#il cognome delle donne
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pgfone · 3 months ago
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L'altro giorno vado a riscuotere i soldi delle olive che ho venduto, e mi pagano con degli assegni, li per li ho cercato di oppormi a questa cosa, ma purtroppo per la tracciabilità la procedura è questa. Mi sono quindi fatto coraggio e sono andato in banca. Già appena entrato il disagio di temperatura si è fatto sentire, 40 gradi Celsius in questo open space e musica discutibile a palla (da quando la musica in banca?) comunque, sempre per incrementare il mio disagio, nella sala, risiede gente vestita come in uomini e donne, ragazze con minigonne vertiginose, tacchi a spillo, scollature, unghie lunghe laccate da attrice porno anni 90 e maschi con completi blu, capelli appena rasati camice bianche stiratissime, barbe curate nei minimi dettagli e io li, con la giacca di velluto che mi ha fatto zia Giovannina, pantaloni di Amazon finto escursionista, barba e capelli non tagliati dal 2022. Bene, a parte tutto questo disagio prendo il biglietto, e la signora mi chiama subito, "venga venga lo sportello è libero", (lo sportello in realtà è un ufficio) io ero abituato a quelle cose con il vetro dove stai in piedi e non senti un cazzo di quello che ti dice quello dentro, in questo, non senti un cazzo uguale perché c'è la Pausini a palla ma almeno stai seduto. La bancaria mi dice, cosa deve fare? E io gli dico, cambiare questi assegni, e lei, ha un conto? E io si, nome cognome, documento, codice fiscale, digita sulla tastiera con quelle unghie atroci tictictic, e alla fine mi dice, ritira? O deposita? E io gli dico, ritiro, e lei ehhhmmm la cifra è troppo grande mi dispiace ma non può ritirarla tutta.
Praticamente uno si spacca la schiena 2 mesi e manco la soddisfazione di vederli sti soldi, toccarli, dargli fuoco.
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falcemartello · 25 days ago
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E con Donald Trump se ne va la nostra democrazia.
Prepariamoci a limitazioni dei nostri diritti, tipo non andare a lavoro o in alcuni luoghi se non si ha un lasciapassare digitale, non poter mandare al nido e materne i nostri bambini se non sono stati sottoposti ad un determinato trattamento sanitario, non poter accendere il riscaldamento prima di una determinata data, non poter far grigliate in giardino in determinati periodi.
Prepariamoci ad un regime totalitario che imporrà ristrutturazioni per le nostre case entro un certo anno e renderà impossibile assicurarle se non conformi alle nuove regole imposte.
Prepariamoci ad un’economia centralizzata, dove burocrati non eletti imporranno ad aziende automobilistiche cosa produrre e cosa non produrre, non in base alla domanda dei consumatori, ma alle nuove regole e se gli alti costi faranno aumentare i prezzi delle auto meglio ancora, sarà ambizioso per il nuovo regime veder ridurre la circolazione di autovetture private in favore dei prestanti e sempre puntuali mezzi pubblici.
Prepariamoci a banconi alimentari in cui la carne e la verdura saranno costosissime e prodotte da pochi sopravvissuti a politiche economiche folli in cui sarà vietato coltivare più di TOT ettari e sarà ipertassato ogni capo di bestiame.
Prepariamoci ad un regime in cui la violenza nelle strade sarà talmente aumentata a causa di delinquenti importati e lasciati delinquere dalla magistratura che sarà da folli uscire la sera da soli, a maggior ragione se donne.
Prepariamoci ad una demonizzazione prima e rimozione poi dei social network più “liberi”, l’anonimato non sarà più permesso, ogni account potrà esistere solo se collegato a nome e cognome di una persona vera.
Ogni notizia considerata falsa verrà censurata.
A decidere cosa sia falso e cosa non lo sia non sarà più l’utente con le proprie valutazioni, e nemmeno le note della comunità del social: a deciderlo sarà un’autorità con determinati permessi, possibilmente eletti dal partito in carica.
Ci aspetta un futuro buio.
(post ironico)
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angelap3 · 6 days ago
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Vedete questa donna bellissima? Si chiamava Zelda Fitzgerald. Fu tradita dall’uomo che amava e rinchiusa in un manicomio. La sua colpa? Essere una donna libera.
Ancora oggi, Zelda è ricordata solo come la "moglie" di Fitzgerald. Pochi sanno che era anche una pittrice e una scrittrice di talento. Ma, soprattutto, era una donna troppo libera per il suo tempo. Guidava da sola, portava i capelli corti, amava senza paura.
Fu così che incontrò Francis Scott Fitzgerald, destinato a diventare leggenda. Lui si innamorò perdutamente di quella donna così piena di vita. Molte delle sue opere furono ispirate da Zelda, perché una donna libera è come un uragano, una tempesta: travolge tutto ciò che incontra.
Ma Scott non sopportava che potesse oscurarlo. Non accettava che volesse essere più di una semplice musa. Con il tempo, divenne sempre più geloso, iniziò a ostacolarla, le impedì di dipingere, le rubò pagine del diario e le fece passare per sue.
Ma una donna libera non può essere rinchiusa in una gabbia: soffoca. Non può essere messa da parte, né ridotta al silenzio con la forza.
Un giorno Zelda scrisse un libro, Lasciami l’ultimo valzer. Non era solo un romanzo, era la loro storia. La storia di un uomo incapace di amare, convinto che amare e possedere siano la stessa cosa, e di una donna che, nonostante tutto, non voleva rinunciare a essere se stessa.
Fu allora che Scott decise di farla internare. La rinchiuse in un manicomio, dove fu sottoposta a numerosi elettroshock. Zelda non si riprese mai del tutto. Fitzgerald si rifiutò sempre di farla uscire, e così questa donna straordinaria trascorse il resto della sua vita chiusa in un ospedale psichiatrico. Privata della sua voce, della sua arte, della sua libertà.
Le era rimasto solo il suo cognome: Fitzgerald.
E oggi voglio dire una cosa a tutte le donne:
Non permettete mai a nessuno di spegnere la vostra voce.
Urlate. Lottate. Brillate. Ma non lasciate che vi chiudano in una gabbia.
Perché, tra tutte le cose che una donna può fare, far sentire la propria voce resta la più rivoluzionaria
Buongiorno!!!
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abr · 3 months ago
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E con Donald Trump se ne va la nostra democrazia.
Prepariamoci a limitazioni dei nostri diritti, tipo non andare a lavoro o in alcuni luoghi se non si ha un lasciapassare digitale, non poter mandare al nido e materne i nostri bambini se non sono stati sottoposti ad un determinato trattamento sanitario, non poter accendere il riscaldamento prima di una determinata data, non poter far grigliate in giardino in determinati periodi.
Prepariamoci ad un regime totalitario che imporrà ristrutturazioni per le nostre case entro un certo anno e renderà impossibile assicurarle se non conformi alle nuove regole imposte.
Prepariamoci ad un’economia centralizzata, dove burocrati non eletti imporranno ad aziende automobilistiche cosa produrre e cosa non produrre, non in base alla domanda dei consumatori, ma alle nuove regole e se gli alti costi faranno aumentare i prezzi delle auto meglio ancora, sarà ambizioso per il nuovo regime veder ridurre la circolazione di autovetture private in favore dei prestanti e sempre puntuali mezzi pubblici.
Prepariamoci a banconi alimentari in cui la carne e la verdura saranno costosissime e prodotte da pochi sopravvissuti a politiche economiche folli in cui sarà vietato coltivare più di TOT ettari e sarà ipertassato ogni capo di bestiame (scureggione, ndr).
Prepariamoci ad un regime in cui la violenza nelle strade sarà talmente aumentata a causa di delinquenti importati e lasciati delinquere dalla magistratura che sarà da folli uscire la sera da soli, a maggior ragione se donne.
Prepariamoci ad una demonizzazione prima e rimozione poi dei social network più “liberi”, l’anonimato non sarà più permesso, ogni account potrà esistere solo se collegato a nome e cognome di una persona vera. Ogni notizia considerata falsa verrà censurata. A decidere cosa sia falso e cosa non lo sia non sarà più l’utente con le proprie valutazioni, e nemmeno le note della comunità del social: a deciderlo sarà un’autorità con determinati permessi, possibilmente eletti dal partito in carica.
Ci aspetta un futuro buio.
via https://x.com/Moana_Ponzi/status/1854211176244416541
eh che vuoi Moana, noi che queste cose ce le ricordiamo perché la memoria per non si valuta in giga, e le diciamo a quelli che invece no e vivono solo nel presente dei desideri come i cani di Cesar Millan, beh noi siam brutte persone.
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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OPPURE, SE SEI UN BAMBINO...
Non voglio assolvere chi non ha avuto una educazione affettiva corretta perché ci sono anche ragazzi che in famiglie disfunzionali sono cresciuti in modo sano, magari grazie alla scuola.
Voglio solo evidenziare come sia necessario contrastare l’educazione stereotipata e come sia necessario l’intervento delle agenzie educative diverse dalla famiglia, la scuola soprattutto. Ma anche i media naturalmente hanno un peso enorme: tv, film, canzoni, pubblicità, social media.
Abbiamo assolutamente bisogno dell’educazione affettiva, dell’educazione al rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ho fatto alcuni esempi, in questo ipotetico percorso di crescita, giusto per rendere più realistico questo bisogno.
Ecco cosa può succedere quando nasce un bambino, maschio.
Appena nato sei festeggiato perché sei maschio oppure, ti hanno festeggiato perché sei sano e bello.
Dopo un giorno sei registrato all’anagrafe con il cognome di tuo padre oppure potrebbero averti dato il doppio cognome.
Dopo tre giorni torni a casa con le tutine di supereroe oppure indossi delle bellissime tutine di tanti colori.
A un anno hai paura a dormire da solo ma ti dicono che sei un maschio e devi essere coraggioso oppure ti spiegano che mamma e papà sono nella camera affianco se hai paura.
A due anni hai già piena la cameretta di un certo tipo di giocattoli, da maschio oppure hai tanti giochi diversi incluse le pentoline per cucinare come papà e mamma.
A tre anni, poiché fai i capricci per mangiare, ti dicono che se mangi diventi forte come papà oppure ti dicono che mangiare è importante per diventare grande, in salute.
A quattro anni vai alla scuola dell’infanzia e ti dicono che puoi dare il bacetto a quella bimba che ti piace, anche se lei non vuole oppure ti spiegano che non si dà un bacetto a chi non lo vuole.
A cinque anni impari che puoi difenderti dal compagno prepotente restituendogli lo schiaffo oppure ti spiegano che se subisci prepotenze a scuola puoi chiedere aiuto ai genitori o all’insegnante.
A sei anni ti regalano libri solo con protagonisti maschi, perché sei un maschio oppure ti regalano tanti libri diversi perché non esistono libri per maschi o libri per femmine.
A sette anni ti sei fatto male e vorresti piangere ma ti dicono di fare l’uomo, piangere è da femminucce oppure ti medicano, ti lasciano piangere (perché le lacrime escono) e ti consolano con delle coccole.
A otto anni pensi che, se non puoi piangere, puoi dare un calcio alla sedia se sei arrabbiato oppure ti spiegano che puoi elaborare la rabbia parlandone.
A nove anni ti fanno capire che sei grande per avere le coccole oppure mamma e papà continuano a farti le coccole, finché le desderi.
A dieci anni tuo padre ti fa notare come sono belle le tette della ragazza dell’ombrellone affianco oppure tuo padre continua ad insegnarti il rispetto verso le donne.
A undici anni ti dicono che è sciocco che un maschio scriva e legga poesie, oppure ti dicono che scrivere poesie è un bellissimo modo per narrare ed elaborare le emozioni.
A dodici anni sei il più bravo in italiano ma ti dicono che poiché sei maschio dovresti essere il più bravo in matematica oppure ti spiegano che non esistono materie maschili o femminili in cui essere più bravi.
A tredici anni vorresti praticare danza ma non te lo permettono, perché sei un maschio oppure non ti costringono a fare calcio e sono felici che tu voglia fare danza.
A quattordici anni i tuoi compagni prendono in giro un compagno perché è gay e devi farlo anche tu per essere parte del gruppo oppure comprendi che puoi non seguire il branco e puoi ragionare con la tua testa.
A quindici anni hai la tua prima ragazza ma lei ti lascia e per la rabbia dici in giro che è una ragazza facile oppure ti confidi con un amico per sfogarti e pensi che ti innamorerai presto di un’altra ragazza.
A sedici anni hai un’altra ragazza ma sei geloso e le controlli il telefonino oppure sai che non il controllo non è sano in una relazione sana.
A diciassette anni insisti con la tua ragazza per avere rapporti sessuali oppure aspetti che anche lei sia pronta per fare l’amore.
A diciotto anni sui social ridi delle battute sessiste dei tuoi amici oppure, da adulto quale sei diventato, li inviti ad evitarle.
Potrei continuare, fare tanti altri esempi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta. Basta fare un giro attento soprattutto su Instagram per leggere in questi giorni, ma non solo, commenti rivoltanti sul consenso, sulla libertà delle donne, sulla negazione stessa della violenza.
Abbiamo bisogno di uomini che prendano tutti i giorni le distanze da tutto ciò e non solo quando succede qualcosa che provoca dolore. Facile addolorarsi per Giulia, più difficile non ridere della battuta sessista sull���aspetto di una donna o chiedere di evitarla. E potrei fare mille esempi del sessismo maschile diffuso, quotidiano, becero che alimenta la cultura della violenza e dello stupro.
Noi donne continueremo a fare quello che già facciamo ma sarà abbastanza inutile finché davvero non si daranno da fare gli uomini, in modo deciso, forte, autorevole. Abbiamo bisogno che gli uomini facciano oggi quello che le donne hanno fatto negli anni Settanta del secolo scorso, una vera rivoluzione. Non sarà un percorso breve, ci vorranno anni anche perché in questo spaventoso backlash culturale che stiamo vivendo sul piano politico e sociale bisognerà andare molto controcorrente, ma è il momento di cominciare.
Mentre finisco di scrivere questo testo sul mio cellulare arriva la notifica dell’arresto di Turetta. Ogni volta che scriverete un commento duro su di lui ricordate di non ricominciare poi domani a praticare quel sessismo, anche benevolo che è pure peggio, chi ci porta a dover vivere queste tragedie.
Donatella Caione su: https://lapizzicallante.blog/2023/11/19/oppure-se-sei-un-bambino/#
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Come sorgessero dal nulla, su quelle barche in balia delle onde, migranti, spesso li crediamo soli al mondo. Queste entità senza volti, senza nomi, senza parenti, come mai nati, bambini, donne, uomini, magari siamo convinti che nessuno li piangerà, nessuno li cercherà, come li chiama quello che fa il ministro: "carico residuale".
Poi vedi gente piangere, un fratello, un nonno, una sorella, un cugino, una madre; li chiamano con i loro nomi, li fanno vivi: "lo stavo aspettando..." - "sperava in una vita migliore in Europa..." - "ci siamo sentiti ieri..." - "amava il calcio..." - "Aveva solo sei mesi...".
Mostrano foto, raccontano momenti, parlano di guerra, di torture, piangono sulle bare, quelle marroni e quelle bianche. Esseri umani, nient'altro che esseri umani, proprio uguali a tutti gli altri esseri umani, con le loro storie, il loro passato, le loro lacrime, un nome e un cognome, e poi la disperazione, proprio come gli altri esseri umani quando sono disperati e cercano una mano tesa. Una mano che non hanno trovato, perché qualcuno si crede più essere umano di altri.
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sereads · 4 months ago
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“Solo quelli che non contano niente sono morti,” le aveva risposto Rosa. “I porci grossi non ci vanno in guerra, solo i disgraziati.” Intanto agitava il mestolo in aria. “La guerra mi ha preso Bastiano. Non la voglio festeggiare, nemmeno se è finita, e non me la dovete nemmeno nominare o quanto è vero Iddio faccio cascare la montagna!”
Il cognome delle donne - A. Tamigio
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kon-igi · 2 years ago
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PENSIERI SPARSI SUL MOTIVO PER CUI PARLO POCO DI VIOLENZA SULLE DONNE
Perché è difficile.
Perché ho vissuto decenni senza rendermi conto della reale portata del problema.
Perché per quanto io non abbia mai tenuto comportamenti irrispettosi o prevaricanti, non sono mai riuscito a mettermi veramente nei panni di chi queste violenze le vive ogni giorno.
E ho sempre trovato complicato individuare il confine tra mentalità da macho e comportamenti predatori o violenti.
Perché dobbiamo poter distinguere, pur riconoscendo nel comportamento maleducato il segno di una certa mentalità maschilista tossica che poi può condurre - e a volte giustificare - comportamenti ben peggiori.
Ne parlo poco perché, come @nusta ha ben detto, la mia prima reazione viscerale sarebbe quella della risposta violenta - MOLTO violenta - ma adesso come adesso i media sono focalizzati dal trend ‘violenza sulle donne’ e per quanto sia il minimo sindacale che un problema ENORME come questo sia emerso, le notizie sono appositamente confezionate e sparate dritte nella pancia delle persone, imponendo una polarizzazione forzata dalla risposta emotiva forte.
Quindi cerco di capire.
Io reputo La Russa un individuo abietto dal pensiero razzista, classista, maschilista e decisamente fascista, quindi la sua boutade in difesa del figlio non poteva che seguire questo miserevole copione.
Nessuno, però, conosce il figlio, anche se ovviamente alcuni giornali di un certo orientamento politico si sono subito prodigati a dipingerlo come un fascistello prepotente e viziato.
Può darsi... ma non è questo il punto.
Il problema è che molte di quelle persone che dicono di lasciare fare corso alla giustizia in realtà lo hanno già condannato e questo è molto pericoloso perché si risponde alla terribile pratica della colpevolizzazione della vittima ribaltando l’equazione e supponendo una colpevolezza automatica dell’uomo. 
D’altro canto, abbiamo finalmente capito che non è violenza sessuale solo quando la donna arriva in pronto soccorso coi vestiti strappati, malmenata e sanguinante.
Ma davvero questo processo sarà equo, per ambo le parti?
Io vedo un opinione pubblica divisa nettamente in due tra chi vorrebbe strappare le palle al figlio di La Russa (purtroppo non ci si sceglie il cognome... e se per quello neanche il nome, evidentemente) e chi pensa che la ragazza sia una poco di buono cocainomane che vuole fare il colpo grosso... e, mi spiace dirlo, se mettete il naso fuori dalla vostra bolla i primi sono decisamente meno dei secondi.
Dobbiamo per forza dire la nostra a ogni costo?
Sì, se volete... ma c’è da pensare bene e a lungo, fino a quel momento in cui può darsi ci si renda conto che si tratta di un discorso ben più grande della singola notizia. 
E allora magari preferiremo zittire le nostre pance e continuare a riflettere.
Io ci provo, poi chissà che sarà.
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carmenvicinanza · 5 months ago
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Shania Twain
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Shania Twain, cantautrice canadese e regina del country pop, è una delle donne che hanno venduto più dischi della storia, più di cento milioni di copie.
Scrive testi che parlano d’amore, di empowerment femminile, descrive spaccati di vita quotidiana e mette in luce, con ironia e sarcasmo, il materialismo e la superficialità del mondo contemporaneo.
Più volte in testa alle classifiche mondiali, tre dei suoi album sono stati premiati come dischi di diamante.
Tra i numerosi premi ricevuti spiccano cinque Grammy Awards, due World Music Awards e ben 39 BMI Songwriter Awards.
È inserita nella Walk of Fame del Canada, nella Walk of Fame di Hollywood, nella Canadian Music Hall of Fame e nella Nashville Songwriters Hall of Fame. Le è stata anche dedicata una Barbie.
Per il suo impegno umanitario e per aver dato lustro alla storia della musica, è stata insignita col prestigioso Ordine del Canada.
Nata col nome di Eilleen Regina Edwards a Windsor, in Ontario, il 28 agosto 1965. Ha avuto un’infanzia difficile vissuta in ristrettezze economiche.  Il suo patrigno, che l’aveva adottata insieme alle due sorelle dando loro il cognome Twain, picchiava la madre caduta in depressione che, per un periodo, era anche stata accolta in una casa rifugio per donne maltrattate.
Ha iniziato a cantare nei bar all’età di otto anni per aiutare la sua famiglia. L’esperienza nei locali notturni sono stati la sua prima palestra di vita.
A 13 anni è comparsa in un programma della CBC e ai tempi del liceo era la cantante di una band locale che faceva cover.
Quando, nel 1987, la madre e il padre adottivo sono morti in un incidente d’auto, si è trovata a prendersi cura delle sorelle e del fratello.
Nel 1991 ha firmato il suo primo contratto con la Mercury Nashville Records adottando il nome d’arte Shania, che, in una lingua nativa, significa “a modo mio“.
Nel 1993 è uscito il suo primo album, l’omonimo Shania Twain con cui si è fatta notare e anche criticare nella scena country per i suoi videoclip in cui metteva in mostra l’ombelico.
Due anni dopo, insieme al produttore Robert Lange, che intanto aveva sposato, ha pubblicato The Woman in Me rimasto per mesi al primo posto nelle classifiche country e che ha venduto dodici milioni di copie, vinto un Grammy e ottenuto due premi dall’Academy of Country Music.
Come on Over, del 1997, ne ha consacrato il successo internazionale. Rimasto in classifica per due anni consecutivi, con i suoi 40 milioni di copie, è stato il disco di musica country più venduto di tutti i tempi che le ha portato quattro Grammy.
Da allora la sua carriera musicale è stata tutta in ascesa, tour mondiali, importanti collaborazioni, i suoi brani usati per importanti campagne pubblicitarie e serie tv.
Una vita non priva di intoppi e arresti, ha superato la malattia di Lyme e un lungo periodo di depressione ma si è sempre rialzata, con la grinta e l’ironia che la contraddistinguono.
Nel 2011 è stata protagonista di un reality dal titolo ‘Why Not? with Shania Twain‘ andato in onda sul canale americano ‘OWN’ di proprietà di Oprah Winfrey. Nel corso del programma, ha ripercorso tutte le tappe della sua vita, anche quelle dolorose causate dal divorzio col marito, l’infanzia e la difficile adolescenza.
Il 3 maggio dello stesso anno è uscito From This Moment On, il suo libro autobiografico.
Dal 1º dicembre 2012 è stata presenza fissa per due anni di seguito al Caesars Palace di Las Vegas con lo spettacolo residente Shania: Still the One.
Nel 2017 ha pubblicato l’album Now, seguito da un anno di tour promozionali prima di accettare la seconda residenza a Las Vegas Let’s Go! , che ha aperto il 6 dicembre 2019 che si è conclusa il 10 settembre 2022.
Nel luglio 2022 è stato pubblicato un documentario Netflix che ripercorre la sua carriera intitolato Not Just A Girl.
Il 3 febbraio 2023 è uscito il suo sesto album in studio, Queen of Me.
Shania Twain ha partecipato a concerti che hanno fatto la storia, a numerose trasmissioni televisive e recitato in serie tv e diversi film.
Ha sgomitato per farsi apprezzare oltre la sua bellezza e avvenenza fisica ma è stata di ispirazione per tante giovani musiciste, prima tra tutte, Taylor Swift.
È vegetariana e da anni vive in Svizzera.
Nel 2010 ha creato Shania Kids Can, organizzazione che si occupa di assistenza all’infanzia. Sostiene una serie di enti di distribuzione alimentare per persone indigenti.
È una donna grintosa, partita dal niente che è diventata una delle star più potenti del mondo musicale.
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telefonamitra20anni · 2 years ago
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Un nome, per amore.
A me piace osservare, e farlo stando attenti sempre quel tanto che basta, per allenarsi a non giudicare. O per lo meno provarci. Perdendomi tra "le sue parentesi" riscopro molti aspetti di un carattere, di una persona che poco certamente conoscerò fino in fondo, sebbene tanto di lui se ne sia parlato, ma che disegna un profilo netto, quello di un uomo e della fragilità del suo se. Un probabile profilo di uomini e donne della classe del '20. Era un'Italia ben diversa, divisa e unita da una classica stereotipia di luoghi comuni, bigotterie, antropologie e educazioni ben distanti dal questo 2000. Probabilmente a Marcello, l'uomo del duemila sarebbe risultato un po' marziano. Chi lo potrà mai sapere?! Un profilo dicevo, di un uomo fragile, correttamente integro nel sentire, cercarlo, quel tanto che basta per essere tra le sue spaccature, solo un uomo. Ripercorrendo le sue scelte, perlomeno quelle che lui pubblicamente esplicita, una in particolare tra tante mi colpisce; la scelta di non rinnegare un cognome, dato per dono, un nome promesso con un si. Quel cognome ha avuto il suo peso, nel bene e nel male, quel cognome era Mastrojanni. Lo fece per amore. Certe educazioni edificate con le impalcature di un tempo, insegnavano così. Dogmi e sentimenti in battaglia. Erano giovani, erano anime in battaglia. L'idea di rinnegare quel "dono" a Marcello non è mai piaciuta, non era solo un cognome, era la riconoscenza per colei, che del suo cognome, avrebbe potuto farne vestito da sposa, quell'abito migliore che nessun'altra avrebbe indossato più opportunamente di lei, più adeguatamente delle sue figlie. Nonostante tutto, e tutti. Messa giù così, questa storia ha un po' quel sapore Shakespeariano, in fondo lui è stato anche un uomo di teatro; ma sottolinea un intimo profondo. Sottolinea la forza di un ideale, la sopportazione e il sacrificio che questo ideale ne consegue. Non mi addentrerò nelle linee di una cronaca rosa fin troppo lungamente discussa, il risultato di tutto non sta di certo lì. Gli errori in cronaca, in vita, li commettiamo tutti. Siamo un po' tutti quegli uomini del 20, quella classe di ideale. Siamo stereotipi, il risultato di ciò che viviamo, sentiamo, siamo ogni sfaccettata fragilità. E se qualcuno ha sbagliato, avrà chiesto scusa, se qualcuno ha sofferto, ha accolto e allontanato. Io comunque, in tutto questo ci vedo sempre un profilo d'amore, una finestra di eternità.
It was good what we did yesterday
and I’d do it once again
The fact that you are married
only proves you’re my best friend
But it’s truly, truly a sin
" È stato bello ciò che abbiamo fatto ieri e lo rifarei un’altra volta il fatto che sei sposata prova solo che sei la mia migliore amica ma è davvero, davvero un peccato. "
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wolfman75 · 10 months ago
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Paul Kenneth Bernardo (Toronto, 27 agosto 1964) e Karla Leanne Homolka (Port Credit, 4 maggio 1970) noti anche come "Barbie & Ken", sono una coppia di assassini seriali canadesi; uniti da una relazione coniugale, sono responsabili di tre omicidi e di numerosi stupri, avvenuti nel corso degli anni ottanta e primi anni novanta.
Paul Bernardo nacque a Toronto nel 1964, dopo il matrimonio combinato dei suoi genitori; aveva anche una sorella. Suo padre, Kenneth Bernardo, era un uomo violento che picchiava la moglie Marilyn, la tradiva con altre donne e commetteva molestie sessuali ed atti di persecuzione a danni di minorenni; arrivando persino a stuprare la figlia. In seguito ad una discussione, Marilyn tornò dai suoi e rincontrò il padre biologico di Paul. Nonostante tutto questo, Paul crebbe come un ragazzo brillante, iniziando a studiare Scienze economiche e contabilità. La madre, che non sopportava più il marito, cadde in depressione e diventò obesa.
Bernardo era in realtà un figlio illegittimo che la madre concepì quando era con il suo primo fidanzato; la madre svelò il fatto al figlio quando aveva 16 anni, nel 1980; da questo momento in poi, Paul nutrì un odio atroce verso di lei, arrivando a litigarci e ad insultarla in modo molto pesante; lei lo ricambiava. Bernardo divenne poi ossessionato dalla sessualità e iniziò a collezionare materiale pornografico; successivamente si mise a spiare le ragazze che si spogliavano e infine passò agli stupri; tra una violenza e l'altra, contrabbandava sigarette.
Gli stupri iniziarono dal 4 maggio 1987: era solito appostarsi nei pressi delle fermate del bus di sera; aspettava che si avvicinassero delle ragazze e, al momento propizio, le assaliva e le costringeva ad un rapporto orale o anale; in un'occasione, arrivò quasi a strangolare una vittima. Le ragazze avevano dai 15 ai 22 anni. Alla fine del percorso scolastico, si laureò alla University of Toronto a Scarborough nel 1987. Trovò un lavoro come contabile in una banca; il 17 ottobre dello stesso anno conobbe Karla Homolka in un ristorante a Scarborough.
Karla Leanne Homolka nacque il 4 maggio 1970, prima di tre figli di una famiglia normale (il padre era un rappresentante di oggetti di arredamento ed aveva un carattere molto amorevole e la madre era una donna autorevole e sicura); il cognome lo ereditò dalla madre di origine ceca. Crebbe in modo regolare e imparò ben presto a parlare, camminare e leggere; ereditò dal padre l'asma. Nel marzo 1971 nacque la sorella Lori e il 1º gennaio 1975 la sorella Tammy.
La sua famiglia si stabilì ufficialmente nel 1978 a St. Catharines. Da ragazza, Karla aveva un'intelligenza molto elevata, tant'è che da piccola sapeva fare molte più cose dei suoi coetanei; amava i libri e coltivava la passione per gli animali. Era una bella ragazza, bionda e attraente, ma crescendo diventò testarda e aggressiva, ed incominciò ad avere frequentemente rapporti sessuali.
Da adolescente divenne un'appassionata di lettura e il suo genere preferito era l'occulto; aveva anche altre passioni, tra cui la musica e il canto. Ogni tanto ebbe dei problemi a relazionarsi con i fidanzati: ci litigava e cadeva in depressione, sviluppando tendenze suicide. Comunque questi problemi a relazionarsi non erano assolutamente gravi. Iniziò a lavorare part-time in un negozio/clinica di animali vicino ad un centro commerciale.
Il 17 ottobre 1987, a 17 anni, conobbe Paul Bernardo in un ristorante a Scarborough. Quando Bernardo entrò a far parte della vita della famiglia di Karla, la sorella Tammy, di 12 anni, prese subito in simpatia il giovane. Era molto affezionata a lui, da quanto si può vedere dalle videocassette girate dai familiari di Karla.
Paul e Karla si innamorarono subito; in particolare, Karla era rimasta rapita dalla sua bellezza e dalla sua eleganza; divenne ossessionata da lui e ne parlò molto bene alla sua famiglia. Nei giorni a venire, Paul si intrattenne in alcuni giochi erotici sadici con Karla: lei avrebbe dovuto fingere di essere la vittima di uno stupratore; Paul l'avrebbe ammanettata e violentata, nonostante le sue preghiere.
Continuò anche a fare lo stupratore seriale; nel 1988 contava 13 violenze sessuali ai danni di ragazze. Karla sapeva dei suoi soprusi, ma taceva; preferì restargli accanto, non lo voleva lasciare o denunciare. Paul iniziò anche a stuprare Karla; la prima volta fu nel 1988; si pentì di averlo fatto e, in lacrime, le disse che gli dispiaceva e che non l'avrebbe più fatto. Dall'anno successivo ricominciò con più violenza.
Tra uno stupro e l'altro, le tolse la verginità prima del matrimonio; da quel momento lui si sentì in diritto di “esigere un risarcimento morale”; decise quindi di prendersi anche la verginità di Tammy Lyn Homolka (1º gennaio 1975 - 24 dicembre 1990), la sorella minore di Karla, stuprandola. Lui riferì l'idea alla promessa sposa, che non si ribellò alla proposta. La verginità di Tammy gli sarebbe dovuta essere data come “regalo di Natale”. Karla iniziò a progettare lo stupro e rubò dei sedativi dalla clinica per animali; per testarne l'efficacia, li provò sugli animali e ne vide gli effetti. Poi si esercitò ad usare una fotocamera, che sarebbe servita nell'operazione.
La sera del 23 dicembre 1990, circa sei mesi prima di sposarsi, Tammy fu invitata a cena a casa di Paul e Karla; l'alotano, un potente sedativo, era stato mescolato con il cibo e con il bere; lei, mangiandolo, lo assunse e si addormentò sul divano poco dopo. Mentre Karla le teneva uno straccio imbevuto di altro anestetico sul viso, Paul iniziò a praticarle del sesso anale e vaginale (il tutto mentre i familiari di Karla dormivano), il tutto corredato da alcune fotografie.
Improvvisamente (mentre Karla aveva un rapporto sessuale violento con Paul) Tammy si mise a vomitare, forse per overdose da medicinale, e incominciò a soffocarsi con il proprio vomito: la bile le aveva tappato la gola fino a non farla più respirare; probabilmente la testa era completamente sdraiata, e questa posizione non le avrebbe fatto espellere il vomito. Karla provò a girarle la testa, ma fu tutto inutile.
I due chiamarono subito il 911 e camuffarono la morte come un incidente. Tammy venne caricata su un'ambulanza e portata nel St. Catharine General Hospital, dove i medici provarono a rianimarla, ma fu dichiarata morta alcune ore dopo, verso le 2 della vigilia di Natale, soli 8 giorni prima di compiere 16 anni. I genitori di Karla, già sconvolti dalla morte della figlia, non sospettarono minimamente che potesse essere colpa dei due ragazzi, come anche non dubitarono gli inquirenti; il caso verrà in seguito archiviato come “un incidente a seguito di una sbronza”: forse i medici, che non si erano insospettiti, non fecero l'autopsia al cadavere. Sul viso erano presenti dei segni di ustione da medicinale. Le tracce di liquido seminale erano state lavate da Karla, quindi l'ipotesi di stupro era lontana.
Il 27 dicembre 1990 Tammy venne sepolta. Sia Paul che Karla scrissero due biglietti per la giovane defunta, nei quali essi appaiono assai desolati per la sua morte. Il 20 luglio 1993, alla riesumazione del corpo di Tammy, all'interno della bara venne trovato un biglietto contenente l'invito a nozze per il matrimonio di Karla e Paul.
Paul, a seguito dell'omicidio, incolperà Karla di avere fatto morire il suo “giocattolo sessuale”, esigendo quindi una sostituta. Dopo alcune ricerche gli trovò il “giocattolo” ideale, un'adolescente di nome Jane, la quale assomigliava vagamente a Tammy. Questo sarebbe stato il “regalo di nozze”. Karla fece amicizia con Jane e si conquistò la sua fiducia; un giorno la invitò a casa di Paul; lei la seguì e si mise a mangiare dolci e bere molto alcol misto ad halcion, un medicinale.
Una volta addormentata, chiamò Paul, che era ignaro della sorpresa. In mezzo all'euforia costrinse la fidanzata a copulare con Jane; successivamente toccò a lui: ebbe un altro rapporto vaginale ed anale; le tolse la verginità. Il tutto fu corredato da una registrazione. Finito lo stupro, la misero a letto. Lei si svegliò il giorno dopo: sentiva dei dolori, ma non si ricordava nulla del giorno prima; sapeva solo di essersi ubriacata e addormentata. Paul rimase contento dal fatto, e pensò di sposare Homolka, nonostante non fosse più vergine.
L'11 giugno 1991 un giovane ragazzo di soli 15 anni di nome Christopher Evans morì a causa di un incidente stradale, assieme ad altri tre adolescenti. La comunità, sconvolta da quanto accaduto, era quindi in lutto. Una giovane ragazza coetanea di Christopher, di nome Leslie Mahaffy (5 luglio 1976-16 giugno 1991), figlia di una maestra e di un oceanografo (il quale mestiere era aspirato anche da parte della giovane), il 14 giugno, la sera prima del funerale del ragazzo, si recò presso l'agenzia di pompe funebri per la veglia in compagnia di altri ragazzi.
Durante la cerimonia cercò di consolare i suoi amici e, dopo l'evento, assieme ad un gruppo di ragazzi, si recò nel bosco per bere. Alle 2.00 del mattino del 15 giugno si recò presso casa sua assieme a questi ultimi, con l'obiettivo di trascorrere ancora un po' di tempo insieme, ma accidentalmente si chiuse fuori di casa dalla porta sul retro; ciò risultò essere un problema per la giovane Leslie, in quanto i suoi genitori avevano chiuso la porta principale perché stanchi del comportamento ribelle della ragazza.
La giovane, infatti, nonostante fosse una ragazza gentile e avesse un buon rapporto con il fratellino Ryan e con i suoi genitori, pare conducesse una vita sregolata rubando talvolta nei negozi (venne colta in reato di taccheggio in un minimarket per 3 volte durante i mesi di marzo e aprile 1991) e marinando la scuola. Secondo alcuni, a volte si dava al “sesso facile”, andava molto a spasso con gli amici e tornava a casa tardi. Quella sera era uscita di casa promettendo che sarebbe tornata a casa entro le 23, ma i suoi genitori, vedendo che a quell'ora la giovane non era ancora tornata, decisero di farle imparare la lezione chiudendole la porta principale.
La ragazza, allora, disse ai suoi amici di non preoccuparsi e che avrebbe risolto la situazione abbastanza in fretta. Si recò presso un telefono pubblico e chiamò a casa di una sua amica allo scopo di non svegliare i suoi genitori e di dormire da lei, per poi andare insieme al funerale di Chris il giorno dopo. Rimase al telefono fino alle 2.30 senza però riuscire nel suo intento, decidendo allora di tornare presso la sua abitazione e di svegliare la madre, pur di non rimanere fuori al buio.
Fu proprio in quel momento che Bernardo, intento a rubare delle targhe di automobili per il contrabbando di sigarette, incontrò Leslie, invitandola a salire in macchina per prendere una sigaretta. Entrata nell'abitacolo, iniziò a minacciarla e le fece coprire bene gli occhi con una felpa, e la condusse a casa sua, dove lo attendeva Karla; la casa distava 53 km. Portata nell'appartamento, le bendò gli occhi e, tra sue le urla e le canzoni di Bob Marley e David Bowie, iniziò a sodomizzarla; lo stupro fu nuovamente filmato con una fotocamera. Secondo i due assassini, alla giovane venne dato un orsetto di peluche per sostenere le aggressioni.
Intanto, la mattina del 15 giugno, al funerale di Chris Evans, la madre, non trovando Leslie in chiesa chiamò la polizia. La ragazza non si presentò nemmeno a scuola il 17 giugno (il giorno dopo la sua morte), dove avrebbe dovuto sostenere un esame di matematica. Gli amici pensarono che non fosse pronta, nonostante avesse detto ai suoi amici l'opposto.
Durante la notte tra il 15 e il 16 giugno, dopo che venne tenuta come ostaggio per ben 24 ore, Leslie venne drogata da Paul con alte dosi di Halcion (la stessa droga che venne usata da Bernardo per sodomizzare Tammy) e successivamente strangolata con un cavo elettrico. Tuttavia riuscì nel suo intento solo ad un secondo tentativo, dopo che durante la prima la giovane perse solamente i sensi. Il cadavere venne quindi nascosto in cantina.
Secondo altre dichiarazioni, Bernardo disse che, mentre egli si trovava fuori dalla stanza, intento a preparare l'auto dove avrebbe liberato Leslie, la giovane morì per le eccessive dosi di droga. Disse inoltre che prima era viva, e se ne accorse quando la prese in braccio per caricarla in macchina. Fu allora che sia lui che Homolka entrarono nel panico e tentarono di farle la respirazione artificiale, senza però successo.
La mattina dopo la coppia invitò a cena i genitori di Homolka e la sorella Lori, e per poco non venne scoperto il cadavere di Leslie. La madre di Karla, infatti, aveva intenzione di scendere giù in cantina per prendere delle patate. Paul si offrì per non scomodare la suocera, e la scoperta venne evitata. Dopo che la famiglia di Karla se ne andò, la coppia recuperò il cadavere e Paul smembrò il corpo con una sega circolare in una tenda di plastica; i vari pezzi vennero mescolati con del cemento e "smaltiti" nel lago Gibson.
Nei giorni successivi all'omicidio, i genitori di Leslie continuarono a pensare che la figlia fosse scappata, tant'è che il 18 giugno sua madre Debbie autorizzò l'arresto di sua figlia in caso di allontanamento volontario. Quando, due settimane dopo la scomparsa della giovane, al compleanno della madre, la figlia non si fece sentire, i genitori erano convinti che Leslie non avesse (o non potesse avere) l'intenzione di chiamarli, senza preoccuparsi di dar loro informazioni. Pochi mesi prima era scappata di casa per due settimane e venne ritrovata in una stanza d'albergo in compagnia di un ragazzo più grande di lei, entrambi sotto effetto di stupefacenti.
Gli amici della ragazza, i quali parteciparono alla veglia, diedero molte informazioni utili agli inquirenti. Gran Vanderveek, il fidanzato di Leslie, litigò con la giovane alle 4 del pomeriggio del 14 giugno per non essere passato a trovarla a casa: vide successivamente la ragazza intenta a consumare un hamburger poco dopo nel centro commerciale della zona. Martian McSweeny, un suo amico, passò con lei la sera della veglia funebre; assieme si recarono con il gruppo di ragazzi presso il bosco per bere. Martian inoltre non vide Leslie preoccupata alle 2 quando si accorse di aver saltato il coprifuoco che le fu imposto dai suoi genitori. L'ultima testimone fu Amanda, l'amica cui Leslie telefonò presso la cabina pubblica alle 2.30 per andare a dormire, senza però avere successo. Quando Martian non la vide al funerale, tuttavia non si allarmò, in quanto convinta che Leslie si fosse cacciata in qualche guaio con i genitori.
Il 29 giugno, una coppia in canoa scoprì nel lago i pezzi di cemento, i quali erano stati preparati male e, se aperti, mostravano delle parti del corpo. In alcune ore la polizia recuperò una spalla, un piede e un torso; il cadavere fu ricomposto; attraverso l'apparecchio dentale riuscirono ad identificarlo come quello di Leslie.
Lo stesso giorno Paul e Karla si sposarono, con un matrimonio sontuoso e con 150 ospiti. I genitori di Karla non poterono versare una grande somma di denaro per il matrimonio di loro figlia in quanto vennero già spesi per il funerale di Tammy pochi mesi prima. Il padre di Karla brindò durante il taglio della torta in memoria della figlia, ma Karla cambiò velocemente argomento per brindare agli sposi. Karla aveva 21 anni e Paul quasi 27.
Un giorno Karla, dopo aver invitato ancora Jane, della quale aveva ormai conquistato la fiducia, provò ad ucciderla pur di compiacere Paul, ma lui la fermò e la minacciò di divorziare. Lo sposo, rimasto senza vittime da stuprare, ripiegò su una ragazza americana consenziente. Dopo che ripartì dal Canada per andare negli Stati Uniti, rimase nuovamente a mani vuote. Vedendo che la tensione si stava accumulando, Karla decise di procurare un altro “giocattolo” per Paul: ci teneva che non divorziasse, gli rivolgeva una grande attenzione.
Circa 10 mesi dopo l'omicidio di Leslie, il 16 aprile 1992, la coppia individuò la terza vittima nel parcheggio della chiesa di St. Catharine: era una ragazza canadese quasi 16enne di nome Kristen French (10 maggio 1976-19 aprile 1992). Dopo la tragica morte di Leslie, Kristen diceva a tutte le sue amiche di non fidarsi degli sconosciuti e di prestare attenzione a chiunque.
Quel giorno Kristen stava passeggiando da sola per strada, quando Karla, alla guida della sua macchina, uscì dall'abitacolo con una mappa in mano e si avvicinò alla ragazza, dicendole di essersi persa. Mentre le chiedeva delle informazioni stradali, le puntò addosso un coltello e la costrinse a salire in macchina. In quel momento Paul scese dalla macchina e salì dietro, riuscendo così a tenere sotto controllo Kristen, minacciandola che le avrebbe tagliato la gola. La ragazza venne bendata ed ammanettata e portata nella loro casa, dove vennero staccati i telefoni e chiuse porte e finestre. Alcuni testimoni assistettero alla scena, ma non capirono bene cosa stesse succedendo (altri dissero di aver visto la ragazza a bordo di una macchina Camaro, totalmente differente rispetto a quella di Karla).
Dopo l'arrivo in casa, Paul la violentò. Dalle registrazioni pervenute si vede che arrivò al punto da orinarle in faccia e schiaffeggiarla con il pene, inserendogli una bottiglia di vino nell'ano, almeno per 40 volte. Kristen, pensando che sarebbe sopravvissuta, si piegò al loro volere. Dopo lo stupro, Paul uscì di casa per 30 minuti e Kristen scongiurò Karla di risparmiare la vita. Ma lei decise di non aiutarla, in quanto i coniugi avevano agito a viso scoperto e la ragazza sarebbe stata un testimone abbastanza scomodo, avendo visto sia la casa che il cane della coppia. Dopo che Paul tornò a casa, accese la televisione, nella quale apparve l'edizione straordinaria del telegiornale dove venne lanciato un appello del padre della ragazza, il quale scongiurava i rapitori di risparmiare sua figlia e di riportarla a casa sana e salva.
Paul cambiò canale e continuò a stuprare la ragazza, torturandola per circa altri tre giorni. Il 19 aprile, Karla si ricordò dell'invito dei genitori al pranzo di Pasqua e decise di andare con suo marito, non prima però che Paul girasse un altro video con la ragazza. Dopo l'ennesima violenza sessuale, la ragazza venne legata con un cavo elettrico che le strinse anche il collo, morendo così soffocata. Pare che venne presa anche a martellate mentre provava a fuggire. Non si è mai riusciti a capire chi dei due l'avesse realmente uccisa (vennero infatti poi raccontate due versioni assai contrastanti: Paul sostenne infatti che mentre era fuori casa, Kristen provò a fuggire e Karla la colpì ed in seguito la strangolò, mentre la moglie raccontò che fu lui ad uccidere la ragazza, strangolandola la mattina di Pasqua).
Il cadavere fu spogliato, pulito dello sperma di Paul, rasato per non lasciare tracce del tappeto, e buttato ancora integro in una fossa a Burlington, situata a 45 minuti da St. Catherines. Venne ritrovato dalla polizia alcuni giorni dopo, il 30 aprile; era stato lavato e i capelli le erano stati tagliati per impedirne l'identificazione. Venne ritrovato molto vicino al cimitero dove venne sepolta Leslie, 9 mesi prima. Le autorità non collegarono gli omicidi tra loro e pensarono che fossero opera di assassini differenti e non di un assassino seriale perché Kristen non venne fatta a pezzi. I testimoni dissero alla polizia di averla avvistata l'ultima volta al parcheggio della chiesa, dove una donna la costrinse a salire su una macchina; quando gli chiesero il modello, loro si ricordavano "una Camaro" e non una Oro Nissan 240SX. In ogni caso, venne presa la targa.
Dal 1987, mentre Paul si dedicava agli stupri di Scarborough, il detective Steve Irwin e la polizia aprirono le indagini. Nel Natale dello stesso anno, una ragazza stuprata fornì l'identikit dell'aggressore, unico per tutti gli stupri: era quello di Paul Bernardo. L'identikit non venne diffuso. Successivamente trovarono anche il modello della sua auto: era sempre quella di Paul.
Nel maggio 1990 venne diffuso l'identikit con la stampa: chiunque avesse trovato lo “stupratore di Scarborough”, avrebbe ricevuto 150.000$ di ricompensa; all'incirca nel novembre dello stesso anno molti amici riferirono alla polizia che l'uomo descritto nell'identikit aveva una forte somiglianza con Paul. La manovra rese le indagini più lunghe e difficoltose perché arrivarono molte segnalazioni. Tra di esse si contava quella del direttore della banca per cui lavorava Paul, la quale però si perse in mezzo all'intricata matassa.
In laboratorio arrivò anche lo sperma dello stupratore; 230 sospetti vennero chiamati per gli esami: tra di essi c'era Paul. Lo sperma coincideva con quello di 5 persone, tra cui lui. Intanto, forse vedendo che le indagini si erano intensificate, lui aveva smesso di stuprare; vista la pausa, gli agenti rinviarono il caso all'aprile 1992.
Sfuggì alla polizia molte volte, nonostante avesse tutte le prove contro. Si spostò a vivere a San Catharines, dove commise i delitti. Aveva cambiato nome, da “Paul Kenneth Bernardo” a “Paul Teale”; il cognome lo trovò guardando un film. L'FBI intervenne dopo il terzo omicidio: dopo un po' di tempo, identificò Bernardo come il proprietario dell'auto dell'assassino. La polizia lo convocò per l'interrogatorio, che arrivò a un nulla di fatto. Nel 1992 venne riaperta la pratica dell'analisi dello sperma; le analisi tardarono molto e, invece di concludersi subito, finirono nel febbraio 1993: ricomparve per l'ennesima volta Paul. Il detective Irwin non lo volle arrestare, ma lo mise sotto sorveglianza.
Nel 1992 Bernardo aveva rincominciato a picchiare la moglie. I genitori di Karla lo costrinsero a divorziare il 5 gennaio 1993 dopo che videro che era stata pestata con una torcia e aveva riportato varie lesioni alle costole; lei fino all'ultimo aveva taciuto: erano stati i colleghi di lavoro che avevano avvertito i genitori dopo che l'avevano vista in un pessimo stato. Karla si trasferì in un altro luogo.
Gli agenti di polizia arrivarono a lei e la convocarono per alcuni interrogatori, durante i quali non parlò mai. Si confidò però con un suo zio, che chiamò la polizia, con la quale finalmente la ragazza cominciò a collaborare in cambio di uno sconto di pena. Il 17 febbraio 1993, dopo alcuni giorni di sorveglianza, Paul fu finalmente arrestato. Il 19 febbraio, durante la perquisizione di casa sua, gli agenti trovarono un diario e sei filmati che documentavano le violenze sessuali ai danni delle ragazze assassinate; solo allora Jane scoprì di essere stata violentata nel sonno.
Nel 1995 i due vennero processati: Homolka fu condannata a scontare 12 anni di carcere per complicità e altri reati minori; il 1º settembre Bernardo fu condannato all'ergastolo per tre omicidi e quindici stupri (secondo la moglie, sarebbero in realtà più di 30); è stato incarcerato in una piccola cella d'isolamento nel Penitenziario di Kingston. La sua casa fu demolita ed il terreno venduto. Karla avrebbe potuto essere liberata sulla parola tre anni dopo, nel 1996, ma il tribunale stabilì che, nonostante avesse avuto una buona condotta, poteva ancora essere pericolosa.
Homolka fu rilasciata il 4 luglio 2005. Qualche mese dopo le furono tolte 14 restrizioni sulla libertà. L'anno successivo non le permisero di cambiare nome in Emily Tremblay. Nello stesso anno negli USA uscì un film biografico sulla coppia che scatenò molte polemiche. Successivamente la donna si è risposata con un altro uomo nel 2007 ed ha avuto dei figli. Bernardo invece si trova tuttora in carcere.
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Paul_Bernardo_e_Karla_Homolka
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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In questi giorni in tanti ci siamo ricordati di Melania Rea, la sua bimba Vittoria oggi ha tredici anni e porta il cognome della sua mamma, dopo averne fatto richiesta in tribunale. Vittoria vive con i nonni a Somma Vesuviana, viene descritta come una ragazzina determinata e forte, la gioia della famiglia Rea, che non dimentica la dolce Melania. Lo zio Gennaro qualche tempo fa ha voluto dedicarle un post molto toccante su Facebook, ve lo riporto qui. Ricordiamoci quanto sia ancora troppo dura per noi donne, ricordiamoci quanto meritiamo e non dimentichiamo mai di darci sostegno reciproco. Vinciamo ogni esitazione, ogni vecchio cliché e ricordiamoci di stare sempre dalla parte delle donne e quindi dalla nostra. Difendiamoci, difendiamole.
tizianacerra.com
“Sono trascorsi 12 anni, 12 anni in cui il dolore dentro il nostro cuore non diminuisce mai. In questo giorno la mente ripercorre quei momenti dalla scomparsa al ritrovamento. Momenti di speranza che immediatamente vennero sopraffatti da momenti di disperazione. A Te purtroppo non è concesso di ritornare tra di noi, dalla Tua bimba (oggi una bellissima ragazza), mentre al tuo carnefice viene data questa possibilità e tra qualche anno sarà libero perché qualcuno decise che non ci fosse crudeltà nelle 35 coltellate ricevute. Questa è la giustizia. Cara Melania da lassù proteggi sempre la Tua famiglia e la Tua Vittoria”
Gennaro Rea
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falcemartello · 2 years ago
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Repubblica apre sullo "scandalo delle trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali". Sapete di cosa si sta parlando? Di 33 coppie in 5 anni? Sapete qual è la "conseguenza odiosa"? Che i bambini non possono avere il doppio cognome ma solo quello del genitore vero.
@boni_castallane
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Infatti nessun bambino è stato dichiarato "illegittimo". Illegittimo è l'atto pubblico che attesta il falso. Non si nasce da due donne.
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situazionespinoza · 2 years ago
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Le colpe dei Padri
La mia famiglia è il ramo bastardo di una casata marchesale della provincia di Bari.
Nei primi del '900 il mio trisavolo, tale Marchese Di N., disonorò con una giovane ragazza di famiglia contadina.
La ragazza rimase incinta, ma il giovane marchese si rifiutò di prendersi la responsabilità del nascituro. Fino a quando non arrivò il giorno del parto e la giovane contadina perse molto sangue.
Sapeva che sarebbe morta e non voleva lasciare il suo unico figlio senza cognome. Chiese alla levatrice di mandare a chiamare il Marchese, che almeno avesse pietà di un'anima innocente e senza peccato.
Il Marchese accorse al letto della puerpera e si trovò davanti a un letto di sangue. Pallida e senza voce, quella contadina lo implorò tra le lacrime di non lasciare il bambino nell'infamia. Un cognome, voleva solo questo.
Il giovane signorotto ebbe effettivamente pietà. Mentre la ragazza spirava, lui prese tra le braccia quel figlio piccolo e raggrinzito e gli diede un nome. Poi aggiunse il cognome, ma tolse quella piccola particella "Di".
Si rispetta sempre il volere dei morti, ma fino a un certo punto.
Il bambino crebbe con i nonni materni e suo padre non lo incontrò mai. Il suo cognome era simile a quello dei Marchesi, quelli del Castello nella piazza, ma non proprio lo stesso.
A 17 anni partì per la Guerra, combatté senza troppa convinzione e poi tornò al suo paese sperduto nel Sud dell'Italia, a fare il contadino come i vecchi che l'avevano cresciuto.
Si sposò una del suo ceto, ebbe figli pezzenti che sposarono altre donne pezzenti e figliarono nuove braccia per i campi. Più figli nascevano, più il Castello si allontanava e con questo la memoria del Marchese.
Si dice che le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione, in base alla gravità del peccato.
Un discendente di quel Marchese poco responsabile incontrò per primo il peso delle sue colpe.
Quel discendente era mio nonno e anche lui crebbe tra i contadini. Durante un'altra Guerra partì alla volta dell'Albania, da dove fece ritorno zoppo.
Un contadino, per giunta zoppo, avrebbe dovuto soltanto prendere in moglie una ragazzotta di quindici anni e creare altri figli per la terra. Invece lui si innamorò perdutamente dell'unica figlia di un ricco possidente.
Lei era bellissima, alta e magra, con ricci capelli neri che le scendevano delicati sulle spalle. Eppure si innamorò di quel rozzo contadino senza un soldo in tasca. Zoppo, per giunta.
Fecero una fuga d'amore. Una notte scomparvero entrambi dal paese e furono ritrovati il mattino dopo, alle prime luci dell'alba. I carabinieri bussarono a una nurra in aperta campagna e quando la porta si spalancò c'era proprio lei, la bellissima figlia del mercante. Aveva addosso solo una sottoveste, i capelli sciolti e gli occhi di fuoco.
"Io e Nicola siamo marito e moglie" disse. I genitori la ripudiarono. Lei sposò mio nonno e insieme ebbero un figlio.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: la ragazza si ammalò di nefrite e morì, lasciando mio nonno da solo con un figlio di un anno appena.
Mio nonno si rimise a cercare moglie.
Capitò in un paese poco distante dalla sua terra, dove si diceva vivesse una ragazza dagli occhi verdi ancora nubile a 25 anni.
Mio nonno si presentò alla casa di questa ragazza, con il suo figlioletto al fianco. La madre della ragazza guardò il bambino, poi l'abito frusto di mio nonno, poi la sua andatura claudicante. Disse: No.
Mia nonna guardò l'andatura sbilenca di quell'uomo, il suo abito liso sui gomiti, le unghie sporche di terra. Poi vide il bambino. Si alzò in piedi e disse: Sì.
Si sposarono, lei divenne la madre di quel bambino non suo e poi anche la madre di mio padre.
I tempi cambiavano in fretta, in men che non si dica mio nonno si ritrovò ad essere capotreno. Riuscirono ad allontanarsi dalla campagna, comprarono una casa e mio padre andò a scuola a Bari, nella grande città.
Mio padre fece anche l'università e qui conobbe una ragazza. Studiava Psicologia, era bella, simpatica, solare. Aveva sempre la battuta pronta. Si innamorarono e decisero che si sarebbero sposati.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: poco dopo le nozze, mio padre tornò a casa e trovò la donna addormentata. Non si svegliava.
All'ospedale gli dissero che aveva ingerito una quantità folle di Xanax ed era un miracolo fosse ancora viva.
Mia madre disse che avere una figlia l'avrebbe aiutata. Così nacqui io.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: la mia nascita gettò mia madre in una disperazione ancora più profonda.
Un giorno di marzo, era la festa della donna, tornavo da scuola con un mazzolino di mimose nella mano. Mio padre aprì la porta di casa, chiamò mia madre, notò che la porta del bagno era chiusa.
Io rimasi sul pianerottolo mentre mio padre spalancava quella porta e trovava mia madre. Questa volta nessun miracolo: aveva avuto tutto il tempo necessario per fare le cose a puntino.
Le colpe dei padri ricadono sui figli. Fino alla settima o settantesima generazione.
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attilioworld · 3 months ago
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Quando Tina Turner lasciò il suo primo marito, che era anche il suo capo, rapitore e brutale aguzzino, sgattaiolò fuori dalla loro stanza d'albergo a Dallas con un solo pensiero in mente: "La via d'uscita è attraverso la porta". Da lì fuggì attraverso l'autostrada di mezzanotte, con i camion che le sfrecciavano accanto, con 36 centesimi e una carta benzina Mobil in tasca. Non appena decise di uscire da quella porta, non possedeva più niente. Quando chiese il divorzio, fece una richiesta insolita. Non voleva niente: né i diritti delle canzoni, né le auto, né le case, né i soldi. Tutto ciò che voleva era il nome d'arte che lui le aveva dato, Tina, e il suo cognome da sposata, Turner. Questo era il nome con cui il mondo l'aveva conosciuta, e mantenerlo era la sua unica possibilità di salvare la sua carriera. Da lì in poi le cose avrebbero potuto prendere una piega molto diversa. Avrebbe potuto lavorare nell'oscurità per decenni, magari realizzando dischi con piccole etichette per essere apprezzati dagli intenditori di vinili di Portland. Avrebbe potuto restare a Las Vegas, dove era andata per rimettersi in carreggiata, e lavorare come artista nostalgica. E, naturalmente, dato quello che aveva passato, forse... non ce l'avrebbe fatta.
Quello che è successo invece è che Tina Turner è diventata la più grande rock star mondiale degli anni '80. Io sono abbastanza vecchio da ricordarmelo a malapena, ma se non lo sei, era così: un giorno i Rolling Stones erano headliner in uno stadio, e il giorno dopo era Tina Turner. Una donna di colore di mezza età (è diventata una rock star a 42 anni!) seduta in cima agli anni '80 come se fossero il suo trono.
È riuscita a fare tutto questo grazie a qualsiasi cosa rara fosse fatta (questa è una donna la cui etichetta le ha dato due settimane per registrare il suo debutto da solista, Private Dancer, che è diventato cinque volte disco di platino); perché ha deciso di parlare pubblicamente del suo matrimonio violento e di forgiare la propria identità, e così facendo ha dato speranza e coraggio a innumerevoli donne; e anche perché - in un colpo di scena forse improbabile per una ragazza di Nutbush, Tennessee - aveva praticato il Buddhismo Nichiren della Soka Gakkai, a cui attribuiva la sua sopravvivenza. Rimase devota fino alla fine.
Il secondo matrimonio di Tina - con lei, il suo unico matrimonio - fu con Edwin Bach, un dirigente musicale svizzero di 16 anni più giovane di lei. Di lui, disse: "Erwin, che è una forza della natura a pieno titolo, non è mai stato minimamente intimidito dalla mia carriera, dal mio talento o dalla mia fama".
Nel 2016, dopo una serie di problemi di salute, i reni di Tina iniziarono a cedere. Cittadina svizzera a quel tempo, aveva iniziato a prepararsi al suicidio assistito quando intervenne suo marito. Secondo Tina, lui disse: "Non voleva un'altra donna, o un'altra vita". Le diede uno dei suoi reni, comprandole il resto del suo tempo su questa terra e forse chiudendo un ciclo che l'aveva portata da un uomo che le aveva inflitto ferite a un uomo disposto a infliggersi ferite per salvarla dal male. Nata in una famiglia di mezzadri come Anna Mae Bullock nel 1939, morì Tina Turner in una sontuosa tenuta svizzera: la regina del rock 'n roll; una tempesta di performer con una voce selvaggia e feroce; una ballerina di potenza e abilità viscerali e da brivido; una bellezza per le ere; una sopravvissuta a terribili abusi e una sostenitrice di altre persone in situazioni simili; un'autrice e attrice; una devota buddista; una moglie e una madre; un essere umano di raro talento e perseveranza che, attraverso la sua brillantezza trascendente, divenne una leggenda.
When Tina Turner left her first husband - who was also her boss, captor, and brutal tormentor - she snuck out of their Dallas hotel room with a single thought in her mind: "The way out is through the door." From there she fled across the midnight freeway, semi-trucks careening past her, with 36 cents and a Mobil gas card in her pocket. As soon as she decided to walk out that door, she owned nothing else. When she filed for divorce, she made an unusual request. She didn't want anything: not the song rights, not the cars, not the houses, not the money. All she wanted was the stage name he gave her - Tina - and her married name - Turner. This was the name by which the world had come to know her, and keeping it was her only chance to salvage her career. Things could have gone a lot of ways from there. She could have labored in obscurity for decades, maybe making records on small labels to be prized by vinyl connoisseurs in Portland. She could have stayed in Vegas, where she first went to get her chops back up, and worked as a nostalgia act. And, of course, given what she had been through, she might have … not made it. What happened instead is that Tina Turner became the biggest global rock star of the 80s. I'm old enough to barely remember this, but if you aren't, it was like this: The Rolling Stones would headline a stadium one day, and the next day it would be Tina Turner. A middle-aged Black woman - she became a rock star at 42! - sitting atop the 1980s like it was her throne. She managed this because of whatever rare stuff she was made of (this is a woman whose label gave her two weeks to record her solo debut, Private Dancer, which went five times platinum); because she decided to speak publicly about her abusive marriage and forge her own identity, and in doing so give hope and courage to countless women; and also because - in a perhaps unlikely twist for a girl from Nutbush, Tennessee - she had her practice of Soka Gakkai Nichiren Buddhism, to which she credited her survival. She remained devout until the end. Tina's second marriage - to her, her only marriage - was to Edwin Bach, a Swiss music executive 16 years her junior. Of him, she said, "Erwin, who is a force of nature in his own right, has never been the least bit intimidated by my career, my talents, or my fame." In 2016, after a barrage of health problems, Tina's kidneys began to fail. A Swiss citizen by then, she had started preparing for assisted suicide when her husband stepped in. According to Tina, he said, "He didn't want another woman, or another life." He gave her one of his kidneys, buying her the remainder of her time on this earth and perhaps closing a cycle which took her from a man who inflicted injury upon her to a man willing to inflict injury upon himself to save her from harm. Born into a share-cropping family as Anna Mae Bullock in 1939, she died Tina Turner in a palatial Swiss estate: the queen of rock 'n roll; a storm of a performer with a wildcat-fierce voice; a dancer of visceral, spine-tingling potency and ability; a beauty for the ages; a survivor of terrible abuse and an advocate for others in similar situations; an author and actress; a devout Buddhist; a wife and mother; a human being of rare talent and perseverance who, through her transcendent brilliance, became a legend.
Credit: Will Stenberg
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mariomonfrecola · 1 month ago
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