#insonnia conseguenze
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sefaiunbelrespiro · 3 years ago
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- Le conseguenze dell’amore (2004)
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brvdx · 5 years ago
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e la notte non dormo,
perché mi tormenta
il rimpianto di ciò
che sarebbe potuto essere,
che mai fu e mai sarà,
e mi flagella la mente
il pensiero che la colpa
sia solo della mia stupida
codardia.
E ho paura che non
riuscirò mai
a perdonarmi
per non aver osato
di più,
per non aver lottato
per ciò che volevo,
per aver rinunciato
senza neanche osare di più.
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l-incantatrice · 4 years ago
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La “ regola del ghiaccio “ è la definizione che viene data a tutti quegli atteggiamenti che mette in pratica chi allontana una persona da sè,la ignora,sparisce,non le parla più,fa calare il silenzio. Questo riguarda tutte le relazioni: amore,amicizia,lavoro,famiglia…
Tale comportamento denota immaturità,meschinità,mancanza di intelligenza emotiva. La vittima,che subisce questo trattamento,non ne capisce il motivo e si sente inadeguata e in colpa,pur non sapendo che cosa ha fatto per scatenarlo. Le conseguenze possono essere molto serie sia a livello psicologico che fisico. Possono svilupparsi disturbi come ansia,insonnia,depressione o problemi digestivi,senso di affaticamento,o se la cosa si prolunga nel tempo,malattie più serie come il diabete o anche il tumore.
Quando in un rapporto qualcosa non va bisogna parlare e chiarirsi,risolvere il disagio o il conflitto
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falcemartello · 4 years ago
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+++Breaking News+++
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La correlazione tra questo e il covid come è stata dimostrata?
Secondo la teoria del long covid se hai avuto tre giorni di febbre a gennaio e poi ti viene un infarto a dicembre è long covid.
La disciplina medica continua la sua discesa verso le fogne del pensiero.
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corallorosso · 4 years ago
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Perché si dice cappellaio matto? La vera storia ha dell’incredibile Molti si ricorderanno un famosissimo personaggio nella storia di Alice nel Pese delle Meraviglie. Si tratta del cappellaio matto, che Alice incontra durante le sue peregrinazioni nel mondo bizzarro in cui si ritrova casualmente. In realtà però la figura del cappellaio matto non è stata inventata da Lewis Carroll, l’autore del romanzo originale. Si tratta di un personaggio che esisteva già nella cultura popolare inglese dell’800, l’epoca in cui ha vissuto Carroll. Era comunissimo ad esempio accusare qualcuno di essere matto come un cappellaio. Ancora oggi in inglese si può dire “Quello è matto come un cappellaio!” (“He’s mad as a hatter!”) Ma perché si dice cappellaio matto? La vera storia ha dell’incredibile. I cappellai soffrivano di avvelenamento Il mestiere di cappellaio era molto diffuso nell’Inghilterra vittoriana. Dopotutto, a quell’epoca il cappello era un accessorio di stile indispensabile sia per gli uomini che per le donne. I mastri cappellai abbondavano nelle grandi città. Ma il mestiere di cappellaio aveva tuttavia un risvolto inquietante. Infatti per trattare i materiali che venivano poi usati per creare i cappelli, si utilizzavano delle sostanze tossiche. I cappellai, esposti continuamente a queste sostanze, ne subivano le conseguenze sulla salute. Uno dei sintomi più comuni da avvelenamento cronico era appunto l’impazzire. Perché si dice cappellaio matto? La vera storia ha dell’incredibile Il principale responsabile dell’impazzimento dei cappellai era il mercurio, usato per trattare il feltro. L’avvelenamento da mercurio hai dei sintomi inquietanti e molto caratteristici. Tra i principali ci sono repentini e violenti sbalzi d’umore, perdita di memoria, o grave insonnia. Tutti nell’epoca vittoriana sapevano che i cappellai erano persone strane, di cui non ci si poteva fidare. E che spesso erano letteralmente pazzi. Lewis Carroll sfruttò questo fatto che era largamente noto all’epoca, per creare l’iconico personaggio del Cappellaio Matto. Tutti i suoi lettori avrebbero immediatamente compreso le caratteristiche del personaggio. La figura del Cappellaio Matto è rimasta impresso nella memoria collettiva, ed è riconoscibile ancora oggi. Attenzione però, anche nella nostra quotidianità non siamo immuni all’esposizione al velenosissimo mercurio. L’alimento più contaminato da mercurio con cui veniamo spesso in contatto è il pesce spada, ecco perché non bisogna mangiarlo più di una volta a settimana. GIULIA BONINO
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unfilodaria · 5 years ago
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Recalcati: cosa ho scoperto parlando con il Covid. La pandemia nel diario di uno psicanalista
14 MAGGIO 2020
La quarantena ha messo alla prova le nostre risorse emotive più profonde. La mappa della sofferenza psichica generata dall'emergenza sanitaria appare frastagliata e sorprendente. Non aumentano solo i sintomi, ma anche strane forme di benessere
DI MASSIMO RECALCATI
Mentre nuvole scure si addensano al nostro orizzonte legate alle profonde perturbazioni economiche e sociali della pandemia, la mappa della sofferenza psichica generata dal Covid 19 appare frastagliata e per certi versi sorprendente. Il primo paradosso che registro nel mio lavoro clinico è che non aumentano solo i sintomi (angoscia, fobie, ritiro sociale, insonnia, depressione, difficoltà sessuali), ma anche strane forme di benessere.
Per provare a comprendere quello che sta accadendo conviene tenere presente una osservazione clinica di Freud: l'apparizione di un tumore può guarire il soggetto da una grave psicosi. È qualcosa che stiamo sperimentando: l'irruzione di un reale orribile - quello del tumore o del Covid 19 e delle sue conseguenze non solo sanitarie ma anche economiche e sociali - si rivelano assai più violente del delirio. Se lo psicotico vive separato dalla realtà, il trauma del tumore o del virus lo riporta bruscamente ad una realtà che non può più essere aggirata, liberandolo paradossalmente dalle sue angosce più deliranti. In parole più semplici la realtà si sarebbe fatta più delirante dello stesso delirio!
Non deve allora stupire se quadri soggettivi gravemente compromessi mostrano segni di miglioramento in una condizione come quella che stiamo vivendo. Lo stesso accade, almeno nella mia esperienza, con quei giovani pazienti che da anni vivevano volontariamente tagliati fuori dal mondo, reclusi nella loro camera, separati da ogni forma di relazione sociale che, con le nuove condizioni di vita dettate dalle misure del distanziamento sociale, manifestano invece un inatteso ritorno alla socializzazione, al dialogo coi loro genitori, alla riapertura della loro vita. Leggo in questo cambiamento di posizione un insegnamento: tornano alle relazioni proprio quando le relazioni vengono interdette, ma, soprattutto, quando esse appaiono spogliate di ogni contenuto performativo.
A rovescio, per tutti coloro che in modi diversi vivevano l'obbligo dell'essere in relazione come una fonte di disagio permanente, il Covid 19 ha consentito di rifugiarsi nelle proprie dimore. In questi casi la quarantena non è stata un incubo, ma un sogno che si realizza: vivere solitari senza dover più sopportare il peso psichico della relazione, trasformando la propria casa in una tana.
Non è allora così infrequente - ed è questo un nuovo sintomo provocato dall'epidemia - verificare la difficoltà diffusa a ritornare all'aperto, ad abbandonare il chiuso. Nulla come il confinamento ha realizzato il miraggio della decontaminazione e della sicurezza assoluta.
Il distanziamento sociale non si manifesta solo come un'esigenza sanitaria, ma anche come un fantasma arcaico dell'essere umano: evitare lo sconosciuto, l'aperto, l'ignoto. Non c'è dubbio che per diversi soggetti il confinamento si sia rivelato una soluzione radicale del problema della relazione. Una nuova pulsione claustrofilica si è sviluppata accanto all'angoscia claustrofobica che ha spinto invece molti a desiderare di ritornare il prima possibile all'aperto.
Poi ci sono ovviamente i chiari aggravamenti che sono di gran lunga più numerosi: angoscia di impoverimento legata alla precarizzazione della vita, angoscia depressiva accompagnata a fenomeni di insonnia, crisi di panico, impotenza sessuale, somatizzazioni varie. Si tratta di una particolare configurazione depressiva che anziché patire il peso del passato - il depresso vive sempre all'ombra di ciò che sente di aver perduto nel proprio passato - , mostra quanto il sentimento della perdita investa il nostro futuro realizzandosi nella fantasia apocalittica di non ritrovare più il mondo come lo conoscevamo prima.
Anche per coloro il cui narcisismo necessitava dello specchio degli altri per rendere la propria vita vivibile, il confinamento ha avuto un effetto depressivo segnando il ripiegamento mesto della loro immagine appassita perché privata del nutrimento necessario dello sguardo degli altri. In questi casi il ricorso al cibo, all'alcool, o a qualunque altra sostanza, unito ad una irritabilità di fondo, si è incentivato. In particolare, il cibo appare come lo strumento più facilmente a portata di mano per compensare un difetto di gratificazioni sociali.
La quarantena ha messo alla prova le nostre risorse emotive più profonde. Ha imposto una benefica disintossicazione psichica dalla nostra iperattività e dalle nostre dipendenze quotidiane più inessenziali costringendoci ad una sorta di introversione obbligatoria.
Per questa ragione la frustrazione legata alla privazione della libertà ha colpito soprattutto i giovani e i bambini e, in seconda battuta, quegli adulti più simili ai giovani e ai bambini, ovvero più incapaci di coltivare interessi profondi senza ricorrere alla convivialità dell'incontro o alla socializzazione.
Sarà molto probabile con la progressiva riapertura attendersi un incremento considerevole delle fobie sociali. Un paziente gravemente ossessivo mi ha confidato uscendo di casa per la prima volta dopo una lunga quarantena di aver visto con sorpresa che il mondo assomigliava al suo sintomo: angoscia di contaminazione, ritualizzazione, lavaggi ripetuti delle mani, ossessione per lo sporco, distanziamento ed evitamento del contatto con i propri simili. "Mi sembrava di essere a casa", ha concluso non senza una certa soddisfazione.
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restaenonlasciarmiandare · 8 years ago
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A volte nella vita bisogna prendere delle scelte... ...senza pensare alle conseguenze.
Tv -00:49
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beltratto · 2 years ago
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Difficile definire la subdola malattia, è tutto nel nostro cervello. Io ci sono passata e la depressione è sempre dietro l’angolo perciò da curare ancora. Una volta ho avuto un esaurimento nervoso (all’epoca si chiamava così), poi ho imparato che si trattava di trauma post partum Quanti traumi subiamo nella vita, neanche possiamo calcolarli. Nel mio caso c’è da valutare “l’abbandono del nido”, quando i figli vanno per la loro strada e ti dai conto che non sei più indispensabile, li hai cresciuti ed ora sei sola. L’ultimo è stato il mobbing (mobbing = quei comportamenti perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso, e può essere messo in atto da chiunque. Una tipologia di mobbing verticale o mobbing dall'alto è riscontrabile quando a mettere in atto tali attività sono individui che esercitino un'autorità in un determinato contesto, su altre persone.) sopportato sul lavoro tanto che mi dicevo “non sarei rimasta viva per la pensione”. Ma ci sono arrivata. A pezzi. Fra le conseguenze ci può essere il “disturbo traumatico da stress” che può associarsi a perdita di autostima, ansia, esaurimento, depressione, insonnia, nevrosi, isolamento sociale, attacchi di panico, ma anche causa di cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione. Tutte cose conosciute, anzi aggiungo i dolori reumatici, che ora non ho più. Per me era un problema fare una telefonata, non potevo proprio parlare, quindi evitavo anche le persone, anche familiari tanto non potevano capire, perché tu stessa non sapevi spiegare, non ti conoscevi più. E svegliarmi al mattino piangendo era ricorrente, col pensiero “Cosa ci faccio qui?” E, programmare la mia dipartita dal momento che già non esistevo. Facile era scappare da un luogo per fuggire dal prossimo … La confusione era totale e somatizzavo assai. #giornatamondialedellasalutementale #wmhd #salutementale #personalitydisorder #psicofarmaci #dolore #esaurimento #insonnia #suicidio #depressione #mobbing In foto me @beltratto, selfie. (presso Italia) https://www.instagram.com/p/CjiTZxBo1fP/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Long Covid riabilitazione: gli italiani e i numeri della depressione
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Long Covid riabilitazione: in Italia una persona su cinque soffre di depressione, stati d’ansia, insonnia e disturbi dell’umore. Ovvero il 40% in più rispetto al periodo prepandemico. Sono questi i sintomi e le conseguenze del Covid che oggi gli esperti identificano come “Pandemia Emozionale”, un vero e proprio stato psichico invalidante, figlio di paure, preoccupazioni, angosce e incertezze. A rivelarlo l’ultima ricerca dell’Unicusano diffusa tramite infografica che mostra gli effetti, tuttora presenti, del coronavirus nel nostro Paese riportando numeri e informazioni d’impatto. Long Covid riabilitazione Long Covid riabilitazione: i numeri del post-pandemia Rispetto al 2019, quando è esplosa la pandemia, oggi più del 31% di italiani soffre di depressione, il 32% di ansia e ben il 41% di distress, ovvero stress molto accentuato. Più dura la condizione per chi ha vissuto il Covid in prima linea, come personale medico e paramedico, degenti e familiari: il 42% in più soffre di ansia, il 40% in più di insonnia e il 28% in più di disturbo post-traumatico da stress. A pagarne le conseguenze - secondo i dati raccolti da Unicusano - sono donne, bambini, adolescenti, operatori sanitari e guariti dal virus. Ma anche i familiari di chi ha contratto la malattia ed è deceduto a causa di questa, chi ha perso il lavoro o chi ha incassato il colpo dei danni subìti alla propria attività. Il covid-19 non ha trovato ostacoli sul suo cammino, ripresentandosi, di ondata in ondata, con un carico sempre maggiore di conseguenze psicologiche con cui oggi più del 31% degli italiani si trova a fare i conti. Il Covid e le disuguaglianze A livello psicologico, il Covid ha esacerbato disuguaglianze già presenti nel nostro Paese, come quello tra uomo e donna. Le donne italiane del Sud o Centro Italia di età compresa tra i 35 e i 64 anni con difficoltà economiche ma un alto livello di educazione sono tra le prime vittime della Pandemia mentale. A camminare di pari passo con i nuovi o gli esacerbati stati psichici è stato anche l’uso degli psicofarmaci, aumentato esponenzialmente dopo il primo lockdown con effetti di rimbalzo importanti durante le varie ondate. Secondo quanto analizzato nella ricerca di Unicusano, il 14% degli italiani intervistati ha iniziato ad assumere, ex novo, ansiolitici e/o sonniferi e il 10% antidepressivi. Chi già faceva uso di questi farmaci si è trovato costretto ad aumentarne il dosaggio. Attacchi di panico in Italia Si stima che il 10% della popolazione abbia avuto almeno un attacco di panico per la prima volta nella vita. Se iperallerta, ipocondria, perdita del desiderio di contatto con il mondo esterno, disattivazione dello stimolo del “cervello sociale” (quello, cioè, che induce un individuo a socializzare) e attacchi di panico sono i sintomi più comuni tra gli adulti, gli adolescenti e i pre-adolescenti soffrono per il 48% di disturbi post-traumatici quali, tra i tanti, stanchezza (31%), irritabilità (16%), disorientamento (14%), apatia (13%) ed esaurimento (12%). È da parte di questi ultimi che arriva la richiesta d’aiuto più preoccupante, per episodi di autolesionismo, ideazione suicidaria (tentato suicidio o suicidio) e disturbi del comportamento alimentare. Il link all’infografica: https://www.unicusano.it/blog/universita/infografica-effetti-psicologici-pandemia/  Read the full article
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Qualche giorno fa un mio amico ha tirato fuori l'argomento della violenza sulle donne. Niente di approfondito, nonostante ciò mi ha triggerato molto e il solo rifletterci mi ha riportato a galla flashback, insonnia
Odio il fatto che tutto ciò abbia ancora tanto potere sulla mia salute mentale. Sono passati 5 anni e il mio cervello ancora reagisce con una chiusura totale.
La mia testa si spegne letteralmente per non farmici pensare e mi sono completamente estraniata dalla realtà
Vorrei solo vivere senza la paura che ogni minimo argomento, anche vago,abbia queste ripercussioni su di me. Conseguenze che non svaniscono subito, che mi porto avanti per mesi.
Vorrei per lo meno tornare alla quiete di prima.
Stupida io che non ho fermato subito l'argomento convinta di poterlo reggere
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psicologagiuliaponzo · 6 years ago
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INSONNIA, IO CI DORMO SU!
INSONNIA, IO CI DORMO SU!
Ogni notte la stessa storia: ti infili nel letto, spegni la luce e ti addormenti, ma dopo poco ti risvegli per rimanere poi con gli occhi sbarrati per ore. O peggio ancora, ti sdrai nel letto e improvvisamente tutta la stanchezza che hai sentito fino a quel momento scompare, ritrovandoti sveglio tutta la notte. Le conseguenze? Sicuramente, anche dopo aver passato sette/otto ore a letto, ti…
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newspoliticamentecorretto · 4 years ago
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Lockdown penalizza le donne
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Lockdown penalizza le donne: con la pandemia il gender gap è aumentato Uno studio dell’Unicusano, in collaborazione con l’Università di Padova e la Fondazione Santa Lucia, mette in luce l’impatto che la chiusura del Paese ha avuto: stress, ansia, insonnia e disoccupazione. Nero su bianco gli effetti negativi del lockdown. Uno studio condotto dall’Università Niccolò Cusano, in collaborazione con l’Università di Padova e la Fondazione Santa Lucia di Roma, mette in luce le conseguenze che la prima chiusura del Paese ha avuto sulle persone a livello psico-fisico. Punta, con la sua analisi scientifica, a divenire uno strumento utile per orientar le decisioni future della politica, sensibilizzando sia le istituzioni sia la popolazione. Perché, come hanno dimostrato i ricercatori, ad accusare maggiormente il lockdown sono stati i soggetti più deboli e vulnerabili. Fra loro le donne. Stress, ansia, ipocondria, ma soprattutto perdita del posto di lavoro. Con la pandemia e le prime misure adottate dai governi, la vita delle persone non è stata solo rivoluzionata ma anche messa a dura prova. Tanto che ad affollare oggi i pronto soccorso sono soprattutto pazienti che necessitano di cure psicologiche. Attraverso la comparazione di due questionari distribuiti a oltre 1.200 Read the full article
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uldericodl · 4 years ago
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Berlato (FdI-ECR): Le conseguenze della pandemia hanno effetti devastanti sulla salute dei nostri figli.
Berlato (FdI-ECR): Le conseguenze della pandemia hanno effetti devastanti sulla salute dei nostri figli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme suicidi, che nel nostro paese si collocano al secondo posto tra le cause di morte per i giovani dai 15 ai 24 anni. Sono aumentati gli atti autolesionistici e suicidari, conseguentemente ad una crescita di disturbi come ansia, irritabilità e insonnia sia tra i ragazzi che tra i bambini. Si stanno sottovalutando questi rischi e questi…
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ginnyoceane · 4 years ago
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.   ‌        ‌     🔥 𝖾𝗋𝗂𝖼 𝖺𝗇𝖽 𝗀𝗂𝗇𝗇𝗒🔥 ‌        ‌        ‌ 📍 𝚁𝚊𝚟𝚎𝚗'𝚜 𝙲𝚊𝚏𝚎́ ; 𝟶𝟹/𝟷𝟸/𝟸𝟶𝟸𝟶 ‌        ‌        ‌ ‌ ➭ ❛  Sta nevicando! ❜ ‌        ‌        ‌ ⤿ #𝐫𝐚𝐯𝐞��𝐟𝐢𝐫𝐞𝐫𝐩𝐠 #𝐦𝐢𝐧𝐢𝐫𝐨𝐥𝐞
Eric si trovava al Raven's Cafè insieme ad una sua vecchia conoscenza, aveva incontrato Ginny al locale dove il fantasma lavorava, saltuariamente si recava a trovarlo, per Eric la bionda era molto simpatica, alla mano, a primo occhio dava sicuramente l'impressione di una persona un po' scontrosa ma bastava conoscerla un po' per capire che erano solo impressioni iniziali. Davanti ad una tazza di caffè bollente, la cosa bella di essere morti era berne anche dieci al giorno e non risentire degli effetti, i due stavano chiacchierando del più e del meno quando lo stesso Eric non poté che sorridere all'affermazione della giovane.
«Sembrava avesse smesso ed invece ha ripreso. Beh non posso dire di non esserne felice, Ravenfire è sempre bella, ma in inverno un po' di più. Insomma lo spirito natalizio vuoi o non vuoi viene trasmesso anche a chi il natale non lo sopporta.»
Ridacchiò, chissà se quando era ancora vivo amava quel periodo o meno, doveva chiederlo ad Holly. Il non avere ricordo alcuno spesso era deprimente ma il fantasma cercava sempre di non pensarci, di prendere il positivo dalla vita che aveva ora.
Ginny R. Océane Lagarce
Era trascorso un mese da quando l'ennesima catastrofe si abbatté sulla veggente, eppure s'era ripresa a poco a poco. Sentiva ancora le forze non sempre assisterla, spesso si svegliava in piena notte urlando pensando di avere ancora le fiamme ad avvolgerla, ma impiegava sempre meno tempo a capire che quello era solamente un incubo, un frutto della sua fantasia, e doveva ammetterlo, ormai il peggio era passato. A poco a poco stava riprendendo la vita di tutti i giorni, a piccoli passi stava tornando quella di un tempo, ed eccola a prendere il suo caffè in quel locale che ormai era scenario di così tanti attimi di vita della Lagarce. Alzò lo sguardo quando cominciò a vedere piccoli fiocchi di neve che a poco a poco attecchivano a terra. Un sorriso si ampliò sul di lei viso prima di voltarsi in direzione di quell'amico che in più occasioni s'era dimostrato leale e sincero. « E' come se con la neve, Ravenfire si vestisse del suo abito migliore mostrando solamente le cose belle di questa città... » Commentò prendendo un sorso della sua bevanda calda e rilassando quelle spalle che non s'era nemmeno accorta di tenere tese. Era il sapore del Natale nell'aria, il profumo di cioccolata che sembrava aleggiare in ogni angolo strada, tutte quelle piccole cose che facevano sorridere la veggente. « Lo ammetto, non sono una grandissima fan del Natale, odio quel finto perbenismo che spesso sembra infiltrarsi ovunque, ma amo questa sensazione... Il freddo, il sorriso di un bambino che vede per la prima volta la neve... Sono piccole cose che mi fanno apprezzare di più il presente, soprattutto dopo quello che è successo ad Halloween. »
Eric Chris Lemaire
«Questo è il periodo che più amo, la città sembra perfetta.» Agli occhi di molti lo era, sembrava una di quelle città che venivano fotografate e stampate nelle cartoline, eppure diversi segreti ben oscuri ella nascondeva. E proprio durante i festeggiamenti della serata più terrificante dell'anno, il terrore vero e proprio aveva avvolto i suoi abitanti. C'erano momenti nel quale Eric continuava a darsi le colpe per essere sparito e non aver potuto aiutare nessuno, era un fantasma da poco tempo, pochi anni e di conseguenza appena il sorbo si era sparso per la sala lui era tornato nel limbo ed aveva assistito a quello spettacolo mostruoso. Sorseggiò la sua bevanda e tornò al presente, lasciando da parte quei pensieri poco piacevoli. «Un po' di tranquillità e felicità ce la meritiamo. Abbiamo già sofferto abbastanza non credi? Spero che questo Natale possa essere tranquillo e che non nasconda pericoli all'orizzonte.»
Ginny R. Océane Lagarce
Vedere il bicchiere mezzo pieno non era spesso cosa della veggente, ma dopo gli ultmi avvenimenti e il successivo ricovero in ospedale, sperava solamente di avere un po' di tranquillità. La sensazione di calore e soffocamento avevano fatto sì che Ginny cadesse in preda ad allucinazioni fin troppo vive eppure non era nemmeno questa la cosa peggiore che aveva dovuto affrontare, bensì la paura di poter cadere, ancora una volta, in un vortice che avrebbe potuto portarla a fondo definitivamente. Si limitò così ad un debole sorriso la veggente, un sorriso che sembrava però nascere dal cuore. « Sembra così strano... Si dice che Ravenfire sia una città così tranquilla, eppure abbiamo dovuto affrontare così tanti ostacoli, ma credo che tu abbia ragione... Meritiamo un po' di tranquillità, diamine ne abbiamo bisogno! » Commentò con vigore la Lagarce prima di lasciarsi andare contro lo schienale della sedia su cui era seduta. Più osservava la neve attecchire fuori dalle vetrate del Raven's Cafè, più sentiva il legame che intercorreva tra lei e ogni abitante di Ravenfire. « In qualche modo siamo tutti connessi, se ci pensi... Tutti siamo concatenati da una serie di eventi. Guarda ciò che è successo durante la festa, le conseguenze si sono abbattute su di noi, ma ci siamo rialzati tessendo nuovi equilibri... O forse sto semplicemente bevendo troppo caffè, non lo so. »
Eric Chris Lemaire
Eric ascoltò con interesse le parole della bionda, tutti loro si meritavano un po' di tranquillità dopotutto, era giusto che passassero le feste in serenità ed armonia con le famiglie, che potessero uscire con gli amici, divertirsi e lasciarsi alle spalle, almeno per un po', ciò che era successo la notte di halloween. La spiacevole vicenda avrebbe gravato sulle spalle degli abitanti di Ravenfire per molto tempo ancora, ma era giusto ricominciare a vivere pian piano. «La penso esattamente come te, per questo voglio godermi totalmente queste feste, fare sciocchezze ma essere totalmente me stesso, vivere. Non so, magari è un discorso strano ma voglio vivermele.» Per un fantasma come lui la parola vita aveva assunto un significato diverso ormai da diverso tempo, eppure il Lemaire era consapevole di doversi vivere appieno quella sua seconda possibilità, ed infatti ormai da ben cinque anni era così, tutto ciò che Eric faceva giorno dopo giorno era ciò che si sentiva di fare, non voleva rimpianti. «Forse stai bevendo un po' troppo caffè dovresti passare direttamente al whiskey.» Mormorò lo spettro prendendo in giro l'amica, ma sapeva benissimo che sotto sotto Ginny avesse ragione, ogni essere sovrannaturale di Ravenfire era collegato ed in un certo senso in ciò vi era del magico. «Sai già cosa farai durante queste feste?»
Ginny R. Océane Lagarce
Era più di un sorriso quello che era nato sulle labbra della veggente in quel momento, un sorriso divertito che mancava dal suo volto da fin troppo tempo. Si ritrovò così a distogliere per un momento lo sguardo, dirigerlo così altrove e ridacchiare, lasciando alle spalle tutti i pensieri che, da quando era uscita dall'ospedale, sembravano darle il tormento. « Devo ammettere che non è un'idea malvagia, sai? Probabilmente eviterei di essere così elettrica, e soprattutto magari potrei dormire anche qualche ora in più la notte. » Replicò la Lagarce accennando in modo molto velato al suo problema di insonnia degli ultimi giorni. Non sapeva a che cosa fosse dovuta quell'agistazione che la teneva sveglia la notte, ma sapeva che era passato tanto tempo dalla sua ultima vera dormita. Scrollò appena il capo a quella domanda, rendendosi conto che in realtà i suoi programmi erano sempre in continuo divenire. « Probabilmente farò tutto ciò che durante l'anno è impossibile fare a causa degli infiniti impegni... Dovrei rinnovare il blog, dedicarmici anche con più impegno e perché no, magari riuscire a buttare giù qualche pensiero. E' come se in qualche modo fossi bloccata. E tu invece? Ehi, potrei perfino invitarti a giocare a palle di neve uno di questi giorni se non avessi la certezza che bareresti usando i tuoi poteri. »
Eric Chris Lemaire
«Hai provato con qualche rimedio naturale?» I problemi di insonnia di Ginny agli occhi del fantasma sembravano seri ed anche la giovane sembrava essere molto esausta dal dormire poco durante la notte, Eric poteva immaginare quanto fosse estenuante non riposarsi a dovere, nella sua nuova forma da fantasma poteva anche non riposarsi ma lui lo faceva ugualmente proprio per non perdere totalmente il filo con la realtà che lo circondava. «Lavorerò, passerò del tempo con mia sorella, cercherò di godermi queste festività natalizie come se fossi ancora vivo, insomma non ho grandi progetti.» Non aveva fatto progetti in realtà, voleva solo vivere alla giornata cosa che faceva ormai da anni, ma sperava che durante quelle feste nulla di tragico potesse accadere, voleva che potessero essere più tranquille possibili, di drammi ce n'erano stati già abbastanza. «Scusa, l'idea di sparire e riapparire alle tue spalle gettandoti le palle di neve è troppo allettante, quindi si barerei assolutamente.» Era fatto così il Lemaire, gli piaceva la sua nuova natura e fare scherzi era la sua specialità. «Potremmo però andare al cinema e vedere un film natalizio, che ne dici?»
Ginny R. Océane Lagarce
Tanti erano i pensieri che tenevano sveglia la veggente, eppure non uno in particolare. Sapeva che se avesse trovato un poco di pace anche il sonno sarebbe arrivato, ma per ora nulla si vedeva all'orizzonte. Un debole sorriso aleggiò sulle di lei labbra a quella proposta. I rimedi naturali erano l'unico rimedio che la veggente di concedeva al bisogno, ma sapeva che presto o tardi sarebbe potuta cadere vittima di dipendenza anche da quelli. Preferiva il dolore, l'insonnia che ritornare a essere dipendente da qualcosa su cui non avrebbe potuto avere il controllo. « Proverò... » Si limitò a commentare la veggente. Solo quando il fantasma riprese a parlare, ella annuì. Era intrigante come la vita dei fantasmi fosse immobile e allo stesso tempo dinamica. Erano incorporei il più delle volte ma sapevano anche materializzarsi a loro piacimento e in loro vi era qualcosa di affascinante, doveva ammetterlo. Passarono ad un discorso più tranquillo e non poté non ridacchiare a quella battaglia di neve che doveva ancora avvenire. « Non avevo alcun dubbio, sai? E perché no. Ho deciso che la parola d'ordine di queste vacanze sarà relax, puro e semplice e relax. E poi mi piace vedere i film natalizi... Alcuni sono dei classici. Uhm... — Caspita, non avevo visto che fosse così tardi, è meglio che vada... Ma davvero, mi farebbe piacere vederti, fatti sentire okay? » In quel momento Ginny s'alzò salutando l'amico, non rendendosi conto che sarebbe di certo arrivata in ritardo a quell'appuntamento se non si fosse mossa.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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taotor · 4 years ago
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Le emozioni negative, come quelle positive, non compaiono "dal nulla" nella mente: sono la naturale conseguenza dei pensieri. Se per es. ho perso il lavoro, potrei pensare a una serie di possibili conseguenze negative che mi angosceranno. . Alcune persone sono in grado di ridurre lo spazio mentale dedicato a questi pensieri, per altre persone invece diventano intrusivi e ne cadono in balia, incapaci di "scollarseli". . 🧠🔬 Secondo una ricerca¹, la carenza di sonno compromette abilità cognitive come quella della soppressione di pensieri intrusivi. Il sonno infatti, tra le varie funzioni, regola i processi emotivi e mnemonici. . 🤒 La carenza di sonno è anche correlata a una serie di importanti alterazioni, non solo cognitive ed emotive, ma anche immunitarie, cardiache, metaboliche, sessuali, ecc. Non c'è insomma nulla di cui vantarsi se si dorme poco, anzi! . Fonte: 📄 ¹ Harrington, M. O., Ashton, J., Sankarasubramanian, S., Anderson, M., & Cairney, S. A. (2020). Losing Control: Sleep Deprivation Impairs the Suppression of Unwanted Thoughts. Clinical Psychological Science. . ___ 💡 Abbiamo già visto, nel post del 22 gennaio 2020, un video in cui il cervello effettua un "detox" notturno attraverso le pulsazioni del liquido cerebrospinale: https://www.instagram.com/p/B7n5zDtgLhz/ Queste e altre recenti scoperte sembrerebbero confermare il fondamentale ruolo del sonno nel benessere psicofisico, sottolineando l'importanza di uno stile di vita sano su tutto l'organismo. ___ . ℹ️ Per aggiornamenti, informazioni scientifiche, video informativi, contenuti, memi e altro è possibile seguirmi sui social: IG 📷 @federicorussopsi FB 👥 @federicorussopsicologo Sito: 🌍 psicologofedericorusso.it Per appuntamenti (anche online) e info, anche via WhatsApp:📱 327 1582852 o via mail: 📧 [email protected] 📍Via G. Pappacoda, 2, #Manduria (TA) . . #stress #rimuginare #ansia #depressione #psicoterapia #psicologia #insonnia #sonno #covid19 (presso Dott. Federico Russo - Psicologo) https://www.instagram.com/p/CGhkgWWgEOQ/?igshid=1w9u9qcbxumwm
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110daysofwriting · 7 years ago
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Day 3, 1021 words
Brooklyn non dorme la notte.
L'abbiamo imparato col tempo, abitandola, guardandola agitarsi nell'oscurità come fosse in catene, abbiamo brindato con scure boccette di assenzio alla sua insonnia, abbiamo urlato alle luci instancabili degli uffici, che restano accese anche la notte per qualche motivo.
Brooklyn non dorme la notte, e se non le stai simpatico puoi star certo che non farai una bella fine: tende ad annoiarsi facilmente. Quel che di giorno sarebbe nient'altro che un vicolo maleodorante e umido, di notte si trasforma in una potenziale tomba, per chi non sa ancora abbastanza del mondo.
Brooklyn soffre d'insonnia e così chi la abita, che si arrampica a popolare i tetti per ascoltare il via vai dei treni e delle auto e delle anime irrequiete che necessitano di non dormire e che si fanno irrimediabilmente compagnia per non soccombere ai sussurri della pioggia nera che pare petrolio che scivola sui vetri, lenta e viva.
"C'è da impazzire qua, te lo dico io", si divertiva a ripetermi la persona che mi affittò la prima stanza appena arrivato lì. Non era americano, ma ho l'impressione che se anche lo fosse stato me lo avrebbe detto lo stesso.
I neon sparpagliati per le vie caotiche e brulicanti di teste incappucciate fanno perdere la cognizione del tempo: pensi di essere fuori da un'ora? Controlla l'orologio (sempre che non te l'abbiano rubato): esatto, ne sono passate tre. E fa freddo, e hai fame, e c'è una prostituta che ti fa l'occhiolino e ha tutta l'aria di chi non ti lascerà in pace fino a che non chiarirai le tue intenzioni. Meglio passare avanti.
Brooklyn è un posto umido e perverso, a modo suo, come gli Stati Uniti dopotutto. Non è possibile abitarci per più di un anno, si finirebbe per diventare uno dei muschi che infestano i mattoni dei tanti, troppi palazzi del posto. Ma per un anno è vivibile.
Ciò che più amo fare a Brooklyn è sedermi sul davanzale della finestra, che in realtà affaccia su una di quelle scale antincendio di metallo che portano al tetto, ma che non ho mai provato per paura che si rompa o che sia io a rompermi scivolando di sotto, e fumarmi una sigaretta ascoltando il respiro del posto: quando dico "respiro" intendo quell'insieme di rumori, brusii, voci indistinte, sirene, copertoni che sfrecciano sull'asfalto bagnato, porte che sbattono, passi, insomma tutto ciò che rende vivo un posto. La condizione migliore in cui godermi questa abitudine è dopo che è piovuto per buona parte della giornata, quando l'aria è pungente e il tramonto intriso di nubi rosse e nere. Mi sento dentro a un film in quei momenti.
C'è davvero qualcuno al piano di sopra che suona il sassofono, non è solo uno stereotipo. Ma non è di colore. Ed è una donna. Polacca. Nemmeno troppo brava. Ma a me piace lo stesso ascoltarla.
Le mie giornate si compongono principalmente di piatti surgelati cotti male, videocassette di dubbia provenienza comprate al mercatino dell'usato (ci ho trovato molto di più film amatoriali di vario genere che i film riportati sulla custodia, ma mi diverto di più con quelli, quindi va bene), telefonate infinite al mio amico Jeff, che sono sicuro appoggi il telefono da qualche parte e si metta a fare altro quando lo chiamo, perché riesco a parlare indisturbato per due ore, inutili agguati al ragno che mi infesta la vasca da bagno e vodka liscia allungata con spremuta di mandarino. Niente degno di nota.
A volte mi chiedo se fosse davvero questa la realtà che volevo abitare, ma finisco per darmi sempre la stessa risposta: no. Non che avrei potuto farci granché, voglio dire, posso cambiare le cose fino a un certo punto, però... arriva un momento nella vita di una persona in cui si è più propensi all'insoddisfazione. È una brutta bestia quella, più della tristezza e della mancanza di motivazione (di solito queste due sono conseguenze della prima). Ci si sente a disagio qualunque cosa si faccia e non c'è rimedio se non accettarsi. Ed è la cosa più difficile del mondo.
Ogni tanto mi metto a cantare, di solito mentre mi faccio la doccia. Non credo sia una cosa bella per il mio vicino, sebbene io non mi ritenga stonato, perché ci tiene a battere forte sul muro ogni volta che lo faccio. Vero è che perlopiù mi lavo intorno all'una di notte, ma insomma, un po' di elasticità. Non so se mi aiuti o meno farlo, fatto sta che mi sale questo fiume di voce che ha un bisogno matto di uscire e ci passo un sacco di tempo, più o meno finché non sento più la gola. E il giorno dopo a stento riesco a parlare.
Brookyln ti succhia via l'anima, questa è la mia teoria. Lo fa senza che tu te ne accorga, un pezzo mentre dormi e un altro mentre sei al supermercato, uno mentre ti spezzano il cuore e un altro quando vinci una scommessa. Non lo fa perché abbia fame o perché in qualche modo questo la arricchisca, secondo me, ma perché si diverte. Come ho detto: umida e perversa. Come la prostituta che ti ha fatto l'occhiolino.
Eppure ha un viso meraviglioso, sì, ha il viso di una madre e di un'amante e di qualche stronzo cui è andata male la giornata e che con la scusa che l'hai guardato per mezzo secondo ti mette le mani al collo e sei costretto a fare a botte. Ma non puoi fare a meno di amarla, di vederci cose che non ci sono, di proiettarci i tuoi sogni e i tuoi bisogni, di perdertici e di finire a camminare senza andare da nessuna parte, a disegnare spirali per le vie che pullulano di gente che non conoscerai mai e che non ci tiene a conoscerti, perché in fondo vivere è questo, girare, girare, girare... e crepare, eventualmente. Ma direi che per oggi è abbastanza coi giri di parole senza senso, è il momento di mettermi al lavoro, il momento di scrivere l'articolo che mi cambierà la vita.
Lo dico sempre e poi sto sempre qua a respirare polvere. Ironia.
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