#il mio posto è qui
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[Il mio posto è qui][Daniela Porto]
Lorenzo e Marta: Un’Amicizia Autentica in un Mondo di Pregiudizi Titolo: Il mio posto è quiScritto da: Daniela PortoEdito da: Sperling & KupferAnno: 2024Pagine: 288ISBN: 9788820076351 La trama di Il mio posto è qui di Daniela Porto Calabria, 1940. Marta e Michele sono innamorati. La notte prima che lui parta per la guerra i due fanno l’amore. Ma Michele non torna dal fronte e Marta, rimasta…
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Grande successo per l’anteprima del film IL MIO POSTO È QUI al Bif&st 2024. Lunghi applausi in sala e ben due premi vinti
Diretto da Daniela Porto e Cristiano Bortonecon Ludovica Martino e Marco Leonardi Grande successo per il film Il mio posto è qui al Bif&st 2024 – Bari International Film&Tv Festival, dove il film è stato presentato in anteprima assoluta nella sezione ItaliaFilmFest/Nuovo Cinema Italiano alla presenza dei registi Daniela Porto e Cristiano Bortone e degli attori protagonisti Ludovica Martino e…
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la signora che si prende male perché sono accidentalmente seduta dal lato del finestrino, e cioè al suo posto, e che, pertanto, prima ancora di darmi modo di spostarmi [se proprio ci tiene], se ne va dall’altra parte del vagone, mi è sembrata un tantinello eccessiva. ma giusto un pochino
#minchia signora ma poi dovessimo vedere le meraviglie dell’oceano Pacifico capirei#ma è un’ora di treno tra il buio e la nebbia della padania#e mi fa anche SE GUARDA LA RAPPRESENTAZIONE DEI POSTI IL 18 È QUELLO VERSO IL CORRIDOIO E IL MIO È VICINO AL FINESTRINO#madonna signora ma tutto bene con le pastiglie oggi? ecco pensiamoci#io mi sarei anche spostata per buona pace del mondo ma se questa se ne va cosa ci posso fare#bonus ero convintissima che questo fosse il mio posto perché quando sono salita c’era un altro signore seduto a questo punto al mio vero#posto e mi ha fatto spazio per mettermi qui#ma poi veramente signora anche meno che è domenica. e che cazzo
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Vi vedo, qui, così estremamente belle. E io mi sento così incompatibile che mi sembra di impazzire. È come se la vostra luce splendente fosse il riflesso di un mondo a cui non appartengo, un mondo fatto di bellezza intangibile, di armonia perfetta, di lineamenti che si intrecciano con la delicatezza di una melodia suonata dal vento. E io, in questa notte senza stelle, mi trovo a vagare nel buio della mia stessa esistenza, dove ogni pensiero si perde, si confonde, come un eco che svanisce nell’abisso dell’inquietudine.
Mi sembra che ogni vostro sguardo, ogni vostro sorriso, sia un universo a sé stante, un universo in cui non trovo il mio posto. Mi sembra di essere una nota stonata in una sinfonia sublime, una sfumatura di grigio in un quadro dove voi siete colori vibranti, vivi, pulsanti. Eppure, non posso distogliere lo sguardo. Non posso fare a meno di essere attratto da questa bellezza che mi consuma, da questa bellezza che mi sembra così irraggiungibile, eppure così vicina.
È un tormento dolce, questo. Un tormento che mi strappa via ogni certezza, che mi lascia nudo davanti all’immensità del vostro essere. E mentre vi osservo, mentre il mio cuore si perde nei vostri occhi, mi chiedo se mai ci sarà un momento, un singolo istante, in cui le nostre anime potranno sfiorarsi, in cui le mie insicurezze si dissolveranno come nebbia al sole, lasciando spazio solo alla pura essenza di ciò che siamo.
Forse, è proprio in questa distanza che risiede la nostra bellezza. Forse, è questo il segreto di ciò che ci rende umani: il desiderio incolmabile, l’attesa, la speranza che non muore mai, anche quando sembra destinata a non essere mai soddisfatta. Forse, è questo il modo in cui l’universo ci insegna a sentirci vivi: facendoci assaporare la bellezza dell’impossibile, facendoci desiderare ciò che non possiamo avere.
E mentre vi guardo ancora, in silenzio, sento che c’è qualcosa di sacro in tutto questo. Qualcosa che va oltre le parole, oltre i pensieri, oltre la ragione. C’è una verità nascosta nelle pieghe del tempo, una verità che solo i cuori più audaci possono comprendere: che è nell’incontro delle nostre fragilità, delle nostre paure, che si nasconde la vera forza. Che è nel riconoscere la nostra stessa vulnerabilità di fronte alla bellezza del mondo che diventiamo davvero umani, davvero vivi.
E allora, anche se mi sento così piccolo, così lontano, continuerò a cercare quel legame invisibile che ci unisce, quella scintilla che, anche solo per un attimo, farà brillare la mia oscurità. Perché in fondo, in questo grande teatro della vita, non è forse la bellezza di quel che sfugge, di ciò che non possiamo possedere, a renderci eterni sognatori?
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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L'altro giorno, ero al supermercato a fare la spesa intorno alle 18:30 quando un uomo anziano è entrato nel corridoio della pasta e mi ha messo una mano sulla spalla. Ho sobbalzato. La mia prima reazione è stata quella di arrabbiarmi e chiedergli di non toccarmi. Poi ho notato qualcosa. L'uomo stava piangendo. Sembrava sconvolto e confuso.
Improvvisamente mi ha chiesto: "Sai dov’è mia moglie? La sto cercando." Gli ho risposto che non lo sapevo e gli ho suggerito di chiedere aiuto al banco informazioni per trovarla. Pensavo che l'avesse persa tra le corsie. A chi non è mai capitato? Ma mi sbagliavo.
Ha continuato a chiedere: "Dov'è mia moglie? Era proprio qui." Le lacrime gli riempivano gli occhi. Gli ho detto di nuovo che non ne ero sicura e gli ho proposto di accompagnarlo al banco del servizio clienti, dove avrebbero potuto fare un annuncio tramite gli altoparlanti. Ha accettato.
Lì, la donna al banco ha chiesto un nome. Lui mi ha guardato, come se fossi io ad avere la risposta. La donna ha alzato gli occhi al cielo e si è rivolta a me: "Signorina, ha IL NOME?" Le ho spiegato che non conoscevo quell'uomo e che non avevo più informazioni di lei. "È uno scherzo?" ha chiesto. A quel punto mi sono resa conto che quell'uomo non era semplicemente confuso, ma affetto da Alzheimer. Avendo avuto un nonno con questa condizione, lo riconoscevo fin troppo bene.
L'ho portato all'area ristoro e ci siamo seduti. Ora tremava e piangeva piano. "Dov'è il mio amore?" Gli ho preso le mani e gli ho chiesto se avesse un cellulare. Mi si spezzava il cuore per lui. Mi ha detto che non ne era sicuro, così gli ho chiesto se potevo cercare nelle sue tasche. Ha acconsentito. Con attenzione, ho trovato un piccolo cellulare a conchiglia. Ho cercato tra i contatti e ne ho trovato uno chiamato "Figlia Krissy". L'ho chiamata subito. Ha risposto in pochi secondi.
"Pronto?" ha detto, con la voce già preoccupata. Le ho spiegato che ero con un uomo anziano che presumibilmente era suo padre. Che eravamo al supermercato di Lane Street e che lui era molto sconvolto e turbato.
"Sto arrivando," ha detto. "Puoi assicurarti che non si allontani?" Ha continuato: "Grazie, grazie mille. Sto venendo."
Per circa 20 minuti, sono rimasta seduta con uno sconosciuto in lacrime. Gli ho tenuto le mani. Gli ho asciugato le lacrime. Quando ha tremato, gli ho messo la mia giacca in grembo. Gli ho dato le risposte di cui aveva bisogno in quel momento. L'ho tenuto lontano dal vagare. Perché era il minimo che potessi fare.
Improvvisamente, è entrata una giovane donna alta, che sembrava avere circa 28 o 29 anni. Lunghi capelli neri e occhi verdi. Ci siamo scambiati uno sguardo e lei si è precipitata verso di noi. "Grazie. GRAZIE," ha detto. "Dovevo assentarmi solo per un'ora, e questo succede. Sapevo che non avrei dovuto lasciarlo. Mi dispiace tanto." Mi ha spiegato che a volte lui si allontana per cercare sua moglie. L'ha persa 13 anni fa, ma non smette mai di cercarla.
Ha aiutato suo padre ad alzarsi dalla sedia e mi ha ringraziato ancora una volta. Mentre uscivano, l'ho sentito dire di nuovo: "Dov'è mia moglie?" Mi si è stretto il cuore, ma ero così felice di vederlo con la sua famiglia di nuovo.
Condivido questa storia non solo perché quest'uomo mi ha toccato il cuore, ma per dire questo: La maggior parte del mondo sono estranei per te. Lo so. Ma non dimenticare mai che condividiamo tutti questo mondo e, in esso, possiamo condividere gentilezza. È l'unica cosa che può farci andare avanti. Se vedi qualcosa, fai qualcosa. Non sai mai quanto grande può essere il tuo impatto sulla vita di qualcun altro.
Non mi importa che il carrello della spesa che avevo lasciato nel corridoio della pasta durante il trambusto sia stato svuotato e messo a posto. Non mi importa di aver cenato un po' più tardi quella sera. Di essere tornata a casa e di aver pianto in cucina per questo dolce, povero uomo. La gentilezza non costa nulla.
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Il castello(il blog) è mio e le regole le faccio io.
Chiarimento doveroso per non farmi strapazzare le ovaie,.
Cose che non dico e che continuerò a non dire: il mio nome, se sono single o bisex, in che città vivo, quanti anni ho, che mestiere faccio. Allo stesso modo non mi interessa nulla di voi: Religione, sesso, vostre devianze, vostri problemi psicologici e psichiatrici, vostre inclinazioni sessuali, dove abitate, che mestiere fate, ideologie politiche. Cancellerò tutti i blog vuoti e quelli che non mi piacciono come ad esempio quelli che inneggiano alla violenza o marcatamente BSDM.
Tumblr mi piace perché è anonimo. Ci butto dentro lo uso come diario personale dove posto per lo più miei lavori di arte digitale. Le immagini le prendo dalla rete e le rielaboro, dando spesso un valore aggiunto, e ho un riscontro positivo da parte di chi mette i likes e da chi mi contatta privatamente, chiedendomi gli stessi post ma con dimensioni maggiori per farsi dei quadri, facendoli sviluppare da un fotografo, ovviamente tutto questo in forma gratuita..Ho una realtà scissa da quella dei social. Sono schizofrenica ho due io, forse anche di più di due, ma ritengo che quella che vivo in rete sia la più autentica perché è senza maschere, Sentirmi con qualcuno/a di voi mi dà piacere e mi dà emozioni . Io non esisto nella realtà, il mio mondo vero è qui in questo mondo oltre.
Non voglio chat erotiche e non voglio ricevere immagini hard o commenti spinti. Disponibile a parlare e scherzare, volentieri, come già faccio con qualcuno/a di voi , non voglio e non cerco quel tipo di interazione.
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Il mio posto è qui:
No nano, il tuo posto è li:
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Benvenutɜ
Sono una ragazza chubby dispersa nelle campagne lombarde. Ho 24 anni e sono single. Questo è il mio side blog, in cui reposto o pubblico pensieri\gif che stuzzicano la mia voglia al momento.
Mi interessa la persona in sé e non cosa ha tra le gambe (in parole povere, panromantica e demisessuale) 💜 Le parole sono l'unico modo per arrivare a me. Usatele con discrezione, perché potrei avere il "blocca" facile. Ricordatevi che il rispetto si dà tanto quanto lo si vuole ricevere. ✨
Tutto ciò che pubblico non vuol dire che voglia farlo, ma che è una fantasia che mi attira. Se volete scoprire più su di me, gli ask e i dm sono aperti (ma preferisco gli ask, anche in anonimo). Sono sempre aperta a ogni tipo di dialogo (ma vi prego di leggere anche i vari ask. Dopo un po' mi scoccio a rispondere sempre alle stesse domande) 💜
A volte rebloggo anche hard kinks senza tw. Siete avvertitɜ.
Ogni tanto posto foto mie. Non le pubblico giornalmente o settimanalmente, ma solo a mia discrezione. Quindi non cercate di farmi sentire in colpa perché non sono puntuale: non funziona. Non scambio foto nemmeno in chat. 🤷🏻♀️
🤬Hard limits: spit, scat\piss, breeding\pregnancy kink, anal, piedi. Unwanted dick\pussy\tits\general pics, real misogyny\misandry, real rape, omolesbobitransphobia, racism, gente creepy nei dm, sexting a caso (in questi casi, venite bloccatɜ immediatamente senza passare dal via, come anche se avete un blog senza età segnata nella bio o post fissato)
Posso sembrare stronza, ma vi assicuro che sono anche simpatica ❤️
Qui gli hashtag più usati 👇🏻
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“A Roma, dopo la guerra, facevo il contabile in una casa cinematografica: la Rank Film. Non ero riuscito a inserirmi nell’industria edilizia e una cugina m’aveva trovato quel posto alla Rank. Qui lavoravo, o fingevo di lavorare, con cinque donne: in una stanza tappezzata con i ritratti di attori come James Mason, Patricia Neal, Margaret Lockwood, Phyllis Calvert. Forse influenzato da ciò, lasciavo che le cinque donne sgobbassero per me e passavo le giornate leggendo ad alta voce libri di poesie. Leggevo bene. Un giorno, la signora della stanza accanto mi disse:
«Ho un cognato che recita all’università, vuole che gli parli di lei?». «Magari, risposi». Guadagnavo 28mila lire al mese che se ne andavano in medicine per mio padre ammalato. Mai un cinematografo, mai uno svago, tutt’al più un po’ di biliardo. Mi iscrissi all’università, facoltà di Economia e commercio, per frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Mi piacque. Recitai due anni mentre gli amici del quartiere mi prendevano in giro: «Ecché, se’ diventato frocio?».
Poi Luchino Visconti mi vide, per caso, e mi mandò a chiamare: gli serviva un giovane e pensava di scritturarmi. Dissi: «Quanto?». Rispose: «2.500 al giorno». «75mila al mese, Gesù!». Lasciai subito la Rank e per mesi non confessai nulla a mia madre: ogni mattina continuavo a uscire alle otto e a dire che andavo in ufficio. Mi ci volle coraggio per confessare la verità. Lei la prese bene ma sussurrò: «Figlio mio, durerà?». Lo ripete ancora: «Figlio mio, stacci attento. Con tutti i camerieri che hai, con quel che costa la vita. Un buon impiego sarebbe stato meglio». È convinta che, se fossi entrato alle Ferrovie dello Stato, ora sarei capostazione e avrei i biglietti gratis per la famiglia.
Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie. A me si addice la battuta che c’è in un film di Federico Fellini: «Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista»."
Marcello Mastroianni
Marcello in 8½ di Fellini
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se sono una brava persona non lo so, non posso dirlo io, così come se sono una persona intelligente o interessante o qualsiasi altro aggettivo positivo (o negativo che sia), l’unica cosa che sento è che qui non ho niente, sì ho degli amici a cui tengo e qualcuno di loro credo mi voglia anche bene (non tutti secondo me), ma ora sono in un punto di stallo nella mia vita in cui nel lavoro così come nella vita privata non c’è nessuno che crede in me, in qualsiasi accezione, non c’è una persona che mi guardi fiduciosa e questa cosa la sento, sento che non sto più bene qui e sono più i giorni in cui penso che voglio cambiare città che altro, non sono triste né arrabbiato né altro, semplicemente sento che qui ho fatto il mio, ce l’ho messa tutta per costruire qualcosa ma non sta andando e probabilmente non andrà mai perché forse semplicemente questo non è il mio posto e per quanto ci provi a farlo essere proprio non mi sento convinto
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Soltanto colleghi, io e Anna
Lavoriamo nella stessa azienda da anni entrambi. Io ho più di cinquant'anni e un po’ di… sana pancetta. Anna, il mio capo, ne ha un po’ meno di cinquanta ma è sempre una vera bellezza: piccolina ma con tutte le sue cose a posto e ben soda. Una vera sportiva. In azienda non c'è nessuno che non le sbavi dietro. Malgrado queste differenze, siamo comunque sempre andati molto d'accordo. Tra noi e con gli altri colleghi: battute, frizzi e lazzi quanti ce ne possono stare in una giornata d'impegno costante. Concentrati ogni giorno fianco a fianco, lavorando molto, ma allo stesso tempo stimandoci e aiutandoci reciprocamente. Ognuno poi a casa con la sua famiglia.
Nell'ambito di cambiamenti di rilievo nella nostra area aziendale di competenza, nell'autunno di due anni fa abbiamo dovuto trasferirci in gruppo in Spagna per un paio di mesi di aggiornamento. Eravamo una decina di colleghi e prendemmo alloggio tutti nella stessa struttura, che offriva stanze attrezzate con cucinino a prezzo conveniente. La sera poi: o tutti al ristorante lì vicino, oppure ci si arrangiava; si comperava qualcosa in rosticceria o al supermercato, quindi si cucinava e mangiava in stanza. Due fili di spaghetti, un petto di pollo, inslata: cose così.
Un sabato, tutti erano più o meno in giro per la città più vicina, tranne noi due, che avevamo deciso di prenderci una pausa. Comperata un po' di roba, ci siamo trovati quindi a spadellare e mangiare nella sua stanza da soli, io e lei. Dopo una buona cena, a dispetto delle minime condizioni organizzative, un po' di ottimo vino spagnolo, abbiamo fatto due chiacchiere in libertà e un certo grado di antica confidenza ci ha portati a superare la sottile linea di confine che separa la normale amicizia tra colleghi da sentimenti esclusivi di intimità a due.
Durante una pausa, le ho chiesto a bruciapelo: "Senti un po’: prima che me ne vada a letto, dopo tanti anni, con tutto l'affetto che c'è tra noi due, lontani da casa… me lo dai un bacio?"
"Ma che cazzo dici? Sei scemo?"
"E dai: che ti costa… non lo saprà mai nessuno…"
"Smettila: mi stai imbarazzando e facendo diventare rossa. Ora mi sto arrabbiando. Seriamente…"
"Che scema che sei… sono tristissimo; vabbè: adesso me ne vado."
"No, dai… Con quel muso da bambino deluso... Porca zozza, dai non mi far sentire in colpa… vieni qua… (e mi diede un bacio veloce e leggerissimo sulla bocca)"
"E quello che era? Che siamo: due scolaretti?"
"Porca troia, stasera… Guarda: basta che la finisci. E mi raccomando: che la cosa resti qui, chiaro?"
Quindi mi gettò le braccia al collo e mi diede un bacio da sballo, succhiandomi la lingua e lavorandosela a lungo.
"Mmmmh… va un po’ meglio…"
"Va un po’ meglio? Cazzo dici: t'ho dato un bacio che avrebbe resuscitato un morto… Mo’ mi incazzo…"
"Ma io per la verità volevo baciarti altro: le tue labbra più private… Quelle in basso…"
"Senti: adesso vai dritto dritto a fare in culo, vai… Stasera propriooo…"
"Va bene, un ultimo disperato tentativo: giuro che se me la fai solo vedere, poi me ne vado nella mia stanza… Cazzo: ci conosciamo da quasi venti anni, che c'è di male a vedersi nudi…"
"Dai, smettila: adesso veramente non sei più divertente. E togliti dalla faccia quell'espressione da cane bastonato… Mannaggia la zozza… (Fissandomi muta per venti secondi) Guarda: solo perché ti stimo, perché mi hai sempre aiutato in mille maniere… poi però ti levi subito dal cazzo, ok? Che stasera mi stai proprio a far girare i coglioni ad elica… Ti faccio licenziare, sai? Mando un'email al Personale appena esci..." A quel punto, seduta sul letto si tolse le scarpe. Guardandomi fisso negli occhi, si sfilò i sexy-jeans a pelle, poi le mutandine che mi gettò in faccia e infine allargò le sue gambe: bellissime e nude. Un miracolo d'erotismo proprio lì, davanti ai miei occhi sgranati.
Io allora scesi in ginocchio come se avessi visto la Madonna e mi avvicinai alla sua fica. Ne sentivo l'odore meraviglioso, che era per me un vero e proprio afrodisiaco.
"Aaaah… devo dire che sei proprio stupenda anche qui sotto… sei una strafica, te l'ho sempre detto… sei un vero capolavoro della natura. Sia benedetta tua madre!"
"Seeee: bonasera… Grazie, scemo… Dai… Adesso smamma…"
Anna aveva le guance rosse come un peperone, mentre si scherniva; ma comunque le si leggeva in viso che era molto lusingata dal mio apprezzamento sincero e che era intrisa di un sottile e sensuale piacere, nel sentirsi così manifestamente desiderata. E non accennava a rivestirsi. Muoveva le gambe a destra e sinistra e così facendo apriva e chiudeva la fica.
Era un gioco erotico sottilissimo, insolito e bellissimo: per me e per lei. Bellissima, Anna: che ora si trovava in una dimensione nuova, per giunta a fica nuda, esposta e con qualcuno che non era suo marito, un uomo certamente buono, ma che la dava per scontata, come mi aveva confessato più volte. E tutto ciò le piaceva: non avrebbe mai voluto che me ne andassi, ne ero sicuro. Era felice di farsi ammirare la fica e l'ano nudi dal suo collega fraterno e protettivo. Era diventata in quel momento una docile e indifesa peccatrice, ma si sentiva tranquilla e al sicuro, con me; pur trovandosi lontana da casa e dalla sua immagine ufficiale integerrima di moglie e madre di famiglia.
"Ora per finire la serata in bellezza, posso baciartela rapidamente? Daiiii…. fammelo fare…"
"Noooooo, pazzo! Ma che cazzo dici… non puoi fare sul serio…"
Intanto, allargava un po’ di più le gambe, alzando contemporaneamente il bacino. Avanzava sul bordo del letto fino quasi a cadere, offrendosi chiaramente al mio viso sempre più vicino a quella meraviglia. Ne percepivo l'odore e la vedevo evidentemente umida, palesemente preda del suo desiderio.
"Guarda, Anna: te le sfioro soltanto e rapidamente con la bocca, queste tue labbra deliziose. Poi mi alzo e me ne vado: giuro… fammelo fare: ti prego… ne ho bisogno, stasera… sono lontano da mia moglie, tu da tuo marito… non puoi farmi morire così: mi struggerò di passione, nel letto…"
"Dai, allora. Uffaaaa… ma tu guarda che cazzo mi tocca fare a me, stasera! Sbrighiamo ‘sta cazzo di faccenda. Vai molto veloce, stronzo…"
Non me lo sono fatto ripetere e ho immediatamente incollato le labbra alla sua fica, mettendo le mie mani sui suoi fianchi nudi per attirarla e stringermela tutta. E non intendevo sfiorarla romanticamente: ho iniziato direttamente a succhiarla forte e a mangiarla. Non mi sarei staccato da quel vero paradiso in Terra per tutto l'oro del mondo. Lei diceva debolmente:
"Dai, su: ma che cazzo fai… non dobbiamo… adesso staccati e vattene… daiii…. oooooh... maledetta testa di cazzo: eravamo d'accordo… suuu… dai: alzati…. aaaah…
E sussurrava quelle parole tenendo ben ferma la mia testa contro il suo bacino, che cominciava deliziosamente e sensualmente a muovere. La adoravo letteralmente. Sarei morto, pur di non staccarmi da lei. L'ho odorata, leccata, succhiata e ingoiata per una buona mezz'ora: se la meritava tutta. Giocavo con le sue grandi e piccole labbra; gliele aspiravo forte e le trattenevo, per poi rilassargliele e continuare a leccarla e mangiarla.
Le infilavo la lingua dentro, la penetravo e guizzavo ovunque. Giocavo con la sua clitoride. In breve, avevo il viso cosparso dei suoi dolcissimi umori ma non riuscivo a saziarmene. Inghiottivo tutto. Respiravo l'aria che sapeva della sua fregna: una vera cura per i polmoni e per l'anima, altro che passeggiata in montagna! Anna mugolava di puro piacere, alzando e abbassando di continuo le anche, pur di farsi leccare dall'alto in basso e in profondità. Mi diceva: “continua, cazzo! Non smettere… si: lecca bene la mia passera e il mio buco del culo. Lo desidero tanto… ooooh, se mi piace... mio marito non me l'ha mai fatto… ma tu d'ora in poi non farmelo mancare mai... ti odioooo… ooooh... bastardo...”
Venne a più riprese, inondandomi ogni volta il viso di puro miele di donna. Poi non ce la feci più: mi alzai e crollata ormai ogni barriera scopammo nudi come se fossimo marito e moglie che non si vedevano da un anno. Ci conoscevamo troppo, per non desiderarlo entrambi. La stimo moltissimo e quindi con estremo rispetto e impegno le sfondai letteralmente quella piccola fregna stupenda che avevo sempre desiderato. Lei si concedeva tutta e godendo mi diceva: “non dovrà saperlo mai nessuno, mi raccomando… intanto ficcamelo tutto bene dentro… mmmmmh… dai, mettici anche i coglioni…” Le dissi che poteva stare tranquilla: non avrei mai corso il rischio di sputtanare entrambi in azienda e di rovinare due famiglie.
A quel punto si girò a pancia in sotto, mise un cuscino sotto il bacino che così si sollevò, e allargò le natiche con le mani per offrirmi il culo. Il suo ano, per la magia che solo una donna d'esperienza e innamorata sa fare, si schiuse da solo davanti ai miei occhi stupefatti: era evidente che voleva essere inculata. Quando si dice “ha un culo che parla.” Avevo dato fuoco a un vero vulcano di passione. Volle che le venissi in culo e le sborrai lentamente dentro non so quanti getti! Una dolcissima, insospettabile, nuova puttana era incredibilmente tutta a mia disposizione! Da allora scopiamo almeno una volta a settimana. Non vi dico quanto è brava a succhiarmelo e a ingoiare tutto il mio cazzo! Riesce a farmi venire quando dice lei. Mi è entrata in testa. Sul posto di lavoro massima formalità: nulla di più delle solite battute e assolutamente nessun contatto fisico. Ci bastano gli sguardi di mezzo secondo. E i messaggi di fuoco tramite la nostra chat segreta su Telegram.
RDA
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Tre sere fa, quando ho fatto questa foto, mi sono fermato un attimo a riflettere su come, lentamente, io stia ritrovando la mia vita, quella che avevo 10 anni fa, quella fatta delle mie passioni, dei miei spazi, dei miei tempi.
Nel 2014 non so cosa sia andato storto, ma iniziai a fare puttanate. Ogni volta, per correggere quella appena fatta, ne facevo una più grossa, per poi scappare in Germania, con la sicurezza che avrebbe messo a posto le cose, macché, ho continuato a farne qui, perché mi ero fondamentalmente perso e non riuscivo ad essere più quello di prima.
Ho provato a legarmi a tutti sperando di risolvere le cose, col risultato di fare peggio, le persone entravano nella mia vita, ci facevano quello che volevano e poi se ne andavano, lasciando un disastro. Il 2024 me ne ha portate via altre due, così, dopo anni insieme, senza motivo, dopo essersi prese un pezzo di cuore, sparite, senza una ragione, senza che io abbia torto un capello, nulla, ed è solo l'ultimo di tantissimi casi.
In tutto questo casino è nato il personaggio che ho costruito qui, che è un po' il risultato paradossale di tante cose, non sarebbe mai dovuto esistere, io qua non ce dovevo veni', diceva il saggio, e fortuna che poi mi ha donato due legami straordinari e al tempo stesso è diventato qualcosa di diverso e di allegro, ma il fatto rimane, non doveva esserci. Non rinnego quello che è oggi, ma se potessi premere un tasto e cancellare tutto, ma intendo tutto, forse sacrificherei anche questo, perché, almeno agli inizi, è stata l'ennesima puttanata fatta per non risolvere un problema.
Poi è arrivata Lilly nella mia vita, e qualcosa è cambiato profondamente. Lilly si è presa tutto, da ogni direzione, lasciandomi una porzione di tempo talmente limitata da iniziare a darle un valore immenso. Non procastino più, non cerco scuse o distrazioni, non esiste più "tanto c'è tempo", no, ogni secondo adesso ha un valore, e ho cominciato ad usarlo come 10 anni fa, con ciò che mi rendeva felice, con quei fogli e quella penna. La conseguenza di questo mio impegno costante, ogni sera, dedicato allo studio, oltre a ridarmi quello che ero prima, mi ha fatto permesso di vedere che da tempo ormai il vaso che doveva traboccare non c'era più, ma io mi illudevo che potesse ancora funzionare, e allora sì, ho iniziato a tagliare tutto quello che ho con gli altri, perché non sono più perso, e il mio tempo conta. Le persone che amo sono rimaste e non permetterò mai a nulla e a nessuno di portarmele via, ma il resto del mondo non mi interessa più, non mi sento più solo.
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È da un paio di mesi che faccio lezione di italiano a un ragazzo una volta alla settimana.
Avevo intuito che questo ragazzo fosse abbastanza ricco perché: 1. È giapponese ma ha fatto le superiori in UK (e non è una roba normale qui) 2. Vuole migliorare l'italiano perché mi ha detto che vuole aprire un business in Italia 3. I suoi hanno un'azienda e lui "lavora" lì.
Fin qui okay, cioè ci sembrava che fosse ricco però insomma ricco come potrebbe essere ricco uno che ha un'attività media (che so, una concessionaria, un negozio di immobili ecc).
Sabato ci vediamo per l'ennesima lezione e mi dice che prenota una stanza dove possiamo parlare liberamente. E io pensavo fosse tipo una sala di una biblioteca pubblica, una cosa del genere. Arrivo in stazione e mi viene a prendere e mi fa entrare in un palazzone gigante che pare più un albergo 5 stelle. Penso:"Ma dove cazzo mi sta portando?". Entriamo in questa sala molto bella con delle riproduzioni di quadri, un tavolo gigante e delle sedie comode.
Gli chiedo:"Come fatto a conoscere questo posto?" Mi fa:"Ah io abito qua"..
AH.
Facciamo conversazione come sempre, poi alla fine gli dico:"Ah comunque Mercoledì non ci sono perché vado ad un concerto"
Lui:"Ah sì? Chi vai a vedere?"
Io:"Ah non so se lo conosci, si chiama Miyavi"
(Ora per favore prima di continuare andate un attimo a leggere chi è Miyavi e fatevi una stima di quanto è famoso e quanti fan può avere in tutto il globo. Poi continuate a leggere questo post).
Lui risponde:"Ah sì certo che lo conosco! Abita anche lui qui. È mio vicino. Siamo sullo stesso ascensore!"
...
...
...
#sono passati quasi 2 giorni e io sono ancora SCONVOLTA#1. io immaginavo che questo fosse ricco ma non COSÌ TANTO RICCO#2. sono entrata nel palazzo dove ABITA uno dei miei ARTISTI GIAPPONESI PREFERITI#3. io avrei potuto incontrarlo FACCIA A FACCIA IN QUALSIASI MOMENTO#4. quante probabilità c'erano su TUTTA LA POPOLAZIONE DI TOKYO che io venissi in contatto col VICINO DI MIYAVI????#raga io non ci posso credere#io questo studentello me lo devo tenere stretto anzi STRETTISSIMO#non succede niente ma se succede qualcosa questo mi può spalancare porte e PORTONI#sono uscita da quella stanza che stavo per perdere l'equilibrio mentre camminavo tanto mi sentivo frastornata dalla cosa#my life in tokyo
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Il fatto è:
In questi mesi mi sono resa conto che con la mia laurea ci faccio veramente ben poco... a meno che non sia abbinata ad altro. Vogliono tutti la specializzazione, sennò nemmeno gli stage non retribuiti ti fanno fare. È una cosa assurda, dato che parlo con gente che "io questa cosa l'ho fatta col diploma/con la triennale..." e ora sembra non bastare nemmeno un master per fare qualcosa. O meglio, sgancia 20'000€ per un master e il lavoro te lo assicuriamo. Borsa di studio? Ti tolgo 800€ dal totale, contento? Sono cambiati i tempi e qui ci troviamo, quindi tocca per forza di cose adattarsi.
Quindi, dato che pare debba rimettermi sui libri, che mi sono messa a pensare? Un master in traduzione specializzata? No, a fare il traduttore fai la fame, poi vai a trovarlo quello in russo o tedesco, tutti i cazzo di master sono in inglese. E diciamocelo, quella che mi interessa è la traduzione editoriale, di fare un master per poi tradurre roba giuridica, medica, metalmeccanica e chi più ne ha più ne metta forse no, non era quello che immaginavo. E se la traduzione editoriale la lasciassi come "hobby"? Ho capito che mi interessa la biblioteca, dopo il tirocinio e vari ragionamenti. La pensata geniale è quella di prendersi una laurea in biblioteconomia per aver accesso a tutti i concorsi e puntare a cariche più alte. Ne sto vedendo una marea di concorsi per personale di biblioteca ultimamente. Io mi impegno, mi vinco un concorso, ho un posto assicurato e una stabilità economica. Nel tempo libero posso scovare tutti i romanzi che voglio non tradotti, e se in un anno mi traduco solo 500 pagine che ci fa? Quella diventa una soddisfazione personale. Mi sto scegliendo una carriera che mi appagherebbe, come il mio "hobby".
Forse sto solo sognando troppo o forse sto direttamente impazzendo, chi lo sa. Però mi piace sognare.
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“‘Perdone’ il mei errori nella tua lingua. Le ultimi due anni della mia vitta sonno stati un regalo meraviglioso. È de veramente, molto speciale concludere il mio tour qui, un paese che a un posto speciale nel mio cuore.”
“Sorry for the mistakes [I’m going to make] in your language. The last two years of my life have been a wonderful gift. And, to be honest, it’s very special for me to end my tour here, in this country that has such a special place in my heart.”
-Harry speaking in Italian to his crowd.
Love On Tour 2023: Reggio Emilia. (22 July 2023)
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Happy xmas a tutte le persone che passano in questo blog da tanto e a chi lo fa da poco tempo. Happy xmas a chi ci e' capitato per sbaglio e a chi considera uno sbaglio le cose che qui legge. Il mio Happy xmas a tutti quelli che sanno gettare lo sguardo oltre le torri e che si sentono lontani dai rumori brutti che arrivano alle orecchie, rumori di bombe e urla di bambini senza colpe. E piu happy xmas lo dedico alle persone che sono capaci di stare accanto. Accanto è una parola bellissima, più dell'essere abbracciati, accanto è più di esserci. Tutti possono esserci, ma pochi ti sono accanto. Accanto è sentire un brivido di pelle, uno sfiorare senza invadere, e' baciare con l'anima quello che si teme di perdere. Accanto non è vicino, non è nemmeno un posto dove sedere, un'indicazione di luogo, ma è uno sguardo d'amore, anche in assenza di un corpo, che possiamo sentire nel silenzio e meravigliarci che non siamo mai soli. @ilpianistasultetto
Let's hope it's a good one..
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