#immagini ritagliate carta
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Merletti di carta
di Hauswirth e Saugy
introduzione di Charles Apothéloz
Franco Maria Ricci, Fontanellato (PR) 1978, 120 pagine, 23x25 cm, Volume con copertina rigida in seta contenuto in un cofanetto, Esemplare n.E 072
euro 90,00
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Raccolta dei mirabili lavori di Johann-Jakob Hauswirth, che fece dono al Pays-d’Enhaut di un’arte popolare, la quale deve all’applicazione e alla perizia di Louis-David Saugy, l’essere diventata la tradizione che ha dato celebrità alla vallata.
Fra le nevi e i dirupi del Pays-d’Enhaut, nel cuore della svizzera Romanda, il piccolo museo di Chateau-d’Oex esibisce insospettati tesori di un’arte perduta: immagini dai colori vivacissimi, ingenue scenette pastorali, fiori, animali, piccole cose della vita di una valle alpina ritagliate nella carta e trasfigurate dalla fantasia di Johann-Jakob Hauswirth e Louis-David Saugy il quale, già quando si spense, nel 1953, era già stato consacrato come uno dei più grandi ritagliatori di merletti di carta.
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15/01/23
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artforartssake483 · 3 years ago
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”Io non faccio foto, faccio parte dell’evento, in questo senso non mi considero un fotografo”. 
E’ in questo modo che il grande Robert Mapplethorpe amava definirsi: non un fotografo ma un artista, un vero e proprio reporter ed interprete del corpo umano. Si tratta infatti del suo soggetto preferito, non visto e trasposto in modo meccanico e sterile, bensì in modo sensuale e vitale. Nei suoi scatti il corpo umano torna ad incarnare la vera bellezza, quella propria delle sculture dei grandi artisti classici.
Robert Mapplethorpe è stato un fotografo americano espressione d’avanguardia.
Tra i fotografi famosi Mapplethorpe racconta tra le sue opere la sua vita, in un mix di fotografia e scultura. E’ il più auto-biografico tra i fotografi contemporanei. Muore di HIV lasciando un patrimonio fonografico di grandissimo valore.
Robert Mapplethorpe è nato nel 1946 a Floral Park, nel Queens. Della sua infanzia ha detto: “Vengo dalla periferia americana. Era un ambiente molto sicuro ed era un buon posto da cui venire in quanto era un buon posto da cui partire”.
Nel 1963 Mapplethorpe si iscrisse al Pratt Institute nella vicina Brooklyn, dove studiò disegno, pittura e scultura. Influenzato da artisti come Joseph Cornell e Marcel Duchamp, ha anche sperimentato vari materiali in collage a tecnica mista, comprese immagini ritagliate da libri e riviste. Nel 1969, lui e Patti Smith, che aveva conosciuto tre anni prima, si trasferirono al Chelsea Hotel. Mapplethorpe ha acquistato una fotocamera Polaroid nel 1970 dall’artista e regista Sandy Daley e ha iniziato a produrre le proprie fotografie da incorporare nei collage, dicendo che si sentiva “più onesto”.
Muore nel 1989 di HiV.
Mapplethorpe ha trovato rapidamente soddisfazione scattando fotografie Polaroid a pieno titolo e in effetti poche Polaroid compaiono effettivamente nei suoi lavori a tecnica mista. Nel 1973, la Light Gallery di New York City ha allestito la sua prima mostra personale in galleria, “Polaroids”. Due anni dopo ha acquistato una fotocamera Hasselblad di medio formato e ha iniziato a fotografare la sua cerchia di amici e conoscenti: artisti, musicisti, socialite, star del cinema e membri dell’underground S & M. Ha anche lavorato a progetti commerciali, creando copertine di album, comprese copertine per Patti Smith e Television e una serie di ritratti e foto di feste per Interview Magazine.
Alla fine degli anni ’70, Mapplethorpe divenne sempre più interessato a documentare la scena S & M di New York. Le fotografie risultanti sono scioccanti per il loro contenuto e notevoli per la loro maestria tecnica e formale. Mapplethorpe disse ad ARTnews alla fine del 1988: “Non mi piace quella parola in particolare” scioccante “. Cerco l’inaspettato. Cerco cose che non ho mai visto prima … Ero in grado di fare quelle foto. Mi sentivo in obbligo di farle “. La sua carriera ha continuato a fiorire. Nel 1977, ha partecipato a Documenta 6 a Kassel, nella Germania occidentale e nel 1978 la Robert Miller Gallery di New York City è diventata il suo rivenditore esclusivo.
Mapplethorpe ha incontrato Lisa Lyon, la prima campionessa mondiale di bodybuilding femminile, nel 1980. Negli anni successivi hanno collaborato a una serie di ritratti e studi sulla figura, un film e il libro Lady, Lisa Lyon. Per tutti gli anni ’80, Mapplethorpe ha prodotto immagini che sfidano e allo stesso tempo aderiscono agli standard estetici classici: composizioni stilizzate di nudi maschili e femminili, delicate nature morte di fiori e ritratti in studio di artisti e celebrità, per citare alcuni dei suoi generi preferiti. Ha introdotto e perfezionato diverse tecniche e formati, tra cui Polaroid a colori 20 “x 24”, fotoincisioni, stampe al platino su carta e lino, cibachrome e stampe a colori transfer dye. Nel 1986, ha progettato le scenografie per la performance di danza di Lucinda Childs, Portraits in Reflection, ha creato una serie di fotoincisioni per A Season in Hell di Arthur Rimbaud ed è stato incaricato dal curatore Richard Marshall di scattare ritratti di artisti di New York per il libro 50 New York Artisti.
Quello stesso anno, nel 1986, gli fu diagnosticato l’AIDS. Nonostante la sua malattia, ha accelerato i suoi sforzi creativi, ha ampliato la portata della sua ricerca fotografica e ha accettato commissioni sempre più impegnative. Il Whitney Museum of American Art ha allestito la sua prima grande retrospettiva in un museo americano nel 1988, un anno prima della sua morte nel 1989.
fonte:  Robert Mapplethorpe tra fotografia e scultura       Vincitori Fineart
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Bologna, la mostra Non so dove mi cercate
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Bologna, la mostra Non so dove mi cercate. La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio tematico in cui vengono ricostruite, raccontate e valorizzate le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo, si apre a un nuovo progetto espositivo che sarà visibile dall’11 novembre 2022 all’8 gennaio 2023, opening domani 10 novembre 2022 h 18.00: Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT. La mostra, a cura di Michele Bertolino, presenta una selezione di disegni inediti, che Marcasciano realizza dagli inizi degli anni Settanta, quando per la prima volta scende le scale dello Studio Uno Underground, un centro sociale, sede politica e galleria d’arte gestita da alcuni hippies nel suo paese natale, San Bartolomeo in Galdo (Benevento). Prodotti tra il 1973-1977 e ancora dal 1981 alla metà del decennio, e dimenticati per diversi anni in soffitta, i disegni sono composizioni psichedeliche in cui gli immaginari di un’intera generazione prendono la forma di surreali paesaggi meccanici e formazioni stratificate in cui corpi alieni, mani e labbra, seni, vagine, falli e tubi si fondono l’uno nell’altro. La stessa tecnica riflette la porosità del contesto in cui le opere sono state eseguite: la carta è spesso lavorata con il diluente, o acqua ragia, che permette di trasferire colori e immagini da quotidiani o fotografie e giocare con macchie e sfumature, facendo emergere favole e incastri. Il rock acido dei Pink Floyd e il teatro anarchico del Living Theater prima, poi la pratica rivoluzionaria, creativa e "frocia" e l’esperienza in transito: tutto si condensa in acquerelli e collage da cui trasuda l’immagine di un corpo collettivo senza organi, espanso e resistente. Sui disegni è la stessa Porpora Marcasciano a raccontare: “Qualche anno prima di morire, mia mamma sistemando la soffitta di casa, fece una scoperta archeologica per me importantissima: una vecchia cartella contenente circa cinquanta di miei disegni datati 1973-1977 e alcuni più recenti datati prima metà degli anni Ottanta. Da aggiungere alla narrazione la mia passione nel dipingere e disegnare che si interruppe in una fase critica della vita a metà degli anni ottanta. I disegni più che un valore artistico hanno, a mio avviso, un valore simbolico poiché incarnano nei segni e nel significato il senso profondo di quegli anni. Io la considero pura creatività psichedelica”. Le vicende del ‘77 italiano, i convulsi anni del Movimento Frocio che conquista il Cassero di Porta Saragozza nel 1982, l’affermarsi politico dell’esperienza trans con l’approvazione della legge 164, che consente alle persone trans di vedere riconosciuto il proprio genere elettivo, sono passaggi importanti, iscritti nel significato e nell’iconografia dei disegni di Marcasciano. Tali fermenti e movimenti politici, di cui Bologna è uno dei principali laboratori, si lasciano intravedere nella Project Room del MAMbo, tramite una raccolta di materiali d’archivio. Ritagli di giornali, fotografie, libri, comunicati stampa, documenti politici, flyer e copertine di dischi sono riprodotti su pannelli semitrasparenti che riconfigurano l’architettura della sala. In questo modo il pubblico è immerso in cronologie non lineari, obbligato a spostare continuamente lo sguardo in un viaggio alla ricerca di genealogie personali. Le stesse atmosfere vengono attualizzate nell’installazione sonora Non siamo dove ci cercate realizzata per l’occasione da ALMARE, in cui testimonianze, canzoni, registrazioni e materiali d’archivio ci proiettano nel mezzo di rumori e sogni tuttora attuali. Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT prova così a tracciare la pagina del diario di un’epica plurale e favolosa, mescolando i disegni con voci singole e canti collettivi dove possano prendere corpo la creatività psichedelica, il sesso anarchico, la felicità radicale e l’utopia. La mostra si realizza con la collaborazione di: MIT - Movimento Identità Trans, Divergenti - Festival internazionale di cinema trans, Archivio storico del MIT. Si ringraziano inoltre: Centro di Documentazione “Aldo Mieli” e Centro di Documentazione “Flavia Madaschi” Cassero LGBTI+ Center. Porpora Marcasciano (San Bartolomeo in Galdo, Benevento, 1957) è tra quellə che “nel 1977 avevano vent'anni e ora sono minorenni” (A. Pazienza): attivista, sociologa, attrice, figura di riferimento del movimento queer italiano, artista. Le sue tante vite hanno attraversato Napoli e Roma, e sono approdate a Bologna; si sono intrecciate con il movimento del ‘77, i collettivi gay e il movimento trans; hanno scritto libri, intessuto storie altrimenti dimenticate, disegnato ritratti collettivi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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barbara-stefani · 3 years ago
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ĆUPRIJE | PONTI
progetto per Ćuprije | Ponti, hommage à Ivo Andric a cura di Massimiliano Schiozzi
 per Varcare la frontiera #9 promosso da Cizerouno
Cavò, via San Rocco 1, Trieste 10 dicembre 2021 – 15 gennaio 2022
Hommage à Ivo Andrić
Di ponti, perseverante tensione a procedere. Attraversamento di ostacoli. Sconfinamento. Ponti esili e fortuiti, o ponti possenti e solidi, comunque testimoni imperturbabili di infiniti passi di genti d'ogni dove e verso ogni dove. “Di tutto ciò che l'uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla, secondo me, è più prezioso dei ponti.” “..perché indicano il posto in cui ha incontrato un ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto”, “..simboli dell'eterno e mai soddisfatto desiderio di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, separazioni.”
Dopo Reciṡi, Hommage à Katsushika Hokusai del 2019, un nuovo  progetto promosso da Cizerouno nell'ambito del festival Varcare la frontiera #9, con un omaggio ai ponti e a Ivo Andrić.
Ćuprije, titolo del progetto, è la declinazione plurale del turcismo adottato da Ivo Andrić nel titolo originale del suo romanzo, Na Drini Ćuprija (Il ponte sulla Drina), per il quale fu insignito nel 1961 del Nobel, di cui il 10 dicembre 2021 ricorrevano i 60 anni dalla consegna. Viene definito “romanzo della storia”, quella che abbraccia quattro secoli nei Balcani, tra domini e convivenze, quotidianità e leggende, a partire da quel punto, il ponte di Mehmed Paša Sokolović a Višegrad, significativo prima di tutto nella sua biografia, e che fornisce la base del dipanarsi di una trama e della letteratura, che tutto contiene e ci restituisce. Ćuprije è un hommage costituito da una serie di 12 dipinti su tavolette in legno essenza rovere foderate in carta, dal formato archetipico del supporto della scrittura, libro o tablet che sia. Un'installazione dal ritmo e dalla sequenza aperta in cui ogni tavola può, di volta in volta, essere sillaba, parola o frase.  Una narrazione per immagini e segni pittorici del percorso intellettuale e di vita dell'autore che per studi e carriera diplomatica visitò città di mezza Europa, e ne attraversò i fiumi. Dalle sponde della Drina, ci conduce a quelle della Seine, o alla Spree, la Miljaćka, il Tevere, la Sava, il Donau, il Dâmbovița, la Bosna, la Lašva, la Žepa. E ai loro ponti. Come nel testo lo scrittore oscilla tra ampia visuale storica e partecipazione e gusto dell'esistenza particolare, ogni opera accosta liberamente suggestioni cartografiche dei dodici corsi d'acqua e delicate riproduzioni di documentazioni fotografiche su Andrić. I riferimenti idrografici di partenza perdono ogni riferimento descrittivo, e, con un'astrazione di gusto orientale, si fanno dorati territori sovranazionali. Territori in cui la sacralità del non colore racconta di una incessante luminosa vitalità, solcata da flussi di colore, lampi di puri pigmenti, nelle tinte degli azzurri, dei verdi e delle varietà carnicine.  
Sospesi su questi fondali, fluttuano ritagli circolari, brani “marginali” dagli scatti d'archivio che Barbara Stefani ha tradotto con una pittura monocroma, tra avorio e grigio di Payne, che recupera pienamente prospettiva, plasticità, carnalità. Una scelta di visioni discrete ma emozionate su ritratti e luoghi, memorie pubbliche e private:  una donna velata al multietnico mercato di Baščaršija a Sarajevo, la mano in tasca nell'iconico scatto di Andrić davanti al suo ponte, il sorriso da giovane, lo sguardo nella casa di Herceg Novi negli anni '60, le giacche di Andrić e di Miroslav Krleža, i minareti della sua Travnik. E ancora: la sua biblioteca, il palazzo di Via Prizrenska a Belgrado dove terminò il Ponte sulla Drina, il sorriso della compagna della sua maturità, Milica Babić, i loro passi, i pontoni di Belgrado distrutti nella II guerra mondiale, momenti dalla consegna del Nobel a Stoccolma.
Come a non interrompere quel fluire di universali sentimenti, l'accumulo di storie nell'alternarsi delle stagioni, il ritmo della scrittura di questo cantore dell'animo umano.
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Il progetto si è arricchito di una sonorizzazione, Suoni lungo il cammino, nella quale Paolo Fagiolo legge brani di Ivo Andrić. L'attore legge la raccolta di prose meditative pubblicate postume e considerate il testamento spirituale dell'intellettuale. La selezione dei testi, a cura di Barbara Stefani, ci consente di “ascoltare” alcune annotazioni.   “Se questi segni, piccoli e poco chiari, non riusciranno a salvarci dal vagare senza meta e dalle tentazioni, potranno almeno aiutarci, dimostrandoci che in nessuna circostanza siamo mai soli, né primi né unici.” L'importanza dell'oblio, la diffidenza, la difficoltà quanto la necessità del vivere, il segreto del silenzio, la pregnanza del presente, le definizioni d'opera d'arte e di stile, la bellezza come varietà, le riflessioni e i fatti nella creazione letteraria, sono soltanto alcuni dei temi affrontati. La sonorizzazione, oltre ad accompagnare i visitatori durante l'esposizione, sarà accessibile ai passanti tramite scansione del QR code presente sulle vetrofanie Cavò. 

Paolo Fagiolo è stato anche la generosa e sensibile “voce” di Andrić in ben tre letture del testo Ponti ed dal romanzo ll ponte sulla Drina, che hanno accompagnato l'esposizione in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI ed altre serate.
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Barbara Stefani ĆUPRIJE | PONTI, 2021 Hommage à Ivo Andrić serie di 12 opere acrilico su carta e legno rovere cm 17x24x1 cad
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cirifletto · 4 years ago
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Kris Kuksi Con I Suoi Visionari E Apocalittici Diorami
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Come partire da un oggetto insignificante e povero, e raggiungere scenari visionari ed apocalittici che raccontano di mistero e affascinano coi loro dettagli. Kris Kuksi ci riesce. Kris Kuksi colpisce per la sua fervida fantasia. Utilizzando i più disparati materiali a disposizione quali lego, pezzi di ferro, mattoni, legno e qualche astronave giocattolo, comincia da piccolo a costruire paesaggi fantastici. Crescendo la sua visionaria creatività si arricchirà di nuove tecniche e di nuove conoscenze, per esempio della cultura e dei temi classici.
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LEGGI ANCHE... I Ritagli Di Carta Reinventano I Luoghi Nelle Foto Di Rich McCor Le composizioni che hanno reso Kuksi famoso, sono dei veri e propri diorami, di sapore barocco e rococò, con legami a Bosch e Bruegel. Ambientazioni in scala ridotta che ricreano scene di vario genere, complesse e dettagliate. Parliamo di vecchi oggetti d’antiquariato, parti di legno o metallo, pezzi da modellismo, piccoli giocattoli, soldatini, o ingranaggi di macchinari.
Kuksi li lavora, li scolpisce, li ritaglia, li scioglie, li incolla, li salda assieme secondo il fluire della sua immaginazione.
La funzione del mio lavoro ha a che fare con il mettersi in relazione con il lato oscuro della psicologia umana.Kris Kuksi Ogni pezzo di Kris Kuksi è un autentico mondo da scoprire, quasi vivente. Un mondo da scrutare e, nel quale lo spettatore si immerge perdendosi come dentro un romanzo di fantascienza o un film fantastico. Ogni più piccolo dettaglio suggerisce un racconto, un mistero, una strana e grottesca combinazione fisica, che regola il vivere di questo universo in miniatura. Le finestre che Kuksi ci spalanca davanti, ci presentano una realtà macabra, violenta, sconosciuta. Che accosta accenti classicisti con l’immaginario della fantascienza pulp e del cosiddetto realismo fantastico. Kris Kuksi, maestro rococò postindustriale, organizza in modo ossessivo personaggi e architettura con un senso squisito del dramma. Invece di pietre e conchiglie usa soldati di plastica urlanti, blocchi di motori in miniatura, guglie torreggianti e detriti assortiti per formare i suoi paesaggi terrestri.Il conflitto politico, spirituale e materiale all'interno di questi santuari viene messo in atto sotto lo sguardo calmo di divinità remote e di solenni statue. Kuksi riesce a evocare immediatamente un santuario e un mausoleo per il nostro spirito soffocato.Guillermo del toro https://www.youtube.com/watch?v=IuNHs-nfGG8 Perciò, ancora una volta, l'arte si sublima dietro ad immagini forti, discutibili, non propriamente politically correct. Ma sempre forte e densa di un messaggio universale, volto a trovare nuove idee e significati, per un mondo, ed una società in continua agonia. Niente di più appropriato per il nostro contemporaneo! Aspetto come sempre vostre idee e pareri, da suggerirmi nei commenti qui sotto. Grazie. Ciao a tutti da Tommaso!! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Condividi il nostro articolo sui tuoi social >> Read the full article
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sohamstudioyoga · 6 years ago
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Il SoulCollage® è un metodo divertente e profondo per esprimere la tua creatività, approfondire la tua intuizione e accedere alla tua saggezza interiore attraverso il potere simbolico delle immagini. Come spiega l’autrice Seena B. Frost, l’uso di SoulCollage® ci guida alla creazione di un mazzo di carte su cui vengono applicate in forma di collage delle immagini trovate "a caso". Queste carte vengono poi suddivise in "semi" allo scopo di facilitare l’auto-esplorazione e l’auto-accettazione. Le immagini che costituiscono il collage, in genere provengono da riviste acquistate o che ci sono state regalate, da calendari, libri, cartoline ma anche da materiali personali come fotografie e disegni originali. SoulCollage® ci invita a sfruttare l'intuizione della nostra creatività: quando realizziamo una carta attingiamo alla nostra creatività, quando interpretiamo la nostra carta sviluppiamo l'intuizione che è la scintilla per diventare consapevoli, centrati, forti e decisi. L'intuizione ci aiuta a prendere decisioni, affrontare problemi e osservare le cose così come sono. In questo corso inizieremo la creazione del nostro mazzo di carte SoulCollage® e comprenderemo tutte le potenzialità di questo strumento acquisendo le capacità essenziali per padroneggiarlo con sicurezza. Un corso per tutti, a carattere esperienziale, che favorirà la creatività, l’alfabetizzazione emotiva, lo sviluppo delle proprie capacità di ascoltarsi, accogliersi, guardarsi dentro e "sognare ad occhi aperti". Il corso base di SoulCollage® è indicato anche per gli operatori della relazione d'aiuto come psicologi, psicoterapeuti, counsellor, mediatori, arti terapeuti, in quanto permette di apprendere uno strumento innovativo per avere intuizioni su di sé e sui propri clienti/pazienti. #vicenza #soham #psicotetapia #soulcollage® #ritagli #immagini #terapia #counselor (presso So-Ham Studio Yoga) https://www.instagram.com/p/Bp4pKJhl6K6/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1t9iliyufsbk1
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acriativelife96 · 7 years ago
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I have this things with journals...✏️📓😅 I love notebook since when I was 8 or 9 maybe 👧🏻 I used to draw my favorite characters from books and movies or to do collages with the images of my mum’s newspapers 📰🙂 today I still have notebooks both for productivity and fun 🤗 i have my bullet journal, a travel journal where I collect all the pictures and memories from travels and some other little notebooks that I always bring with me in case of inspirations✨ How do you fill your notebooks?😃 . Ho questa cosa con i quaderni lo ammetto...✏️📓😅 Fin da quando ero piccolina ho sempre avuto con me un quaderno dove disegnavo (sopratutto personaggi dei miei libri e film preferiti📖) oppure mi divertivo a fare collage con le immagini ritagliate dalle riviste rubate a mamma.👧🏻🤗 Ora continuo a usare diversi notebooks per diverse funzioni: ho il bullet journal (di cui vi parlo spesso su YouTube😉), un travel journal dove conservo tutte le immagini e i ricordi dei viaggi fatti e poi una serie di quadernini per l’università o che porto sempre con me in caso di ispirazioni improvvise ✨🙂 Sto provando a diventare più tech possibile anche a livello di consumo di carta, però penso che ci saranno sempre una serie di quaderni con me perché la sensazione di scrivere su carta è insostituibile!😌 . Buon 1 Novembre a tutti fanciulli!🎃✨ Come passerete la giornata di oggi?😘 ~ ~ ~ ~ ~ ~ #food#notebook#bujo#bulletjournal#zerowaste#designer#cibosano#leuchtturm1917#youtuber#vegan#traveljournal#ricettesane#veganmeal#veganbreakfast#govegan#planner#november#allenamento#ricettevegane#veganism#fitfam#procreate#vegangains#fitgirl#journaling#organization#veganfoodblog#veganitalia
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costabilepiccirillo · 8 years ago
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Cò ché ro ca ngé Casa Studio di Costabile Piccirillo e Cristina Raisi "Cò ché ro ca ngé" è un espressione presa in prestito dal dialetto, tradotto in “con quello che c’è”. La mostra è la scoperta di un variegato menù visivo, raccolto negli ultimi anni di attività e armonizzato nelle stanze della casa studio. L’offerta di Costabile Piccirillo e Cristina Raisi, è l’insieme dei loro sogni fatti di carta, che spazia da una serie di opere di varie dimensioni, accostati ad un caleidoscopico presente farcito di immagini, a cui si aggiungono ritagli di momenti spensierati. All’interno potrete inoltre trovare auto pubblicazioni e video d’artista. ______________________ Studi festival #3 dal 14 al 18 Marzo 2017 http://www.studifestival.it/
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