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#guitti
kingscythe-art · 14 days
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He scampered off. Said something about “rigging all my wires together to blow this place to the dimension where everything’s getting hit by lightning over and over again forever”? Sounds gnarly.
I can’t say I’m super worried, though. He’s like a foot tall and doesn’t look like he knows beans from squash about electrical engineering, so I think my best bet is just to wait him out: he can’t keep this up forever. He’ll tire himself out eventually, and by that point the pest control guy will be waiting for him with a blanket and an arrest warrant. So, until then, I think I’m just gonna play the guitty to pass the time.
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…?
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[roomie cipher au by @squidflavoredsoup :>! (If you’d like me to stop tagging you, please let me know!)]
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tergestin · 7 months
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Il guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood si conferma per quello che è: un attore scadente, degno di un melodramma di pessima fattura. Riesce a far piangere e ridere allo stesso tempo con il suo contegno francamente inqualificabile. La sua ultima sortita risulta particolarmente ridicola: si è lagnato del fatto che in Italia vi sono troppi "filo-putiniani" e ha affermato stizzito di voler preparare delle "liste" di proscrizione. Forse più che molti filoputiniani in Italia vi sono molti che considerano, a ragione, Zelensky un guitto e attore Nato, al servizio di Washington e in grado di trascinare l'Europa nella guerra mondiale. Un pericolo per l'umanità con le sue politiche scellerate ed eterodirette da Washington. Il guitto non difende l'Ucraina e il suo popolo, ma semplicemente la causa imperialistica di Washington, anzi sacrificando l'Ucraina e il suo popolo. D'altro canto, non si capisce come lo si possa considerare ancora un eroe della libertà e dei diritti: lui che ha chiuso i partiti di opposizione in Ucraina e che ha perseguitato la chiesa ortodossa. Lui che, ancora, hai imposto il canale televisivo unico, come in ogni regime degno di questo nome. Ma si sa, a seconda delle convenienze, l'occidente è imbattibile nel mutare i malfattori in eroi e i neonazisti in paladini della libertà: non solo il guitto dei guitti è stato trasformato da Washington in araldo della libertà; oltre a lui, anche l'estremista di destra xenofobo Navalny, come sappiamo, è stato mutato d'incanto in paladino della libertà e ora addirittura viene beatificato. E perfino il battaglione Azov, una riprovevole truppa di neonazisti che l'ordine discorsivo neoliberale ha innalzato a conventicola di pii lettori della "Critica della ragion pratica" di Kant. Intanto, quell'Unione Europea che è solo una colonia di Washington e che rappresenta il dominio del capitale finanziario sul lavoro e sui popoli europei continua a stanziare danari per Kiev e per il guitto dall'ego meringato, sottraendoli al welfare, alla sanità, alla scuola e al lavoro. Continua, come se non bastasse, a inviare armi all'Ucraina, dicendo che servono a produrre la pace, con la stessa coerenza del medico che somministrasse poderose dosi di zucchero al paziente dicendo che servono a guarire il diabete. Le liste di proscrizione sono una pratica abietta, indegna di ogni democrazia e di ogni paese libero. E concorrono a rivelare una volta di più la reale essenza dell'Ucraina del guitto, semplice avamposto dell'imperialismo statunitense in funzione antirussa.
Fusaro
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Il parlamentarismo occidentale ottocentesco potrebbe definirsi, con qualche legittimità, "Democrazia", ​​unicamente se fosse stata questa entità (costruita in buona parte nelle logge massoniche) a coniare il termine.
Ma dato che la parola si trova già nelle fonti antiche (prime due in ordine cronologico Eschilo [𝕊𝕦𝕡𝕡𝕝𝕚𝕔𝕚 -una locuzione per adattarsi al metro della tragedia] ed Erodoto), mi perdonerete se davvero non riesco a chiamare questa immondizia "democrazia", né, tantomeno, i guitti che la supportano "democratici".
Atene venne sfregiata dal potere popolare dopo le Arginuse, con l'uccisione degli Strateghi -pur vittoriosi- decretata dall'Assemblea, di Megara verrà ricordata la terribile furia della 'sua' democrazia radicale,
ma perlomeno era sempre un chiamare le cose col loro nome, senza frode. L'Età della Verità, come la chiamava Savitri, era di due millenni (e passa) più vicina, nonostante si stesse (e si stia) sempre più allontanandosi...
-@Paterpatratus88
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abr · 2 years
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'A Saviano, facce ancora quella dell'incombente gomblotto dei poteri del Nord per fermare la corsa de o'Napule !
Ci piacciono le comiche sugli stereotipi regionali dei guitti d'avanspettacolo.
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chez-mimich · 2 years
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LA STRANEZZA
Mettere il teatro dentro un film è sempre un grande rischio sia per lo sceneggiatore sia per il regista. Ci hanno provato in molti e ci sono riusciti in pochi perché il teatro è una cosa e il cinema un’altra. Questa volta ci ha provato Roberto Andò con il suo ultimo film “La stranezza”, in questi giorni nelle sale, incentrato sulla tragicommedia che due “becchini” di Girgenti tentano di mettere in scena nel teatro locale. Ma il destino vuole che in platea capiti uno spettatore illustre, Luigi Pirandello, tornato nella città natale per il compleanno di Giovanni Verga, che coincide con la morte della sua vecchia balia, fatto che favorisce l’incontro del “Maestro”con Nofrio e Bastiano (interpretati da Salvatore Ficarra e Valentino Picone). I preparativi per la messa in scena della sgangherata “La trincea del rimorso ovvero Cicciareddu e Pietruzzu” sono tragici e comici, esattamente come ciò che deve essere rappresentato e in più vicende sentimentali e personali si inseriscono sulla scena (e sulla messa in scena). Pirandello è testimone e convitato di pietra al tempo stesso: meditabondo e scettico, fascinoso e misterioso, sembra trarre ispirazione da quella compagnia di guitti, ma soprattutto dal mescolarsi di invenzione scenica e realtà, per scrivere poi il suo più noto capolavoro, quei “Sei personaggi in cerca d’autore” che segnerà ,nella storia del teatro, l’abbattimento della cosiddetta “quarta parete” e contemporaneamente l’inizio di tante sperimentazioni teatrali, non solo in Italia. Sembra che Toni Servillo, attore di teatro, abbia cominciato a prenderci gusto a fare anche l’attore di cinema, ma soprattutto a fare un attore di cinema che interpreta personaggi del teatro. Ricordiamo la sua interpretazione di Eduardo De Filippo in “Qui rido io”, di Mario Martone, che guarda caso è a suo volta un mostro sacro della regia teatrale. E allora questo continuo gioco di rimandi tra cinema e teatro significa forse che i registi e gli attori teatrali si sono stufati del teatro? Certo che è molto più raro vedere una trasposizione teatrale di una vicenda scritta per il cinema che non il contrario. Anche su questo, il bel film di Roberto Andò, indirettamente, ci costringe ad interrogarci. Ma il film ci fa soprattutto riflettere sul genio pirandelliano e, stavo per dire, anche sulla inutilità di tanta presunta avanguardia teatrale, senza fare nomi, altrimenti perderei metà dei miei followers. Andò è un regista attento, colto e certamente riesce nell’impresa di non far annoiare lo spettatore cinematografico e , al tempo stesso, di non fare innervosire lo spettatore teatrale. Lo fa anche con parecchie citazioni a cominciare dalla scelta di due comici come protagonisti, Ficarra e Picone appunto, che non possono non rimandare direttamente a Ciccio e Franco mattatori ne “La giara” pirandelliana, rivista in chiave cinematografica, anni fa, dai fratelli Taviani. Prova superata con voti pieni, ma senza lode, solo perché il teatro è il teatro e il cinema è il cinema…
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pettirosso1959 · 2 months
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Io ho sempre avuto quel rimasuglio di educazione/superstizione che mi impediva di sbeffeggiare cose attinenti le religioni, sia mie che altrui.
Criticare sì, schernire e ridicolizzare no. Ma pian piano mi sta svanendo anche questo ultimo velo di rispetto.
Sapete chi mi fa schifo, ormai, più di questi guitti e di chi ha organizzato questa parodia empia e abbietta dell'Ultima Cena?
mi fa schifo il Primate di Francia, nonché arcivescovo di Parigi, la più alta autorità cattolica del Paese, che se ne sta ben zitto e si guarda bene dall'esporre una vibrata protesta contro questa vergogna.
Stesso silenzio che hanno osservato le alte autorità cattoliche francesi quando quel vecchio prete, anni fa, è stato sgozzato sull'altare da due musulmani.
Stesso silenzio che hanno mantenuto vescovi, cardinali ecc. quando in Italia hanno esposto il Chris Pis (un crocifisso immerso in un vaso di urina) .
Non mi chiedo più neanche COSA succede alla Chiesa cattolica, un tempo prontissima a spiccare condanne tipo anatemi e scomuniche. Adesso gli potrebbero cag. 💩 addosso, che starebbero zitti.... sempre che si trattasse di una lobby abbastanza forte, tipo i LGBT, appunto!
Giovanna Sauli.
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ginogirolimoni · 2 months
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Nuovi palinsesti Rai la diaspora, vanno via molti validi giornalisti, presentatori, show-man, …, e quant’altro per far posto a guitti e leccaculo.
Roberto Sergio dice che non c’è stata censura su Serena Bortone, che passa dal programma su Rai 3 a Radio Rai; secondo l’amministratore delegato della Rai le sarebbero state fatte delle proposte per Rai 1 e Rai 3 che non poteva non rifiutare ed eccola “promossa” alla radio.
Ora, la Bortone è una professionista seria, che ha denunciato il tentativo di censura all’interno del suo programma Chesarà di Antonio Scurati e ha chiarito che non si trattava di questioni di compenso (dal momento che dopo Scurati ha messo a disposizione il testo che aveva preparato a titolo gratuito).
È una che si è costruita il consenso con la serietà e la professionalità, è una che deve il suo successo al suo pubblico e cerca di essere onesta con i suoi telespettatori, mentre Sergio è di nomina politica, è stato messo li dalla Meloni e alla Meloni deve la sua esclusiva fedeltà, anche se il suo stipendio viene pagato dal canone Rai.
Che pena ridurre una grande azienda a TeleMeloni, che pena mandare in onda ogni giorno repliche su repliche, tanto che la Rai è ormai diventata Teche Teche Rai, che pena vedere in ogni canale guitti che non sanno fare spettacolo, informazione, intrattenimento e, anche quando fanno ridere, ridiamo di un Riso amaro, replica del film di Giuseppe de Santis del 1949.
Sergio sembra quel burocrate che è pronto a tutto pur di conservare il posto e lo stipendio che ha e che non ha scrupoli ad eseguire qualsiasi censura, anche preventiva per eccesso di zelo, ritenesse necessaria per servire i suoi padroni.
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besouro: uma anti-jornada filosófica, científica e teológica entre seres e nadas uma coreografia sonora transcriada a partir de uma coreografia literária. Ficha técnica: . Besouramentos: Bernardo Stumpf . Co-criação musical-sonora + edição: Thiago Ramalho . Consultoria técnica + mixagem: Valderval de Oliveira Filho (Nhundiaquara Áudio Criativo) . Masterização: Felipe Storino . Orientação: Ave Terrena, Felipe Storino . Agradecimentos: 20Minutos.MOV, Arnica Cultural, Badi Campelli, Cândida Monte, Jaciara Rocha, Josiéli Spenassatto, Renata Roel, Well Guitti, William Bellani . Produção: Carol Santa Ana / Festival Breves Cenas de TeatRO
Acesse: https://soundcloud.com/bababitts/besouro
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alephsblog · 4 months
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Già, tipico dei guitti qualunquisti🤡
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byneddiedingo · 8 months
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Germaine Dermoz and Alexandre Arquillière in The Smiling Madame Beudet (Germaine Dulac, 1923)
Cast: Germaine Dermoz, Alexandre Arquillière, Madeleine Guitty, Jean d'Yd, Yvette Grisier, Raoul Paoli, Armand Thirard. Screenplay: Germaine Dulac, André Obey, based on a play by Obey and Denys Abiel. Cinematography: Maurice Forster, A. Morrin, Paul Parguel. 
Mme. Beudet (Germaine Dermoz) really doesn't have much to smile about. She's married to a gargoyle of a husband (Alexandre Arquillière) who bullies her, and when he doesn't get his way likes to pull a gun out of his desk drawer and pretend to be about to commit suicide. He mocks her interest in playing Debussy on the piano, and when he goes out to the theater with friends one night -- she has declined to accompany them -- slams down the lid on the keys and locks it. No wonder that she daydreams about a handsome tennis player she sees in a magazine and fantasizes his getting rid of her husband. She knows one secret about his familiar suicide ploy: The gun is unloaded and he keeps the bullets in a separate drawer. So she surreptitiously loads the gun. Then one day he calls her into his study to harangue her about household expenses, starts to pull his usual suicide ploy, and then points the gun at her. It goes off, missing her, and a startled Beudet runs to his wife, thinking that she loaded the gun to kill herself. He hugs her tearfully, but her expression is the usual one of glum misery. Germaine Dulac's short film is often called the first feminist movie, although that seems too superficial a label. What does distinguish it is Dulac's use of superimposed images, such as her fantasy of the tennis player, to give further insight into the characters. In the climactic scene in which Beudet hugs his wife, a picture in the background changes to what seems to be the proscenium of a puppet theater whose curtain falls. Dulac seems to suggest that The Smiling Madame Beudet is a kind of puppet show, with the squabbling Beudets as her version of Punch and Judy.
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lorenfoto · 9 months
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Nell'Isola Geppy Gleijeses e il teatro di Eduardo De Filippo
Una commedia brillante per sorridere delle umane debolezze. “Uomo e Galantuomo”, la prima commedia scritta da Eduardo De Filippo, in scena sino al 17 dicembre al Teatro Massimo di Cagliari e lunedì 18 al Comunale di Sassari per La Grande Prosa del Cedac, narra l’arrivo di una compagnia di guitti in una località balneare.     Un gioco metateatrale dove arte e vita si intrecciano per la pièce…
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emilianobertelli · 1 year
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mariuskalander · 2 years
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Israele-Palestina Kosovo-Serbia Nagorno-Qarabag Cina-Taiwan Ci aspetta un inverno caldo! Altro che Zelensky e suoi guitti nazi che dal 2014 uccidono i russofoni del Donbass #Ucraina #NaziUkraine #IoStoConPutin #lariachetira Si sono filorusso, dasvidania coglioni!
— Mario Calandra (@MariusKalander) Dec 1, 2022
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lamilanomagazine · 2 years
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Bologna, debutta lo spettacolo: Risate di gioia
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Bologna, debutta lo spettacolo: Risate di gioia. Dal 20 al 30 ottobre il Teatro Arena del Sole di Bologna nella sala Thierry Salmon martedì, giovedì, venerdì ore 19.00, mercoledì e sabato ore 21.30 e domenica ore 18.00. Accoglie il debutto di Risate di gioia – storie di gente e di teatro, uno spettacolo dedicato ai mestieri e alle figure del teatro di un tempo, con la regia e l’interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Una co-produzione Centro Teatrale Bresciano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa, che ha visto un’anteprima al Campania Teatro Festival 2021. I due artisti, con straordinaria sensibilità, riprendono il filo della loro indagine attorno all’arte scenica, ispirandosi ai saggi Il teatro all’antica italiana dell’attore di Sergio Tofano e Antologia del grande attore del regista Vito Pandolfi, ma anche ad autobiografie, biografie, epistolari e memorie. Bucci e Sgrosso, quasi come archeologi, si addentrano in testimonianze e documenti alla ricerca di tracce del passato, per costruire un lavoro a più voci. Come affermano i due registi, la pièce si propone come un emozionante viaggio alla scoperta di una moltitudine poetica e operosa che ha trascorso la vita dietro le quinte. In scena, però, solo i loro due corpi, a rimodulare anime e memorie richiamate da lontano e pronte a reincarnarsi sul palcoscenico, muoversi e parlare. Sono due attori "Senza nome e senza successo, – continuano Bucci e Sgrosso – innamorati del loro mestiere pur essendo solo due ‘comparsoni’ tra centinaia di altri". Nella notte di Capodanno, abitano il buio un teatro addormentato, tra sipari cadenti, riflettori bruciati e nidi di uccelli, in cui si intravedono suggeritori, trovarobe, attori, guitti, capocomici, primedonne, cantattrici, portaceste. "Com’era il mondo del teatro prima della televisione e del cinema? Come risuonavano le voci e i gesti? – si chiedono – Quale energia si sprigionava in quelle sale illuminate a candele o a gas, quando il teatro era un centro vibrante della vita sociale, culturale e politica delle comunità?! Facendosi attraversare da diverse epoche (la Commedia dell’Arte, il teatro all’Italiana, il Varietà, la censura del Fascismo, il Cinema), Bucci e Sgrosso danno voce e corpo a personalità artistiche che hanno fatto la storia del teatro: dalla “grande vagabonda” Giacinta Pezzana a Salvatore e Antonio Pepito, fino all’intramontabile Eleonora Duse. "Ascoltiamo molte voci, ridendo e sospirando per una sottile nostalgia che diventa creazione – scrive Elena Bucci. "Lo spettacolo si inscrive in un disegno che comprende le drammaturgie originali La pazzia di Isabella - vita e morte dei Comici Gelosi, Non sentire il male - dedicato a Eleonora Duse, Bimba - inseguendo Betti e Pasolini, Parola di principe e A colpi d’ascia, tratta dal libro omonimo di Thomas Bernhard per arrivare alle ricerche Archivio vivo e All’antica italiana, progetti e spettacoli rivolti allo studio, alla documentazione e al racconto della storia delle arti a partire dalle 0 testimonianze degli stessi artisti; un racconto dal vivo dove arti e saperi possano intrecciarsi". Contro un presente che accelera la sua corsa, Bucci e Sgrosso decidono di rallentare, per esplorare la potenza del teatro che ritrovano intatta e ancora capace di trasformare, rivelare e unire: "Basta fare silenzio, ascoltare, lasciarla vivere e respirare. Cerchiamo suono, immagini e incanto di un patrimonio della tradizione che dimostra intatta la sua sovversiva e rivoluzionaria vitalità".... Read the full article
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Tre Guitti: De curtis - Troisi - De Filippo
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Che fatica'.. Ah, a parigi sarà tutto diverso: le strade, la gente, la corte. Il re farà diventare il mio padrone ricco, famoso e io finalmente non farò più il servo nelle farse, ma sarò un vero servitore. E avrò cinque di tutto: cinque pasti al giorno, cinque berretti, cinque scarpe, cinque camiciole, cinque calzoni, cinque..
Cit. Massimo Troisi da "Il viaggio di Capitan Fracassa" di Ettore Scola. https://www.youtube.com/watch?v=Ghl88jzOqcs
Clown: <<Tu che proteggi uomini, animali e barracconi. Tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni. Tu che ogni sera, presti agli acrobati le ali degli angeli, fa che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane e ed applausi. Noi ti chiediamo protezione. Ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che accada dopo lo spettacolo. Tu che permetti ai nani ed ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, unica rete dei nostri esercizi fa che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore. Dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamente le loro assordanti risate. E lascia
pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono. Ma non importa, io li perdono. Un pò perchè essi non sanno, un pò per amor tuo e un pò perchè hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola ed aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità. Noi dobbiamo soffrire per divertire. Manda,
se puoi, qualcuno su questo mondo, capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri>>
Cit. Antonio De Curtis, preghiera del clown, da "Il più comico spettacolo del mondo".
Re Ferdinando: <<Pulcinè, tu intanto non hai risposto alla mia domanda. Di pulcinella in paradiso, dove secondo te sono tutti uguali, non c'è lusso, non ci sono re, non ci sono ministri, ne hai mai visti?>>
Pulcinella: <<No maestà. Non ne potevo vedere perchè pulcinella non muore mai. Voi potete impiccare un corpo, ma lo spirito di pulcinella che è l'anima di un popolo, rimane qua. Ed in ogni posto della terra i popoli vogliono essere liberi! Felici!Sazi!>>
Re Ferdinando: <<E in tutti i posti della terra, i re prendono quelli che si ribellano e li impiccano!>>
Pulcinella: <<Ma fino a quando lo potete fare maestà? Fino a quando ve lo permette la gente. Ogni popolo ha il re che si merita e voi fate bene a fare quello che fate. Continuate. Tagliate teste! Afforcate! La colpa non è vostra, è nostra maestà.>>
Cit. Eduardo De Filippo da "Ferdinando I, re di Napoli”
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