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#il fratello Fortunato
onoranzetriolo · 1 year
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è mancata Franca Marrapò ved. Arillotta
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gregor-samsung · 3 months
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Berlusconi è così egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa, a un funerale il morto!
Checché se ne dica Berlusconi, come tutti i ricchi, non può essere generoso. Se fosse generoso non sarebbe ricco.
I manifesti della campagna elettorale di Berlusconi sono il più grande successo degli imbalsamatori dai tempi di Tutankamen.
Berlusconi è un cattolico un po’ sui generis. Per esempio le sue idee religiose si limitano alla convinzione che Dio abbia creato l’uomo e viceversa.
Silvio Berlusconi: “Ogni ingiustizia mi offende quando non mi procuri direttamente alcun profitto”.
Berlusconi, in vacanza a Bermuda, ha rischiato un gravissimo incidente: stava facendo una passeggiata quando, per un pelo, non è stato travolto da un motoscafo.
I manifesti di Berlusconi che tappezzano le città italiane lo fanno sembrare di vent’anni più bugiardo.
Casini: “Ho una proposta: se vinciamo facciamo il Governo degli Onesti.” Berlusconi: “Bravo, e il pluralismo?”
Che cosa distingue Pietro Nenni, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi? Nenni non sapeva dire bugie, Craxi non sapeva dire verità e Berlusconi non sa dire la differenza.
Oggi ho preso il coraggio a due mani ho telefonato a Berlusconi e gli ho detto: “Guardi che se vince le elezioni il mio posto di lavoro non si tocca!” E lui mi ha risposto: “E chi lo tocca? Anzi mi fa schifo solo a guardarlo!”
A pochi mesi dalle elezioni l’opinione pubblica è riuscita finalmente a capire la differenza che c’è tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi: Bossi è un povero pazzo, Berlusconi invece è ricco.
Mi sono svegliato nel 2010 e ho avuto paura perché Berlusconi aveva comprato tutto. Perfino la Costituzione aveva fatto riscrivere. Da Mike Bongiorno. Il primo articolo diceva: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Avete vento secondi per rispondere. Via al cronometro”.
Già da scolaretto Berlusconi dava prova delle sue straordinarie qualità vendendo i “pensierini” ai compagni meno dotati. Cominciava insomma a manifestarsi in lui quella particolare attenzione verso i più somari che sarà in seguito origine del suo successo televisivo e politico.
Una volta Bossi mi ha accusato di peronismo. Sì, ha detto proprio: “Berlusconi è un peronista!”, ma non mi sono offeso perché credo che si riferisse alla birra Peroni che è l’unico peronismo che conosce bene.
Se Berlusconi vincerà le elezioni tutti gli italiani si convinceranno che le sorti del Paese sono in mano a un serial premier.
Il ritorno di Berlusconi al governo mi ricorda il recital di un cantante d’opera penoso in un teatro di Palermo. Eppure il pubblico alla fine si è alzato in piedi e ha urlato: “Bis! Bis!” E lui ha cantato di nuovo. Peggio di prima. Ma il pubblico era di nuovo in piedi a gridare: “Cantala di nuovo!” E il cantante: “Siete un pubblico meraviglioso, mi piacerebbe cantare ancora per voi, ma non posso cantare la stessa aria tre volte…” Allora un vecchietto in loggione si è alzato e ha urlato: “E no! Adesso tu la canti finché non la impari!”
Silvio Berlusconi è una persona per lo più umile, nonostante abbia avuto tutta la vita al fianco il fratello Paolo che farebbe venire il complesso di superiorità perfino a Amadeus.
Silvio Berlusconi è un uomo davvero molto fortunato. Così proverbialmente fortunato che qualche tempo fa la Repubblica di San Marino decise di emettere dei francobolli rappresentanti il suo sedere stilizzato. Ma ha dovuto subito ritirarli perché Emilio Fede li leccava dal lato sbagliato.
Silvio Berlusconi non solo non conosce Tabucchi, ma è anche convinto che Gogol sia un centravanti balbuziente.
Sappiamo che è difficile da credere, ma la vita di Berlusconi è basata su una storia vera.
Berlusconi fin da piccolo aveva detto: “O divento presidente del Consiglio o niente.” Be’ ce l’ha fatta: è riuscito a diventare tutt’e due.
Berlusconi paga tre miliardi di tasse al giorno? E’ più forte di lui, non riesce a essere modesto neanche quando fa il 740.
Berlusconi è uno che prima di darsi alla politica non faceva mistero delle sue passioni. Che, come diceva lui stesso, erano soprattutto due: la figa e Parigi. La figa perché è la figa. Parigi perché… Insomma con tutta la figa che c’è a Parigi!
Sono sicuro, ci vorranno magari vent’anni, ma alla fine Berlusconi diventerà un musical.
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Selezione di battute tratte da: Anche le formiche nel loro piccolo fanno politica. (E s’incazzano). 107 cattivi pensieri sulle ELEZIONI 2001, a cura di Gino&Michele per il Comitato Rutelli.
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1solone · 1 year
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ELENA DI SPARTA
(Elena di Troia - Elena)
Elena fu allevata in casa di Tindaro e ancora giovinetta fu al centro di numerosi miti di seduzione: Teseo la rapì che era ancora fanciulla.
Elena infatti era ritenuta la donna più bella del mondo, e poiché i pretendenti erano numerosi, Tindaro, sotto consiglio di Ulisse, lasciò che ogni decisione fosse della ragazza, onde evitare che una sua interferenza potesse causare una guerra.
La scelta cadde su Menelao, principe di Micene, che sposandola divenne re di Sparta. Dalla loro unione nacque Ermione.
La sorella Clitennestra sposò invece Agamennone, fratello di Menelao.
I pretendenti e il «giuramento di Tindaro»
«E molte vite sono morte per me sullo Scamandro,
e io, che pure tanto ho sofferto, sono maledetta,
ritenuta da tutti traditrice di mio marito
e rea di avere acceso una guerra tremenda per la Grecia.»
Quando fu in età da marito tutti i capi Greci pretesero la sua mano. Siccome la loro rivalità rischiava di generare un conflitto, su suggerimento di Ulisse, Tindaro sacrificò un cavallo sulla cui pelle fece salire i pretendenti per farli giurare che, chiunque fosse stato il fortunato sposo, tutti avrebbero dovuto accorrere in suo aiuto nel caso qualcuno avesse tentato di rapirgli la sposa.
Quando era ormai moglie di Menelao Elena venne rapita dal principe troiano Paride e il patto di solidarietà stipulato tra i pretendenti alla sua mano spinse gli stessi, con a capo Agamennone, a dichiarare guerra a Troia.
Elena sui bastioni di Troia, nella quale Gustave Moreau raffigura una Elena inespressiva, con una faccia vuota o angosciata.
Per vendicare il rapimento di Elena da parte del principe troiano Paride (al quale Afrodite aveva promesso la più bella delle donne) Menelao e suo fratello Agamennone organizzarono una spedizione contro Troia chiedendo aiuto a tutti i partecipanti al patto di Tindaro.
Nell'Iliade Elena è un personaggio tragico, obbligata a essere la moglie di Paride dalla dea Afrodite.
Nessuna colpa le può essere rinfacciata, data la sua incolpevole bellezza, anche se le si dà la colpa della guerra che insanguina Troia e se lei stessa si rimprovera continuamente di essere la causa di tanti mali, sebbene sia consapevole che, in definitiva, quanto accaduto è dovuto al Fato.
Non è una donna felice, disprezza Paride ed è invisa a molti troiani: solo Priamo ed Ettore si mostrano gentili con lei, e in occasione della morte di quest'ultimo, Elena proverà un sincero dolore.
Alla morte di Paride Elena è costretta a sposare il fratello Deifobo.
I greci fanno irruzione nella camera da letto trovando Deifobo addormentato e ubriaco.
Le versioni a questo punto divergono: sia per quanto riguarda l'identità dell'uccisore di Deifobo (Menelao, Ulisse o entrambi) sia sul fatto se il troiano si fosse risvegliato o no.
Nel secondo libro dell'Eneide, durante l'incendio di Troia, Enea vede da lontano Elena ed è preso dall'impulso di ucciderla, ma ne viene dissuaso dalla madre Venere, che lo esorta a fuggire dalla città con i familiari.
Nell'Odissea Elena appare riconciliata con il marito e tornata a Sparta per regnarvi al suo fianco, anche se malvista dai sudditi.
Si narra anche che Oreste avesse cercato di ucciderla.
Secondo altre versioni ebbe una fine misera. Altre ancora la divinizzano insieme ai fratelli Castore e Polluce.
Venere salva Elena dalla furia di Enea, Jacques Sablet, 1779.
Un'altra versione vuole che, dopo la morte di Menelao, due figli naturali di costui cacciassero Elena e la costringessero a rifugiarsi presso Rodi, dove Polisso la fece impiccare per avere causato la morte di tanti eroi sotto le mura di Troia, fra cui suo marito Tlepolemo.
Il mito di Elena è descritto nell'Iliade e nell'Odissea, ma molti poeti successivi a Omero modificarono il personaggio e la sua mitologia. Alcune leggende la indicano figlia di Nemesi, la dea della vendetta e della giustizia. Euripide, nella tragicommedia Elena, segue quel filone mitico secondo cui Elena non fu mai rapita da Paride né visse a Troia né fu ripresa da Menelao, ma sempre visse nascosta in Egitto, costretta da Era che mise al posto suo, a Sparta, un'immagine d'aria, un simulacro vivente, per ingannare Paride e vendicarsi di non essere stata scelta al posto di Afrodite.
Così sono esistite due Elena, una in Egitto e una a Troia.
Inoltre, secondo altri miti, le anime di Elena e Achille, dopo la morte e la discesa nel Tartaro, furono assunte nell'Isola dei Beati (o Campi Elisi) per i loro meriti, e lì ebbero un figlio, Euforione.
Secondo una variante del mito, fu Elena, divenuta dea dopo la morte, a discendere negli Inferi attratta dall'ombra di Achille per giacere con lui generando il semi-dio Euforione.
I personaggi di Elena ed Euforione, seppure con molte varianti, sono ripresi da Goethe nel suo Faust.…‿ℒℴνℯ⁀❣🌹
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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I nuovi capi hanno facce serene
Mi capita di incontrare delle storie. Di solito avviene di notte e ognuna è di un colore diverso, ma questa è forse quella più strana che mi sia capitata. Stavo passeggiando a piedi per trovare un poco di fresco, queste temperature assurde di luglio impediscono un giusto riposo, perciò stavo recandomi verso i giardini comunali quando ho incrociato il passo con un ragazzo che quasi mi viene addosso. Stava derilando, o meglio questo è il primo pensiero che mi è passato per la mente. - Ci stanno cercando, dobbiamo andarcene, vieni con me prima che sia troppo tardi -  - Ehi calmati un attimo. Non vedo nessuno qui intorno e mi sembri pazzo -  - Non vedi nessuno perché sei ingenuo. Loro sono così bravi da rendersi invisibili - - Loro chi ? -  - I cattivi pensieri. Ci hanno fatto il lavaggio del cervello perciò non li vedi. Non mi dire che non te ne sei accorto. Pensaci un attimo. Quante volte senza motivo apparente ti sei sentito pieno di odio nei confronti di qualche povero pezzente. L'hai guardato con disgusto e lo hai allontanato oppure ti sei scagliato contro di lui perché magari dormiva in terra nel tuo quartiere ? -  - Guarda che io abito in un quartiere popolare, in condominio con persone che vengono dai paesi più strani. Pensa che sotto il mio piccolo appartamento c'è un tipo che tutte le mattine alle quattro si sveglia e canta. C'è una ragazza che credo faccia la vita, mi capita spesso di incontrare qualche suo cliente sulla rampa delle scale. Li dovresti vedere come cercano di non dare nell'occhio eppure ormai li conosco tutti. Una sera è venuto anche un prete. Mi ha sorpreso dicendo che veniva a dare la benedizione ma era ottobre e per Pasqua mancavano diversi mesi. Eppure ci vivo bene. -   - Ecco ora mi vorrai far credere che i cattivi pensieri sono un'invenzione ? -   - No, no, i cattivi pensieri esistono, credo che li abbiamo conosciuti tutti. Quello che intendo è altro. Non devi averne paura ma affrontarli. Non risolvi niente scappando -  - Hai ragione. Infatti non ci crederai ma sono un malfattore. Ti ho avvicinato per compiere una rapina. Ho un coltello in tasca ed ero pronto a toglierti la vita. Quanto hai con te da  darmi ? -  - Guarda che sono solo uscito a fare due passi e non porto mai il contante perciò rispondimi, vale la pena di farmi la pelle per poche monete? Mi sembra di avere un euro e cinquanta e per la mia salvezza potrei anche darteli. -   - Scusami mi sono sbagliato, quando ti ho seguito mi sembravi un avvocato. -  - In realtà da un poco di tempo faccio lo scrittore e non guadagno niente. Cioè non ho iniziato a farlo per questo. Mi sembrava il miglior modo per incontrare gente. -   - Ti interessano le persone ? -  - Anche, ma mi interessano soprattutto i cattivi pensieri che hanno nella mente. Stanotte sono stato fortunato. Ho incontrato te e mi hai salvato-  - Perché dici questo? Io non ho fatto niente, anzi volevo rapinarti. -   - Hai fatto molto più di quello che pensi. Ora vai a casa che sta facendo giorno. -  Mi ha salutato sorridente scuotendo leggermente la testa. Avrà pensato che sono pazzo. In realtà non si è accorto che avevo in tasca una Beretta. Prima di uscire ero un killer a pagamento che quando ha poco lavoro esce a caccia. Ora dopo questo incontro ho buttato l'arma in un cassonetto della spazzatura e ho fatto un giuramento. Da domani spedisco i miei ultimi scritti. Ho una miriade di racconti e se mi chiedono di pubblicarli li chiamerò " Cattivi Pensieri " credo che avranno successo. Lo so, molto di questo scritto lo invento al momento, ma ditemi voi se questa non è una resurrezione e infatti ho detto a quel ragazzo - ci si incontrerà in giro Fratello. - Foto di Giordano Pieralisi per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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carmenvicinanza · 7 months
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Lupita Nyong’o
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Non dimenticherò mai, neanche per un istante, che la gioia che provo nella mia vita la devo alla sofferenza delle donne che mi hanno preceduto. Nessuna di noi dovrebbe mai scordarlo.
Lupita Nyong’o, attrice, modella, scrittrice e attivista, ha vinto il Premio Oscar 2014, col suo film d’esordio, 12 anni schiavo.
Si batte quotidianamente per una corretta e autentica rappresentazione delle donne nere.
Coi discorsi pubblici, il sostegno a campagne di empowerment femminile, la scelta dei ruoli, i suoi look, comprese acconciature e accessori studiati ad arte contro il fenomeno del texturism (la discriminazione di persone con chiome afro o ricce), mostra ogni giorno, la libertà di poter fare qualsiasi cosa e diventare chiunque si voglia essere.
È nata a Città del Messico, il 1º marzo 1983 da genitori kenyoti. Suo padre, docente universitario e politico, vi si era trasferito con la moglie nel 1980 per sfuggire alle persecuzioni causate dall’instabilità del paese d’origine dopo che suo fratello era scomparso in circostanze misteriose.
Da bambina ha vissuto per qualche anno in Africa prima di tornare in America. Ha una laurea in Studi cinematografici e teatrali all’Università di Hampshire, nel Massachusetts.
Ha iniziato a lavorare nel cinema come assistente alla produzione, la notorietà è arrivata col primo documentario, In My Genes, di cui è stata regista, produttrice e ideatrice.
Nel 2013 ha ricoperto il ruolo della schiava Patsey nell’acclamato film 12 anni schiavo, che le ha portato un Oscar alla miglior attrice non protagonista, uno Screen Actors Guild Award e un Critics’ Choice Movie Award oltre alle nomination per il Golden Globe e il BAFTA.
Nel 2014 ha doppiato la lupa Raksha nel remake in live-action de Il libro della giungla.
L’anno seguente ha debuttato a Broadway come protagonista nel dramma Eclipsed, che le è valso una candidatura al Tony Award.
Sono seguite le interpretazioni in diversi film di gran successo tra cui svetta l’interpretazione dell’aliena Maz Kanata nella trilogia sequel di Star Wars.
Nel 2018 è entrata nel Marvel Cinematic Universe, interpretando Nakia in Black Panther fortunato film candidato all’Oscar che ha incassato più di un miliardo di dollari in tutto il mondo e che le ha portato una candidatura ai Saturn Awards come miglior attrice.
Con l’obiettivo di rendere onore a una storia di ricerca della propria autostima e di discriminazione basata sul colore della pelle, nel 2019, ha scritto il libro per l’infanzia Sulwe, entrato nella lista dei best-seller del New York Times destinato a diventare un film d’animazione per Netflix.
Ha preso parte alla serie documentaristica Warrior Women, un viaggio nella storia e un modo per riscriverla da una prospettiva africana, finora sempre sotto rappresentata.
È stata la prima donna non bianca a presiedere la giuria del Festival di Berlino 2024. 
Il cinema per lei deve essere rappresentare le differenze e la pluralità di voci e mette tutto il suo impegno nel sensibilizzare le giovani donne su temi importanti come l’orgoglio delle origini, la libertà di scelta e l’empowerment.
Ha fatto della diversità il suo punto di forza e con innata eleganza e fiera consapevolezza, continua trionfalmente il suo cammino artistico e culturale.
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giancarlonicoli · 1 year
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3 set 2023 19:57
“È ARRIVATO IL MOMENTO DI DIRE A NICOLA PIETRANGELI CHE HA ROTTO I COGLIONI” – LA VERSIONE DI ADRIANO PANATTA DOPO L’INTERVISTA A CAZZULLO SUL "CORSERA" DELL’EX CAPITANO PIETRANGELI – “NON L’HO MAI TRADITO. LE CRITICHE ALLA DOCU-SERIE "UNA SQUADRA"? LUI SVILISCE TUTTO E TUTTI. PORTA RANCORE E HA UN EGO SPROPOSITATO. E' UNO CHE DISSE A GIANNI RIVERA: SEI FORTUNATO CHE NON HO SCELTO DI GIOCARE A PALLONE..." - PIETRANGELI DICE CHE NON L’HA INVITATO ALLA FESTA PER I 70 ANNI: “MA NON C’ERA NEANCHE BERTOLUCCI. NON POSSO STARE DIETRO ALLE PATURNIE DI NICOLA...” -
Estratto dell’articolo di Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
«Aridagli...». Pare di vederlo, Adriano Panatta, a bordo piscina dell’omonimo Tennis club a Treviso con l’intervista di Aldo Cazzullo a Nicola Pietrangeli sul Corriere in grembo, e gli occhi al cielo.
Adriano, alla soglia dei 90 anni Nick Pietrangeli ha due chiodi fissi: Licia Colò e lei.
È che quando diventi molto anziano, perdi la memoria. La verità è stata raccontata nella docu-serie Una Squadra di Procacci, che Nicola svilisce. Ma lui svilisce tutto e tutti, è una vita che lo fa».
La trasferta in Cile, la maglietta rossa contro Pinochet, la Davis conquistata nel ‘76: i temi di un’esistenza.
«Io capisco che possa confondere, in quel contesto storico, un gesto politico per una sceneggiata: lo conosco. La maglia rossa non la capì nessuno, incluso Pietrangeli. Mimmo Calopresti ne fece un bel film. Capisco che possa inciampare nell’obbrobrio di mettere sullo stesso piano Allende e Pinochet: lo conosco. Dice che ho le gambette come Berrettini, vabbé. Avendo avuto 1400 donne sarà stanco però ha ancora la voglia di far sapere a tutti che è stato il più forte e il più bello. È arrivato il momento di dire a Nicola, con simpatia e senza giri di parole, che ha rotto i coglioni».
Come un fiume carsico sotterraneo scorre affetto, però.
«Massì, a Nicola gli si vuole bene, spero campi altri 90 anni però ha scocciato con questo modo di porsi. Il suo, più che affetto, sembra rancore. Non è mai stato tenero né con me né con i miei compagni di Davis: a me questo non piace. Io non ho mai messo in piazza le mie storie e i miei successi, parlo bene di tutti, soprattutto delle donne: è la mia legge. Ma come regalo per i 90 anni glielo dico: Nicola caro, sei stato il più figo però a un certo punto bisogna rendersi conto che verremo dimenticati».
L’ha invitata alla cena di gala, l’11 settembre al Circolo Canottieri Roma?
«Sì ma non andrò: non posso. Faremo una cosa insieme a Bologna con la squadra del ‘76, durante la Davis».
Rivendica di avervi portati in Cile, contro tutto e tutti.
«È vero, si battè tantissimo, gliel’abbiamo riconosciuto mille volte, è stato detto e ridetto. Lui ha sempre questo atteggiamento e non ci fa bella figura: vuole il merito di tutto ma quella Davis, a Santiago, la vinsero i giocatori in campo. Io ho 73 anni, dirigo un circolo, non posso stare dietro alle paturnie di Nicola né far polemica ogni volta...».
Pietrangeli dice che non l’ha invitato alla festa per i 70 anni.
«Ma non era una festa, era una cena! Io, mia moglie Anna, i miei figli riuniti a Forte dei Marmi. Non c’era neanche Paolo Bertolucci!».
Dice che lei, Adriano, per lui figlio unico era un fratello.
«Io un fratello e una sorella ce li ho. Mio fratello di tennis è Paolo: siamo cresciuti insieme. Ma Nicola l’ho frequentato da adulto. Anche la nostra rivalità è un film nella sua testa: sarà durata un anno, ne abbiamo 17 di differenza! Lo sconfissi agli Assoluti del ‘70, è finita lì. Poi l’ho ritrovato in Davis come capitano».
Dice che si sente tradito.
«Aridagli. Io non avevo il potere di esonerare nessuno, la verità è che Nicola c.t. dopo la Davis non lo voleva più nessuno, dal presidente Galgani ai giocatori. Era diventato insopportabile e indifendibile. Bitti Bergamo è arrivato dopo. Ma che sta a dì?».
Sembra che non riesca ad accettare di essere stato destituito dai suoi ragazzi.
«Nicola ha un ego spropositato. È uno che ha detto a Rivera: sei fortunato che io non abbia giocato a pallone... Però non riesco a volergli male».
Dice che una sera, a Cortina, lei pianse sulla sua spalla.
«Forse gli ho detto che mi era dispiaciuto, di certo non ho mai pianto sulla spalla di nessuno. Né mi sono scusato: scusarmi di che, poi?».
(…)
Ma è così bello arrovellarsi nell’impossibilità di arrivare a una risposta che accontenti tutti.
«Spero di eguagliare il suo record di longevità, però basta. Le grandi imprese dello sport non danno l’immortalità. Tutto finisce e passa. Ed è giusto che sia così».
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kritere · 2 years
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La proposta di Giulia Salemi a Trenitalia: “Carrozza dedicata”
DIRETTA TV La carriera di Giulia Salemi sta andando a gonfie vele. Il 2022, grazie al ruolo ottenuto al Grande Fratello Vip 7, si è rivelato particolarmente fortunato per lei. Quando si lavora nel mondo della televisione, però, gli spostamenti sono all’ordine del giorno. È sufficiente pensare che l’influencer si è dovuta trasferire momentaneamente a Roma per rispettare i suoi impegni con Alfonso…
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komauait · 2 years
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IMPORTANTE
Oggi è un giorno significativo per me.
Sono in Crisi.
Crisi - non sta a significare uno stato d animo negativo o chissà che.
Crisi significa un evento che inevitabilmente comporterà un cambiamento (dal latino crisis, krísis "scelta, decisione").
È dal 2019 che la vita mi ha costretto a cambiare più e più volte , sia nel senso positivo del termine che nel senso negativo.
Ora, nel giro di 5 giorni , quando pensavo di aver dato una svolta decisiva a questo Incubo che va avanti da 27 inverni ..mi ritrovo:
-senza lavoro
-senza una persona di cui mi fidavo come un fratello di sangue
-la mia ragazza mi ha lasciato per una cazzata
- niente più macchina aziendale (BMW Q6)
-e nella peggior prigione (la casa dei miei)
Da un giorno all'altro.
Quindi io bisogno di voi.
Anziché farmi domande in anonimo tipo:
"che segno sei?"
"qual'è la cosa più cattiva che hai fatto in vita tua?"
"sei di Roma?"*
(quante cazzo di volte mi avete fatto sta domanda Dio Cristo)*
Ho semplicemente bisogno di qualcuno con cui parlare..ovviamente non in anonimo,
perché ORA non sto bene.
Sono le 2:33 , 29 ottobre 2022
Ho bisogno di parlare con qualcuno prima di cadere tra la braccia di Morfeo.
Da domani è probabile che Grazie a questa ennesima Crisi che accolgo come lezione di Vita ..sarò un altra persona.
Spaccherò il telefono , lo butterò dal palazzo, e me ne andrò di casa e se mi vedrete online sarà qualche Maranza fortunato...o forse non farò nulla di tutto ciò.
Tutto ciò che so ...è che sarà una scelta drastica.
Dio mi sta mettendo alla prova(?).
Ed è giunto il momento che io metta alla prova questo barbone egoista ...
(come se esistesse un Porcodi0)
Dr0g4tevi, girate il mondo, coltivate una passione e circondatevi di persone che vi vogliono bene davvero per quello che siete ... coltivate una cazzo di passione e non smettere mai di credere nei vostri sogni e in voi stessi.
Ma
Per favore
Non fate la cazzate di innamorarvi.
L amore è morto.
L amore uccide.
Detto ciò.
Vi saluto;
Fate i bravi bambini.
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garadinervi · 2 years
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Maurizio Spatola (2) (1946-2022)
«Ho già avuto modo di raccontare, in altri luoghi, l'origine di quel titolo e la particolare maniera con cui decidemmo di realizzare quella raccolta, che doveva essere una sorta di mosaico di esperienze apparentemente incompatibili: un discorso basato sul superamento dei confini tra i diversi linguaggi espressivi artistici e letterari, e le cui premesse erano state poste, come ho già accennato, dal movimento internazionale Fluxus. Era un progetto basato sulla contaminazione e sulla semina (o fecondazione) nel terreno altrui. Discutemmo perciò a lungo, quella notte d'estate del '66, per scegliere fra le due ipotesi di titolo che ci sembravano più consone, Geyser e Geiger, sponsorizzate rispettivamente da Adriano e da me.» – Maurizio Spatola
(image: from «Geiger», worksandwordsandworlds, No. 1, Directed by Adriano Spatola, Maurizio Spatola and Tiziano Spatola, Edited by Maurizio Spatola, Torino, 1967 (pdf here) (Archivio Maurizio Spatola. Fondazione Bonotto, Molvena (VI))
«Negli ultimi tempi, quando lo sentivo al telefono, non mancava mai di soffermarsi sull’elenco degli amici scomparsi: tristi e dolorosi aggiornamenti che riportavano indietro nel tempo, agli anni eroici delle avventure sperimentali del sessanta e settanta. In quelle occasioni, con spirito patafisico, s’accendevano macabre autoironie. Maurizio era nato come me nel 1946, tra le macerie della guerra. Lui il 2 ottobre, io il 27 giugno. Era pertanto più giovane di me e, a suo parere, anche più fortunato, perché essendo cieco, invece di andare bighellonando da una performance all’altra, aveva più tempo per pensare!Maurizio era nato a Stradella, in provincia di Pavia. Era il secondo dei fratelli Spatola, con i quali aveva condiviso le passioni letterarie: Adriano (1941- 1988) e Tiziano (1951). Viveva a Sestri Levante, sulla Riviera Ligure; ma di quella Riviera non poteva più percepire lo splendore da più di vent’anni. Nonostante tutto continuava a coltivare l’interesse per la poesia concreta e visiva, facendosela raccontare dalle sue assistenti volontarie, che andavano ad aiutarlo per tenere in vita il suo sito, Archivio Maurizio Spatola (http://www.archiviomauriziospatola.com), nel quale pubblicava i documenti, talora rarissimi, prodotti nelle aree della ricerca poetica a partire dalla metà degli anni sessanta, fino alla fine del secolo scorso, con particolare riguardo alla vita e all’opera di suo fratello Adriano, alle edizioni Geiger, alle riviste “Tam Tam” e “Baobab”. Generalmente arricchiva i materiali con schede informative e commenti personali, come amava fare per sottolineare l’attualità di quello che definiva “sperimentalismo raramente rimasto fine a se stesso, ma apportatore invece di una salutare ventata innovatrice”.Aveva studiato a Bologna, dove aveva frequentato il liceo classico “Galvani” e dove aveva frequentato la famosa “Osteria dei Poeti”, punto di ritrovo di giovani artisti e ricercatori. Lì aveva conosciuto, tra gli altri, Giorgio Celli, Miro Bini, Carlo Marcello Conti (poi fondatore delle edizioni Campanotto), Patrizia Vicinelli, e lì nacque “Bab ilu”, la prima testata spatoliana.Ma il territorio privilegiato della sua attività artistica, giornalistica e editoriale è Torino, dove, ventenne, frequenta lo “Studio di Informazione Estetica”, fonda con Adriano nel 1968 le edizioni Geiger, per le quali cura le storiche antologie e vara la testata “Tam Tam”, diretta da Adriano e da Giulia Niccolai, e inizia la collaborazione con il quotidiano “La Stampa”. Si appassiona alla poesia concreta e pubblica su riviste internazionali, tra le quali ricordo “Chicago Review” (USA), “Ovum” 10 (Uruguay), “La Battana” e “Signal” (Jugoslavia), “Approches” e “Doc(k)s”, rispettivamente dirette da Bory e Blaine (Francia). In Italia pubblica su varie testate sperimentali, in particolare su “Quindici” e “Tool”. Partecipa ad antologie di settore e prende parte ad eventi performativi come “Parole sui muri” a Fiumalbo, nel 1967.La sua passione lo tiene impegnato sul fronte letterario, anche se la sua vita è segnata profondamente dalla distrofia muscolare del suo primogenito Gabriele, che, dopo anni di stenti, se ne va, ventiduenne, nel 1993.Tuttavia ha la forza di riprendere il suo lavoro di promotore culturale: nel 1996, cura con Arrigo Lora Totino l’ultima delle antologie “Geiger”, interamente dedicata alla memoria di Adriano e nel 1997 propone, sempre con Lora Totino, “Gli anni di Geiger”, una rassegna documentaria, presso la Biblioteca Comunale di Ferentino (Fr). La mostra, da lui rivista e ampliata, è riproposta a Ravenna, presso la Biblioteca Classense, nel 2014, con il titolo “Edizioni Geiger (1967-1979). Sperimentazione permanente”.Le collaborazioni letterarie, comunque, si susseguono nel tempo, ma con difficoltà, soprattutto a causa della perdita della vista, che non gli consente una totale autonomia. Purtroppo negli ultimi tempi lo aggredisce un tumore alla lingua. Oltre alla vista, perde la parola. Nella sua ultima telefonata a stento ho compreso il nome degli amici che voleva salutare.Ricoverato alle Molinette di Torino, aiutato da suo figlio e da sua nuora Caterina Mion, infermiera in quell’ospedale e amorosa portavoce, pubblica il suo ultimo messaggio su Facebook il 15 marzo: «Da diversi giorni sono ricoverato a Torino per un tumore alla lingua, mi trovo al momento nel reparto di radioterapia delle Molinette e mi appresto ad affrontare un ciclo di trattamenti per ridurre l'entità di questo sgradito ospite.La situazione non è semplice, ma ho qui vicino a me la mia famiglia, che mi supporta e non mi lascia solo neppure un giorno.Mio figlio Davide tiene i contatti con alcuni di voi, con altri ho scambiato dei messaggi, ma non posso parlare perché uno degli ostacoli è una tracheotomia che ho dovuto fare per la mia sicurezza e mi trovo ancora in una fase in cui non riesco a gestire la voce.Il morale tiene e io voglio affrontare tutto questo lottando come un toro e senza mai mollare un centimetro.Vi abbraccio tutti».Questa mattina se n’è andato. Ha lasciato Davide, Caterina, le nipoti Carlotta e Valentina e tutti coloro che si ricordavano ancora di lui.» – Giovanni Fontana
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yomersapiens · 3 years
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Choooo choooooo
Non appena non so cosa fare con mio nipote oppure noto che il broncio si sta accentuando e le lacrime sono prossime a sgorgare, gli piazzo sulla nuova tv gigantesca il video del trenino che salta i binari in varie evoluzioni impossibili e lui si perde e resta fermo immobile a fare chooo choooo e io mi sciolgo e vorrei congelare il tempo per sempre e riviverlo in loop costante cambiando ogni tanto i ruoli. Ogni tanto lui non è mio nipote ma mio figlio. Io sono il padre. La madre non c'è e viviamo in una specie di cartone animato giapponese di quelli tragici con i quali siamo cresciuti noi italiani.
Mio padre resta una settimana qua da me, per stare anche con mio nipote, mentre mio fratello è via per lavoro. La madre di mio nipote c'è, non è morta, lavora solo tantissimo. Non viviamo in un cartone animato giapponese. Pucci voleva aiutare e allora è venuto a Vienna.
Mentre passeggiavamo l'altra sera mi ha chiesto "Non è che ti sto disturbando a stare qua? Forse vorresti un po' di tempo solo per te stesso". Ecco da dove ho preso la paura di essere sempre di troppo. Di disturbare. Geneticamente trasmessa da mio padre. "No Pucci", gli ho detto, "stiamo costruendo dei bellissimi ricordi per quando uno dei due non ci sarà più". Lui mi manda a fanculo mentre si gratta le palle. "Famm fa na rattat". Dice ridendo. "Teng nu figl strunz".
Ogni volta che mi trovo a immaginare il futuro io vedo solo tragedia. Forse a causa dei cartoni animanti giapponesi visti da piccolo o forse perché so quanto sono stato fortunato fino ad adesso, a crescere in una famiglia sana di divorziati, dove non si è mai parlato apertamente di come stavamo dentro e dove i traumi venivano risolti in due modi: o li dimentichi o impari a riderci sopra.
È stupendo avere la possibilità di costruire ancora ricordi con mio padre. Di scattare mille fotografie dove gli chiedo di fare cose stupide e che mi faranno ridere per sempre ogni volta che le riguarderò.
Mio nipote adora i treni e i tram. Mio padre ha lavorato tutta la vita nelle ferrovie e questa è un'adorabile coincidenza.
Pucci era sul divano, visibilmente annoiato. Troppo stanchi per uscire di nuovo e troppo presto per andare a dormire. Io volevo qualche minuto per me, che anche se non lo ammetto apertamente resto un orso e pure quando ho ospiti adorabili nella mia caverna, tendo ad avere bisogno di starmene per i cazzi miei. Così faccio partire un bel video sul museo ferroviario di Pietrarsa che non solo è pieno di treni, ma è pure vicino Napoli dove tutta la famiglia ha origine, e Pucci si perde nelle riprese aeree fatte con i droni, si emoziona nel vedere quei binari che passano così vicini a San Giovanni a Teduccio e io non posso fare a meno di notare quanto sia identico a mio nipote. Due gocce d'acqua. Di dimensioni diverse, ma uguali nello spalancare gli occhi. Si chiude il cerchio. Faccio un video, lo mando a mio fratello che impreca contro il lavoro ma si rallegra nel notare questa somiglianza e ci dimentichiamo che per quasi vent'anni non sapevamo come ci si comportasse da consanguinei. Ora ci dobbiamo prendere cura di questi due esseri minuscoli. Uno appena nato, l'altro calvo e pieno di acciacchi.
Mio padre perse suo padre quando era più giovane di me e oggi ne parla ancora ricordando dettagli infinitesimali, senza mai smettere di fare battute. Io farò lo stesso, solo che avrò tonnellate di video scemi e foto stupide a sostenermi, collezionate esattamente come colleziono ogni cosa. Una casa che è un museo. Un corpo pieno di annotazioni su pelle tatuate. Tutto pur di non dimenticare niente.
Pucci dice che in famiglia noi ce ne andiamo senza dare disturbo, senza fare troppo rumore. Così se ne andò suo padre e così spera di andarsene lui. Esistiamo cercando di non darci fastidio l'un l'altro. Ma io voglio dargli fastidio a Pucci e voglio lui dia fastidio a me e la mattina lo sveglio facendo partire a tutto volume sulla tv nuova gigantesca il video del trenino che piace tanto a mio nipote perché va bene, forse non potrò cambiare la genetica, ma posso renderla più divertente.
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onoranzetriolo · 9 months
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è mancato Filippo Vinci
è mancato Filippo Vinci Ne danno il triste annunzio i figli Laura e Fortunato, il fratello Francesco, i cognati, i nipoti ed i parenti tutti. I funerali avranno luogo martedì 26 c.m. alle ore 15:30, nella Chiesa parrocchiale del Divin Soccorso.
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la-ragazza-vuota · 2 years
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06/04/22 Diario di una borderline
Caro diario, è da tanto che non ci si sente. Volevo aggiornarti sulla mia vita: -Inizierò il servizio civile approssivamente verso il 25 maggio. Ieri mi è arrivata la mail dove dice che sono stata selezionata anche se avevo il punteggio più basso, ma a quanto pare non avere un diploma mi ha assicurato un posto sicuro. -Ho finito il quinto libro di "The witcher" e mi mancano solo tre libri per finire la saga. Sicuramente poi mi sentirò vuota, senza libri che mi interessano. -Sto continuando a fare volontariato al gattile. Va tutto bene per ora; per fortuna sono sempre affiancata. -Mio fratello ha avuto il covid. Forse per questo ho preso una pausa dallo scrivere ogni giorno. -Con Simone va teoricamente bene. Cioè, ho solo tante paranoie e credo che anche lui ne abbia altrettante. Mi manca avere degli amici con cui uscire, magari anche con lui, ma a lui non va bene e questo mi causa disagio psicologico. Vorrei avere una vita interessante, ma è sempre la solita monotonia. Inoltre sembra fare stessi errori che faceva il mio ex, come quello di passare il poco tempo che abbiamo insieme al telefono. -Mi manca il mio (ex) migliore amico, non ci scriviamo da mesi e non ne comprendo la motivazione. Abbiamo smesso pian piano di sentirci e ho paura di litigare con Simone se gli scrivo (fortunato lui che non ha bisogno di nessuno oltre che me...) Ci sentiamo appena mi riviene voglia di scrivere.
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eddietheforgotten · 2 years
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       𝐅𝐋𝐀𝐒𝐇𝐁𝐀𝐂𝐊 ╱ 𝘵𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘦𝘧𝘵 𝘮𝘦
       https://youtu.be/wBuif8IAOKo          somewhere in 𝙃𝙖𝙬𝙠𝙞𝙣𝙨
             ・・・
era la sera del 4 Luglio del 1985, era già buio, si udivano le cicale, e faceva caldo, il cielo era limpido e potevi vedere persino le stelle dall'uscio della tua roulotte. si respirava la classica brezza estiva, chi cucinava al barbecue, e chi come te fumava un po' d'erba.
ti è sempre piaciuta quell'atmosfera.
è la sera in cui l'onda d'urto di un'esplosione, avrebbe frantumato il tuo cuore in mille, minuscoli pezzi, e avrebbe fatto perdere alle tue ossa la capacità di sorreggere te e il peso del tuo dolore, ma tu questo non lo sapevi ancora.
non sapevi che quella sera era la fine tragica di un capitolo importante per te, forse l'ultimo di quel libro, di cui stavate riempendo le pagine vuote.
era la notte tra il 4 e il 5 luglio che hai appreso la devastante notizia, che Billy Hargrove era morto in un'esplosione, che del suo corpo non ne era rimasta traccia, e che avresti solo avuto una tomba vuota a cui fare visita, su cui piangere.
silenzio da parte sua per oltre più di un mese, ricordi i pugni, i calci del vostro ultimo incontro, poi è scomparso, ed ora neanche la possibilità di dirgli addio.
era quella la notte in cui gli attacchi di panico sono diventati più frequenti, più forti, più distruttivi, lasciandoti inerme a tremare senza fiato, ed i polmoni a bruciare senza ossigeno, rannicchiato su quel letto vuoto che di tanto in tanto hai diviso con lui.
lo ricordi, è impresso a ferro e fuoco nella tua mente, sulla tua pelle, ricordi quella notte come se non fosse già passato un anno da allora. ricordi le voci ovattate, ricordi la vista offuscata dalle lacrime, le viscere dilaniarsi, i conati di vomito, ricordi le braccia di Laurence avvolgerti, stringerti, non ricordi le sue parole ma sai per certo che stessero cercando di donarti conforto, di alleggerire quel macigno, ma come poteva? quello non era un macigno, era l'intero mondo che ti stava crollando sulle spalle, e tu lo potevi sentire schiacciarti come fossi un piccolo, insignificante insetto.
una cellula di quel vasto e complesso universo.
ricordi la lotta per allontanare Laurence e correre a perdifiato su per quella collina, il desiderio di consumare ogni energia per arrivare lì e non aver neanche la forza di piangere, solo chiederti: perché?
una lotta che ha vinto, e ad oggi ti consideri fortunato che l'abbia fatto; ricordi il buio nel retro del van, il freddo che hai provato nonostante ci fosse caldo, il gelo nelle vene, il tremore alle ossa, la sensazione di un terreno instabile sotto ai piedi, pronto a crollare in qualsiasi momento.
potevi ancora inspirare l'odore del vostro ultimo spinello, sentire l'eco della sua voce, della sua risata, mentre gli occhi erano chiusi, le gambe strette al petto, e il volto nascosto nelle braccia.
𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐦𝐢 𝐪𝐮𝐢, 𝐭𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐠𝐨.
le uniche parole che hai rivolto al tuo migliore amico, a tuo fratello, che è costretto ad assistere da lontano alla tua distruzione, al tuo decadimento, a vederti cadere, strisciare, e accasciarti al suolo.
osservi dall'alto quel centro commerciale le cui fiamme non si sono ancora placate, respiri l'odore di bruciato nell'aria, ne riempi i polmoni come se in qualche modo potessi riprenderti, respirare Billy ancora una volta, e conservarlo lì per sempre dentro di te.
ed il tuo corpo comincia ad essere scosso sempre di più dai singhiozzi di un pianto silenzioso, l'espressione contratta in una smorfia di puro dolore, il petto colpito, trafitto infinite volte, una più dolorosa dell'altra, da un coltello, e la schiena che accoglie frecce dalla punta affilata, ferite dolorose che ti portano a chinarti in avanti con il busto.
smetti di respirare per pochi, ma infiniti istanti, le dita che cercano di affondare nel petto come se potessero prendere il cuore e stringerlo per alleviarle il dolore, mentre le lacrime calde scendono lungo le tue guance, la bocca spalancata in un urlo che non osa uscire, gli occhi che adesso non vedono più nulla, né l'edificio divorato dal fuoco, né le stelle sopra di te.
𝑪𝒐𝒍𝒅 𝒔𝒉𝒆𝒆𝒕𝒔, 𝒃𝒖𝒕 𝒘𝒉𝒆𝒓𝒆'𝒔 𝒎𝒚 𝒍𝒐𝒗𝒆?
𝑰 𝒂𝒎 𝒔𝒆𝒂𝒓𝒄𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒉𝒊𝒈𝒉
𝑰'𝒎 𝒔𝒆𝒂𝒓𝒄𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒍𝒐𝒘 𝒊𝒏 𝒕𝒉𝒆 𝒏𝒊𝒈𝒉𝒕
dov'è il tuo amore? lo cerchi in alto, lo cerchi tra quei puntini bianchi, lo cerchi nell'aria, nel manto blu della notte, anche solo per vederne il fantasma, solo per qualche istante, ma non lo trovi.
lo cerchi, lo chiami, ma lui non ti risponde.
𝑰 𝒈𝒐𝒕 𝒂 𝒇𝒆𝒂𝒓, 𝒐𝒉, 𝒊𝒏 𝒎𝒚 𝒃𝒍𝒐𝒐𝒅
𝑯𝒆 𝒘𝒂𝒔 𝒄𝒂𝒓𝒓𝒊𝒆𝒅 𝒖𝒑 𝒊𝒏𝒕𝒐 𝒕𝒉𝒆 𝒄𝒍𝒐𝒖𝒅𝒔, 𝒉𝒊𝒈𝒉 𝒂𝒃𝒐𝒗𝒆
e una delle paure più stupide, più inutili che ci siano, diviene bruscamente realtà, strappandoti via la speranza di un suo ritorno.
aver paura di perdere la persona che si ama è normale, ma quante volte quella persona si perde davvero, ed in simili circostanze?
chi immagina che un momento fumi erba, e poche ore dopo piangi distrutto la morte dell'amore che hai perso?
che è stato portato lì su, in alto, tra le nuvole nel manto notturno, lasciandoti un senso di solitudine che non può esser lavato via con qualsiasi presenza, con una voce qualsiasi, con degli occhi che non siano i suoi.
e più ci pensi, più fa male.
pensi che non potrai mai più specchiarti in quegli occhi azzurri, parlare con lui a tarda notte su quella collina, stesi sull'erba o nel tuo van, coperti da un lenzuolo, abbracciati.
non potrai mai più vederlo ridere, fumare e sbuffarti il fumo sul volto. non potrai mai più farlo sorridere, osservare quella curvatura dell'angolo delle labbra, di un sorriso che ha poi smesso di nasconderti. non potrai più litigarci, farci pace, sentire quella nota dolce nel suo tono, né bearti, gioire di attenzioni e piccoli gesti che riservava a te, solo a te.
non potrai più vederlo e basta. né ascoltare più la sua voce.
dovrai confrontarti con il peso della sua assenza ora.
i polmoni bruciano e ti ricordano di prendere fiato, e lo fai, ti carichi di ossigeno, solo per lasciarti andare in un urlo disumano che squarcia la notte, un ringhio che raschia prepotentemente la tua gola, la graffia come stessi vomitando piccole lame affilate che ti tagliano dall'interno, facendoti maledettamente male.
stringi i fili d'erba, li spezzi, li strappi, ti lasci andare in un pianto disperato, vorresti strapparti via quella pelle, che brucia, fa male, ci avresti provato se adesso Laurence non ti abbracciasse da dietro e ti fermasse.
ti dimeni, ti sporgi verso quell'edificio distrutto, come se potessi raggiungerlo con una folata di vento, come fossi una foglia e poter viaggiare cavalcando le correnti d'aria; cerchi di liberarti, cerchi di raggiungere con la sola mano la sua tomba, tra i singhiozzi, tra il pianto, i gemiti di disperazione, ed infine ti accasci al suolo chinando il busto in avanti, nascondendo il volto contro il terreno.
senti il petto di Laurence sulla schiena, lo senti abbracciarti, farti da scudo, cercare di proteggerti, e lo senti che ti porta su, a sé; ti alzi con il busto e ricadi indietro, sul suo corpo, accasciandoti per l'ultima volta, e finendo per nasconderti, abbandonarti a lui, alle sue carezze, alla sua voce che ti chiama, che ti parla, ma non riesci a sentirla. una mano che ti viene tesa, ma che tu adesso non riesci ad afferrare, ti è più facile smettere di lottare e lasciarti andare, affondare, lasciare che l'oceano ti sovrasti, mentre volgi lo sguardo al cielo e trovare un senso di pace, di vuoto, di silenzio.
lo hai pianto tutta la notte su quella collina, lo hai pianto le notti dopo, hai consumato ogni lacrima, ogni soffio di voce, spento ogni spiraglio di luce.
quel che non si è mai spento, quel che è rimasto sempre vivo, persino quando chiuso in uno scrigno per provare ad andare avanti, è l'amore che notte dopo notte, sguardo dopo sguardo, spinello dopo spinello, bacio dopo bacio, verità dopo verità, confessione dopo confessione, hai cominciato a provare per lui.
era una persona completamente diversa ai tuoi occhi, fatto di carne, ossa, ferite, cicatrici, sentimenti, emozioni.
e forse sei davvero riuscito a conoscerlo davvero, a conoscere il vero William Hargrove. Non Billy, non il nuovo Re della Hawkins, ma William.
è per lui che hai pianto.
è lui che vuoi salvare.
𝐞̀ 𝐥𝐮𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐦𝐢.
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pizzettauniversale · 3 years
Note
di nuovo ciao pizzetta 🌸 sono la tipa di prima dell’ipad, e continuo a concordare con te! anche io sono una material girl e anche a me capita di dire ‘daiii ora lo compro sto macbook finalmente!’ ma anche io poi ci ragiono dopo che vedo affitto, bollette e tutto il resto. penso che essere cresciut con questa consapevolezza permetta di godersi di più le proprie cose e usarle davvero fin quando non sono rotte, perché hanno un valore economico e affettivo (e possiamo dire che evitano anche sprechi insulsi di una cosa che può tranquillamente continuare ad essere usata, anche con accorgimenti varii e prendendosene sempre cura). anche perché se uno giustamente può permettersi tante cose, anche senza sforzo va benissimo e anzi fanno circolare l’economia (che boomer che sono) però se ci sono atteggiamenti di mancanza di rispetto nei confronti dei soldi, di chi te lo compra ecc, io non me la sentirei di vivere così. io poi mi reputo un sacco fortunato perché i miei mi hanno sempre messo nelle condizioni di non farmi mai mancare nulla, anzi hanno cercato di impararci (a me e mio fratello) il valore del sacrificio, e penso che possa riassumersi tutto con il fatto che l’estate scorsa a sedici anni mio fratello sia andato a farsi il suo lavoretto estivo, ma non perché avesse bisogno di soldi, semplicemente perché stare con le mani in mano non gliene andava e ha preferito mettere da parte qualcosina, e questa è una cosa che gli ammiro tantissimo perché nemmeno io a 16 anni ero così consapevole
Esatto, che poi anche se si hanno i miliardi si dovrebbe avere cura delle cose che si hanno ed evitare sprechi. Comprare un telefono all'anno, all'uscita di ogni iPhone è uno spreco e pure un danno all'ambiente.
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doloreesperanza · 2 years
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Una foto
Della tua passione più grande
È quello che mi rimane
E quante cose avrei voluto dirti
In quante, dio, in quante occasioni avrei voluto averti
Al mio fianco
Che mi stringi la mano
Col tuo sorriso sornione, mentre parli col tuo sgembo incrocio tra lingue, ben due, ed un dialetto terribile
Ed invece non ho potuto neanche vederti un'ultima volta
Dirti che ero li
Stringerti la mano
Dirti che ti amo
Ho dovuto essere forte invece
Davanti a te
Non mi sono potuto concedere neppure due minuti
Per dirti tutto quello che avrei voluto dirti
E allora lo scrivo qui che avrei voluto averti ai miei compleanni
Lo scrivo qui che avrei voluto tanto averti il giorno del mio matrimonio, come ti ha avuto mio fratello, che è stato tanto fortunato e neppure lo sapevamo
Lo scrivo qui che ti avrei voluto vedere tenere in braccio i miei figli
Che ti avrei voluto vivere
Per ancora così tanto tempo
Non lo dico ma lo scrivo
Non lo dico ma lo sento
Dio quanto lo sento
E vorrei credere ancora un giorno
Solo uno
Per sapere che mi senti.
Che lo sai
Quanto ti amo
E quanto mi manchi
Che la tua musica possa rasserenare il cielo
Addio, amore mio
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neverbrokeagain-02 · 3 years
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Sono 11 mesi da quando mi hai cambiato la vita , 11 mesi da quando non credevo più nell’amore ,11 mesi da quando non pensavo mai di trovare qualcuno che mi facessi innamorare , 11 mesi da quando non ero così felice , ti sarò sempre vicino, soprattutto quando starai male , sopratutto quando non avrai la forza di respirare , ti starò vicino in ogni singolo momento senza chiedere nulla in cambio , sei l’amore della mia vita , anche se litighiamo , anche se discutiamo non mi importa , mi rendi felice , mi fai stare bene , mi sopporti e questo mi basta , dal primo ti amo non ricambiato nella macchina ahahah , dal primo ti amo da parte tua nell’ androne delle scale di casa mia , dal primo bacio sulla panchina dietro allo scuole , dal primo pianto , dalle prime grida , dalle prime litigare , ti amo cazzo , ti amo anche se mi fai dannare e ti faccio dannare , sei tutto ciò che ho , tutto ciò per cui vale la pena stare male qualche volta , grazie per esserci , , grazie per le serate con le farfalle nello stomaco dopo essere tornato a casa , grazie per il “mado ma quando la rivedo” , grazie per” sono troppo fortunato “ grazie per il “è così bella “ , ti amo sul serio e non come i ragazzini , ti amo , ti amo come un fratello ama una sorella , come una madre ama il proprio figlio , perché questo sei per me , una parte di me , una parte di cuore che nessuno mai potrà sostituire.❤️
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