#guardia piemontese
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calabria-mediterranea · 10 months ago
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Occitan is still spoken in Southern Italy's Calabria
Blessed with one of the most beautiful languages, Italy is also home to a plethora of linguistic minorities, twelve to be precise, across fourteen regions, with almost three million speakers. The Occitan linguistic minority of the Alpine valleys of Northern Italy's Piedmont and Liguria is probably one of the most well known, also because of the importance the language had in the history of European culture and literature: the Langue d’Oc and its poetry inspired the troubadours of Provence, in Southern France. In those days, Occitan was spoken in the South of France, from the Atlantic to the Alps, but today only small pockets of Occitan-speaking people exists, mostly across the Alpine valleys of France, Liguria, Piedmont and in thr town Guardia Piemontese, in Southern Italy's Calabria. 
How did Occitan speaking people end up from the mountains of Northern Italy to the southernmost region of the Italian peninsula?
It’s a long story, one that brings us back to the 13th century, to a religious minority called Waldensians and to the fact Calabria is known for being a welcoming land for all those seeking refuge, from Greeks to Albanians and Jews.
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The Waldensian movement had developed in the Cottian Alps between France and Northern Italy towards the end of the 12th century, most likely thanks to the contributions of Peter Waldo (from whom the movement took its name). Waldensians lived a life of asceticism and poverty, but some of their more extreme views — lack of faith in transubstantiation and having associated the Catholic church with the “harlot of the Apocalypse” — turned them into religious pariah and victims of persecution across Europe.
A considerable group of Waldensians moved to Calabria in the 13th century to escape persecution in Northern Italy and the land of Calabria proved to be a blessing, because its fertile soil allowed the development of a prosperous community.
Guardia Piemontese is a town on the Western coast of Northern Calabria.
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The date of Guardia's foundation is unknown, and the name of the place has changed several times in history. "Guardia" means watch or lookout, and this name is probably related to a lookout tower built in the 11th century. Such lookout towers were built to warn against Arab pirates, then called Saracens, ravaging the coast.
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For the first century, the community of Guardia cohabited peacefully with their Catholic neighbors, but things tragically changed when the Waldensians decided to join the Protestant Reform: then, they became the enemy and victims of a religious persecution that was to obliterate them in the early summer of 1561. Those tragic events are still remembered today in Guardia Piemontese, thanks to a monument called La Porta del Sangue, (the Gate of blood), a memento to the violence that killed so many and forced many others to conversion.
Despite the suppression of their religion, the people of Guardia, or La Gàrdia, as they call it, have continued to use their distinct Occitan dialect, Gardiòl. Not surprisingly, it has been influenced by the speech of their neighbours in Calabria. For example, Gardiòl has adopted the use of retroflex consonants, common in Sicily and southern Italy.
The traditions that the Waldensians brought from Piedmont to Calabria, such as the Occitan language and certain customs, have survived over the centuries right through to the present day.
In 1863 the name Guardia was changed to Guardia Piemontese, to honor the geographical origins of the Waldensians.
On 5 June 2011, 450 years after the massacre in Guardia, the Waldensian Church opened a museum and cultural centre in the town. The museums tells the story of how the Waldensians arrived all the way in Calabria and preserves agricultural tools, the traditional clothing of Guardia Piemontese, made with a particular yarn of broom and the famous hurdy gurdy, an French instrument of medieval origins. In the Occitan valleys in Italy, the hurdy-gurdy was the traveling companion of buskers.
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The Waldensian Church and the municipal authorities now collaborate closely in cultural affairs. Numerous ecumenical events have been planned together with the local Catholic community to mark the 500th anniversary of the Reformation.
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brunopino · 8 months ago
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Guardia Piemontese, 1 maggio 2024
Album foto (telefoniche)
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calabria-mediterranea · 7 months ago
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Guardia Piemontese - Calabria - ITALY
(DEA / V. GIANNELLA)
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sentinalpostnews · 3 months ago
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Scossone in Serie D: arrestato il presidente di un club! I dettagli
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Un duro colpo per il calcio novarese. L'indagine della Guardia di Finanza di Milano, che ha portato al sequestro di oltre 95 milioni di euro e all'arresto di quattro persone, ha coinvolto anche il mondo del calcio dilettantistico piemontese. Tra gli arrestati, infatti, figura Guido Presta, presidente della neopromossa NovaRomentin, nata dalla fusione tra Rg Ticino e Pro Novara.
Insieme a Presta è finito in manette anche suo fratello Ivan. Inoltre, le indagini hanno portato al sequestro di beni anche a carico di Franco Caressa, consigliere comunale di Novara e direttore generale della NovaRomentin.
Un sistema di false fatture milionario
Secondo le accuse, i quattro avrebbero messo in piedi un complesso sistema di false fatture nel settore del commercio di traffico dati internazionale Voip. Le fatture false venivano emesse da società estere e cartiere, per poi transitare attraverso società italiane che, rivendendo le stesse fatture alle società estere, abbattevano il proprio debito fiscale.
Le conseguenze per la NovaRomentin
L'arresto del presidente e del direttore generale rappresenta un duro colpo per la NovaRomentin, una società che aveva suscitato grandi aspettative all'inizio della stagione. La squadra, che milita nel girone A di Serie D, si trova ora a dover affrontare una situazione estremamente delicata.
Le prossime mosse
Le indagini sono ancora in corso e potrebbero portare a nuovi sviluppi. Nel frattempo, la NovaRomentin dovrà affrontare le conseguenze di questa vicenda, cercando di garantire la continuità dell'attività sportiva e di tutelare i propri tifosi.
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lamilanomagazine · 1 month ago
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Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), scoperte dai Carabinieri le rapine perpetrate negli uffici postali tra Giugno e Settembre 2022 I Carabinieri dell’Aliquota Operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Paola, in collaborazione con il Comando Stazione Carabinieri di Guardia Piemontese, Comando Stazione Carabinieri di Fiumefreddo Bruzio, RIS di Messina, nonché con il supporto delle Compagnie Carabinieri di Rende e Cosenza, nella decorsa notte hanno dato Esecuzione alla Misura Cautelare degli... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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m2024a · 6 months ago
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Ragazzo di 27 anni trovato morto in un laghetto a Bardonecchia: lavorava in un rifugio, forse è scivolato. «Fatale ipotermia» Tragedia a Bardonecchia (Torino), località turistica poco sopra i 1.300 metri di altitudine, dove un ragazzo di 27 anni, che lavorava al rifugio Scarfiotti a quasi 2.200 metri di quota, è stato trovato morto nel laghetto vicino alla struttura. Il giovane era della provincia di Como. Come causa del decesso viene ipotizzata l'ipotermia. L'incidente nella notte L'incidente è avvenuto la scorsa notte e, secondo una prima ricostruzione, il giovane sarebbe scivolato sulle pietre della riva, avrebbe sbattuto la testa e sarebbe caduto in acqua. A trovarlo esamine sono stati i gestori del rifugio, che hanno dato subito l'allarme, intorno alle 2.45. Sono partiti immediatamente una squadra di terra del soccorso alpino e speleologico piemontese e l'eliambulanza. Quest'ultima però ha dovuto desistere a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Le persone sul posto intanto hanno recuperato il corpo del giovane e hanno tentato la rianimazione, insieme a sanitari e soccorritori. Sul posto sono giunti anche una squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Susa e i sommozzatori, insieme a polizia, carabinieri e il soccorso alpino della guardia di finanza per le operazioni di polizia giudiziaria. Su quanto accaduto indaga la polizia del commissariato di Bardonecchia.
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telodogratis · 6 months ago
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Bambino di 3 anni viene travolto da un cancello in ferro. Ricoverato in ospedale in gravissime condizioni
[[{“value”:” Nella tranquilla serata di sabato 29 giugno, la località balneare di Guardia Piemontese, nel cuore del Cosentino, è stata scossa… L’articolo Bambino di 3 anni viene travolto da un cancello in ferro. Ricoverato in ospedale in gravissime condizioni proviene da Notizie 24 ore. “}]]  ​Read More  [[{“value”:”Nella tranquilla serata di sabato 29 giugno, la località balneare di Guardia…
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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Non pagano le tasse, la gdf sequestra un milione a due società
La guardia di finanza di Torino ha eseguito il sequestro preventivo di oltre un milione di euro a due società che producono, lavorano e commercializzano la Pietra di Luserna, roccia estratta tradizionalmente in Val Pellice, in Piemonte, e utilizzata nell’edilizia. Un’indagine dei finanzieri della compagnia di Pinerolo (Torino), coordinata dalla Procura del capoluogo piemontese, ha portato a…
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queerographies · 11 months ago
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[Color Ustica][Lucio Rizzo]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: Color UsticaScritto da: Lucio RizzoEdito da: YoucanprintAnno: 2019Pagine: 182ISBN: 9788831649650 Marco è un giovane medico piemontese in cerca di una prima esperienza di lavoro. L’opportunità gli giunge il giorno in cui riceve una proposta, per un incarico di novanta giorni, presso la guardia medica di Ustica. Dopo un primo momento di esitazione la…
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jourdepluie91 · 5 years ago
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Guardia Piemontese (Calabria, Italy)
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brunopino · 2 years ago
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Dal vivaro-alpino in Calabria al romagnolo: l’allarme di Preply sulle lingue a rischio estinzione
Preply, la piattaforma globale di apprendimento delle lingue, ha realizzato uno studio sulle lingue in pericolo in tutto il mondo: la Guinea è il Paese con più idiomi a rischio (367). Seguono Papua Nuova Guinea (345) e Indonesia (267); L’Italia è al 35° posto, con 21 realtà linguistiche in pericolo o minacciate: spiccano vivaro-alpino, romagnolo e sardo logudorese. Globalizzazione, spopolamento…
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inesfav · 5 years ago
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Signu Giangurgolo, nun mi scurdati
Signu Giangurgolo, nun mi scurdati
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Bonasira, bonasira a vujia tutti e cumpagnijia! M’ajiu accattatu nu bbellu cappillu lungu lungu e nivuru nivuru, allu fjiancu na spada longa longa mi pendadi finu ‘nterra, na giacchetta russa russa e i cavuzuni alla zuwava, cavuzitti gialli e russi e i scarpi ‘ncromatati. Vajiu dicindu tanti paroli, ma alla fini signu i pochi fatti, spaccunillu e cafunillu vajiu girandu supra ssa terra. C’edi…
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I 90 anni di un grande regista: Giuliano Montaldo
Potete vederlo, il grande vecchio, al suo debutto cinematografico come attore in Achtung! Banditi!, di Carlo Lizzani, alla tenera età di 21 anni. Eh sì, perché Giuliano Montaldo ha festeggiato 90 primavere il 22 febbraio di quest’anno. Proseguì la carriera come sacerdote in La cieca di Sorrento; ancora con Lizzani in Ai margini della metropoli e Cronache di poveri amanti; Il momento più bello (1957) di Luciano Emmer; Gli sbandati (1955) di Francesco Maselli e L’assassino  (1961) di Elio Petri. Come aiuto-regista collaborò anche con Gillo Pontecorvo.
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Il 1961 fu l’anno dell’esordio alla regia con Tiro al piccione (in questo video alcuni minuti del film), tratto dal libro di Giose Romanelli. Nel settembre del 2019, a più di cinquant’anni, il film è stato proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia in versione restaurata. “Fu massacrato dalla critica” racconta l’autore “più per prese di posizione politiche che per demeriti artistici. Certo è che io ci rimasi proprio male. Ero giovane ed esordiente ma venivo da esperienze formative molto forti con Lizzani e Petri. Evidentemente, anche se eravamo ormai nei primi anni sessanta, ancora non era il momento per trattare argomenti come la Repubblica di Salò. La mia reazione fu quella di dire: Mollo tutto e torno a Genova a lavorare al porto”.
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Fortunatamente per noi non lo fece e rimase fedele al cinema con Una bella grinta (del 1965 con Renato Salvatori e lo stesso Montaldo), storia quanto mai attuale di un piccolo imprenditore ambizioso che pur di raggiungere il successo non si fa scrupoli morali o sentimentali.
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Del 1967 è Ad ogni costo, film divertente di atmosfera hollywoodiana, diverso dal Montaldo cui siamo più abituati. Un rocambolesco furto di gioielli con un cast d’eccezione: Edward J. Robinson, Janet Leigh, Klaus Kinski, Riccardo Cucciolla, Adolfo Celi.
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Una variazione sul tema ne Gli intoccabili (1969), con Peter Falk, John Cassavetes, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone, Florinda Bolkan, Luigi Pistilli: una rapina in un casinò con complicazioni mafiose. Inizia qui la sua collaborazione, praticamente ininterrotta, con Ennio Morricone.
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Nel 1970 il regista ci offre il primo capolavoro della cosiddetta ‘Trilogia del potere’, Gott mit Uns (ovvero, il potere militare), che narra una storia realmente accaduta: il processo sommario seguito da condanna a morte per due disertori della Wehrmacht, nonostante la guerra fosse finita da cinque giorni.
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Il secondo capitolo sarà Sacco e Vanzetti (1971), sul potere giudiziario, il terzo Giordano Bruno (magnifica la fotografia di Vittorio Storaro), sul potere religioso, entrambi con uno strepitoso Gian Maria Volonté.
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In questo video (le cui immagini in parte sono tratte dal film, in parte sono foto d’epoca di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti) Joan Baez (autrice del testo della canzone) interpreta Here’s to You, Nicola and Bart di Morricone. Qui potete ascoltare il brano in un concerto diretto dal maestro a Venezia nel 2007.
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Due curiosità: Tatti Sanguineti, in un documentario su Volonté, fa notare che nella scena dell’arringa, mentre il carrello della cinepresa si allontana, l’immagine si allarga fino a inquadrare la guardia alla quale scende una lacrima: una scena talmente realistica e toccante da commuovere anche gli attori stessi. Inoltre, questo è l’unico film in cui Volonté poté recitare nel suo dialetto natìo, il piemontese. Su questo film e sul tema della pena di morte vi consigliamo anche La morte legale: Giuliano Montaldo racconta la genesi del film Sacco e Vanzetti (prestabile nelle biblioteche dal primo febbraio 2021).
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Ancora un tema forte, la lotta partigiana, per L’Agnese va a morire (1973): perdoniamo alla licenza creativa del regista di aver scelto una donna affascinante come Ingrid Thulin per interpretare la parte della protagonista che, nel libro di Renata Viganò, è tutt’altro che avvenente. Un film duro, come tutti quelli della trilogia e come del resto il romanzo stesso. Un cast davvero stellare: Stefano Satta Flores, Flavio Bucci, Michele Placido, Massimo Girotti, Aldo Reggiani, Ninetto Davoli, Johnny Dorelli e una giovanissima Eleonora Giorgi.
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Di nuovo argomenti scottanti ne Gli occhiali d’oro (1987, tratto da Bassani), antisemitismo e omosessualità ai tempi del regime fascista, con Philippe Noiret, Stefania Sandrelli, Rupert Everett, Valeria Golino.
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Da Flaiano Montaldo ha tratto Tempo di uccidere (1989), con Nicolas Cage e Giancarlo Giannini.
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Non possiamo certo esaurire tutta l’attività artistica del maestro (come attore è del 2006 la partecipazione ne Il caimano di Moretti e del 2018 in Tutto quello che vuoi), ricordiamo le regie teatrali (Turandot nel 2017), le due produzioni per la Rai: lo sceneggiato Marco Polo (1982-83) e il film TV del 1978 Circuito chiuso con Flavio Bucci, vagamente ispirato a un racconto di Ray Bradbury. Una curiosità: l’idea meta-cinematografica di un intervento dei personaggi dello schermo nella vita reale è la stessa (le menti grandi pensano le stesse cose!) che troviamo in La rosa purpurea del Cairo, film di Woody Allen del 1985.
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«Montaldo ha lavorato in tutti e cinque i continenti e con i più grandi nomi del panorama internazionale. E questo perché è prima di tutto un grande sperimentatore, un ‘pioniere’ che non ha mai avuto paura di essere il ‘primo’, uscendo molto spesso dagli schemi precostituiti, imboccando strade impervie o trattando temi scomodi e personaggi controversi. Un artista eclettico, che ha fatto della sua arte il suo impegno politico, e dei suoi film, ancora oggi, il migliore manifesto contro l’intolleranza» (dalla quarta di copertina del volume Giuliano Montaldo: una storia italiana).
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Caraglio e Borgo San Dalmazzo, Cuneo: truffe ai danni di anziani. Arrestato un 51enne e identificate 5 persone
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Caraglio e Borgo San Dalmazzo, Cuneo: truffe ai danni di anziani. Arrestato un 51enne e identificate 5 persone.  Lo scorso 20 febbraio, a Caraglio, i Carabinieri della Compagnia di Cuneo hanno arrestato un 51enne napoletano, sorpreso mentre si faceva consegnare circa 4000 euro in contanti da una coppia di anziani, raggirati poco prima. L’individuo, infatti, spacciandosi al telefono per maresciallo dei Carabinieri, aveva allarmato i due anziani raccontando loro, falsamente, che il figlio aveva causato un grave incidente stradale ed era in custodia dei Carabinieri e, per poter essere liberato, necessitava di una grossa somma di denaro. Dopo essersi accordato con gli anziani per il ritiro della somma pattuita, l’uomo si è presentato presso l’abitazione delle vittime, ma fortunatamente, i suoi movimenti avevano attirato l’attenzione dei Carabinieri di pattuglia che sono intervenuti e lo hanno sorpreso con indosso i soldi un attimo prima che facesse perdere le proprie tracce. L’arresto dell’uomo è stato convalidato dal GIP presso il Tribunale di Cuneo, che ha disposto l’obbligo di presentazione quotidiano alla PG. Ma quello di Caraglio non è l’unico caso di segnalazione al 112 di truffe ai danni di anziani. Le indagini attivate dai Carabinieri della Compagnia di Borgo San Dalmazzo hanno consentito di individuare e deferire in stato di libertà alla locale Procura della Repubblica i ritenuti autori di tre truffe avvenute tra lo scorso mese di dicembre e alcuni giorni fa. Anche in virtù di alcuni indizi forniti dalle persone offese e dai vicini di casa, i Carabinieri sono riusciti ad individuare i presunti autori delle truffe: in due casi sono riusciti a bloccare l’autovettura con la quale si stavano allontanando, recuperando, così, anche il bottino. In totale sono cinque le persone identificate, tre uomini e due donne, tutti di origine campana, denunciate per truffa aggravata e sostituzione di persona. L’attività repressiva si affianca, nel quotidiano agire dell’Arma dei Carabinieri, alla prevenzione, basata essenzialmente sul tentativo di mettere in guardia i cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili. In questo senso gli incontri divulgativi organizzati nei vari paesi, le campagne di sensibilizzazione, come, da ultimo, la distribuzione di opuscoli contenenti consigli antitruffa in dialetto piemontese. È bene ribadire che tutti i soggetti denunciati devono essere considerati innocenti sino all���emanazione di una sentenza definitiva di condanna.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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m2024a · 1 year ago
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Seguici sul:https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/01/pandoro-gate-nuova-tegola-su-ferragni.html Pandoro-gate, nuova tegola su Ferragni: indagata anche a Cuneo Chiara Ferragni e Alessandra Balocco indagate anche a Cuneo: dopo la procura di Milano, che per prima ha modificato il fascicolo aperto a modello 45, senza ipotesi di reato e senza indagati, contro l'influencer e l'ad Balocco, ora anche quella piemontese ha deciso di procede. L'iscrizione nel registro degli indagati è relativa sempre al caso del pandoro "Pink Christmas", in cui l'operazione commerciale e quella benefica sono state mischiate e confuse, ingenerando nei consumatori la falsa convinzione che le vendite del pandoro fossero funzionali alla donazione per l'ospedale Regina Margherita di Torino. Cuneo e Milano al momento si stanno muovendo su binari paralleli. Entrambe le procure hanno deciso di modificare il fascicolo dopo aver ricevuto le carte acquisite dalla Guardia di finanza nelle sedi delle diverse società coinvolte nell'operazione. Se, infatti, da una parte Balocco ha sede a Fossano, in provincia di Cuneo, dall'altra Tbs e Fenice (riconducibili a Ferragni) hanno sede a Milano. Ora, quindi, si configura il problema della competenza territoriale che richiederà un confronto tra i magistrati per dirimere la questione. Quel che dovrà essere appurato prima di fare qualunque altra mossa, compreso l'ascolto delle parti in causa, sarà stabilire dove è stato conseguito il presunto "ingiusto profitto", che insieme al "danno" concorre a configurare la truffa. Solo una delle due procure proseguirà per la strada della truffa aggravata ma già nei prossimi giorni la questione sarà risolta. Da parte sua, l'influencer continua a mostrare una certa tranquillità sui social, anche se è evidente sia solamente facciata, visto che il caso del pandoro Balocco le sta facendo tremare la terra sotto i piedi e il rischio che venga giù tutto è sempre più concreto. In un mese sono quasi 250mila i follower persi da Ferragni, appena lo 0.85% dei follower totali ma comunque sufficienti a lanciare l'allarme. Il caso, infatti, sta assumendo sempre di più contorni internazionali e anche all'estero si inizia a parlare dell'affaire pandoro e non solo nei trafiletti in fondo alle pagine. Alcune delle testate più importanti, dall'Europa all'Australia, non solo raccontano ma commentano, in modo negativo, il crollo di colei che ha volato tanto vicina al sole da sentirsi Dio. Ma si sa, più alto si vola, più è dolorosa la caduta. E checché ne dica Fedez, anche questa è una notizia e come tale va trattata, anche se per lungo tempo i due sono stati abituati ad avere la stampa ai loro piedi.
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paoloxl · 5 years ago
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Qui caddero fucilati dai fascisti i martiri della Resistenza Piemontese. La loro morte salvò la vita e l’onore d’Italia. 1943-1945“.
Queste le parole riportate sulla lapide posta al centro del Sacrario del Martinetto, piccolo poligono di tiro nella IV Circoscrizione del Comune di Torino, scelto dai repubblichini dopo l’8 settembre 1943 come luogo d’esecuzione delle sentenze capitali.
Qui, nel giro di venti mesi, vennero fucilati sessantuno partigiani e resistenti piemontesi.
Lunedì, 31 marzo 1944, la Resistenza piemontese subisce un durissimo colpo: nella mattinata, sulla sagrestia del Duomo, vengono catturati quasi tutti i componenti del Comitato Regionale Militare Piemontese (Crmp): Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti.
Il Crmp era stato costituito clandestinamente a Torino nell’ottobre del 1943, come organo del Comitato di Liberazione Nazionale, con il compito di coordinare le azioni delle bande partigiane già esistenti.
Gli otto vengono condotti alle Carceri Nuove, e il 2 aprile, in gran fretta, viene dato il via al processo alla presenza dei massimi vertici fascisti. Già il giorno successivo, e nonostante le trattative intavolate dal Cln, viene pronunciata la sentenza: fucilazione.
All’alba di mercoledì 5 aprile gli otto condannati vengono condotti all’interno del poligono di tiro, ammanettati: ci sono decine di militi della Guardia Nazionale, che li legano alle sedie poste all’estremità del poligono, schiena rivolta al plotone di esecuzione. Passa ancora qualche minuto, il tempo per Padre Carlo Masera, che ne ricorderà il coraggio, di benedirli, quindi viene letta la sentenza, ed infine il plotone spara. Una sola voce, quella di Franco, Quinto, Giulio, Paolo, Errico, Eusebio, Massimo e Giuseppe grida “Viva l’Italia libera!”
Con queste parole, Eusebio Giambone si rivolge alla moglie,qualche ora prima di essere fucilato:
“fra poche ore io certamente non sarò più, ma sta pur certa che sarò calmo e tranquillo di fronte al plotone di esecuzione come lo sono attualmente, (…)come lo fui alla lettura della sentenza, perché sapevo già all’inizio di questo simulacro di processo che la conclusione sarebbe stata la condanna a morte. Sono così tranquilli coloro che ci hanno condannati? Certamente no! Essi credono con le nostre condanne di arrestare il corso della storia. Si sbagliano! Nulla arresterà il trionfo del nostro Ideale,essi pensano forse di arrestare la schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il terrore? Essi si sbagliano!“
 
La grande lapide dedicata “Ai nuovi martiri della libertà” è collocata nel recinto delle fucilazioni, unica parte sopravvissuta del grande poligono di tiro del Martinetto, destinato tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 a luogo di esecuzione dei condannati a morte dai tribunali speciali e militari istituiti dalla Repubblica sociale, e di fucilazioni per rappresaglia. Il luogo è oggi il sacrario cittadino della resistenza, sede di una commemorazione civica che ogni anno si svolge il 5 aprile, nell’anniversario della fucilazione di otto dei componenti del primo Comitato militare regionale. La lapide venne scoperta con una solenne cerimonia l’8 luglio 1945, con la partecipazione del cardinal Maurilio Fossati, del ministro Giuseppe Romita, del sindaco Giovanni Roveda e del presidente del Cln regionale piemontese Franco Antonicelli che ricordò la decisione del Clnrp, presa ancora nella clandestinità, di costituire il luogo in sacrario: «Il Martinetto». Le generazioni più antiche delle nostre avevano, in tutta Italia, un nome per i loro fremiti di sdegno e di carità: Belfiore. Le generazioni nostre hanno creduto a lungo che l’età dei martirii fosse conclusa per sempre nella nostra storia e nella storia civile del mondo. Invece, col dramma della libertà, si è riaperta la serie dei grandi olocausti e delle solenni testimonianze. E così abbiamo compreso che per la nostra esperienza di uomini tutto va riedificato: l’amore e il dolore, la colpa e il riscatto, l’infamia e la purezza, l’arco di trionfo e il Martinetto. […] Io leggo l’elenco, non ancora forse completo, dei 61 martiri, e vedo, l’uno dopo l’altro, tra il 16 gennaio 1944 e il 15 aprile 1945 succedersi un operaio e un impiegato, un artigiano e un ingegnere, un geometra e un bibliotecario, uno studente e un professore d’Università, un generale e un sottufficiale, un soldato e un partigiano. Ma partigiani tutti; tutti degni di quel nome che da noi va adoperato non come tessera di privilegi ma come titolo di onore, quel nome – e quella realtà – che per noi è la maggiore, la più straordinaria realtà di questa nostra veramente sacra e veramente civile guerra italiana». La lapide riporta i nomi di 59 fucilati, senza date, con incisa accanto l’indicazione della professione, come spesso nelle targhe dedicate ai singoli caduti. Sono invece 61 i nomi riportati nell’Elenco detenuti giustiziati al Martinetto, custodito tra le carte della presidenza del Cln, Giunta consultiva regionale. I nomi sono trascritti in ordine cronologico per data di morte e vi figura al primo posto Ruggero Vitrani, la cui esecuzione è erroneamente datata 16.1.1944, in luogo di 1945; è questo certamente l’elenco a cui Antonicelli fa riferimento nel suo discorso. Nel documento, oltre ai nomi incisi sulla lapide, si trovano anche quelli di Brunone Gambino, Carlo Jori, Aldo Camera, Giustino Bettazzi, e Maurizio Mosso, fucilati per rappresaglia all’attentato di via Sacchi 14; Domenico Binelli e Ferdinando Conti, due dei cinque fucilati per rappresaglia in seguito all’uccisione di Ather Capelli; Dario Musso e Carlo Brero, fucilati il 27 luglio 1944; Aldo Salvatori, fucilato il 22 settembre 1944; Luciano Politi, fucilato il 15 aprile 1945. Alessandro Teagno e Matteo De Bona sono registrati sotto il falso nome usato in missione, rispettivamente Luciano Lupi e Carlo Lari. Non sono compresi i nomi di Secondo Brignolo, Giovanni Bruno, Pedro Ferreira, Paolo Perego, Pietro Enrico, Dario Girardi, Giuseppe Padovan, Remo Pane, Paolo Tripodi. Un altro elenco pubblicato da don Giuseppe Marabotto (1953) Fucilati dalla R.s.i. provenienti dal carcere comprende 93 nomi disposti in ordine cronologico, con data e luogo di fucilazione e l’indicazione dei sacerdoti che fecero assistenza spirituale: per quanto riguarda i caduti del Martinetto, pur con imprecisioni, non si discosta dalla lapide.
Brignolo Secondo meccanico
Bruno Giovanni commerciante
Perotti Giuseppe Paolo generale
Giachino Errico (Erich) geometra
Montano Massimo studente
Biglieri Giulio bibliotecario
Balbis Franco capitano
Giambone Eusebio meccanico
Braccini Paolo professore universitario
Bevilacqua Quinto mosaicista
Perego Paolo meccanico
Enrico Pietro studente
Girardi Dario contadino
Padovan Giuseppe calderaio
Pane Remo meccanico
Tripodi Paolo operaio
Pizzorno Carlo studente universitario
Bocchiotti Giuseppe tipografo
Caramellino Walter impiegato
Armano Oreste studente
Massai Landi Francesco studente
Farinati Gianfranco studente
Valobra Ferruccio impiegato
Gippone Giuseppe maresciallo d’aviazione
Galvagni Aimone sergente maggiore
Mecca Ferroglio Giovanni elettricista
Giardini Mario bersagliere
Cormelli Luigi impiegato
Zucca Claudio verniciatore
Bergamaschi Pompeo muratore
Marconi Vasco tubista
Bianciotto Lorenzo meccanico
Testa Alessandro contadino
Berta Giuseppe meccanico
Attardi Alfredo studente
Amprino Armando meccanico
Dovis Candido manovale
Vitrani Ruggero meccanico
Cipolla Francesco pasticcere
Ferreira Pedro tenente
Duò Almerigo meccanico
Savergnini Luigi impiegato
Barbero Orazio impiegato
Mesi Ulisse impiegato
Moncalero Giovanni verniciatore
Del Col Dino fotografo
Cibrario Bruno disegnatore
Migliavacca Luigi apprendista tornitore
Zumaglino Battista carpentiere
Martino Enrico contadino
Viale Lorenzo ingegnere
Gindro Alfonso meccanico
Meneghini Nello nichelatore
Canepa Giovanni motorista
Fattorelli Rubens meccanico
Teagno Alessandro tenente
De Bona Matteo perito agrario
Simonetti Donato impiegato
Cursot Giuseppe muratore
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