo momento in poi, che iniziò il periodo più significativo per lo sviluppo urbano ed architettonico della città, quest’ultimo stimolato non solo dal ruolo sempre più importante di Francavilla, come snodo commerciale all’interno della Terra d’Otranto, ma anche dall’atmosfera riformatrice giunta insieme ai nuovi padroni.
Anche se il programma di rinnovamento non coinvolse da subito i primi tre feudatari (Davide, Michele e Davide II), i quali, a parte piccoli interventi strutturali, si videro interessati più che altro alla riorganizzazione dei nuovi possedimenti, fu in particolare sotto il governo di Michele II, pressappoco intorno agli anni Trenta-Quaranta del Seicento, che presero avvio le prime grandi fabbriche edilizie.
Veduta di Francavilla (Carlo Francesco Centonze, 1643, disegno su carta, Napoli, Archivio di Stato)
  Una vera e propria istantanea della prima fase di questo disegno rinnovatore, si può ricavare dal già citato prospetto urbano del 1643, secondo alcuni, opera dell’artista francavillese Carlo Francesco Centonze, ed elemento prezioso per lo studio e la comprensione delle successive fasi progettuali. Il documento in questione, al quale si aggiungono altre due vedute, riproducenti gli agglomerati di Oria e Casalnuovo (i tre feudi formarono il nucleo fondante del feudo della famiglia Imperiale in terra d’Otranto, a cui se ne aggiungeranno altri nei decenni a seguire), conservato nell’Archivio Storico di Napoli in un cospicuo “Fondo Imperiale”, probabilmente faceva già parte, a suo tempo, della documentazione presente nel castello di Francavilla.
Castello. Residenza Imperiale (fondazione XV secolo)
  Dopo la demanializzazione del feudo, a causa della morte nel 1782, dell’ultimo Principe Michele IV Juniore, il gruppo di carte, fu acquisito dalle autorità regie come bene demaniale, rimanendo inedito per molto tempo, fino alla recente scoperta fatta dal professor Giorgio Martucci.
Questa mappatura tridimensionale, volta a oriente (quindi con la “Borea”, il nord, sposato alla sinistra del foglio), offre un’immagine esaustiva della Francavilla seicentesca, periodo in cui era signore Michele II, nato nel 1623 e rimasto subito orfano a causa della morte prematura del padre Davide II. A oggi, non sono ancora chiari i motivi della compilazione di queste carte topografiche a volo di uccello; è lo stesso Martucci che ce ne elenca tre possibili ragioni:
In quel periodo, raggiungeva la maggiore età il nipote di Michele II, Michele III, il quale a sua volta era rimasto orfano del padre, Andrea I;
In occasione del matrimonio di Michele II con Brigida Grimaldi, sposata a Genova nel 1645, le carte vennero realizzate come dimostrazione alla famiglia della sposa, della consistenza dei domini feudali del futuro marito;
Subito dopo aver ottenuto il nobile titolo di Principe di Francavilla, nel 1639, l’Imperiale si premurò di presentare una documentazione accurata, di tutti suoi possedimenti alle autorità di Napoli.
Focalizzando il nostro sguardo sulla veduta, quello che colpisce subito sono la dovizia di particolari e i richiami topografici scrupolosi, che permettono la sovrapposizione delle carte con la realtà.
A una prima osservazione del disegno, ciò che salta subito all’occhio e sicuramente la contrapposizione fra i due intrecciati edilizi, che ben evidenziano, il Burgo più antico racchiusa nelle mura orsiniane e lo sviluppo della città, fuori dalle mura. Il colpo d’occhio è notevole: a sinistra del disegno troviamo l’antico insediamento tardomedievale con la sua evoluzione caotica e a tratti disorganizzata, inserito nel tracciato difensivo quattrocentesco e completato dalla mole del castello orsiniano, al centro invece la geometrica piazza del Foggiaro, futuro cuore pulsante della città, a destra, invece, l’agglomerato moderno, caratterizzato dalla nuova direttrice di via del Carmine oggi via Roma, che sviluppa il suo percorso fino al cinquecentesco convento carmelitano e l’attigua porta urbica.
Chiesa e complesso conventuale dello Spirito Santo (fondazione XVI secolo).
  Apparentemente isolati, emergono nella loro mole il Convento dei Cappuccini e quello dei Riformati. Questi due nuclei, nei decenni successivi, andranno a catalizzare la diffusione dell’insediamento (evidenziati in rosso). Il primo, raffigurato in primo piano all’estrema sinistra del documento, rappresenta una delle due estremità dell’arteria che converge verso piazza del Foggiaro e che lungo il percorso, nel secolo successivo, vedrà l’importante edificazione della Chiesa di San Sebastiano (fondata, nel suo primo nucleo, durante il XVI secolo e riedificata fra il 1696 e il 1728, sotto la spinta dell’ordine mendicante degli Scolopi, con attiguo complesso delle Scuole Pie).
Il secondo, invece, sito in alto all’estrema destra, diviene uno dei terminali del futuro percorso viario che percorrendo via Sant’Eligio (oggi via Regina Elena) giungerà fino alla settecentesca porta della Croce, da dove successivamente verrà tracciato l’asse viario alberato, già previsto da Michele II, e in collegamento col plesso monastico riformato di Maria Santissima della Croce. Il Marchese, inoltre, si premurò di definire l’ampliamento e il prolungamento della strada Imperiale, già strada Longa, “strada pubblica” che delimita il momentaneo sviluppo a nord-est dell’abitato, accentuandone la sua funzione privilegiata, grazie anche, alla realizzazione del nuovo Borgo del Casalicchio e delle arterie Lauro e Palomba, spostamento a Est dell’abitato, che ebbe come effetto consequenziale, un nuovo spinta edilizia.
Veduta di Francavilla, particolare del complesso conventuale cappuccino
  Ritratto di Michele III Imperiali – Seniore (Anonimo, XVIII secolo, olio su tela, Francavilla Fontana, Castello – residenza)
  Quando il principe Michele III Seniore, prende il potere durante la seconda metà del XVII secolo, il programma urbanistico compie un notevole e sostanzioso balzo in avanti. Egli si impegna subito nella prosecuzione dell’opera del suo predecessore, dando però alla città una impronta ancora più decisa (identificabile nel tracciato dell’elaborazione grafica). Oltre ai lavori di ristrutturazione e l’ampliamento del maniero rinascimentale, l’Imperiale si fece promotore dell’innalzamento del nuovo circuito murario, che al momento del suo compimento, arrivò a misurare ben sei chilometri (evidenziato in verde).
Pianta dell’abitato di Francavilla fra XVII e XVIII secolo, elaborazione grafica.
Gli scopi principali che portarono alla realizzazione di quest’opera sono sostanzialmente due: la difesa militare della città e la riunione di tutti i nuovi borghi che, tra il XVI e il XVII secolo, si erano moltiplicati fuori dal tracciato quattrocentesco, sotto il governo dei suoi predecessori. Innanzitutto, si equilibrò a ovest il tessuto urbano, portando a termine la costruzione di via Simeana (lunga 339 passi), così chiamata in onore della consorte Irene di Simeana, che metteva in comunicazione il Convento dei Cappuccini con contrada Paludi, dove venne realizzata l’omonima porta civica (oggi non più visibile perché distrutta, per motivi di sicurezza, durante gli anni Venti del Novecento). L’insieme delle arterie di via Michele Imperiali, via Simeana e via del Carmine (evidenziate in blu) costituì, insieme alla dorsale che costeggia l’antico circuito orsiniano (oggi Corso Garibaldi già strada di San Sebastiano), la spina dorsale dell’agglomerato urbano settecentesco.
Chiesa di San Sebastiano e attiguo complesso scolopico (XVII-XVIII secolo)
  A questo punto, si iniziarono i lavori per la nuova cinta muraria. Il progetto occupò buona parte del governo di Michele III ed ebbe una genesi regolare. Negli anni 1714-1715 si compirono le perimetrazioni a est dell’abitato, completate dalla costruzione delle nuove porte d’accesso: porta della Croce (o di Lecce, o di Cagnone), oggi ancora esistente, e porta San Lorenzo (o di Brindisi) distrutta dal terremoto del 1743, costruita dai maestri Davide de Quarto e Giosuè Possessere, quest‘ultime congiunte da una muraglia compiuta in soli otto mesi. La prima, come già accennato, diverrà la cerniera fra il Borgo di San Eligio e la nuova strada alberata che raggiungerà il convento dei Riformati e sulla quale, dal 1715, verrà istituita la fiera dell’Ascensione.
Dopo via Simeana, vennero conclusi i quartieri di San Sebastiano, Santa Maria degli Angeli, San Biagio e Cappuccini. Del 1737 sono la via extramurale (l’odierna via San Francesco d’Assisi), arteria di connessione fra il complesso carmelitano e quello francescano, mentre nel 1738, venne ultimata la direttrice che portava all’antico sito di Casalvetere, inerente all’odierno viale Lilla. Infine, a nord, vennero costruite porta Pazzano, poi demolita nel 1952 e porta Roccella (indicata nella veduta del 1643, come porta San Carlo, distrutta dal terremoto del 1743) anticamente sita sull’odierna via Barbaro Forleo, alle spalle del convento dei Padri Redentoristi.
Complesso conventuale di Maria Santissima della Croce (fondazione XVI secolo)
  Veduta di Francavilla, particolare del complesso conventuale francescano
  Per comprendere la logica con la quale, probabilmente, gli Imperiale realizzarono gli accessi al Borgo antico, trovo illuminante la considerazione che sull’argomento fa la scrittrice Vita Basile: “E’ evidente, che le porte erano state collegate secondo una logica rigorosa. Se il circuito murario fosse stato tracciato in modo da inglobare tutti i borghi all’epoca esistenti, le porte non avrebbero dovuto semplicemente permettere il più agevole ingresso in città a chi giungeva dalle principali vie di comunicazione (Taranto, Brindisi, Lecce), ma dovevano rispondere a una logica precisa tesa a enfatizzare le opere realizzate dagli Imperiale”.
Un approfondimento sulle porte urbiche sarà tema del prossimo articolo.
Via Michele Imperiali, già strada Longa
  Via Simeana
  BIBLIOGRAFIA V. Basile, Gli Imperiali in terra d’Otranto. Architettura e trasformazione urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Congedo editore, Galatina 2008. F. Clavica e R. Jurlaro, Francavilla Fontana, Mondadori Electa, Milano 2007. G.D. Oltrona Visconti, Imperialis Familia, con la collab. di G Di Groppello, Piacenza 1999. G.B. Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province, Parrino e Muzio, Napoli 1703, ristampa anastatica a cura di R. Jurlaro, Forni, Bologna 1999. D. Camarda, Il terremoto del 20 febbraio 1743 a Francavilla e nell’area del basso Ionio, Francavilla Fontana 1997. V. Ribezzi Petrosillo, F. Clavica, Guida di Francavilla Fontana. La città degli Imperiali, Galatina, Congedo editore, Lecce 1995. R. Poso, F. Clavica, Francavilla Fontana. Architettura e Immagini, Congedo editore, Galatina 1990. E. Boaga, I Carmelitani in Terra d’Otranto e Bari in epoca moderna, in Ordini religiosi e società del Mezzogiorno moderno, a cura di B. Pellegrino e F. Gaudioso, Congedo editore, Galatina 1987. G. Martucci, Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del principato Imperiali del secolo XVII, S.E.F., Francavilla Fontana 1986. P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, Bari 1901.
Via Roma, già Via del Carmine
  Chiesa del Carmine (fondazione XVI secolo)
  Corso Garibaldi, già strada di San Sebastiano.
  Per la prima parte:
Urbanistica in terra d’Otranto. Il caso di Francavilla, tra XIV e XV secolo
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15/12/17
Quello è stato il mio ultimo messaggio per te. Credo di avere riassunto tante cose e spero che tu le abbia capite tutte.. Mi hai detto che ti sei messa a piangere mentre lo leggevi e che poi ti sei messa a scrivere su di noi. Mi hai detto che sarebbe tutto finito nella spazzatura, ma io non volevo, e quindi ti ho chiesto di darmeli a me quei due fogli.
Oggi me li hai portati a scuola, volevo andare in bagno a leggerli ma dovevi andare prima tu. Ti ho vista uscire con un’espressione che conosco bene, sapevo che stavi andando in bagno perché non ti sentivi bene… Ad un certo punto ho preso e sono uscito dalla classe di nascosto, fortunatamente il prof non se n’è accorto.. Sono subito andato davanti alle porte del bagno, poi ad un certo punto ho preso e ho aperto la porta di quello delle femmine. Per una fortuna non c’era nessuno, sono entrato e ho aspettato un po’. Sentivo qualcuno ma non eri tu, quindi sono uscito senza fare rumore..
Appena uscito ti ho vista insieme a irene “ho sbagliato porta” e sono andato in quello maschile. Mi ero portato i fogli dietro e quindi mi chiusi per leggerli. Mi tremavano le gambe, sai? Ogni tanto sorridevo “perché il signorino non ha mai visto troppi cartoni” “i tuoi disegni degli egiziani”…
Sorridevo per tante cose, poi mi rattristivo anche però..
Fatto sta che le gambe continuavano a tremarmi, poi una volta finito di leggere avevo le lacrime agli occhi. Ho tirato tre spallate alla porta e poi sono ritornato in classe..
Una volta entrato vidi te che piangevi e intorno parecchie persone non capivo.. Inizialmente pensavo piangessi per ieri sera, per me.. Sono venuto dietro di te, avrei voluto abbracciarti, ma non l’ho fatto, so che non vuoi..
Poi mi sono seduto e mi hanno detto che avevano fatto le solite battute del cazzo. Ti giuro che in quel istante mi sono incazzato come non so cosa. Cercavo di trattenermi, irene mi diceva “non fare cazzate, stai buono”..
Poi ad un certo punto non ce l’ho fatta e mi sono liberato. Non sopportavo vederti così.
Ho fatto il mio discorso a masera, era il minimo che potessi fare, parlavo con lui ma intanto tutti mi hanno sentito. E tutti sono stati zitti, non devono toccarti, punto.
Spero che abbiano capito che sono solo dei coglioni, lui come tutti gli altri che hanno riso alle battute di merda.
Poi va be, mi sono preso una nota, la mia prima nota, ma che cazzo me ne frega. Se ci sei tu di mezzo non me ne frega nulla. Te l’ho sempre detto no? Ci sono gli ostacoli? Bene, li supero, me ne frega poco.
Poi quando mi sono calmato continuavo ho continuato a pensare.. Insomma gli altri non sapevano quello che è successo ieri sera.. Avrei voluto fare tante cose, ma come potevo?
In quel momento avrei fatto qualunque cosa pur di farti smettere, ma eri già fin troppo in soggezione, e non volevo peggiorare le cose..
Ho aspettato l’intervallo.
Appena suonata sono uscito dalla classe solo perché volevo prenderti qualcosa di dolce da mangiare, volevo tirarti su di morale. E ho fatto bene, credo, mi sembravi un po’ meglio rispetto a un’ora prima.. “Posso abbracciarti?” non avrei voluto nemmeno chiedertelo(nel senso che l’avrei voluto fare e basta), sapevo che mi avresti detto di no. Ma avevo già notato che durante inglese, quando ti stavo sfiorando il braccio per dirti “per favore, smettila di piangere. Dai piccolina”, ti eri spostata. Poi infatti mi hai detto di no, abbiamo finito di mangiare i wafer e ti ho lasciata stare.
Continuavo a ripetermi che tanto ti avrei abbracciata prima di uscire da scuola, ma quando sono sceso con l’ascensore tu eri già andata via. Forse è stato meglio così. Forse non ne avevi bisogno.. Volevi solo andare a casa.
Sai continuo a ripensare a quello che ti ho scritto e alle tue due “lettere”.
Avrei voluto e voglio tuttora stringerti.
Spero solo che ora stai un po’ meglio. E non ti preoccupare più per loro. Appena sento che fanno un’altra battuta o che parlano di te ci penso io.
Ah tra l altro ho notato che hai tagliato un pezzo del primo foglio, non pensare che non l’abbia notato biondina.
Chissà cosa avevi scritto…
#26
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tmnotizie · 5 years ago
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SAN BENEDETTO – L’alluminio possiede caratteristiche ottimali per il riciclo: può essere riciclato la 100% e riutilizzato all’infinito per dare vita ogni volta a nuovi prodotti. Tutto l’alluminio prodotto nel nostro Paese proviene dal riciclo e non differisce per nulla da quello ottenuto dal minerale originale poiché le caratteristiche fondamentali del metallo rimangono invariate.
Anche per il 2018, l’Italia si conferma Paese di eccellenza a livello europeo per quantità di alluminio riciclato prodotto. Il risultato, vitale per un Paese la cui produzione di alluminio si basa al 100% sul riciclo, ha consentito di evitare emissioni serra e risparmiare energia per oltre 173mila tonnellate equivalenti di petrolio, ed è stato reso possibile grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e comuni.
Il Consorzio Nazionale CiAl ha tra i propri compiti quello di garantire il recupero e l’avvio al riciclo degli imballaggi in alluminio post-consumo provenienti dalla raccolta differenziata organizzata dai Comuni italiani: lattine per bevande, scatolette e vaschette per gli alimenti, bombolette aerosol, tubetti, foglio sottile, tappi e chiusure.
Quest’attività ha permesso, in questi ultimi anni, grazie a un incremento delle quantità raccolte, di raggiungere e superare gli obiettivi previsti dalla normativa europea.
Comunicare ed informare i cittadini, a partire dai più giovani, è uno degli strumenti che ha permesso di raggiungere risultati così importanti ed incoraggianti in termini di raccolta e recupero di alluminio. E’ nato così il progetto didattico ALUGAME che sta coinvolgendo gli Istituti Secondari di I grado della regione Marche. Un progetto innovativo che coinvolge gli studenti attraverso la sana competizione.
Dopo una lezione interattiva del relatore Stefano Leva, si passa alla fase di verifica: le classi con i risponditori wireless alla mano si sfidano rispondendo alle domande multi-risposta a tempo. I gruppi che ottengono il punteggio più alto passa alla Finale Regionale del 18 dicembre presso il Palasport Eurosuole Forum di Civitanova Marche dove sarà possibile conquistare, oltre al titolo di CAMPIONE REGIONALE ALUGAME 2019, anche importanti premi per le Scuole e per i ragazzi.
Protagonisti, martedì, dell’accattivante contest gli studenti dell’Istituto Comprensivo Nord plesso “Sacconi – Manzoni” di San Benedetto del Tronto. “Alugame è un’attività molto interessante – ha esordito la professoressa Irene Valorosi – è un modo di trasferire nozioni importanti giocando permettendo di assimilarle facilmente”.
Concorde anche la professoressa Grazia Caselli: “Progetto molto coinvolgente, un’attività positiva che motiva i ragazzi al rispetto dell’ambiente e al riciclo. Prossimi appuntamenti nelle Scuole Medie di Montelupone e Frontone.
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pangeanews · 6 years ago
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Non esiste più il Festival di una volta, ora è una puntata di “Uomini e donne” che dura cinque lunghi giorni. Altro che la trap: rimpiangiamo i Matia Bazar, Massimo Ranieri, il Renato Zero di “Ave Maria”…
Dall’ultimo decennio a oggi il Festival di Sanremo ricalca sempre più fedelmente certe tendenze musicali e di costume che costituiscono la spina dorsale dell’intrattenimento del piccolo schermo. Sanremo è uno specchio della società, un teatro di frivolezze, la quintessenza dell’effimero e delle debolezze umane, un po’ come il teatro di Brecht. Da prendere con le pinze o sul serio, non importa. C’è la musica ma ci sono anche le mode, le gaffe dei conduttori, i comici, l’orchestra. Per le generazioni che hanno oltrepassato la boa dei trenta Sanremo è stato il paese dei balocchi e dei primi amori a occhi aperti, l’evento che si seguiva per vedere sfilare i vestiti indossati dalle modelle e attrici più belle su quell’alta scalinata, il luogo in cui sarebbero nate le liriche di quella canzone d’amore che avremmo dedicato al fidanzatino delle scuole medie il giorno di San Valentino, magari scritte sopra un foglio bianco strappato dal quaderno dei compiti. Perché Sanremo fa anche un po’ rima con amore, d’altronde arriva sempre poco prima del 14 febbraio. Che bilancio possiamo fare allora dagli anni Ottanta a oggi, ‘noi che siamo alla fine ormai di questa eternità’, come ci diceva Raf trent’anni fa? Appuntiamoci l’indimenticabile, perché senza uno sguardo al passato non si può approfondire la nuova edizione appena conclusa. Sicuramente da riscoprire ancora oggi è l’elettronica di Vacanze Romane dei Matia Bazar, avanguardia dei primi anni Ottanta; guardiamo con emozione su youtube certe interpretazioni assurde di ospiti nostrani, come la coreografia di Re di Loredana con tanto di pancione finto dell’86, né dimenticheremo mai Madonna, i Duran Duran o Whitney Houston tra gli ospiti stranieri. Sanremo per molti è sinonimo di debutto per future glorie soul come Giorgia, che ha cominciato proprio sull’Ariston a farsi le ossa in un’epoca precedente a quella dei talent show. Sanremo ha segnato anche la nascita della stella Laura Pausini, la ragazza della porta accanto che da Faenza ha poi conquistato il Sudamerica.
Ma c’è molto di più, perché Sanremo è il luogo degli artisti destinati all’oblio come i Jalisse e della caduta di alcuni dei, come Mia Martini, perseguitata da maldicenze stupide. A Sanremo si è diventati testimoni di grandi storie d’amore, come quella tra Albano e Romina, possibili flirt come quello tra Jovanotti e Irene Grandi o Mietta e Amedeo Minghi
Insomma, c’era una volta Sanremo, con i suoi frizzi e lazzi, gli artisti che venivano da Hollywood e da Los Angeles, le canzoni d’amore. E ovviamente qualche scandaluccio, qualche pettegolezzo, giusto per condire il piatto ricco che ogni anno seduce milioni di telespettatori.  Ma mai come a questa edizione si è assistito a una continua, costante critica nei confronti del Festival e degli eventi collaterali al festival, che ha destato dal torpore il popolo di facebook e di tutte le piattaforme telematiche, dal primo giorno fino all’ultimo, da martedì sera fino al sabato notte. Meglio Ultimo o Mahmood? C’è una sorta di protesta all’attuale governo nella vittoria del ragazzo per metà egiziano che canta usando il fraseggio rap? Ma quanto conta il televoto rispetto alla giuria di qualità? La regina del rock Loredana Bertè meritava di vincere più di Mahmood? Francesco Renga è un maschilista? Perché non è più venuta Ariana Grande come ospite internazionale? E come mai Arisa ha stonato sabato sera?
*
L’edizione 2019 di questa kermesse è sembrata una versione più sofisticata del filmaccio di Pingitore Gole Ruggenti. I nati degli anni Ottanta hanno visto sfiorire per sempre la gara canora il cui ingrediente principale erano le canzoni pop e melodiche.
Nel 1996 la ballata d’amore riuscì a spazzare canzoni dal sound più particolare e con testo sarcastico come La terra dei cachi degli Elio e le Storie tese. Oggi, annus Domini 2019, ballate come Vorrei incontrarti fra cent’anni di Ron non potrebbero mai sperare di vincere contro il rap, l’hip hop, l’urban e la trap in salsa italica.
Il pubblico esulta davanti al tatuatissimo Achille Lauro e alla sua Rolls Royce, costruita sulle basi molto simili a 1979 degli Smashing Pampkins. Poi sono stati applauditi Ghemon, i reucci del reggae ton Boomdabash, la nuova voce del rhythm and blues in salsa italica Irama. Insomma, tracce del Sanremo di una volta si sono riviste quasi con ‘celeste nostalgia’ nell’Ultimo ostacolo di Paola Turci, nelle Anime della notte della Tatangelo e forse nella melodica I tuoi particolari del quasi vincitore Ultimo, secondo in classifica che è tornato a casa con la coda tra le gambe e con il premio di consolazione della TIM. Silvestri e Cristicchi sono stati ricoperti di premi della Critica, della stampa e chi più ne ha più ne metta, probabilmente per i loro testi pieni di pathos, che francamente mi hanno sedotta fino a un certo punto, visto che non ho rintracciato nessuna particolare acrobazia vocale in stile Perdere l’amore di Massimo Ranieri. Purtroppo appartengo ancora a una scuola vecchia e polverosa, che apprezza intonazione e timbro vocale.
*
Niente abiti da sera con strascichi o esagerati luccichii, la sobrietà Armani è stata scelta per vestire Virginia Raffaele, comica e dall’accento molto romano, che faceva la spalla a Claudio Bisio e a un sempre più stanco Claudio Baglioni. Niente ospiti internazionali, solo cantanti italiani che si sono lanciati in duetti con Baglioni, da Giorgia a Eros Ramazzotti, da Cocciante a Venditti, vecchi miti che ricordano i fasti della canzone tradizionale popolare italiana e che non sono altro che ricordi sbiaditi e anacronistici. Le uniche davvero inarrestabili, più forti dei mulini a vento del tempo, sono Patty Pravo e Loredana Bertè, quest’ultima poi con una canzone incisiva scritta da Gaetano Curreri, che sicuramente sarà molto amata in radio e che doveva essere il testamento di tante battaglie e dolori personali. Questa volta però il mancato podio della Bertè ha causato una sorta di rivolta popolare tra il pubblico di Sanremo che stringe il cuore, che fa tornare in mente lo stesso disappunto del pubblico per la mancata vittoria nel ’93 di Renato Zero per Ave Maria. Loredana è il volto del rock italiano, quello che non si arrende e che ruggisce forte ancora. Sarebbe stata l’occasione per rendere omaggio a tanti successi e tante sperimentazioni che l’artista ha collezionato in più di quarant’anni di carriera. Per tutta risposta, Loredana è rimasta a casa e non è andata da Mara Venier il giorno dopo la kermesse, mi piacerebbe immaginarla mentre si riposa e si fa un bagno caldo, guardando la tivù e facendosi beffe di tutti, pettinandosi i suoi bei capelli lunghi blu. Insomma, questa edizione di Sanremo è stata un continuo colpo di scena. Reale? Fasullo?
*
A me è sembrata una puntata di Uomini e Donne, con litigi e critiche costruite a tavolino, fatte per avere qualcosa di cui parlare e sparlare per cinque interminabili giorni su ogni piattaforma. Insomma, anche quest’anno Sanremo ha vinto, tutti lo seguono e tutti lo vogliono. Ed è molto più vicino alla realtà quotidiana di quanto possiamo immaginarci. Quando c’è addirittura un Ministro degli Interni che esprime un parere sul vincitore significa che Sanremo è in assoluto la soap opera più amata dagli italiani, che appassiona e commuove come i Mondiali di Calcio o i matrimoni dei reali inglesi. Gli ingredienti sono cambiati ma la sua popolarità cresce di anno in anno ineluttabilmente.
Virginia Longo
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fitinhub · 7 years ago
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Budino proteico alla vaniglia senza cottura
#Budino proteico alla vaniglia senza cottura #mangiaresano #ricetta
Voglia di budino ma nessuna voglia di metterti ai fornelli? Non preoccuparti ci pensa la fitness kitchen di Irene con questa golosissima ma sempre fit ricetta per la tua colazione, spuntino o semplicemente voglia di dolce. Macros 115 kcal 27p 1c 1f Ingredienti budino proteico alla vaniglia 100 ml di acqua + 1 cucchiaio 1 foglio di colla di pesce (2 gr) 30 gr di proteine in polvere gusto vaniglia…
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fitinhub · 7 years ago
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Ricetta budino di albumi e frutta
#Ricetta #budino di albumi e frutta
Solo a leggere il titolo di questa ricetta ci immaginiamo di stare in spiaggia al tramonto, affondando il cucchiaino in questo freschissimo budino di albumi e frutta, la cui ricetta della fitness kitchen di Irene, ti proponiamo come gustosissimo dessert per le tue giornate estive. Macros 216 kcal 19c 24p 4f  Ingredienti ricetta budino di albumi e frutta 200 ml di albumi 150 ml di acqua 1 foglio…
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