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#il peripatetico
diceriadelluntore · 17 days
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Platee Sconfinate
Chi ha frequentato il Liceo Classico, probabilmente, ricorderà una versione tratta da un testo di Plutarco dal titolo Il Teatro di Euripide salva gli Ateniesi prigionieri a Siracusa. Si racconta infatti che dopo la disfatta, inaspettata, dell'esercito ateniese giunto in Sicilia per conquistare le colonie dell'Isola, i prigionieri guerrieri vennero stipati nella latomie: cave di pietra prima, furono poi "convertite" a mega carcere per le centinaia di prigionieri. Fredde d'inverno e torride d'estate, essere imprigionati nelle latomie equivaleva a una condanna a morte: i prigionieri ateniesi furono lasciati morire di fame e di stenti, senza alcuna possibilità di fuga. Plutarco racconta però che i Siracusani, popolo colto e ricco, "amavano Euripide più di tutti gli altri Greci delle colonie" dando ristoro, o addirittura liberando, i guerrieri che ne conoscevano a memoria qualche brano. I sopravvissuti, narra l'aneddoto, quando fecero ritorno a casa, andarono a ringraziare persino il grande drammaturgo.
Questa vicenda ha una parte vera e una falsa: la vera, è che i prigionieri ateniesi davvero morirono di fame nelle latomie di Siracusa. La falsa è che l'aneddoto, divenuto celeberrimo, è appunto falso, e prima di Plutarco ne scrisse uno simile un biografo di Euripide, Satiro di Callatis, autore di molte biografie, quasi tutte perdute, ma di cui è rimasta una parte di quella di Euripide. Tuttavia il nostro Satiro è famoso principe del Metodo Cameleonte, dal nome del peripatetico Cameleonte di Eraclea, che iniziò a scrivere biografie basate a pure combinazioni e deduzioni, ai pettegolezzi e alle cronache scandalose della commedia, e al romanzesco e al leggendario (che non vuol dire che sia sempre fonte inattendibile, ma che va presa con non una ma tre pinze).
Eppure questa leggenda ha ispirato un filologo libano-irlandese, Ferdia Lennon, per scrivere un romanzo, che ho amato tantissimo, che tramite il Mito affronta situazioni davvero profonde, attualissime, usando una scrittura vivace, elettrica e piena di soprese.
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Lennon immagina che due vasai disoccupati, il brillante Gelone e Lampo, zoppo e frugale, presagendo che la sconfitta di Atene possa portare alla perdita del grande patrimonio culturale della stessa, si mettano in testa di fare una rappresentazione teatrale con gli atenesi prigionieri nella latomie. Ma non una cosa qualsiasi, bensì un pastiche tra Medea e Le Troiane, le due tragedie leggendarie di Euripide, opere che furono rappresentate la prima poco prima della Guerra del Peloponneso nel 431 a.C., la seconda ebbe la prima ad Atene nel 415 a.C., proprio pochi mesi prima della disfatta di Siracusa. Il progetto è già arcigno, dato lo stato cadaverico degli Ateniesi prigionieri, delle pressioni dei Siracusani e dalle difficoltà nell'allestimento, ma con una serie di imprese al limite dell'eroico, i nostri riescono a farsi fare i costumi, le maschere, le scene e mettono su lo spettacolo. Non vi dico di più, perchè la storia va avanti e di molto, e spero di incuriosirvi con questi altri aspetti per andare da soli a leggere come va a finire.
Innanzitutto la lingua di Lennon, resa magnifica dalla traduzione di Valentina Daniele: peculiare per ogni protagonista, ricca di immagini potentissime, a volte aulica a volte sporca, le invenzioni di traduzione (gli aristo, per definire le classi ricche, o l'uso del mi' ma', mi' pa' per definire colloquialmente i genitori) rende la lettura piacevolissima. La costruzione dei personaggi, soprattutto i principali, il retto e saggio Gelone contro lo spirito intraprendente, al limite del furbesco, di Lampo. Le metafore che quell'impresa offre: il rapporto con l'altro, il ruolo del ricordo, la guerra e le sue conseguenze, persino il ruolo e la potenza dell'Arte come linguaggio universale. Ne esce fuori un libro gioiello, edito tra l'altro da una casa editrice, NN, che nella quarta di copertina ha questo passo: In questo libro c'è un Uomo Nudo. Ciò vuol dire offrire ai lettori storie di uomini che si concepiscono diversi e lottano per questa diversità, lontano da modelli e maschere di padri e pari. C’è, in sostanza, la volontà di stimolare una riflessione collettiva sul maschile, quindi quando troverete questo segnale in copertina, sapete a cosa state per andare incontro.
Che è un ulteriore buon motivo per leggere un libro che mi ha affascinato come pochi.
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chez-mimich · 2 years
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RAFFAELE CASARANO: “ANÌ”
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Il settimo lavoro su disco di Raffaele Casarano, ispirato musicista e compositore pugliese, si intitola “Anì” ed è uscito, per l’etichetta “Tùk Music”, nello scorso mese di dicembre. Ho conosciuto Casarano al magnifico concerto in solo che tenne, nell’ambito di Novara Jazz Festival 2018, nella Basilica di San Gaudenzio, sotto la maestosa Cupola di Alessandro Antonelli. In quel luogo mistico adattissimo alla musica, Casarano mi sembrò un asceta, anzi forse un peripatetico armato di sax che, anziché filosofare, spargeva suoni solenni, solitari, strabilianti nella navata della grande basilica. Ma se in quell’occasione, anche per la tipologia dell’esibizione in solo, Casarano ha sfoggiato una teoria di suoni “nordici” e solitari, in “Anì” la musica, ovviamente cambia, anche se, pur prendendo spunto dagli emozionali e caldi ritmi della sua terra natale e spaziando poi verso le coste settentrionali del Mediterraneo (sempre più musicisti fanno ormai riferimento a quell’area), riesce a mantenere vivi anche gli echi della musica nordica che lo ha sempre affascinato, in particolare quella norvegese. Con lui polistrumentista, si sono cimentati Dhafer Youssef all’oud e alla voce, Bonnot all’elettronica,  Mirko Signorile al piano, Alessandro Monteduro alle percussioni e Marco D’Orlando alla batteria. Scorre via lieve già dal primo brano questo soave e raffinato disco: la prima traccia “A piedi nudi” dà, anche nel titolo, quel senso di “libertà mediterranea” (oddio, devo aver creato un nuovo modo di dire?!), che innerva la produzione dei musicisti che traggono la loro ispirazione da culture e paesi che si affacciano sul “mare nostrum”. Anche il rap lieve ed umano di Dhafer Youssev, del secondo brano “Fight Back”, temperato dal caldo sax di Casarano e da un accompagnamento dolce, dove anche il piano sembra uno strumento appropriato ad un rapper, porta la bussola verso sud. Più malinconica e dall’attacco vagamente arabeggiante l’atmosfera di “To fly”. Anche “Festa” sa di Sud e ammicca, in maniera esplicita alle feste popolari e religiose di quelle latitudini, tanto da riuscire ad essere gioiosa e semplice nell’inizio e nel finale, con un corpo centrale più ricercato e meditativo fatto di suoni misteriosi e quasi ancestrali, turbati però dal pianoforte molto classico di Mirco Signorile; certamente questo è uno dei migliori pezzi dell’album. Sulle corde del sentimento (e forse del sentimento amoroso), si sviluppa “Anita”, dallo struggente attacco, che poi prende corposità con una bella e soave presenza vocale. Anche in “Malaspina” la voce gioca un ruolo rilevante. Un canto antico, asemantico, ma che sa di racconto ancestrale magari di una antica caccia oppure un canto d’amore di chissà quale terra lontana, ma lontana da dove? Se lo sarebbe chiesto Joseph Roth, uno che di lontananze e vicinanze se ne intendeva. Mi piace sottolineare come i “canti popolari”, o i canti e i suoni che indagano e ricercano antiche radici, si assomiglino un po’ tutti, non già nelle armonie o negli sviluppi melodici, ma nelle intenzionalità e nella ricorrenza dei temi: la terra, la vita, l’amore, la morte, la nostalgia, la gioia. “Malaspina” è un magnifico esempio di come il jazz possa spesso inglobare questa venatura popolare e folk. Lievemente tecnologico e moderatamente ritmico è invece il penultimo brano, “Julia”, mentre “Trance in the Space”, non lascia dubbi nemmeno nel titolo. Riflessione cosmica dalle radici antiche e dalle prospettive galattiche, sembra ben riassumere tutto questo lavoro di Raffaele Casarano. Nota finale sulla bellissima cover del disco ideata da Marcello Moscara: un arbusto apparentemente secco piantato su una spiaggia dal quale germogliano incongrui fiori, forse, chissà, una metafora del germogliare di nuovi suoni da una terra antica come la Storia…
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spazioliberoblog · 3 years
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ALMANACCO CIVITAVECCHIESE DI ENRICO CIANCARINI – Il Dante marinaro di padre Alberto
ALMANACCO CIVITAVECCHIESE DI ENRICO CIANCARINI – Il Dante marinaro di padre Alberto
di ENRICO CIANCARINI ♦  “Nel mezzo del cammin di nostra vita. Nella umana vita non sono che due soli estremi: il temporale, e l’eterno; e non v’ha tra loro altro mezzo che la Morte. Questo concetto risponde a tutto il fraseggio dantesco, peripatetico e biblico. Così comincia il cantico funebre: Ego dixi in dimidio dierum meorum, vadam ad portas Inferi; così risponde la celebre antifona…
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angolodelsorriso · 7 years
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LA LINGUA ITALIANA È MASCHILISTA??
Adescatore: uno che coglie al volo persone e situazioni
Adescatrice: mignotta
Uomo disponibile: tipo gentile e premuroso
Donna disponibile: mignotta
Cortigiano: gentiluomo di corte
Cortigiana: mignotta
Massaggiatore: chi per professione pratica massaggi, kinesiterapista
Massaggiatrice: mignotta
Il cubista: artista seguace del cubismo
La cubista: mignotta
Segretario particolare: portaborse
Segretaria particolare: mignotta
Uomo di strada: uomo duro
Donna di strada: mignotta
Passeggiatore: chi passeggia, chi ama camminare
Passeggiatrice: mignotta
Mondano: chi fa vita di società
Mondana: mignotta
Uomo facile: con cui è facile vivere
Donna facile: mignotta
Zoccolo: calzatura in cui la suola è costituita da un unico pezzo di legno
Zoccola: mignotta
Peripatetico: seguace delle dottrine di Aristotele
Peripatetica: mignotta
Omaccio: uomo dal fisico robusto e dall’aspetto minaccioso
Donnaccia: mignotta
Un professionista: uno che conosce bene il suo lavoro
Una professionista: mignotta
Uomo pubblico: personaggio famoso, in vista
Donna pubblica: mignotta
Intrattenitore: uomo socievole, che tiene la scena, affabulatore
Intrattenitrice: mignotta
Uomo senza morale: tipo dissoluto, asociale, spregiudicato
Donna senza morale: mignotta
Uomo molto sportivo: che pratica numerosi sport
Donna molto sportiva: mignotta
Uomo d’alto bordo: tipo che possiede uno scafo d’altura
Donna d’alto bordo: mignotta (di lusso, però)
Tenutario: proprietario terriero con una tenuta in campagna
Tenutaria: mignotta (che ha fatto carriera)
Steward: cameriere sull’aereo
Hostess: mignotta
Uomo con un passato: chi ha avuto una vita, magari sconsiderata, ma degna di essere raccontata.
Donna con un passato: mignotta
Maiale: animale da fattoria
Maiala: mignotta
Uno squillo: suono del telefono o della tromba
Una squillo: mignotta
Uomo da poco: miserabile, da compatire
Donna da poco: mignotta
Un torello: un uomo molto forte
Una vacca: una mignotta
Accompagnatore: pianista che suona la base musicale
Accompagnatrice: mignotta
Uomo di malaffare: birbante, disonesto
Donna di malaffare: zoccola (per non dire sempre mignotta)
Prezzolato: sicario
Prezzolata: mignotta
Buon uomo: probo, onesto
Buona donna: mignotta
Uomo allegro: un buontempone
Donna allegra: mignotta
Ometto: piccoletto, sgorbio inoffensivo
Donnina: mignotta
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70tre · 4 years
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Piacere...sono Giustino!
Piacere…sono Giustino!
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– appunti e spunti di teologia spicciola (a cura di Giuseppe Puccio) –
Sono nato a Flavia Neapolis, l’antica Sichem, in Palestina. I miei genitori erano pagani. Mi sono messo alla scuola di uno stoico, poi di un peripatetico e finalmente di un pitagorico. Il platonismo mi ha attratto per qualche tempo, fino a che, passeggiando sulla riva del mare, ho incontrato un vecchio, che dopo avermi…
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comesidicequando · 4 years
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Metti alla prova la tua conoscenza o scopri qualcosa di nuovo. Ogni giorno nelle storie diamo vita alla “caccia alla parola”, una specie di cruciverba per conoscere e imparare l’italiano. La risposta viene pubblicata il giorno seguente. A volte ti capita di non ricordare una parola, eppure la sai, ma in quel momento non ti viene in mente.. Quante volte avrai detto:”Ce l’ho sulla punta della lingua” eheh a tutti è capitato. Ecco, grazie a comesidicequando sarà immediato rispondere al tuo lapsus memoriale! 😊 Oggi abbiamo risolto il problema di: Come si dice quando qualcosa si fa camminando? Peripatetico E tu la conoscevi questa parola? Se si lascia un mi piace 👍 o commenta se è la prima volta che l’hai sentita 😆 (presso Rende Cosenza) https://www.instagram.com/p/CC443LolOcL/?igshid=khjy1vaamgvj
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corallorosso · 7 years
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“Manca solo Bagonghi”: editoriale di Marco Travaglio Ultime notizie dal Circo Barnum. Siccome Emma Bonino non voleva raccogliere le 400 firme per ogni circoscrizione previste dalla legge elettorale per tutte le nuove liste (compresa la sua “+Europa con Emma Bonino”) e minacciava il Pd di correre da sola, e il Pd si era offerto di raccoglierle al posto suo aggirando il Rosatellum scritto dallo stesso Pd (una lista che raccoglie firme per un’altra), ora la Bonino non dovrà più raccogliere firme perché la sua lista non si chiama più “+Europa con Emma Bonino”, ma “+Europa con Emma Bonino – Centro democratico”, grazie al pronto intervento in suo soccorso di Bruno Tabacci, il quale le presta il suo simbolo (“Centro democratico”) che, essendo vecchio come il cucco, è esentato dalle firme e dunque, per contagio, esenta anche quello nuovo della Bonino (che non è più nuovo, ma seminuovo o semivecchio). Il fatto che Tabacci sia un cattolicone, un democristiano peripatetico, ex Dc, ex Ccd, ex Udc (centrodestra, alleato per 7 anni di Berlusconi, An e Lega), ex Rosa Bianca, ex Rosa per l’Italia, ex Alleanza per l’Italia, ex assessore della giunta Pisapia (Rifondazione comunista), ex candidato alle primarie del centrosinistra, ex cofondatore del Centro democratico, ex candidato alle Europee per Scelta europea (Centro), ex Campo Progressista di Pisapia (sinistra), e che la Bonino sia una radicale antidemocristiana, anticomunista, ultraliberista, laicista, abortista, eutanasista aggiunge un tocco clownesco alla strana coppia e rende avvincente la stesura del programma (sempreché la lista non ne presenti uno per “+Europa” e un altro per “Centro democratico”). (La Bonino) ...nel ’94, per dire, fu eletta con FI appena fondata da B., Dell’Utri e Previti, e ne rimase alleata, fra alti e bassi (compresa la nomina a commissario Ue), fino alla rottura del 2006. Allora passò armi e bagagli al centrosinistra, anche se continuò a pensarla come B. su vari temi cruciali: deregulation del mercato del lavoro, con tanti saluti allo Statuto dei lavoratori; plauso alle guerre camuffate da “missioni di pace” in ex Jugoslavia, Afghanistan e Iraq; separazione delle carriere fra giudici e pm, amnistia, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità civile delle toghe e niente autorizzazioni all’arresto di parlamentari accusati di gravi reati: perfino per Cosentino, imputato per camorra. Infatti ancora nel 2005, alla vigilia della rottura, la Bonino dichiarava di “apprezzare ciò che Berlusconi sta facendo come premier” (una legge ad personam via l’altra) e cercava disperatamente un accordo con lui. Sfumato il quale, scoprì all’improvviso i vizi del Caimano e le virtù di quelli che fino al giorno prima chiamava “komunisti” e “cattocomunisti”. E nel 2007 pensò bene di prendersela con Gino Strada, accusandolo di trescare con i talebani col suo “atteggiamento ambiguo, tra l’umanitario e il politico, che si può prestare a qualunque illazione”, perché “scientemente o incoscientemente – che sarebbe ancora peggio – finisce per giocare un ruolo che è sempre un ruolo ambiguo, tra torturati e torturatori” (Ansa, 9.4.07). Infatti lei, per evitare ambiguità fra torturati e torturatori, non disse mai una parola su Abu Ghraib e Guantanamo. Intanto, da entrambi i forni – destra e sinistra – collezionava tante poltrone che nemmeno Divani&Divani: deputata, senatrice, europarlamentare, commissario europeo, vicepresidente del Senato, ministro degli Affari europei con Prodi e degli Esteri con Letta. E si candidava a quasi tutto: alla presidenza della Repubblica, del Consiglio, della Camera, della Regione Piemonte e della Regione Lazio, nonché a rappresentante dell’Onu per i rifugiati e per l’Iraq. Ultimamente sparava a palle incatenate contro la politica del Pd sull’immigrazione: prima svelava che era stato il governo Renzi “a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, violando di fatto Dublino”, in cambio di un po’ di flessibilità sui conti; poi accusava Minniti di violare i diritti umani e di chiudere gli occhi sullo “scempio di vite umane, gli abusi, le violenze più atroci perpetrate nei lager libici”. Ora si allea col Pd di Renzi e di Minniti e, da vera radicale, fa una lista con un vecchio democristiano che potrebbe tranquillamente chiamarsi “Atei Cattolici”, ma anche “Vegani Carnivori”. Il programma lo scrive il nano Bagonghi.
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fuoridalcomune · 8 years
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Anche quest’anno torna la grande stagione di TeatrOltre: rassegna di teatro, danza e musica organizzata da Amat. Tanti sono gli spettacoli degni di nota; tra i vari segnaliamo:
1.) IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI di Roberto Castello (Danza). Roberto Castello, danzatore e coreografo, nel 1984 è tra i fondatori di Sosta Palmizi. Nel 1993 fonda Aldes ed è più volte vincitore del famoso premio UBU. Tra le sue collaborazioni ricordiamo quella con il mitico Studio Azzurro. Per TeatrOltre presenta “una scabro bianco e nero e una musica ipnotica sono l'ambiente nel quale si inanellano le micro narrazioni di questo peripatetico spettacolo notturno a cavallo fra cinema, danza e teatro. Illuminato dalla fredda luce di un video proiettore che scandisce spazi, tempi e geometrie, il nero profondo dei costumi rende diafani i personaggi e li proietta in un passato senza tempo abitato da un'umanità allo sbando che avanza e si dibatte con una gestualità brusca, emotiva e scomposta, oltre lo sfinimento; mentre il ritmo martellante trasporta poco a poco in una dimensione ipnotica e ad un'empatia quasi fisica con la fatica degli interpreti. “In girum imus nocte et consumimur igni” , “Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco”, enigmatico palindromo latino dalle origini incerte che già fu scelto come titolo da Guy Debord per un famoso film del 1978, va così oltre la sua possibile interpretazione di metafora del vivere come infinito consumarsi nei desideri, per diventare un'esperienza catartica della sua, anche comica, grottesca fatica.” PESARO_TEATRO SPERIMENTALE 9 febbraio 2017 10€
2.) AMORE di Spiro Scimone (Compagnia Scimone Sframeli) (Teatro). Spettacolo vincitore del Premio UBU 2016 per Miglior novità italiana o progetto drammaturgico e Miglior allestimento scenico (Nomination anche nella categoria Miglior spettacolo). “Con Amore la Compagnia Scimone Sframeli prosegue il proprio percorso drammaturgico ai bordi dell'umanità, all'interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti"”. PESARO_TEATRO SPERIMENTALE 7 marzo 2017 10€
3.) THE NOTWIST in concerto (Musica). Celeberrimo gruppo musicale di Monaco di musica elettronica ed elettro-pop. Non richiede certo presentazioni. Ricordiamo tra gli altri il mitico album “Neon Golden” del 2002. Molti di voi ricorderanno il celebre brano “Consequence”, comparso anche nella colonna sonora del film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Tu la conosci Claudia” (2004). PESARO_TEATRO ROSSINI 7 aprile 2017 20€
4.) SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO / COME LE FOGLIE di Anagoor (Teatro). “In un tempo, il nostro, che porta con sé vorticosi mutamenti, la questione educativa sembra diventata un tema marginale e insieme una montagna inaffrontabile, sempre aggirata per mezzo di riforme scolastiche dannatamente parziali che mortificano insegnanti e ragazzi e il processo stesso della conoscenza. Stiamo accumulando un ritardo colpevole. Serve che si levi un pensiero alto ed articolato attorno all'educare oggi, alla cura delle coscienze in formazione. Un pensiero che rilevi la stretta connessione tra processo della conoscenza e ricerca della giustizia, tra strumenti del conoscere (che è riconoscere e saper distinguere la verità dall'opinione) e pratica politica. Un pensiero che smetta di separare la filosofia dalla vita, che ricucia lo strappo tra anima e corpo e inviti all'eterna e mai perfetta ricerca della verità unico baluardo contro l'assenza di senso della storia e dell'esistenza.”. Compagnia teatrale, che ricordiamo per il meraviglioso spettacolo “La Tempesta” (2009) e per “Lingua Imperii” (2012), vincitrice di numerosi premi tra cui Premio Scenario, Premio Off, Premio Hystrio, Premio ANCT, è famosa per il suo linguaggio innovativo e contemporaneo, in grado di portare sul palco la fusione di diversi media creando così suggestivi spazi visivi. PESARO_TEATRO ROSSINI 29 aprile 2017 10€
5.) ANIMALI DA BAR di Carrozzeria Orfeo (Teatro). Forse vi ricordate di loro per lo spettacolo “Thanks for vaselina” andato in scena il 15 aprile 2016 presso il Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno durante l’evento APP. Comicità black e dissacrante. Sembra quasi di vedere un film di Tarantino in teatro. “S'affacciano la crudeltà squallida e poetica dei fratelli Coen, e l'elegia bassa del primo David Mamet, nel nuovo lavoro di Carrozzeria Orfeo, Animali da bar. Nel parlare cui s'abbandonano i fissati e gli emarginati che ruotano attorno al bancone di un locale, cogli il vocio visionario (a livelli assai più sgraziati) degli irlandesi al pub di Conor McPherson. […] Presenze tutte intense, con bei toni corali da blues della drammaturgia.” Rodolfo Di Giammarco, "la Repubblica"”. URBINO_TEATRO SANZIO 9 maggio 2017 10€
6.) ESTASI di Enzo Cosimi (Danza). Il coreografo e regista Enzo Cosimi non ha bisogno di presentazioni: figura di riferimento per la danza contemporanea italiana, tra i suoi lavori ricordiamo “Calore” e la Cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali di Torino 2006 con Roberto Bolle. “Dopo Fear party, sulla paura collettiva, Estasi indaga il tema del Desiderio. Il lavoro riflette il rapporto tra il desiderio e i suoi aspetti più profondi generati oggi nella società contemporanea. Desiderio, erotismo, estasi mistica, amore, toccano le radici più profonde della vita sino alla freddezza fatale della morte. Un viaggio dentro l'antico tema di eros e thanatos, esplorato con occhio disincantato, carico di humor, che si apre a paesaggi grotteschi e violentemente pop.”. FANO_TEATRO DELLA FORTUNA 28 maggio 2017 10€
Insomma, un festival degno di nota.
Voto: *****
QUANDO e DOVE: dal 09 febbraio al 09 giugno 2017. Varie location
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itsfreeaudiobook · 4 years
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Testo fondamentale nell'evoluzione del nostro pensiero scientifico e filosofico. Concepita nel 1610, l’opera ebbe un tempo di composizione molto lungo, dovuto principalmente a periodi di infermità dello scienziato ed in seguito, a causa della condanna da parte del Sant'Uffizio nel 1616, al timore di dichiarare troppo apertamente la sua adesione al sistema copernicano. Dedicato a Ferdinando II de’ Medici, granduca di Toscana, il Dialogo, articolato in 4 giornate, si svolge tra il fiorentino Filippo Salviati, portavoce di Galileo, il veneziano Giovan Francesco Sagredo, uomo di ingegno e di idee progressiste, ed il peripatetico Simplicio, dalla rigida impostazione scolastica. Nella prima giornata si discute del moto, nella seconda si entra nel vivo del sistema copernicano, nella terza si affronta la teoria delle stelle fisse e nell'ultima si apre il dibattito sul flusso e riflusso del mare, secondo Salviati-Galileo uno degli argomenti più forti a favore del sistema eliocentrico. Il Dialogo fu completato all'inizio del 1630 ma dovette superare molti problemi per avere l’approvazione ecclesiastica, per assecondare la quale fu mutato il titolo originale (Dialoghi attorno al flusso e reflusso del mare) e vennero cambiati alcuni passaggi. Pubblicata il 21 febbraio 1632 a Firenze, l’opera venne aspramente perseguita da papa Urbano VIII, che ne vietò la diffusione ed intimò a Galileo di presentarsi a Roma, dove venne sottoposto al famoso processo che lo costrinse all'abiura. La teoria della conoscenza galileiana però continuò a proliferare e a gettare le basi della rivoluzione scientifica che avrebbe cambiato la storia della cultura occidentale. La forza di questo trattato risiede in primo luogo nella sua capacità di demolire antiche credenze, le teorie a sostegno del sistema tolemaico e aristotelico, per costruirne di nuove, dimostrando l'esattezza delle tesi di Copernico. Grazie alla sua prosa, questo testo rappresenta il primo esempio di divulgazione scientifica moderna, che abbandona il latino dei dotti a favore della lingua italiana e di una tecnica di esposizione più vicina al racconto. Inoltre, attraverso la finzione letteraria del dialogo fra tre personaggi, Simplicio, Salviati e Sagredo, dimostra il valore della nuova scienza, basata sull'esperienza empirica e sull'osservazione diretta. Ma soprattutto la grandiosità del Dialogo sta nel fatto che esso difende i diritti della scienza e della cultura, ed esige per lo scienziato e per l'uomo quella libertà di pensiero che sola permette di affrontare problemi di ordine cosmologico e filosofico. This book is a scientific essay written in the form of a dialogue by the Italian scientist Galileo Galilei in order to explain to a large public his position about the cosmological controversy opposing him to the Catholic Church. This text, originally written in Italian, is at the root of the scientific revolution. (Italian summary by Pier, English summary by Vito Marangelli) Additional PLing provided by Pier. via Libricox
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danbostar · 7 years
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La lingua Italiana
Nella lingua italiana è curioso notare come alcune parole (e modi di dire), al maschile abbiano un significato, mentre se poste al femminile in taluni contesti ne assumano di completamente diversi. Vediamo alcuni esempi: Cortigiano: gentiluomo di corte Cortigiana: mignotta Massaggiatore: chi per professione pratica massaggi, kinesiterapista Massaggiatrice: mignotta Il cubista: artista seguace del cubismo La cubista: mignotta Uomo disponibile: tipo gentile e premuroso Donna disponibile: mignotta Segretario particolare: portaborse Segretaria particolare: mignotta Uomo di strada: uomo duro Donna di strada: mignotta Passeggiatore: chi passeggia, chi ama camminare Passeggiatrice: mignotta Mondano: chi fa vita di società Mondana: mignotta Uomo facile: con cui è facile vivere Donna facile: mignotta Zoccolo: calzatura in cui la suola è costituita da un unico pezzo di legno Zoccola: mignotta Peripatetico: seguace delle dottrine di Aristotele Peripatetica: mignotta Omaccio: uomo dal fisico robusto e dall'aspetto minaccioso Donnaccia: mignotta Un professionista: uno che conosce bene il suo lavoro Una professionista: mignotta Uomo pubblico: personaggio famoso, in vista Donna pubblica: mignotta Intrattenitore: uomo socievole, che tiene la scena, affabulatore Intrattenitrice: mignotta Adescatore: uno che coglie al volo persone e situazioni Adescatrice: mignotta Uomo senza morale: tipo dissoluto, asociale, spregiudicato Donna senza morale: mignotta Uomo molto sportivo: che pratica numerosi sport Donna molto sportiva: mignotta Uomo d'alto bordo: tipo che possiede uno scafo d'altura Donna d'alto bordo: mignotta (di lusso, però) Tenutario: proprietario terriero con una tenuta in campagna Tenutaria: mignotta (che ha fatto carriera) Uomo con un passato: chi ha avuto una vita degna di essere raccontata. Donna con un passato: mignotta Maiale: animale da fattoria Maiala: mignotta Uno squillo: suono del telefono o della tromba Una squillo: mignotta Uomo da poco: miserabile, da compatire Donna da poco: mignotta Un torello: un uomo molto forte Una vacca: mignotta Accompagnatore: pianista che suona la base musicale Accompagnatrice: mignotta Uomo di malaffare: birbante, disonesto Donna di malaffare: mignotta Prezzolato: sicario Prezzolata: mignotta Buon uomo: probo, onesto Buona donna: mignotta Ometto: piccoletto, sgorbio inoffensivo Donnina: mignotta Uomo allegro: un buontempone Donna allegra: mignotta
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carmelonicotra · 7 years
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A house, halfway

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo 
16 maggio - 8 ottobre 2017
 Opening Martedì 16 maggio 2017 ore 19
Artisti in mostra: AFTERALL, Elisabetta Benassi, Francesco Bertelé, Ludovica Carbotta, Paolo Chiasera, Gandolfo Gabriele David, Nicolò Degiorgis, Francesca Grilli, Elena Mazzi and Rosario Sorbello, Stefan Milosavljevic, Carmelo Nicotra.
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 16 maggio al 1 ottobre 2017, presenta A house, halfway, mostra che conclude l'undicesima edizione della Residenza per Giovani Curatori Stranieri.
Curata da Andrew de Brún (Dublino, Irlanda, 1990), Inês Geraldes Cardoso (São Paulo, Brasile, 1990), Kateryna Filyuk (Odessa, Ucraina, 1986), la mostra presenta lavori di undici artisti italiani, emergenti e affermati. Nuove produzioni e opere già esistenti fanno riferimento al concetto di Casa di Accoglienza, una struttura che può servire come riparo per prigionieri, punto di sosta per viaggiatori, o fare da compromesso tra due visioni opposte.
Dal punto di vista curatoriale, la casa di accoglienza diventa un'occasione per riflettere sulle motivazioni al viaggio che ancora oggi contribuiscono a definire il nostro paese come luogo di passaggio: dal viaggiatore peripatetico del Grand Tour, al migrante che cerca rifugio. La mostra invita i visitatori a creare il loro itinerario di riflessioni critiche su queste storie parallele di attraversamento, e sui momenti di sospensione liminale che generano.
Residenza per giovani curatori
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo promuove da undici anni il programma di Residenze per giovani curatori. Il progetto si pone il duplice obiettivo di sviluppare le capacità professionali e intellettuali di giovani curatori alle prime armi e quello di promuovere l’arte contemporanea italiana in ambito internazionale. Se dal punto di vista immediato l’iniziativa risulta quale laboratorio sperimentale per le pratiche curatoriali, il contatto di professionisti internazionali con giovani artisti in Italia ha lo scopo di creare un network che diffonda la conoscenza della scena artistica italiane in maniera indiretta. La residenza si pone come trait d’union tra la fine del percorso educativo e l’ingresso nel mondo della professione ed è strutturata come attività didattica semi-autonoma con una serie di incontri formativi e di attività di supporto a tempo parziale.

La residenza è organizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
Ogni anno tre giovani curatori stranieri sono invitati a trascorrere un periodo di ricerca in Italia finalizzato all’organizzazione di una mostra. La selezione dei partecipanti avviene tramite il contatto con le migliori scuole internazionali per curatori. I partecipanti sono selezionati in seguito a segnalazioni dei direttori dei corsi coinvolti tramite invio di curriculum, descizioni progetti realizzati e testi pubblicati o recentemente redatti per una prima selezione. La scelta finale viene effettuata da una giuria internazionale in seguito a colloqui individuali. La residenza dura tre mesi e si conclude con una mostra di artisti italiani presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Il programma della residenza è formulato al fine di agevolare la ricerca della scena artistica italiana. La preparazione della mostra è preceduta da incontri con artisti e galleristi, dallo studio di materiale bibliografico, da viaggi e visite a musei di Milano, Venezia, Roma, Bologna, Napoli, Palermo, oltre che a collezioni private. Ai curatori viene inoltre offerto un ricco programma di seminari intensivi e tutoring individuale periodico.
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
 Via Modane 16, Torino
 www.fsrr.org
 Orari: giovedì 20-23 (ingresso gratuito), venerdì-domenica: 12-19 Ingresso: 5 euro intero, 3 euro ridotto Ufficio stampa Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Silvio Salvo [email protected] +39 0113797632
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bianciardi · 10 years
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Eccolo, l'inizio de I sessuofili, l'esilarante racconto (bollato come erotico) che apre la raccolta del '76 Il peripatetico e altre storie. Bianciardi sta qui, nel prenderci per il culo, nel mostrarsi mentre lo fa, con quel ghignetto da selvatico burlone. Nell'analizzare chirurgicamente e con maestria le nostre radici culturali, i nostri tabù, le nostre piccolezze. Si ride di gusto, ci si ritrova la bocca impastata di amaro, ci si osserva con queste letture che potrei definire una parafarmacia per animi turbati, corpi intorpiditi, pensatori censurati. 
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bianciardi · 10 years
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Entrato in famiglia stamattina. Copertina lievemente ammaccata ma godibilissimo, un gioiellino. Prima edizione, maggio '76. Siano benedetti i mercatini dell'usato e i loro sagaci venditori. 
Vostra felicissima.
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