#inetto
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yourtrashcollector · 7 months ago
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Io parlo sempre molto, cioè pronuncio molte parole, e non mi riesce mai niente.
E perché dico una quantità di parole e non mi riesce mai niente?
Ma perché non so parlare.
Fedor Dostoevskij, I demoni
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apolid33 · 2 years ago
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nonostante tutto vivrai
nei ricordi che si sgretolano,
come briciole di roccia,
giorno dopo giorno;
proverò questi sentimenti,
e vivrò di tale affanno
se questa è dunque la mia condanna…
vorrei non esser nato poeta,
avrei non voluto vivere di malattia
di questo immortale sentimento;
e sulla tua tomba vuota,
senza il tuo nome inciso,
io mi ci rammento.
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viviween · 2 months ago
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Noi non viviamo una democrazia, ma una gerontocrazia da oltre vent'anni: una raffica di cattive scelte politiche hanno distrutto diritti sociali e lavorativi, un tempo presenti, con il sostegno di anziani arroganti, solo egoisti, e Millennial bimbiminkia: una generazione anni Ottanta inetta, cresciuta totalmente spesata dalla famiglia, a oltranza - anche quando ha una propria famiglia.
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deathshallbenomore · 2 years ago
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INDOVINATE CHI DOPO LETTERALMENTE MESI HA PASSATO IL REFERAGGIO (anche il ri-check del referee infame per te solo le lame) E VEDRÀ IL PROPRIO ARTICOLO (fr🏧 ingiustamente bloccato in fase di referaggio) PUBBLICATO?
SÌ.
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orotrasparente · 3 months ago
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quando svevo ha scritto la coscienza di zeno probabilmente stava pensando a me: cinico, sarcastico, senza talento, inetto alla vita, sono io
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anchesetuttinoino · 26 days ago
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C'è una LUNGHISSIMA lista di idioti con bruciore al culo che andrebbero segnalati. Sapevamo che sarebbero arrivati e non hanno deluso le nostre divertite aspettative.
Parenzo, essendo uomo senza valore alcuno, ma con sole buone amicizie lobbistiche, sa che è cosa buona e giusta cavalcare l'ondata degli indignati da "soppressione delle sanzioni ai no-vax fascisti":
Cosa vuole Parenzo da noi? Insulti, mi pare ovvio. Paragonare gente che ci tiene alla propria pellaccia a invasati fascisti, è mossa atta a scatenare insulti che verranno classificati come antisemiti.
La classica strategia del criminale vigliacco che vuole passare da vittima.
Per questo motivo mi limito a segnalare la strategia di questo piccolo verme, pregandovi DI NON COMMENTARLA. E' quello che vuole. Senza i vostri insulti e senza il suo vittimismo, questo inetto non esisterebbe.
Ci siamo capiti? 😎
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scogito · 11 months ago
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🎯
Un ego distorto facilmente può incarnare il male, poiché segue solo il proprio tornaconto. Tuttavia sarà sempre un ego, quindi dotato di volontà, perseveranza e autonomia. Ovvero di una direzione.
Un idiota (colui che è privo di ego) non possiede nessuna di queste qualità, ma di solito le invidia o le vuole buttare giù. Non riuscendoci poiché non è in grado di governare se stesso, ricopre il ruolo di inetto, di vittimista o di bugiardo (si finge chi non è).
Questo fa di lui un pericolo ambulante privo di logica, chiarezza e responsabilità, perché vive senza spirito critico, non possiede una struttura interna fissa, non ha una direzione e peggio ancora, è convinto di averla.
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T.me
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1sileno · 2 months ago
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la disperazione che a volte nasce in me in seguito ad un confronto con qualcuno, anche indiretto mi fa sentire insulso, ancor di più perché butto il tempo e non esiste nessun elogio dell'ozio, dell'anticapitalismo, del risposo per la salute fisica e me mentale che c'entri. mi sento solo in balia della corrente, incapace di virare anche solo di qualche grado, un inetto.
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lumioluna · 11 days ago
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la gente mi vede qui su tumblr e pensa che io sia una persona disperata e "facile", che si accontenta pur di non stare da sola. e mi fa ridere perché in realtà proprio perché ho un'idea di amore così serio e profondo e centrale nella mia vita, sono esigentissima. non sulla persona, ma sui comportamenti, sulle scelte, sul commitment, sui valori, sul modo di pensare e di disporsi nella relazione. I'm "wife material" non perché sono una sottomessa che farebbe tutto quello che il primo insoddisfatto inetto patriarcalista patentato le dicesse, ma perché con me, se arrivi ad essere davvero vicino, mentalmente emotivamente e fisicamente, se arriviamo a conoscerci intimamente, ad amarci per come dico io, avrai fatto così tanto lavoro su te stesso e sulla relazione che dici "col cazzo che non me la sposo a questa mo"
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telefonamitra20anni · 10 months ago
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La dolce vita: Il punto più alto il punto più fragile.
Oui, Je suis content! È il 1960, Marcello vive uno dei momenti più belli della sua vita di attore e di uomo, inizia cosi, la sua "dolce vita". Tutto scorre veloce, il successo gli piomba addosso e d'improvviso, si ritrova ad essere riconosciuto come il latin lover di fama mondiale, l'attore simbolo italiano da mettere in vetrina. In questo vortice di successo, l'uomo viveva il punto più alto e il punto più fragile della sua vita, Marcello riscopre le sue più tangibili inettitudini e debolezze, ritrovandosi per un momento smarrito, in uno status di felicità incosciente. Vive lo spericolato viaggio di una crisi personale che mette alla prova, la conoscenza il perdono e l'accettazione del suo essere uomo virtuoso, inetto, umano, fragile. Lui, fino ad allora, sentiva di essere in qualche modo sbagliato. Eppure, quella dolce vita la accoglie, complice in causa Federico, che riscopre amico, confidente, complice, anima affine. Fino a quel momento, Marcello non sapeva che nome dare alla filia, alla felice libertà di sentirsi se stesso, senza quel retrogusto amaro del senso di colpa. Federico lo guida, lo ascolta e lo comprende. Gli dice che guardarsi come dentro uno specchio può far certamente paura ma, può essere capace di raccontarti bellezza. Marcello lo ascolta, cresce, evolve, si conosce. È il 1960 e per lui, è un nuovo battesimo. Dal punto più alto lui, ha capito che tanto valeva essere, e che il giusto rifugio dal punto più fragile sarebbe stata la cura della comprensione. Da quel momento tutto ha avuto un sapore diverso, sebbene un uomo non possa conoscersi mai abbastanza, Marcello ha capito di essere solo un uomo libero alla ricerca di se stesso, con la giusta cinica comprensione, con il piu adeguato spirito critico che lo contraddistingueva.
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yourtrashcollector · 3 months ago
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Una rana nuota tranquilla in una pentola d’acqua fredda. Sotto la pentola c’è un fornello con il fuoco acceso e l’acqua comincia a intiepidirsi. La rana rimane lì, a godersi quel piacevole tepore. Ma la fiamma continua a scaldare l’acqua, la temperatura sale ancora e la rana, seppure stia iniziando a soffrire il caldo, non si muove, non scappa. Quando la temperatura è ormai diventata insostenibile la rana non ha più le forze per saltare via, salvarsi, ed è destinata a morire bollita.
Marta Aidala, La strangera
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hwoops · 7 months ago
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cioè io che arrivo in terapia e faccio hahaha ho sognato fedez che ride ma perché quel regazzino inetto che non sa gestire una rottura e la terapeuta che mi fa ok alessandra e mi saprebbe dire se queste sono le stesse cose che pensa di sé vabbe anna come ti permetti (sì)
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gregor-samsung · 11 months ago
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“ L’instabilità di Delo, l’isola galleggiante nella quale Latona generò ai piedi di un palmizio i due bambini avuti da Giove, spiega il carattere di Apollo e quello di sua sorella Diana. Bisognerebbe studiare il carattere di coloro che sono nati su una nave: mi maraviglierebbe assai che costoro non avessero un carattere apollineo. Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l’apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. Viene da Apollo la mania della solarità e quell'aggettivo « solare » che ha l’aria di dire tanto e in verità non dice niente. Rappresentanti di Apollo in poesia sono Giorgio Byron, Shelley, Gabriele D’Annunzio. Pensando alla inutilità di certa luce, si ha voglia di scendere in cantina. Per riabilitare la luce e salvarla dalle troppo vicine compromissioni, Nietzsche inventò l’« oscurità » della luce e che il meriggio è più profondo della mezzanotte. Malgrado ciò, il suo Zarathustra, stretto parente di Apollo, è uno dei personaggi più goffi e mal riusciti della letteratura universale. Vogliamo dire la verità? Apollo è il dio dell’estetismo. Quanto al mondo è più inconsistente, più retorico, più isterico, lo ha eletto suo dio. Noi siamo per il serpente Pitone. La rappresentazione plastica riflette questo carattere di Apollo, superficiale e privo di consistenza. L’Apollo cosiddetto del Belvedere, è il ritratto di un giocatore di golf. “
Alberto Savinio, Nuova enciclopedia, Adelphi (collana Biblioteca, n° 70), 1ª edizione 1977. [Libro elettronico]
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eutettico56 · 2 months ago
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La soddisfazione più appagante che questa sua insistenza nella scorrettezza,non fa altro che rafforzare il convincimento di quanto sia inetto nel suo mestiere
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ossicodone · 2 years ago
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Ho sempre guardato con ammirazione le persone che a un certo punto della loro vita decidevano di lasciare questo social, più o meno come quelli per cui l'ultima sigaretta, era davvero l'ultima sigaretta, non come la sigaretta della coscienza di Zeno. Non so cosa scattasse in loro, ho sempre visto tumblr come un posto sicuro dove vomitare miei pensieri, mie intimità e mano a mano rapportandomi anche con altre persone nel corso del tempo son cambiato tantissimo. Son cambiato nel momento in cui ho eliminato il mio primo blog con cui son diventato più popolare, ma si dai avete capito, quello con sessanta mila e passa followers che non so perché siano capitati a me ma che mi son ritrovato di punto in bianco dopo aver scritto una sorta di poesia, sì i più datati si ricorderanno di quale parlo. Lo cancellai e ne aprii un altro in cui il mio anonimato duró poco perché il mio stile di raccontare le cose era facilmente riconoscibile. Accettai di nuovo di essere in vista dai più, ma ero molto diverso. Meno scritti intimi, più cose sarcastiche, accadimenti divertenti della mia vita, risposte a domande anonime solo di carattere medico o consigli. Che poi mi ci vedete a me a dare consigli? Eppure oh, sembrava funzionassero. Son bravo a predicare ma poi quando si tratta di me son una chiavica. Una chiavica vera, un inetto, un Serafino Gubbio operatore che guarda da lontano la sua vita da una cinepresa e non vi partecipa. Vabbè fatto sta che lasciai l'ennesimo blog per farne un altro e fingermi una ragazza, per un periodo son stato Jasmin e scrivevo solo, non avevo interazioni con nessuno e poi alla fine è finita che mi han riconosciuto anche lì. Arrivo ad oggi che non so davvero cosa posso dare di più su questo social, dopo quindici anni sento di aver dato forse troppo in pasto a chi poi ha rigirato spesso le cose a suo favore, giusto per parlare di qualcosa con le amiche, giusto per avere una freccia in più al loro arco da poter scoccare al momento giusto. Arrivo ad oggi in cui non mi sento partecipe di questo mondo, tantomeno di questo social. Non mi sento più, vivo ma non vivo ed è davvero logorante per me continuare a fingere di star bene quando la mattina l'unico pensiero che ho è: "e pure oggi non sto fra i convocati del Signore". Magari questa cosa di salvare il mondo, aiutare il prossimo mi si sta ritorcendo contro. Faccio miei dolori altrui, i miei non so risolverli, accumulo e non voglio farmi aiutare perché non sia mai che porto nella merda qualcuno a me caro. E sto in questo loop, in questo mio inferno personale, creato su misura per me da me medesimo. E chi meglio di me poteva costruire questo castigo infernale? Forse voglio punirmi, ma per cosa? Perché continuo? E se me ne andassi? Ma ci pensate, se da domani io non esistessi più e tutto ciò che rimanesse di me sarebbe questo post? Credete sia possibile? Andarsene in silenzio, in punta di piedi, senza scomodare o disturbare nessuno, perché non voglio questo. Ma cosa voglio per me? Davvero non sarebbe bello? Sparire, da ogni social, non essere più partecipe. Oggi mi han detto:"lei mi ha salvato doc" e son stato felice ed ho pensato alla mia promessa:" una vita per una vita". Certo me lo ha detto la nonnina dissociata di ottant'anni, ma per lei io in quel momento l'ho salvata. Salvare, salvarsi, una vita per una vita. Sono pronto.
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barrenwomb · 1 year ago
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quando qualcuno della mia età mi dice di vivere ancora con i suoi genitori mi viene da fare una smorfia di simil dolore, non perché io pensi che vivere con i genitori dopo una certa età rappresenti un fallimento morale o che ti renda un inetto o un disadattato, anzi, ma perché solo l'idea di dover condividere il tetto con i miei mi fa venire voglia di ammazzarmi. chiedo scusa
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