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30 lug 2024 11:54
"TANTI LITIGI SULL’EREDITÀ NON DIPENDONO DALL’AVIDITÀ, MA DALLA NECESSITÀ" - PER EVITARE SCAZZI SUI SOLDI COME AVVENUTO NELLA FAMIGLIA DI REINHOLD MESSNER, SEGNATEVI I CONSIGLI SULLE DONAZIONI AGLI EREDI DI GIULIO BIINO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI NOTAI: "BISOGNA COSTRUIRE UNA SUCCESSIONE ADATTA A OGNI SITUAZIONE, PASSARE TUTTO COSÌ COM’È, MAGARI SENZA TESTAMENTO, NON È BUONA IDEA. MEGLIO NON BLINDARE PIU' FIGLI CON UNA COMUNIONE EREDITARIA, E' RISCHIOSO..." -
Estratto dell'articolo di Beppe Severgnini per il “Corriere della Sera”
Intervistata da questo giornale, l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace sconsiglia le donazioni ai figli […] Abbiamo chiesto a Giulio Biino — notaio in Torino, presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, protagonista di un podcast di successo del «Corriere», L’ultima volontà — se è rimasto sorpreso. «Be’, sì. Un suggerimento così drastico non può essere universale. Certo, esistono situazioni familiari particolari, il testatore magari nutre un sentimento di rivalsa. Ma quando una famiglia la si è voluta, costruita e difesa, no. I ragionamenti da fare sono altri». […]
Mio padre è rimasto dietro la stessa scrivania notarile per settant’anni: ha iniziato il praticantato nel 1943, nel 2013 ha distribuito tra i colleghi del distretto gli oltre duemila testamenti che aveva in deposito. Ripeteva sempre: ciò che giustifica il prestigio e i redditi di un notaio è portare serenità nelle famiglie, evitando litigi.
«Suo padre aveva ragione. I clienti si avvicinano a noi sapendo che proveremo a risolvere i loro problemi senza farli finire in tribunale. Che vuol dire: dolore, lacrime, soldi spesi. Questa è la principale funzione sociale del notaio».
Quanto può durare la divisione giudiziale di una comunione ereditaria?
«Se si arriva in Cassazione, anche dieci anni. Dieci anni di sangue avvelenato e tensioni fra eredi. Non un bel modo di ricordare e ringraziare chi ci ha lasciato i suoi beni. All’avvocata Bernardini de Pace vorrei dire: bisogna costruire una successione adatta a ogni situazione, passare tutto così com’è agli eredi — magari senza testamento, con la successione legittima — non è buona idea».
Meglio non blindare i figli in una comunione ereditaria.
«Esatto. Ho tre immobili e tre figli: lasciarli comproprietari di tutto è rischioso. C’è chi non potrà liquidare i fratelli, chi non vorrà farlo: litigi assicurati. Aggiungo: il testamento, redatto con l’aiuto di un notaio, consente di lasciare ai singoli eredi ciò di cui hanno bisogno o più desiderano. Io chiedo incontri anche con i figli, magari in occasioni separate. Col ragionamento e l’amore di cui parlava Massimo Gramellini nel suo Caffè , alla soluzione si arriva».
Cito sempre il notaio Severgnini: «Aiutare i figli a mano calda, lasciare il resto a mano fredda». Traduzione: le donazioni in vita sono una buona idea, magari tenendosi l’usufrutto. Poi, un buon testamento.
«Condivido in pieno. Questa soluzione consente di evitare i rischi enfatizzati dall’avvocata Bernardini de Pace (“Se gli hai dato tutto, i figli se ne fregano di te e poi non ti assistono”, ndr ). Aggiungo: le imposte di donazione e di successione, al momento, sono uguali. Se dono oggi la casa a mio figlio, l’imposta è certa.
Ma quale sarà l’imposta di successione fra tre, dieci, vent’anni?». La generazione dei nostri figli, nata dagli anni Ottanta in avanti, ha conosciuto un’economia lenta, riceve stipendi spesso modesti. L’eredità diventa una risorsa vitale: per acquistare la casa, per iniziare o allargare un’attività. Questo aumenta le aspettativa e le tensioni.
«In media, noi abbiamo guadagnato più dei nostri genitori; i nostri figli guadagnano meno di noi. Tanti litigi sull’eredità non dipendono dall’avidità, ma dalla necessità. Un tempo le spese fiscali e notarili dell’atto di donazione le pagava il donatario, oggi il donante: non è un caso». […]
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I Benetton si dividono gli immobili a estrazione
Dopo un lungo riassetto, emergono i valori degli immobili di prestigio finiti nei portafogli personali dei quattro rami della dinastia dei Benetton. I capostipiti sono i fratelli Luciano (1935), Giuliana (1937), Gilberto (1941-2018) e Carlo (1943-2018) — ed emerge anche che il criterio utilizzato per assegnare un blocco di immobili a un ramo piuttosto che a un altro: secondo quanto ricostruito, si sarebbe proceduto con una semplice estrazione. Complessivamente, ai valori di libro, il pacchetto suddiviso e attribuito agli esponenti della famiglia vale circa un miliardo di euro. Tutti hanno avuto la stessa parte del patrimonio. Ma si tratta, secondo gli osservatori di mercato, del valore minimo: se dovessero decidere di valorizzare i singoli immobili, si sottolinea tra gli esperti, i numeri cambierebbero. Proprio nel mezzo di questo delicato equilibrio tra stime di mercato e valori di libro la grande divisione del mattone di Ponzano Veneto ha voluto tenere fermo un numero su tutti: il valore netto da attribuire a ciascun ramo familiare è pari a 220 milioni di euro. Tutti, in altre parole, hanno avuto la stessa parte del patrimonio. Tra i singoli cespiti ci sono Augusto Imperatore I a Roma o il Fondaco di Venezia, immobili storici e unici sul mercato. La ripartizione tra i rami familiari Per eseguire la ripartizione in modo equilibrato per ogni singolo ramo familiare sono state così usate leve di compensazioni, a volte sotto forma di debito (se gli asset sulla carta valgono già oggi più del valore di libro), a volte del cash (quando i valori di libro rispecchiano già il valore di mercato). Fin qui le modalità di calcolo. Sullo sfondo, il criterio per assegnare un blocco di immobili a un ramo piuttosto che a un altro: secondo quanto ricostruito, si sarebbe proceduto con una semplice estrazione. Il riassetto Il riassetto e la divisione degli immobili, perfezionato subito dopo l’estate sono stati attuati per uno scopo preciso: consentire ai soci di perseguire loro autonome strategie imprenditoriali in relazione al patrimonio scisso. Detto in altre parole, dare assoluta libertà a ciascun ramo di gestire i cespiti o valorizzarli. Non solo. L’operazione è stata funzionale anche a Edizione per concentrare le attività del gruppo nei suoi settore core. Read the full article
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Sentenza a Napoli, "movida gravosa ma cresce valore delle case"
“Alla cosiddetta movida, pur gravosa per i residenti, corrisponde solitamente l��incremento del valore economico degli immobili stessi in virtù del prestigio della zona e del quartiere in cui sono situati”. Lo scrive la Corte di Appello di Napoli nella sentenza con la quale ha parzialmente respinto il ricorso presentato da una coppia napoletana residente in una delle strade del…
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📇GIORNI DELLA SETTIMANA IN MAGIA
Ogni giorno della settimana ci porta determinate influenze energetiche:
📖DOMENICA: è il giorno del sole, la sua energia influisce sulla forza vitale, in questo giorno si compiono riti per ottenere avanzamento nella carriera, trionfo, gloria, successo, prestigio, onori, ottimo anche per fare delle protezioni se si sà di essere colpiti da energie negative.
🔔LUNEDI’: questo giorno sotto l’influsso della luna particolarmente favorevole per le donne e tutto cio che le riguarda l amore , poi per la chiaroveggenza, usate le energie della luna se volete chiedere aiuto per imparare a leggere i tarocchi, agite di lunedì per influire sulla vita familiare, sul domicilio, sugli immobili, sulle attivita’ a contatto con il pubblico, sui favori della gente, per fare sogni premonitori, ecc..
🔔MARTEDì: è il giorno governato da marte, questo è un giorno particolare dato che marte non si preoccupa di ciò che è giusto o sbagliato, egli tende solo a conquistare ad ottenere a vincere con qualsiasi mezzo, quindi bisogna agire di martedì per trionfare sui nemici occulti o meno per aiutare qualcuno ad avere più coraggio e forza di volontà, le energie di marte sono ottime per difendersi dagli attacchi di magia nera, per distruggere azioni malvagie, malocchi ecc..
🔔MERCOLEDì: energia di mercurio, il manipolatore per eccellenza, agiamo di mercoledì quando si vuole agire sulle attività intellettuali, per le attività commerciali,il lavoro, per gli scritti, per la scuola, per ottenere dei rapidi cambiamenti.
🔔GIOVEDì: sotto l’influsso di giove, come alcuni sapranno e il pianeta che porta influssi energetici per ciò che riguarda le entrate economiche, ma anche questa è un energia molto delicata, quindi se volete vincere dei soldi al gioco è meglio utilizzare le energie di venere (benefica e apportatrice di colpi di fortuna), giove fa aumentare o espandere i vostri guadagni ma dovete già avere una buona posizione economica, quindi utilizza questa forza energetica per espandere ingrandire aumentare al massimo, qualcosa che già avete sia a livello economico o sentimentale.
🔔VENERDì: tutto ciò che si fà e sotto l’influsso di venere, è un energia benefica e ideale per i colpi di fortuna in tutti i campi, venere mantiene in equilibrio la natura e si può utilizzare questa bellissima energia per riti, atti a favorire la perfezione fisica, la bellezza l’arte, la musica, l’amore che non nuoce ad un’altra coppia la pace e l’armonia in famiglia a far svanire le gelosie, questa energia è molto positiva sappiatene fare buon uso.
🔔SABATO: energie di saturno, sono fondamentalmente benefiche ma anche queste energie vanno usate con cautela, saturno agisce sul crono sul tempo; frenano, bloccano, rallentano, per esempio bisogna agire in questo giorno per aiutare qualcuno che si trova in difficoltà in modo da bloccarne i problemi; ideale per far riflettere, meditare, per mantenere un segreto (per scopi leciti), per mantenere il controllo in qualche situazione difficile.
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GESTIONE DI LUXURY ITALIAN BnB | Gestione Luxury BnB
Aumenta il tuo reddito: Affidaci il tuo appartamento di prestigio e apri finalmente il tuo LUXURY BnB con clientela selezionata e alto spendente, senza muovere un dito!
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Come property manager a Bologna, ci impegniamo a selezionare una clientela di alto livello, attenta al lusso e disposta a spendere di più per un soggiorno esclusivo. Grazie alle nostre strategie di marketing mirate e alla nostra rete di contatti, riusciamo a raggiungere un pubblico selezionato e ad aumentare la visibilità del tuo BnB di lusso.
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Secondo una recente indagine svolta Gate-away.com, ( importante portale internazionale, che promuove immobili Italiani esclusivamente ad acquirenti esteri, da tempo utilizzato dal gruppo Great Estate per proporre i suoi immobili di prestigio alla sua clientela internazionale ), nel cui ambito sono stati intervistati molteplici clienti acquirenti internazionali in cerca di una seconda casa all’ estero, oltre il 55% degli stessi sarebbero fortemente interessati ad acquistare un immobile proprio in Italia, anzi, il nostro paese sarebbe stato prescelto come l’ unico possibile nella loro ricerca di un immobile all’ estero.
Cerchiamo di delineare un profilo più preciso dei cliente stranieri intenzionati ad acquistare un immobile in Italia:
Chi sono?
Soprattutto inglesi, americani tedeschi, olandesi e svedesi. Il livello di cultura di questi potenziali acquirenti internazionali risulta essere medio-alto; la maggioranza assoluta degli stessi solitamente effettua la ricerca di immobili tramite Internet, utilizzando motori di ricerca e portali immobiliari specializzati.
Perché acquistare un immobile in Italia?
I potenziali acquirenti stranieri si dichiarano insoddisfatti delle loro attuali condizioni di vita, con riguardo ad esempio, alla situazione politica o economica del loro paese o alla relativa qualità della vita. Per tutto ciò sono fortemente intenzionati a migliorarla, intravedendo nel nostro Bel Paese la migliore delle scelte in vista di un trasferimento; infatti ritengono che in Italia la qualità della vita, la natura, il clima, ed altre elementi come, l’ arte la cultura o l’ enogastronomia siano assolutamente migliori che nel resto degli altri paesi stranieri. Gli intervistati inoltre hanno riportato altre ragioni: l’attrazione dei prodotti made in Italy, l’ interesse a riscoprire le origine italiane, la giusta proporzione fra qualità e prezzo degli immobili offerti dal mercato italiano. Trattasi dunque di persone fortemente motivate, costantemente impegnate per avere sempre maggiori informazioni sul nostro Paese, vicine al pensionamento e con l’obiettivo di trovare la proprietà ideale – che sia al tempo stesso anche un buon investimento – per trascorrere almeno 6 mesi l’anno, o addirittura il resto della vita, in un Paese “ baciato dal sole “!!. Motivazione così tanto radicata che il 26% degli intervistati ha comunque già deciso di comprare, nonostante l’ eventualità di possibili eventi sismici, attentati terroristici, o burocrazie varie nel nostro paese. Si tratta di dati assolutamente positivi che si sposano con l’ altra circostanza, ugualmente ottimistica, secondo cui la crescita delle richieste di immobili italiani da parte di acquirenti esteri nel 2016 ha avuto rispetto all’ anno precedente, un incremento di oltre il 53%
Dati positivi ed importanti anche per Great Estate, il network italiano di agenzie immobiliari specializzato nella compravendita di casali, ville, aziende agricole, borghi, castelli di lusso a clienti internazionali e, più in generale, in investimenti immobiliari in Italia. Great Estate ha uno staff composto sia da professionisti italiani che internazionali: oltre 80 consulenti, professionisti esperti e trasversali che, insieme, sono in grado di curare la compravendita immobiliare in ogni sua fase, dal primo contatto con il cliente alla firma contrattuale davanti al notaio, senza dimenticare l’assistenza post vendita offerta dai partner di servizi. dal 2001, grazie ad importanti valori come la correttezza, professionalità e disponibilità, il gruppo Great Estate è riuscito a consolidarsi sul territorio nazionale, diventando importante punto di riferimento per la compravendita di immobili di lusso, di prestigio e di rappresentanza ad una prestigiosa clientela specificatamente internazionale.
Volete dunque acquistare un immobile di prestigio in Italia? Affidatevi quindi con fiducia al gruppo Great Estate!
Alcune proposte di prestigio:
Villa di prestigio in vendita in Piemonte, immersa nelle verdi colline del Monferrato
Great Estate vi propone una caratteristica villa liberty in provincia di Alessandria, situata tra le famose colline piemontesi, terre di famosissimi vini D.O.C. e D.O.C.G., del tartufo bianco, e, dal giugno 2014, patrimonio mondiale dell’UNESCO. La villa copre una superficie di circa 325 mq su tre piani; ad oggi al suo interno si contano due unità abitative distinte, nell’ ambito delle quali si possono ammirare gli originari soffitti affrescati ed i caminetti dell’ epoca. Nel totale la villa liberty dispone di 7 camere da letto e 4 bagni. Esternamente la villa in vendita in Piemonte gode di un giardino privato di quasi 9000 mq con piante secolari ed alberi da frutto.
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Stupenda villa liberty in vendita in Piemonte – Codice: vpge003159 – Prezzo: € 495.000
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Casale esclusivo in vendita a Cetona, Toscana “ Casale Belle Vue “:
“Casale Belle Vue” è una prestigiosa dimora in pietra di circa 775 mq, immersa in un rigoglioso parco con piscina. E’ circondato da 11 ettari di terreno, nell’ ambito dei quali, oltre a seminativo e bosco, vi sono anche un vigneto di 3.500 mq ed un uliveto in produzione con 800 piante. ” Casale Belle Vue “ recentemente ed accuratamente ristrutturato presenta rifiniture di particolare pregio: pavimenti in pietra di travertino levigato a noce e parquet ; solai con travi in legno a vista e pianelle in cotto, sempre originali; le facciate esterne sono in caratteristica pietra faccia vista. Location panoramica, aperta ed ariosa, a pochi chilometri dal centro storico del borgo di Cetona, in provincia di Siena.
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Casale Belle Vue – Codice: cpge2786 – Prezzo: € 3.500.000
Villa di prestigio in vendita nei pressi di Castiglione del Lago, tra Umbria e Toscana ” La Dimora di Porsenna”:
” La Dimora di Porsenna” è una magnifica villa situata tra Umbria e Toscana, in una posizione a dir poco fantastica! Infatti si trova sopra una collina dalla quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato, con alcuni scorci sul vicino lago di Chiusi, nonchè sui vicini borghi toscani di Montepulciano e Chiusi. ” La Dimora di Porsenna” era una caratteristica ed antica casa padronale ristrutturata negli anni ’80; oltre al panorama, altro suo punto di forza è il parco in cui si trova immersa, con alberi secolari e piscina di recente costruzione circondata dal verde. ” La Dimora di Porsenna” misura circa 660 mq e dispone anche di una dependance di circa 280 mq. Nel totale ci sono 6 stanze da letto e 9 bagni. Il terreno di proprietà è di circa 3 ettari.
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La Dimora Di Porsenna – codice vpge3008 – prezzo € 2.200.000
Dimora con trulli in vendita in Puglia nella Valle d’Itria ” Undici Bianchi Trulli “:
Splendida dimora ubicata nel cuore della Valle Tra Alberobello e Locorotondo, in Puglia, ” Undici bianchi trulli “ è una magnifica dimora, affascinante e di grande charme formata da una lamia ed undici trulli, per una superficie totale di circa 230 mq, comprendenti una casa principale ed una dependance totalmente indipendente , il tutto circondato da un ettaro di terreno, con piante secolari ed ulivi , un’ ampia area lastricata in chianche locali con solarium e piscina.
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Undici Bianchi Trulli – Codice: csge3567 – Prezzo: € 975.000
Acquistare un immobile di prestigio in Italia: oltre il 55% dei potenziali acquirenti internazionali lo cerca nel nostro Paese! Secondo una recente indagine svolta Gate-away.com, ( importante portale internazionale, che promuove immobili Italiani…
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Il Gruppo Arcase, solo immobili di prestigio, si racconta. Breve video di presentazione aziendale.
https://youtu.be/OdhpV_aaVTA
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Il quadro di Donna Franca Florio nella versione definitiva di Boldini : Boldini con alle spalle la seconda versione del quadro esposto a Venezia (nota quanto è bassa la spallina rispetto alla scollatura); La prima versione del quadro; Il vestito con cui venne ritratta; L’abito di perle e diamanti da dama di compagnia della regina Elena alla corte Piemontese; Ritratto fotografico colorato di Donna Flora, Un altro abito di Donna Franca; Ritratto di Donna Florio come Dama di Compagnia della Regina Elena, Il ritratto di Donna Franca ai Quattro Pizzi, la sua ultima dimora a Palermo; Particolare del volto di Donna Franca nel quadro di Boldini.
The painting by Donna Franca Florio in the final version by Boldini: Boldini with the second version of the painting displayed in Venice behind it (note how low the shoulder pad is compared to the neckline); The first version of the picture; The dress with which she was portrayed; Donna Franca’s pearl and diamond dress as queen of honor for Queen Elena at the Piedmont court; Colorful photographic portrait of Donna Flora, Another dress by Donna Franca; Detail of the face of Donna Franca in the painting by Boldini.
L’aiutante di campo imperiale, un giovane Junker alto, biondo con due baffi perfettamente allineati all’in su e una cicatrice sulla guancia sinistra che lo rivelava appartenere alla nobiltà militare prussiana, si presentò alla nobildonna dicendo che sua altezza imperiale l’attendeva a palazzo ed lo aveva mandato a prenderla con la sua macchina di rappresentanza. La nobildonna l’osservò con noncuranza e disse che si sarebbe preparata e di aspettare muovendosi con sensuale lentezza. L’aiutante di campo, fissando un punto lontano su muro per evitare di essere aggredito dalla femminilità della donna, aggiunse che sua altezza imperiale le aveva mandato in dono una tromba per automobile, una di quelle con un soffietto alla base che una volta schiacciato faceva emettere alla tromba un suono nasale. La nobildonna mosse un sopracciglio verso l’alto. Sua altezza imperiale il Kaiser Guglielmo che lei chiamava Willy, aveva un umorismo particolare. L’aiutante di campo, fissando il solito punto lontano le chiarì che con quella tromba sarebbero arrivati velocemente da sua altezza imperiale: al suo suono, chiunque fosse sulla strada doveva spostarsi di lato e lasciarli passare. La nobildonna scopri che era proprio cosi! Appena una carrozza o un carrettino sentiva la tromba, il cocchiere si spostava di lato fermandosi. Le strade affollate della caotica Berlino, al sentire il suono della tromba diventavano silenziose ed immobili. Le carrozze e le prime macchine attendevano di lato di essere superate, i borghesi sul marciapiede si fermavano e levatosi il cappello inchinavano il capo, le commesse uscivano dai negozi per vedere chi stava passando, i gendarmi sulla strada correvano agli incroci a fermare il traffico per far passare l’auto imperiale e si irrigidivano in un perfetto saluto militare. La nobildonna capì che il regalo del suo amico Willi consisteva nell’averla resa la donna più importante di Berlino. Sorrise divertita, in fondo lei era già la donna più importante d’Italia e sicuramente della Sicilia, perché lei era Franca Jacona della Motta dei Baroni di San Giuliano e quindi Donna Franca Florio, o, come il poeta D’Annunzio l’aveva chiamata, lei era “l’Unica”!
I Florio a quel tempo stavano lottando per salvare il loro (troppo) vasto impero economico. Avevano comunque ancora un prestigio enorme ed il sogno di rendere Palermo una città degna e paragonabile alle capitali nord Europee. Di questo sogno che suo cognato Vincenzo e suo marito Ignazio Florio perseguivano, lei, Donna Florio era la protagonista. Per questo motivo, nel rispetto del suo ruolo, come molte altre nobildonne italiane e straniere, Ignazio Florio decise che anche Donna Florio doveva essere ritratta dal famoso pittore Boldini e lo fece partire da Parigi per Palermo. Per questo motivo Donna Franca si presentò di fronte al famoso pittore con un vestito scuro, elegante, che la copriva fino al collo. Bodini l’osservò attentamente, incominciò a schizzare un bozzetto e poi incominciò a dipingere. Ora, un pittore dipinge quello che osserva, un grande pittore dipinge quello che vede, e Boldini era un grande pittore per cui, contrariamente alle altre nobildonne riccamente coperte da lussuosi vestiti, Bodini la spogliò.
Dicono che a vedere il quadro il marito Ignazio diede in escandescenze. Sua moglie non solo a spalle nude, ma con anche una spallina che le scendeva a metà del braccio ad evocare peccaminosi e lussuriosi atteggiamenti. Non che lui fosse un santo. La grande collezione di gioielli di Donna Franca nasceva dal fatto che ad ogni suo tradimento lui le regalava una spilla di smeraldi o una collana con 365 perle. Ma il vedere sua moglie nella sua solare, nobile e intensa sensualità sotto gli occhi di tutti lo aveva imbestialito. Pretese che il dipinto venisse modificato. Boldini, giocoforza, visto l’alto lignaggio dei committenti, modificò il quadro, cambiando alcune parti del vestito in modo da renderlo più moderno. Il quadro mostrato alla biennale di Venezia aumentò le ire di Ignazio: la spallina era ancora bassa e sua moglie sembrava quasi che stava per perdere il vestito. Alla fine il povero Boldini rivide una terza volta il quadro, rimuovendo i guanti scopri le braccia della nobildonna e rese ancor più moderno il vestito rendendola da dama del tardo 1800 a precorritrice della bella époque. Le spalline del vestito si alzarono a coprire le peccaminosamente spalle nude. Malgrado questo ritocco nulla poteva nascondere la bellezza e l’eleganza di una donna che fu musa, esempio di eleganza e bellezza nonché il simbolo della “Palermo Felice” di inizio secolo.
Theaide-de-camp, a tall young Junker, blond with two mustaches perfectly aligned upwards and a scar on his left cheek that revealed him to belong to the Prussian military nobility, presented himself to the noblewoman saying that his imperial height was awaiting her at palace and sent him to take her with his representative car. The noblewoman observed it carelessly and said that she would be prepared and wait moving with sensual slowness. The adjutant, setting a distant point on the wall to avoid being attacked by the woman’s femininity, added that his imperial highness had sent her a car trumpet as a gift, one of those with a bellows at the base that once crushed was trumpet a nasal sound. The noblewoman raised an eyebrow upwards. His imperial highness the Kaiser Wilhelm. that she called Willy, had a particular humor. The aide-de-camp, fixing the usual far point made it clear to her that with that trumpet they would arrive quickly from his imperial height: at his sound, whoever was on the road had to move sideways and let them pass. The noblewoman discovered that it was really so! As soon as a carriage or cart felt the trumpet, the coachman moved sideways, stopping. The crowded streets of chaotic Berlin, as they heard the sound of the trumpet, became silent and still. The carriages and the first cars waited on the side to be overcome, the bourgeois on the pavement stopped and raised their hat they bowed their heads, the salesgirls came out of the shops to see who was passing, the gendarmes on the road ran to the intersections to stop the traffic for let the imperial car pass and stiffen in perfect military salute. The noblewoman realized that her friend Willi’s gift was to have made her the most important woman in Berlin. She smiled amused, after all she was already the most important woman in Italy and certainly in Sicily, because she was Franca Jacona of the Motta dei Baroni of San Giuliano and then Donna Franca Florio, or, as the poet D'Annunzio had called her , she was “the Only One”! The Florio at that time were struggling to save their (too much) vast economic empire. However, they still had enormous prestige and the dream of making Palermo a city worthy of and comparable to the North European capitals. Donna Florio was the protagonist of this dream that her brother-in-law Vincenzo and her husband Ignazio Florio pursued. For this reason, respecting his role, like many other Italian and foreign noblewomen, Ignazio Florio decided that Donna Florio also had to be portrayed by the famous painter Boldini and had him leave Paris for Palermo. For this reason, Donna Franca presented herself in front of the famous painter with a dark, elegant dress that covered her up to her neck. Bodini observed it carefully, began to sketch a sketch and then began to paint. Now, a painter paints what he observes, a great painter paints what he sees, and Boldini was a great painter so, contrary to other noblewomen richly covered by luxurious clothes, Bodini undressed her. They say that to see the picture her husband Ignazio gave an outburst. His wife not only with bare shoulders, but also with a shoulder strap that came down in the middle of her arm to evoke sinful and lustful attitudes. Not that he was a saint. Donna Franca’s great jewelry collection was born from the fact that with every betrayal he asked for forgiveness by giving themgave her an emerald brooch or a necklace with 365 pearls. But seeing his wife in his sunny, noble and intense sensuality before everyone’s eyes had infuriated him. He claimed that the painting was modified. Boldini, of course, given the high lineage of the patrons, modified the picture, changing some parts of the dress to make it more modern. The picture shown at the Venice Biennale increased Ignazio’s anger: the shoulder strap was still low and his wife looked as if he was about to lose his dress. In the end the poor Boldini saw the picture a third time, removing the gloves he covered the arms of the noblewoman and made the dress even more modern by making it the lady of the late 1800’s as a forerunner of the belle époque. The shoulder pads of the dress rose to cover the sinfully bare shoulders. Despite this retouching nothing could hide the beauty and elegance of a woman who was a muse, an example of elegance and beauty as well as the symbol of the “Happy Palermo” of the beginning of the century.
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Complesso residenziale con piscina a picco sul mare Conero Ancona
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STELLE CADENTI E ALTRE TOSCANERIE
Niente, non era san Lorenzo il giorno delle stelle bensì stasera. Peccato perché l'altro ieri sono stata ben tre minuti a fissare il cielo.
Il mondo si è incredibilmente complicato. Un tempo le partite si giocavano di domenica, i galli cantavano all’alba, c'erano sei canali tv, i film iniziavano alle otto e mezza e le stelle cadevano il dieci agosto. Oggi non si sa più niente. Le stelle potrebbero cadere in qualsiasi momento e tu devi farti trovare pronto con un desiderio da esprimere, così a bruciapelo. Tra i tanti. Figuriamoci, che horror vacui. Una serie frustrante di occasioni sprecate. Una volta ti preparavi per tutto l'anno su uno, massimo due come un saggio finale, e poi il dieci agosto, dopo cena, verso le undici ti piazzavi su una sdraio comodo comodo e iniziavi a fissare ossessivamente un parte di cielo con le braccia conserte. Occhi secchi, capace che cadeva perché portavi sfiga, è diverso. Puntavi tutto su una piccola stellina. Una stella perfetta di un raggruppamento anonimo, sparuto, ad andamento curvilineo, una stellina laterale, minuscola, in disparte, fuori dai giri di costellazioni firmate, o altre toscanerie per abbordare le tipe sulle panchine dei belvederi.
La notte buia di grilli come un allarme attivato continuo e felpato che aumenta la concentrazione. Poi improvvisamente si alzava un boato dall'altro lato. Era la parte sbagliata di cielo. La scena è sempre quella di Ecce Bombo, una notte intera ad aspettare l'alba che nasceva dal versante opposto.Che il segreto sia non puntare su una singola stella, ma avere un respiro ampio? Del resto tu stesso appena poi ne vedi una non ti trattieni, esplodi in una tale gioia e lo sbandieri ai quattro venti, scirocco compreso. E poi ti meravigli che le cose vadano in questo modo.
Dopo anni di estenuanti tormenti interiori su chi tifare nella perenne guerriglia Pisa-Livorno, sentivo che era giunto il momento di verificare lo stato dei luoghi di persona e pronunciarmi nell'uno o nell'altro senso. Io credo che ognuno abbia il diritto di dire la sua sulla questione Pisa-Livorno, e io ho deciso di parteggiare spudoratamente per Livorno, una città bellissima.
Insomma tre anni dopo, di nuovo la campagna toscana. Ma allora è una fissazione? Eh, può essere, solo che ogni anno che passa la situazione campagna mi sfugge di mano in un modo via via più catastrofico. Quest'anno avviluppata com'ero nelle ruota delle balle di fieno ne ho ad esempio finalmente approfittato per realizzare il sogno della mia vita: comprare una casa nella campagna della Provenza. Oh finalmente, erano decenni. La cosa è andata in questo modo. Dopo giorni di assidua e dettagliata ricerca sul sito nella sezione annunci che corrispondessero ai miei criteri (piscina, e poco altro), mi sono iscritta alla news alert di “greenacres france” per monitorare meglio la situazione degli immobili sul mercato. Poi ho individuato quello perfetto. Quindi ho scritto una mail all'agenzia immobiliare per ricevere maggiori informazioni sull'annuncio (foto in più, indirizzo preciso, altre angolazioni della piscina, livello manicomiale del vicinato, eccetera), e ho fatto intendere alla proprietaria che ero seriamente intenzionata all'acquisto, di modo che non cedesse alle avances degli altri potenziali acquirenti. Al momento di versare la caparra però, l'amara verità mi è comparsa sotto forma di inaspettato colpo di scena: scoprire che ho trecento euro da parte. I cosiddetti risparmi di una vita. Peccato, vabè.
Girando la toscana in lungo e in largo ben presto ti accorgi che dovunque vai c'è una sagra. Fatele due sagre, dico io. Perché non ci avete mai pensato a fare delle sagre? E ogni città ha almeno una sorgente termale di riferimento, e perché non delle terme? Vi è mai venuto in mente? Io farei delle terme, fossi in voi. Le città si chiamano tutte con almeno due nomi Rosignano Solvay, Castegneto Carducci, se a questi escludiamo naturalmente la terza, assidua, specifica: “terme”. Diffidate dalle cittadine con nomi singoli, sono in una situazione di confusione identitaria, di wannabe clamoroso, in attesa di ricevere l'altra parte del nome o almeno un “terme” da aggiungere. Stanno vivendo uno stato ambiguo, si percepiscono come qualcosa di scarno, delle sempliciotte, un solo nome è da poveri. Senza terme, apriti cielo, infamante, e a breve rinasceranno come Torino dopo le olimpiadi... una grande occasione di crescita per la città.
Ad esempio Castagneto Carducci: sagra del cipresso 'mbuttunato all'aroma termale. Altro esempio, Bolgheri, con il filare di cipressi quello descritto da Carducci. E io sono mia nonna. Mah. Se c'è una cosa che ho capito della toscana è che per ogni filare di cipressi ci sarà qualcuno disposto a dirti che sono quelli di Giosuè Carducci. Non ci cascate. Bolgheri. Apparentemente un luogo di grande prestigio in virtù dell'omonima cantina che l'ha resa celebre. In realtà è in attesa del secondo nome, come i nobili o quando ti sposi, o di una sorgente termale a cui associarsi. Questo stato di disagio è esemplificato dalla sagra di punta prevista per la sera ferragosto: sagra del fusillo in bianco. Bolgheri. Un paesino di quindici abitanti; quel genere di posto che o ti ammazzi o diventi Giosuè Carducci. Del resto che la letteratura sia il frutto di una ragionevole alternativa all'eroina o al suicidio, non è un mistero per nessuno. Se non hai provato il suicidio almeno una volta nella vita, statti a casa, non ti cimentare proprio, facci il piacere GRAZIE. “In questa piazza visse la sua fanciullezza Giosuè Carducci”. La piazza in questione è piazza Alberto. A Bolgheri fanno così. Tutte le strade o piazze coi nomi propri di persona. Via Lauretta, piazza Ugo, cimitero nonna Lina. Un po' come a Torino per corso Giulio o corso Massimo, ma con una maggiore onestà intellettuale. Non so come mi vengono solo paragoni da fare con Torino.
Se c'è una cosa che mi piace dell'estate al mare è che sconvolge tutti i piani. A cominciare dai capelli.
Il primo giorno di mare: no ma bello questo mare in fondo anche la sabbia come concetto oscuro oggetto insondabile vicino al noumeno kantiano non è male, e poi il sole, le cose, stare stesi senza fare niente, per una volta comodi come tutte le persone normali e non accozzato tutto storto su qualche soglio a rischio di frana da un momento all'altro, impossibilitato a scendere in acqua perché l'accesso è indicato solo per marines, paracadutisti o alpinisti poi mettiamo pure che riesci a immergerti mediante tuffo a bomba evitando un incidente mortale per via delle secche non è detto che poi tu riesca a risalire, in una – per così dire – spiaggia chiusa per caduta massi, in qualche isola del meridione, gli ombrelloni da montare, quelle cose, leggere un romanzo mentre patisci le pene dell'inferno sotto il sole, ha un suo perché. Che ne dici stasera una bella sagra, non ci abbiamo pensato, una sorgente termale?
Secondo giorno: a mare, ok ma verso le 18.45, l'orario in cui risorgono i vampiri, gli amanti dell'aperitivo, insomma le persone serie, per massimo venti minuti, e via verso le tenebre. Poi anche questa spiaggia, questa Rosignano Solvay, i cosiddetti Caraibi della Toscana non è forse quasi tipo la spiaggia di Marina Grande, finanche una cosa semplice e basica come lo stabilimento “le ondine” quando è al minimo delle sue possibilità, si direbbe in risparmio energetico? Le native di isole del meridione sono assai problematiche su certe cose, lasciatele perdere, non date loro corda, continuate per la vostra strada, non mostratevi toccati da certe provocazioni, semplicemente ignoratele. Prima o poi si stancheranno, la smetteranno da sole per autocombustione e si addormenteranno per dodici ore filate, il giorno dopo tutto dimenticato.
Terzo giorno di mare: quando finisce quest'estate di merda di nullafacenza al forno? Sapevo che avrei finito per rimpiangere despacito, ogni estate è sempre peggio della precedente. Dove andremo a finire? L'anno prossimo SCANDINAVIA, non importa se è triste, e lo è tanto.
Quarto giorno di mare: ridotta sul lastrico dell'esasperazione sarei disposta finanche ad andare a vedere una mostra di Goya a Castiglion della Pescaia per emanciparmi da questo imbarbarimento insensato. Ho bisogno di città, urbano, situazioni metropolitane, esselunga, crakers ai cereali antichi la cui presenza negli scomparti di recente misura i gradi di civiltà di una popolazione. Salgo su per il borgo affetta dalla sindrome della viaggiatrice che ha ha studiato a Bologna e vive a Milano. Codesto individuo si aspetta sempre che presto o tardi spunti tra la folla di turisti qualcuno che dica: “hey, ma tu studiavi al 36? Cantine Isola?”. Sono sicura di non essere l'unica e che molti si siano nel frattempo accorti che Bologna è stata centro nevralgico e crocevia di molti incontri successivi. Continuiamo a girare, e a incrociarci per il mondo, siamo sempre quelli, sempre gli stessi. È partito tutto da lì.
E dunque stasera il picco di stelle, quello vero. Usciamo a far cader le stelle di nuovo, è più facile ora che col tempo i desideri sono diminuiti. Non so se è perché in parte li ho realizzati, oppure perché ho semplicemente ridotto le richieste a quelle dell'ordine della sopravvivenza. Ci proviamo, anche se si sa come vanno certe cose, *non ci si può fidare nemmeno del cielo, sembrava una stella e invece è un aereo*.
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Catania, sequestrati 2 milioni e mezzo di euro a membri del clan Cappello
Catania, sequestrati 2 milioni e mezzo di euro a membri del clan Cappello. In data odierna, a Catania, è stata data esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni ai fini della confisca, ai sensi del Codice Antimafia, emesso dal Tribunale di Catania - Sezione Misure di Prevenzione, a carico di due soggetti socialmente pericolosi, entrambi esponenti di spicco, con ruoli apicali, della consorteria mafiosa “Cappello”, legati da diretti rapporti di parentela con il capostipite dello stesso clan. Nello specifico, il citato provvedimento di sequestro ai fini della confisca ha riguardato: - 5 immobili ubicati in questo capoluogo, tra cui una lussuosa villa in località Ippocampo di Mare; un maneggio abusivo; - 7 rapporti finanziari intestati ai proposti, ai loro conviventi e terzi interessati e - 2 imprese individuali commerciali, di cui una nel settore della torrefazione e nel commercio del caffè ed una attiva nel settore del commercio dei fiori, esercitata con stazionamento permanente nell’area antistante il cimitero monumentale di Catania, quest’ultima storicamente gestita da una famiglia notoriamente legata ad ambienti criminali. La “pericolosità sociale” dei proposti è stata ricavata dai loro innumerevoli precedenti di polizia e dalle condanne definitive anche per associazione mafiosa. Le due persone oggetto dei sequestri Uno dei due, già sorvegliato speciale, vanta condanne definitive per associazione mafiosa, ed è elemento ai vertici del clan “Cappello”, capeggiato da uno storico boss mafioso ergastolano, al quale risulta legato da stretti rapporti di parentela, essendone il cugino. L’altro risulta essere detenuto dal gennaio 2017 quando, nell’ambito dell’operazione “Penelope”, veniva arrestato dalla Squadra Mobile di Catania in esecuzione di misura custodiale eseguita a carico di 31 soggetti, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Cappello - Bonaccorsi), con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone e intestazione fittizia di beni. Lo stato di detenzione del predetto ha consentito negli ultimi anni a suo figlio di accrescere ulteriormente il suo prestigio in seno all’organizzazione mafiosa Cappello, rappresentando un autorevole punto di riferimento, soprattutto per gli associati liberi appartenenti ad un gruppo criminale al quale è storicamente legato. Infatti, nel febbraio 2021, veniva raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere denominata “Operazione Minecraft”, emessa dal G.I.P del Tribunale di Catania a carico di 16 soggetti, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di cui all’art.416 bis 1 del Codice Penale, per avere favorito l’associazione mafiosa denominata Cappello-Bonaccorsi. Una condanna a 20 anni In merito alla predetta “Operazione Minecraft”,inoltre, il soggetto in questione, nel mese di settembre di quest’anno, veniva condannato alla pena della reclusione di anni 20; condanna che segue di qualche mese quella che nel mese di giugno lo aveva già raggiunto in relazione all’Operazione Centauri, per il quale era già stato condannato alla pena della reclusione ad anni 15, mesi 9 e giorni 10. Tale ultimo procedimento c.d. “Centauri” era scaturito da un contrasto sorto tra esponenti delle consorterie mafiose catanesi dei Cursoti e dei Cappello, culminato nell’agosto 2020 con l’omicidio a Librino di due Cappelloti e con il ferimento di diversi altri associati. Il processo investigativo Le indagini e gli accertamenti patrimoniali condotti dagli investigatori “patrimonialisti” della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile, coordinate nel loro articolato sviluppo dalla Procura della Repubblica, oltre ad avere delineato un solido quadro probatorio ed evidenziato l’attuale e qualificata pericolosità sociale dei due proposti, hanno consentito di verificare le loro posizioni economiche, permettendo di individuare anche cespiti patrimoniali e attività commerciali oggetto di intestazione fittizia, acquisiti attraverso il reimpiego di danaro proveniente dalle loro attività illecite. La complessa attività di indagine, infatti, ha consentito di sequestrare per la prima volta un’impresa di fiori operante nell’area antistante il cimitero di Catania e ha permesso di riscontrare le infiltrazioni della criminalità organizzata catanese nel commercio di tale settore, evidenziando l’interesse del sodalizio a mantenere il controllo di determinate attività commerciali, acquisendo autorizzazioni e concessioni amministrative intestate anche a terzi. Il meccanismo finanziario L’analisi dei flussi finanziari entrate-uscite dei soggetti interessati, sviluppata anno per anno per più di un decennio, attraverso le Banche dati in uso alle FF.PP., ha evidenziato una forte sperequazione tra i redditi dei proposti e dei loro nuclei familiari ed i beni, fittiziamente intestati a congiunti e terzi, comunque nella disponibilità dei destinatari del provvedimento che, pertanto, in assenza di adeguate entrate lecite, sono stati ritenuti frutto e reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse dagli interessati in seno al clan mafioso di appartenenza, in un arco temporale di accertata pericolosità sociale di oltre un decennio. Il valore del sequestro Il Tribunale - Misure di Prevenzione – recependo la proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Catania, ha ritenuto che i proposti, in quanto soggetti “socialmente pericolosi”, abbiano ricavato vantaggi economici dai traffici illeciti cui i predetti erano dediti e che i beni acquisiti, viziati da un’apprensione illecita genetica, siano stati sottratti al circuito dell’economia legale. Il valore dei beni sequestrati è stimato in 2 milioni e mezzo di euro. https://www.youtube.com/watch?v=DDiXfY1W6hc Read the full article
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Il matrimonio alla moda, William Hogarth, 1743-1745, olio su tela.
Si sviluppa il concetto di serialità, in cui più quadri sono concatenati al medesimo argomento e alla medesima storia.
Hogarth ne sarà maestro, tanto che il suo ciclo più celebre, quello de “Il matrimonio alla moda”, fu uno strumento moralizzante per fare satira sulle classi sociali privilegiate. Composto da sei dipinti, questo ciclo si ispira all’usanza di stringere alleanze matrimoniali tra le vecchie famiglie aristocratiche e i ricchi borghesi, disposti a comprare il prestigio sociale cui ambivano. La serie dei quadri narra di due giovani, costretti a sposarsi per l’interesse e l’ambizione dei genitori, il cui matrimonio naufraga molto rapidamente e si conclude tragicamente con la morte del marito per mano dell’amante della moglie. I dipinti mettono in luce sia l’assoluta indifferenza degli sposi di fronte al loro destino sia la totale mancanza di scrupoli dei padri, che stipulano il contratto di matrimonio come in una compravendita di beni immobili.
Nella prima tela del ciclo, “Il contratto di matrimonio”, appunto, Hogarth sottolinea con le pose, i gesti e l’abbigliamento dei personaggi che le nozze derivate esclusivamente da motivazioni di convenienza sono destinate ad una tragica fine. I due padri sono seduti al tavolo. Il nobiluomo, ossia il fallito Conte di Squanderfield, malato di gotta, mostra con orgoglio l’albero genealogico di famiglia; l’aspirante consuocero, un ricco mercante londinese che vuole entrare nell’aristocrazia, segue con attenzione le fasi della contrattazione e ha con sé le borse che contengono il denaro della dote. Il futuro sposo, un giovane aristocratico vanitoso, si guarda allo specchio e ignora ostentatamente la sua futura sposa, già corteggiata da un giovane avvocato che ne diventerà l’amante. I due cani incatenati fra di loro simboleggiano chiaramente il destino cui i giovani stanno andando incontro.
Nel secondo dipinto, noto con il titolo “Tête à Tête” o “Dopo il matrimonio”, il più famoso della serie, appare chiaro che questa unione è fallita ancora prima di iniziare. Nella scena sono presenti quattro personaggi. Protagonisti sono il giovane conte e la sua giovane sposa, stanchi dopo una nottata di svaghi e divertimenti che probabilmente hanno vissuto separatamente. Un amministratore scandalizzato, che ha chiesto invano udienza ai due giovani, se ne esce con un libro contabile sotto il braccio e una pila di fatture non pagate in mano: una testimonianza che gli affari di famiglia sono disastrati e fuori controllo. Un servitore, sul fondo, sbadiglia stanco e pare apprestarsi a mettere un po’ in ordine.
Nel terzo dipinto della serie, intitolato “La visita dal dottore ciarlatano”, lo sposo si sta facendo visitare da un presunto medico, assieme a una giovane prostituta sua amante, malata come lui di sifilide (lo si capisce perché si asciuga una ferita aperta sulla bocca), e a quella che sembrerebbe essere la madre di lei.
I quadri sono tutti conservati alla National Gallery (Londra).
Approfondimento:
https://www.youtube.com/watch?v=mFJ9tHJA2Sw
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Vendere Immobili di prestigio a clienti Tedeschi affidandosi a Great Estate : le ultime tendenze dei Teutonici che scelgono l’ Italia per acquistare la loro seconda casa ed i servizi del nostro gruppo immobiliare
Il loro numero è in continuo aumento…Sono i clienti acquirenti tedeschi che hanno comprato una seconda casa in Italia e che attualmente rappresentano, da soli, circa il 45 % del totale degli acquirenti internazionali di immobili di prestigio nel nostro Paese. La motivazione fondamentale del successo del nostro mercato immobiliare in Germania va rintracciata soprattutto nella positiva e…
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La S.A.VE Srl nasce nel 1978 come istituto di vendite giudiziarie, quando ottiene dal Tribunale di Padova la prima autorizzazione ministeriale per l’amministrazione giudiziaria dei beni immobili, alla custodia e alla vendita all’incanto ed a mezzo commissionario dei beni mobili pignorati ed a qualsiasi altra vendita mobiliare disposta dall’autorità giudiziaria. Visto il grande successo ha ripetuto le operazioni spostandosi nei paesi limitrofi, richiedendo e, ottenendo le Autorizzazioni ministeriali prima a Rovigo nel 1985 ed infine a Verona nel 1995 dove ha poi portato la sede della società e dai quali uffici amministrativi e direzionali ha iniziato a gestire le tre aree. Con l’evolversi dei tempi, e l’accentuarsi delle diversificazioni che accompagnano la crescita dell’economia del Paese, ha pensato di diversificare il proprio mercato, andando ad espandere alcuni settori intrinsechi al “core business” ma che vanno a colpire più segmenti di mercato. Da queste prefazioni nasce l’idea di allargare gli orizzonti ed aprire altri tre dipartimenti che andranno ad aumentare il fatturato della S.A.VE Srl. 1. Il mercato delle vendite commerciali, attraverso il proprio Show Room dove l’utente finale potrà accedervi per acquistare al dettaglio o, in stock; 2. Il mercato delle Case d’Asta, aprendo un’ala nei locali da dedicare alle vendite di lotti importanti ( inizialmente i dipartimenti saranno: Antiquariato, Modernariato, Preziosi, Auto storiche, per poi implementarli nel tempo fino ad arrivare alla vendita all’incanto di immobili di prestigio); 3. Il mercato delle Safety box, approfittando degli spazi già adibiti a custodia giudiziaria, l’idea è quella di creare una zona accessibile 7 giorni su 7 24 ore su 24 per la custodia di oggetti di utenti privati, con cassette di sicurezza di verie dimensioni, dove chiunque, previa registrazione potrà depositare, documenti o oggetti personali.
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Nuovo post su https://is.gd/q6Lsvc
Brindisi, municipio romano (seconda parte)
di Nazareno Valente
In base ai dati desumibili dai ritrovamenti archeologici, si è portati a credere che il foro brindisino si posizionasse lì dove ora c’è piazza Mercato. In quello spazio si riunivano i comitia, le assemblee del tempo, composte dai cives e dagli incolae che nel complesso costituivano il populus, vale a dire chi, sia pure in diversa forma, era in possesso dei diritti civili e politici.
I cives erano cittadini di pieno diritto del municipio e, in quanto tali, iscritti alla tribù cui apparteneva la città. Le tribù – 35 nel complesso – non avevano alcun rilievo di carattere etnico, essendo dei puri e semplici distretti elettorali nei quali i cittadini romani erano ripartiti. Per la cronaca, Brindisi faceva parte della tribù Maecia, insieme a Napoli, Paestum, Hadria e Libarna.
Gli incolae erano invece per lo più forestieri che avevano richiesto ed ottenuto di risiedere nel territorio cittadino, oltre ad uno sparuto numero di brindisini cui non era stato riconosciuto il diritto latino nel periodo coloniale. Il populus così composto era ripartito in distretti politico-amministrativi, chiamati «curie», e partecipava alla vita pubblica prendendo appunto parte alle assemblee cittadine che, in prevalenza, avevano scopi elettorali ma anche di controllo delle attività finanziarie del municipio.
Così come per gli attuali comuni, anche i municipi romani avevano un organo collegiale di base, assimilabile ai consigli comunali, con funzioni quindi normative, finanziarie e di controllo. A quel tempo un simile organo era denominato ordo decurionum, sicché i consiglieri comunali erano chiamati decuriones o, meno spesso, curiales.
Le regole per diventare decuriones erano molto più rigide rispetto alle attuali. Intanto bisognava essere cives, il che presupponeva il possesso dei pieni diritti civili e politici; avere un’età non inferiore ai 25-30 anni; avere il domicilio in città da almeno cinque anni; godere degli honores (vale a dire il poter accedere alle magistrature); essersi sempre comportati in maniera inappuntabile e non aver mai esercitato mestieri infamanti. Di fatto gli attori, i banditori, i tenutari di case di tolleranza, gli impresari di pompe funebri ed i gladiatori – tutti mestieri allora ritenuti disonorevoli – non potevano aspirare al decurionato.
Le prescrizioni però non si fermavano a quelle elencate, perché occorreva avere un ben determinato censo, il cui ammontare in genere non doveva essere inferiore ai 100.000 sesterzi, vale a dire fruire d’un reddito quantificabile a spanne sui 400.000 € annui. Ed il motivo è del tutto comprensibile: i decurioni, non solo non percepivano, come avviene adesso, assegni mensili, né tantomeno vitalizi oppure vantaggi economici di vario tipo, ma erano pure soggetti a versare una cifra annuale (summa honoraria) necessaria a coprire spese ed eventuali ammanchi nel bilancio annuale del municipio. Il che spiega anche come mai i decurioni eleggibili fossero in numero molto elevato (in genere, cento); era infatti questa la migliore strategia per diluire gli oneri comunali tra quanti più cittadini facoltosi era possibile.
A questo punto, una domanda sorge però spontanea: come si riusciva a trovare tanti possidenti disponibili ad assumere un incarico gratuito, che in aggiunta comportava oneri monetari consistenti?
Parrà strano, per la nostra mentalità tutta volta al profitto, eppure allora c’era la fila di aspiranti decurioni.
Potessero rispondere direttamente gli interessati, con ogni probabilità racchiuderebbero il tutto con una semplice espressione: existimatio, vale a dire la buona fama. Diversamente da quel che avviene adesso, in antichità, la stima goduta valeva ben più della stessa ricchezza. In definitiva per i benestanti Brindisini il poter governare la città costituiva lo strumento più idoneo per alimentare la reputazione di cui godevano presso il resto della cittadinanza e, per un tale scopo, erano pronti a sobbarcarsi qualsiasi onere.
Fare politica ad un certo livello, era un punto d’onore per i possidenti e, al tempo stesso, motivo di prestigio e di riconoscimento. Non c’erano riscontri monetari, tuttavia le gratificazioni riguardavano la considerazione e le attenzioni che il resto dei Brindisini riservava loro. Negli spettacoli, nei giochi, nei banchetti che seguivano i sacrifici ed in ogni altra manifestazione, fruivano di posti riservati, e avanzavano di posizione in conformità al proprio impegno civico. Come dire che più spendevano a favore della comunità, più si avvicinavano alle poltrone di prima fila.
Non a caso, le magistrature erano indicate con il termine honores, proprio a precisare che conferivano prestigio, non una retribuzione.
Era questo il meccanismo su cui le società antiche operavano maggiormente per attuare una qualche forma di ridistribuire del reddito e, vista in altra ottica, costituiva una vera e propria patrimoniale con un ritorno rappresentato dal credito che si acquisiva. Non a caso, quando con l’avvento del cristianesimo il clero assunse nella tarda antichità una posizione politica preminente ed il valore onorario della carica di decurione decadde ai minimi termini, nessuno più fu disponibile a svolgere un tale incarico. Tant’è che fu imposto ai ricchi per obbligo di legge; obbligo che tutti naturalmente cercavano di eludere.
Ironia della sorte, uno dei mezzi più utilizzati per esserne esonerati fu proprio quello d’intraprendere la carriera ecclesiastica, allora per altro non ancora esaltata dalla castità. Dal IV secolo in poi, il clero era stato infatti esentato dall’assumere cariche amministrative, in quanto il servizio religioso era già di per sé una prestazione considerata di pubblica utilità. All’incirca come adesso, a distanza di millenni, sono esenti dalle imposte sugli immobili le proprietà della Chiesa, perché ritenute comunque destinate ad attività di culto ed alla cura delle anime. Fu questo uno dei motivi, non certo marginale, che rese le istituzioni estranee al popolo, troncando quel processo d’identificazione comunemente operante nel periodo pagano che aveva reso solida la comunità romana.
L’ufficio era vitalizio, tuttavia la condotta dei decurioni era soggetta a verifiche periodiche (lectio senatus) che ne potevano stabilire la decadenza dalla carica. Ogni cinque anni infatti i quinquennales, così denominati perché la lectio senatus era fatta ogni cinque anni, potevano radiare i decurioni che si fossero macchiati di colpe riprovevoli che li rendevano indegni di far parte del collegio (indignitas ordinis) oppure estrometterli perché non avevano più il censo previsto per svolgere l’incarico o per aver perso il domicilio.
Va sottolineato che, in linea teorica, il diritto di promuovere l’accusa di indignitas nei riguardi d’un decurione spettava a qualsiasi Brindisino che, nel caso il magistrato giusdicente ne avesse accolto il ricorso, acquisiva il diritto di entrare nel collegio al posto del decurione condannato.
Ma oltre alla conferma di chi era in carica ed alla destituzione dei componenti indegni, i quinquennales procedevano anche alla scelta dei Brindisini degni di ricoprire l’incarico, basata sui meriti acquisiti proprio in campo politico. Non era però questo l’unico criterio. Poiché tutto il mondo è paese, capitava pure che il reclutamento soggiacesse, sia pure in via eccezionale, a pressioni e raccomandazioni di qualche personaggio importante, non escluso lo stesso imperatore.
I magistrati incaricati della lectio senatus predisponevano anche una lista dei Brindisini in possesso dei requisiti legali (sublectio) che servisse a colmare eventuali vuoti che si sarebbero creati nel corso del quinquennio, a seguito di decessi o di estromissioni. Infatti la diminuzione dei componenti in carica poteva comportare problemi sia per le decisioni da assumere – a volte erano previste maggioranze qualificate per le deliberazioni – sia per le casse comunali, perché si venivano a perdere le quote annuali (la più volte citata, summa honoraria) dei componenti decaduti.
L’ordo decurionum si radunava nella curia, corrispondente all’odierno palazzo comunale, oppure in un edificio pubblico, di solito un tempio o altro luogo sacro. La curia, da cui deriva il nome alternativo di curiales attribuito ai decurioni, si trovava nel foro brindisino che, come già detto, era collocato all’incirca dalle parti dell’attuale piazza Mercato.
In pratica questo organo ripeteva, a livello brindisino, quello che per Roma era il senato; per questo motivo, era pure chiamato senatus. Difatti le sue competenze spaziavano in tutti i campi della vita amministrativa cittadina. I decurioni avevano così il potere di determinare i giorni delle feste religiose; sovrintendere ai giochi svolti a Brindisi in omaggio a divinità; fissare a quali Brindisini concedere i posti privilegiati negli spettacoli; scegliere i sacerdoti. Erano inoltre competenti in materia finanziaria e patrimoniale, per cui decidevano sulle cessioni di immobili della città o sulla concessione di spazi demaniali per edificare statue da dedicare agli dèi o sepulchra (monumenti funebri) intitolati a Brindisini di particolare spicco; sull’esecuzione e sulle demolizioni di edifici pubblici; sull’uso degli acquedotti comunali e sull’accettazione di donazione e lasciti a favore del municipio.
Le delibere del consiglio dei decurioni, chiamate decreta, venivano conservate nell’archivio (tabularium) della curia, trascritte su tavolette lignee (tabulae).
Per la validità della seduta era talora previsto l’obbligo della presenza d’un numero minimo di decurioni (quorum praesentia sufficit), quindi di quelli la cui presenza è sufficiente. Questo avveniva, ad esempio, per ascoltare la relazione sul calendario annuale dei giorni festivi e quella sul piano finanziario delle spese ai sacra, oppure per l’approvazione dei decreti riguardanti le opere pubbliche o l’organizzazione delle rappresentazioni teatrali (ludi scaenici).
I decurioni decidevano a maggioranza. In alcuni casi era richiesta una procedura speciale di votazione in cui essi esplicitavano il voto scrivendolo su una tavoletta (tabella), e per questo detta procedura per tabellam. Si votava per tabellam nelle occasioni più importanti, tipo quando si doveva decidere sull’hospitalitas nel municipium, ovvero sulla concessione del diritto all’abitazione ed al vitto ad un ospite che poteva anche essere un intero esercito in armi.
(2 – continua)
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