#imbarazzato
Explore tagged Tumblr posts
Text
"eh ma i fischi son di cattivo gusto" a me non frega un cazzo gli uomini che non sanno cantare e che si portano gli amichetti misogini e lerci sul palco e che vincono dopo aver fatto un'esibizione imbarazzante DEVONO essere umiliati. altro che fischi glie dovevano proprio far crollare il palco.
#'ma poverino era imbarazzato' BRAVO. doveva esserlo#spero che se la porti dietro sta vergogna lui e quei rapper/trapperini di merda#sanremo 2024#sanremo
16 notes
·
View notes
Text
Comunque Rocco ha sentito proprio la verità in quel bacio infatti dopo lo guarda così perché non ci capisce un cazzo lui si aspettava di essere sfottuto ma poi è arrivato Luigi che l'ha baciato con quella passione AND DON'T EVEN GET ME STARTED ON LUIGI CHE LO VUOLE SEGUIRE QUANDO ARRIVA IL PADRE
#cioè Luigi sotto mille mila treni#persissimo raga#la scena al negozio lui piccolo così 🤏🏼 tutto imbarazzato che ci rimane di merda quando Rocco gli dice che parte#e lo vuole baciare di nuovo#io non mi capacito di come nessuno parli di questi due#INSANE#famosatag
4 notes
·
View notes
Text
Dare spiegazioni ti Indebolisce
È la caverna della colpa e della vergogna. Quando entri per dare spiegazioni ti senti sempre più debole, più colpevole, più imbarazzato. Non darle.
A volte non devi dare spiegazioni.
La vita diventa più leggera quando smetti di spiegare inutilmente. Non devi sempre spiegare le tue scelte. Non devi sempre spiegare le tue preferenze. Non devi sempre spiegare il tuo stile di vita. Puoi prendere decisioni senza rispondere agli interrogatori. Puoi fare quello che preferisci senza giustificarti. Puoi vivere come vuoi senza spiegare il perché. Smetti di dare spiegazioni a chi non se lo merita. Osa dire "no grazie" e basta. Osa dire "perché è quello che preferisco" senza approfondire l'argomento. Osa allontanarti dalle persone che ti interrogano solo per giudicare o per sapere.
Vivi leggera. Vivi deliberatamente. Vivi senza dare spiegazioni inutili.
J.Carlos
144 notes
·
View notes
Text
Leccami dappertutto
Adoro essere leccata a lungo ovunque; desiderata ma assolutamente sottomessa. Semplicemente: amo obbedire all’amore e all’amante che mi coglie. Ti faccio tutto quello che mi ordini. Se solo intuisco che un uomo che mi piace mi vuole, gli faccio capire subito e senza equivoci che ci sto e di sicuro finiamo a letto entro un’ora. Lo so: sono una vera e propria troia. Ma sono una troia fondamentalmente stupida: non mi faccio neppure pagare!
Mi porti via con una conversazione intelligente, un gelato, un giro in macchina, un capo di lingerie neanche troppo costoso o un pezzo di bigiotteria economica. Sono una scema. Ma sono molto generosa. Amo e ho un bisogno fisico di giocare con la lingua. E di sentirne spesso una che mi percorra, che mi dia i brividi della passione. Ho una necessità quasi biologica di leccare un uomo o una donna, di inghiottire i suoi umori e sentire il suo corpo che gode, che viene grazie a me. E inghiottire ciò che produrrà per la mia gola. Il gusto è normalmente un po' sottovalutato, invece anch’esso è gran parte del sesso.
Inghiotto senza sprecare una goccia. Mio marito non sospetta nulla: lui è davvero un angelo. Mi mantiene come una principessa e mi porta sul palmo della sua mano. Non meriterebbe certo una puttana come me, al suo fianco. Non gli ho neppure dato dei figli, né ho alcuna intenzione di farlo in futuro. Spesso lui mi guarda a lungo, mi scruta, mi osserva e infine mi dice che potrei avere qualsiasi uomo o qualsiasi donna, tanto sono bella ai suoi occhi. Che gli brillano d’amore e gratitudine, mentre lo dice. Io abbasso il viso e arrossisco. Lui pensa che io sia una donna timida e pura. Quanto mi adora.
Fondamentalmente è un uomo molto buono: è solo contento che l’abbia sposato e che abbia quindi scelto volontariamente di essergli fedele, di rispettare il sacro vincolo matrimoniale. Poveretto: sapesse! Però lo tratto bene e non gli faccio mancare dei bei pranzetti e una casa accogliente e pulita. Lui ha oltre venti anni più di me e l’ho sposato in fretta e furia, per uscire da casa il prima possibile.
Mamma m’ha sempre odiata: lei non è riuscita a tenersi papà e io gliene ho sempre fatto una colpa. Ogni giorno. Eppure in qualche modo ha saputo accalappiare il suo secondo marito: un dottore. Anche lui come mio marito è una persona generosa e dalle mille risorse. E con un bel fisico. Da appena sposati, io - neppure quattordicenne - ho iniziato a stuzzicarlo. Ma lui, da uomo saggio e timorato di Dio, ha sempre accuratamente evitato e m’ha ogni volta rimproverato bonariamente. Scuotendo la testa, davanti alla mia esuberanza adolescenziale.
Però era ed è pur sempre un uomo sano. Con tutti gli ormoni e i desideri al loro posto. Man mano che andavamo avanti, mamma lo trascurava sempre di più. Io invece sbocciavo rigogliosa e gli ero sempre meno indifferente. Me ne accorgevo da tanti piccoli particolari. Dal fatto che se prima mi sfuggiva, da un certo punto in poi ha iniziato invece a volermi stare intorno, a scherzare con me. Di continuo. Una mattina, dopo l’ennesimo litigio con mamma, ho deciso che l’avrei resa cornuta.
Se lo meritava e io mi sentivo potente, sessualmente irresistibile. Ho finto di prepararmi e poi di uscire per andare a scuola. Ma quando lei è uscita a sua volta per andare a lavorare nell’azienda dove in quel periodo prestava opera come consulente informatica, sono tornata a casa. Il mio patrigno era al piano di sotto, nel suo studio medico a visitare pazienti. E io di sopra a preparare la trappola.
A ora di pranzo mi ha trovata a casa; era sorpreso, ma piacevolmente. Ed era anche molto imbarazzato, ma comunque si trovava oggettivamente in una situazione da sogno per qualsiasi uomo: infatti gli ho fatto trovare due fili di spaghetti, un po’ di insalata e dei pezzetti di speck e formaggio. Un pranzo leggero, che gli ho servito truccata perfettamente e profumata. Indossando ciabattine con la zeppa, una sottoveste a mezza coscia velata, leggerissima. Completamente trasparente e... tutta aperta sul davanti!
Ovviamente, sotto ero completamente nuda! A diciassette anni le mie mammelle erano di marmo e il culo una “O” di Giotto. La fica poi era completamente depilata. Muovendo strategicamente le gambe e i fianchi, le mie grandi labbra si aprivano spesso, davanti a lui. Non parlava. Era ipnotizzato. Io ero talmente eccitata che oltre al profumo, egli ogni tanto sicuramente sentiva un refolo del mio odore inguinale intimo e del sudore delle mie ascelle. Una dolcissima tortura, irresistibile per chiunque..
Stava diventando pazzo, lo potevo vedere chiaramente. Mangiava, masticava ma non poteva togliermi gli occhi di dosso. Non riusciva proprio a dirmi di andare a rivestirmi. Finito che lui ebbe di bere un robusto bicchiere di vino rosso, sono andata a sedermi in grembo a lui. Gli ho gettato le braccia al collo e facendo l’espressione più bambinesca e innocente possibile gli ho stampato dei baci sulle guance. Gli sorridevo, l’accarezzavo, gli prendevo le mani: me le mettevo una tra le cosce leggermene allargate e l’altra sotto le natiche semiaperte!
Non poté fare a meno di iniziare a frugarmi la passera e l’ano. Non avrebbe resistito un santo. Era arrapato da impazzire: ogni tanto gli toccavo la patta e la cosa mi era chiarissima. D’un tratto si risolse: mi prese in braccio e mi mise sul divano in sala. Però in sostanza si limitò a leccarmi da morire ovunque. Partì col collo: mi divorava e mi ricopriva di saliva. Poi passò al seno e ci lavorò a lungo. Mi succhiò i capezzoli godendo come un maiale, il dottore.
Infine, si decise al passo più importante: leccarmi la passera e l’ano. Mi fece venire più volte. Gli ricoprii tutta la testa del mio prezioso miele. Scherzando scherzando, pian piano gli sbottonai i calzoni e glielo presi in bocca. Però dopo tre o quattro pompate lui si ritrasse e disse: “No, tesoro mio.... non possiamo. Basta, per favore. Mi farai morire.”
S’erano fatte le tre e mezza del pomeriggio, per cui si lavò e tornò nello studio. La serata e i due giorni successivi passarono come se nulla fosse successo. Solo occhiate più o meno esplicite e sorrisi imbarazzati. Ma la terza notte però alle due, mentre mamma ronfava stanca morta, mi si infilò dentro al letto, col profilattico già calzato. Mi mise una mano sulla bocca, mi pregò di fare silenzio e mi disse che non ce la faceva più. M’allargò le cosce e mi scopò. Dieci minuti, non di più. Io lo assecondai e godetti.
Ma mi sforzai di restare impassibile e di non gemere. Non dissi nulla. Venne e subito dopo se ne scappò, come un ladro. Al mattino, imbarazzatissimo, mi chiese scusa: che non avrebbe dovuto, mi pregava di dimenticare, non si può proprio fare etc. Col kaiser: ce l’avevo in pugno, ormai. Però non dovetti neppure faticare: da subito iniziò a volermi scopare ogni volta che avevamo un’ora di tempo libero insieme e che mamma non c’era.
Purtroppo, noi donne abbiamo antenne sensibilissime e mia madre quindi scoprì quasi subito la cosa. Avrebbe voluto uccidermi, o come alternativa allontanarmi per sempre “per farmi fare in strada la puttana che ero” disse. Per non far scoppiare uno scandalo però, sopportò tutto per un breve periodo. Anche perché il mio patrigno era molto preoccupato, mortificato e si mise di impegno a lavorare per me.
Egli riuscì in due mesi soltanto a trovarmi un marito: riuscì a convincere questo suo buon amico d’infanzia ancora scapolo, che accettò subito di sposarmi: non mi potevo opporre. Né lo avrei voluto. Qualsiasi cosa, pur di andarmene. Al futuro sposo non sembrava neppure vero! Avevo meno di diciotto anni e lui oltre quaranta. Non era e non è certo un’aquila; né ha un fisico da fotomodello. Però è un brav’uomo. In sostanza, una buona sistemazione, per me.
Meglio della strada su cui mia madre m’avrebbe buttato immediatamente, dopo avermi scoperta rientrando prima del previsto nel suo letto matrimoniale, col suo uomo ben piantato nel mio culo mentre io gli gridavo: “dai, fottimi. Vieni, sborra, rendiamo super cornuta mamma. Muovitiiii...” E allora eccomi qui. Mi piace troppo fare sesso. Ultimamente sono anche costretta a usare una crema lenitiva e rinfrescante per le parti intime, visto che faccio sesso due o anche più volte al giorno.
Posso farlo senza problemi: è il vantaggio di vivere in una grande città e di saper giostrare con internet. Due o più volte al giorno non contando le esigenze di mio marito. Abbastanza diradate durante il mese, invero. E soprattutto io succhio, lecco, ingoio avidissima e raggiungo l’estasi massima quando un uomo mi sborra in gola. Mi faccio succhiare, leccare e lascio anche che la saliva e gli odori dei miei amanti sul mio corpo eccitino il mio coniuge a letto: lui mi dice che ama il fatto che io abbia un odore così mutevole. Non capisce come questo sia possibile. Mi dice che vengo da un altro pianeta, ma si eccita. E mi scopa. Poi finalmente posso farmi una bella doccia.
RDA
23 notes
·
View notes
Text
ASCANIO CELESTINI
FASCISTI contro ITALIANI
Bologna 2 agosto 1980
Il nuovo fascismo è il risultato di una sconfitta.
Ha le radici nel 25 luglio del ’43 con l’arresto di Mussolini e la fine del fascismo di governo col suo mito dell’impero. Il nuovo fascismo comincia a ristrutturarsi attorno al sentimento di vendetta e rivalsa dopo l’8 settembre aggrappandosi in maniera ancor più solida al nazismo tedesco e combatte per due anni una guerra contro l’Italia e gli italiani. Lo spiega Junio Valerio Borghese in una famosa intervista: «Combattere contro gli italiani non mi ha imbarazzato affatto». Siamo nel 1975 quando è già scappato all’estero dopo aver tentato il colpo di Stato dell’8 dicembre 1970. Per lui e per i suoi sodali della Decima Mas… quella che piace al “camerata” Vannacci, insomma…Per quei fascisti «Non era una guerra territoriale, era una guerra ideologica». In nome di quelle che definisce civiltà occidentale e mondo orientale, ribadisce che ancora «oggi combatto contro gli italiani» perché tra gli italiani ci sono i comunisti «che sono nemici e che se potessimo sterminarli io sarei molto contento».
Il fascismo di Salò è soprattutto questo: vendetta, rivalsa e anticomunismo. Un’ideologia che non solo ce li presenta orgogliosi dei crimini che hanno commesso, ma li vede anche pronti a commetterli di nuovo. A combattere con orgoglio “contro gli italiani”.
Giorgio Almirante lo dice chiaramente: «Sono stato fascista insieme con molti italiani fino alla fine con Mussolini e se le stesse circostanze potessero riprodursi io farei certamente le stesse cose».
Nel congresso del ’56 il fascista repubblichino fondatore del MSI conia una definizione chiara per i nuovi camerati della Repubblica quando parla di una strana contraddizione, ovvero: «L’equivoco, cari camerati, è uno e si chiama essere fascisti in democrazia».
Sempre Almirante, emblema del fascismo che è pronto a togliersi giacca e cravatta per tornare a indossare la camicia nera, si dichiara rispetto alla dittatura dei colonnelli in Grecia.
Per lui i «veri patrioti greci» sono i fascisti. E dichiara: «Noi siamo virilmente pronti alla realtà, senza ipocrisie. Qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo… ben vengano le soluzioni di forza».
Nel frattempo sono cominciate le stragi. Il fascismo ha una presenza ben articolata nel panorama della politica italiana: il partito dei fascisti in democrazia ha un piede nei governi (comuni, provincie, regioni oltre che in Parlamento); l’eversione di destra passa in scioltezza dallo spontaneismo di Mambro, Fioravanti e Ciavardini all’organizzazione di golpe e di stragi; cresce l’alleanza con la delinquenza di basso livello e con la criminalità che gestisce i grandi traffici e si relaziona col potere; si prepara alla colonizzazione dei mezzi di informazione e dei partiti politici per coinvolgere una classe dirigente presentabile e che non sia sfacciatamente amante dell’olio di ricino. E con questo ultimo passaggio siamo arrivati a quel magnifico documento trovato nel 1981 che descrive la strategia della loggia massonica P2. Ovvero il manifesto per una trasformazione democratica del paese dove «L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema».
Se non teniamo conto di questa storia
non capiamo le motivazioni del neofascismo.
L’ideologia nefasta che accompagna la storia dell’Europa.
Che non si presenta sempre a petto nudo in mezzo al grano coi baffetti e il saluto col braccetto dritto, ma anche in giacca e cravatta, in tailleur e tacchi alti.
L’ideologia che colpisce i diritti in Parlamento, ma non disdegna l’uso della violenza esplicita, la strategia della tensione e del terrore come il 2 agosto del 1980 a Bologna.
_____________
47 notes
·
View notes
Text
" Il 31 ottobre 1926, durante una grande adunata fascista a Bologna, un colpo di pistola viene sparato contro il ‘Duce’. Chi ha sparato? Il fatto è ancora avvolto nel più grande mistero. Un ragazzo di 16 anni, tale Zamboni, ex fascista, viene conclamato autore del gesto e trucidato sul posto, sotto gli stessi occhi del ‘Duce’. È l’uragano che, stavolta, sconvolge tutta l’Italia. Gli oppositori più in vista sono obbligati a sottrarsi alla furia e le loro case vengono saccheggiate. I giornali avversi al regime sono distrutti. Dovunque, sono giornate di terrore. Quel giorno, io ero a Cagliari, a casa mia. Verso le nove di sera, un amico, trafelato, venne ad avvisarmi che i fascisti suonavano l’adunata di guerra. Io uscii con lui per vedere di che si trattava. Sulla porta di strada, un altro amico mi riferì la notizia che era arrivata ai fascisti ed alla prefettura la notizia dell‘attentato al ’Duce’. «Ho potuto segretamente avere copia del telegramma. Qui, tutti i fascisti sono stati convocati d‘urgenza per le rappresaglie. La tua casa e la tua vita sono in pericolo. Abbandona la città o nasconditi in una casa sicura.» Mentre parlava, arrivavano da più parti gli squilli di tromba con cui, nei differenti rioni, gli squadristi suonavano l’adunata. Salii in casa, licenziai la donna di servizio. Non dovevo pensare che a me stesso. Ridiscesi. Altri amici in piazza erano corsi ad informarsi: i fascisti si adunavano nella loro sede centrale; le automobili erano in movimento per il trasporto più rapido, grida di morte si udivano qua e là contro di me. Andai a pranzare in un ristorante, a pochi metri da casa.
Mentre pranzavo, mi giungevano via via le notizie: i teatri, i cinema, i pubblici ritrovi erano stati fatti chiudere tutti; le squadre fasciste circolavano armate; alla sede del fascio organizzavano la spedizione punitiva contro di me; i capi esaltavano i gregari con discorsi incendiari; io ero la vittima designata; fra mezz‘ora sarebbe cominciata l’azione. Il cameriere, che mi serviva, era stato alle mie dipendenze durante la guerra. Era diventato fascista in seguito, ma non poteva dimenticare un certo rispetto per il suo antico ufficiale. Era molto imbarazzato quella sera, e non osava parlarmi. Tentò più volte, ma io non lo incoraggiai. Finalmente mi disse: «Signor capitano, io so quali ordini ci sono. La scongiuro, non ritorni a casa: parta subito. Si tratterà solo di qualche giorno. Poi vedrà che tutto diventerà normale». «Credi tu» gli chiesi «che io abbia ragione o torto?» «Lei ha ragione» mi rispose arrossendo e prendendo macchinalmente la posizione militare d’attenti. «E allora, perché dovrei fuggire?» La mia domanda lo imbarazzò ancor di più. Non aggiunse parola. Andando via, gli chiesi: «Perché sei diventato fascista?» «I tempi sono difficili. Mi hanno promesso tante cose… Chi può vivere contro i fasci?» "
Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, introduzione di Giovanni De Luna, Einaudi (collana ET Scrittori n° 1037), 2008⁴, pp. 168-170.
NOTA: Questo memoriale antifascista fu pubblicato dall'autore in esilio a Parigi dapprima nel 1931 per un pubblico internazionale, quindi nel 1933 in lingua italiana (col significativo sottotitolo Fascismo visto da vicino) dalla casa editrice parigina "Critica". Il libro fu edito in Italia già nel 1945 dall'editore Einaudi nella Collana "Saggi".'
#Emilio Lussu#memoriale#letture#leggere#libri#saggistica#Marcia su Roma e dintorni#antifascismo#ventennio fascista#antifascisti#Partito Sardo d'Azione#libertà#citazioni#Resistenza#Storia d'Europa del XX secolo#dittatuta#politici italiani#Benito Mussolini#Storia d'Italia#squadrismo#Anteo Zamboni#anarchismo#anarchici#anarchia#memoria collettiva#Sardegna#reduci#Bologna#Giovanni De Luna#'900
22 notes
·
View notes
Text
L'idea della democrazia targata DEM
Su Strisciarossa Nadia Urbinati scrive: «Infine, ma questo tema richiederebbe una riflessione a parte, i territori e gli amministratori hanno dimostrato di contare e di rendere il Pd concretamente presente e capace di buon governo. Un dato importante, tenendo anche conto di come era nata la candidatura Schlein alla guida del Pd, con una lacerazione tra dentro e fuori del partito, tra partito degli amministratori e della leader. La lacerazione è stata superata e ricomposta. Nel senso che gli amministratori hanno dimostrato di essere una componente aggregativa sul territorio che Schlein ha intelligentemente valorizzato e sostenuto. Dopo il voto europeo, al Pd resta l’arduo compito di preparare con sistematica ragionevolezza un’alleanza contro la destra, con l’obiettivo di raddrizzare la politica del paese, riportando lo stato di diritto e la democrazia al centro».
La Urbinati scrive cose ragionevoli sul rapporto tra riformisti e radicali nelle file del Pd che potrebbe ridare capacità di movimento alla sinistra. Poi però concentra la sua attenzione non sulla sfida tra proposte liberalconservatrici e socialiste-liberal, ma sulla “difesa della democrazia”, parola d’ordine che in questo trentennio ha sempre determinato una guida politica dall’alto dell’Italia, cioè a una diminuzione della democrazia.
* * *
Su Startmag, a proposito di un’intervista corrierista al cardinal Camillo Ruini, Francesco Damato scrive: «Invitato dall’intervistatore a dire se davvero nell’estate del 1994, come raccontato in un libro edito dallo stesso Corriere della Sera, Scalfaro lo avesse invitato a cena con il cardinale Angelo Sodano e monsignor Jean-Louis Tauran per chiedere loro di essere “aiutato a far cadere il governo Berlusconi” raccogliendone un “silenzio imbarazzato”, Ruini ha testualmente risposto: “Effettivamente andò così. La nostra decisione di opporci a quella che ci appariva come una manovra – al di là della buona fede di Scalfaro – fu unanime”».
Un Quirinale che trama con i vescovi per far cadere un governo scelto degli elettori, sarebbe questo l’esempio di quella “difesa della democrazia” che invoca la Urbinati?
Via tempi.it
32 notes
·
View notes
Text
"La storia non è mia, ma fa riflettere!"
Ragazzi, circa 6 mesi fa, il mio vicino, mi ha chiesto la password per Internet. Sono passato e ho pensato: va bene, non costa niente, perché con lui mi trovo bene.
Ieri stavo tornando a casa e lui era al cancello. Ci siamo fermati e abbiamo parlato un pò come al solito, poi mi ha detto tutto contento di aver messo Netflix.
Allora ho detto scherzosamente: "Ho lavorato tanto, ho appena tempo per guardare la TV, ma va bene, allora prestami la password, così posso guardare qualche serie".
Allora la moglie, seduta sotto il portico, disse: "Non si può, perché sono io che pago e non è per andare in giro a distribuirlo". Regnava il silenzio totale!! Lui, imbarazzato, si è scusato e io ho detto di lasciar perdere e sono andato a casa mia.
Poco dopo, la moglie del mio vicino è venuta a chiamarlo, sembrava nervosa, dicendo che la tv non funzionava. Entrò e io rimasi lì a guardare fuori dalla finestra. Dopo qualche minuto lui e la moglie se ne sono andati e sono venuti a chiamarmi dicendomi che la rete non funzionava, che non entrava la password...
Mi sono rivolto a loro e ho detto: "Ho cambiato la password, perché pago io e non è per andare in giro a distribuirla". La moglie arrossì e cercò di ribattere, io subito dissi: "Signora, facciamo così, io tengo internet e lei ha il suo Netflix e va tutto bene e non si arrabbia nessuno.
Sono entrati con una brutta faccia, hanno sbattuto il cancello e non mi hanno più rivolto la parola!
Tutto deve essere reciproco. Amicizia, amore, considerazione, condivisione...
10 notes
·
View notes
Text
Ho voglia di far l'amore con te, ma non fraintendermi. Non parlo di carezze o di lingue che giocano, di tutta quella forza che troviamo dentro all'improvviso mentre ci muoviamo come se non facessimo altro da una vita intera. Non parlo di piacere assoluto, di qualcosa di proibito, delle mie gambe intorno al tuo bacino, dei miei piedi che si posano piano sulla tua schiena. Non parlo di quando proprio non dovresti, eppure mi tocchi e te ne freghi, né di quando diventiamo un po' troppo erotici per il mondo e ci tocca nasconderci in camera. Non parlo di quando mi sfiori il collo, mi chiedi di avvicinarmi e mi sussurri che forse è ora di andare a fare l'amore, ché tu non ce la fai più. Parlo solo di un bacio, di quel bacio che viene dopo qualche bacio, ogni volta che ci vediamo. Il primo è sempre un po' così, imbarazzato. Poi ci ritroviamo più vicini e ci baciamo di più, e mi sembra che tu entri dentro di me, tanto che forse inizio a fare qualcosa che potrà sembrare strano, e di certo quasi impercettibile: ti accolgo. Ogni volta in cui ti vedo, dopo tutti i giorni passati lontana da te, mi apro e ti accolgo. E non sono nuda, e non arrossisco. Ho voglia di far l'amore con te con un bacio, e lo so che hai capito cosa intendo, lo so.♠️🔥
Susanna Casciani
20 notes
·
View notes
Text
TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Sunao Yoshida)
Vol.1 From the Empire
FLIGHT NIGHT - Capitolo 1
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
“Hostess, scusi? Potrei avere del latte nel mio te? E anche diciamo dodici… no tredici cucchiaini di zucchero?” Chiese.
Jessica si voltò a guardare il giovane uomo dall’altra parte del bancone. Indossava occhiali spessi ed una semplice e scolorita veste da prete. Quel povero viaggiatore sembrava parecchio fuori luogo.
Anche se gli ultimi tempi erano stati duri, la sala panoramica era elegante ed affollata. Uomini e donne ben vestiti chiacchieravano e ridacchiavano, una musica allegra suonava, bicchieri tintinnavano, e l’aria era pervasa dal fumo dei sigari. La sala era piena di persone ricche ed importanti.
Era una notte perfetta per volare.
“Mmm? Hostess? Signorina?” Chiese nuovamente l’uomo.
“Uh? Ah s-sì!” Rispose lei.
Jessica fece scorrere una mano lungo i suoi capelli castani lunghi fino alle spalle, sforzandosi di svegliarsi dal suo sogno ad occhi aperti. Si allacciò il suo grembiule. Il suo sorriso la rese più giovane ed il suo viso pieno di lentiggini si illuminò.
“Uh, aveva chiesto dello scotch?”
“No un te con il latte. E tredici cucchiaini di zucchero”
L’hostess sbattè gli occhi: “Beh, se vuole dei dolci abbiamo anche torte e pasticcini, signore”
“Sono sicuro che sono fantastici ma…” Il prete guardò il suo portafoglio. Le sue spalle si afflosciarono “Ho solo cinque dinari… quindi prenderò soltanto un te per favore”
Persino i bambini dei ricchi che correvano nella sala avevano più soldi di lui. Lo stesso stipendio del mese scorso di Jessica ammontava a duemila dinari. Come aveva fatto quel povero prete a salire sulla Tristan - la nave piú lussuosa a volare tra Londinium e Roma?
“Mi lamento sempre con la sede centrale” scherzò il prete “E la caffetteria qui fa pagare cento dinari per la cena. Che furto! Sono cosí povero, un solo pasto svuoterebbe tutto il mio conto in banca”
“Non mi dica che non ha mangiato?” Chiese la ragazza.
Lui scrollò le spalle: “Non da circa venti ore. Ho tentato di non stancarmi troppo rimanendo a dormire nella mia camera, ma stava comunque iniziando a girarmi un po’ la testa. Ho pensato che se avessi alzato un po’ la glicemia, avrei potuto tenere duro fino a Roma” rispose in tutta onestà.
“I preti vivono una vita molto dura”
Il prete prese le parole comprensive di Jessica come un complimento. Annuí come se stesse pregando Dio. “Come vede si tratta una questione di vita o di morte… Dunque, potrei avere il mio te zuccherato ora?”
Lei annuí. “Certo, ecco qui”
“Mh… questo te è così buono. È autentico, vero? Non quello nelle bustine che ti lascia—“
SBAM!
Prima che il liquido denso potesse raggiungere le sue labbra per un secondo sorso, un bambino che correva per la sala con un palloncino in mano andò a sbattere contro una gamba del prete, che finì con lo sbattere la testa sul bancone, rovesciando ovunque l’intero contenuto della tazza— sui suoi lunghi capelli, sulla sua veste, sui suoi occhiali, ovunque. Nel frattempo il bimbo inciampò, cadde per terra e si mise a piangere.
“Va tutto bene piccolo? Ti sei fatto male?” Chiese Jessica.
Ignorando completamente il prete dai capelli d’argento, che gocciolavano di te, corse dal bambino. Per fortuna il ragazzino era più impaurito che ferito.
Jessica afferrò la corda del palloncino che aveva consegnato ad ogni bambino che era salito a bordo e aiutó il bimbo a rimettersi in piedi.
“G-grazie signorina” balbettò il ragazzino.
“Di niente. Ma devi tornare dai tuoi genitori. �� quasi ora di andare a letto.”
“S-sì. Mi scusi Padre” disse il bambino imbarazzato.
Il prete, che stava cercando di sistemarsi i capelli bagnati, sorrise in modo rassicurante al bambino che lo stava guardando preoccupato “Ah ah ah! Non è successo nulla. Era solo una tazza di te. Nessun problema. Non devi preoccuparti. Davvero.”
“Hai visto che prete gentile? Ora però devi andare a letto. Mi raccomando torna dritto nella tua stanza”.
Il ragazzino annuì e corse via. Jessica si assicurò che lasciasse il salone sano e salvo prima di tornare a rivolgersi al prete.
Lui stava guardando il te rovesciato. Stava lì a fissarlo, la sua espressione piena di rimpianto.
“Padre, vorrebbe un sandwich? Non c’è bisogno di pagare… offre la casa”
Lui si illuminò. “Offre la casa? Davvero? Oh Signore, grazie signorina. Lei è un angelo forse? Ora che ci penso, mi è sembrato di vedere un suo ritratto in una chiesa”
Lei alzò gli occhi al cielo “Sono solo una hostess”
Con un crepitìo, una voce meccanica parló da un altoparlante posto sul bancone.
“Parla il ponte di comando—Jessica, potresti portarci le nostre cene?”
“Sì Capitano Connelly… Uhm, Padre, può attendere un minuto? Torno subito” disse.
“Aspetterò quanto vuole, Signorina…?”
“Lang. Sono Jessica Lang”
“Lang?” Ripetè. Per un momento il prete sembrò cercare di ricordare qualcosa. “Ha forse una qualche parentela con la designer di questa nave, morta lo scorso anno, la Dottoressa Catherine Lang?”
“Sì, era mia madre”
Il prete alzò le sopracciglia “Quindi è lei al comando di questa nave?”
“No! Sono solo una hostess. Ho studiato un po’ per diventare pilota, ma non ho ancora la certificazione, e poi sono una donna…”
“Non c’è nessuna legge che le impedisca di volare, Jessica. Io stesso conosco una donna che pilota una nave volante… Oh, mi scuso. Non mi sono presentato. Il mio nome è Abel”
Il prete sollevó i suoi occhiali rotondi e si presentó inchinandosi “Abel Nightroad— prete errante al vostro servizio”
8 notes
·
View notes
Text
Comunque veramente Damiano adesso se le gira da solo quelle scene perché nella S1 con alice non erano mica così mo cambia lavoro lo fa lui l'intimacy coordinator
#sto riguardando dei pezzi a caso e mi è capitata#ok che nella s1 era palesemente super imbarazzato e a disagio#però cioè manco le scene di AleG sono così e ne ha 483910#che vogliamo fa damiano non è che arrivi tu mo e alzi le aspettative#un professtag
1 note
·
View note
Text
Volevo moltissimo non essere dove ero. In effetti, parte del problema sembrava essere che dove ero non ero da nessuna parte. La mia vita sembrava vuota e irreale ed ero imbarazzato per la sua magrezza, come si potrebbe provare imbarazzo per aver indossato un capo di abbigliamento macchiato o logoro. Mi sentivo come se fossi in pericolo di svanire, anche se allo stesso tempo i sentimenti che provavo erano così crudi e travolgenti che spesso desideravo poter trovare un modo per perdermi del tutto, forse per qualche mese, finché l'intensità non diminuiva. Se avessi potuto esprimere a parole quello che provavo, le parole sarebbero state il vagito di un bambino: non voglio restare solo. Voglio che qualcuno mi voglia. Mi sento solo. Ho paura. Ho bisogno di essere amato, di essere toccato, di essere abbracciato.
Olivia Laing
7 notes
·
View notes
Text
"Papà, oggi il maestro ci ha sgridati!”
“E perché?”
“Perché ha trovato XYZ in bagno a piangere da sola e ci ha sgridati!”
“Ok... E perché lei piangeva?”
“Perché dicono tutti che riceve lettere d’amore da ABC e la prendono in giro...”
“Uhm... E tu cosa ne pensi?”
“Penso che è ridicolo.”
“Cosa è ridicolo?”
“È ridicolo che a otto anni scrivi o ricevi lettere d’amore...” risponde divertito.
“Ok. Quindi anche tu ti sei divertito a prenderla in giro... Vero?”
“No... Beh... Non proprio... Mica in faccia... Però le ho chiesto scusa.... Ma penso sempre che sia ridicolo...” continua a sembrare divertito.
Mi parte l’embolo a cannone.
“Ok... Sai invece cosa penso io? Penso che qualcuno potrebbe trovare ridicolo il fatto che tu, a 8 anni, ti ostini a voler dormire coi tuoi genitori... O forse che, a 8 anni, non sai ancora allacciarti le scarpe... Forse dovrei farlo presente ai tuoi compagni e vedere dove le cose vanno a finire. FORSE IN UN BAGNO A PIANGERE DA SOLO!”
Lacrime inconsolabili.
Io delusissimo e imbarazzato dal suo comportamento.
“Papà... I’m sorry...”
“Lo so. Ti credo.”
“Non lo faccio più.”
“Non basta.”
“Che vuol dire?”
“Che non basta ‘non farlo più’... Devi opporti a certi comportamenti, perché un giorno in quel bagno a piangere potresti finirci tu e credimi, avrai bisogno di non sentirti solo contro tutti.”
“Ma io ho tanti amici...”
“Lo so... E sono sicuro che anche XYZ pensava la stessa cosa prima di oggi...”
“...”
Lacrime a dirotto.
Lezione imparata.
Spero.
Eccheccazzo.
Non abbiate paura di cascar loro addosso come una tonnellata di mattoni.
Il bullismo non è determinato dalla discutibile gravità o malizia delle azioni (hanno 8 anni, non sono sociopatici), ma dalla reazione delle vittime, e si combatte a casa, non a scuola.
A scuola si mandano bambini educati e rispettosi.
The Queen Father
50 notes
·
View notes
Text
Lo amava, lo voleva
Da timida vicina di casa e moglie esemplare e virtuosa, si era completamente trasformata. Nel giro di un solo anno, da quando nella palazzina era arrivato il nuovo inquilino. Il desiderio intimo nasce e può fare anche questo. Non l'avrebbe mai potuto neppure immaginare lontanamente, dopo quattro anni di matrimonio tranquillo e consolidato. All'inizio lui le stava oggettivamente e irrimediabilmente antipatico: troppo sicuro di sé. Le sembrava suonare falso, nei suoi frequenti complimenti e poi aveva un sorriso evidentemente ingannatore. Perché lei non si sbagliava mai.
Poi col tempo ha imparato man mano ad apprezzarlo e a conoscerne la sofferta storia personale, piena di dolore e sacrificio. Forse era proprio tutto questo fardello ciò che aveva stemperato ogni sua possibile negatività e lo aveva reso infine un tipo semplice, genuino. Ottimista e spontaneo nei modi e nelle scelte personali, nei legami. E che gli conferiva infine un innegabile fascino. Doveva ammetterlo. A volte, basta un particolare al momento giusto a far invertire il senso di marcia del tuo sentimento. Non saprebbe dire esattamente cosa fu che la stregò: se le fossette sulle sue guance quando le sorrideva, forse lo sguardo che sembrava spogliarla ogni volta che la osservava, o il suo profumo forte di maschio.
Comunque, un giorno si sorprese a spiarlo, a desiderarlo, ad attenderne il ritorno dal lavoro trepidante. Tutto in barba ai giusti codici di comportamento, alla sacralità del suo vincolo coniugale, alla correttezza, alla fedeltà nei confronti del brav'uomo che aveva sposato. Quando la passione bussa forte, non c'è nulla da fare: tu apri. Una sera che il marito era fuori città per qualche giorno a causa del suo lavoro, lo invitò a cena. Lui accettò entusiasta e dopo mangiato si ritrovarono a guardare un film sul divano. Quasi subito lei poggiò il capo sul suo petto e percepì il suo irrigidimento imbarazzato. Improvvisa, si girò e incollò le labbra alle sue, egli la staccò da sé con fermezza e le disse: “ma… che cosa fai? Ferma…non si può, non è una bella cosa… ora devo andare…”
Riuscì a trattenerlo, scusandosi in lacrime come solo una donna sa fare, quando vuole ottenere qualcosa. Tornarono a guardare il film, ma lei notò il rigonfiamento anteriore nei pantaloni. Quello è un sicuro indice di desiderio, al di là delle parole e di ogni possibile diniego. Le era chiarissimo: era arrapato per lei. La voleva. Certe cose non le nascondi. Si mise di fianco a lui in ginocchio sul divano, rivolta verso il suo profilo. Gli prese la mano e guardandolo fisso se la infilò nella parte posteriore dei suoi leggins, spingendola così che il medio potesse infilarsi nel solco tra le natiche, sino a penetrarle una delle porte del piacere proibito.
Si sbottonò la camicetta elasticizzata, che subito fece fuoriuscire i suoi seni dai capezzoli freschi, turgidi, innocenti, assassini e dolcissimi. Una donna che ti desideri e ti si offra è in ogni caso una tentazione irresistibile per chiunque. L'uomo non ne potette più: la mano nei leggins già l'aveva e il medio ormai era affondato nel suo ano. La tirò a sé. La prese e la scopò con forza, con molta foga e ancor più passione. Tutta la notte e nel talamo coniugale. Ora lei divide il suo godimento intimo tra il nuovo amante e il coniuge. Al marito riserva il suo lato più romantico, delicato. E continuano insieme la bellissima e semplice storia d'amore iniziata anni fa, condita da sano e frequente sesso tradizionale: nulla che vada mai al di fuori del prevedibile e del seminato. Parlano finalmente di fare un figlio.
E la domenica mattina in chiesa sempre assieme, per rinnovare tacitamente la promessa. Amore coniugale indissolubile. A quell'uomo nuovo invece la belva oscena e scatenata, immorale che è in lei riserva la sua parte più sporca e trasgressiva: gli concede qualsiasi cosa egli gradisca e quando lui lo ritenga più opportuno. A suo piacere ella si china, apre le natiche, la passera o la bocca a seconda di quanto ordinato. Riceve il suo seme, ingoia quale sacra comunione delle anime ed è felice di sentirsi usata, maltrattata. Si scatena letteralmente. Godendo come una pazza. Gli ha confessato in modo esplicito che solo e soltanto con lui si sente la femmina posseduta dal maschio della specie umana. È solo con lui che lei diventa una vera schiava di piacere, l'ancella amorevole raccoglitrice del prezioso liquido seminale maschile. In sostanza, per quell'ossessione virile nella sua mente è fiera di essere un semplice oggetto, che egli potrà usare a piacimento quando ha l'esigenza di svuotarsi.
E quindi ora egli la prende senza riguardi ogni volta che ha desiderio e che il marito non c'è, ovviamente. Fanno le cose con discrezione, in assoluto silenzio, così che nessuno dei vicini sospetti nulla. Solo il letto e le pareti assorbono i loro gemiti, le urla soffocate e le parole oscene proibite sussurrate: la colonna sonora perfetta di questo amore torrido, illegale, traditore e segreto. Bellissimo e irrinunciabile. Lei, devota, quando lui è un po’ giù osa addirittura prendere l'iniziativa: avida e lesta, adatta bocca e gola al suo uccello, si muove con esperienza. Lo fa venire e lo beve fino all'ultima goccia, riuscendo a restituirgli il sorriso e la serenità. Lo cerca. Lo vuole. Lo brama. Lui la usa spesso e per questo la adora. L'amore a volte è il triangolo di un desiderio proibito e imperfetto nella sua realizzazione. Ogni tanto il marito, ignaro di tutto e felice di poter sfoggiare una mogliettina devota e bellissima che lo adora, lo invita a cena.
RDA
11 notes
·
View notes
Text
Da non credere cosa può capitare a voler essere gentile con i vicini di casa.
Si erano trasferiti nel condominio da qualche settimana. Padre, madre e un ragazzo adolescente. Non si erano presentati e così mi è sembrato un gesto di buon vicinato andare a bussare io alla porta, e portare un dolce di benvenuto, fatto con le mie mani.
Quando ho suonato il campanello nessuno ha risposto e avevo già girato le spalle per tornarmene nel mio appartamento.
Quando si apre la porta. È il figlio.
“Ciao, gli dico, sono la signora Margherita, quella del piano di sopra. Volevo presentarmi a tuo padre e tua madre e ho portato una piccola torta che ho preparato per darvi il benvenuto….”
Il ragazzo è stranamente tutto rosso in volto. È in tuta e con tutte e due le mani tira verso il basso il bordo della felpa, come se dovesse nascondere qualcosa.
Sono abbastanza vecchia, ed esperta di ragazzi: ho capito subito che, complice il fatto che la casa fosse vuota, stava facendo qualcosa …che avevo interrotto…..
“Mamma e papà non ci sono….” Infatti dice, con un filo di voce. Non un buongiorno, non un grazie, chiaramente imbarazzato. Tanto imbarazzato, e tanto occupato a tirare giù la felpa con le due mani, che non fa nemmeno il gesto di prendermi la torta dalle mani. Sono io che devo chiedergli:
“La torta, posso lasciarla almeno, o devo riportarmela via?” Sorridendo.
A quel punto capisce di esser stato maleducato…”Ah si, prego, scusi” farfuglia. Si scosta dalla soglia, mi fa entrare, ma di prendere questa dannata torta non se ne parla. È evidente che il ragazzino si stava masturbando in beata solitudine e che io lo ho interrotto…..e che il cosino ancora non ne vuol sapere di abbassarsi…
“La poggio in cucina?” chiedo e lui non risponde ma fa cenno di sì con il capo.
Potrei andare via, a questo punto, ma sono molto divertita dalla situazione….e anche un po’ intrigata dall’ immaginare che quella felpa cerca di nascondere un bel pene duro….
Così, senza nemmeno chiederglielo, mi vado a sedere sul divano. Gli sorrido. Mi metto comoda e accavallo le gambe. Faccio cenno con la mano di sedersi vicino a me. “Come ti chiami?”
“Antonio…” risponde a bassa voce. Si vede che soffre per l’imbarazzo, ma non riesce a dire di no alla richiesta di una adulta, e così si viene a sedere vicino a me.
Eh si, l’erezione si vede tutta. Si stava masturbando, chiaramente, tesoro, e forse la mia gonna corta, le calze, quei bottoni della camicetta che con nonchalance ho sbottonato, non aiutano il suo pisellone a ritrovare la quiete.
Lo guardo bene. È carino. Un bocconcino. Mi avvicino a lui. Metto la mia mano sulla sua, per essere pronta a trattenerlo se, impaurito, tentasse di scappar via. I suoi occhi vanno dalle mie cosce al seno. Il pomo d’Adamo nel collo fa su e giù.
“Che hai da guardare, tesoro?” Guido la sua mano sulla mia gamba. Non oppone resistenza, bene. “Forse ti piaccio?”
Resta con la bocca aperta, ma non risponde. Mi chino su di lui, con l’altra mano gli prendo il mento fra le dita, guido la sua bocca verso la mia e lo bacio sulle labbra, facendogliele aprire finché la mia lingua non scivola dentro la sua bocca.
La mia mano lascia la sua che mi sfiora le gambe e va a controllare quanto sia duro sotto la tuta. Con piacere sento non solo che lo è, e tanto, ma anche che sotto la tuta non ha nulla: deve essersi rivestito davvero di fretta quando ho bussato.
Gli abbasso la tuta, continuando a tenergli la lingua in bocca, glielo scopro e lo accarezzo. Lo sento gemere, ma non lo faccio venire, non lì in salone.
“Vieni, mostrami dove è la tua stanza ….” Gli dico prendendolo per mano.
In camera sua lo spingo sul letto, gli ho tolto la felpa, i pantaloni della tuta abbassati sotto le ginocchia. In piedi davanti a lui mi tolgo le mutandine.
“Quando tornano i tuoi?” “Alle 6”, balbetta. “Ottimo” e gli sono di sopra, liberando i seni e dandoglieli da succhiare mentre mi impossesso del suo cazzo per scoparmelo come si deve.
“Da oggi ti aspetto a casa mia ogni giorno a quest’ora, intesi?”, mentre comincia a gemere sotto di me, “e basta seghe!”
7 notes
·
View notes
Text
sono andata in palestra a vedere per un corso di cross gym training, e ho parlato un po’ con l’istruttore, mi ha chiesto se avessi mai fatto crossfit o allenamento funzionale e gli ho risposto di no, mi ha chiesto quali fossero i miei obiettivi estetici e gli ho detto di non averne in particolare e che tutto è ben accetto, mi ha chiesto quindi, giustamente per quale motivo volessi provare il corso e quando gli ho risposto ‘per la mia salute mentale’ mi ha guardato come se fossi un alieno, con tanto di risolino imbarazzato.
possiamo per favore reprimere l’idea che la palestra serva solo per i muscoli e per l’estetica? io non voglio sempre dover sempre citare la psicologia nella mia vita, ma posso non esser guardata strana se parlo di salute mentale in relazione all’esercizio fisico?
e possono gli istruttori almeno per cultura generale sapere la correlazione tra l’esercizio e non so, il rilascio di dopamina? di endorfine?
17 notes
·
View notes