#io lo sapevo che non sarei dovuto venire
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ci hanno cancellato il volo
#io lo sapevo che non sarei dovuto venire#bella bella la città ma cazzo già ho fatto sì e no un'ora al giorno di lavoro#e ora mi brucio altri due giorni perché ci hanno cancellato il volo e lo abbiamo scoperto solo due ore prima della partenza?#mi viene da vomitare#personal
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“Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?”
“No.” Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
“Allora, visto che non sai cosa dire,” Iniziò mio padre, “Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?” Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Avevo solo tredici anni. Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
“Stasera, prima di venire a cena,” Iniziò, “mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi…”
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai… Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece… Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita. Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: “Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti, le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!”
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
“Non è vero!” Urlai “E’ un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi.” Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
“Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele…”
“Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?”
“Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura.” Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: “Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi.” Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
“Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!” Disse quando si fu calmato, “Hai detto che ha la tua stessa età, vero?”
“Si.”
“E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?”
“Si.”
“Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!” E giù un'altra mitragliata di risate.
“No.” Risposi molto timidamente.
“No? E perché no? Se le avesse buscate?” Era di nuovo serio.
“Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte.”
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. “Capisco, ci sono passato anch'io. E’ così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E’ una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno.” Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: “Infilati una maglietta pulita e andiamo.” Disse.
“Dove?” Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
“Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito.”
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perché non mi hai portata con te?
da piccola volevo farti ogni giorno questa domanda, appena rincasavi dopo otto lunghe ore trascorse a spaccarti la schiena per portare a casa due spicci. alla fine non te lo chiedevo mai, perché dentro di me sapevo di non poter passare ogni singolo momento della mia vita incollata a te come fossimo una sola persona, sapevo che, mentre tu portavi avanti la tua vita proprio come facevi prima che nascessi io, io dovevo iniziare a costruire la mia di vita. io andavo all’asilo, tu a lavoro. poi io andavo a scuola, tu a lavoro. avrei di gran lunga preferito venire con te ogni giorno, pensavo spesso “perché non mi hai portata con te?”, ma non te lo chiedevo mai, perché avevo già la risposta.
perché non mi hai portata con te?
avrei voluto chiedertelo ancora, quelle volte in cui ci hai accompagnate al mare, dove avremmo passato una settimana in “vacanza” senza di te, perché tu ti fermavi la prima notte e poi te ne ritornavi a casa. già il primo giorno, avevo voglia di chiamarti e chiederti perché non mi avessi riportata a casa con te, perché avrei preferito la tua compagnia a una settimana di vacanza. quando, una settimana dopo, tornavi a prenderci, mi si illuminavano gli occhi al tuo arrivo e ti saltavo addosso per abbracciarti, come se quei pochi giorni senza vederti fossero stati anni. perché non mi riportavi mai a casa con te? comunque non te l’ho mai chiesto.
perché non mi hai portata con te?
vorrei chiedertelo adesso, perché dopo il nostro ultimo saluto di quella maledetta mattina, poi non sei più tornato a casa. e questa volta non sei tornato neanche dopo una settimana, e presto ho dovuto fare i conti con la consapevolezza che, questa volta, non saresti tornato mai più a prendermi. da quel giorno mi chiedo “perché non mi ha portata con lui?”, come se avessi avuto scelta, come se avessi deciso tu di andartene senza poter fare ritorno, come se la vita ti avesse dato una possibilità. poi lo so che, se anche avessi potuto farlo, non mi avresti portata via con te, non mi avresti strappato la vita. ma io ci sarei voluta venire con te, ovunque tu sia.
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Bella regaz, la vostra disagiata del cuore prefe in assoluto purtroppo non è morta ma insomma, diciamo che ultimamente è tutto così pesante che mi sembra sia passato un mese dall'ultima volta che sono stata qui.
Invece è passata solo una settimana e un pochino (cioè in che senso ma fai seriamente??) e le cose divertenti (ridiamo per non piangere perché piango già abbastanza) sono state:
-la psichiatra mi ha prescritto fiorellini di campo perché le medicine naturali sono meglio di qualsiasi cosa: "ma io sto male perch.." - "Sìsì questa polverina magica di barbabietola rossa è perfetta" - "no è che sento male e..." - "prendi anche queste compressine al gusto di mela verde" - "no è che le stavo dicendo che non riesco a dormir.." - "ok questa è per il sonno".
Leggo la ricetta: "ma io non ho questa malattia..." - " no ma tranquilla vanno bene lo stesso"
Io: 🤨🤨🤨🤨🤨🤨🤨🤨🤨🤨
Cioè in pratica è come curare il diabete con la tachipirina cinquecento che se ne prendi due diventa mille ma comunque non è che si trasforma in insulina però ok sei tu quella studiata sto zitta e sniffo sta barbabietola.
-il tipello frontman di una band indie di cui non posso fare il nome ci sta provando con me da una settimana e io sono tipo 🤨🤨🤨🤨 però mi ha fatto scassare perché gli ho detto "vi chiamate come il nome di una malattia delle piante" (kla e la poesia del rimorchio) e lui "ODDIO SEI L'UNICA PERSONA CHE LO ABBIA CAPITO" e io "eheh studiare agraria È SERVITO A QUALCOSA", sapevo che non avrei dovuto rinnegare le scelte di merda della me quattordicenne;
-in una settimana e un po' ho fatto tipo cinquanta lettori non scrivendo una mazza e sono tipo cioè ma in che senso????
-mi hanno quasi arrestata e forse un giorno vi racconterò perché;
-ho insegnato a Mortino a riportami le cose che gli lancio e raga fa creapare sembra un cagnolino;
-al lavoro abbiamo un ragazzetto nuovo rinominato (ovviamente da me) "acquafan" perché raga se vi dicessi come lava i piatti......;
-su feisbuk sono finita in un gruppo di disagiati che recensiscono i prodotti della lidl (sinceramente non ho idea di come sia capitato) e raga credo che non me ne andrò perché c'è gente che sta messa da panico e boh mi sento a mio agio in quel disagio. Tipo ieri una ha messo un video di lei che balla all i want for Christmas is you davanti allo specchio con in testa la scatola del pandoro e boh insomma io credo di volerle bene;
-mia nonna mi manda ogni giorno il "bagaglio religioso dell'avvento" cioè ogni giorno una foto o una gif glitterata piena di madonne o Gesù che sbrilluccicano o preghierine prêt-à-porter perché insomma ormai è natale........ Nonna tivibi but anche no;
-una mia amichetta di Padova ha detto che si farebbe volentieri sculacciare da Bonaccini, il governatore dell'Emilia Romagna e non so se la cosa mi inquieti o mi faccia cappottare male;
-sono andata a fare una consegna qualche giorno fa e il tipello ci ha messo, non sto scherzando, 18 minuti per scendere a prendere la roba dopo che lo avevo chiamato. Ebbene, mentre io pensavo si fosse fatto male scendendo le scale, stava in realtà.......SCOPANDO. Cioè vez a me fa piacere che insomma stessi facendo qualcosa che presumo ti rendesse Contento MA CAZZO LO SAPEVI CHE SAREI ARRIVATA ALL'UNA COMINCIA PRIMA MALEDETTO BASTARDO!
-sabato notte è arrivata Santa Lucia perché sì ho 25 anni ma lei non smette mai di venire e passa pure due volte, prima al lavoro e poi a casa e ha sempre stranamente la stessa scrittura della mia capa e quella di mia mamma. Che storia buffa.
-ho creato dei nuovi adesivi su WhatsApp tipo questo che vedete alla fine e sto CREPANDO OK? MANUEL TI AMO ANCHE SE POTRESTI ESSERE SEMBRI MIO PADRE MA PIÙ BASSO LOL;
-un nostro cliente ci ha confessato che l'articolo di giornale uscito SUL GIORNALE OFFICIAL DI DISAGIOLAND in cui si parla di un """"""incendio accindentale"""""""" in un cimitero qua in provincia è stata opera sua. Cioè questo è andato per accendere un cero e ha dato fuoco al cimitero..... Tutto ok.
-la mia capa mi ha sentito mentre parlavo di un ragazzO con la O dicendo "mamma mia quanto è bello lui..." e lei ha cominciato a fare un discorso stra commovente su quanto comunque nella vita si possa cambiare e che non è detto che una persona deve avere gli stessi gusti sessuali fissi ma può accorgersi che gli piace anche altro. Sì, tutto bellissimo se non avessi rovinato la magia dicendo "eh ma c'è solo un unico problema..." - "quale?" - "i ragazzi mi piacciono, A ME NON PIACE IL CAZZO";
-una mia cliente che potrebbe essere tranquillamente mia nonna mi ha chiesto in modo leggiadro "ah ma quindi a casa tua non lo ha preso nessuno?????" BE' CIOÈ SIGNORA MIA MICA ERAVAMO OBBLIGATI;
-Esimio collega ha mangiato del gelato nella stessa boule in cui aveva precedentemente mangiato l'insalatone e credo sia stata la svolta per la creazione del primo gelato al tonno con olio di oliva, aceto e carotine. Seguitelo per altre esilaranti ricette.
-aggiornamento sul tipello della band indie: mi ha chiesto il telegram e dice che sono gentile, carina e Meravigliosa. CERTIFICAZIONE DA GROUPIE ✓ (anche se bro, non mi hai manco vista dai e mi dispi ma sono una grandissima stronza lol).
Bene raga direi che questo sia tutto.
Adesso vado a brucare dell'ottima erbetta marcia di campo resa ancora più gustosa da queste piogge che non smettono mai anche perché oh ormai siamo a cinquanta giorni e insomma è da una settimana e un po' che non vi rompevo il cazzo dicendolo quindi dovevo rimediare eheh
(Mi siete mancati comunque 🥺♥️)
#scusate se sono sparita ma avrei solo cose altamente tossiche e negative da scrivere#sta diventando tutto un po' ingestibile e sono alquanto rassegnata a questo sconforto ma andiamo avanti lo stesso#però raga ormai è natale e insomma ieri sera sono tornata a casa dopo 12 ore di lavoro e c'era... L'ALBERO DI NATALE AL CESSO 🥺♥️#vi abbraccio tutti con questo Manuel bono <3#oh raga ma non sembra Gesù in sta foto??
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L
Yesterday I got pretty drunk, said something that I shouldn’t have, told you that I really loved you, you do not reciprocate those feelings but that’s ok I’ll be fine anyway.
La televisione è accesa e manda l’ennesimo episodio di una sitcom che sto seguendo senza veramente prestarci troppa attenzione. I miei occhi sono immersi nel contenuto del bicchiere che tengo in mano, piuttosto traballante ora che ci faccio caso. Questo vino che ho comprato fa abbastanza schifo, eppure fa il suo lavoro. Lo lascio roteare un paio di volte nel calice, osservando le bollicine frizzare piano e poi disperdersi veloci nel liquido dorato; poi prendo un sorso, allungando il braccio oltre il bordo del divano per prendere la bottiglia ai miei piedi. L’etichetta - di un pacchiano nero con scritte oro - ne decanta i sentori floreali e le note agrumate, ricamando la denominazione con descrizioni di vitigni e fermentazioni. Faccio una smorfia e ne verso ancora un po’ nel bicchiere: con 12% di grado alcolico non c’era dubbio che mi sarei ubriacata, ed era proprio a questo che volevo arrivare.
Perché non ho il coraggio di affrontare la situazione. Ho passato gli ultimi sei anni della mia vita a parlargli di tutto eppure non riesco a dirgli questo, questo piccolo insignificante dettaglio che mi sta mangiando viva da sei mesi. E ad essere sincera è anche stupido che io mi faccia tutti questi problemi, dato tutto quello che ci siamo detti in precedenza.
Do un’occhiata alla finestra e poi all’orologio che mi brilla sul polso. Sono le due del mattino. È tardi, penso riportando gli occhi alla tv, anche se ormai la mia concentrazione è andata a farsi benedire. Quante notti passate al telefono, a parlare di tutto e di niente, a starci accanto attraverso le linee telefoniche.
Probabilmente lui avrà appena finito di lavorare, magari sta tornando a casa. Ricordo di un paio di anni fa, quando rientrava ad orari assurdi e mi chiamava nel cuore della notte perché gli facessi compagnia; inevitabilmente finivamo col prenderci in giro ma non riattaccavo mai prima che arrivasse a casa sano e salvo.
Ho messo il cellulare a faccia in giù sul tavolino da caffè perché potessi trattenermi dal fare cazzate, ma questo era circa tre bicchieri di Sauvignon fa e adesso sono poco lucida e troppo emotiva per prendere qualsiasi decisione razionale. Comunque, mi trattengo. La nostra ultima telefonata notturna non è stata decisamente la più piacevole, anche se era iniziata così bene.
————
“Ciao. Come mai mi chiami a quest’ora?”
“Ehi è così che mi rispondi? Nemmeno un ‘come stai?’ o un ‘che piacere sentirti’?” Sorrisi come una scema al finestrino dell’auto.
“Te l’avrei detto se fosse stato un piacere davvero”
“Ah si? Va bene, allora non ti chiamo più” e lo sentii allontanarsi dal ricevitore. Per un attimo temetti che riattaccasse, quindi m’affrettai a ripescarlo.
“Dai! Come stai, mio caro? Per quale motivo mi stai chiamando?”
“Bene, grazie. Tu come stai?” Sospirai, vedendo le strade di una notturna Parigi scorrere oltre il vetro.
“Stanca, ho appena finito di lavorare. Allora?”
“Hai lavorato tanto? E comunque niente, volevo rompere le scatole a qualcuno e ti ho chiamato” e di nuovo un sorriso.
“Ah adesso funziona cosi? Mi fa piacere!” punzecchiai, sapendo quanto lo divertisse darmi sui nervi
“Eh si funziona così. Dove sei, ti disturbo?”
“No. Sono in Uber, sto tornando a casa. Tu?”
“Ho staccato da poco, sto bevendo una birretta con dei colleghi”
“Capito.” Ci fu un piccolo momento di silenzio.
“E poi volevo sentirti”Il primo tuffo al cuore.
“Ah si eh?”
“Si. Perché, non posso?” avrei potuto dire che stava facendo un sorrisetto malizioso anche a tutti quei kilometri di distanza, talmente lo conoscevo bene.
“No figurati, ci mancherebbe altro.”
————
Sbatto le palpebre per riprendermi dai miei pensieri e affondo la mano nella ciotola dei popcorn. Adoro mangiarli ma detesto doverli preparare, e mi sono resa conto che dopo averci dedicato più di mezz’ora del mio tempo non li ho quasi toccati per tutta la sera, troppo occupata a bere per pensare a riempirmi lo stomaco.
Un po’ come la mia relazione con Blake: lo amavo ma detestavo come mi faceva sentire, e dopo aver impiegato due anni a cercare di farla funzionare sul serio mi sono accorta tardi che non sarebbe mai andata come volevo io perché ero troppo persa nell’immaginare come avrebbe potuto essere.
La serie prosegue con un nuovo episodio e sembra cadere proprio a pennello con in mio stato d’animo. Uno dei protagonisti si è innamorato dell’altro, che però non lo ha capito. Com’è assurda la vita. Tutto attorno a noi ci bombarda con le definizioni giuste e sbagliate d’amore, ci riempie di film, canzoni, serie, video, storie di amori sbagliati e complicati che però in qualche modo succedono e talvolta funzionano. Ma la verità è che non basta amarsi per essere felici. Non è sufficiente provare un sentimento del genere per qualcun altro, bisogna avere la situazione dalla propria parte. Può succedere come no, e a volte devi combattere perché succeda, faticare per far incastrare pronostici e karma. Ma quando succede, alla fine quello che ti serve è il coraggio. Senza coraggio va tutto a puttane, e mi pare di esserne diventata così esperta da poter tenere delle conferenze a riguardo.
————
“È un peccato che tu non ti fidi.”
“Non ho mai detto che non mi fiderei di te”
“No, però delle relazioni a distanza tu non ti fidi.” a questo punto gesticolai nel vuoto e quasi al buio del mio salotto, mentre mi sembrava di rivivere la stessa conversazione per l’ennesima volta.
“È solo che… è difficile per me dopo...”
“...dopo quello che hai passato con la tua ex. Lo so Blake, ma io non sono come lei”
“Non ho mai detto che sei come lei, assolutamente” come al solito mise le mani avanti, e come al solito la cosa non fece che irritarmi
“E allora qual è il problema vero? Dimmelo. Voglio saperlo.”
“È... complicato” sbuffai esasperata, portandomi una mano nei capelli.
“Ho bisogno di saperlo, me lo devi dire.”
————
Non ero preparata a quello che mi disse dopo, e a ripensarci adesso forse non lo sarei mai stata per come le cose si svelarono. Come si può amare una persona dopo che ti ha fatto tanto male? Puoi amare qualcuno che decide di ferirti consapevolmente, non dettato dalla collera o dalla delusione? È passato poco ma ricordo ancora quella notte, probabilmente è per questo che passo tutte le altre da sola a fissare il soffitto o a bere vino scadente. Può essere che cerchi di affogare nei fiumi dell’alcool per ovviare al bere le mie lacrime. E nel frattempo mi dico che non posso essere davvero incazzata perché l’ho obbligato a dirmelo, ho insistito affinché parlasse. Quindi immagino che sia un concorso di colpe.
E se non posso essere incazzata, e non c’è nulla da vendicare o da rimpiangere, cosa mi resta?
La delusione, forse. La ferita.
E la consapevolezza che se mi avesse amata mi avrebbe risparmiato una tale sofferenza.
————
“Avremmo potuto farla funzionare. Saremmo potuti stare insieme ed essere felici, ma tu ti fai condizionare da una cosa del genere e io non riesco proprio a capire perché. Mi sembra assurdo.”
“Lo so, e tu non centri, è un mio problema. È per questo che volevo venire da te.”
“Per cosa?”
“Per provarci davvero. Nonostante le mie paure io sarei venuto, e ti avrei detto di provarci ma adesso lo so che con quello che ti ho detto è cambiato tutto” Cercai di riprendere il mio respiro perso fra i singhiozzi, invano.
“Saresti venuto qui a dirmi di provarci senza dirmi di questa cosa? E come avresti fatto più avanti, su quali basi avremmo costruito una relazione io e te così?”
“Io... l’avrei superata”
“Quindi l’avresti superata più avanti ma non sei riuscito a farlo negli ultimi due anni...” ci fu un lungo silenzio, riempito dai flebili versi di chi piange da entrambi i lati della cornetta.
“È per questo che non volevo dirtelo, perché sapevo che ti avrei fatto del male.” Piangeva anche lui, e anche nel bel mezzo di quel dolore così opprimente non dubitai che fossero lacrime vere.
“No, va bene. Dovevo saperlo, e poi ho insistito io nel chiedertelo.” Presi il fiato e la dignità necessari per ricompormi e dire qualcosa, qualsiasi cosa mi concedesse di concludere quanto prima quella chiamata, perché sapevo che più tempo restavo al telefono, più pezzi ci sarebbero stati da raccogliere. E allo stesso tempo, masochisticamente, non volevo riattaccare.
“...”
“Va bene, io... io starò bene. Ho solo bisogno di tempo però. Devi darmi un po’ di tempo.”
————
E di tempo me ne aveva concesso, devo riconoscerglielo. Fu la settimana peggiore della mia vita, il mio inferno personale; ancora oggi quando soffro ripenso a quel momento e mi dico che ho attraversato il cerchio di fuoco e son riuscita a non bruciare completamente. Quando lo richiamai aveva una voce sfinita, e devo ammettere che lo feci solo per vomitargli addosso tutta la mia rabbia: ho imparato a posteriori che non serve a niente e che ci vuole tempo per tutto. E quando la sofferenza si è placata ed ho rivisto la pace, ho provato a considerare la situazione da tutte le prospettive.
Quindi, ho capito.
Niente è nero o bianco a questo mondo; e le sfumature te le perdi quando vedi le cose da troppo vicino.
Netflix mi chiede se sto ancora guardando e francamente non ricordo nemmeno quando ho smesso: perciò con non poco sforzo spengo tutto e la stanza cade in penombra. Mi sono accorta che ha iniziato a piovere. Com’è giusto che sia.
Non avrei dovuto bere così tanto; la mia capacità di giudizio è offuscata e tutto quello che riesco a pensare è quanto muoio dalla voglia di risentire la sua voce. Credo che adesso nel mio cuore ci sia solo mancanza: vorrei che mi stringesse e mi dicesse che tra noi non è cambiato niente.
E anche se questo vino fa schifo sta facendo il suo effetto, mannaggia il mondo.
Prendo il cellulare dal tavolino e me lo rigiro tra le mani, stando attenta a non avviare la chiamata quando capito davanti al suo numero in rubrica. Prendo un altro sorso e contemplo le mie opzioni: mi piace pensare di averne molteplici, quando in questa versione della realtà fatta di bollicine aromatiche ne ho - di fatto - solo due.
O lo chiamo. Oppure no.
Lascio che la mia testa ciondoli da una parte all’altra un paio di volte, poi la smetto quando mi accorgo che mi sta salendo una leggera nausea. Ho finito le parti del corpo da torturare: le pellicine sono tutte tirate e sono abbastanza sicura che se non fossi talmente anestetizzata sentirei il labbro inferiore dolere. Non contenta, mi sono anche scavata un solco dietro l’orecchio sinistro, che nonostante tutto brucia parecchio.
È inutile che ci giro intorno, lo so pure da ubriaca.
Che cosa spero di ottenere?
Inoltrare una nuova chiamata adesso sarebbe autoinfliggersi una punizione tutta nuova, e nonostante tutta la mia mancanza di autostima riservo ancora un briciolo di amor proprio necessario a frenarmi.
Che Dio solo sa se ho bisogno di questo adesso.
Scuoto la testa nel tentativo di scacciare i brutti pensieri e chiudo gli occhi, le palpebre diventate pesanti e un po’ umide grazie all’ebbrezza e all’oscurità. Spengo lo schermo del cellulare e, a fatica, mi tiro su dal divano e mi trascino verso la camera da letto.
Questa prima decisione è un buon segno, penso, prendendo un respiro profondo nel buio.
Una delle poche mosse egoistiche della mia vita.
Forse sto iniziando a guarire.
Me lo auguro con ogni frammento di cuore.
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Back to home
Mi ha fatto uno strano effetto tornare a casa dopo che me n’ero andata in fretta e furia 15 giorni fa a bordo di un’ambulanza, diretta verso il pronto soccorso. E’ stato un po’ come riprendere in mano un filo lasciato cadere e perso per strada, e riavvolgere il gomitolo per recuperare il tempo perso, e allo stesso tempo mi son sentita quasi estranea nel guardare gli oggetti rimasti esattamente la’ dove li avevo lasciati, la coperta sul divano, la borsa dell’acqua calda, i cuscini sul tappeto, la pentola col brodo rimasto ad ammuffire sul fornello. Uno strano senso di smarrimento, di quanto siamo di passaggio, di come le cose possono cambiare cosi’ tanto e cosi’ rapidamente.
E questo forse e’ stato il senso di tutto quello che ho passato in questi ultimi 15 giorni.
Certo, c’e’ stato il dolore, tanto, tantissimo, forte, fortissimo, indescrivibile, prolungato, estenuante, infinito.
Certo, ho conosciuto l’ospedale, che devo dire non avevo mai vissuto e che tutt’a un tratto e’ diventato casa mia per due settimane.
Certo, c’erano le infermiere, le OSS, i medici, il personale delle pulizie, che ho imparato a conoscere e a riconoscere, ognuno con il proprio carattere, il proprio modo di fare, il proprio approccio nei confronti dei pazienti; ho imparato la cadenza dei turni, i ritmi, i riti, i do e i don’t, le piccole accortezze che si possono adottare per alleggerire, anche in minima parte, il loro lavoro. Con molte infermiere e OSS alla fine ci davamo del tu e scherzosamente mi dicevano “ma che sei ancora qui?” mentre mi mettevano l’ennesima flebo, perche’ quello era un reparto di chirurgia d’urgenza e non erano tanti i pazienti che stazionavano cosi’ a lungo. Nelle sere in cui sono stata male male, quando il giro letti finiva e spengevano le luci e i corridoi erano illuminati solo dalle deboli luci notturne, il chiacchiericio delle infermiere nella loro stanza era rassicurante. A volte mi arrivava il profumo del caffe’, e io, un po’ frastornata dal dolore e dalle medicine, chiudevo gli occhi e tornavo bambina, quando andavo a dormire tranquilla la sera sentendo i miei genitori in cucina chiacchierare con la televisione accesa,e mi sentivo al sicuro pensando che, se mi fosse successo qualcosa, c’era qualcuno che avrebbe potuto preoccuparsi per me.
E poi c’erano i pazienti. Ho fatto amicizia con molti, di qualcuno so un pezzetto di storia, con qualcuno ho condiviso paure e fazzoletti, a qualcuno ho tenuto la mano e ho regalato qualche sorriso e a mia volta ne ho ricevuti. Tutti arrivavano, stavano tre, massimo quattro giorni, e poi se ne andavano, e io rimanevo li’ in pigiama, a invidiarli nei loro abiti civili e a domandarmi quando me ne sarei andata, e chi avrei avuto come compagna di stanza per i prossimi tre o quattro giorni.
La piu’ simpatica di tutte e’ stata la Valeria, una donna di 85 anni con un cervello che ne aveva comodamente 20 di meno. La Valeria ha avuto una vita complicata fatta di tanto ospedale per il marito, poi deceduto, per una figlia, poi deceduta anche lei, e poi per se’ stessa, e tutta quella esperienza di ospedale si era trasformata in un pragmatismo e in un’organizzazione che un po’, ve lo devo dire, le ho anche invidiato. La Vale aveva tutto: dalla radiolina a batteria alla mini torcia (”eh perche’ di notte, se mi sveglio e mi serve qualcosa, qua non si vede mica niente eh se non hai la torcia!”), dalla fascia per i capelli allo specchietto da borsetta (“penseranno che sono vanitosa ma se mi devo sistemare l’ossigeno nel naso senza specchio non sono mica capace!”), fino a una valigia piena di camicie da notte di tutte le consistenze (”perche’ dicono che all’ospedale fa sempre caldo ma non e’ mica vero, a volte fa freddo!”). A chiunque le si approcciasse, a qualsiasi titolo, che fossero medici o personale delle pulizie, o OSS o infermieri, lei raccontava la sua storia, sempre nello stesso modo; dopo due giorni la sapevo a memoria anche io, eppure la capivo, quella sua necessita’ di raccontarla sempre, era un modo per esorcizzarla almeno un po’. La Valeria era diventata un po’ come una nonna, per me: quando portavano i pasti lei puntualmente borbottava che quello che portavano non era mai quello che lei pensava che sarebbe stato giusto mangiare; allora mi alzavo, trascinavo i miei tubi e le mie flebo fino al suo letto e le preparavo i piatti, le sistemavo il tavolo a un’altezza giusta, l’aiutavo quel tanto che bastava perche’ lei smettesse di borbottare e suo malgrado cominciasse a mangiare, rigorosamente da se’, perche’ l’aiuto non doveva essere mai troppo, quasi a sottolineare che non ce la facesse. Allora mi guardava con quel suo sguardo un po’ annacquato e si acquietava, e mi mettevo a mangiare anche io (che poi mangiare e’ un parolone, ho campato di brodino vegetale filtrato per 10 giorni). Quando alla fine anche lei e’ tornata a casa, stesa sulla lettiga del trasporto perche’ troppo debole anche per la sedia a rotelle, tutta incartata in quei teli oro/argento, le ho detto “Ciao Valeria, guarda come t’hanno sistemata, tu mi sembri un uovo di Pasqua!” e s’e’ riso tutte e due, perche’ alla fine impari anche a ridere di queste cose, per provare a superarle senza farti schiacciare dal peso del non riuscire ad essere indipendente.
Non riuscire ad essere indipendente. Questa e’ la cosa che mi ha fatto in assoluto piu’ paura di tutto il resto. Piu’ del dolore, piu’ degli interventi, piu’ dell’ospedale, ho avuto paura quando ho realizzato che, se pur per qualche giorno, anche solo prendere una bottiglia d’acqua dal comodino era complicato, e poteva darsi che avessi bisogno di aiuto.
Quando sei solo, e puoi contare solo sulle tue forze, che hai imparato a conoscere, a misurare, a dosare, a spendere come vuoi per andare, tornare, fare, disfare, senza mai dover chiedere, senza mai nemmeno pensare che un giorno potrebbe darsi che non ce la farai ad andare, tornare, fare e disfare, ecco, trovarmi tutt’a un tratto a fare i conti che non ce la stavo facendo, per me e’ stato un colpo. Mi ha costretta a rimettere tutto in discussione, a fare i conti con il tempo che passa, con il fatto che arrivera’ un momento in cui, inevitabilmente, nel quotidiano, nello spicciolo, potro’ non farcela, e non avro’ nessuno al mio fianco al quale appoggiarmi, non solo nel pratico ma soprattutto a livello psicologico.
Quanta forza serve, quando si e’ soli, per non sentirsi soli?
E non parlo di famiglia, amici, o qualunque altro tipo di supporto ognuno di noi possa avere intorno a se’. Parlo del fatto che arriva sempre, prima o poi, il momento in cui ti chiudi la porta di casa alle spalle, ti volti, e sei solo. Ho dovuto fare un grosso sforzo per prendere coscienza di questa cosa, che a livello inconscio ho sempre saputo ma che non avevo mai affrontato cosi’ da vicino. Del resto quando si sta bene ci si sente un po’ invincibili e tutto sembra sempre molto di la’ da venire, e le rare volte in cui questo pensiero si e’ affacciato alla mia mente ho sempre liquidato il discorso con un “ci pensero’ quando sara’ il momento”, che poi e’ da sempre il mio approccio per tutto, cerco sempre di non infilarmi in inutili arzigogoli mentali su questioni che sono solo eventualita’ non ancora reali.
Solo che quel momento, anche se per pochi, brevi giorni, e’ arrivato, e mi ha devastata piu’ di quanto vorrei ammettere. Mi sono scoperta fragile, insicura, incerta sul futuro, tremendamente sola. Ho dovuto fare un grosso, grossissimo sforzo per elaborare, razionalizzare, masticare e digerire questa sensazione. E anche ora, che tutto sommato sto bene, che il peggio e’ passato e quasi dimenticato e sono gia’ proiettata in avanti verso quello che potenzialmente potro’ fare nei prossimi giorni o nei prossimi mesi, mentre piano piano riprendo confidenza e familiarita’ con la mia casa, pure mi resta una punta di amaro in fondo in fondo, come una cicatrice, a ricordarmi che arrivera’ prima o poi il momento in cui questa sensazione tanto sgradevole si riproporra’, probabilmente non per qualche giorno ma come nuova condizione di una vita che dovro’ aver imparato ad accettare e a vivere come nuova realta’.
Mi guardo di nuovo intorno: la coperta sul divano, la borsa dell’acqua calda, i cuscini sul tappeto, la pentola col brodo rimasto ad ammuffire sul fornello. Scuoto la testa mentre prendo la pentola e lentamente rovescio il brodo ammuffito nel lavandino, e nello stesso modo lascio che questi pensieri lo seguano nel mulinello di liquami che lentamente viene inghiottito dallo scarico. Ci saranno altri momenti in cui dovro' riaffrontare questo discorso. Ora basta.
Back to home. Ricominciamo da qui.
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Janet.
Mi avevano raccontato che a volte era proprio uno straccio. Camminando per il quartiere si metteva a piangere, o almeno lacrimava. Quelli che la conoscevano la fermavano, “che hai Janet ? oggi ti va male ?”, e lei rispondeva sempre una cosa diversa.
Io ero arrivato da poco in quella zona, così imparai a riconoscerla.
La prima volta che le parlai mi disse che stava risentendo un ‘a solo’ di batteria che aveva pensato , ricordava d’averlo immaginato “con la mente” , precisò, “adesso lo ascolto con la mente, è bellissimo…”.
Si portava addosso l’odore della metropolitana, sembrava che ne fosse uscita da un attimo, invece ci viveva.
Pensavano, immaginavano, e me lo dissero notando la mia nuova confidenza con Janet quando ci incontravamo: “con quel vestito nero, le calze viola e nient’altro che i capelli e le gambe sporche e nude, di notte chissà quante volte l’avranno violentata”.
Era come infangarla un po’.
Giorni dopo le chiesi se qualcuno le avesse mai fatto male, lei mi guardò negli occhi come non aveva mai fatto prima, ‘mai’ rispose, con un orgoglio strano. “ A me piace, non devono farmelo a forza..”. Così quando le dissi di venire a dormire da me, pensò a quello.
“Sono sporca… tu come ti chiami?”.
Rispondeva sempre due cose, per far dimenticare la prima.
A casa avevo due divani ma non il letto, così separati da un pezzo di tappeto, ci addormentammo guardandoci. Incominciò a venire tutte le sere vedendomi rientrare dall’università. Quando finalmente mi venne in mente pensai di comprarle dei vestiti e a darle un po’ di soldi per il resto.
Usciva più tardi, rientrava prima perché le avevo dato le chiavi della casa, la casa piccola sotto il tetto. Sapevo che sarei stato trasferito per insegnare altrove, per qualche mese bastava una soffitta pulita. Lei la trovava una reggia. Ci portò dei fiori.
Le dissi che avrei dovuto andar via e si mise a lacrimare. Non era pensabile che venisse con me. Venne invece , e così la sua morte due anni dopo fu affar mio.
Janet sapeva stupirmi.
#storie
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DIARIO EROTICO DI UN’ERETICA
Erano anni che invocavo Eros per un sogno impossibile, quello che ogni donna desidera del profondo del cuore: trovare il grande amore, con la Om maiuscola. Cioè il mantra cosmico che muove il sole e le altre stelle. Ma anche, più semplicemente, il rombo acustico che dal profondo delle viscere fa rabbrividire la pelle. Senza le collaterali rotture, s’intende, di qualsiasi vita di coppia, mutande e calzini da rammendare, o le ricorrenti flatulenze degne del peggior animale.
Ma lui sembrava non voler sentire e, a parte qualche decoroso avanzo di galera, a letto particolarmente focoso, con gli uomini normali l’argomento si è rivelato quasi sempre deludente, e oltretutto frettoloso. Tutto il resto era assolutamente noia. Storie di ordinaria routine, piccolo-borghese e senza gioia.
Limousine, ristoranti stellati, champagne cuvée e frequenti soirée nei teatri, ma sotto alle lenzuola il nulla più desolante. Un deserto sconfinato dei tartari, un’inutile attesa del niente.
A un certo punto ho pure provato ad abbassare le aspettative. Ho sceso, dando il braccio all’amore di turno, almeno un milione di gradini sulla scala sociale. Fino a quando ci ho proprio sbattuto il naso.
Dopo una sfilza di laureati, ecco arrivare i migliori tra i reputati in fatto di arte amatoria, uomini cosiddetti di fatica che, malgrado l’appellativo, a letto disdegnavano il loro compito come i vampiri con l’aglio, e senza dunque averci fatto troppi giri, rieccomi tentare la ri-monta verso il round finale di un potenziale equilibrio. Il risaputo ideale dell’impiegato, colui che la sua vita ha consacrato sull’altare di una scrivania uso ufficio. Ma forse, proprio per dispetto al suo nome, una volta trascinato a letto, anche l’esemplare più tipico della predetta categoria non faceva neanche una piega. Come se la fantasia amorosa scivolasse silenziosamente via dalle lenzuola per il timore di essere a sua volta imprigionata dalla cattiva piega che avrebbe potuto prendere una vita a tal punto ripetitiva.
Come potevo dunque realizzare il mio personale karma?
Incontrare Eros era il mio destino, ma lui si ostinava a sfuggirmi.
Poi un giorno capii, ed era pure elementare. Bastava un po’ di semplice mitologia per sciogliere i nodi che sino allora avevano tardato a venire al mio pettine. E sì che non mi mancava la giusta chioma da Valchiria, indomita e selvaggia come l’amazzone che mi scalpitava dentro.
Se aveva ragione Platone, e dunque la colpa era delle sue origini povere di cui si vergognava, Eros avrebbe cercato contesti attraenti, disdegnando vite domestiche, lavori routinari e stipendi quasi da indigenti. Lui aveva la necessità di volare, perciò per conquistarlo avrei dovuto puntare molto in alto, direttamente sino alle stelle.
Sposando un uomo spropositatamente ricco, il mio Adone si sarebbe magicamente rivelato facendosi vivo da solo, bussando un bel giorno alla mia porta con nonchalance, come un bambino alla ricerca di un aquilone.
E così, infatti, è accaduto.
L’ho conosciuto ad una festa elegante, come dicevo, e pur recitando la parte della gran signora, a tratti sfuggente e altezzosa, ho subito capito che si trattava del migliore dei Casanova. Giovane e aitante, atletico e irriverente, si muoveva a suo agio tra i candelabri dei tavoli e le misteriose maschere della gente, incantando le dame col suo potere seducente. Soltanto molto tempo dopo ho scoperto che era un modello di professione che per l’arte del sesso aveva molto più che un’innata vocazione.
Il suo sguardo penetrante mi ha subito scatenato l’impossibile desiderio di un amore cocente, talmente pieno di passione da smuovere anche le vette più inaccessibili delle mie altissime montagne, che allora tenevo ben strette nel corsetto, tra pizzi e rasi, scosse da un brivido lungo la schiena. Mi sfiorò delicatamente la catena d’oro bianco e perle, ma non finì nel solito dopo cena. Si limitò a porgermi il suo miglior biglietto da visita, lasciando a me la decisione: se morire di fantasie impossibili corrosa dalla pura immaginazione, oppure abbandonarmi al prosaico reality di un’avventura amorosa, lasciandomi prendere da una sfrenata passione. Non ebbi nessuna esitazione.
Ma essendo lui un bellissimo Adone, di me senz’altro più giovane e forse gigolò praticante, il sospetto in proposito si stava insinuando nella mia limitata esperienza. Stupirlo doveva diventare la mia unica missione, legarlo a me, sebbene dissuasa da un angolo remoto di coscienza.
Dovevo conquistarlo lentamente, suonando con dedizione lieve e costante quel flauto magico rinchiuso nella cesta della sua mente, che alla fine avrebbe incantato non solo il più restio tra gli uomini, ma anche il più refrattario, maestoso serpente. Non che il suo ne avesse bisogno, ovviamente.
Un solo avvertimento, prima di iniziare i nostri giochi. Sapevo che sarei dovuta restare molto attenta. Il monito della favola di tutti i tempi raccomandava a noi fanciulle non più ingenue di rinchiudere l’uccello d’oro in una gabbia di legno. Sulle prime, l’interpretazione era sibillina. Tale appellativo non poteva attribuirsi a un paragone poco lusinghiero nei confronti della mia a-dorata vagina. Ma alla fine capii che la parabola sottendeva una nascosta, sottile allegoria: dovevo conquistarlo in sordina, con una seduzione apparentemente innocua, ma circolare e continua, fatta di carezze a spirale, musica e profumi a profusione. Per dargli l’illusione di essere finito in un harem, una specie di paradiso di cui era l’unico dio, il temuto e venerato sovrano.
Narrazioni esotiche, aromi d’incenso e cannella, massaggi di seta, poesie oniriche, pioggia di petali a catinella. Protagonisti di un paradiso erotico, ogni volta mutavamo forma, attori unici del teatro sincronico della nostra immaginazione.
Nel nostro Eden segreto io ero Cleopatra e lui Antonio, io la schiava e lui il pirata, lui il principe e io l’ancella. Ma era ancora troppo poco, volevo che la mia ipnosi fosse totalizzante e resa ancora più mirabolante, per diventare ai suoi occhi più bella trattenendolo a me, seppur nel fuggevole attimo del presente.
Pensai allora di convincerlo che era Shiva: divinamente muscoloso com’era, la mia dea interiore Shakty ne avrebbe gioito, amandolo per sempre in quel tratto che rifuggiva dal mondo.
Ma dopo appena un mese di recite a soggetto, scoprii che quel gioco era solo la replica di un copione già visto: il kamasutra vedico lo avevamo ormai esaurito, e a quel punto non ci restava che provare con le divinità dell’antico Egitto. La mia ninfa ninfomane necessitava di nuova linfa, o l’ispirazione ne avrebbe languito.
Ci voleva una nuova perversione. Un’immagine simile a una visione, che potesse rinnovare un vecchio repertorio con nuovo vigore. “Ritornare alla radice”, mi sono detta, e più non facciamo questione.
Una monaca di clausura sembrava la giusta soluzione, una figura allegorica che riportasse il mio corpo a risplendere nella più fulgente luce, magari nel mezzo di una dolce tortura. Sarei stata io, questa volta, la dominatrice. E da Sherazad che già aveva assaporato le mille e una botte, sarei ritornata totalmente pura, redenta e limpida come acqua cristallina.
Avrei avuto carta bianca per dargliele deliziosamente di santa ragione, se solo lo avessi ammanettato a dovere, con una nuova gamma di fustigazioni. Più di cinquecento sfumature, tra quelle da catalogo e improvvisazioni.
La castità doveva diventare la nuova frontiera, in nome di una nuova religione. Sesso esclusivamente immaginario, telepatia e dominazione. Nessun amplesso dei corpi, ma solo un’eterna, infinita erezione. Vietata ogni eruzione.
Detto fatto, eccomi alle prese con le mie prime armi.
Sembro una Mistress con tutti i crismi. La frusta ruota lieve attorno al suo corpo in un’infinita danza, disegnando mandala aerei prima di approdare ad infliggergli la suprema fustigazione, l’estrema acrobazia della mia nuova, inebriante eresia.
Geme. Fremo. È vera sublimazione. Puro distillato di un sesso tangibile, ma al contempo evanescente, come se dai nostri corpi fosse di colpo evaporata, per liberarsi infine polverizzata, una nube densa di profumo e sudore, dispersa nell’etere di un cosmico stupore.
Lo vedo all’apice dello stordimento, assaporandone il liquido mai versato, per fecondare ogni mia più remota fantasia. È dunque giunto il momento di esigere un’ultima prova: la mia brama di supremazia richiede la suprema resa.
Decido di approfittare di quest’attimo di perfezione, il Kairos degli dei, se così si può dire, per porgergli un’ultima domanda. Senza via di fuga, come fosse un condannato al giudizio finale, la risposta non prevede alcuna esitazione.
Vacilla per un attimo, titubante. Mi attendevo qualcosa di inedito, la proposta di un’esibizione sinfonica, un esuberante quartetto da camera, o anche solo un trio di cui sarei stata regina.
Ma così non pare. Resto muta, avvertendo che si sente sulla soglia di un bivio. Sussurra infine esile, con un sottile fil di voce:
“Vorrei con me Livio, per il supplizio della croce”.
Sento il cuore spezzarsi in petto. Decisamente no: quest’ultimo colpo non l’ho retto.
Posso solo scappare da questo castello di sabbia che mi è franato addosso di colpo, a tradimento. Mi rivesto in tutta fretta, col desiderio di lasciarmi alle spalle il fardello di questo lacerante tormento.
Ma non faccio in tempo a fuggire dal mio peggiore incubo che l’oste mi presenta il conto dell’ultima cena, e quello di tutti i precedenti bagordi.
Cattivi tempi per noi ingordi: ahimè è molto salato. Mi domando come diavolo ho potuto.
Questa sensazione di amaro in bocca mi resterà impressa per anni, come un marchio di fuoco, segnandomi, oltre all’anima, anche il corpo. Troppo cocente, la delusione.
Potrei sempre dire che, per certi versi, mi ha fatto sentire come Nietzsche sul punto della sua più solenne dichiarazione, ma a quale prezzo?
Se Dio è morto, non credo risorgerà mai più. Non di certo per il mio stupido, carnale vezzo, men che meno per un’ultima deflorazione.
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Sacrifice, Chapter 25
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Le luci delle sirene della polizia riuscì a vederle da lontano, il cancello principale era aperto e lui parcheggiò di fretta e perfino male, tanto da ottenere una multa ma in quel momento poco gli importava. Scese dalla macchina, sbattendo la portiera mentre Wanda era ancora dentro combattendo con la cintura di sicurezza che aveva indossato prima, per colpa della corsa che James aveva fatto. Lui era appena arrivato sull'uscio della porta, quando iniziò a vedere della roba sparsa già per l'ingresso della casa.
Dei cocci di vetro sparsi per terra e alcune piume di cuscini che continuavano a volare a mezz'aria. Proseguì fino ad arrivare nel salotto, si girò verso la sala da pranzo e solo lì potè vedere sua mamma seduta su una delle sedie con un'infermiera che la stava medicando.
"Mamma..."
"James"
Lui la raggiunse e l'abbracciò facendo attenzione alla fascia che aveva attorno al braccio sinistro. Si abbracciarono e restarono fermi in quella posizione per alcuni minuti, fin quando l'infermiera che era vicino a sua madre poco prima gli disse di staccarsi. E nonostante lui non lo volesse fare decise di staccarsi lo stesso. Se avrebbe fatto il contrario avrebbe iniziato una questione che non sarebbe mai finita.
"Avevi ragione"
"Avevo ragione su cosa?"
"Su quella ragazza, non era come sembrava..."
Lui fece un respiro profondo, stava per mangiarsi le mani a morsi. Sua madre non l'aveva creduto ma non aveva nessuna intenzione a prendersela con lei. Sua madre era solo una vittima, colui che avrebbe dovuto pagare che ciò che aveva fatto, era la stessa persona che ora, in questo momento, in casa non c'era.
"Beh, allora hai scoperto che ti tradiva e tu non mi hai creduto dall'inizio..."
"Vorresti prendertela con me che sono tua madre?"
James si zittì un secondo, rendendosi che stava facendo esattamente l'opposto che si era promesso di non fare. Ora quello che c'era da fare era rassicurarla, era farla sentire meglio e se suo padre non c'era riuscito allora il compito passava a lui. E lo avrebbe portato a termine perfettamente.
"No, non ho nessuna voglia di prendermela con te...ma ho bisogno di sapere perché sono dovuto ritornare a casa di fretta e furia e la ritrovo quasi distrutta. Poi ci sei tu con dei lividi e...mi fai pensare solo al peggio. Allora quello che mi avevi detto l'altra sera non è servito a niente? Dove cazzo è finito l'amore fra voi due? Dimmelo!"
"È complicato James"
"L'avete reso voi complicato, tu e papà. O preferisci che lo chiami quel brutto stronzo che ti ha messo le mani addosso? Lo avete ridotto così a suon di bugie, con cui riempite me e Rebecca dalla mattina alla sera. Lascia che ti dica una cosa...puoi riempire di bugie Rebecca quanto vuoi, ma non voglio che quando si faccia più grande abbia paura dell'altro sesso perché suo padre riempiva di botte sua madre. E non puoi più farlo con me, ho diciotto anni e se volete che cresca, non lo farò come credeva lui, in un'azienda. In un'azienda dove mi sarei dovuto subire quelle stupide smancerie di quella puttana..."
"James..."
"No, niente James mamma. Io ho il dovere, d'ora in avanti di proteggere te e Rebecca cosa che tuo marito non ha saputo fare perché troppo occupato a portarsi a letto minorenni e prendere a botte sua moglie"
Quando lui finì il suo grande sfogo, entrambi sentirono alcuni passi provenire dal piano di sopra e un vociare abbastanza alto da fuori la porta di casa sua. Era cosi concentrato a far uscire la sua rabbia, che aveva dentro di sé da tanto tempo, che non si era accorto che non era solo in casa. E che aveva lasciato qualcuno fuori di essa.
"James?"una vocina da sopra i gradini delle scale di casa sua lo fece girare e poi ritornò con la sua attenzione sull'uscio della porta, dove c'era Wanda che si dimenava ad entrare nonostante i poliziotti continuavano a fermarla.
"Lei è con me...fatela entrare"disse lui sovrastando le voci dei poliziotti.
Wanda mosse i primi passi dentro casa sua. Si avvicinò a loro, stando lontano di poco da James e quando vide l'immagine di sua madre la salutò con un cenno della mano.
Winnifred sorrise leggermente, invece James guardava la scena con un'espressione sconfitta sul viso. Sua sorella continuava a rimanere in mezzo alle scale e subito dopo rivolse uno sguardo di supplica verso Wanda, in quel momento per lui era diventata l'unica speranza. Voleva veramente badare a sua sorella, ma in questo momento aveva bisogno di chiarire la questione con sua madre. Si allontanò con Wanda di poco e le sfiorò il fianco destro con la sua mano sinistra e a quel contatto lei riuscì ancora a sentire quelle strane farfalle nello stomaco.
"Ho bisogno che tu mi faccia un favore..."disse lui guardandola in maniera speranzosa e con quelle pozze profonde blu.
Lei fece prima un respiro profondo, abbassò lo sguardo e poi lo guardò una seconda volta sapendo che prima o poi, più poi che prima, avrebbe perso la testa per quegli occhi.
"Dimmi..."disse lei a voce bassa, che riusci a sentire solo lui.
"Ho bisogno che tu distragga Rebecca, non voglio che si metta in questo casino a meno che quel cretino non l'abbia già messa...ti prego, non farla scendere per nessun motivo"
"Okay, sarà fatto...poi mi dici cosa è successo"
"Non so se ne sarò in grado"
"Se non vuoi parlarne, va tutto bene non ti costringo..."
"Lo so..."
James vide che Wanda si stava allontanando e stava per salire le scale per poter andare al piano di sopra, lei prese la piccola mano di Rebecca e si diressero insieme nella stanza della piccola. Ma prima che mettessero piede lì dentro James richiamò Wanda e lei si girò una seconda volta.
"Grazie per essere venuta...non so cosa avrei fatto se tu non ci fossi stata"
Wanda non ebbe il coraggio di rispondere a parole figuriamoci a gesti, cosi gli fece un piccolo sorriso. Rimasero lì alcuni secondi fin quando lui si girò verso sua madre e lei seguì Rebecca che non entrò nella sua stanza ma in quella del fratello.
"Perché non in camera tua ma bensì in quella di tuo fratello?"
"Quando i nostri genitori litigano, io li sento spesso. Di solito lui non li ascolta perchè ha sempre le cuffie nelle orecchie e così se io li sento entro in camera sua. Non mi molla fin quando non ho preso sonno con le sue storielle"
"Con le sue storielle? Sapevo che giocava con te e le tue Barbie"
"Come facevi a saperlo? Era un segreto, lui non sa mantenerli"
Wanda rise un po' di fronte alla dolcezza della piccola Rebecca, ma decise di andare a difendere il suo compagno di fisica.
"Sei sicura che sia solo di fisica?"si chiese nella sua mente ma lei non badò a quel pensiero.
"Guarda che non è vero! Tuo fratello è davvero bravo a mantenere i segreti ed è anche un ottimo cavaliere"disse lei ricordando il gesto dell'aprirle la portiera e lei solo con quello sorrise.
"Un cavaliere? Forse intendevi un principe azzurro!"
"Okay, si quello. Un principe azzurro"
A Wanda si scioglieva il cuore al solo pensare che un ragazzo come James fosse il suo principe azzurro. Di solito, nelle storie, il principe salvava la fanciulla dalle grinfie del drago o della strega cattiva. E se fosse stato cosi, lei sarebbe stata la principessa, James il principe e il drago quella brutta cosa che aveva? Le faceva paura persino nominare quella cosa che aveva, se non era paura allora era ribrezzo.
"Ma come ogni principe azzurro che si rispetti, lui ha bisogno della sua principessa"
"Già, hai ragione!"
"Credo che quella principessa debba essere tu"disse la piccola avvolgendosi nelle coperte e tenendo stretto quello che doveva essere un koala di peluche.
"Davvero?"chiese lei.
"Si, vedo mio fratello davvero felice con te...tu sei la sua principessa!"
"Rebecca, per l'età che hai credo che corri troppo"
"Forse è vero, me lo dicono tutti. Ma non negare che non sia vero..."
Okay, una bambina di soli nove anni stava per tirare fuori dalla bocca di Wanda quello che nascondeva da un bel po' di tempo a questa parte, ovvero quello che James poteva essere davvero il principe azzurro.
Ma davvero il suo futuro principe azzurro, davvero uno come James avrebbe avuto tutta la forza di saper affrontare un male del genere, come lo aveva lei? Qui non si trattava più di streghe cattive o di draghi che sputano fuoco, ma della vita vera... E per quanto lei potesse negarlo, la piccola Rebecca aveva ragione. Non aveva intenzione di mentire dinanzi ad una creatura così pura come lei ma certamente non l'avrebbe neanche detto apertamente dinanzi a suo fratello, perché se l'avrebbe fatto sapeva che sarebbe andata a finire male. Fra loro due o solo a lei? Questo non l'avrebbe mai saputo se lei non si sarebbe mai dichiarata, giusto?
"Un po' lo è..."
"Visto? Vedi che avevo ragione?"
"Shh, abbassa la voce! Al piano di sotto tuo fratello e tua madre credono che tu stia dormendo o almeno che tu stia per farlo, quindi non urlare..."
"Va bene, non lo faccio più! Allora raccontami una storia...con un principe e una principessa"
Wanda si arrese e si fece convincere dalla dolcezza della piccola che le fece un gesto di venire da lei e stendersi sul letto di James, dove lei poté sentire molto chiaramente il suo profumo. Lei iniziò a raccontare una storia piena di fantasia ma che si rifaceva molto alla realtà e nel mentre che le sue narici si riempivano ancora una volta del suo profumo, Rebecca aveva già preso sonno e insieme a lei anche Wanda. Nel frattempo, al piano di sotto erano rimasti solamente madre e figlio. Ormai i poliziotti e i paramedici erano andati via e le sirene con le loro luci blu avevano finito di infestare la strada. Ma l'unica cosa infestata in quel momento, era la testa di James. Quelle bugie dei suoi genitori, che credeva avessero distrutto il loro matrimonio, erano solo per proteggere lui, sua sorella e persino sua madre. Ma proprio quest'ultima è stata ferita.
"Che intenzioni hai?"chiese lui dopo essersi passato le mani fra i capelli dalla frustrazione.
"Non lo so..."
"Non dirmi che vuoi fare finta che non sia successo nulla, sai che non funziona così..."
Vedendo che sua madre non gli rispondeva, sì alzò dal divano e andò verso di lei accovaciandosi sulle ginocchia. Restò fermo in quella posizione guardando con occhi supplicanti sua madre.
"Mamma, ti prego rispondimi..."
Alcune lacrime uscirono dalle sue pozze blu e con quelle supplicava sua madre di ragionare e di pensare per lui, per Rebecca ma soprattutto per se stessa.
"Chiederò il divorzio"disse lei spezzando il silenzio che si era creato fra di loro.
Ma che in fondo era presente già da tempo.
Lui alzò la testa appena sentì le parole di sua mamma, rimase scioccato e continuò a guardarla con ancora un po' di incertezza.
"Ne sei sicura?"chiese lui prendendole le mani fra le sue.
"Ho bisogno di liberarmi di lui e la soluzione del divorzio è quella giusta..."
"Per quanto possa esserlo, sai bene che non ci metterai così presto a mandarlo via? E poi ce la farai a mantenerci..."
"James...per ora sono sicura della mia scelta, del resto non mi importa"
"Io voglio solo aiutarti"
"Lo farai James, lo so che ci riuscirai..."
Restarono a guardarsi per alcuni minuti con un espressione dispiaciuta che avevano entrambi sul volto. Sua madre provava a rassicurarlo ma James non riusciva a smettere di far fuoriuscire le sue lacrime.
"Cercherò di essere il meglio solo per te..."
"Tranquillo, non esserlo per me"disse lei sorridendo di poco e quando lui stava per rispondere sua madre parlò una seconda volta.
"Fai in modo che tu sia il meglio per qualcun'altro...ti conviene andare di sopra"
Fece un respiro profondo e si alzò da terra, diede un bacio sulla guancia a sua madre e si allontanò da lei salendo le scale. Appena arrivò di fronte camera sua, aprì la porta e una volta che accese la luce si trovò dinanzi agli occhi la scena più tenera che aveva mai visto. Sua sorella era nel suo letto e avevo stretto fra le sue braccia il pupazzo, che era un unicorno o un koala non cambiava nulla. E dall'altro c'era Wanda, anche lei con già gli occhi chiusi.
Rimase fermo a guardare quella scena e in quel momento pensava a quanto sarebbe stato bello se l'avrebbe vista ogni giorno così. Prese Rebecca e la porto in camera sua, appena la mise sotto le coperte sua sorella si girò sentendo il calore di esse. Lui ritornò indietro in camera sua e stavolta Wanda era girata dal lato del muro, ancora con i suoi vestiti e le sue scarpe addosso. James non badava a quanto fosse scomodo per lei doversi addormentare così ma anche con qualsiasi cosa addosso lui avrebbe voluto che accadesse così ogni volta.
Si stese di fianco a lei dandole le spalle, ma solo dopo si rese conto che così, con lei di fianco, non avrebbe mai preso sonno come si aspettava. Si girò dall'altro lato e lei ancora non si era mossa, lui riusciva solo a vedere la massa di capelli ondulati che coprivano quasi tutto il suo cuscino. Si fece più vicino a lei e con cautela poggiò una mano sul suo fianco.
Lei aprì gli occhi di scatto, si non era vero che stava dormendo. O almeno, era tra veglia e sonno, ma quel minimo contatto la fece svegliare di scatto. La mano di James era ancora ferma lì, senza andare troppo a fondo come se volesse abbracciarla, ma bastò che lei facesse un solo piccolo movimento, ovvero avvicinarsi a lui e subito dopo James l'abbracciò completamente. Lei sapeva perfettamente che non doveva essere lì in quel momento, che sua madre avrebbe urlato fino a farsi sentire in Asia se non sarebbe tornata presto. Ma d'ora in poi sapeva che avrebbe contato su di lui in tutti in sensi.
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Meteor Garden Commento
Il 22 giugno sarà sempre una data speciale per me, una sorta di anniversario di matrimonio, perché sento di essermi sposata con il mondo delle serie asiatiche questo preciso giorno dell'anno scorso. Mea culpa, mancai di fare il commento di questa serie l'anno scorso, all'epoca non li facevo ancora, quindi all'alba del 22 giugno ho approfittato dell'occasione per festeggiare l'anniversario, e per scrivere il commento una volta rivista la serie.
Meteor Garden è stata la prima serie asiatica che ho visto, e sono molto felice che proprio questa sia stata la prima. È stata un'ottima prima volta. Sarà sempre una serie molto speciale per me, non potrò mai dimenticarla perché il primo amore non si scorda mai.
Devo ringraziare @dilebe06 per avermi parlato di questa serie e per avermi chiesto di darle una possibilità, senza di lei non mi sarei mai avvicinata a questo mondo, e meno male che le ho dato retta.
Devo però essere sincera: non avevo delle alte aspettative nei confronti di questa serie, perché pensavo (nella mia ignoranza) che i prodotti asiatici non avessero molto valore. Ho accettato di vedere Meteor Garden perché gentile come sono non avevo il coraggio di rifiutare, e @dilebe06 sembrava tenerci tanto, quindi l'ho iniziata.
La prima puntata, me lo ricordo ancora, è stata stranissima. Non ero per nulla abituata al mondo asiatico, e quindi all'inizio è stato molto strano per me.
Non ricordo invece di aver avuto particolari problemi con la lingua: non avevo mai sentito il cinese in vita mia, eppure i suoni di questa lingua (che ora adoro) mi sono diventati orecchiabili nel giro di poco.
E anche la serie è riuscita a conquistarmi in pochi episodi. All'inizio pensavo che Daoming Si fosse un pazzo scatenato che dovesse essere rinchiuso, e questo ha contribuito a non far nascere subito in me l'amore per questa serie, ma è stato proprio lui a farmi innamorare di Meteor Garden, ricordandomi anche che i pregiudizi sono inutili e che l'apparenza inganna.
Ad oggi Meteor Garden continua ad essere una serie che amo tantissimo, bensì sia consapevole che non sia affatto un capolavoro, ma se di questa storia hanno fatto 4/5 versioni differenti un motivo ci sarà.
Meteor Garden è una serie che consiglio, e a chi si imbatte in questa serie per caso o decide di vederla, consiglio di munirsi di fazzoletti e a prepararsi a vivere mille emozioni diverse, dal divertimento al pianto, dalla spensieratezza alla tensione, dalla tenerezza alla rabbia.
Personalmente, questo rewatch mi ha fatto piangere forse addirittura di più della prima visione, e non saprei bene dire perché. Forse perché sapevo già che a una certa sarebbe arrivata un'angst feroce, e quindi già mi veniva da soffrire.
Ho impiegato esattamente un mese per fare questo rewatch, ed è stato un viaggio stupendo. Non so se ogni anno festeggerò l'anniversario rivedendo Meteor Garden, perché 49 episodi seppur non molto lunghi sono comunque 49 episodi (le serie cinesi sono infinite), ma ammetto che è una tradizione che mi piacerebbe prendere.
La cosa positiva dell'alto numero di episodi è che la storia ha tutto il tempo di essere raccontata, le evoluzioni dei personaggi tutto il tempo di essere sviluppate, e fare le cose di fretta è pressoché impossibile.
A sentire la trama questa serie non sembra molto entusiasmante: la protagonista è una normalissima ragazza di nome Shancai che comincia l'università, dove incontra i quattro ragazzi più belli e popolari della scuola, e all'apparenza anche arroganti, sopratutto il "capo". Inutile dire che le vite di questi personaggi si intrecciano fin dall'inizio, ed è inutile anche dire che Shancai sconvolge e cambia per sempre la vita dell'arrogante Daoming Si.
Nonostante sia presente un buon potenziale second lead (che però devo escludere dal quiz finale perché i rewatch non valgono, MANNAGGIA), è infatti palese fin dall'inizio con chi finirà Shancai (anche perché la sigla spoilera senza ritegno), ma la serie rimane comunque godibilissima, perché la storia d'amore di Daoming Si e Shancai è bella, divertente, emozionante, frustrante, triste, difficile.
E personalmente sono queste le storie d'amore che mi piacciono di più, quelle difficili. Quelle in cui devo tifare col cuore in gola affinché i protagonisti si mettano insieme, perché se è tutto troppo facile che divertimento c'è?
Ma Meteor Garden non è solo Daoming Si e Shancai. La serie si prende il tempo di approfondire e raccontare anche le vicende di altri personaggi, e questo lo trovo molto giusto nei loro confronti.
La serie è poi accompagnata da una colonna sonora MERAVIGLIOSAMENTE BELLA. Ho visto Meteor Garden un anno fa, ed è un anno che io ascolto le Ost di questa serie, continuando a godermele e a emozionarmi.
Non è invece stata altrettanto bella la moda messa in scena da questa serie. Sopratutto Meizuo è stato per me un pugno negli occhi più di una volta con le sue vestaglie improponibili. Il vestito indossato da Shancai per il compleanno di Jing poi, sembrava una camicia da notte. Pure Daoming Si a volte ha sfoggiato dei pantaloni che mi hanno fatto pensare solamente una cosa: "perché?"
Detto ciò, sembra che io abbia già finito, e invece no, questa era solo l'introduzione. Ora è il momento di andare nel dettaglio, con relativi spoiler.
Shancai
Shancai è stata una buona protagonista: una ragazza normale, con abilità nella norma e proveniente da una comune famiglia che comincia il viaggio dell'università come tanti altri, ma mostrandosi fin da subito molto determinata, dignitosa e pronta a farsi valere.
Ho personalmente un problema con questa protagonista: i miei sentimenti verso di lei sono bipolari. Ci sono stati momenti in cui l'ho amata alla follia e ho empatizzato tantissimo per lei, e momenti in cui mi ha fatto venire il latte alle ginocchia e voglia di prenderla a badilate sulle gengive dei denti.
Ma non sono io la pazza (almeno spero), è proprio la scrittura del personaggio che si contraddice da sola: da una parte ci viene presentata come una ragazza capace di tenere testa a chiunque, una ragazza combattiva e che si fa rispettare, e poi ci sono volte in cui il suo spirito guerriero magicamente sparisce e questa mi diventa una zombie che fatica a mettere insieme tre parole.
A questo punto mi chiedo: che è successo? Perché non parla? Perché non si spiega? Perché se ne sta lì con quella faccia da ebete?
Fosse una ragazza da sempre timida e riservata potrei capire, ma non è così che ci è stata presentata, ed è qui che mi fa arrabbiare. Perché sono convinta che tutti i momenti in cui è stata zitta e non ha spiegato come stavano davvero le cose, siano stati fatti apposta per creare fraintendimenti e allungamenti di brodo, un giochetto di sceneggiatura che amo molto poco perché ne va a risentire la caratterizzazione del personaggio.
Ma devo ammettere che l'ho davvero amata tutte le volte che si è fatta valere, quando si è messa in gioco, quando non si è lasciata calpestare, quando ha deciso di essere "egoista" e inseguire la propria felicità. In tutti questi momenti è davvero impossibile non fare il tifo per lei.
Shancai poi, da brava protagonista qual è, possiede alcune caratteristiche tipiche dell'eroe: è buona, gentile, lavora sodo, non medita vendetta e non porta rancore, ha un forte senso di giustizia ed è pronta a farsi da parte per proteggere i suoi amici. È molto facile empatizzare per lei.
Non spicca però per intelligenza, anzi a volte pare proprio stupida tanto che la vorresti prendere e dirle "ma ci sei o ci fai?". Inoltre è maldestra e sbadata.
Una buona protagonista, ma di cui non sono proprio innamorata.
Daoming Si
Il fatto che sia riuscito a conquistare il premio di protagonista maschile preferito nel quiz dell'anno scorso, già dice quanto io ami questo personaggio.
Mi ha fatta arrabbiare, mi ha emozionata, mi ha fatta piangere, mi ha fatta ridere. Ma soprattutto mi ha resa orgogliosa di lui. Perché Daoming Si è il personaggio che compie l'evoluzione più bella, profonda e completa di tutta la serie, cosa che mi rende molto fiera e felice.
La prima volta che ho visto Daoming Si mi ha fatto quasi paura: non mi piacevano i suoi modi di fare di chi si impone e non ascolta, il suo comportamento arrogante e prepotente, e nemmeno il suo sguardo arrabbiato. Era evidente che avesse dei problemi e che avrebbe dovuto mettere la testa a posto, prima di tutto per se stesso, e poi per riuscire a conquistare Shancai.
Ma Daoming Si non ha impiegato molto per stupirmi: già nell'arco dei primi dieci episodi si dimostra capace di atti gentili e generosi che mi hanno addirittura commossa. Ho quindi capito che non fosse un ragazzo cattivo, ma solo molto viziato, abituato da sempre ad avere tutto ciò che vuole, privo di un'educazione affettuosa e autorevole (attenzione, non autoritaria), e tanto arrabbiato con il mondo intero.
Piano piano si viene a conoscenza della sua storia e della sua situazione famigliare, e nonostante Daoming Si abbia centinaia di colpe, si comincia a empatizzare anche per lui.
Penso che la sua evoluzione sia stata scritta veramente bene, sviluppata e ponderata nel tempo. Ricordo molto bene quando arrivai agli episodi finali l'anno scorso: nel vedere Daoming Si chiamare "mamma" la madre di Shancai, e rassicurare e incoraggiare il padre di lei, non riuscii a trattenere la commozione. Ricordo che pensai: "chi l'avrebbe mai detto che da ragazzo svitato qual era sarebbe diventato così maturo e gentile."
Daoming Si ne fa di strada. La sua evoluzione è bella perché è a tutto tondo: si evolve come persona, come fidanzato, e anche dal punto di vista del lavoro. Disinteressato al Gruppo Daoming e abituato a non lavorare, si trasforma in un giovane dirigente promettente e brillante, pronto a prendere in mano l'azienda di famiglia e a rivoluzionarla completamente.
L'evoluzione della sua maturità è evidente alla fine della serie, tuttavia mi piace come rimanga sempre un po' un "cazzone" fino all'ultimo episodio. Capace di far sorridere lo spettatore, e allo stesso tempo portarlo a riflettere. Per me un personaggio così è top.
Daoming Si e Shancai
Anche se non l'ho premiata come ship preferita dell'anno nel famoso quiz (perché come poteva battere la WangXian?), questa coppia l'ho davvero adorata, e l'adoro tuttora. È una coppia che affronta le differenze che portano ad allontanarli, mille prove e ostacoli, e alla fine vince su tutti.
Anche qui, l'evoluzione della loro storia è fatta bene, per nulla frettolosa, anzi forse l'hanno tirata un pochino per le lunghe: insomma, Shancai che per 3/4 episodi non riesce a dire "ti amo" a Daoming Si (il perché non ci riesca Dio solo lo sa), è palesemente un allungamento di brodo.
Pensandoci, mi è sorta una domanda: perché Daoming Si si è innamorato di Shancai? Lui è il primo a innamorarsi, e si innamora follemente, mentre l'innamoramento di Shancai va di pari passo con l'evoluzione di lui, e c'è da chiedersi che cosa abbia visto in questa ragazza per decidere che è la donna della sua vita.
La serie stessa pone questa domanda: Shancai chiede a Daoming Si perché abbia scelto proprio lei nonostante sia una ragazza dalla bellezza ordinaria e proveniente da una famiglia ordinaria. La cosa bella è che nella scena in questione Daoming Si se ne esce con una battuta evitando di rispondere alla domanda, e mi viene da ridere perché sembra che la stessa sceneggiatura non sappia cosa rispondere.
Ma lo sappiamo tutti che Daoming Si si è innamorato di Shancai nel momento in cui lei lo ha messo ko nel primo episodio, guadagnandosi l'appellativo di Signorina Calcio Volante XD. Battute a parte, a Daoming Si piace davvero lo spirito combattivo di Shancai. All'inizio ha provato a controllarlo o anche a sottometterlo, e il fatto che Shancai non sia strisciata ai suoi piedi l'ha solo attratto di più. Voleva domare lei, alla fine ha domato se stesso.
Verso la fine poi, Daoming Si confida al padre di Shancai di essersi innamorato della figlia per i suoi valori, facendo complimenti al genitore per averle insegnato così bene.
Prima di incontrare Shancai, Daoming Si era abituato a tre cose:
- ad avere ragazze urlanti ai suoi piedi.
- a non conoscere altro che una vita agiata, comoda e di lusso.
- ad avere una famiglia fredda e distante.
Quando Shancai entra nella sua vita, gli fa conoscere un mondo che semplicemente non ha mai conosciuto:
- Shancai non gli sbava dietro solo perché è bello e popolare: la sua amicizia te la devi guadagnare.
- Shancai vive una vita difficile e faticosa e vive in un quartiere povero. Per ottenere qualcosa, deve lavorare sodo.
- la famiglia di Shancai è simpatica, umile e calorosa.
Tutto ciò è come una ventata d'aria fresca per Daoming Si, che da ragazzo arrogante e viziato si trasforma in un giovane uomo più alla mano, pronto a lavorare sodo per rimettere in piedi l'azienda di famiglia.
Shancai invece si innamora di lui perché più le sta vicino, più Daoming Si cambia in meglio. Il suo carattere si addolcisce, comincia a sorridere di più, diventa più empatico, impara ad ascoltare e a rispettare i sentimenti degli altri.
Shancai ci mette molto tempo a innamorarsi e molto tempo ad ammetterlo, ma quando decide che non può più voltare le spalle a quello che prova, nessuno può farla crollare.
Il corteggiamento di Daoming Si è incrollabile e spietato, sono varie le scene di dichiarazione d'amore, tutte molto belle: la pioggia di stelle cadenti, la scena dell'autobus... sono solo alcuni esempi.
Ultima cosa: questa coppia invece che farsi complimenti comunica insultandosi. Si danno della stupida e dello stupido in continuazione, Shancai gli dà del cane e della testa ad ananas, Daoming Si poi se la mette sotto braccio e se la trascina via manco fosse il suo cagnolino.
Ma giuro che ci sono anche scene romantiche XD.
Gli F4
Quest'anno sto mettendo insieme una collezione di bromance una più bella dell'altra. Quella di My Country ormai è sotterrata nel suo stesso bipolarismo (scusate ma mi viene naturale perculare quella bromance).
Gli f4 sono una bromance davvero molto bella: quattro giovani ragazzi ognuno con la propria personalità uniti da un forte senso di amicizia.
Di loro mi piacciono due cose:
- la prima è che ognuno di loro è caratterialmente forte e diverso dagli altri, la loro è una relazione equilibrata e variegata.
- mi piace come siano sempre presenti quando uno di loro ha bisogno degli altri tre, dimostrando di esserci nei momenti importanti, ma la cosa bella è che ci sono volte in cui si ignorano, si prendono in giro, si rimproverano a vicenda, discutono o addirittura litigano, dimostrando di avere più sfaccettature di quanto si possa pensare.
Voglio menzionare il bellissimo discorso di incoraggiamento che tiene Ximen davanti agli studenti sul finire della serie, un elogio alla meravigliosa amicizia di questi quattro ragazzi, che tra alti e bassi sono cresciuti e maturati insieme.
Daoming Si e Huaze Lei
Come se la bromance di gruppo non fosse abbastanza, la serie mi regala altre due bromance, dividendo il quartetto in due coppie adorabili.
Non so come la relazione tra Lei e Daoming Si sia stata scritta nel manga, ma so che in questa versione cinese la loro relazione mi piace un sacco.
Un rapporto che trova radici nella loro infanzia, quando Daoming Si era un bambino problematico che non sapeva come fare amicizia con gli altri. Mi è rimasto impresso l'episodio del giocattolo di Spiderman, cosa per cui anni dopo Daoming Si trova il coraggio di scusarsi meglio tardi che mai.
MA CAVOLO, DAOMING SI, SE MI AVESSI ROTTO IL MIO GIOCATTOLO PREFERITO AVREI PIANTO PER UN MESE, E UN CORNO SAREI RIMASTA TUA AMICA!! 😤😤
HUAZE LEI È TROPPO BUONO.
La verità è che Lei già a quell'età era abbastanza maturo da capire che Daoming Si non era un bambino cattivo, e che cercare di appropriarsi del giocattolo finendo per romperlo non lo aveva reso né soddisfatto né felice. Lei è rimasto suo amico sapendo che un giorno si sarebbe scusato.
Ma la loro amicizia rischia davvero di distruggersi con l'arrivo di Shancai, che all'inizio non si fila Daoming Si, ma ha tutti gli occhi a cuore per Lei, che però è innamorato di Jing (Beautiful levati).
Ricordo di aver pensato che Lei provasse davvero un interesse oltre l'amicizia per Shancai, invece si fa sempre da parte per il suo amico che lui chiama fratello, e non perché rinuncia a Shancai, ma perché per Lei Shancai è solo una tenera amica.
Le scene tra Lei e Daoming Si nella stanza da letto sono adorabili e divertenti. Il rapporto tra i due è fatto di alti e bassi e a volte la tensione tra loro è molto alta, ma è evidente che il loro sia un rapporto "speciale".
Non ricordo l'anno scorso, ma nel rivedere la serie davanti a certi loro sguardi mi è venuto da shipparli (sì, shipparli). Lo stesso Daoming Si afferma che tra lui e Huaze Lei c'è "vero amore".
Meizuo e Ximen
Se Lei e Daoming Si sono quelli che portano tensione nella serie, questi due, quando sono insieme, portano risate e divertimento.
Giuro che li ho ADORATI tutte le volte che hanno perculato Daoming Si e Shancai quando si beccavano tra loro. Sono stati esilaranti.
La scena poi in cui spiegano a Daoming Si come deve essere l'appuntamento perfetto, è oro colato.
Huaze Lei
+ Jing e Shancai
È arrivato il momento di parlare del mio personale eroe e personaggio preferito di questo rewatch.
Ebbene sì, non me lo sarei mai aspettato, ma Lei è stato incredibile ai miei occhi, mi è piaciuto tantissimo. Vogliamo parlare di come sia un tesoro di amico? Guardando la serie ho pensato di come vorrei un amico come Lei nella mia vita.
Penso che Lei sia stato un amico vero e prezioso per Shancai. La loro relazione è tenera e dolce, ma non in senso romantico, è solo una bellissima e calorosa amicizia. Lei si preoccupa per Shancai, la difende, la protegge, la sostiene. Per Lei, come dice lui stesso, Shancai è come un animaletto per cui si preoccupa sempre. Infatti non ci pensa due volte a volare a Londra per assicurarsi che Shancai sia sana e salva dopo che non riceve più sue notizie, e questo è solo un esempio.
Lei parte come un ragazzo distaccato, il più silenzioso degli F4, un po' noioso, un dormiglione, che non si cura degli affari degli altri. Quest'ultima cosa è ciò su cui cambia davvero, sopratutto nei confronti di Shancai.
Ho amato Lei quando dichiara di volersi fare avanti per conquistare Shancai, costringendo Daoming Si a riconoscere i suoi sentimenti. Non voleva "rubare" la ragazza al suo amico, quando è stato duro con Daoming si non l'ha fatto per cattiveria, quello che ha fatto ha avuto l'unico scopo di spingere insieme i suoi due più cari amici.
HUAZE LEI CAPITAN SHIPPER DELLA SERIE, ADOROOOOO!!!!!! ❤❤❤
Quando il personaggio di Lei si collega a quello di Jing, è dove lo trovo più umano: le sue lacrime, la delusione, il dolore per la rottura che pare non finire mai, rivolgere una certa attenzione a Shancai per distrarsi dal pensiero di Jing...
Riguardo Jing, dunque, il personaggio in sé mi è piaciuto. Posso solo ammirarla nella sua scelta di rifiutare l'eredità di famiglia per aiutare i poveri, una scelta sofferta ma fedele ai suoi principi. Ovviamente Lei ne esce con il cuore spezzato, e io non posso fare a meno di dispiacermi un sacco per lui.
Ma il pezzo in cui mi è piaciuto più di tutti è quando ammette con Shancai di essersi pentito per non aver lottato di più, di aver rinunciato a Jing facilmente, di non aver provato a resistere ancora un po'. Questo è quello che darà il coraggio necessario a Shancai per scendere da quell'autobus e correre incontro a Daoming Si.
La sua debolezza e il suo rimpianto lo rendono incredibilmente umano, e adoro come la relazione tra lui e Jing non sia finita come una fiaba: Jing afferma che per lei il suo sogno è più importante dell'amore, e che non permetterà a quest'ultimo di intralciare la sua strada. Così dice, così fa. Come ho detto, Jing è una persona fedele a se stessa, e so che può risultare egoista, ma ci vuole anche molto coraggio a compiere queste scelte.
Se fosse stata una fiaba, avrebbero trovato il modo di farli finire insieme, conciliando amore, sogni e lavoro. Sono molto contenta che i due siano rimasti separati, e non perché sono stronza, ma perché l'amore non sempre è una cosa semplice e a volte nella vita è davvero molto difficile riuscire a rimanere forti.
Pensandoci, la coppia di Lei e Jing la trovo più umana e realistica della ship principale.
Meizuo + Caina
Dunque, Meizuo è forse il più carino degli F4. Carino come modi di fare intendo. È un bravo ragazzo, gentile, per bene, sorridente, simpatico, intelligente, e di certo sa come corteggiare la donna che gli piace.
Mi sono un po' innamorata di lui rivedendo la sua storyline, che mi è piaciuta davvero un sacco. A quanto pare non se la fila nessuno, e io stessa l'anno scorso non ero molto interessata a sorbirmi le vicende di Meizuo, Caina e Terence, tutto quello che volevo sapere era come sarebbero andate le cose con Daoming Si e Shancai.
Ma quest'anno, avendo già visto la serie e sapendo già cosa sarebbe successo, mi sono ritrovata a godermi le storyline secondarie mille volte di più. Inoltre sono molto contenta che tutti i personaggi, e non solo i due protagonisti, abbiano avuto i loro spazi per essere approfonditi. Lo trovo molto giusto ed equilibrato.
Meizuo incontra per la prima volta Caina alla gara di cucina, dove lei partecipa, e ne rimane subito conquistato, tanto che si mette a fare il tifo per lei invece che per Shancai.
A un primo sguardo, Caina sembra una ragazza molto sicura di sé, ogni cosa di lei lo dice: la testa alta, il modo in cui sorride come se avesse già la vittoria in tasca, uno sguardo che non si lascia intimorire da nessuno, il modo di camminare. Sembra quasi arrogante. Inoltre si capisce bene dal suo modo di vestire e dalla casa in cui vive, che la sua famiglia deve essere abbastanza ricca, anche perché viene menzionata una certa azienda.
Perché ha lasciato Terence da solo in quella tenda come aver passato del tempo piacevole in sua compagnia? Perché ha avuto paura. Paura che lui non provasse le stesse cose, che non volesse quello che voleva lei. Lei stessa non era sicura del proprio amore, così, non avendo il coraggio di affrontare la situazione, è riuscita solo a scappare, lasciando Terence confuso e pieno di dubbi.
Ma Caina è tutta apparenza. La sua sarà anche una casa vittoriana e sarà anche solita indossare tacchi e bei vestiti, ma poi la vediamo viaggiare da sola con zaino in spalla e dormire in una tenda. Non me lo sarei mai aspettata da una ragazza raffinata come lei. Inoltre, la sua sicurezza nasconde in realtà una profonda insicurezza e una certa paura di affrontare la vita.
È perfettamente normale che Terence non abbia saputo cosa pensare: lei lo ha lasciato sparendo letteralmente nel nulla, e quando la ritrova per caso tempo dopo la vede in compagnia di un altro bel ragazzo che le fa la corte.
Ma anche se c'è un altro pretendente di mezzo, Terence ci prova, non vuole rinunciare a Caina facilmente. Comincia a entrare nella sua vita con gentilezza, mettendo Caina nella posizione di dover essere chiara con i suoi sentimenti, cosa che lei non ha il coraggio di fare fino all'ultimo.
Alla fine è Meizuo a metterli insieme (il che fa di lui il capitan shipper della coppia?), consegnando a Caina la casa delle fate sull'albero che Terence ha costruito per lei. Questo è molto triste per Meizuo: ha corteggiato Caina in tutti i modi possibili, è stato carino e gentile con lei, l'ha ascoltata, l'ha fatta ridere. E alla fine si è ritrovato a spingerla tra le braccia del suo rivale.
Perché Meizuo le aveva promesso che incontrarlo sarebbe stato "l'inizio della sua felicità", ed è stato proprio così. Meizuo è riuscito a leggere nel cuore di Caina e ha capito che è con Terence che sarebbe stata felice. Rinunciare a Caina è stato un grosso sacrificio per lui, ma l'amore per lei è stato più forte dell'odio per il suo rivale.
Mi è sempre rimasto impresso quello che Terence dice a Caina quando lei lo raggiunge in aeroporto e gli chiede per quanto è disposto ad aspettarla: "Fino al giorno in cui sentirai che stare con me ti rende felice." Una dichiarazione che mi ha colpita per la semplice verità che racchiude. Davvero bella, non l'ho mai scordata.
Ximen + Xiaoyou
Ximen è quello che mi è piaciuto di meno degli F4, forse perché l'ho trovato troppo freddo, e anche a livello di recitazione è quello che mi ha convinta di meno, ma non è stato male (devo comunque fare i miei complimenti a questi attori così giovani e senza esperienza).
Ximen è il Casanova del gruppo. Affascinante e adulatore, ogni volta è in compagnia di una ragazza diversa. Non è immaturo e nemmeno superficiale, perché lo vediamo parlare anche di argomenti seri, è un buon amico, sa come si rispetta una ragazza. È solo che non crede nell'amore, un po' per via del matrimonio fallito dei suoi genitori, e un po' perché non si sente una bella persona degna di essere amata.
È Xiaoyou a riuscire a vedere la parte bella di lui e a tirarla fuori.
Xiaoyou è stato un personaggio un po' buffo e particolare per me: timida e allo stesso tempo tenace, ingenua e allo stesso tempo matura. È stato comunque un personaggio carino, una ragazza che si scopre essere molto determinata se vuole e che acquista più sicurezza ogni episodio che passa.
Inoltre è una buona amica per Shancai. Tutte le scene alla sala da tè con loro due che a volte si confidano e a volte si tengono i loro segreti come talvolta succede tra amiche, mi hanno dato un'aria di famigliarità e quotidianità.
Xiaoyou si prende una bella cotta per Ximen, e la cosa non fa impazzire Shancai, che subito si preoccupa per l'amica conoscendo bene le abitudini del ragazzo.
Ma bisogna ammetterlo: Ximen è stato molto rispettoso nei confronti di Xiaoyou. L'ha consolata e aiutata a liberarsi del suo viscido ragazzo facendo nascere in lei quella fiducia in se stessa di cui aveva bisogno, non l'ha mai ingannata e non si è mai approfittato di lei in alcun modo. È sempre stato gentile e protettivo.
Anche quando la porta in una camera d'hotel, decide di respingerla e di lasciarle il suo tempo per sentirsi pronta (MENO MALE, PERCHÉ ERO GIÀ PRONTA COL BAZOOKA).
Come Meizuo, Xiaoyou finisce col far incontrare Ximen con la sua vecchia amica di cui una volta era innamorato. Ma, appunto, una volta. Dopo tanto tempo, i sentimenti sono cambiati, e anche se la ragazza rappresenta un caro ricordo per Ximen, a lui non piace più.
Xiaoyou conquista Ximen lentamente, mettendoci tutto il suo impegno e testardaggine, e Ximen si lascia conquistare facendo cadere quella barriera che l'ha reso prigioniero di se stesso per tanto tempo.
He Yuanzi
Detta anche Scimmia, sono convinta che questa ragazza sia un po' matta (chi salta sulla schiena di qualcuno dopo cinque minuti averlo conosciuto?), ma è stato questo il bello del personaggio, che ha portato una ventata d'aria nuova nella serie.
Prima che Yuanzi entri in scena, la serie si concentra solamente sulle dinamiche litigiose di Daoming Si e Shancai, che si relazionano solo tra di loro. L'arrivo di Yuanzi porta una bella scossa, sia per i personaggi coinvolti sia per me spettatrice.
Yuanzi si prende una cotta per Daoming Si poco dopo averlo conosciuto, le loro famiglie li vorrebbero sposati, ma Daoming Si la prende solo per una scimmia matta, e intanto Shancai guarda il tutto con aria da ebete e sguardo depresso (Beautiful levati parte 2).
In questa dinamica, penso che nessuno dei personaggi coinvolti sia privo di torti:
- i genitori. Capisco la motivazione che c'è dietro, unire le due famiglie per unire le due aziende ha perfettamente senso, ma organizzare un matrimonio tra due ragazzi che nemmeno si conoscono è una cosa da medioevo.
- Yuanzi, che non è una cattiva ragazza, ma pecca di egoismo e ipocrisia. Con quale faccia fa tanto l'amica con Shancai quando sa benissimo cosa c'è tra lei e Daoming Si? E chiedere a quest'ultimo di baciarla come segno di prova, è una cosa stupida e ingenua. Solo perché ti dà un bacio significa che è innamorato di te?
Mi sono sempre detta che Yuanzi avrebbe dovuto tirarsi indietro per permettere a Daoming Si e Shancai di stare insieme, ed è una cosa che fa soltanto alla fine, ma suppongo che sia stato difficile per lei accettare il fatto che Daoming Si non l'avrebbe mai amata. Alla fine è stata solo umana.
Ma vogliamo parlare dello scherzo che ha architettato e di come abbia portato Daoming Si e Shancai sull'isola deserta? Mi rettifico, questa non è "un po" matta, QUESTA È FUORI COME UN BALCONE.
- Daoming Si, che sembra momentaneamente accettare il suo destino accettando di uscire con Yuanzi, illudendo lei, facendo del male a se stesso, ferendo Shancai.
- Shancai, che vive tutta la situazione con l'atteggiamento più passivo che abbia mai visto. Capisco perfettamente la tensione che può provare nei confronti della madre di Daoming Si, e di come il suo mondo sia inferiore a quello di lui, ma come può stringere amicizia con Yuanzi soffrendo come un cane tutte le volte che l'amica le racconta del rapporto con Daoming Si? Capisco che non abbia ancora trovato il coraggio di farsi avanti, ma questa pare uno zerbino.
Mamma di Daoming Si
La "villain" della serie, se così si può dire. Una donna fredda, calcolatrice, senza scrupoli, agisce sempre per un secondo fine e pensa che gli altri facciano lo stesso, infatti la prima cosa che pensa di Shancai è che stia seducendo suo figlio per i soldi, e manterrà questo pensiero su di lei fino all'ultimo episodio (ricordiamocelo: fino all'ultimo episodio).
Mi piace che questa donna non sia stronza solo perché le piace esserlo, ma è sempre mossa dalle sue motivazioni.
Inoltre mi sembra importante tenere a mente che si tratta di una donna che da sola deve mandare avanti l'enorme azienda di famiglia, occuparsi degli affari, preoccuparsi dei suoi dipendenti. Ha dovuto fare tutto da sola dopo la morte del marito, il mondo degli affari è spietato, e questo l'ha indurita.
La Signora Yu racconta a Shancai di come la famiglia Daoming una volta fosse felice, ma come tutto sia diventato freddo col passare del tempo. Questo serve per capire che la Signora Daoming ha solo perso la strada e che non ricorda più cosa sia il calore di un abbraccio o la bellezza delle semplici cose della vita.
Zhuang Daoming
My Queen.
Per quanto mi riguarda, questa donna si è rubata la scena tutte le volte che era inquadrata.
Se c'è una caratteristica che accomuna la famiglia Daoming è l'essere infantili e prepotenti, tuttavia non si può negare che hanno stile da vendere.
Daoming Si... beh, è Daoming Si. La madre pare Crudelia De Mon. E Zhuang è semplicemente una leonessa fiera e bellissima.
Comunque ammettetelo: Zhuang è la figlia segreta della Signora Yu di The Untamed, oppure la Signora Yu e la Signora Daoming sono lontane cugine. Insomma ci deve essere per forza un legame di sangue, altrimenti non me lo spiego.
Battute a parte, Zhuang non è solo badass, ma si rivela anche essere una ragazza fragile e sensibile, e questo mi è piaciuto molto.
La prima impressione che ho avuto di lei è che fosse una ragazza molto tosta, forte, sicura di sé. Mi è dispiaciuto venire a sapere la sua storia, di come fosse innamorata di un ragazzo e volesse scappare con lui, finendo però per ricevere una profonda delusione per colpa delle continue pressioni della madre.
Il rapporto di Zhuang con la madre è complicato, sono entrambe due donne toste ed orgogliose, e non vanno d'accordo fino all'ultimo episodio della serie (di nuovo, ricordiamocelo: fino all'ultimo episodio).
Mi piace come Zhuang sia una grande shipper di Daoming Si e Shancai, adoro come cerchi di aiutarli pagando le guardie o quando cerca di far ragionare la madre sul finale, affermando che Shancai non mollerà perché è più coraggiosa di lei. Questo paragone che lei stessa fa con Shancai mi è piaciuto un sacco.
Zhuang è prepotente, ma sa anche riconoscere i propri limiti o i propri sbagli, come quando riconosce di non aver saputo educare bene suo fratello essendo stata capace solamente di picchiarlo, e questa presa di coscienza è un punto a suo favore.
Signora Yu
Ok, non quella di The Untamed. La secolare domestica di casa Daoming.
Un'anziana signora severa, gentile e un po' bizzarra. Una donna che ha seguito con i suoi stessi occhi le vicende tristi e felici della famiglia Daoming, dalle nascite dei bambini alla morte del suo padrone.
Lei è la testimone numero uno di come quella famiglia sia piombata sempre di più nella freddezza, la sua malinconia e il suo dispiacere sono palesi, e comprensibili.
Mi è piaciuta molto quando si rifiuta di far alloggiare gratuitamente Shancai, che tutto è tranne una scansafatiche, quindi si mette subito al lavoro per guadagnarsi l'alloggio, il che suscita subito nella Signora Yu una certa approvazione e simpatia per la ragazza.
Il rapporto nonna/nipote che si instaura tra le due è molto carino. La Signora Yu apprezza talmente la bontà di cuore di Shancai che osa ribellarsi alla sua padrona quando questa vuole buttare fuori di casa la ragazza.
"Dovrà passare sul mio cadavere" sembra una frase di altri tempi, e che rende molto bene l'idea di quanto l'anziana signora tenga a Shancai e all'influenza positiva che ha su Daoming Si.
Genitori di Shancai
Divertenti, simpatici, onesti, calorosi, umili ma pieni di dignità, due gran lavoratori, due genitori che vogliono solo il meglio per la loro figlia. Mi sono piaciuti molto.
Troppo simpatica la mamma di Shancai che stravede per Daoming Si fin dall'inizio, ma mi sorprende quando si rifiuta di dare la sua benedizione per il matrimonio conoscendo bene la contrarietà della sua futura suocera. Un matrimonio non è solo un'unione tra due persone, ma anche tra due famiglie. In realtà capisco molto bene il senso di questo discorso. Shancai e Daoming Si avrebbero anche potuto sposarsi senza l'approvazione della mamma di lui, ma poi che genere di vita avrebbero vissuto? Che genere di famiglia si sarebbe venuta a creare? È comprensibile che la mamma di Shancai desideri una sintonia generale.
Ma comunque non va dimenticata l'epicità della scena in cui la mamma di Shancai getta la farina addosso alla madre di Daoming Si.
Il padre di Shancai mi ha fatto tenerezza in quei momenti in cui si sente solo un povero fallito, sopratutto se si confronta con le famiglie come quella di Daoming Si. Penso sia stato un sentimento molto umano da parte sua.
Shancai e i suoi genitori hanno un bel rapporto, sono solari e hanno un buon dialogo. Viene naturale fare il confronto con la fredda famiglia Daoming, piena di soldi ma priva di calore.
A pensarci, ho notato che ci sono scene tra Shancai con sua mamma, mentre non ce ne sono tra lei e il padre. Peccato, sarebbe stato carino vedere il rapporto padre/figlia approfondito un po'. Ma ammetto che l'affetto e l'orgoglio di questo padre per sua figlia traspaiono chiaramente più di una volta.
Il finale
*respiro profondo*
Credo ormai di aver parlato di tutti i personaggi, almeno dei più importanti, quindi è arrivato il momento di parlare del finale.
Mi è piaciuto e non mi è piaciuto.
Abbiamo un happy ending, e la cosa mi piace, ma alcune dinamiche mi fanno storcere il naso ancora oggi.
Prima di tutto voglio dire che ho ADORATO la parte del digiuno: vedere Shancai e Daoming Si combattere insieme contro tutti, decisi a stare l'uno al fianco dell'altra "in Paradiso o all'Inferno", è stato per me commovente e bellissimo.
Li ho shippati ancora di più e li ho appoggiati al 100%.
Questa è la parte in cui più di tutte ho pensato che Yuanzi avrebbe dovuto farsi da parte. La situazione comincia a degenerare, Daoming Si si rifiuta di mangiare, e questa prima si prova l'abito da sposa e poi ha il coraggio di chiedere a Shancai di rinunciare a Daoming Si per salvargli la vita.
COME PER DIRE CHE SAREBBE COLPA DI SHANCAI SE DAOMING SI DOVESSE MORIRE.
Non solo le chiedi di lasciare l'uomo che ama dicendole spudoratamente in faccia che sarai tu a sposarlo, ma la fai pure sentire in colpa?
Perché non ti fai da parte tu, Yuanzi?
VISTO CHE È PALESE COME IL SOLE CHE DAOMING SI NON TI SI INCULA.
Lo so che Yuanzi non agito con cattiveria nel cuore, ma il suo egoismo mi ha fatto proprio arrabbiare.
E Shancai troppo buona a non sputarle in faccia.
Ma Shancai lo fa davvero: va da Daoming Si per lasciarlo, uscendosene con frasi del tipo "non mi sei mai piaciuto veramente".
............
.......
....
Effettivamente Daoming Si non ha tutti i torti a darle della stupida.
Shancai ritrova il senno e comincia pure lei a digiunare, con Yuanzi che si sorprende del plot twist e la Signora Daoming che continua a starsene seduta in salotto con aria assolutamente impassibile, come se quello che sta succedendo sia perfettamente normale.
Perché la cosa importante sono gli affari, non tuo figlio e la sua ragazza che si stanno lasciando morire di fame. #lepriorità
Ah, in tutto questo pure gli F4 hanno accompagnato Yuanzi da Shancai per dirle di lasciare Daoming Si, e ammetto che mi hanno molto delusa.
La decisione di Daoming Si di smettere di mangiare può sembrare estrema, stupida e irresponsabile. Può sembrare un capriccio, un modo per ribellarsi alla madre. Sembra che stia battendo i piedi perché vuole stare con Shancai.
Personalmente, penso che la sua battaglia vada al di là di Shancai.
Daoming Si dice alla sorella che sta facendo questo perché vuole che la mamma capisca quanto prende sul serio questa relazione. È quel "prendere sul serio" che mi fa pensare che Daoming Si non vuole solo stare con Shancai, ma vuole che sua madre lo guardi e veda quanto sia maturato, vuole che sua madre la smetta di dargli ordini e che ascolti quello che ha da dire, vuole che la finisca di controllare la sua vita e che inizi a dargli fiducia.
Perché da tempo non è più un ragazzino infantile e viziato, ma un giovane uomo pieno di idee pronto ad affrontare il mondo con entusiasmo, e la madre se ne sarebbe accorta se non fosse stata così occupata a cercare di tarpargli le ali.
La Signora Daoming rimane imperterrita nel suo salotto, e invece di cominciare a preoccuparsi, si lamenta con Zhuang che anche lei si sente morire perché i suoi figli non la stanno obbedendo. #veretragedie
Questa donna avrà tutti i difetti di questo mondo, ma una cosa bisogna ammetterla: almeno è coerente.
Infatti non cede, per lei Shancai e Daoming Si potevano davvero morire (assurdo), finché Yuanzi non si rende conto che sposare Si sarebbe inutile e quindi le va a dire che questo matrimonio non s'ha da fare, ma quello che gli F4 portano con sé è la vera chiave di svolta: il progetto di Si (aperto con la password del compleanno di Shancai, certe cose non vanno dimenticate).
A questo punto la Signora Daoming dice: oh, Daoming Si ha trovato un modo per rilanciare l'azienda. È un'offerta che non posso rifiutare. Ok, allora possono stare insieme.
Mi va bene che la signora non abbia ceduto di fronte al digiuno dei ragazzi (ok è assurdo, ma è stata coerente e non è caduta nel buonismo), ma ci sono due cose che secondo me hanno fatto troppo di fretta e gestite male:
- l'accettazione di Shancai. Ok che la tua azienda è salva grazie al progetto di Daoming Si, ma la signora ha da sempre schifato Shancai al di là degli affari. Ha sempre ribadito che era una poveraccia maleducata, non all'altezza della sua famiglia, e che stava solo seducendo il figlio per una questione di denaro. L'ha detto fino a cinque minuti prima che le portassero il progetto, com'è possibile che in un battito di ciglia è pronta ad accettare Shancai in famiglia?
- Amici come prima.
Dopo il digiuno, sia con Shancai sia con i suoi figli, la Signora Daoming si comporta come se nulla fosse successo, e lo stesso fanno i ragazzi. Nessuno è più arrabbiato. Non importa se la signora ha minacciato Shancai e li ha fatti soffrire tutti come dei cani, nessuno ne parla più. È tutto a posto.
La signora e la figlia si sono prese a male parole fino a due minuti fa? Che problema c'è. Le mettiamo insieme nel letto a farsi le coccole e facciamo finta che non sia mai accaduto nulla.
Daoming Si e Shancai hanno rischiato di morire? Non c'è problema, mettiamo la signora ai fornelli intenta a preparare la colazione a mo' di scusa, e tutto è risolto.
Basita.
Mi va bene che facciano pace, ma la cosa deve essere realistica e quindi costruita per gradi. Ci deve essere una presa di coscienza, un momento di scuse, ecc...
Sul finale voglio dire altre tre cose:
1) Al di là della frettolosità di come hanno gestito il tutto, mi piace l'idea della Signora Daoming che riscopre i piaceri quotidiani dopo esserseli negati per tanto tempo: quindi la vediamo partire per un viaggio, provare a cucinare, imparare a fare selfie ecc.
2) Questa è una cosa che mi è venuta in mente adesso mentre sto scrivendo.
La Signora Daoming è stata una grande stronza e su questo non c'è dubbio, ma ad un certo punto della serie, ora non ricordo quale, affronta con Shancai un discorso che mi sembra giusto prendere in considerazione: Shancai è una ragazza molto umile che proviene da una famiglia povera, non sa nulla di etichetta, di affari aziendali o cose del genere, questo non le creerà alcun tipo di problema nella sua vita futura con un marito come Daoming Si? Non si sentirà mai in imbarazzo o fuori posto? Non ci saranno mai occasioni in cui non saprà cosa dire o non capirà di cosa gli altri stanno parlando?
Devo essere sincera: il modo in cui va a finire tra i due protagonisti, senza che questi problemi vengano in alcun modo affrontati, mi ricorda tanto una fiaba. È come Cenerentola che sposa il principe del regno dopo aver passato la vita a pulire pavimenti.
3) Il progetto di Daoming Si "Segui i tuoi sogni" è semplicemente bellissimo.
Non riesco ancora a credere che il ragazzo arrabbiato e prepotente dei primi episodi sia riuscito a fare questo, stupendo tutti, davvero tutti, con la sua maturità.
"Segui i tuoi sogni" è un ottimo incoraggiamento per tutti i ragazzi e le ragazze che guardano questa serie. Meteor Garden ti dice di crederci, perché se lavori sodo ce la puoi fare.
Anche dei giovani ragazzi pieni di sbagli e di difetti hanno diritto a sognare o meritano di essere amati. Meteor Garden è una serie che parla di ragazzi e di tutto quello che possono affrontare alla loro età, e penso che sia ricco di spunti di riflessione sull'amicizia, sulla famiglia, sull'amore, sui sentimenti umani.
Considerazioni generali:
- le scene di Daoming Si che aspetta Shancai sotto la pioggia e quando la salva da quei due malintenzionati, sono tra le mie preferite della serie. Questi sono i momenti in cui ho iniziato ad amare Daoming Si e a innamorarmi della serie.
- vedere Daoming Si, un ragazzo così arrogante, che senza un attimo di esitazione offre il suo aiuto al padre di Shancai per pagare il suo debito, è qualcosa che mi fa sempre commuovere.
- La gara di cucina. Mi è piaciuto che non abbia vinto Shancai perché era la protagonista, ma che abbia trionfato la concorrente oggettivamente più brava. Ma l'idea di Shancai di creare il suo piatto ispirandosi alla testa ad ananas di Daoming Si è sicuramente divertente.
- La gita in Canada. Questa è una delle occasioni in cui Shancai mi ha fatto arrabbiare di più: le due oche che si sono autoinvitate alla vacanza si sono prese gioco di lei facendola uscire nella tempesta di neve, Daoming Si la salva rischiando la sua stessa vita, e lei cosa fa?
Va a ringraziare Huaze Lei.
WTF.
Con gli occhi tutti a cuore lo ringrazia perché si è preoccupato per lei mentre era fuori, ma non le passa nemmeno per la testa di ringraziare colui che l'ha letteralmente salvata, deve essere Daoming Si stesso a farglielo notare.
Senza parole....
E come se non bastasse, NON SI ARRABBIA MINIMAMENTE con le due pseudoamiche che l'hanno fatta uscire. Ok, Shancai è una che non porta rancore e non si vendica, e questo lo posso accettare, ma possibile che non provi almeno un po' di rabbia per aver rischiato di morire a causa di uno stupido scherzo??
Senza parole pt.2
- il compleanno di Daoming Si. Questa è una delle mie puntate preferite. Dopo aver fatto una figura di merda davanti a tutti essendo rovinosamente caduta a terra trascinando con sé il tavolo (perché Shancai se non inciampa non sta bene), la protagonista fa la conoscenza della temibile Signora Daoming, che subito vuole metterla alla porta manco fosse uno zerbino.
Adoro come Shancai riesce a tenerle testa nonostante la tensione e l'imbarazzo del momento, io mi sarei sotterrata. E adoro come Daoming Si rifiuti di buttarla fuori, ma anzi afferma che quella è la ragazza che gli piace e se la porta via con sè.
La scena sul grattacielo è bellissima, romantica, intensa. Shancai che regala a Daoming Si i biscotti da lei preparati è carinissima, e lui che li prende come se fossero una sacra reliquia mi scioglie il cuore.
Il bacio poi... meraviglioso nella sua delicatezza.
Perché Daoming Si avrà anche un caratteraccio, ma quando bacia Shancai ci mette tutta la delicatezza, il rispetto e la gentilezza di questo mondo.
Ne approfitto per dire che i baci di Meteor Garden sono TUTTI BELLISSIMI, e non solo quelli della coppia protagonista.
- gli scherzi di Daoming Si sono qualcosa di spettacolare: prima si finge morto, poi fa finta di aver perso la memoria. Sono scherzi crudeli, ma mi metto sempre a ridere quando si smaschera. E poi fingendo di non ricordare ha potuto ascoltare una bellissima e commovente dichiarazione da parte di Shancai.
- la scena in cui Shancai e Daoming Si stanno per fare sesso e la sorella di lui entra d'un tratto nella camera è esilarante. La reazione di lei ancora di più: prima aggancia al muro il fratello perché pensa che stia costringendo Shancai, poi si commuove quando realizza a che punto è la loro relazione. Adoro.
Voglio anche dire che rivendendo la scena mi è piaciuto come Daoming Si abbia aspettato a chinarsi su Shancai finché lei non gli ha permesso di farlo: un bel messaggio.
- L'ultimo appuntamento a Londra: il mio episodio preferito. Posso riassumerlo così: lacrime e angoscia. Vedere Shancai e Daoming Si godersi questa giornata nella capitale inglese è bello e straziante allo stesso tempo, ma la parte al ristorante è qualcosa di illegale (in Meteor Garden, le note di Say Something non promettono mai nulla di buono). Inoltre ho notato come Daoming Si sembra volersi dare davvero per vinto per la prima volta. Ha sempre corteggiato Shancai in modo instancabile, ma in questa occasione nemmeno lui sembra avere le forze per cercare una soluzione. L'arrivo a Londra di Shancai è quello di cui aveva bisogno per ritrovare coraggio, perché ora sa che anche lei è pronta a lottare per il loro amore.
- la proposta di matrimonio. Daoming Si chiede a Shancai di sposarlo mentre sono al ristorante, e lo fa in modo molto semplice: mangiamo insieme per il resto della vita. A parte il fatto che adoro Daoming Si che adora guardare Shancai mangiare (perché lei mangia con gioia ed è bellissimo), questa proposta mi è piaciuta molto per la sua semplicità e naturalezza.
Shancai mi fa un po' cascare le braccia per la sua reazione davvero poco entusiasta. Sembravo più felice io di lei 😂 Però va bene così, non è che Shancai deve reagire come avrei reagito io o come io avrei voluto che reagisse, lei è stata se stessa. A Shancai non piace stare al centro dell'attenzione e si sente in imbarazzo quando ha gli occhi di tutti puntati addosso, quindi non potevo aspettarmi una reazione entusiastica quando le arriva la proposta in un ristorante pieno di gente.
Ed è bello che nella scena successiva ci mostrino Shancai sul divano di casa sua intenta a pensare alla proposta con gli occhi sognanti, a prova del fatto di quanto anche lei sia innamorata di Daoming Si, anche se magari non lo esterna come lui (non dimentichiamoci poi il bacio che lei prende l'iniziativa di dare, uno dei più belli).
- due parole su alcuni personaggi secondari.
La signora del ristorante a Londra (pardon, non ricordo il nome) è stata un personaggio davvero carino nonostante sia comparsa in poche puntate. Ed è bello che nonostante il poco tempo in scena io l'abbia vista come una mamma per Daoming Si e Shancai. Una donna molto accogliente e gentile capace di farti sentire subito a tuo agio anche se casa tua è dall'altra parte del mondo.
Thomas, il musicista. Poveretto: il suo incontro con Shancai lo porta ad essere quasi sgozzato dallo stalker pazzo che Daoming Si era a inizio serie. È stato poi molto carino con Shancai quando l'aiuta a Londra dopo che lei si è fatta derubare cinque minuti dopo aver messo piede in città (chissà perché la cosa non mi ha sorpreso).
È stato poi esilarante scoprire che i due ladri in questione altri non erano che i due amici e coinquilini di Thomas, che non contenti di aver derubato Shancai, riescono poi a scroccarsi una cena costosissima offerta da Huaze Lei. Ammetto che questi due ladruncoli mi sono stati molto simpatici. Bella anche la scena di loro che devono suonare per racimolare soldi per pagare la cena, dopo che Lei si rende conto di aver perso il portafoglio.
E detto questo, direi di aver detto tutto. In realtà proprio tutto no, ci sono altre cose che potrei dire e ci sono altre scene di cui parlare, ma siccome voglio preservare quei pochi neuroni che mi sono rimasti dopo aver scritto questo commento, mi fermo qui.
Punteggio: 8.2
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memoria #31
In questi giorni ho avuto occasione di pensare alle mie prime volte col sesso, leggenda metropolitana sul sesso vuole che ogni donzella di tradizione la prima volta si conceda all'amore. Ma sappiamo bene che qui a casa mia l'amore stesso trattasi di leggenda. Quindi io a chi cazzo l'ho data la prima volta? Eh me lo son chiesto nei giorni scorsi, me lo son dovuto chiedere perchè me lo hanno chiesto e alla fine mi son detta, ma io? Cos'è che mi convinse? Ecco. Vi posso rincuorare dicendo che non la diedi al primo che passava, anzi. Anzi. Quello l'ho fatto mille volte poi. Era un amico, so che mi voleva bene perchè so che ancora me ne vuole e a suo a nostro modo siamo ancora amici, eccome. Insisteva, mi chiedeva di cosa avessi paura, io avevo diciotto anni, precisamente lui la corte (la corte!) inizò a farmela quando io ancora di anni ne avevo diciassette e di cazzi ne avevo visti, ma ne avevo preso in mano solo uno, in bocca ancora nessuno e non lo feci nemmeno col suo. Mi invitava ad uscire e io ci uscivo con lui, devo sottolineare che mio padre benediva la situazione, lui gli piaceva, se veniva a prendermi lui e a portarmi lui i miei dormivano tranquilli, non consci del fatto che in realtà era alla mia purezza che ambiva forse lo sapevano pure e gli andava bene, ammetto che ci vedevano lungo, perchè è vero che mi si voleva scopare però è pure vero che anche dopo avergliela data poi fui io ad allontanarmi, non lui, che ambiva ad un futuro insieme, come si diceva nel periodo dell'adolescenza: lui mi voleva proprio. Mi diceva che voleva stare con me anche a distanza, chè io sarei partita per l'università, me ne sarei andata lontano, ma a lui andava bene lo stesso, che poi sarei tornata e avremmo avuto dei bambini e che gli piacevano anche altre ragazze, ma che io ero quella che lui preferiva (che tenero). Come scusa per farmi cedere al suo desiderio veniva a casa mia a studiare inglese, senza nessuna intenzione di farlo sul serio, finiva che si pomiciava sul letto di mio fratello mentre i miei guardavano la tv in soggiorno, che ne so, i miei hanno sempre avuto una mentalità troppo aperta per ‘ste cose, sarà anche per questo che io ho vissuto con una libertà quasi ostinata la mia sessualità. Dopo un po’ di volte che veniva a far finta di studiare io mi ero già stufata di questa cosa e costrinsi uno dei miei fratelli a venire a disturbarci insistentemente in modo da evitare che lui ci provasse. Fu l'ultima volta che venne e fu anche l'unica in cui riuscìì a fargli fare qualcosa di inglese. La prima volta che mi baciò fu in treno, andando a scuola, mi chiuse in uno scompartimento, mi accostò al muro e mi baciò, mi piacque, mi fidavo di lui, ci conoscevamo da anni e sapevo non mi avrebbe mai fatto del male. Ma eravamo diversi, lui immaginava la famiglia, una casa e un lavoro sicuro. Io no. Io volevo solo andarmene in giro senza aver intenzione di fare niente. Di fatti. Sono sempre stata sincera, in fin dei conti non sapendo quel che voglio dall'alba dei tempi non potevo e non posso permettermi di promettere qualcosa a qualcuno, tutto pur di non far soffrire, tutto pur di tenerli distaccati, tutto pur di non assumermi responsabilità, voglio aver torto, ma non voglio aver rimorsi. Decisi di farlo con lui, che poi possiamo star qui a dircene di ogni, ma avevo anche paura, quella paura cattolico cristiana, quel timore di far il passo e non poter tornare indietro, o tesori miei se si può tornare indietro, eccome se si può, l'amore si può far mille volte per la prima volta e ogni volta può esser più bello. ogni volta si può morire e rinascere, mille volte sarà la prima e altre mille sarà l'ultima. Ogni volta che io faccia sesso o che faccia l'amore so che ce ne saranno altre sempre più belle e mai mi son pentita di averlo fatto per la prima volta. Nè con lui. Nè in quel momento. In macchina, che scomodo gesù che scomodo, è il ricordo più forte che ho, la scomodità, io sopra non si poteva non avevo il coraggio, ci provai, ma non mi sarei mai trafitta da sola. Lui sopra, ok, ma già la situazione era di due ragazzetti alle prime armi, poi pure in macchina, insomma fu piacevole, nel senso che fu un'esperienza che mi rimase e non mi sconvolse negativamente, assolutamente, io gli piacevo e lui non faceva che farmelo capire. Ma con lui fu la prima e l'ultima volta. Mi rimase un senso di colpa nei suoi confronti, io non lo volevo e lui sì. Fu un senso di colpa che mi portai dietro per un po’ di tempo e ancora a tratti mi pervade, quando mi sento fredda e solitaria, lontana e immeritevole di amore, io mi sento in colpa verso chi mi ama. Sapevo che mi dovevo allontanare e così feci, lui tentò invano ancora qualche mese, ma poi io partìì e finì tutto lì, non proprio a dire il vero, lui mi rimase vicino anche nei periodi in cui andavo in giro a scoparmi tutto il paese e dintorni, a momenti rimproverandomi a momenti abbracciandomi quando mi vergognavo di me stessa. Mi prendeva e mi portava a fare un giro senza mai riprovarci, colpevole lui stesso di farmi sentire colpevole per la mia natura libertina, ma in buona fede, sapevo allora come so adesso che l'insulto puttana non vuol dir nulla, ma sapevo pure che mi voleva bene e che non potevo chiedergli certe finezze mentali, dopo tutto era un motivo per cui non stavamo insieme. Puttana. Chè di fatti lui mi diede il via. Poi dopo qualche mese mi feci il suo migliore amico, il primo che mi poggiò la lingua sulla fica, che il cielo lo benedica, il primo che ha cercato di prendermi il culo mortacci sua, il primo che mi disse che al posto del cuore avevo una pietra, ne seguirono altri. Dopo due mesi di sesso mollai anche lui e da quel momento, salvo pochi casi, pochissimi, è stato sempre un mordi e fuggi. Qualche giorno fa mi hanno chiesto dei miei amanti e mi sorprende il fatto che non son riuscita ad elencarli tutti subito, a tratti mi sovvengono dei ricordi e me ne viene in mente qualcuno in più a tratti mi intenerisco e poi mi son ricordata la mia prima volta e mi è piaciuta. E me la son voluta scrivere.
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Durante tutta la Mia infanzia sapevo Chi ero e cosa ci si aspettava da Me January 07, 2021 at 04:00AM
Durante tutta la Mia infanzia sapevo Chi ero e cosa ci si aspettava da Me. Ero anche molto spaventato e sopraffatto dalla conoscenza di Chi fossi e da cosa ci si aspettasse da Me. Poiché ero umano, ho sofferto la paura. Ero facilmente ferito. Ho amato tutti quelli che sono venuti in contatto con Me e Mi fidavo di tutti perché li amavo. Non sapevo che Mi avrebbero ucciso, perché pensavo che il Mio regno fosse giunto. C’erano alcune cose che Mi furono tenute nascoste da Mio Padre, che non comunicava con Me come pensate. Invece, quando Mio Padre lo volle, ricevetti una conoscenza infusa del compito che Mi era stato assegnato di portare la salvezza a tutti.
Ogni tipo di Intervento Divino è stato creato per conquistare le anime di coloro che pensavano di conoscere le Leggi del Padre Mio, ma che le avevano stravolte per soddisfare i propri desideri e il loro ego.
Ho passato molti anni a vivere con la Mia amata madre e con Mio padre, San Giuseppe, proprio come qualsiasi famiglia. Io li amavo così tanto ed ero felice. Eravamo molto uniti e Mia Madre era dotata di grazie speciali concesse a lei dalla Potenza dello Spirito Santo. Ciò significava che lei sapeva esattamente cosa comportasse la Mia Missione. Conosceva le difficoltà che avrei dovuto affrontare. Il rifiuto. Il ridicolo. Ma nemmeno lei sapeva che sarei stato ucciso.
È stato dopo i primi due anni nella Mia Missione, dopo aver trascorso 20 ore al giorno a predicare la Verità, che Mi resi conto che l’opposizione era aumentata. Tutti coloro che ascoltavano la Mia Parola furono avvertiti di questo, anche se non riuscivano a capire esattamente ciò che stavo cercando di dire loro. Molti che avevano accettato che quello che dicevo era la Verità, trovarono difficoltà a seguirMi a causa del ridicolo che dovevano affrontare. In entrambi i casi, i Miei nemici non potevano ignorarMi. Fui oggetto di molti dibattiti, di molte discussioni e di molti attriti.
Essi diffusero menzogne terribili su di Me, compresa la Mia Moralità, la Mia Sanità Mentale e le Mie Intenzioni, e tuttavia, non potevano ignorare quello che facevo, quello che dicevo e quello che avevo annunciato riguardo al Regno di Mio Padre.
Sono stato tradito da coloro che Mi amavano, ma che mancavano del coraggio di seguirMi. (Gesù, Libro della Verità, 12 Dicembre 2013 – Durante tutta la Mia infanzia Io sapevo Chi ero)
Messaggi da meditare nei prossimi giorni (dal 23 dicembre)
-24 Dicembre 2012 – La Vergine Maria: il giorno in cui ho portato al mondo un Salvatore, ha cambiato il destino dell’umanità.
- 22 Dicembre 2012 – Oggi vi ricopro con questa Benedizione Speciale.
- 12 Dicembre 2013 – Durante tutta la Mia infanzia Io sapevo Chi ero.
- 3 Luglio 2013 – La Madre della Salvezza: Nessuna porta si aprì per consentire a mio Figlio di venire al mondo con dignità
http://messaggidivinamisericordia.blogspot.com/2020/12/messaggi-da-meditare-nei-prossimi_23.html
Libro della Verità- Mini webcast parte 6- La Medaglia della Salvezza e il Sigillo del Dio Vivente, qua Libro della Verità- Mini webcast parte 1- L'Avvertimento e la Seconda Venuta di Gesù, qua
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- ┊☆┊★ “Figlia Mia amatissima, Il tempo si sta muovendo velocemente ora. Ho preparato tutti voi ormai da tempo. Voi, Miei seguaci, sapete cosa dovete fare. La vostra propria confessione è importante e dovete cercare di farla una volta ogni settimana d’ora in poi..” (Gesù, Libro della Verità, 17 Luglio 2012, qua )
- Gruppi della crociata di preghiera Cari fratelli queste parole sono rivolte proprio a noi, forza ci impegniamo a costituire i gruppi Gesù all’umanità, accogliamo questo appello urgente del nostro Signore Gesù, raddoppiamo gli sforzi che ognuno si metta in contatto con le persone della sua Diocesi: "MOLTO PRESTO UNA DIVISIONE SI VERIFICHERÀ IN EUROPA, OGNUNA DELLE QUALI È COLLEGATA ALL’UNIONE EUROPEA E AL PAESE IN CUI SI TROVA LA CATTEDRA DI PIETRO. CIÒ SI TRADURRÀ IN UNA GUERRA, CHE SARÀ DI TIPO DIVERSO DALLE ALTRE GUERRE. MA SARÀ VIOLENTA. LA GENTE SI LEVERÀ L’UNO CONTRO L’ALTRO IN GERMANIA, ITALIA E FRANCIA. DOVETE PREGARE CHE I MIEI SEGUACI RIMANGANO FORTI E GARANTISCANO CHE I GRUPPI DI PREGHIERA DI GESÙ PER L’UMANITÀ SIANO COSTITUITI RAPIDAMENTE IN QUESTI PAESI ( Gesù, Libro della Verità, 26 febbraio 2013)", qua e qua .
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"Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?"
"No." Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
"Allora, visto che non sai cosa dire," Iniziò mio padre, "Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?" Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
"Stasera, prima di venire a cena," Iniziò, "mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi..."
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai... Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece... Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita. Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: "Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti, le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!"
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
"Non è vero!" Urlai "E' un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi." Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
"Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele..."
"Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?"
"Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura." Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: "Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi." Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
"Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!" Disse quando si fu calmato, "Hai detto che ha la tua stessa età, vero?"
"Si."
"E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?"
"Si."
"Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!" E giù un'altra mitragliata di risate.
"No." Risposi molto timidamente.
"No? E perché no? Se le avesse buscate?" Era di nuovo serio.
"Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte."
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. "Capisco, ci sono passato anch'io. E' così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E' una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno." Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: "Infilati una maglietta pulita e andiamo." Disse.
"Dove?" Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
"Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito."
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Tanti giramenti di ehm...ruote 🙄👩🏻🦼
Oggi ho dovuto fare una delle cose che non ho mai potuto tollerare, farmi spalleggiare dalle mie conoscenze affinché mi venisse assicurato un mio diritto. Provo un disgusto profondo verso le raccomandazioni, ma purtroppo viviamo in un Paese in cui, se non hai i giusti agganci, pur avendo ragione da vendere, difficilmente riuscirai a smuovere certi poteri.
Nella mia città, il Centro Accreditato di ordine religioso a cui ho fatto tempo addietro domanda e che fornisce fisioterapia domiciliare tramite il SSN, ha solo due fisioterapisti, un uomo ed una donna. Purtroppo quest’ultima - quella assegnata a me - non è il massimo della professionalità, non è assolutamente preparata nel trattamento dei giovani affetti da patologie neuromuscolari e degenerative come la sottoscritta ed io, erano quasi due anni e mezzo che attendevo di essere passata all’altro fisioterapista.
In queste circostanze funziona molto bene il passaparola e, in una città come la mia, giocando io a calcio in carrozzina - un’alcova per disabili con le contro ehm...ruote 🙄 - certe notizie volano, proprio come è successo a me quando, quasi tre settimane fa un mio compagno di squadra mi avvisò che il suo fisioterapista da me tanto anelato, a causa del decesso di un suo paziente, si era liberato dei tempi.
Mentre attendevo pazientemente il cambio, approfittando di incontrare la Fisiatra mandata dal Centro a fine mese per la visita mensile programmata, ho continuato la fisioterapia con la mia solita senza che nessuna delle due facesse alcun riferimento (lei lo sapeva eccome). Tutto questo fino a lunedì quando, durante il trattamento la suddetta fisioterapista, mi ha candidamente confessato che la mattina era stata in casa di un paziente la cui sorella, studentessa universitaria fuori sede a Milano, era stata messa in quarantena dal medico curante.
Se non avessi avuto un’insufficienza respiratoria abbastanza importante, probabilmente non avrei reagito con tanto allarmismo; ma siccome ho una patologia abbastanza stronzetta, non ho voluto rischiare e le ho chiesto di non venire più, di denunciare l’accaduto alla Struttura e che comunque dovendo venire mercoledì la Dottoressa, ne avrei parlato con lei. Con mia somma sorpresa e stupore, mercoledì parlando con la Dottoressa ho scoperto che la fisioterapista non aveva denunciato nulla, ma che comunque la stessa le avrebbe parlato per capire sul da farsi. In sede di visita inoltre, ho rimembrato alla Dottoressa la mia richiesta del cambio fisioterapista (facendole capire che sapevo del buco) ricevendo dalla stessa una risposta abbasta vaga.
Il bello però è arrivato ieri sera, quando ho ricevuto un messaggio dalla fisioterapista che mi chiedeva se volessi riprendere il trattamento e che in tal caso, per farmi stare più serena - un cazzo (ops forse non avrei dovuto dirlo 🙊) - avrebbe usato la mascherina. A quel punto non ci ho visto più, le ho detto di non venire e che me la sarei gestita io col centro e che non dovevano, considerando il rapporto che hanno con gente fragile, essere così leggeri e superficiali.
Stamattina armata di una rabbia assurda, essendo io un tantinello raffreddata, ho mandato mio padre direttamente al Centro chiedendogli la cortesia di chiamarmi una volta trovata la Dottoressa (chiamarli sarebbe stato inutile) e di passarmela. E così ha fatto, dopo una serie di discussioni sul mio inutile a dir loro allarmismo - un cazzo pt. 2 - sono ritornata all’attacco, ma questa volta un po’ più strong esigendo il cambio immediato del fisioterapista, richiesta mia spenta asserendo esserci dei problemi aziendali.
A quel punto per non perdere completamente la lucidità, ho annunciato che non mi sarei fermata lì e che sarei arrivata con altri mezzi al nocciolo del problema. E così ho fatto, mi è bastata una telefonata al Vicepresidente della nostra ASD che con il supporto del Presidente, un Medico Fisiatra Ortopedico Pediatrico, in una mattinata mi hanno risolto tutto dandomi la notizia che entro una settimana avverrà il cambio.
Guarda caso mi è bastata una sola telefonata, per risolvere dei “problemi aziendali”.
Non avrei mai voluto scendere ad un simile compromesso, non avrei mai voluto farmi “raccomandare”, eppure in certe circostanze solo se hai delle conoscenze vai avanti.
Questo episodio mi ha lasciata disgustata, amareggiata, incazzata, ma proprio per questo ho deciso di non arrendermi e di continuare a lottare affinché i diritti miei, come quelli di tutti coloro i quali affrontano simili angherie, vengano sempre garantiti e difesi.
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Un po' di noi
Ti ho visto la prima volta una sera di giugno, faceva caldo e in paese si festeggiava il patrono. Ricordo che ero seduta su di una sedia bianca a bordo campo mentre guardavo le mie amiche ballare i balli di gruppo in mezzo alla pista. Ad un certo punto mi sono voltata e ti ho visto, serio e orgoglioso, camminavi avanti e indietro con le mani dietro la schiena per darti l'aria importante, ma lo sguardo lo avevi perso chissà dove, come i pensieri. Ho pensato fossi interessante ma che con te non avrei mai avuto nessuna possibilità, infondo io non sono il tipo che attacca bottone. Ti ho cercato con lo sguardo un altro paio di volte prima di alzarmi e andarmene a casa, perché la serata non era poi così divertente ed io avevo appena litigato con il mio ragazzo. Non pensavo ti avrei più rivisto e, forse, nemmeno me ne importava tanto, eri uno sconosciuto che mi aveva colpito, così come a volte capita che un passante ti possa suscitare un certo interesse con uno sguardo ma non ti azzarderesti mai ad avvicinarti. Ammetto di non averti nemmeno riconosciuto quando, mesi dopo, ti ho visto presentarti alla platea al teatro.
- Mi chiamo Marco -
Questo è tutto quello che hai detto, poi sei andato a sederti in seconda o terza fila e hai ascoltato distrattamente la lezione. Anche allora ho pensato fossi qualcosa di straordinario senza rendermi conto che già ti avevo visto. Mi ci è voluto un bel po' di tempo e la fine della mia relazione prima di ricordare dove avessi incontrato in precedenza quello sguardo serio e orgoglioso, ma allora ero già innamorata di te e non volevo ammetterlo. Se mi chiedessero quando ho cominciato a provare tutto questo risponderei che non ne ho la più pallida idea. Forse è il modo che hai sempre avuto di preoccuparti per me che mi ha trascinato nel vortice, come quella sera di gennaio in cui io non facevo altro che tossire e tu mi lanciavi qualche sguardo preoccupato fino a che ti sei fatto vicino.
- Stai bene? -
- Sì, è solo un po' di tosse e raffreddore, o forse mi sto ammalando -
- Si vede che non stai bene, ora vai a casa, ti fai un tè caldo e ti metti a letto. Non uscire per nessun motivo -
Ho pensato sembrassi mia madre in quel momento ma ho evitato di dirtelo.
- Va bene -
- Non sai quanto ti invidio, tu adesso andrai a dormire, a me tocca stare in discoteca a fare servizio fino alle cinque di mattina -
- Lo hai scelto tu -
- Lo so, ma potrei romperti le scatole e scriverti qualche messaggio così tengo sveglia anche te -
- Spengo il telefono la notte -
Non so perché ti abbia detto una cosa simile, forse perché ero nervosa per via del tuo interesse. Ogni volta che mi dicevi qualcosa di carino scappavo via come se tu avessi potuto bruciarmi con una parola. Mi spiace, non sono mai stata brava a relazionarmi con la gente, ecco perché me ne sto sempre in disparte e preferisco confondermi con la parete, e tu lo vedevi e ogni volta venivi a riprendermi e mi trascinavi di nuovo tra i vivi. Solo quando mi eri accanto capivo di respirare sul serio. Solo quando mi guardavi tu capivo di esistere davvero. E non te l'ho mai detto. Per questo ti ho perso, per le cose non dette e le cose non fatte. Come quel giorno in cui ho scoperto che uscivi con Sara. È stato come un proiettile che ti colpisce a sorpresa perché non avevi notato nessuno puntarti addosso una pistola. Credevo che non ti meritasse ma non sarei mai venuta a dirtelo, perché infondo quella che credeva di non meritarti ero io.
Per parecchio tempo mi sono chiesta cosa mai potesse trovare in me uno come te, siamo agli antipodi, siamo opposti, anche se col tempo ho imparato che ci sono dei punti in comune.
La vita continuava, nel frattempo, tra le giornate a scuole e il cielo coperto di nuvole. Mi ripetevo che non mi servivi tu per stare bene e che se con lei eri felice allora ok, ti avrei dimenticato. Ma tu non me lo permettevi. Non capivo a che gioco giocassi, come quel sabato sera in cui ti sei presentato all'improvviso cogliendo tutti di sorpresa.
- Cosa ci fai qua? -
- Ho visto sul programma dei turni che c'eri tu e ho pensato di passare a fare un giro. Ho portato anche il gelato -
Io tentavo di starti lontano, ma piano piano mi sono ritrovata accanto a te. Dicevi che dovevi scappare perché il tuo amico dava una festa nel suo locale, ma ti sei fermato per più di un'ora e poi mi sei mancato per tutta la notte.
Il nostro rapporto diventava sempre più ambiguo, sapevo che ti vedevi ancora con Sara, perciò me ne restavo in disparte, ma tu ti facevi sempre più vicino, ti facevi mettere in gruppo con me e mi trattavi da principessa. Io tentavo di nascondere il mio interesse e dissimulare il tuo, ma la gente col passare del tempo ha cominciato a captare i segnali e hanno iniziato a fare il tifo per noi. Bastava che ci scambiassimo uno sguardo e per loro sembrava la fine del mondo. Eravamo belli da morire, tu per la tua sicurezza ed io per la mia timidezza. Un giorno ridendo e scherzando mi hai detto di passare alla festa del patrono così avremmo potuto bere qualcosa insieme. E così, dopo un anno esatto da quando ti avevo visto la prima volta, ci ritrovammo io e te al bancone del bar a chiacchierare della maturità che avrei affrontato da lì a qualche giorno. Odio ammetterlo ma il giorno dell'esame orale ti avrei voluto fuori dalla porta ad aspettarmi. Invece non c'eri. Non ci saresti più stato, a dir la verità. È stato l'inizio del declino che mi ha portato, al termine dell'estate, a scoprire la tua relazione con Mara, una ragazza conosciuta in palestra.
Ti ho odiato. Ti ho odiato davvero tanto, perché mi sentivo presa in giro, usata, trattata come se avessi dovuto essere la tua ennesima conquista, un numero. E ho odiato me, perché ci avevo creduto, perché mi ero lasciata ingannare dai tuoi occhi castani e le belle parole. Mi sono odiata perché non riuscivo a trattenere le lacrime, perché avevo gli occhi stanchi e i capelli in disordine, perché uscivo con gli amici e ti cercavo tra la gente, anche in quei posti dove sapevo non avresti mai potuto esserci.
- Non sei più tu -
Gli amici me lo ripetevano spesso, ed era vero. Non ero più io, perché quella piccola luce che avevo negli occhi era scomparsa e sapevo non sarebbe più tornata.
Verso la fine di settembre sei andato a Copenaghen con lei, il primo di tanti altri viaggi che avreste fatto insieme. Mi avevi detto che saresti tornato il lunedì, invece il lunedì mattina ti sei presentato d'improvviso durante il mio turno con la colazione. Non riuscivo a guardarti, scappavo sulla terrazza e speravo te ne andassi il più presto possibile, perché non sopportavo la tua presenza, non dopo che eri stato per giorni con lei. Forse avevi capito il mio disagio perché non tentasti nulla per cambiare il mio atteggiamento.
Il tempo passava sempre di più ed io e te ci vedevamo sempre di meno, poi una sera ci siamo beccati quasi per caso, dico quasi perché io ci speravo. Mi hai abbracciata così intensamente che credevo di scomparire.
- Sei la mia principessa -
Me l'hai ripetuto più volte, ed io ci credevo, ho sempre creduto alle tue parole, alle tue bugie. Quella sera abbiamo anche litigato, tanto che te ne sei andato nell'altra stanza per un po', poi sei ricomparso.
- Visto che sono tornato? -
- Sì -
- L'ho fatto solo per te -
Ci ho provato a dimenticarti, ci ho provato davvero. Negli anni a venire sono uscita con molti ragazzi, molti dei quali avrebbero fatto di tutto per me, ma io non riuscivo ad innamorarmi di nessuno di loro. Loro non erano te. Era impossibile andare avanti così ma non potevo fare altro. La tua relazione andava a gonfie vele, ormai riuscivi anche a parlare di lei in mia presenza, non ti nascondevi più, mentre io ancora nascondevo la ferita che avevi provocato. Tentavo di colmare il vuoto con qualunque cosa, avevo anche riniziato a fumare. Tu ogni tanto venivi a sapere di qualche mia storia e in quei momenti non mi parlavi, mi evitavi, fingevi che non ti interessasse ma poi ti arrabbiavi con me per cose di poco conto.
Un giorno che stavamo chiacchierando mi hai detto che saresti partito per Lisbona la settimana dopo.
- Guarda che voglio una cartolina eh -
- Ok -
La mia era stata una battuta, ma qualche settimana più tardi, mentre fuori infuriava un temporale estivo, ti sei fatto più vicino e in mano avevi qualcosa.
- Ti ho portato un segnalibro perché della cartolina non te ne saresti fatta nulla, il segnalibro invece lo puoi usare sempre, so che leggi tanto -
Non sapevo che dire. Mi avevi lasciato senza parole. Inutile dirti che dopo anni quello è l'unico segnalibro che continuo ad usare, mi accompagna in ogni viaggio e i miei amici quando se ne accorgono sorridono e non dicono nulla, perché sai non gli parlo più di te, a volte capiti in qualche discorso ma sei solo di passaggio. Ho vissuto momenti belli e momenti brutti senza che tu ne sapessi nulla, ho iniziato e troncato relazioni senza dirti niente, mi ripetevo che stavo andando avanti con la mia vita, ma ogni volta che ti vedevo, anche per poco, mi sembrava di tornare al punto di partenza, crollavo di nuovo e finivi per mancarmi più di prima. Un giorno stavamo parlando del più e del meno, per me era un momento orrendo della mia vita, tutto sembrava andare male, ed ecco l'ennesimo colpo.
- Perché non mi hai detto che andrai a convivere? -
Serena te lo ha detto così, con semplicità, come fosse la cosa più scontata del mondo. Tu sei rimasto in silenzio per un po', non sapevi cosa dire, sei sbiancato e hai cambiato discorso. Io, beh io, ho sentito il pavimento crollare e risucchiarmi, un altro colpo al cuore, un altro proiettile inaspettato da una pistola invisibile. Hai tentato di rimediare tutta sera.
- Andiamo a bere qualcosa dopo? -
- Certo -
Certo, ma alla fine non ce l'ho fatta, non ho retto il colpo, sono tornata a casa e ho pianto come non piangevo da tempo. Ero di nuovo svuotata. Sapevo già di averti perso ma quella è stata la prova definitiva. Non serviva che mi dicessi quanto fossi felice, lo sapevo da me anche se non volevo ammetterlo.
Ci sono stati tanti momenti in cui avrei voluto baciarti e non l'ho mai fatto, era come se ci fosse una linea rossa invalicabile che non mi permetteva di avvicinarmi a te.
Ne abbiamo passate tante, e tanto ti devo. E anche ora che sono passati anni non riesco del tutto a staccarmi da te. Ti voglio bene e questo lo sai, ma che ti amo non lo saprai mai. Non ho mai lottato per te e mi dispiace, ti ho lasciato tra le braccia di una ragazza che ti merita più di me. Passare una vita a cercare di averti e non averti mai. Una storia con un solo punto debole: io. Avrebbe tutto potuto essere diverso, ma la vita non ha voluto. Ora, mentre guarderai l'aurora boreale abbracciato all'amore della tua vita, vorrei che tra quei paesaggi ricordassi un po' i miei occhi verdi.
(So che lui non leggerà mai queste parole, ma io avevo bisogno di scriverle. I nomi sono inventati, la storia è vera)
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DF - All’università Episodio 10 Guida
- Risultato negativo / Risultato neutro + Risultato positivo / o + Significa che il mio Lov’o’metro con quel personaggio è al massimo, ciò vuol dire che il risultato può essere sia neutro che positivo.
Punti Azione: 1.270 - 1.300 massimo
Illustrazioni: 5 in totale, una per ogni crush. E’ possibile prendere 1 illustrazione per giocata. Se volete l’illustrazione con la vostra crush bisogna avere il lov’o’metro più alto con lui/lei, con il colpo di fulmine.
La zia: La si può trovare in infermeria prima di andare in biblioteca da Melody.
Soldi: - 155 $ tutina bordeaux: Priya/Castiel - 155 $ Jeans a righe e top: Rayan/Nath - 155 $ Abito giallo: Hyun
~ Andiamo a lezione.
Lebarde: A. Eh, s-sì arrivo professore / B. E’ un’interrogazione a sorpresa sulla tesi? Come l’ultima volta? /
A. Questo è troppo, grazie… ma non ero sola. Sono stata aiutata dal direttore per l’organizzazione, da Hyun il cameriere e da Clementina il capo. / B. Grazie professore. C. Grazie! Sono pronta ad organizzare il prossimo evento quando vorrete! +
~ Uscite in cortile.
Chani: A. Non lo so… ho avuto modo di rincontrare sua madre e di ritrovarmi in mezzo ad una discussione familiare in camera. + B. Non ne ho idea, immagino sia importante per lei ricevere dei meriti. Era delusissima dal fatto di non poter far parte dell’organizzazione. -
A.Volevo dirti che è stato strano vederti arrivare con Priya alla serata. Non sapevo foste amiche.
B. Boh, pensavo che qualcosa fosse andato storto, ma sono più tranquilla ora che so che era giusto il lato mondano della festa ad averti fatta scappare.
C. In quel momento… pensavo che avessi litigato con Priya, dato che anche lei era andata via senza salutare… /
~ In palestra.
Yeleen: A. E allora ti sei dimenticata della bugia che hai inventato a tua madre il giorno della serata? - B. Penso che ad ogni modo ci rivedremo più tardi in camera. /
A. Forse ha ragione! Non sarai mai all’altezza! B. Perchè te la prendi con me? / C. Yeleen… cerca di ammettere che è sbagliato quello che fai. Merito delle scuse almeno. /
Castiel: A. Grazie Castiel. / B. Va tutto bene. / C. Questa pazza non capisce quello che le dico! -
A. Penso ancora che sia un buon consiglio. / B. Mi dispiace… quella serata, è stata… stressante. E tu fortunatamente sei arrivato nel momento peggiore. Non so… - C. Sì Castiel… ho parlato da persona arrabbiata. Ma avevo ragione, non permetto a nessuno di mettermi i piedi in testa. +
A. E quindi… tu e Ambra siete amici? / B. Ti ha detto che cosa stesse succedendo? Ho sempre l’impressione che Nathaniel voglia dirmi la verità ma poi… - C. Dopo non vi ho più rivisti… pensavo foste andati via. /
Se scegliete A: A. No... ma... considerando la vostra storia passata. Ti è mai venuto in mente che Ambra potresse avere ancora dei sentimenti per te? + B. Niente affatto... Penso che sia matura e totalmente diversa. Sono contenta. C. Sono sorpresa, considerando la peste che era al liceo, io e te avevamo la stessa opinione su di lei.
Se hai scelto A e non sei sua ex: A. Hmm... è una cosa intima questa. B. (Le mie guance sono diventate rosse. Ho tossito cercare di nascondere quanto fossi agitata.) /
Se hai scelto A e sei sua ex: A. (Le mie guance sono diventate rosse nonostante me stesso. Ho tossito per cercare di nascondere quanto fossi agitata.) B. Li conosci già. / o +
Se scegliete B: A. Sembra aver bisogno di una mano. + B. Hai ragione.
A. Ok, io ritorno al campus. Forse ci vediamo più tardi / B. Potrei forse… venire con te. +
~ Andate alla serata con Alexy e Rosa.
Alex: A. Dovrebbe lasciare l’università. - B. Non penso che… non avrebbe dovuto tenere il bimbo? / C. cavolo… non credevo potesse essere così difficile la situazione. +
A. Cosa? Ma no, non ti preoccupare Alex, va tutto bene. + B. E’ anche vero che sei sparito da un giorno all’altro. /
Rosa: A. E’ vero, è da un po’ di tempo che non ci riuniamo tutti e tre. + B. Sarei dovuta restare a ripassare questa sera, non è serio da parte mia. / C. E’ vero, è stata una buona idea. + Alexy
A. Perchè sei così formale. Va tutto bene? / B. Ma certo Rosa, non ti abbandoniamo. / C. Ammetto che non è stato facile… è comunque un grande cambiamento, e faccio ancora fatica a capire perchè vuoi tenere il bambino nonostante tu sia una studentessa. - Alexy
A. Vuoi che beva il tuo bicchiere Rosa? / B. (Ho appoggiato la borsa sul tavolo versando di proposito il bicchiere di Rosa.) +
Priya: A. Non ti preoccupare, va tutto bene, è solo stanca. / B. In pratica… non può bere alcolici. - Alexy C. Sono sicura che sia la stanchezza. Vado da lei, voglio assicurarmi che stia bene. +
A. In India… è lontano… vuol dire che non ci vedremo più. + B. Capisco che ti stia a cuore, ma dopo quello che avete vissuto, non hai paura di ritornare…? / C. Non puoi lasciare il gruppo! L’india è troppo lontana, non ti vedremo più. -
A. Oh no povera. coraggio! / B. Si rimetterà, resta con noi! - C. Vuoi che… ti accompagno? Non abbiamo avuto molto tempo per parlare. +
~ Torniamo al campus.
Rayan: A. Visto quello che è successo le settimane precedenti, preferisco essere discreti. / B.Esatto, possiamo fare quello che vogliamo. - C. Per il momento ci accontentiamo di parlare, non capisco perchè possa essere fastidioso. +
A. Sono stanca di non poterti parlare tranquillamente. Sembra quasi che infrangiamo qualche legge quando invece stiamo solo parlando! + B. Pfiou, l’abbiamo scampata bene! / C. Ti lascio verso l’anfiteatro… non è una buona idea quella di parlare qui in mezzo al cortile. -
A. Scusami, ma preferisco di no… - B. E’ un’ ottima idea… +
Yeleen: A. Yeleen… tutto bene? / B. (Mi sono girata dall’altro lato per provare a dormire per davvero.)
A. Vuoi parlarne? + B. (Non ho osato dirle nulla.)
~ In biblioteca con Melody.
Melody: A. Scusami, ci ho messo un po’. / B. Ciao! eccomi, mettiamoci a lavoro. +
A. Ma no, gli articoli che hai trovato sono perfetti Melody, sono sicura bastino! + B.Sì, forse hai ragione, do un’occhiata in biblioteca. /
Hyun: A. Peccato, avremmo potuto terminare la serata insieme. + B. Ti ho visto parlare con il professor Zaidi durante la serata, ero stupita. - C. Si, capisco perfettamente. È il lato meno simpatico di quell’ambiente. Si possono incontrare persone molto interessanti, ma anche persone pronte a discutere alla minima occasione, può essere estenuante. /
A. Sì, andrà bene. Ormai so a memoria anche il codice dell’allarme, 28N1 + B.Sì, sono una professionista ormai. Mi ricordo anche del codice dell’allarme, 29N1 - C. Sì! Non dovrebbero esserci grandi problemi! /
Rosa: A. Hai ragione, quello che conta è la vostra volontà. Se prendete in conto i cambiamenti che avverranno, sarete in grado di affrontare le situazioni. / B. Sarete degli ottimi genitori. + C. Continuo ad essere della stessa idea! Penso che ci siano momenti migliori ma è una tua scelta. -
A. Bene! / B. Benissimo, la serata e stata perfetto. +
~ Direzione Bar.
Clementina: A. Grazie Clementina, buona serata! / B. Pensavo avresti fatto un po’ il servizio con me, almeno per l’inizio della serata. -
Nath: A. Quindi manterrai ancora i tuoi piccoli segreti per molto tempo? / B.Penso di averti lasciato tempo a sufficienza. - C. Non pensi di dovermi dire la verità, dopo tutto quello che è successo? +
A. Hmmm… lo so Nath, ma come penso che io possa continuare a provare a conoscerti, se tu non mi dici niente. + B. Questo è il tuo modo di dire le cose “gentilmente”? / C. Ok, ti lascio ancora un po’ di tempo. /
A. C’è stato un periodo in cui mi accompagnavi fino ai dormitori e mi chiedevi di entrare in camera. Non lo fai più? + B. Buona serata.
Yeleen: A. (L’ho lasciata preparare le sue cose senza dire niente) (Niente dialoghi.) B. (Se non faccio il primo passo, non risolveremo mai niente…) /
A. Fallo per te stessa. Sei al quinto anno, non puoi fermarti ora. + B. Mi fa piacere che tu mi dica la verità, e apprezzo il fatto che tu l’abbia detto a tua madre, ma non giustifica quello che è successo in palestra…
A. Dove passi le tue notti? Quando non dormi al campus. / B. ok, a più tardi. /
Appuntamento Rayan:
A. Sì ma… è comunque pericoloso. Rischiamo grosso. / B. E’ un idea brillante! + C. Ad ogni modo, vedremo poi sul momento!
A. Far bere dell'alcol ad una studentessa? Cominciamo a trasgredire molte regole. - B. Hmm, sembra delizioso, che cos’è? + (Illustrazione) C. Non dovevi! È adorabile. /
Appuntamento Hyun:
A. La giacca, la cena, le decorazioni, Hyun… hai esagerato. Si trattava solo di una serata… pensavo saremmo usciti. B. Hai fatto tutto questo per me? È… grazie, non so che dire, non mi sono preparata per questo, non me l’aspettavo. + C. È fantastico! E che cosa mangiamo?
A. Trovo sia severo… avrebbe dovuto lasciarti fare quello che ti piace. B. Ma… dopotutto ti piace quello che studi? C. Non sarà stato facile per tuo padre. /
A. Non balleremo mica tutti e due soli qui! B. (Ho preso la sua mano, e mi ha tirato verso di lui in mezzo alla stanza.) + (Illustrazione)
Appuntamento Nathaniel:
A. E così che ti nutri Nath? Al top dell’equilibrio! B. Hai comprato tutto questo per noi? E’ adorabile, grazie. / C. Hmm... ho tanta fame.
A. Immagino che sia un ricordo di una litigata? B. E’... è stato tuo padre? C. E’ il tuo gatto, giusto? + (Illustrazione)
Appuntamento Castiel:
A. Mah scusa, se non ti fossi presentato così presto, non saremmo qui. - B. E io che stavo per avere una crisi cardiaca prima! /
A. Sono sicura che possiamo passare una buona serata qui, posso mettere della musica e possiamo chiacchierare. + B. Possiamo comunque provare ad uscire... no? - C. Non è colpa tua... /
A. Wow, è... Ora capisco meglio l’entusiasmo, il video è pazzesco. + B. Chi è l’attrice? / C. Faccio fatica a capire perchè vai da una ragazza che ha intenzione di avvelenarti, non trovo una spiegazione, ma il video è incredibile! -
A. Si, ma non mi rende tranquilla... Sapere di essere qui a parlare con te mentre le altre sono dietro la porta. - B. Immagino che non sia semplice. / C. Non hai paura di quello che diranno quando uscirai da qui? +
A. (Ero talmente sorpresa dalla sua replica che sono rimasta a bocca aperta, non sapevo come rispondere.) / B. Che cosa ti fa pensare che la invidio? - C. Eppure ci sarebbe qualcosa da invidiare. + (Illustrazione)
Appuntamento Priya:
A. (Presa dal panico, e incoraggiata dalla folla, ho preso la mano di Priya e l’ho seguita sul palco.) + B. N-no, vai! Ti guardo!
A. Vuoi che andiamo a salutarla? + B. Sembrate molto vicine... E’ un ottima amica? C. Non avevate bisogno di me sul palco.
A. Era quello che volevo... ritrovarmi sola con te. + B. E’ vero, sono stupita dal fatto di non vedere gli altri questa sera. C. Io te, e “Tara”!
A. Dimmi... B. Certe cose non hanno bisogno di una formulazione. A volte, bisogna lanciarsi... e, ho voglia di lanciarmi. + (Illustrazione)
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