#indagini preliminari
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decreto penale di condanna
Un procedimento penale può essere definito con decreto penale di condanna quando per i reati in contestazione è possibile applicare una sanzione finale costituita dalla sola pena pecuniaria, anche se inflitta in sostituzione di quella detentiva. Quando, per qualsiasi effetto giuridico, si deve eseguire un ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive, il computo ha luogo calcolando euro 250, o…
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Volevo avvisare tutte le persone che hanno voluto bene e ne vogliono ancora tanto,alla piccola Elisa e a noi papà Pardini Fabio Per Elisa e mamma Sabina Maria Ursuleac che il giorno 20 Giugno 2023 ci sara' l'udienza d'ufficio davanti al GIP (Giudice per le indagini preliminari) a Roma.Vi chiedo con tutte le forze che mi sono rimaste in corpo di vedere questo video che ho postato e di condividerlo più possibile...Elisa non può e non deve essere dimenticata...Grazie di cuore a tutti voi...
Elisa, our wonderful child of just five years old, died in the afternoon of the 9th April 2020 at the Bambino Gesù Hospital in Rome after three years of hellish hospitalisation and after two failed bone marrow transplants. The day of her death she started screaming for help form early in the morning with her voice becoming weaker and weaker: "Help me please, I'm not well!" Her death was heartwrenching, horrible and shameful and you could never imagine how brutal it was. Elisa, every night you're asking us mercy for what happened to you. Our lives are practically over but we must enable her to send us a sign of bliss and after that we could, maybe, get back on our feet. Dear one we will never leave you, you can be sure of that!! Your parents, Fabio and Sabina. Thanks from the bottom of our hearts to anybody who will think of us and who will decide to share this video.
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Vogliamo ricordarlo anche così...
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Come previsto dalla delega, l’articolo 114 del codice di procedura penale sul “divieto di pubblicazione di atti e immagini” sarà modificato cancellando l’inciso al comma 2, inserito nel 2017 dalla riforma Orlando, che esclude l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari dagli atti di cui è vietata la pubblicazione fino alla fine delle indagini preliminari, sebbene non più coperti da segreto (perché notificati alle parti). Rimane invece consentito, in base al comma 7, pubblicare il “contenuto” dell’atto, cioè la sintesi parafrasata da chi scrive. Lo schema del provvedimento sarà ora trasmesso alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, che dovranno esprimere un parere entro sessanta giorni, dopodiché tornerà in Cdm per l’approvazione definitiva, in seguito alla quale diventerà legge. Le conseguenze? Per fare un esempio pratico, se il testo fosse già stato in vigore negli scorsi mesi, sarebbe stato un reato far conoscere i dialoghi che hanno portato all’arresto per corruzione del governatore della Liguria Giovanni Toti, intercettato mentre discuteva di finanziamenti e delibere con l’imprenditore portuale Aldo Spinelli.L’intervento normativo, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, ha lo scopo di “rafforzare la presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell’ambito di un procedimento penale, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343″. Si tratta della stessa direttiva usata come paravento – anche qui tramite un emendamento di Costa – per introdurre nel nostro ordinamento un’altra legge-bavaglio, firmata nel 2021 dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha imposto dei limiti strettissimi alla comunicazione di pubblici ministeri e polizia giudiziaria: le informazioni sui procedimenti in corso, si prevede, possono essere fornite solo attraverso comunicati stampa oppure – in casi eccezionali di interesse pubblico – conferenze stampa, e sempre dietro autorizzazione del procuratore capo. Una norma che ha reso complicato ai limiti dell’impossibile il lavoro dei cronisti di tutta Italia (qui l’approfondimento sul tema del fatto.it) ed è stata contestata sia dai magistrati che dai giornalisti.
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Arrivata la decisione del giudice di Lucca: Roberto Vannacci non dovrà affrontare un processo per diffamazione nei confronti di Paola Egonu.
Il giudice per le indagini preliminari (gip) di Lucca ha accolto la richiesta del pubblico ministero (pm) di archiviare il caso.
Nel suo libro “Il mondo al contrario”, il generale Vannacci aveva scritto: “Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità“.
Questa affermazione aveva scatenato una forte reazione da parte dell’atleta, portandola a presentare una querela per diffamazione.
Secondo il gip, l’intento del neo eletto al Parlamento europeo non è quello di: “Denigrarla, di sminuirne il valore, di portare un attacco indebito alla persona“.
Di conseguenza, il giudice non ha ritenuto che vi fosse una volontà denigratoria sufficiente a configurare il reato di diffamazione.
Insomma una montatura surreale con mille scartoffie e giri di parole per giungere all'ovvia conclusione: se dici ad un africano che sembra africano, non è un'offesa ma una constatazione. Se invece la Egonu insiste nel voler sembrare caucasica, forse è meglio che cambi tonalità di fondotinta.
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Ogni tanto il buon senso..
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Verità per Lucia Raso TgVerona Sera 08/07/23 Telenuovo #LuciaRaso #Verit...
Verità per Lucia Raso TgVerona Sera 08/07/23 Telenuovo #LuciaRaso #VeritaperLuciaRaso #Verona news - Servizio di TgVeronaSera su Lucia Raso VeritaperLuciaRaso - Iscriviti al canale YT : youtube @VeritaperLuciaRaso - Seguici su Facebook : @VeritaperLuciaRaso 00:00 titoli TgVerona Sera Fonti: corrieredellasera - Lucia Raso morta in Baviera: il padre assolto per gli sms al papà del fidanzato indagato di Laura Tedesco. Rischiava la condanna per minacce. I Raso all’attacco sui social: «Nostra figlia fu aggredita prima della caduta dalla finestra. Ecco le prove». Lucia Raso, suo padre assolto per gli sms inviati al papà del fidanzato «Sappiate che le cose non finiranno presto...quando verrà a galla la verità, sarà fatta giustizia». Così, nei giorni immediatamente successivi alla tragica e misteriosa morte di sua figlia Lucia in Germania, «messaggiava» Pietro Raso a Moreno Treo, padre di Christian, il fidanzato della vittima. Venerdì il papà di Lucia, caduta fatalmente dalla finestra del fidanzato in Baviera, è stato assolto dall’accusa di aver minacciato via sms e Whatsapp il papà di Christian: il signor Raso rischiava la condanna a causa di quella e di altre frasi indirizzate al telefonino del signor Treo, che oltre ad averlo denunciato si era anche costituto parte civile in aula contro il genitore della vittima ed ex fidanzata di suo figlio Christian. Il contenzioso si è ora chiuso davanti al giudice di pace del Tribunale di Verona, dottor Giuliano Crivellaro: difeso dall’avvocato Enrico Bastianello, Pietro Raso è stato assolto «perché il fatto non sussiste». La mamma di Lucia: «Noi chiediamo solo giustizia» Secondo il magistrato scaligero, dunque, aver scritto «sappiate che le cose non finiranno presto...quando verrà a galla la verità, sarà fatta giustizia» non integra il reato di minacce. «Se mio marito fosse stato condannato sarebbe stata un’autentica beffa, un vero scandalo - reagisce la signora Xenia Maria, moglie di Pietro e mamma di Lucia -. Sarebbe stato paradossale se, dopo aver perso nostra figlia in circostanze che devono ancora essere chiarite, il padre di Lucia fosse addirittura stato condannato. Mio marito non ha mai minacciato il papà di Christian, la nostra famiglia chiedeva e continua ancora a chiedere solo la verità, tutto qui. Vogliamo giustizia e verità per Lucia, chiediamo soltanto di sapere come mai nostra figlia non è mai potuta tornare da quel viaggio in Germania. A quasi tre anni di distanza non sappiamo ancora cos’è realmente accaduto quella maledetta notte». La Procura ha chiesto l'archiviazione per Christian Treo Il dramma che ha sconvolto per sempre le vite di due intere famiglie, i Raso che hanno perso la figlia e anche i Treo visto che Christian è stato indagato per il presunto omicidio volontario di Lucia, è datato 24 novembre 2020: belli, giovani e innamorati, la commessa 36enne Lucia Raso e il pizzaiolo 29enne Christian Treo stavano trascorrendo un weekend d’amore in Baviera, a Landshut, dove lui lavorava come stagionale in un locale. Quella notte sfociata nel sangue, la coppia veronese si trovava nell’appartamento di Treo insieme ai due coinquilini siciliani del 29enne. Alcol, risate, sembrava un’allegra serata tra amici invece all’improvviso la situazione precipitò: un malinteso, poi forse una lite, finché avvenne il peggio. Lucia cadde dalla finestra al primo piano, perdendo la vita sul colpo. Si aprì così uno scenario di dolore e di dubbi, partirono le indagini e scattarono i tanti, troppi interrogativi che tuttora devono trovare risposta. In questo momento l’inchiesta è giunta a un nodo cruciale e tutto dipenderà dal verdetto della giudice delle indagini preliminari Carola Musio: spetta a lei sciogliere la riserva decidendo se accogliere o meno la richiesta di archiviazione con cui il pubblico ministero Stefano Aresu ha concluso le indagini su Christian Treo prosciogliendolo, come sollecitava il suo difensore Massimo dal Ben, dai sospetti di aver ucciso Lucia. La famiglia di lei: «Ha subìto un'aggressione prima di morire» Ma la famiglia Raso, assistita dall’avvocato Bastianello e supportata dalla criminologa Roberta Bruzzone, non si rassegna all’idea che il caso possa venire relegato in un cassetto senza colpevoli: oltre a opporsi all’archiviazione, è appena tornata all’attacco sui social annunciando sulla pagina Facebook creata appositamente per chiedere la verità su Lucia «clamorosa novità! Dall’autopsia - affermano i Raso su Fb - si evidenzia che Lucia, prima di cadere, ha subito un’aggressione (oppure è stata picchiata: “La corona del primo incisivo in alto a sinistra è rotta”. È emerso anche Un ematoma sotto l’occhio. La perizia della Procura conferma ferite non compatibili con la caduta. segue.... Corriere del Veneto Verità per Lucia Raso, TgVerona, Sera, Telenuovo, LuciaRaso, VeritaperLuciaRaso, Verona, Baviera, Lucia Raso, Verona, Lucia Raso Verona, Lucia Raso ultime notizie, Verona, caso Lucia Raso, Rassegna stampa
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PRENDE IL VIA IN ITALIA LA GIUSTIZIA RIPARATIVA
Per la prima volta in Italia è stata applicata la giustizia riparativa, concessa ad un imputato che ha mostrato il desiderio di riparare alla sua condotta.
Regolata in Italia nel 2022 con la cosiddetta riforma Cartabia, la giustizia riparativa consiste nel tentativo di risanamento del legame tra vittime, colpevoli e comunità. La Corte ha deciso di ammettere l’imputato Davide Fontana alla giustizia riparativa con la motivazione dei giudici di averla concessa perché “l’imputato ha manifestato sin dalla fase delle indagini preliminari la seria, spontanea ed effettiva volontà di riparare alle conseguenze del reato”. “Sono disposto a fare qualsiasi cosa si possa fare anche verso i parenti di Carol” ha dichiarato l’uomo colpevole e reo confesso.
Questa forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, non riduce la pena ma la integra di un programma riparativo, il quale consiste nell’attuazione di azioni comportamentali private o pubbliche, accordi relativi alla frequentazione di persone o luoghi, oppure restituzioni materiali o pratiche per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato o evitare che lo stesso sia portato a conseguenze ulteriori. Questa scelta non comporta sconti sanzionatori o benefici processuali ne carcerari, né ha conseguenze sulla giustizia civile. L’articolo 42 della legge definisce la giustizia riparativa come «ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore». ___________________
Fonte: Varese News; Gazzetta ufficiale; foto di Towfiqu Barbhuiya
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Minacce e botte alla compagna: giudizio immediato per trentottenne Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, ha accolto la... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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Menfi, maltrattamenti nei confronti della madre: uomo condannato e monitorato con braccialetto elettronico
Menfi, maltrattamenti nei confronti della madre: uomo condannato e monitorato con braccialetto elettronico
Un uomo di 48 anni, residente a Menfi, è stato colpito da una misura cautelare che prevede il divieto di avvicinarsi alla madre, accompagnato dall’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. La decisione è stata presa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, a seguito di reiterati episodi di maltrattamenti nei confronti della donna. L’uomo,…
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Palermo, picchiata e segregata in casa. In carcere il compagno aguzzino Il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo ha disposto il decreto di giudizio immediato a carico di un 30enne, originario della Tunisia, già noto alle forze dell'ordine, in quanto tratto in arresto in seguito ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica, per i reati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Già in comunità per un furto in un'abitazione, un 16enne è stato arrestato dai Carabinieri di Amandola
AMANDOLA I carabinieri della Stazione di Amandola, coadiuvati dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Montegiorgio (FM), hanno eseguito un’operazione culminata con l’arresto di un 16enne di origine albanese, già sottoposto alla misura del collocamento in comunità. Il provvedimento, emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale per i Minorenni di Bologna,…
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attività investigativa del difensore
L’attività investigativa svolta dal difensore presenta alcune specifiche peculiarità che la distinguono da quella propria dell’Accusa pubblica: è meramente facoltativa, in contrapposizione alla obbligatorietà tipica delle investigazioni del Pubblico Ministero; ha una finalità unilaterale, nel senso che mira esclusivamente alla difesa dell’assistito, laddove il Pubblico Ministero, ex art. 358…
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Ceccano, interrogatori, chi parla e chi no
Strategie difensive diverse per gli imputati dell’inchiesta sugli appalti per il PNRR a Ceccano. Se l’ex sindaco Caligiore ed alcuni dei tecnici si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, così non è stato per il dirigente dell’ufficio e per uno degli imprenditori coinvolti che invece hanno risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari. Ora si attende la conclusione degli…
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eh ma signora mia... avete visto come è vestita la Salis?
e allora Bibbiano?
e l'antisemitismo nelle piazze? (mica in FdI eh...)
#fdi#fratelli d'italia#fi#forza italia#lega#meloni#piantedosi#feltri#salis#palestine#palestina#israel#israele
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Bombe artigianali che potevano uccidere. Piazzate con motivazioni di natura xenofoba. È con l'accusa «di tentato omicidio plurimo con dolo diretto alternativo rispetto ad eventi letali o gravemente lesivi per gli abitanti della palazzina concorrente con esplosione di ordigno esplosivo al fine di incutere timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica», oltre che di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo, che sono stati arrestati e posti ai domiciliari tre giovani, italiani, S.N. 23 anni, residente a Porto Viro, M.T. 21 anni, residente a Taglio di Po, e T.C. 22 anni, residente a Loreo. Due gli attacchi son esplosivi delle quali sono ritenuti, in ipotesi accusatoria, i responsabili: quello con la bomba carta piazzata a fatta esplodere verso le 22 del 31 marzo scorso, davanti alla porta d’ingresso di un edificio in via Dogana, a Borgo Fiorito, nella frazione adriese di Cavanella Po, dove sono ospitati dei richiedenti asilo, e quella multipla, con tre diversi ordigni, lanciati in prossimità degli appartamenti del villaggio Tizè di Rosolina Mare. Due episodi che avevano inevitabilmente sollevato profonda preoccupazione e sulla quale hanno indagato a fondo i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Adria, individuando i tre giovani come presunti responsabili ed altri due giovani, per i quali non sono state emesse misure cautelari, ma che sono ritenuti dagli inquirenti autori di reati collegati. Nei confronti dei tre arrestati la richiesta di una misura cautelare al giudice per le indagini preliminari è stata formulata essendo emersi con le indagini, spiega la Procura, «moventi e modalità di condotta che secondo l’ipotesi accusatoria dimostravano indole violenta, xenofoba e intenzioni di spedizioni punitive, nonché modalità di commissione dei fatti particolarmente accorte». In particolare, l'aver coperto la targa dell'auto con la quale erano arrivati a Borgo Fiorito, l’uso di passamontagna e la scelta di percorsi non coperti da telecamere pubbliche, oltre alla capacità e facilità di procurarsi esplosivi. Senza contare, poi, i tentativi di inquinamento delle prove con la costruzione di versioni di comodo e alibi, ma anche contattando un carabiniere per avere notizie sulle indagini, con il militare a sua volta indagato per l'ipotesi di rivelazione di segreto d'ufficio. Un quadro che ha portato il giudice a disporre la misura degli arresti domiciliari concordando con la gravità, in particolare dell'attacco a Borgo Fiorito, ad un palazzo abitato, con conseguente pericolo per l’incolumità dei condomini, la maggior parte dei quali stranieri, considerata la tipologia di miscela utilizzata come esplosivo e la potenza dell'esplosione, tale non solo da mandare in frantumi i vetri della porta d’ingresso e quelli delle finestre del piano ammezzato, ma anche da distruggere completamente l’androne e tutto quello che si trovava all'interno, arrivando ad abbattere le porte di tre dei sei appartamenti posti al primo e al secondo piano, visto poi l'orario serale ed il numero di persone che abitano il condominio, tra cui anche alcuni bambini, essendo del tutto plausibile che qualcuno potesse percorre il tratto maggiormente colpito dall’esplosione o anche solo potesse essere a ridosso delle porte delle abitazioni che sono state divelte. L'interrogatorio di garanzia per i tre arrestati è previsto per lunedì 30 ottobre.
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Milano, scarcerati i baristi che hanno ucciso il ladro a forbiciate: «Disperati e frustrati, hanno perso il controllo»
I titolari del locale dov’è avvenuta la tragedia andranno ai domiciliari: per la giudice Gueli hanno agito in preda a «rabbia e frustrazione» anche per le precedenti rapine subite Shu Zou, 30 anni, e suo zio Liu Chongbing, di 49, potranno uscire dal carcere: l’ha deciso la giudice per le indagini preliminari Tiziana Gueli, che sta seguendo il caso dell’omicidio di Eros Di Ronza, avvenuto dopo la…
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