#i re del mondo
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ODDIO UN INFANTE
#se penso in quante altre versioni l'ho visto da allora......#versione preferita la giornalista in chicago!!!!!!#altro che questi che si facevano i tour i veri re del mondo sono lui cristianruiz e braianboccuni#grande regalo Chicago solo perché c'erano loro tre insieme dai diciamolo
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What could this mean...
#yeah i dont know what this is either#re reblogging because i made the meme i originally referenced in my initial reblog#wrestling#stardom#giulia#donna del mondo
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Lettere e Latino
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Anna frequentava l'ultimo anno del liceo classico. Era stata eletta Reginetta d'Istituto per la sua bellezza prorompente. Alta 1,75 per 55 kg di peso; forme distribuite da uno scultore, grazia assoluta nelle movenze e nel porsi con gli altri. Nessun problema con compagne, compagni o altri al mondo. Ma il prof. Sasso, suo insegnante di Lettere e Latino, le stava sulle palle da sempre: inflessibile, distante e asettico. Incorruttibile. Al punto di dare agli allievi del 'lei' durante ogni possibile forma di contatto, interrogazione od occasionale che fosse. Quell'anno fu per lei particolarmente duro, non solo per gli esami di stato, ma soprattutto perché proprio poco prima degli esami perse il padre. Tra tutti, il più comprensivo e cruciale inaspettatamente per lei fu proprio lui: il prof. Sasso.
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Che la prese da parte in più occasioni. Cercò di indirizzarla verso un percorso psicologico di recupero e autoanalisi, al fine di re-instradarla su un binario di minima, ritrovata serenità. Il prof. Sasso: cinquantenne, un pizzico di stempiatura e di grigio sulla testa. Bassino: 1,65 di vitalità e con regolare pancetta dell'appagamento, malgrado il molto sport ancora praticato con assiduità. Scapolo riservatissimo: pochi ed esclusivi hobby. Le parlò tra una lezione e l'altra spesso di cose alte e belle. Le consigliò alcuni testi buddisti, tra cui riteneva il più essenziale "The Buddha in daily life" di R. Causton. Non gliene parlò per farle cambiare religione, ma perché sono quelli che ti sussurrano direttamente all'anima. E poi tu metabolizzi. Qualcosa di bello e buono ti resta comunque dentro.
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Le indicò poi altri testi fondamentali: “Il Palpito dell'Uno” e “Nel nome dell'Uno” di Angelo Bona. Da confrontare in un secondo tempo con “Molte vite, un'anima sola” e “Molte vite, molti maestri” di Brian Weiss. E altro ancora, di questi e altri autori. Le aveva dato l'incarico, a tempo perso, di fare un parallelo tra l'approccio europeo all'argomento trasmigrazione delle anime, alto e filosofico, rispetto a quello decisamente più terapeutico e concreto, pragmatico del collega americano. Sapeva che poi degli autori suggeriti sicuramente la giovane avrebbe acquistato anche altri titoli. E che così avrebbe allargato molto i suoi orizzonti.
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Avrebbe imparato a guardarsi dall'alto. Invitandola a leggere, le parlò a lungo dei percorsi delle anime e le garantì che avrebbe ritrovato il suo papà, prima o poi. Lei bevve letteralmente le parole del prof. Sasso e vi si aggrappò con tutta sé stessa. Iniziò le letture e divorò i libri: era tutto come lui le aveva detto ed era ansiosa di parlargli ogni giorno. Le anime sono assetate di reminiscenza e captano al volo le oasi di pace lungo il percorso terreno, quando le trovano. Sentiva ora per il prof. Sasso un sentimento misto tra attrazione e gratitudine ed era perciò molto sorpresa. Doveva vederlo, toccarlo, parlargli, sorridergli. Voleva affascinarlo. Si recò quindi un pomeriggio a casa sua.
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Lui fu molto lieto della visita e gli occhi gli sorrisero, nel vederla. Era oggettivamente un esemplare di donna spettacolare, seppur molto giovane. La fece accomodare in salotto e andò in cucina a prendere qualcosa da bere; quando tornò la trovò come una fiera selvaggia: bellissima e nuda, accovacciata sul divano. Col sesso in bella evidenza! Rimase interdetto e bloccato: “signorina Anna, ma cosa fa… si rivesta immediatamente…” però non mostrava troppa convinzione. Era stupito ma ipnotizzato ed estasiato.
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Non poteva credere a un regalo così bello proprio per lui. Non l'avrebbe mai confessato, ma quella ragazza era stata spesso oggetto delle sue fantasie, durante i suoi privatissimi momenti di felicità solitaria. L'aveva desiderata intensamente. Fu lei a sbloccare l'impasse e gli diede del tu: “ma che dici, Sasso: sei matto? Ti sto offrendo la cosa più bella e dolce che ho, qualcosa per cui tutti i ragazzi dell'Istituto farebbero la fila e tu mi dici di rivestirmi? Ti dico io cosa farai: ora ti inginocchierai subito, me la mangerai finché vorrò e poi forse ti regalerò qualcos'altro che gradirai moltissimo…”
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Il prof. Sasso come un automa si inginocchiò e non poté fare a meno di obbedire, da studente modello, alla neo-professoressa. Promossa sul campo per meriti erotici. Ella godette dell'uomo e del suo scrupoloso leccarle la passera, ma forse ebbe maggior piacere per il potere che finalmente aveva su di lui. Comunque, dopo una mezz'ora si alzò e lo trascinò in camera da letto. Si fece montare come lei preferiva: a pecorina. Lo fece godere, godere e godere: voleva sinceramente ricambiarlo delle cure avute per la sua anima. Lo rese esausto ma felice. Lo accolse anche nel suo stupendo culo e lui una volta entrato lì dentro, in quel piccolo antro delle delizie, pensò sinceramente di aver così toccato il paradiso. Anche perché mentre la inculava teneva le mani a coppa su quei piccoli seni morbidi e perfetti.
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La sorreggeva delicatamente. Subito a seguire, mentre la baciava e scopava in modo più tradizionale, di quelle mammelle acerbe ne avrebbe assaggiato il dolce sapore e annusato l'odore meraviglioso, cose che gli si sarebbero conficcate nell'anima per la vita. Il giorno dopo tutto tornò uguale a prima. Anna finalmente, grazie al prof. Sasso aveva ritrovato un po' di pace e speranza nel domani. L'uomo di converso aveva capito, dopo averlo soltanto studiato e quasi al tramonto del proprio percorso esistenziale, cosa vuol dire veramente innamorarsi. Provava la sensazione frizzante di sentire il cuore che impazzisce dalla voglia di dirle continuamente che lei era la cosa più bella mai capitatagli. E tramite messaggi ringraziava la sua giovane insegnante.
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Era lacerato dentro, dalle esigenze del suo cuore, dalla sua brama di possederla nuovamente e dalla paura che qualcosa potesse incrinare la sua rispettabile, integerrima facciata di serio professore mostrata pubblicamente. Quindi, le chiedeva ogni volta di non contattarlo più: non sta bene, la differenza d'età, il decoro, la reputazione, l'etica. Lei se lo rigirava con sapienti capriole di parole e infine concludeva invariabilmente con: "a che ora ci vediamo stasera per… l'ultima volta? Me la vorrai concedere, no?"
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E il gioco del "rimorso che fa a tira-la-corda col desiderio" ricominciava uguale il giorno dopo. Ma era il secondo a vincere. Sempre. E la storia andò avanti. Non avrebbero più smesso, fino a che lei non si trasferì in un'altra città per l'università. Però anche Anna sentiva dentro il profondo bisogno del Prof. Sasso e quando tornava a casa, la prima persona che andava a trovare era sempre lui.
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Quei due si amavano veramente. Scherzavano di continuo, come sedicenni. Due anime probabilmente legate da secoli, peregrinano nello spazio e nel tempo. Cercandosi inconsciamente. E perciò quando si ritrovano nella contemporaneità di un periodo non si lasciano più. A dispetto di convenzioni, età anagrafica e ostacoli vari che si frappongano sul cammino dell'amore.
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RDA
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Ci sono state raccontate due grandi falsità su Cleopatra: innanzitutto, non era affatto una bellezza convenzionale; in secondo luogo, non era neanche egiziana. Gli storici hanno cercato di spiegare come una donna sia riuscita a sottomettere gli uomini più potenti del suo tempo, ma i documenti storici testimoniano che Cleopatra non era semplicemente una seduttrice, bensì una donna di intelligenza straordinaria.
Plutarco scrive di lei che era incredibilmente affascinante, anche se non bella nel senso classico del termine. Racconta che fosse impossibile dimenticarla. Cleopatra aveva una voce così melodiosa e magnetica da incantare chiunque le parlasse.
Era una donna dotata di un’intelligenza eccezionale.
Cleopatra era profondamente istruita e padroneggiava diverse discipline, tra cui matematica, astronomia, oratoria e filosofia. Fu la prima e unica sovrana della dinastia tolemaica ad abbracciare la religione e la cultura egiziane. Nessuno dei suoi predecessori aveva mai mostrato interesse per le tradizioni del popolo che governavano: tutti veneravano esclusivamente gli dèi greci.
Inoltre, Cleopatra era una poliglotta straordinaria: parlava almeno nove lingue. Fu la prima tra i Tolomei a imparare l’egiziano, una lingua che nessuno prima di lei si era mai preoccupato di studiare, nonostante governassero l’Egitto. Tra le altre lingue che conosceva c’erano l’ebraico, l’etiopico, l’arabo, il persiano e il latino.
Cleopatra ebbe quattro figli: il primogenito, Tolomeo XV Cesarione, probabilmente nato da Giulio Cesare, e tre avuti da Marco Antonio. I gemelli, figli di Antonio, portavano nomi che in traduzione significano "Sole" e "Luna".
Dopo la morte di Cleopatra, Cesarione fu giustiziato da Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Gli altri figli furono portati a Roma per essere allevati. Si sa che la figlia si sposò con un re della Mauretania, ma il destino degli altri figli rimane avvolto nel mistero.
Cleopatra e Marco Antonio morirono insieme. Avevano deciso che, in caso di sconfitta, si sarebbero suicidati. Antonio si tolse la vita con la spada, mentre si crede che Cleopatra abbia usato il veleno di un serpente.
La regina, rinchiusa in una stanza con le sue ancelle, fu minacciata da Ottaviano: se si fosse suicidata, avrebbe colpito i suoi figli. Nonostante ciò, Cleopatra decise di togliersi la vita. Secondo i romani, un servo le avrebbe portato un serpente nascosto in un cesto di fichi, ma molti storici ritengono più probabile che Cleopatra avesse nascosto del veleno in una forcina cava tra i capelli.
Prima di morire, Cleopatra scrisse una lettera a Ottaviano chiedendo di essere sepolta accanto a Marco Antonio. La sua morte fece infuriare Ottaviano, poiché lo privò del trionfo di esibire la regina sconfitta.
Ad oggi, la posizione esatta della tomba di Marco Antonio e Cleopatra rimane sconosciuta. Esistono solo ipotesi e supposizioni.
Così si concluse la vita di Cleopatra, un’incredibile sovrana, ultima regina d’Egitto e ultima rappresentante della dinastia tolemaica. Con la sua morte, l’Egitto perse la propria indipendenza e divenne una provincia dell’Impero Romano. La caduta di Cleopatra segnò la fine della grande civiltà egizia.
Informatevi meglio, prima di scrivere cazzate, mondo di Tumblr.
Notte ✨✨✨
(Angela P.)
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Storia Di Musica #355 - King Crimson, Red, 1974
L'ultima storia dell'anno riguarda un disco che è uno dei capolavori di tutti i tempi. Riscoperto negli ultimi anni, per tutta una serie di avvenimenti che andrò a raccontarvi, chiude il cerchio del progressive di una delle band che lo fecero nascere: i King Crimson.
Di quella band che nel 1969 sconvolse il mondo della musica con In The Court Of The Crimson King è rimasto solo il genio di Robert Fripp, che in 5 anni cambia 7 formazioni diverse. E il disco di oggi nasce dopo l'ennesimo cambio di formazione. Concluso un tour americano di tre mesi nel 1974, Fripp, Bill Bruford (batteria) e John Kenneth Wetton (basso, voce e chitarra) decidono a maggioranza di allontanare il violinista David Cross. Rimangono un trio, e iniziano a pensare ad un nuovo disco. In Gran Bretagna Fripp ha un incontro che gli sconvolge la vita: legge gli scritti di John G. Bennett, allievo diretto di Gurdjieff. Bennett, che era un matematico, voleva nei suoi lavori integrare il proprio sapere scientifico con le conoscenze acquisite in materia di filosofie orientali e misticismo con la frequentazione del grande maestro greco-armeno. Fripp ne rimase folgorato, e nei decenni successivi organizzer�� nei campi studio di Bennett corsi di chitarra divenuti leggendari: non prendere la chitarra per settimane intere, fare meditazione prima di ogni sessione, persino accordature tutte particolari per suonare lo strumento. Ma l'incontro con Bennett provocò anche altro: Fripp dichiara finita l'esperienza King Crimson, Bruford e Wetton hanno totale carta bianca per l'ultimo lavoro.
Quello che poteva essere l'inizio di una tragicomica esperienza, si rivela invece un trampolino creativo potentissimo: ne nasce fuori un disco dove il progressive e il jazz rock, cardini di quel suono così unico, sono la base di partenza per una musica più muscolare, scarna, drammatica. Bruford e Wetton chiamano musicisti sessionisti per le registrazioni, alcuni grandi amici dei nostri ed ex componenti: Ian McDonald, con il suo sax, uno dei fondatori della band, Mel Collins, anche lui ex Crimson, e Mark Charig che tra il 1970 ed il 1971 suona negli storici album Lizard e Islands, in quest'ultimo è suo un fenomenale assolo di cornetta nella title track. Le registrazioni di Red, colore della passione, della morte, della rinascita, iniziano nel luglio del 1974, e ne vengono fuori 40 minuti di musica straordinaria. Red è l'inizio già spiazzante: la band è in formazione power trio, il brano gira intorno ad un potente riff, tra i migliori di Fripp, fino a quando verso metà brano entra in scena un violoncello (strumento che apparirà anche in altri brani). Chi sia l'esecutore è ancora oggi un mistero, perchè non è segnato nei crediti sull'album e persino nei registri degli Olympic Studios di Londra dove iniziarono le registrazioni. Una recente teoria vuole che fosse nientemeno che Julian Lloyd Webber, fratello del famosissimo Andrew Re dei Musical, ma è una balla. Fatto sta che a 50 anni rimane ancora il mistero! Il disco continua con Fallen Angel, dove compare una rara chitarra acustica, è un brano sugli Hells Angels, dove un uomo chiede al fratello di unirsi alla terrificante banda per poi vederlo pugnalato tragicamente per le strade di New York. One More Red Nightmare è il lato horror del disco: l'incubo di uno schianto aereo, con il riff a salire vertiginosamente e gli interventi al sax di McDonald, un brano drammatico e potentissimo. Providence è una live session improvvisata al Palace Theatre di Providence, Rhode Island, il 30 giugno 1974, dove suona e comprare nei crediti anche David Cross. Ma sono gli ultimi, monumentali 12 minuti di Starless la pietra miliare di questo capolavoro: originariamente pensata per il precedente album, che si intitola Starless And Black Bible, è divisa in una parte cantata dove ritorna il caro Mellotron, un tema di chitarra elettrica e il sax di Mel Collins; nella seconda parte inizia il ritmo di un basso iconico (per gli appassionati puristi, in tempo 13/8 e dall'armonia diminuita) dove la chitarra di Fripp arriva nel cielo più oscuro, senza stelle appunto, un abisso celeste e non terreno.
All'epoca, quando uscì, il 5 Ottobre, si sapeva già da un'intervista al New Musical Express che il gruppo non esisteva più. Persino la copertina, così intima e minimalista rispetto alla magia delle loro precedenti, non attirò l'attenzione dovuta. Il disco ebbe pochissimo successo. Ma negli anni a seguire, visti anche i futuri e numerosi ritorni di Fripp a sigla King Crimson, il disco ha finito per ammaliare intere generazioni di musicisti: figura non solo come ultimo apice del prog, che verrà di lì a poco colpito a morte dal punk, ma è considerato il capostipite di tutte le varianti che da fine anni '80 riproposero i suoni articolati, la maestria strumentale, l'atmosfera tenebrosa e cinematografica. È un disco mondo, probabilmente anche più mistico e profondo di quello pensato dai musicisti, che ancora sfida a cercarci dentro a 5 decenni di distanza, nelle sue profondità recondite e terribili. Come si fa con ogni cosa che non ci lascia indifferenti. Tanto che un giovane produttore, Butch Vig, lo fece ascoltare ad un giovane musicista, che disse: "è il miglior album nella storia del rock". Quel musicista era Kurt Cobain.
Un grande abbraccio a quelli che leggono sempre, a quelli che spero si appassionino, ai curiosi ogni tanto. Buon anno e alle prossime storie musicali!
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6 day Pokeshipping Week: Disney AU
Iniziando a disegnare questa illustrazione, ho provato a immaginarmi come poteva svilupparsi la storia, con Misty da protagonista. Così ho buttato giù qualche idea, fino ad avere una piccola trama. Storia che ovviamente non scriverò per sto già scrivendo altre fics, però mi sono ugualmente divertita a idearlo.
Ringrazio Andy per avermi dato qualche consiglio per il disegno.
In breve:
Disney (Alice in wonderland) x Pokémon
Misty (Alice) ha 12 anni ed è la più piccola di quattro sorelle, che spesso viene sottovalutata e derisa dalle sorelle perché più piccola e con meno fascino. Le quattro sorelle Waterflower vivono a Cerulean City e sono orfane di genitori.
La famiglia Waterflower è famosa per il loro talento negli spettacoli acquatici, ma Misty a causa di un’incidente che l’ha quasi fatta annegare da piccola, non riesce a nuotare senza provare panico.
Un giorno lei e le sue sorelle sono al parco, e mentre loro si intrattengono flirtando con dei ragazzi mostrando le loro abilità nel nuoto sincronizzato, Misty viene lasciata in disparte. Indispettita per venire sempre trattata come una bambina, Misty sale su un albero nel momento che vede un grosso papero giallo uscire dal lago. Nessuno dei presenti sembra notarlo e il papero indisturbato si infila in una cavità dell’albero dov’era salita Misty. Non vedendolo più uscire, Misty incuriosita si infila nella cavità, ma finisce per precipitare in un buco apparentemente senza fondo.
Quando finalmente atterra, si ritrova in un mondo diverso dal suo, dove vivono strane creature che si fanno chiamare Pokémon.
Senza sapere come tornare indietro, Misty decide di seguire il papero giallo, Psyduck (Bianconiglio), che sembra avere molta fretta. Lungo il cammino Misty conoscerà gli stravaganti abitanti che vivono in quel mondo, tra cui Ash (Cappellaio matto) con il suo amico Pikachu (Ghiro), che si divertono a organizzare feste invitando i Pokémon alla loro grande tavola. Misty arriverà al suo party seguendo Psyduck che è un ospite fisso al tè party di Ash. Ash ha 10 anni ed è considerato dagli abitanti di quel mondo un po’ matto perché parla con i Pokémon e li tratta come amici. Ha un indole allegra e festaiola, ma è anche distratto e imbranato. Tra Misty e Ash nascerà una sincera amicizia, perché Misty è l'unica a riconoscere che non è pazzo come credono gli altri e ad apprezzare la sua natura generosa verso tutte le creature. Ash in cambio l’aiuterà nella sua ricerca di un modo per tornare a casa, comparendo e togliendola spesso dai pasticci. Anche se talvolta i guai li provocherà lui, finendo che lei dovrà aiutare Ash.
Oltre a Ash, Misty farà amicizia con Brock (Tartaruga finta), un ragazzo di 16 anni che si atteggia in molto più maturo per la sua età, venendo quindi spesso scambiato per un adulto. Inoltre ha una predilizione per le donne mature, perdendosi in sproloqui sul suo amore per donne appena conosciute e rimbambendosi ogni volta che si innamora. Sarà Misty che ogni volta lo dovrà rimettere in riga.
Misty farà la conoscenza del Prof. Oak (Brucaliffo), un signore anziano che passa tutto il suo tempo a dispensare spiegazioni criptiche su quel mondo e sulle creature che ci vivono. Misty andrà da lui a chiedere un modo tornare a casa, ma lui risponderà solo con indovinelli facendole perdere tempo.
Misty incontrerà anche il dispettoso Meowth (Stregatto) che la condurrà con l’inganno da James e Jessie (Re e Regina di cuori), che si divertiranno a strapazzare e ingannare la ragazza, invitandola a un torneo Pokémon, in cui cercheranno di barare.
C’è poi Gary (Humpty Dumpty), sempre seduto su un muretto da cui non può fare a meno di vantarsi della sua intelligenza al malcapitato che passa. Fa così tanto innervosire Misty, che lei finisce per dare un calcio al muretto senza sapere che questo avrebbe franato e che Gary sarebbe caduto giù.
Dopo diverse disavventure, Misty riuscirà a tornare nel suo mondo con l’aiuto di Ash e Brock, e ai Pokémon. Una volta tornata all’albero cavo, Misty scopre che i mesi trascorsi nel mondo dei Pokèmon, nel suo mondo equivalgono a pochi minuti. Quindi le sue sorelle non si erano neanche accorte della sua scomparsa.
Grazie a quell’esperienza Misty è più sicura delle sue capacità, superando la sua fobia con l’acqua e mostrando alle sorelle di avere talento nel nuoto sincronizzato.
Passato un anno, Misty sente nostalgia del mondo abitato da Pokémon e dei suoi amici, ma è ancora incerta se tutto sia stato un lungo sogno dettato dalla sua fantasia. Un giorno le sorelle comprano un vecchio specchio da cui Misty sente che qualcuno la sta chiamando, ma non vedendo nessuno crede di avere le allucinazioni. Più avanti però vedrà comparire nello specchio Psyduck in stato di agitazione e Misty comprende che qualcuno l’ha mandato a chiamarla perché ci sono problemi nel mondo dei Pokémon.
Come per magia, Misty riesce ad attraversare lo specchio e si ritrova dall'altra parte con i suoi amici che la aspettano in un mondo in guerra.
Misty, Ash e Brock, con altri abitanti di quel posto, si ritrovano coinvolti in una battaglia per riportare la pace in quel mondo. Guerra causata da una lotta di potere tra Green e Yellow (Re e Regina bianchi) contro Red e Leaf (Re e Regina rossi), e che minaccia di coinvolgere il mondo reale dove vive Misty. Nel frattempo i sentimenti tra Misty e Ash si sono evoluti in qualcosa di più profondo, sbocciando in amore e complicando la sua scelta se tornare nel suo mondo o rimanere nel mondo dei Pokémon.
#pokeshipping week 2024#pokeshippingweek2024#pokeshipping#pokemon#misty pokemon#ash pokemon#ashxmisty#yachan#disney au#alice in wonderland
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I motivi per cui io e credo molti altri non vogliono tornare a lavorare in Italia, soprattutto in ambito accademico, sono raccolti in un articolo pubblicato su Repubblica che raccoglie l'esperienza di un prof italiano rientrato dall'estero
1) "Non ho risorse né laboratori, il mio ateneo non mi fornisce neanche una sedia"
2) Pochi corsi in Inglese e pochi studenti stranieri
3) Spazi e posti assegnati con logiche baronali
4) "Gli italiani che tornano nei nostri atenei lo fanno solo per ragioni familiari, oggi non c’è università del Paese che riesca a darti le stesse condizioni di una all’estero”. A questi punti aggiungo un mio pensiero: la legge sul rientro dei cervelli rappresenta un gigantesco specchietto per le allodole. Se come unico parametro per rientrare in patria l'Italia offre un taglio delle tasse per un tot di anni, ma poi si rientra nello stesso ambiente lavorativo da cui si è scappati anni prima credo che questo rappresenti una grande presa in giro... Per riattrarre gli italiani dall'estero e più in generale gli stranieri in Italia servono ben altre condizioni che un mero taglio delle tasse a tempo determinato....
Tra queste:
1) Investimenti in ricerca e sviluppo al pari degli altri Paesi del G7 (Italia nel 2022 ha investito l'1.3% del PIL in ricerca e sviluppo, Francia il 2%, Germania il 3% per rimanere in Europa..)
2) Creare un ambiente internazionale favorendo lo scambio culturale con altri Paesi e assegnare posti e spazi in base al merito anche a stranieri e non secondo le logiche baronali
3) Favorire il rientro dei cervelli permettendogli di riportare in patria il know how acquisito all'estero. Questo si deve tradurre mettendo a disposizione spazi, strumenti e personale a chi rientra per permettergli di re-importare in Italia conoscenze acquisite all'estero.
Questi 3 punti permetterebbero a chi rientra di:
A) Formare i giovani italiani con tecnologie acquisite all'estero
B) Aumentare la qualità della ricerca e dell'innovazione in Italia
C) Favorire un ambiente internazionale (io mando un PhD o uno studente o un post-doc all'estero in un centro in cui ho lavorato e ne prendo uno dall'estero a fare un'esperienza in Italia)
D) Far uscire l'accademia e il mondo della ricerca italiana dal provincialismo e baronismo di cui sono impregnate.... Ad oggi queste condizioni non esistono.... Risultato: Sempre più giovani continueranno ad emigrare e chi vive all'estero ci resta.. Contenti voi, contenti tutti.....
Massimo Fantini
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Sono entrato nel ventunesimo anno che faccio e percorro cammini in tutta Europa e che visito durante i miei viaggi con lo zaino in spalla tutte le mete dei pellegrinaggi del mondo. Ho scalato tante montagne, ho attraversato tante valli e ho percorso vari tratti di deserto ed ho costeggiato l'oceano da nord a sud, vissuto tante esperienze di gioia e di dolore, di amore e di sofferenza e ho ricevuto la considerazione dei Re, ma sofferto la fame del mendicante. L'abbondanza e carestia e malattie e guarigioni del corpo, dello spirito, del cuore e della mente. Ferite che non sanguinano più, si sono sanate. Ma seppure rimarginate han lasciato cicatrici indelebili, che ora contengono i preziosi e vividi ricordi, che sono parte della mia legenda personale che custodisco gelosamente.
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Sono umilmente ricco e sazio della pienezza dei miei cammini e di tutti i miei viaggi anche se nel mio cuore alberga e arde la speranza, di poterne effettuare ancora, per arricchire la conoscenza e la sapienza e per le innumerevoli testimonianze, di emozioni, di benedizioni, di amore, di vita.
lan ✍️
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Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
- Salvatore Quasimodo, Natale
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Sono la GIOCONDA di Leonardo da Vinci.
L'opera d'arte più deludente del mondo.
In effetti, molti visitatori del Louvre rimangono delusi quando si trovano di fronte a me.
Ogni giorno, circa 30.000 persone vengono a vedermi, quasi 10 milioni all'anno. Fanno lunghe code solo per una foto o un selfie. Le loro aspettative sono altissime: dopo tutto, si sa, sono il quadro più famoso al mondo! Ma poi, quando mi vedono, così piccola, sommersa da questa folla di fan, se ne vanno dicendo che non ero poi così straordinaria...
Li capisco, poverini.
Semplicemente, ignorano la mia storia.
Innanzitutto, non sono un quadro, ma una tavoletta. Una tavola di pioppo di appena 77x53 cm. Forse ti aspettavi qualcosa di diverso. Mio padre, Ser Leonardo Da Vinci, iniziò a dipingermi a Firenze nel 1503, cancellando un altro quadro che si trovava sotto di me.
Rappresento il ritratto di Lisa Gherardini.
Infatti, mi chiamano anche MONNA LISA.
Monna è l’abbreviazione di “Madonna”, la parola latina "Mea domina", ovvero "mia signora". Lisa era la moglie di Francesco del Giocondo. Ecco perché mi chiamo Gioconda, perché ero la sua sposa, non perché sorrido felice.
Ma Leonardo non mi vendette mai.
Infatti, mi portava sempre con sé, mi adorava, ero il suo dipinto preferito. Mi ritoccava costantemente. Come dice Vasari, sono "INCOMPIUTA", non sono mai stata finita, lo sapevi?
Ero nella sua camera ad Amboise, in Francia, quando Leonardo morì nel 1519. NON sono mai stata rubata dai francesi! Fui acquistata regolarmente dal re di Francia Francesco I, che era un mio grande ammiratore. Quindi, ogni volta che voi italiani dite ai francesi: "Restituiteci la Monna Lisa!"
La mia casa è qui, a Parigi!
Nel tempo, mi hanno rubato, sfregiato, deturpato. Duchamp mi mise i baffi, Andy Warhol mi fece pop, Botero mi rese grassottella, Banksy mi trasformò in un mujahidin con un lanciarazzi. Sono un’icona moderna, una star o, meglio, una vera superstar.
E ci sono molti segreti nascosti in me.
A cominciare dal mio misterioso sorriso.
Alcuni dicono che sorrido perché Leonardo, mentre mi dipingeva, chiamava musicisti e giullari per intrattenermi. Altri, come Dan Brown nel suo Codice Da Vinci, sostengono che io sia la versione femminile di Leonardo stesso. Freud disse che rappresento un caro ricordo d’infanzia di Leonardo, forse sua madre.
Tutte sciocchezze!
Sorrido, perché quando vi vedo arrivare tutti trafelati davanti a me, in questo turismo di massa frenetico e superficiale, senza contemplazione, vedo i vostri volti delusi e capisco che non avete capito NIENTE di me. Ecco perché continuo e continuerò a essere per sempre l’immagine più bella del mondo!
(tradotto da web)
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Sto ascoltando sempre più uomini che si lamentano della superficialità femminile e sempre più donne che si lagnano dell'inconcludenza maschile. Girano video in cui a cambiare sono soltanto le facce e quella specie di umorismo con cui infiocchettano la loro frustrazione, mentre i discorsi sono tutti uguali.
É un continuo accusarsi a vicenda, un continuo noi e loro, oltre al fatto che palesemente non sanno cosa fare.
Vorrei dire a queste persone che la sensazione di catastrofe relazionale non è solo una sensazione e che andrà peggiorando. Uomini e donne sono sempre più assuefatti da modelli culturali e personalità fallaci da non interessarsi nemmeno più del perché sono al mondo e che cosa dovrebbero fare insieme a un partner. A parte scop..re ovviamente, perché l'istinto animale resta sempre in pole position.
Chiunque ha capito l'andazzo si sta ormai dedicando ad altro e probabilmente a costruire o ricostruire se stesso ponendo focus molto diversi e superiori. Ha imparato a selezionare in base ai suoi valori e soprattutto non teme più di restare da solo.
Mentre gli altri continuano a incolpare l'altro.
Dunque che si fa? Non si tromba più?
Fino a quando ti fai questa domanda significa che sei saturo di pulsioni basiche, non hai capito cosa significa respirare per uno Scopo di Vita e peggio ancora non hai la volontà di trovare il tuo.
Le persone che vivono con queste problematiche sono energeticamente bloccate nel secondo Chakra (iperattività sessuale, scarsa autostima, inaffidabilità) e per certi aspetti stanno regredendo al primo.
Se fai parte di questo circuito e non te ne rendi conto non può aiutarti nessuno, per cui continuerai a lagnarti subendo tutte le conseguenze. Se te ne rendi conto e vuoi uscirne devi lavorare sulla tua determinazione, sulla volontà e sulla responsabilità, e usare l'energia sessuale verso la costruzione di un obiettivo funzionale e concreto.
Cioè correggere e cambiare tu, prima di screditare e obiettare sugli altri. Fino a quando li vedi e ti lasci trascinare nella lamentela fine a sè stessa, significa che ne fai parte.
#obiettivi#focus#crescita personale#volontà#discernimento#responsabilità#mondo marcio#chakra#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#schiavi#sessualità#rincoglioniti#consapevolezza#osservazione#relazioni#uomini#donne#gabbie#matrix#lagnarsi
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QUADRI DI CORRADO FRATEANTONIO (http://corradofrateantonio.it/) - Uomini del Sud
Li ricordo da sempre così, con i loro pantaloni scuri, la coppola tenuta bassa per fare ombra, la camicia immacolata e le scarpe grosse, più volte risuolate. Fumavano sigarette senza filtro, MS, le Nazionali verdi o bianche, o le disgustose Sax. Le fumavano lentamente, osservando da dietro le spire del fumo, il mondo che si riassumeva nella piazza principale del paese o nella sua strada più importante, quella dove tutti passeggiavano una volta che il sole calava e il caldo si attenuava. Oppure, in primavera, con il primo sole che scaldava i gradini di marmo della chiesa, o le panchine in pietra chiara della villa comunale, li vedevi arrivare e sedersi sulla pietra calda, dopo un inverno freddo e ventoso. Io, che accompagnavo mio nonno a prendere il suo posto in piazza, in mezzo a parenti ed amici, li osservavo curioso. Studiavo la loro pelle che sembrava cuoio, la barba lunga, le rughe seccate dal sole, i loro sguardi da lupo, i loro sorrisi appena accennati per giudicare, commentare la battuta o la storia di qualche vicino; imparavo da loro quei silenzi con cui pesavano quel mondo che iniziava dove la fiumara finiva e tutte quelle cose straordinarie o strane che lo riguardavano. Valutavano tutto con il loro metro, quasi fossero re col diritto di giudicare senza dar conto a nessuno, perché loro erano la legge, la norma che pesava il mondo. Vi era anche il matto del paese, in un angolo della piazza non perché era un diverso ma in quanto il mondo in cui viveva era troppo grande e spaventosamente straordinario per condividerlo con gli altri. Stava lì con lo sguardo rivolto ad un luogo che esisteva solo dentro di lui, per essere poi richiamato alla realtà da un passante, finendo coinvolto in uno scherzo, in uno sfotto, in una storia da paese. Il nonno conosceva di tutte le persone che sedevano con lui, tutte una vite, fatte di una dignità che nasceva dalla fatica infinita nei campi, da dolori vinti e rinchiusi dentro la loro anima, dai desideri domati, dai sacrifici quotidiani, dalla loro cordialità, dall’ironia con cui si difendevano dalla fatica del vivere. Mai sconfitti, mai vincitori, conoscevano per necessità la natura che dava loro vita e forza e vivevano rispettando solo chi meritava il loro rispetto. Sembravano vecchi come antichi ulivi di cui richiamavano la saggezza, Li osservo ancora, curioso ma ormai per le improbabili magliette firmate, i pantaloni di cotone, i mocassini di moda che portano. Sembrano diversi da quelli di allora anche se adesso usano il computer o motozappe invece di portare i panieri di limoni, od usare falci affilate. Parlano dei viaggi che hanno fatto, dei figli che lavorano all’estero e sono sempre di meno nei paesi svuotati. Se li senti parlare, se osservi i loro occhi curiosi e ascolti le loro battute salaci, capisci che sono sempre loro, chi non s’arrende alla vita e non ha paura a soffrire, i re senza regno, gli schiavi della famiglia, la quercia che il vento non sdradica.
I have always remembered them like this, with their dark trousers, their flat caps kept low to provide shade, their immaculate shirts and their large shoes, resoled several times. They smoked unfiltered cigarettes, MS, the green or white Nazionali, or the disgusting Sax. They smoked them slowly, observing from behind the coils of smoke, the world that was summed up in the main square of the village or in its most important street, the one where everyone walked once the sun went down and the heat subsided. Or, in spring, with the first sun warming the marble steps of the church, or the light stone benches of the municipal villa, you would see them arrive and sit on the warm stone, after a cold and windy winter. I, who accompanied my grandfather to take his place in the square, among relatives and friends, watched them curiously. I studied their skin that looked like leather, their long beards, their wrinkles dried by the sun, their wolfish looks, their barely visible smiles to judge, comment on a joke or a story of some neighbor; I learned from them those silences with which they weighed that world that began where the river ended and all those extraordinary or strange things that concerned it. They evaluated everything with their own yardstick, almost as if they were kings with the right to judge without giving anyone an account, because they were the law, the norm that weighed the world. There was also the village madman, in a corner of the square not because he was different but because the world he lived in was too big and frighteningly extraordinary to share with others. He stood there with his gaze turned to a place that existed only inside him, to then be called back to reality by a passerby, ending up involved in a joke, in a tease, in a village story. Grandpa knew all the people who sat with him, all one life, made of a dignity that was born from the infinite toil in the fields, from pains conquered and locked inside their soul, from tamed desires, from daily sacrifices, from their cordiality, from the irony with which they defended themselves from the toil of living. Never defeated, never winners, they knew by necessity the nature that gave them life and strength and lived respecting only those who deserved their respect. They seemed old like ancient olive trees whose wisdom they recalled. I still observe them, curious but now for the unlikely designer t-shirts, the cotton trousers, the fashionable moccasins they wear. They seem different from those of then even if now they use computers or motor hoes instead of carrying baskets of lemons, or using sharp sickles. They talk about the trips they have made, of the children who work abroad and are fewer and fewer in the emptied countries. If you hear them talk, if you look into their curious eyes and listen to their witty jokes, you understand that they are always the ones who do not give up on life and are not afraid to suffer, the kings without a kingdom, the slaves of the family, the oak that the wind does not uproot.
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Molte persone si chiedono perché la Grande Piramide in particolare sia una delle sette meraviglie del mondo
"Non è solo la forma della piramide, la sua lunghezza o le sue dimensioni a confondere e incuriosire, ma i segreti che racchiude, e chi li conosce li tiene nascosti."
Il numero totale di pietre della piramide è di circa 2 milioni e 600 mila, sufficienti a costruire un muro intorno alla Francia, anche se venissero ridotte in piccoli pezzi.
Con esse si potrebbe fare il giro del mondo
La posizione della piramide è esattamente al centro dei cinque continenti antichi.
L'ingresso della piramide punta verso la stella del Polo Nord,
e il corridoio interno fa riferimento alla stella di Sirio
La più grande piramide del sistema astronomico si trova direttamente sotto la stella più luminosa del cielo
Se si prende un pezzo di carne e lo si mette nella Camera del Re, la carne si essicca ma non marcisce
Se si prende una lama smussata e la si lascia all'interno della piramide per alcune ore, torna affilata
Se si raccoglie una pianta e la si mette dentro la piramide, cresce di più rispetto a quando è all'esterno
La circonferenza della piramide divisa per la sua altezza dà 3,14.
Lo stesso rapporto si ottiene analizzando la Camera del Re.
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Storia Di Musica #360 - Manuel Göttsching, E2-E4, 1984
Dal 13 marzo 2024 la Cultura Techno di Berlino fa parte della lista del Patrimonio Immateriale dell'Unesco. Oltre l'aspetto musicale, la decisione è stata possibile, riporto le motivazioni, perchè recupera e valorizza gli spazi urbani industrializzati e crea comunità libere e sicure dove ogni persona viene accolta allo stesso modo a prescindere da genere, etnia, orientamento sessuale, età o provenienza geografica. Il movimento, che ha il suo culmine nella Love Parade nata nel 1989 a Berlino Ovest (dal 2022 ha cambiato nome, in Rave The Planet) e poi esportata in tutto il mondo.
Uno dei papà nobili della musica techno berlinese è il disco di oggi, che ha una storia bellissima. Autore è il chitarrista e compositore Manuel Göttsching, fondatore degli Ash Ra Temple, una delle più importanti formazioni del kosmic rock tedesco. Quella band fu attiva per tutti gli anni '70, con alcuni dischi fondamentali del genere (l'omonimo Ash Ra Temple del 1971, Schwingungen del 1972, il bellissimo Inventions For Electric Guitar del 1975), Göttsching affiancò all'impegno negli Ash Ra Temple anche delle attività soliste.
E la leggenda del disco di oggi nasce proprio per una questione del genere. Nel 1981, organizza con il suo amico e componente della band Klaus Schulze, altra figura mitica della musica tedesca di quegli anni, una serie di concerti. Decide quindi di registrare della musica che lo accompagni nel walkman durante i viaggi per incontrarsi con lui. Nel suo studio di registrazione di Berlino, che si chiama Studio ROMA, inizia a suonare un accordo con la chitarra mi2 e mi4, che nella trascrizione delle note dei paesi anglosassoni e tedeschi si scrive in E2 e E4. Suona così, con effetti e sovraincisioni, per circa un'ora, dove, e lo racconterà lui stesso dopo, va tutto per il meglio: tutte le attrezzature funzionano alla perfezione, non c'è nessun intoppo, lo studio era così piccolo che se fosse suonato il telefono il trillo sarebbe stato registrato per poi dover iniziare tutto da capo. Prende quella registrazione, la riporta su una cassetta e rimane per anni solo una cosa privata.
Tutto cambia nel 1984, quando il catalogo degli Ash Ra Temple viene comprato dalla Virgin di Richard Branson. Tutti gli album vengono ristampati con il nome della band ridotto ad Ash Ra, e Manuel Göttsching invitato da Branson sulla sua barca, fa ascoltare quella cassetta al discografico, che nel frattempo stava cercando di far addormentare sua figlia. Ci riesce con quella musica, e Branson lo spinge a pubblicarla: piccola nota simpatica, la prima edizione del disco sarà comunque pubblicata dalla Inteam, la casa discografica di Klause Schulze.
E2-E4 oltre che l'accordo, è anche una famosa mossa di apertura degli scacchi: pedone davanti al re in avanti di due caselle, mossa che il padre di Manuel gli aveva insegnato da bambino. Ma E2-E4 è anche una possibile codifica del programma Basic che lo stesso Göttsching usava sul suo Apple II per le sub-routine dei programmi.
Pubblicato nel 1984, con l'iconica copertina a scacchiera, è considerato il primo album di dance elettronica: alla sua chitarra di sottofondo si innesta la drum machine e pochi interventi ai sintetizzatori. Ne viene fuori una sorta di suite di un'ora, che per convenzione viene divisa in 9 brani dai titoli tutti legati dal riferimento agli scacchi, dove non c'è un vero e proprio sviluppo nella melodia e nell'armonia quanto piuttosto un uso della musica quasi come un tribale induttore di stato di trance tramite la ripetizione della complessa interazione tra strumenti e ritmo. Diventerà un disco icona: la base verrà saccheggiata e campionata da decine di artisti, ma l'esempio più famoso rimane quello che il gruppo dei Sueño Latino (che sono in realtà tre ragazzi bolognesi Riccardo Persi, Claudio Collino e Andrea Gemolotto) che nell'omonimo singolo del 1989 campionano il disco a cui aggiungono una voce sensuale femminile. Diventerà una delle prime hit del cosiddetto stile balearico, poichè divenne un must delle discoteche di Ibiza ma anche dei rave party berlinesi.
Nel 2006, dopo essersi dedicato per lo più a colonne sonore e musica per documentari, Manuel Göttsching registrerà un'intera esibizione di E2-E4 in Giappone, che verrà pubblicata in un disco, E2-E4 Live In Japan nel 2009. Il grande chitarrista tedesco morirà nel 2022 di Sars Cov2.
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La parola “padrone” è stata rimpiazzata da molti eufemismi (forse il più corrente è “azionista di maggioranza”), quasi a dire che il concetto è arcaico. Fa pensare ai capitalisti in cilindro e marsina nelle vignette socialiste dei primi del Novecento. O al capitalismo paternalista del boom italiano, con il re delle lavatrici che, con forte accento lombardo, dice agli operai “siete tutti miei ragassi”, a patto che non rompano troppo le balle con le rivendicazioni sindacali: basta rivolgersi direttamente al padrone-papà, e tutti i problemi si risolvono. Roba vecchia, insomma. Di un paio di generazioni fa, almeno. Poi però, a rinverdire la figura del padrone a tutto tondo, è arrivato Elon Musk, che sotto la patina incantatrice della tecnologia reinterpreta, con vigore quasi ossessivo, la figura padronale classica: decido tutto io, niente sindacati in azienda, il licenziamento come pratica ordinaria, tutti al servizio dell’azienda e l’azienda al servizio solo di se stessa (il capitale come solo vero motore del mondo, così come lo raccontava Karl Marx). È da considerarsi un atto chiarificatore il suo arrivo in pompa magna alla festa di Fratelli d’Italia. La destra sta con i padroni, da che mondo è mondo, e nessuno meglio di Musk, oggi, incarna quella figura. Musk è l’uomo più ricco del mondo. Può permettersi di stabilire da solo ciò che un tempo stabilivano gli Stati (la conquista dello spazio, per esempio). L’annosa disputa su “cos’è la destra, cos’è la sinistra” trova, grazie alla sua presenza a Roma, una risposta chiarificatrice: la destra è quella che invita e applaude l’uomo più ricco del mondo. Alla faccia del populismo, l’applauso va ai miliardi.
Michele Serra
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Oggi 23 Aprile, è la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d'autore.
È un invito a valorizzare la fertilità delle idee di cui i libri sono rappresentati e strumento di diffusione.
Il 23 aprile ogni anno si celebra in più di 100 Paesi la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, istituita nel 1996 dall’UNESCO e festeggiata con iniziative, eventi e progetti volti a promuovere la lettura, le attività editoriali e l’importanza della proprietà intellettuale protetta dal copyright
L’idea di una giornata dedicata al libro nacque per la prima volta in Catalogna, promossa dallo scrittore valenziano Vincent Clavel Andrés. Fu re Alfonso XIII, il 6 febbraio 1926, a istituire una Giornata del libro spagnolo celebrata in tutta la nazione, inizialmente fissata nella data del 7 ottobre e successivamente spostata al 23 aprile, giorno della festa del patrono della Catalogna San Giorgio. In questa giornata, è tradizione in Spagna che gli uomini regalino alle proprie donne una rosa, sicché divenne consuetudine tra i librai catalani dare in omaggio una rosa ai clienti per ogni libro comprato. Divenuta festa internazionale nel 1996 per volontà dell’Unesco, la Giornata Mondiale del Libro si celebra in una data di grande importanza per il mondo delle lettere, in quanto proprio il 23 aprile morirono tre grandi scrittori, lo spagnolo Miguel de Cervantes, l’inglese William Shakespeare e l’Inca Garcilaso de la Vega.
Io Leggo ❤
Per capire la differenza che esiste tra leggere un racconto su internet o su un libro, basta chiudere gli occhi e mettere il palmo della mano, prima sullo schermo e poi sulla pagina del libro. Il contatto con la carta, anche detto ‘libridine’, ci fa capire la differenza…’
(Luciano De Crescenzo)
Buongiorno.....Cosi 🌈
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