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Vintage Inarco Frog Planter, 5 1/2"
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Inarco dish
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Vintage Inarco Japanese White Cat Figurine Pair
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- Queste scarpe mi uccidono….., dico con una smorfia mentre mi lascio cadere sul divano e ne sfilo una….
Siamo di ritorno dal matrimonio di mia nipote. Ovviamente, come nonna della sposa, sono stata particolarmente attenta a presentarmi elegante e a posto, sapendo che avrei avuto con il resto della famiglia gli occhi addosso degli altri invitati.
Ma forse alla mia età non posso più permettermi di tenere i tacchi alti per tante ore….
- Vu….vuoi che ti aiuti, nonna?
A parlare è mio nipote, l’altro, il maschio, più piccolo di sua sorella la sposa. È lui che mi ha riaccompagnato a casa. Ci siamo divisi in più auto dopo la cerimonia e Marco mi ha fatto da autista. Sotto casa, gli ho detto di salire con me. Sembrava contento.
Adesso, quella frase mi ha un po’ sorpreso. Lo guardo. È arrossito. Però non so che dire, è una offerta così dolce….
Si inginocchia davanti il divano. Sfila una scarpa con delicatezza. Prende il mio piede tra le mani. Comincia a massaggiarlo. Sono ancora più stupita, ma devo ammettere che era proprio ciò che mi ci voleva…..
- A…a…anche l’altra, nonna?
Non rispondo, ma gli porgo il piede. Sfila anche l’altra scarpa. Le sue dita mi massaggiano i piedi. Avvolgono i talloni. Passano delicatamente sotto la pianta. Inarco il piedino. Massaggia, o dovrei dire piuttosto accarezza, le dita.
Mi sfugge un gemito. - Sei bravo….
Il massaggio è ancora più intenso. E me lo godo. Avvolge con le dita la caviglia, pressa nei punti giusti. È tutto intento nel suo lavoro, lo guardo ma tiene il capo chino, non lo solleva nemmeno verso di me.
- Ma dove hai imparato?, dico ridendo.
Mi sembra che inghiotta a vuoto. - V..vu…vuoi che smetta, nonna?
- oh no, assolutamente, rispondo e inarco ancora i piedini.
- Ha…hai dei piedi bellissimi, nonna….
Che dolce complimento. Da mio nipote, ma pur sempre un complimento, e per una vecchia signora….
- Lo pensi davvero o lo dici solo per fare contenta tua nonna?
Che perfida che sei, così lo metti in imbarazzo, il cucciolo.
Ma lui continua, quelle dita, quello sfiorare delicatamente, ora la monta, ora la pianta dei miei piedini, mmm, non riesco a non pensare a quanto siano sensuali quelle carezze. Cosa mi sta succedendo?
- Si, lo p…pp…penso….
-Grazie Marco, quelle scarpe sono eleganti, ma così strette……
Mi sfugge ancora un gemito, quando Marco prende un piede fra le mani e lo porta alle labbra, e le poggia sopra, per un bacio.
O forse sono stata io a spingere il mio piede verso la sua bocca, fino a premerlo sulle sue labbra….
Che importa. Adesso è la pianta, poggiata sul suo viso, che lui bacia. E poi le dita. E poi di nuovo la monta, e la caviglia, risalendo, finché non è la punta della sua lingua che sento attraverso le calze sulla pelle e lui che comincia a leccare piano la gamba….
Potrei fermarlo, certo, allontanarlo, tirare indietro le gambe, sgridarlo…..Invece poggio l’altro piede sulla sua guancia e lo uso per accarezzargli il viso….
- N…no…nonna, hai delle c..ca….calze bellissime, mormora in un sussurro, senza smettere di baciarmi e leccarmi le gambe.
- Davvero ti piacciono le mie calze, amore?, gli dico mettendo una mano sulla sua testa, le dita fra i capelli.
- e….la …riga…., sussurra ancora. Quelle scarpe, con quei piccolissimi pompon, che sapevo avrebbero guidato gli occhi sulla riga delle mie calze….non ho fatto male a metterle, proprio no….
La sua bocca è risalita, mi bacia sulle ginocchia, ora. Si ferma. Solleva finalmente il viso. I nostri occhi finalmente si incrociano.
- s…scu…scusa, nonna. Ho perso la testa…., lo dice strozzato, quasi un singhiozzo.
- Tu solo?, è la mia risposta. Con le dita laccate stringo il suo viso fra le mani. E, dolcemente lo attiro verso il mio grembo. Lo guido a continuare e baciare e leccarmi le calze, mentre allargo le gambe e lo attiro in mezzo alle mie cosce.
Quando le sue labbra arrivano a sfiorare le mutandine di pizzo, emetto un gemito più forte degli altri e un incontrollato riflesso mi fa stringere le cosce sul suo viso. Le sue labbra sentiranno le mutandine bagnate.
Stamattina le ho indossate sopra il reggicalze. Sarà facile farmele sfilare per poi farmelo su questo divano.
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Lo lascio: è deciso, ormai
"E tu perché non parli… una parola sospenderebbe il mio rancore"
(da “Luna diamante” Mina-Fossati)
È ufficiale: m'ha proprio rotto le palle. Mi controlla, non mi fa respirare. Poi, 'il Signore' vuole essere servito e riverito. Dentro casa non m'aiuta mai. E comunque non siamo fatti per stare insieme. Forse nessuno lo è, in un matrimonio. Perché noi tutti abbiamo ciascuno la propria visione diversa della vita, siamo in disaccordo su ciò che vorremmo fare, chi frequentare. Quello che piace a me non piace a lui e viceversa. Mi esaspera. Sempre.
Mi provoca, mi stuzzica i nervi. Oddio: non lo sopporto più, non lo sopportooooo! Cazzo! È un continuo logorio, con lui. Una ininterrotta tensione psicologica: non lo reggo proprio più. Mi sono assolutamente rotta il cazzo: e bastaaaa, mannaggia la puttanaaaaa! Non mi sente mai, se gli dico le cose: s'incazza e smadonna. Cafone. Non vuole 'le briglie', come dice lui. Ma allora che cazzo m'hai sposata a fare? Ai figli penso io, alla casa io, le bollette io, la spesa io e vaffanculooooo, ‘sto stronzo del cazzo…
Eccolo che torna dal lavoro. Sono le nove passate. Sono incazzata nera e pronta a litigare, stavolta di brutto. Spero che i bambini in cameretta non ci sentano. Per fortuna la loro camera è distante dalla cucina e sicuro adesso guardano i cartoni in tv. Mentre sto facendo quello che devo fare, gli volto le spalle per non dargli una padellata in testa. Non subito, almeno. Lui allora mi viene dietro, mi afferra una chiappa e me la pizzica. Mi fa un cazzo di male: domani ci sarà il livido. Io sto per infilargli un coltello molto affilato nel fegato, ma il porco lesto mi infila una mano nelle mutande, si insinua nel solco e già mi tremano le gambe. Mi conosce come il suo cazzo, 'sto bastardo.
Subito a seguire, senza riguardi infila il suo dito medio tutto su per il mio culo! Che figlio di puttana: dovrei girarmi incazzata e sputargli in faccia… Ma il cornuto sa che sono una vera mignotta, che mi piace farmi scopare e dare il culo. Che a tradimento e nei momenti meno adatti me la gusto ancora di più. Dovrei divincolarmi. Ma invece allargo di più le gambe: mi inarco, alzo le chiappe e lo agevolo. Non posso farne a meno. Sfila il dito e se lo passa al naso, aspirando. Cazzo mi fai: il tassello? Sono una forma di pecorino? Un'anguria? Non riesco a formulare una frase che lui mi tira a sé, mi blocca le braccia, mi toglie la camicetta…
"cazzo fai? Sei scemo? Ci sono i figli, di là…"
"zitta, troiazza: andiamo in camera, che ti devo scopare. Devo sborrarti dentro. Mi urge svuotarmi e per farlo io voglio solo te…"
"mavaffanculo: chi cazzo pensi di essere? Non mi puoi trattare così… oooooh….. ma mi senti?"
Intanto cammino anch'io a passo svelto verso la camera. Chiusa la porta a chiave, non mi fa dire una parola: preme la mia testa verso il basso, mi fa inginocchiare, si sbottona la patta e mi ficca l'uccello in bocca. Lo succhio avida, perché non ne posso più dalla voglia. Devo farlo sborrare una prima volta e quindi lo faccio arrivare fino in fondo. Voglio ingoiarlo, devo sentire il sapore del suo glande mentre si strofina sulla lingua e poi giù, in gola. Lo pompo. Sempre più veloce. Lo desidero: è mio marito. Me lo scopo da anni con gran gusto. Ne pretendo il seme e adoro il suo sapore.
Ricordo le prime volte che me lo buttava a forza in bocca, mi veniva da vomitare. Ero solo una ragazzetta in difficoltà, alle prime armi. Ma lui:
“Non mi frega una mazza se non ci riesci. Spalanca bene la tua boccuccia di rosa, rilassa la gola, pompami e non farmi sentire i denti. Devi imparare a succhiarmelo e prendermelo tutto fino in fondo, perché sai quanta mia sborra dovrai ingoiare se ci sposiamo…”
Più lo odio, più sono sul punto di lasciarlo e più provo piacere quando non considera affatto che abbia messo il broncio, che sia incazzata nera con lui e che stia sfaccendando per casa. Mi prende, mi gira come una trottola, mi sfila gli slip e mi schiaffa il suo cazzone dritto nella fica o - molto meglio quando lo fa - nel culo. Mmmmmh... Protesto solo perché devo farlo formalmente. Ma dentro di me godo come una pazza. Lo adoro. Quanto mi piace essere sfondata! Occasionalmente, se magari mi gira da troia, lo faccio restare senza fiato, quando con sua gran sorpresa scopre che non porto le mutande: m'alza la gonna, infila la mano e trova direttamente il pelo e le labbra o lo sfintere indifeso. Impazzisce e diventa un toro infoiato.
"sei una vera e bellissima puttana, ti adoro! Non mi resistere, sai?"
"ma che dici: ho le occhiaie, i capelli di stoppa e puzzo di fritto e di sudore come una capra…"
"non fa nulla: così nature e un po’ dimessa mi piaci ancora di più. Mi fai arrapare e non finirei mai di scoparti e incularti… amo l'odore del tuo solco tra le natiche quando l'allarghi per fartelo leccare e poi penetrare. Che vera zoccola sei!"
"e allora dai, cazzo di impotente col pisello moscio. Su: fottimi. Che aspetti?"
Quando vuole il culo, che è il più delle volte, me lo spacca letteralmente. Mi fa molto male. Ma più mi fa soffrire, più io divarico le chiappe per accoglierlo tutto: amo servirlo, farlo godere. Sentirlo sborrare è il paradiso, per la mia mente. Sento che è quello il momento in cui mi desidera intensamente. E questa cosa per me è una vera droga dell'anima. Gli perdono tutto, quando viene dentro di me.
Ormai capisco quando sta per venire e allora, con miracoli di contorsionismo, allungo il braccio sotto il ventre e attraverso le mie gambe gli accarezzo dolcemente le palle, gliele tengo mentre mi sfonda e gliele strizzo un po’. Poi con la mano a coppa sui suoi coglioni sento bene le contrazioni di quando mi eiacula nello sfintere e mi allargo, mi apro, controspingo e sono tutta solo per lui.
Lo faccio svuotare completamente e riposare dentro di me. A lungo quanto vuole. Allora mi si adagia sopra a peso morto. Mi sovrasta e mi ricopre tutta; fatico a respirare: lui è alto 1,90 per un quintale di maschio puro. Mentre io sono 1,55 e porto la taglia quaranta! Ma sono roba sua e del mio corpo, della mia anima può fare ciò che vuole. Mi piace, adoro sentirmi impotente e immobilizzata sotto a un uomo. Se è mio marito è meglio.
Stiamo lì, io e lui. Io a godere col suo cazzo ben piantato dentro di me a pulsare. È sudato fradicio. Me lo leccherei dappertutto. Mentre riposa, lui con la sua mano sotto al mio bacino intanto mi accarezza e sgrilletta la fregna, le sue labbra mi percorrono la schiena e baciano tutto il mio collo; m'assapora. Mi lecca. È tenerissimo. Gli piaccio, è evidente. Vengo, al solo pensiero di lui dentro di me, anche immobile. Mi pizzica forte i capezzoli, mi fa i lividi sulle zinne, 'sto testa di gran cazzo.
“Ahiaaaaa…. In culo a quella vera troia di tua madre, perché lo sai che batte, vero? Stronzooo: mi fai maleee! (Continua, ti prego: magari accarezzami le mammelle a lungo, un po’ di dolcezza, eccheccazzo!)"
Mi mordicchia l'orecchio, poi di nuovo mi lecca tutto il collo, ci soffia sopra delicatamente e mi fa il solletico. Gioca. Cerca l'intimità, con me. Rido di gioia. È il mio uomo. Per questa volta magari non lo lascio. Apre bocca d'improvviso, penso che mi confermerà che mi ama, che non può vivere senza di me e invece mi dice: “che cazzo m'hai preparato per cena, troia?” e allora mi viene proprio voglia di tagliargli l'uccello di netto! Una sera di queste lo faccio, vedi tu…
RDA
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DRUG
By Vikibaum/WordPress
Abbiamo appena finito di litigare furiosamente, i motivi sono sempre i soliti.
La verità è una sola: non abbiamo niente in comune noi due, tu appartieni a un mondo che non è il mio, un mondo di cui non voglio sapere nulla, non ti stimo, forse ti temo, eppure ci incontriamo in segreto da ormai due anni.
Nessuno lo deve sapere.
Ma c’è il letto: è lì che il tuo potere diventa incontrastabile, sai entrare in me- e non solo fisicamente- come nessuno.
Hai le mie stesse fantasie erotiche, il mio gusto di andare oltre, sempre al di là dei confini, di azzannare tutto per assaporare anche il veleno, se necessario.
Ora, il viso scarno livido di rabbia, gli occhi socchiusi a fissare un quadro, ti abbandoni sulla sedia, sfinito e io ti sto di fronte, ansimante, l’ultimo insulto è ancora nell’aria, basta, penso, non possiamo continuare così.
Ti guardo negli occhi, poi scendo alle labbra: i tuoi denti luccicano, bagnati di saliva, denti forti, da carnivoro.
All’improvviso provo per te un desiderio talmente micidiale e vendicativo da farmi tremare da capo a piedi; te ne accorgi, ma non dici nulla, continui ad ansimare, con le braccia e le gambe abbandonate in una posizione di assoluta impotenza.
Allora, spinta da un impulso irrefrenabile e maledicendomi, sapendo che in questo modo tutto ricomincerà, mi inginocchio ai tuoi piedi e ti sbottono i pantaloni; tu ti sollevi istintivamente per aiutarmi e io comincio a baciarti con le labbra che scottano, asciutte, per poi leccarti avidamente.
Come fai presto a eccitarti, rabbia e frustrazione ti aiutano di certo.
Ora il tuo respiro stranamente si calma, come in attesa.
Mi alzo in piedi sollevo la gonna e mi metto a cavalcioni sopra di te, avvicinandomi alla tua faccia, lasciandoti il tempo di guardarla avidamente, di guardare quella tenera cosuccia che tu adori e che io ti porterò via per sempre -ora ne sono convinta, che gioia perversa solo il pensarlo- poi affondo su di te, ora gemi forte, inarcandoti , silenzioso, furioso, perché hai la sensazione che io ti stia divorando, lo so , riconosco quello sguardo.
Cerchi di avvicinare le mani ai miei fianchi ma:-Non toccarmi- sibilo con voce rauca e tu:
-Avanti, fai tutto da sola, fammi vedere quanto sei brava-
Allora comincio lentamente a muovermi , ondeggiando i fianchi, mentre tu cerchi di penetrarmi sempre più a fondo, in modo convulso; provo a farti rallentare, inutilmente, perché sono io a essere vicinissima al paradiso; quando sono costretta ad arrendermi al piacere, mi afferri per i capelli con una mano e mi sussurri:
– Sì, madame, così, va bene, va tutto bene – finché non vengo con un grido rauco abbattendomi sopra di te.
Allora mi fai alzare con insolita gentilezza e mi porti verso la tavola da pranzo ancora disseminata dei resti del nostro pasto per piegarmi bocconi sopra i piatti che invadono il ripiano in ordine sparso
Poi mi fai allungare le braccia dietro la schiena e me le leghi con la tua cintura.
Aspettavo questa violenza che mi eccita oltremodo, perché so che cosasuccederà adesso; l e gambe mi tremano nell’attesa, le cosce fremono: eccolo il tuo potere su di me.
Mentre affondi il viso nei miei capelli con una mano mi premi i fianchi, con l’altra scivoli rigido e caldo nell’umidità del mio sesso, per poi strusciarti tra le natiche; e intanto con le dita mi stuzzichi e io ti voglio anche lì, perché mi piace da morire quando mi prendi in quel modo, ma mi costringo al silenzio, neppure un gemito, mordendomi le labbra a sangue.
-Chiedimelo, chiedimi quello che vuoi, avanti -mormori con voce di scherno continuando ad eccitarmi.
-Sì, sì, ti prego, ti voglio – e ascolto la mia voce implorare con toni osceni, animaleschi.
Allora mi penetri con violenza, con un gemito rauco e il dolore improvviso mifa urlare.
Mi inarco all’indietro, come per spingerti fuori, ma il piacere riempie improvviso il ventre, costringendomi a piegarmi in avanti per sentirti meglio, i seni che si impiastricciano di avanzi del pasto mentre sui capelli, sparsi sulla tavola, si rovescia un bicchiere di vino.
Tenendomi saldamente per i fianchi ti muovi sempre più in fretta, fino ad arrivare ad un orgasmo che ti fa urlare: non ti avevo mai sentito così.
Rapidamente esci dal mio corpo, mi sciogli le mani e mi fai voltare di frontea te, la schiena appoggiata alla tavola.
Ansimiamo tutti e due guardandoci negli occhi: è una sfida che dura da due anni. Poi mi allontano, mi ricompongo, il respiro ancora affannato, le gambe molli e dirigendomi verso la doccia ti dico:
-Ora vattene e non ritornare mai più, lascia le chiavi di casa sul tavolo-
Ma nel momento stesso in cui pronuncio quelle parole, penso a come farò aresistere senza di lui: è la mia droga, presto si ripresenterà la crisi di astinenza che ben conosco.
E capisco che quel “non tornare mai più”, frase decisamente abusata, è un lusso che non posso permettermi.
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Sento il desiderio crescere.
Il cuore accelera.
Sento caldo fin dentro le viscere.
Le mani mi sudano e la voce trema.
'Ti voglio'
Ha la voce rocca ed il mio corpo viene invaso da una marea di brividi.
Gli occhi brillano.
Le sue mani sul mio corpo.
Lo sento mentre mi stringe a lui facendomi sentire la sua erezione di pietra.
Mette una mano sul mio fondoschiena.
Avvicina le sue labbra alle mie.
Non mi bacia.
Sorride ed io mi butto sulle sue labbra come su una via di salvezza.
La mia mano scende dal suo petto all'erezione che sento forte sotto i sensi del mio palmo.
Sprofondo la mano nei suoi boxer ed accarezzo il suo membro per poi stringerlo, sussurando nel suo orecchio un debole:
'Mio.'
Geme ed in un lampo sento il muro alle mie spalle.
Mi sbatte sopra il freddo cemento che risveglia i miei sensi.
Mi alza una gamba all'altezza del suo bacino.
Sprofonda la lingua nella mia bocca.
Una guerra di lingue combattenti per una vittoria a noi ancor ignota.
Mi toglie la maglietta, ma lascia il regiseno nero.
Lo sa che mi piace.
Scende in basso slacciando i miei jeans togliendoli insieme alle mutandine di pizzo.
Non toglie le scarpe.
Sono le poche cose che terrò.
Lo sa.
Sa come mi vuole.
E mi avrà.
La sua t-shirt vola da qualche parte nella stanza.
Mi blocca le braccia sopra la testa ed inizia a baciarmi il collo.
Gemo.
Tremo sotto il suo tocco.
Con una mano si avvicina alla mia intimità illudendomi.
Scendo in basso slacciando i suoi jeans.
Cintura.
Bottone.
Cerniera.
Li abasso.
I boxer sono di troppo.
Lo lascio nudo.
Mi prende tra le braccia e mi butta sull'enorme letto.
Sono sua.
In suo totale possesso.
'Prendimi.'
Un paio di manette spuntano fuori da un cassetto vicino al letto.
I miei polsi vengono bloccati e lui si sposta.
Mi lascia sola.
Vulnerabile.
Quasi nuda.
Sul enorme letto.
Si allontana di tre passi.
I miei scuri capelli sparsi sul cuscino.
Il corpo magro, ma non troppo circondato dal tessuto nero delle lenzuola.
Un mezzo sorriso si disegna sulle sue labbra.
Approva.
Si butta su di me.
In un batter d'occhio mi entra dentro.
Urlo.
Inarco la schiena.
Il suo nome dipinto sulle mie labbra.
Mi gira sulla pancia.
Divarica le mie gambe facendosi strada fin dentro di me.
Lo sento.
Tremo.
Sono un fascio di piacere.
Gemo.
Geme.
Mi rigira sulla schiena per poi scendere al centro di ogni mio piacere.
Due dita dentro di me e la sua lingua sul mio clitoride.
M'innarco e lui mi tiene ferma.
Lo guardo negli occhi mentre vengo con il suo nome sulle labbra.
Sale verso di me.
Mi bacia e mi libera le mani.
Fa per andarsene.
Lo blocco.
Mi abasso e prendo il suo cazzo in bocca.
Lo sento gemere mentre raccoglie i miei capelli sulla testa.
Si muove.
Una coordinazione perfetta.
Lo guardo mentre succhio il suo cazzo non avendone mai abbastanza.
Viene nella mia bocca.
Le mie labbra richiudono il suo seme.
Mando giù.
Il sapore dolce mi riscalda dentro.
Mi bacia.
Lo fa.
Il letto caldo ci attende.
Mi metto su un lato.
Mi abbraccia da dietro.
Mi stringe a se.
Un bacio sulla spalla.
Dice che sono bella.
Sorrido.
Con il suo viso nella mente mi addormento.
'Buonanotte bimba'
Ed è solo l'eco.
Dormo.
E lui è qui.
E resta qui.
Con me.
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Domenica mattina
Una domenica mattina senza sveglia. Il mio corpo si attiva sempre con calma, nel cervello cominciano a girare gli ingranaggi, anche troppo velocemente, ma il corpo nudo, vicino al suo nudo, ci mette comunque un po' di più.
Lui mi abbraccia di spalle, mi accarezza la gambe. "Come sei liscia", me lo dice sempre, ed è vero. Sento il suo pene che cresce, l'alzabandiera non si smentisce mai. Lo infila tra le mie cosce e comincia a muoversi, ma il mio corpo è ancora addormentato, e anche se il mio cervello è già focalizzato al presente, in basso sono ancora troppo asciutta. Lui se ne accorge subito ed è già lì con la bocca. La lingua scivola tra le labbra, poi gira intorno all'ano. Torna ad abbracciarmi a cucchiaio, mi infila nuovamente il pene tra le cosce e stavolta entra diretto in me. Faccio un piccolissimo sussulto, quello della prima entrata, ma poi tutto scorre. Mi piace questa sensazione, che scelga lui cosa fare di me, che mi giri come lui preferisce, che vada alla velocità e alla profondità che vuole. Mi gira supina e spinge fino in fondo. Inarco la schiena e il mio sedere si alza per sentirlo tutto. Lui mi prende la vita, appena sopra i fianchi. Mi fa impazzire questa posizione, lui che mi spinge e mi allontana come vuole. Spinge forte, poi esce completamente, si ferma un secondo e poi rientra, e poi ripete, uscire e poi entrare fino in fondo. Sentire tutto il passaggio. E quando esce punta ogni tanto dietro. E sembra stia entrando, ma scivola davanti. Gli dico "Vai dove vuoi", ma lui mi risponde di aspettare. Torniamo in posizione a cucchiaio, lui è sempre dentro di me, mi abbraccia forte, mi blocca le braccia incrociandole al seno e mi bacia il collo, inarco più che posso la schiena, ma ho poco movimento, mi tiene anche con le gambe e si muove come vuole. Mi eccita di più, questa sensazione che possa tenermi così costretta, che possa usarmi come vuole. Poi mi libera le braccia e punta dietro, allora mi allontano un po'. Lui entra delicatamente e non fa molta fatica perché non vedevo l'ora. Mi domina anche dietro, mi stringe le braccia sopra la schiena, sento il suo ansimare aumentare, spinge più forte e viene. Restiamo abbracciati, nessuno dei due vuole muoversi, il suo pene è ancora dentro di me e nessuno vuole terminare quel momento. Poi gli dico "Dai, vado in bagno, se no al lago non ci andiamo più"
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La tua testa tra le mie cosce… inarco la schiena a ogni tuo tocco di lingua. “Non smettere, oh cazzo si! Mi fai impazzire così…” sibilo con un filo di voce. Ti piace rendermi schiava… mi stuzzichi, giochi con la lingua nelle mie parti più sensibili…ma alla fine ecco che mi penetri in profondità, spingi la lingua sempre più dentro la mia fessura, ormai divaricata ad accoglierti e grondante…. Mi arrendo ed esplodo a un piacere incessante mentre succhi tutta la mia essenza.
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1950s INARCO Japan Pink Pony Head Planter
(Image ID: A planter in the shape of a carousel horse. It’s yellow with a pink mane, blush, and reins. Its eyes are blue. The pink reins have darker pink flowers on them.)
#png#transparent#kidcore#nostalgia#nostalgiacore#toycore#toywave#toys#horse#circus#carnival#pony#1950s#50s#fifties#kitsch#kitchy#vintage#yellow
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L'ho già detto: la sensazione è quella di spostare con fatica grandi armadi ingombri di oggetti e vestiti. Sono spostamenti impercettibili, a volte nulli. Io grondo sudore, distendo le braccia, faccio leva sulle gambe, inarco la schiena, maledico e sbuffo, ma spostarli sembra una fatica immensa. I ricordi, quelli ingombranti, sono così: più li vuoi accantonare e più oppongono resistenza. Forse l'unica strategia vincente è far finta di niente e girargli intorno.
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Check out this listing I just added to my Poshmark closet: Inarco Bunny.
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I realize this is a very white lady thing of me but hear me out: I collect a specific set of dishes. These dishes are from 1970’s Japan and they’re so unbelievably pretty to me. Inarco Mood Indigo. It’s night or I’d take a picture of mine but honestly, I have such a huge appreciation for the set. Also, I kinda collect names.
if you don’t have @ least one collection of specific items i literally have nothing more to say to you. we will never relate to each other. however, you cool ass motherfuckers who do collect @ least one type of thing, reblog this post and say what that thing is. i’ll go first: clown dolls and good luck charms
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Check out this listing I just added to my Poshmark closet: Vintage INARCO Tray clam orange brown fall thanks.
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