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Auralis: il simbolo del futuro tra luce e innovazione. Una figura che unisce tecnologia e umanità
Nel cuore dell’immaginario tecnologico contemporaneo nasce Auralis, un nome che evoca luce, suono e l’essenza stessa dell’innovazione. Non è solo un personaggio, ma un simbolo del futuro, un’idea che unisce eleganza e progresso tecnologico con la capacità
Nel cuore dell’immaginario tecnologico contemporaneo nasce Auralis, un nome che evoca luce, suono e l’essenza stessa dell’innovazione. Non è solo un personaggio, ma un simbolo del futuro, un’idea che unisce eleganza e progresso tecnologico con la capacità di comunicare ed emozionare. Chi è Auralis? Auralis rappresenta la fusione perfetta tra la tecnologia avanzata e il lato umano. La sua figura…
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Le scarpe di Vincent sono di una nudità disarmante: consunte, usurate, consumate, vissute; usate quotidianamente, sono, in una parola, «vecchie».
Eppure, attraverso esse, Vincent dipinge una poesia di un romanticismo unico: in quelle vecchie scarpe Vincent scrive i versi di una sublime poesia, riscattando un oggetto a dire di tutti insignificante e trasformandolo in icona.
Andy Warhol negli anni '70 del secolo scorso assembla delle scatole di cartone, che chiama
Time capsule, nelle quali inserisce oggetti più disparati: foto, ritagli, cartoline, articoli di giornale, racconti sulla sua infanzia a Pittsburgh, manifesti, pezzi di pellicola, fatture. Sono "istanti" della sua vita, in apparenza nulla di particolare, eppure che egli reputa di trasmettere al futuro, per preservarli.
Sempre Andy Warhol, in una scena del suo film “Manhattan”, steso sul suo divano, registra un elenco di cose da salvare, di “eventi” che rendono la vita degna di essere vissuta: tra queste cose l'eclettico maestro della Pop Art inserisce le mele dipinte da Cézanne... probabilmente non gli sono venuti in mente gli scarponi dipinti da Van Gogh, altrimenti penso li avrebbe sicuramente inseriti nella lista. Siete d'ccordo?
(Da RAI CULTURA)
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L'imperatrice Zoe e l'icona che prediceva il futuro
Per capire l'importanza delle icone nel mondo bizantino non possiamo che rivolgerci a Michele Psello il famoso filosofo, scrittore, politico e storico vissuto nella Costantinopoli del XI secolo. Uno degli uomini più colti del suo tempo. Michele Psello ci racconta di particolari molto interessanti sulla devozione che l'imperatrice Zoe Porfirogenita (978 – 1050) aveva sviluppato per una icona.
L'imperatrice Zoe aveva fatto commissionare una icona del Cristo "Anthiphonetes" (Cristo il "garante", "colui che garantisce") facendola collocare nella chiesa Chalkoprateia, una delle chiese più grandi di Costantinopoli (E' rimasto ancora qualcosa di questa chiesa magari un giorno ve la farò vedere).
Ma vediamo cosa scrive Psello nel Libro VI della sua Chronografia.
"Darò un esempio della devozione dell'imperatrice. Volle farsi realizzare un'immagine di Gesù, con la massima accuratezza possibile. La piccola figura, impreziosita da metalli lucenti, sembrava quasi viva. L'immagine cambiava colore in base alle risposte per le domande che venivano poste, ed annunciava spesso anche eventi futuri. Zoe riportò diverse profezie attraverso lo studio di questa immagine. Così, quando le capitava qualche evento positivo esprimeva gratitudine all'icona. Quando le capitava qualche disgrazia implorava clemenza. Io stesso l'ho vista stringere tra le mani l'oggetto sacro, contemplarlo, parlargli come se fosse davvero vivo, usando anche termini affettuosi. Poi altre volte l'ho vista stesa a terra, lacrimante, mentre si batteva e ribatteva fortissimo il petto. Se avesse visto l'immagine impallidire, se ne sarebbe andata avvilita, ma se l'immagine assumeva un colore rosso fuoco, con l'alone splendente di una bella luce radiosa, non avrebbe perso tempo nel raccontare e profetizzare all'imperatore un futuro successo".
Alla sua morte l'imperatrice Zoe fu sepolta proprio in questa chiesa dove passava così tanto tempo.
Autoproduzione digitale in AI realizzata il 27/2/24 by Istanbulperitaliani. La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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Ritorno al futuro per la Mercedes-Benz Classe G. La serie G, simbolo del lusso offroad, conquista la Cina con un'opera d'arte che celebra gli anni Novanta: il "Project Mercedes-Benz G-Class Past II Future", realizzato in collaborazione con Moncler e firmato dal designer NIGO. Questa creazione è stata presentata durante l'evento "The City of Genius" a Shanghai, una manifestazione che celebra creatività e innovazione ideata da Moncler, la cui proprietà è di Remo Ruffini. L'evento ha chiuso la Shanghai Fashion Week con sfilate di moda, installazioni artistiche e partecipazioni notevoli, tra cui Anne Hathaway, Naomi Campbell e Rihanna con A$AP Rocky. NIGO ha reinterpretato la Classe G degli anni '90 in un contesto contemporaneo, combinando l'estetica trapuntata di Moncler con il design distintivo della G-Class. Il veicolo, caratterizzato da una livrea in verde oliva e grigio con dettagli black & gold, è arricchito da un'insonorizzazione innovativa creata dal sound designer Devon Turnbull. NIGO ha spiegato come gli anni Novanta siano stati un periodo influente per la creatività e la cultura urbana, da cui ha tratto ispirazione per questo progetto. L’opera rappresenta un assaggio di una futura edizione limitata della Mercedes-Benz Classe G-Wagon Past II Future, con solo 20 esemplari disponibili, tra cui i modelli G 450 d e G 500. Inoltre, verrà lanciata una capsule collection di moda urbana, la G-collection di Moncler, presentata con abbigliamento che ricorda i colori della Classe G, che debutterà nel prossimo aprile. La location dell'evento, l'Arena Mercedes-Benz a Shanghai, somigliava a una struttura futuristica, con un atelier Maybach e uno showroom particolarmente innovativo. Il museo d'arte Pudong ha ospitato anche opere d'arte ispirate alla Classe G, tra cui sculture rivestite di porcellane cinesi e opere d'arte contemporanea che esaltano il legame tra moda e automobile. Qui, è stata presentata la nuova G580, l'icona elettrica del marchio, accompagnata da performance visive e musicali, tra cui quella della popstar Lay Zhang, che ha celebrato il viaggio verso il futuro della mobilità.
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🔴 Paolo Maldini: la leggenda rossonera si racconta in un'intervista esclusiva a Radio Serie A! 🎙️ Paolo Maldini, icona del Milan, ha svelato tutti i segreti della sua carriera nel format "Storie di Serie A" condotto da Alessandro Alciato. Dall'inizio della sua avventura a Milanello al rapporto con Silvio Berlusconi, non perderti questa intervista imperdibile! ⚽️ #PaoloMaldini #Milan #RadioSerieA #StorieDiSerieA 🇮🇹 #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
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Simone Tomassini - “Sono Vivo”
Momento intenso, ma positivo per Simone Tomassini, che si gode i riscontri del singolo “Sono Vivo” e annuncia il cambio di management. Il cantautore comasco è riuscito nell’intento di incuriosire pubblico e critica con “Sono Vivo”, una canzone interpretata insieme a Boom Bay, personaggio creato con l’Intelligenza Artificiale, che duetta con lui in un brano fresco e immediato. “Sono Vivo… Piace! Nelle interviste ho riscontrato entusiasmo e tanta energia. C’è voglia forse di ascoltare qualcosa di nuovo. Tutti sono stati gentili e anche colpiti da questa mia idea. Ho capito che molti avevano voglia di ritrovarmi come artista e come persona e ho ricevuto tanto affetto. Sento che il pubblico e gli addetti ai lavori non hanno mai perso stima nei miei confronti e con i progetti ai quali sto lavorando… non li deluderò! Sto lavorando a un disco nel quale si respira la mia volontà di rimettermi in gioco e di portare ancora il mio messaggio di… solo cose belle! Io vado avanti dritto per la mia strada, infarcendo di valori e di tante nuove idee il mio percorso.” Dopo anni sotto l’ala manageriale di Enrico Rovelli (icona del management italiano e storico manager dei più grandi artisti della musica italiana come Vasco Rossi, Patty Pravo, Renato Zero, Baglioni, Venditti e fondatore di Radio Music 100, oggi diventata Radio Deejay e di storici locali milanesi come l’Alcatraz, Rolling Stone, manager che negli anni ha preparato concerti in Italia del calibro dei Queen, U2, Bob Dylan, The Police), il cantautore ha scelto di affidarsi a Marco Sansonetti, con alle spalle un lungo percorso al fianco di artisti noti e in passato marito di Anna Oxa. “Oggi ho un team di lavoro che è completo e ricco di sfumature umane e professionali. Ho una persona che mi rappresenta dal punto di vista manageriale che è Marco Sansonetti, un amico che conosco da vent’anni, da prima che fosse marito di Anna Oxa, ovvero da quando era road manager e capo della sicurezza di numerosi eventi nazionali. E’ un validissimo professionista che stimo e che mi sta aiutando a pianificare il lavoro dei prossimi anni. Con me c’è sempre Rino Anselmi, mio cognato e grande conoscitore di musica e coordinatore di tutti gli aspetti artistici. Poi Simone Zani, che è uno dei miei migliori amici e che per me rappresenta esattamente il modo in cui possono incontrarsi giornalismo e amore per la musica. Ho il mio team di musicisti che comprende Pier Tarantino, super arrangiatore e musicista incredibile con mille idee, che cura insieme a me le prime stesure dei pezzi e li plasma con la preproduzione e poi li arrangia insieme ad Andrea Mandelli, giovane polistrumentista validissimo a cui auguro un futuro esagerato. Poi c’è Fernando Coratelli che lavora sui miei testi e con un tocco personale li rende perfetti.” E’ ora on line il nuovo sito internet https://www.simonetomassini.it/ in cui c’è anche una sezione completa dedicata ai live. Simone Tomassini sta lavorando a un tour, che lo vedrà protagonista in Italia e in Europa nei prossimi mesi. Sui suoi canali social e sul sito ufficiale si può trovare il calendario in continuo aggiornamento. Entro la fine dell’anno, poi, arriverà un nuovo disco di inediti. “Sarà un disco totalmente realizzato a casa mia, nel mio studio, e suonato solo con strumenti veri. Vedrete che Bomba! E Boom Bay… non ci sarà… non farà nemmeno i cori!” https://www.simonetomassini.it/ Read the full article
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Mariuccia Mandelli. Krizia
Maria Mandelli, detta Mariuccia, è passata alla storia come Krizia, il nome del suo storico brand di moda.
Stilista e imprenditrice, icona di stile nel mondo intero, ha apportato un importante contribuito alla nascita del prêt-à-porter italiano e a plasmare il look della donna moderna.
Nata a Bergamo il 31 gennaio 1925, aveva studiato in Svizzera e per qualche anno ha lavorato come maestra elementare. Ma la passione per la sartoria ebbe la meglio e abbandonando, la certezza di un lavoro fisso, decise di aprire un piccolo laboratorio con l’amica Flora Dolci. Agli inizi, andava personalmente a vendere le sue creazioni in giro per le boutique. Nel 1954 ha dato vita al marchio Krizia, nome ispirato dal titolo dell’ultimo Dialogo incompiuto di Platone sulla vanità.
In quel periodo Parigi stava perdendo il primato della monda mondiale mentre l’Italia e soprattutto la città di Firenze, avanzava.
Nel 1964 Krizia ha sfilato per la prima volta a Palazzo Pitti, conquistando il premio Critica della moda, dato fino ad allora solo a Emilio Pucci.
Nella seconda metà degli anni Sessanta, è stata una delle prime stiliste ad acconsentire a spostare la presentazione delle collezioni a Milano, contribuendo a rendere la città Capitale della Moda. Da lì il suo lavoro è stato tutto in ascesa.
Nel 1971 ha avuto l’intuizione di presentare una collezione di pantaloncini cortissimi (hot pants), con i quali si è aggiudicata il premio “Tiberio d’oro” a Capri.
Gli accostamenti arditi, l’uso di materiali insoliti come la gomma, il sughero e l’anguilla e le forme audaci le valsero il soprannome di Crazy Krizia, dalla stampa statunitense. Dopo gli abiti ha iniziato a firmare linee di occhiali e profumi diventati dei must have.
Nel 1982 ha fatto parte di un gruppo di otto stilisti internazionali inviati dal MIT di Cambridge alla mostra “Intimate architecture: contemporary clothing design“.
Nel 1985 ha trasferito la sede dell’azienda, gli atelier e lo showroom nel Palazzetto Melzi D’Eril e nella stessa strada ha aperto lo Spazio Krizia, un teatro progettato per ospitare sfilate, presentazioni ed eventi culturali. Nello stesso anno è diventata socia della casa editrice La Tartaruga.
Nel 1986, Mariuccia Mandelli è stata nominata commendatore della Repubblica italiana per aver reso famosa la moda nostrana nel mondo, unica donna insieme a Giorgio Armani, Gianni Versace, Valentino Garavani e Gianfranco Ferré.
Negli anni novanta è stata indagata nella maxi inchiesta Mani pulite, accusata di aver versato tangenti alla Guardia di finanza, è stata assolta con formula piena nel 1998.
Nel 1995, alla Triennale di Milano, è stata presentata la retrospettiva Krizia. Una storia per celebrare i suoi quarant’anni di lavoro.
Nel 1999, è stata la prima stilista ospitata nella Grey Art Gallery dell’Università di New York con la mostra Krizia, con le scenografie di Dante Ferretti (vincitore di tre Premi Oscar). Molto famosa anche in Asia, nel 2001 il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo ha ospitato la mostra Krizia Moving Shapes.
Ha lasciato la terra il 6 dicembre 2015, nella sua abitazione di Milano.
Mariuccia Mandelli è riuscita, con ostinazione e tenacia a coronare il suo sogno, costruire un impero e primeggiare in un mondo dominato dagli uomini. Intercettando i gusti delle persone comuni è stata pioniera nel prendere le distanze dai canoni dell’alta moda, confezionando linee per la donna del futuro: libera, forte, creativa.
Negli anni Sessanta ha vestito le donne con pullover tricottati, forme geometriche, sperimentando materiali innovativi e abbinando materiali preziosi ai tagli sportivi di abiti che dovevano vestire la quotidianità. Con il plissé, il lamé, ha creato vestiti capaci di evocare draghi, libellule, farfalle, chiocciole, simboli di quella libertà che ha sempre perseguito.
È stata tra le prime a offrire una linea curvy, adatta per ogni tipo di corporatura e a stabilire un dialogo con l’arte. Il nome del suo marchio è stato sinonimo di eleganza e libertà in ogni angolo del globo.
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Come sarà Windows 12
Microsoft ha annunciato l'intenzione di rilasciare Windows 12 nel 2024, e le voci e le speculazioni sulla nuova versione del sistema operativo sono già iniziate. Le informazioni ufficiali su Windows 12 sono ancora scarse, ma ci sono alcuni dettagli che sono stati trapelati o che sono stati dedotti da precedenti rilasci di Windows.
Scopri cosa riserva il futuro con una breve anteprima su Windows 12: l'ultima evoluzione del sistema operativo di Microsoft che promette funzionalità innovative
Innanzitutto, Windows 12 sarà basato su una nuova architettura modulare, che dovrebbe consentire una maggiore personalizzazione e stabilità. Ma senza perdere altro tempo vediamo di proseguire con i prossimi paragrafi e spiegare meglio il nuovo sistema operativo che ci propone Microsoft.
Principali novità di Windows 12
Windows 12 è il nome in codice della prossima versione del sistema operativo di Microsoft, che dovrebbe essere lanciata entro il 2024. Si tratta di un progetto ambizioso, che punta a rendere Windows più modulare, personalizzabile, sicuro e integrato con l’intelligenza artificiale. Tra le principali novità di Windows 12, si possono citare: Windows 12 e ChatGPT
Una delle caratteristiche più interessanti è l’integrazione con ChatGPT, un chatbot basato su intelligenza artificiale e machine learning, che può fornire risposte a quesiti, scrivere codice di programmazione, inventare storie e sceneggiature e molto altro ancora. ChatGPT ricorda le richieste che gli utenti hanno fatto in precedenza, per cui è in grado di apprendere e di aumentare la qualità delle risposte nel tempo. Microsoft sta puntando molto su questa tecnologia, investendoci miliardi di dollari. Secondo alcune fonti, Microsoft starebbe pensando di integrare ChatGPT nelle app principali del nuovo Windows, come Posta, Calendario, Orologio e Foto. L’adozione di ChatGPT all’interno di Windows 12, in qualunque forma, costituirebbe un passaggio decisivo verso l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei sistemi che usiamo tutti i giorni. Microsoft ha già messo in atto una sorta di integrazione dell’intelligenza artificiale con Windows attraverso il rilascio di Copilot, un assistente virtuale integrato nel sistema operativo e nei software come Edge e 365 (l’ex Office, per intenderci). Aspetto del desktop
L’interfaccia grafica di Windows 12 sarà probabilmente diversa da quella di Windows 10 e Windows 11, i sistemi operativi attualmente supportati da Microsoft. L’azienda non ha ancora rivelato nulla di ufficiale, ma ha mostrato per sbaglio un nuovo design concept di Windows a un evento per sviluppatori lo scorso ottobre 2022. Si tratta di uno screenshot che non fa riferimento a nessuna versione esistente di Windows, ma che potrebbe essere una versione prototipale dell’interfaccia utente che verrà implementata su Windows 12. Dallo screenshot si nota un aspetto più minimalista e pulito, con icone più semplici e colori più tenui. Il menu Start sembra essere stato spostato al centro della barra delle applicazioni, mentre la barra di ricerca è stata ridotta a una lente d’ingrandimento. Inoltre, si vede una nuova icona che potrebbe rappresentare l’accesso a ChatGPT o a Copilot. Modularità di Windows 12: il Core PC Un altro aspetto importante di è la sua modularità, ovvero la capacità di adattarsi e funzionare al meglio con più tipologie di dispositivi dal form factor differente. Questo è uno degli obiettivi storici di Microsoft a partire da Windows 8, ma si può dire che dopo anni di tentativi il risultato finale sembra ancora oggi un po’ distante dai piani originali. Microsoft continuerà verso la strada dell’OS per tutti i dispositivi immaginabili, con un approccio che sembra ancora più radicale rispetto al passato. Secondo nuove indiscrezioni trapelate online, Microsoft sta lavorando su CorePC, una sorta di variante di Windows modulare e altamente personalizzabile, progettata per essere la base di Windows 12. CorePC dovrebbe garantire inoltre operazioni di aggiornamento più rapide e la possibilità di implementare feature di sicurezza più efficaci rispetto a oggi. A tal proposito Microsoft intende implementare partizioni read-only per il sistema operativo, come avviene con iOS e Android, su cui l’utente non può intervenire e il sistema può solo leggere dati. Attraverso l’uso di partizioni read-only sarà più facile per Microsoft implementare aggiornamenti mirati per correggere bug e instabilità, a vantaggio non solo della velocità di esecuzione degli update, ma anche della sicurezza del sistema e dei dati in esso presenti.
Quando arriva Windows 12?
La data di uscita non è ancora stata annunciata ufficialmente da Microsoft, ma si presume che il lancio avverrà entro il 2024. Molto probabilmente Windows 12 vedrà la luce entro la fine del prossimo anno, ottobre 2024. Si tratta di una tempistica in linea con la vecchia politica di Microsoft di una nuova release ogni 3 anni. Tanto per citare le ultime versioni, Windows 7 è del 2009, Windows 8 del 2012, Windows 10 del 2015.
Requisiti Windows 12
I requisiti di sistema non sono ancora stati resi noti da Microsoft, ma si può ipotizzare che siano simili o leggermente superiori a quelli di Windows 11. Questi ultimi sono i seguenti: - Processore: 1 gigahertz (GHz) o più veloce con 2 o più core su un processore a 64 bit compatibile o System on a Chip (SoC) - RAM: 4 gigabyte (GB) - Memoria: 64 GB o più - Scheda grafica: compatibile con DirectX 12 o successivo con driver WDDM 2.0 - Display: almeno 9 pollici con risoluzione HD (720p) - Connessione internet: necessaria per l’installazione e l’attivazione di Windows 11 Home Inoltre, Windows 11 richiede la presenza di un chip di sicurezza TPM 2.0 e il supporto al Secure Boot. Questi requisiti potrebbero essere mantenuti anche per Windows 12, o addirittura aumentati per garantire una maggiore protezione dei dati.
Installare Windows 12
Per installare Windows 12 ci saranno due opzioni principali: effettuare un aggiornamento da una versione precedente di Windows o eseguire una installazione pulita da zero. La prima opzione sarà probabilmente la più semplice e consigliata, in quanto permetterà di mantenere i file e le impostazioni personali. La seconda opzione, invece, richiederà di formattare il disco e di reinstallare tutti i programmi e i driver necessari. Per effettuare un aggiornamento a Windows 12, sarà sufficiente scaricare il file ISO del sistema operativo dal sito ufficiale di Microsoft e avviare il processo di installazione. Il file ISO potrà essere masterizzato su un DVD o su una chiavetta USB, oppure montato direttamente come unità virtuale. Durante l’installazione, si potrà scegliere se mantenere o meno i file e le impostazioni personali. Per eseguire una installazione pulita di Windows 12, invece, sarà necessario creare un supporto di avvio con il file ISO del sistema operativo, come spiegato sopra. Poi, si dovrà riavviare il computer e avviare il supporto di avvio. Durante l’installazione, si dovrà scegliere l’opzione di formattare il disco e di installare Windows 12 da zero. Si perderanno tutti i file e le impostazioni personali, per cui si consiglia di fare un backup prima di procedere.
Conclusione
Windows 12 si prospetta come una versione rivoluzionaria del sistema operativo di Microsoft, che punta a offrire un’esperienza utente più fluida, personalizzata, sicura e intelligente.
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Come sarà Windows 12. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest e Tumblr, per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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Dieter Rams. Uno sguardo al passato e al futuro
Fino al 4 giugno 2023 l’ ADI Design Museum di Milano propone una mostra dedicata al designer industriale tedesco Dieter Rams, che ha progettato più di 350 oggetti per l’azienda di elettrodomestici Braun e per il produttore di mobili Vitsoe, che esercitano tuttora una notevole influenza sui giovani designer. Rams rappresenta un approccio progettuale che lui stesso ha descritto come “meno, ma meglio”, inoltre ha sempre sostenuto la produzione di una tipologia di oggetti tali da avere un uso più lungo possibile. Pioniere del design sistemico e padre delle teorie del good design, Dieter Rams è nato a Wiesbaden nel 1932, fin da piccolo fu molto legato al padrino, che era un carpentiere specializzato nella rifinitura manuale di superfici. Da sempre affascinato dal funzionamento di oggetti e meccanismi semplici, Rams si iscrisse a 17 anni alla Werkkunstschule di Wiesbaden, scelta per il suo approccio hands-on e lo studio di tecniche quali i giunti di legno. Appassionato di architettura Rams, dopo una pratica a Francoforte presso Otto Apel, ottenne una prima commessa dall'azienda di elettrodomestici dei fratelli Braun per l'ampliamento della loro sede cittadina. Nei difficili anni della Germania post bellica la Braun collaborava per lo sviluppo dei suoi nuovi prodotti con la Hochschule für Gestaltung di Ulm, erede dei principi e delle pratiche del Bauhaus, che puntava a condurre la Germania verso una nuova modernità. In questo contesto, Rams nel 1954 apprese del lavoro che Hans Gugelot stava conducendo per un nuovo tipo di radiofonografo. Le fasi di sperimentazione di un oggetto ripensato nella disposizione delle sue componenti e nel suo ruolo all'interno dello spazio domestico si compiranno nella produzione del radiofonografo Braun, co-progettato da Gugelot e Rams nel 1956, destinato a diventare icona di un'epoca e di una filosofia di design. Rams divenne il capo della sezione design alla Braun nel 1961, facendola crescere dalla collaborazione con la HfG Ulm, continuata creando altre icone del design come la radio portatile a transistor Braun T3 nel 1958 e il sistema TP1 del 1959, che integrava una radio a transistor e un giradischi portatile con lettura dal basso. Lungo gli anni ’60 e ‘70 il catalogo Braun si consolidò con i rasoi elettrici della linea Sixtant, i primi sistemi home stereo, gli accendini da tavolo, orologi come il phase 1 del 1971 e la radiosveglia Signal ABR21 sviluppata in 1978 con Dietrich Lubs, rendendo il marchio un riferimento per il design. Rams occupò la sua posizione fino al 1995, lasciando la Braun nel 1997, ma la sua attività abbraccio globalmente l'ambito della casa, attraverso una collaborazione che Rams cominciò nel 1959 col produttore danese di arredi Vitsœ, portandola avanti in parallelo nei decenni, e tuttora in corso, con le sedie 601 del 1961 e 620 del 1962, cuore di una volontà di liberare spazio all’interno delle abitazioni moderne, rendendo il vivere in questi ambienti un'esperienza piacevole. Negli anni Rams ha esercitato attivamente questo suo ruolo di ispiratore di filosofie del design, attraverso la sua attività didattica all’Università di Amburgo, e l’incarico di presidente del German Design Council. I pezzi creati alla Braun nei suoi anni di direzione sono parte della collezione del MoMA di New York, e al suo lavoro sono state dedicate mostre, come la retrospettiva del Museum für Angewandte Kunst (MAK) di Francoforte (2002), e le esposizioni del SFMOMA di San Francisco (2011) e del Vitra Design Museum di Weil am Rhein (2016) oltre a documentari, tra cui Rams di Gary Hustwit (2018). La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Scuola Del Design del Politecnico di Milano. Read the full article
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Totti e la Serie A: un "amore" lungo più di 25 anni
Francesco Totti è una leggenda vivente del calcio italiano, e la sua carriera nella Serie A ha incantato milioni di appassionati di questo sport in tutto il mondo. L'ex capitano della Roma, attualmente in pensione, ha giocato nella Lega italiana per ben 25 anni, segnando 250 gol in 619 presenze, vincendo un campionato e due Coppe Italia. I primi passi del futuro "Pupone" Totti nacque a Roma nel 1976 e iniziò a giocare a calcio in giovane età. La sua prima esperienza calcistica ufficiale avvenne a 8 anni, quando entrò nella scuola calcio della Fortitudo di Bologna. Nel 1984, il giovane Totti tornò nella sua città natale per entrare nell'Academy della Roma, dove si distinse immediatamente grazie alle sue eccezionali abilità tecniche e alla sua grande passione per il calcio. Nel 1992, Totti fece il suo debutto con la maglia della Roma in una partita contro il Brescia. Aveva solo 16 anni, ma la sua bravura sul campo impressionò la tifoseria giallorossa, che lo acclamò immediatamente come un fenomeno in erba. In quel periodo la Roma era arrivata a una tappa cruciale della sua storia, con la scelta di non far più giocare Maradona, che aveva portato il club alla vittoria del campionato nella stagione precedente. Totti rappresentava la speranza della società e della tifoseria di trovare un nuovo beniamino in grado di fare la differenza. Totti e la Serie A, come leggenda prende forma Negli anni seguenti, Totti cresceva come calciatore e dal punto di vista fisico, arrivando a diventare un vero e proprio fuoriclasse. Dotato di grande tecnica con il pallone tra i piedi, di grande visione di gioco, e di un innato senso del gol, si trasformò in uno dei più temibili avversari dei portieri della Serie A. Nel 2001 Totti diventò capitano della Roma, ereditando la fascia dal leggendario Aldair. Quella stessa stagione, la squadra vinse il suo primo titolo di campione italiano da 18 anni, con Totti che ebbe un ruolo fondamentale con 13 gol e numerose assist. Nel corso degli anni, la carriera di Totti fu caratterizzata da innumerevoli momenti di gloria e da altrettanti momenti di disperazione, come la sconfitta ai rigori della finale dell'Europeo del 2000 contro la Francia, in cui Totti aveva avuto l'occasione di segnare il gol decisivo ma aveva sbagliato il tiro. Er Pupone Ma il resto è storia. Totti continuò a rappresentare uno dei volti più brillanti del calcio italiano e mondiale, segnando gol meravigliosi da serie TV, di tacco, da punizione e con mirabolanti colpi di testa. L'italiano si rese sempre più immortale nella stagione 2006-2007, quando segnò ben 26 gol in campionato, vincendo il titolo di capocannoniere. Diventato un icona di integrità, umiltà e dedizione, costruendo un profondo legame tra lui e la tifoseria della sua squadra del cuore, Totti è stato soprannominato il "re di Roma". Per la sua meravigliosa carriera e il suo impegno verso chiunque nell'ambito del calcio, Totti è senza dubbio uno dei calciatori italiani più rappresentativi degli ultimi 30 anni. La sua leggendaria carriera in Serie A non passerà mai inosservata, e il suo nome continuerà ad ispirare i fan del calcio in tutto il mondo. Foto di jorono da Pixabay Read the full article
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Lettori Usa scoprono Lina Poletti, icona queer - Libri - Poesia
Una studiosa di Stanford mette al centro del suo primo romanzo una icona queer italiana: “Ci guidava come un faro verso un futuro in cui non sapevamo ancora come vivere”, scrive della poetessa poetessa femminista italiana, Lina Poletti, Selby Wynn Schwartz in ‘After Sappho’, un libro inserito dal ‘New Yorker’ tra i migliori libri di questa settimana dopo esser entrato l’estate scorsa nella…
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Caro Babbo Natale. Omicron edition (cosa chiedevamo nel 2021)
(per ricordarci un anno fa cosa chiedevamo)
Caro Babbo Natale,
te lo confesso, proprio non la volevo scrivere la letterina, quest’anno.
Il primo motivo è che qualcuno ha autorevolmente ribadito coram populo che tu non esisti. Abbiamo percepito lo sgomento bi-partizan di bambini e genitori, privati, rispettivamente, di una favola e di una scusante ipocrita. Ma è stato un attimo.
Poi, il marketing (per scontate esigenza economiche ed imprenditoriali) ha rimesso a posto le cose, anzi le pure migliorate: abbiamo versioni pubblicitarie di te in coupè fiammanti, o in bomber vistosi, tricologicamente curatissimo che manco Vacchi, va’.
Detto fra noi, marketing o no, anche la Befana è un’invenzione, solo che per vetustà di apparizione – ovverosia di epifania, etimologicamente discettando - nessuno ne contesta più di tanto l’esistenza e/o la tradizione, ormai anche anacronistica dal punto di vista commerciale.
Il secondo motivo è che rileggendo (qui e qui), per promemoria (ma anche per vanità), le letterine che ti ho dedicato negli ultimi due anni, ho constatato che quasi niente è cambiato, né per la nostra Città (compresa l’umiliante e perdurante posizione nella classifica della vivibilità urbana e gli scazzi nel Piddì locale), tanto meno per l’umanità.
Abbiamo ancora gli stessi problemi (non nell’ordine): pandemia dilagante, validazione tessere del PD irpino, gente no-vax, classi dirigenti locali inadeguate, maleducazione civica, gente no-greenpass, servizio sanitario locale molto discutibile, precarietà del lavoro, povertà in aumento, giovani senza futuro né pensione, mortalità sul lavoro, violenze domestiche, episodi criminali nel nostro Capoluogo, disastri ambientali, guerre e diaspore, divisioni sindacali, sfacelo dei piani di zona. And counting, come si dice adesso.
In più, l’inflazione (cara vecchia compagna di decenni passati) è tornata a farsi sentire, così come il caro-combustibili, memoria di un’austerity con indiscussa dignità storica. Neanche i nostri piissimi desideri sono cambiati (vorremmo città pulite, persone meno maleducate, guidatori meno incivili, liste di attesa sanitarie almeno accettabili, trasporti decenti, esponenti politici adeguati e competenti, scuole nuove e più ampie, asili nido, and much more counting, anche qui), per cui diventa inutile e ridicolo ripetersi epistolarmente a cadenze annuali, data anche l’inerzia nel non risolvere i problemi quotidiani più sentiti.
Ci sarebbe pure un terzo motivo: me.
Quest’anno, ho provato un’immensa gioia, durata il tempo di un’estate, ma attualmente vivo una disperazione senza fine. Dopo più di vent’anni di grande e puro amore, quest’estate ci eravamo sposati, e dopo neanche tre mesi, una rapida e impensabile malattia si è portato via il mio adorato compagno/complice/amico/marito. Egli era il mio tutto. Il mio mondo attuale è stravolto e ho sbattuto violentemente la mia ragione contro il senso (assurdo) dell’universo, religioni comprese. Roba da cui si esce (chi ce la fa) molto malconci. Non so venir fuori dalla mia depressione e non so come sublimare l’incolmabile perdita e l’incommensurabile dolore che ne è derivato. Vorrei chiederti di restituirmelo, il mio amore immenso, ma è irrealtà e per questa irrealtà, nonché per l’assurdità dell’accaduto, io sto impazzendo. Vorrei soprattutto chiederti perché te lo sei portato via.
Tuttavia, ti scrivo, perché così mi sfogo (un po’ come le comari che inveiscono malamente contro San Gennaro quando non si scioglie il sangue nell’ampolla) avendoti (come molti) sovrapposto all’idea di Centro-Regolatore-Massimo-con-interfaccia-umana, una specie di icona/avatar di Padreterno, magari più intelligibile da noi umani. Sì, Babbonatale, da quest’anno ce l’ho ferocemente contro di te, perché hai trasformato la felicità e soprattutto la grande serenità che avevamo conquistato in strazio inguaribile.
Tralascio – per pietà nei confronti dei Lettori - le mie dolorose vicende personali, e mi dedico al solito bilancio di fine anno, con annesse nuove e/o reiterate richieste.
Indubbiamente, la migliore buona nuova per il pianeta è stata la formulazione di più vaccini anti SARSCov2. Siamo a cinque, escludendo per ora il vaccino cubano che promette meraviglie. La cattiva notizia, di converso, è che non tutti ne hanno accesso. La prima richiesta che ti rivolgo è, dunque, che tutti possano usufruire dell’immunizzazione vaccinale.
Non ti chiedo, conseguentemente, di far cambiare idea ai no-vax, anzi agli anti-scienza, come è più giusto definirli (perché no-vax potrebbe identificare anche coloro che non possono accedere ai vaccini, come ci ha spiegato Michele Serra). Immagino che la loro protesta sia più contro un indefinito/indeterminato sistema general-generico in cui intendono non riconoscersi (per svariatissimi motivi, che non sempre essi stessi riescono a descrivere intelligibilmente, le cui analisi sarebbero oggetto di trattati di sociologia, o di psicologia) che contro la formula bio-chimica di un preparato, sicuramente non più dannoso di altri farmaci in commercio.
Io mi fido della scienza: sono un’eroina della doppia dose di AstraZeneca. Non mi fido dei media che cercano il click-baiting, la rissa, il traffic-whore, per qualche punto in più di auditel, o qualche copia in più venduta in edicola (in un mercato editoriale al lumicino), alla stessa stregua del politicante che vuole pescare in tutti i bacini, come una raccolta di punticini a briscola.
Anche i no-greenpass vivono una sindrome di antagonismo ad un non ben delineato ‘sistema’ che ritengono in ogni caso coercitivo. (Sarei curiosa di sapere che ne pensano gli abitanti di Minsk dei nostri no-green-pass. Giusto per.)
Il mondo è molto variegato, indubbiamente. Tuttavia, mi dispiace molto (considerata la tragedia planetaria che viviamo) che si dia sproporzionato (come ha detto pure il nostro amato Mattarella) spazio a minoranze, le quali hanno sì il diritto di protestare (non viviamo in una dittatura, nonostante i loro slogan), ma non quello di essere sovra-rappresentate dai media , creando distopie e dissonanze nell’opinione pubblica, cercando lo scontro in diretta video, il sensazionalismo e l’audience-a-tutti-i-costi.
(Fra poco, l’attenzione dei media si sposterà sulle elezioni quirinalizie. I media apriranno altre piste nel confuso circo tra giornalismo e spettacolo.)
Anyway. Noi Italians potremmo annoverare come ottime notizie tutte le vittorie sportive, i successi scientifici ed artistici, come pure l’unico successo politico dopo decenni di sprofondo, ovverosia, Mario Draghi Presidente del Consiglio (il quale è un po’ anche orgoglio altirpino, lo sapevi Babbonata’?). Di ciò ce ne stiamo compiacendo, nel combinato disposto del complimentone della Merkel, la quale auspicava per la Germania la stessa situazione vaccinale dell’Italia e l’articolone su The Economist, come miglior Paese per cambiamenti positivi.
Siamo il Paese dell’Anno, abbiamo superato i blasonati, in particolare il Regno Unito, cui rode parecchio assai. Non te l’avevamo chiesto l’anno scorso, ma grazie lo stesso per i regali: da Jacobs a Tamberi, da Vio a Goggia, dai Maneskin, agli Azzurri, da Parisi a Palmisano. Il Colosseo è il patrimonio UNESCO più visitato al mondo, l’Italia è il Paese che nel mondo ha più siti UNESCO (di cui cinque solo in Campania, prima tra tutte le Regioni). Siamo finanche diventati primi in Europa per riciclo rifiuti.
(Dài su, manca solo l’Oscar a Sorrentino e facciamo cappotto.)
A noi, tapini com’eravamo ed intimamente ci sentivamo, sarebbe bastato sfangarla con la pandemia, tornare a ballare sulle spiagge e durante i veglioni di Capodanno, farci di mojitos d’estate e di spritz d’inverno, alla faccia del CoVid-19, nelle più plausibili declinazioni del nostro ingenuo ‘andrà tutto bene’.
Ci hai messo una grande responsabilità sulle spalle, invero, regalandoci – oltre ai successi sportivi, culturali, scientifici ed artistici – anche del buonsenso, che finora ci difettava. Però, noi – Paese dell’Anno - abbiamo avuto in dono anche Sergio Mattarella e Mario Draghi. Non uno, bensì due pazienti veltri dotati di ottimo buonsenso, due conducatores e non uno soltanto, tanto invocati e anelati da populisti incalliti (qual siamo da sempre) ma fino a ieri in scacco di leader e leaderini abbaianti e straparlanti.
Ecco, posso dirlo? Il tessuto socio-culturale si sta smacchiando del populismo più deleterio e materico grazie a scienza e competenza, e ciò è un bene. La nuance che rimarrà potrebbe serenamente rientrare nella categoria della socialdemocrazia, di cui l’Unione Europea penserà a ridefinire la giusta tonalità.
A ben pensarci, approfittando, ti chiederei di far riscrivere la lista delle istanze di sinistra al Piddì (sempreché voglia rimanere un partito di sinistra, beninteso), perché adesso c’è una gran confusione.
Il lavoro, la sua sicurezza economico-contrattuale e fisica, la ricostruzione e il rafforzamento del welfare state, una più equa e progressiva tassazione, il primato del pubblico nell’istruzione e nella sanità sono temi che devono ritornare nel loro alveo politico-ideologico naturale, non più oggetto di contesa mediatica per slogan, urlati alla bisogna (sempre per quella storia dell’audience) da partiti la cui storia è andata – fino a ieri – in altra direzione.
(Mmh, questo paragrafo sembra scritto da Landini.)
Poi rimangono ancora i temi della cittadinanza, dell’integrazione, della legge Zan, dell’estensione dei diritti civili ...
Vabbe’. La chiudo qui. Per quel che mi riguarda, già non ero fan delle festività stagionali invernali (mi adeguo alla lessicologia politicamente corretta comunitaria), ma da quest’anno odierò ogni altra festa, per il fatto di ricordarmi tempi migliori, da me ormai persi per sempre.
Per quello che riguarda Voi Lettori, beh, Vi auguro almeno serenità e tanta salute (le migliori forme di felicità) e tanta pazienza ancora.
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